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UFOLOGIA : le risposte dell ufologo Vittorio De Luca

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view post Posted on 14/9/2008, 10:48     +1   -1
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grazie all utente Actarus23 siamo stati messi in contatto con l' Ufologo Dott. De Luca Vittorio.
Persona gentilissima e disponibile , ha accettato di avere un filo diretto con il nostro forum in modo da poter rispondere alle domande che piu' ci interessano nonche' avere delucidazioni sulla scienza dell ufologia.
In questa discussione vi propongo i suoi interventi nella discussione dedicata dove voi stessi potetete fare interventi e domande !


questa discussione rimarra' chiousa in modo da poter inserire solo le risposte del dottore
permettendo a tutti di godere di queste interessantissime notizie! Saro' io stesso ad aggiornarla


ecco la discussione in cui poter intevenire :

http://gonagai.forumfree.net/?t=31864308


CITAZIONE (Actarus23 @ 12/9/2008, 15:23)
Salve a tutti ragazzi, sono Vittorio il padre di Marco, inanzitutto voglio ringraziarvi tutti quanti per essere interessati all'argomento dell'Ufologia. Volevo anche complimentarmi con voi per il vostro bellissimo forum, non sapevo che ci fossero tanti ragazzi di ogni età appassionati di animazione giapponese come mio figlio Marco. Ho letto le vostre domande e devo dire che sono interessanti, dato che adesso ho un pò di tempo libero cercherò a grandi linee di farvi prima una sintesi sulla storia dell'ufologia e poi risponderò tempo permettendo ad alcune vostre domande. Dobbiamo inanzitutto fare un salto indietro nel tempo e precisamente nel giugno del 1947. La notte del 24 giugno 1947 il pilota Kenneth Arnold con il suo Call Air A2 stava svolgendo un attività di ricerca di un velivolo militare andato disperso, ha osservato 9 oggetti volanti non identificati vicino a Mounth Rainier (Washington). Egli descrisse gli oggetti con luci intermittenti come se stessero riflettendo i raggi del Sole, il loro procedere era irregolare e volavano ad una velocità molto elevata. La storia di Arnold venne diffusa dall'agenzia Associeted Press. Si ritiene che questa notizia abbia svolto la funzione di catalizzatore per l'interesse moderno del fenomeno UFO. Ma la storia dell'ufologia ragazzi ha radici ben più lontane. Per farvi un esmpio anche nella Bibbia si parla di uno strano oggetto infuocato che veniva giù dal cielo e ne parla il profeta Ezechiele. Nella storia dell'uomo ci sono tanti riferimenti ai cosidetti oggetti volanti non identificati. Come anche nei dipinti, come non ricordare il dipinto di un pittore fiorentino del '400 chiamato "La Madonna con S. Giovannino" dove alle spalle si può vedere un oggetto insolito chiaramente simile alle navicelle discoidali che tutti oggi conosciamo. Tornando indietro nel tempo posso citarvi la civiltà egizia, dove le famose piramidi di Giza sono probabilmente il più grande mistero dell'antichità, che dopo ben 4000 anni. ancora non si è riusciti a comprenderne il significato e le modalità di costruzione. Il famoso complesso monolitico di Stonehenge non si sa ancora come l'abbbiano costruito e quale doveva essere il suo scopo. Scusate ragazzi ma quando prendo a parlare non mi accorgo del tempo che passa, tra domani o l'inizio della prossima settimana continuerò l'argomento e risponderò alle vostre domande, spero che quello che vi ho raccontato sia stao interessante vi mando a tutti un forte abbraccio.

CITAZIONE (Actarus23 @ 12/9/2008, 18:25)
Ciao ragazzi, sono sempre Vittorio, voglio dirvi inanzitutto una cosa, mi farebbe molto piacere se mi chiamaste Vittorio e non dottore e che ci dessimo del tu. Dato che ho un pò di tempo prima di andare all'osservatorio risponederò a qualche vostra domanda. Voglio inanzitutto rispondere alla domanda di Scia. Gli incontri ravvicinati si distinguono in questo modo:
Gli incontri ravvicinati del 1° tipo avvengono quando la visione dell'oggetto non identificato per noi l'UFO è nei pressi dell'osservatore senza interazioni di natura fisica con l'oggetto stesso, l'osservazione deve essere sufficientemente dettagliata da riuscire a distinguere eventuali cupole, oblò e anche la forma e /o bagliori e suoni (come ronzii etc.). Gli incontri ravvicinati del secondo tipo si distinguono così: oltra all'osservazione dell'oggetto si aggiungono anche manifestazioni di effetti fisici di interazione con l'ambiente e le persone quali tracce sul terreno, interazioni di tipo elettromagnetico con apparecchiature elettriche o elettroniche, animali spaventati o effetti sull'uomo di natura fisica. Gli incontri ravvicinati del terzo tipo si distinguono così: oltre alla visione dell'oggetto, si aggiunge l'incontro con i suoi occupanti. Gli incontri ravvicinati del quarto tipo sono i cosidetti adbuction (i rapimenti) e cioè i sequestri dei testimoni da parte degli occupanti degli UFO in genere per scopi scientifici per studiarne la natura umana. Gli incontri ravvicinati del quinto tipo, la persona rapita viene utilizzata per la creazione di una razza ibrida umano/aliena tramite rapporti sessuali (esogemia) o mediante l'inseminazione artificiale.
Sempre rispondendo a Scia per quanto riguarda il "crash" di Roswell e non Roosvelt come hai detto tu, è avvenuto nel 1947 e precisamente nel Nuovo Messico poco distante da una fattoria. Per fartela breve il proprietario della fattoria la mattina seguente stava andando in città quando vide scagliato a terra un velivolo che non aveva mai visto prima, chiamò subito le autorità della zona e subito quella zona fu dichiarata zona militare. Ci sono molte testimoninze anche di gente del posto che asseriscono che si trattava veramente di un disco volante, un militare pochi anni fa ha rotto la congiura del silenzio e ha raccontato ad un giornalista che quella mattina lui ed un suo collega erano entrati all'interno del disco e a bordo oltre ad dei macchinari che non avevano mai visto prima c'erano 3 esseri deformi due erano morti all'impatto del disco sulla Terra l'altro dice che era soparavvissuto, ed è stato immediatamente portato dalle autorità militari in un luogo top secret. Scusami Scia e anche tutti voi rafazzi ma ora devo andare all'osservatorio, continueremo la nostra chiacchierata o domani o la prossima settimana auguro a tutti un bellissimo week - end.

CITAZIONE (Actarus23 @ 13/9/2008, 11:24)
Eccomi di nuovo con voi ragazzi, ora che ho un pò di tempo libero, allora come vi ho detto abbiamo accennato a grandi linee la storia dell'ufologia. Avevo lasciato in sospeso le domande di Scia. Hai nominato la famosa Area 51, prima di rispondere per chi non lo sapesse vi faccio brevemente una sintesi di storia di questa Area 51. L'Area 51 si trova nel Nevada e precisamente a Groom Lake, esiste una estensione deserica chiamata "Dreamland" (la terra del sogno), in cui è ospitato un avamposto sotterraneo della Marina Americana, la cui esistenza è talmente custodita dal Pentagono, al punto che l'Area 51 non compare in nessuna mappa o carta geografica della zona. in realtà l'Area 51 è una zona militare che si estende per circa 26.000 KM quadrati nel deserto del Nevada. In essa si trovano le installazioni sotterranee dove vengono effettuati test nucleari per il dipartimento dell'energia e il poligono di Tonopah, dove sono stati collaudati gli F -117, e sviluppati i cosidetti "Black projects". Non è distante da un altro punto nevralgico del Pentagono: la base aerea di Nills. Nel cuore dell'Area 51 chiamata anche "Dreamland" come l'estensione desertica che vi ho detto poche righe più sù, c'è l'istallazione di Groom Lake (un parametro di 16 KM per lato), la cui attività è talmente celata ai nostri occhi, ma ancora più segreta a 16 KM a sud del complesso si estende la zona denominata S4, dove vengono sperimentati i dischi volanti. Nove hangar sono stati costruiti scvando nella montagna e i collaudi vengono effettuati sulla Immigrant Valley ed in una zona più a nord, dove gli UFO vengono avvistati dalla famosa cassetta postale (sull'autostrada 375) da cui si devia per entrare nell'Area 51. L'ingresso principale dell'Aera 51 è segnato da una strada serrata che si stacca dalla statale 375 nella contea di Lincoln, all'altezza di una grande cassetta della posta di colore nero, e che poi interseca la pista che conduce da est al Groom Lake, non senza passare prima poco a sud della catena della Groom Mountains, una serie di alture che corrono quasi parallele alla statale 375 e che, di fatto, impediscono la visione a distanza dell'Area 51Per valutare meglio lo stato di segretezza della zona, si pensi che ai primi del 1984 l'USAF sequestrò illegalmente 89.600 acri di suolo pubblico compresi nella catena montuosa, proprio per limitare l'osservazione agli appassionati. L'USAF ha poi ammesso l'illegalità del sequestro, ma il Congresso ha infine votato per approvare l'azione dei militari. Fino al 1951 l'Area 51 venne utilizzata come base di addestramento della Marina poi la Locked insieme alla Cia la trasformarono in una base sperimentale segreta per effettuare i test sugli aerei spia U2. Negli anni '60vi furono sperimentati gli SR -17, era la zona ideale per i test, su attrezzature e aerei segreti, perchè era molto isolata e ptrotetta dalle montagne. A partire dal 1960 i test furono inclusi nei "Black Projects" e nel '72 ci fu un oscuramento totale di informazioni e di dati, durato ben 18 mesi. Nessuno sa cosa sia accaduto in quel periodo. il progetto relativo ai dischi volanti denominato "Red Lights" è iniziato nel 1960 con i primi tentativi di volo di un paio di scafi alieni, ma ci fu un grandissimo incidente e le operazioni vennero interrotte, per riprendere poi veso il 1980/81. A sud di Groom Lake si trova il Papoos Lake un lago salato dove c'è l'Area S4, l'installazione dove ha lavorato Bob Lazar. Quest'ultimo è stato di fondamentale importanza per venire a conoscenza delle operazioni che che vengono compiute all'interno della base. Questa ragazzi è a grandi linee la storia dell'Area 51. Per rispondere alla domanda di Scia, anche io ho visto quella VHS e devo dire che gli oggetti volanti che si vedono sembrano reali, anche se c'è qualcuno che dice che possono essere dei palloni sonda, per quanto riguarda l'autopsia all'alieno del crash di Roswell io sono un pò scettico, voi non sapete quante volte ho visto quel filmato insieme al mio amico e collega Roberto Pinotti (forse lo avete sentito nominare ha scritto molti libri sull'argomento) e anche lui è un pò scettico. perchè non sembra affatto un alieno ma più un bambino deforme. E per il momento è tutto ragazzi se ho tempo mi ricollegherò con voi più tardi e oltre a rispondere alle vostre domande vi parlerò brevemente del famoso Majestic 12. Vi auguro un buon proseguimento di giornata.

CITAZIONE (Actarus23 @ 13/9/2008, 20:23)
Ciao ragazzi, come vi avevo detto volevo pasrlarvi del Majestic 12, e poi piano piano risponderò a tutte le vostre domande dato che non sono poche. La fonte principale a sostegno dell'ipotesi del Majestic 12 (abbreviato MJ12) è una serie di documenti inviati ad un anonimo ufologo nel 1982. La primissima menzione del MJ12 risalirebbe tuttavia ad un documento consegnato nel 1980 a Paul Bennewitz in risposta ad una campagna di disinformazione lanciata contro di lui, dopo che aveva frainteso, o diffuso, un progetto segreto all'Air Force nel quale si parlava di attività UFO sulla Terra. Dato che la maggioranza delle informazioni che Bennewitz riceveva erano false, si preoccupò immediatamente di verificare l'autenticità di tale documento. Una frase di tale dicumento affermava: "Posizione ufficiale del Governo degli Stati Uniti: Il Progetto Acquario è ancora classificato top secret, non si autorizza alcuna diffusione esterna , l'accesso è limitato al MJ12". Greg Bishop scrive: "Fu la prima volta, verso la fine del 1980 che un documento faceva trapelare il sospetto dell'esistenza di un'organizzazione governativa chiamata MJ DODICI in grado di controllare le informazioni UFO". Ovviamente ragazzi nessuno sospettava che a quel tempo l'enorme impatto che tale rivelazione avrebbe avuto sull'ufologia negli anni '80 e '90 diventando di fatto la colonna portante per le ricerche ufologiche. La vicenda del MJ fu resa pubblica nel 1984 ma qualcuno afferma che il primo documento riportava la data del 1982, ma tutte le altre testimonianze confermano la data del 1984. Il produttore televisivo e ufologo amatoriale Jamie Shandera ricevette per posta un filmato da un mittente anonimo in cui erano presenti due documenti: il primo attribuito ad Harry Thruman, di autorizzazione alla formazione di una commissione chiamata MJ 12 per la valutazione dell'evento di Roswell del 1947, il secondo, del 1952 era attribuito al MJ12come riassuntoi informativo per il neo presidente Eisenhower in cui si descrivevano le investigazioni e l'occultamento dell'incidente della "nave spaziale aliena" di Roswell. Tutti i presunti membri del MJ12 erano militari e scienziati di altissimo livello e tutti (eccetto Edward Teller) morirono prima della diffusione del primo documento. Questo ragazzi è in grandi linee la storia del MJ12 ma ci sarebbe ancora da parlare ma la cosa diventerebbe molto lunga. Poi risponderò a tutte le vostre domande vi auguro una bellissima domenica e una buona serata.

CITAZIONE (Actarus23 @ 14/9/2008, 11:53)
Ciao ragazzi, spero che abbiate passato un buon sabato sera, quel disgraziato di mio figlio Marco a casa si è presentato alle 4 di mattina, e per fortuna ieri prima che uscisse mi ha detto che non tornava tardi figurati se diceva che tornava tardi dovevo chiamare la redazione di Chi l'ha visto. Ma passiamo oltre. Volevo rispondere un pò alle vostre domande e volevo rispondere inanzitutto alla domanda di Valinor per quanto riguarda gli UFO nel passato. Sì ci sono molte testimonianze riguardo ad avvistamenti nel passato, ti dico questo Valinor che forse lo troverai interessante ascolta (volevo dire leggi). In oassato gli UFO erano visti come dei, ed inoltre qualsiasi cosa aliena veniva vista in chiave mitologica, perchè davanti ad essa si provava paura e c'era bisogno di una giustificazione logica per spiegare cose che sembravano assurde. Tutti gli antichi popoli parlano di UFO in chiave mitologica, come se fossero dei, che talvolta intervenivano anche nei conflitti degli uomini. Ad esempio in Mesiico, in Cina, in India, in Giappone, in Egitto, dicevano che apparivano (questi dei) e che volavano su uova, carri, aerei, carri celesti vibranti, ochhi volanti, perle spaziali, veivoli luminosi e di metallo. I Sumeri, gli esquimesi i teutoni gli Incas i Maya, i Rapuani si dicono che che sono tutti discendenti degli uomini venuti dal cielo, e che questi insegnarono cognizioni moderne agli uomini prima prima di andarsene e che per lungo tempo gli dei hanno abitato tra gli uomini, andando e venendo dallo spazio periodicamente. Gli antichi greci parlano della Gorgone, come qualcosa metallico (o di bronzo) e luminoso (fiammeggiante) di aspetto alieno (mostruoso) e con il potere di paralizzare gli uomini con un raggio paralizzante (lo sguardo) esattamente come descritto anche nei miti americani. I miti americani parlano di una razza di giganti creata dagli dei prima del diluvio universale (e ne parla anche la Bibbia). Ti faccio un esempio Valinor. E' stato rinvenuto in Messico un cranio bicefalo, appartenente ad un essere che doveva essere simile a quello che appare nel pittogramma di Moyave (dovrei anche avere una foto da qualche parte se la trovo ve la faccio vedere) in Arizona o simile all'"uomo" gufo rappresentato nella piana di Nazca. Si tratta di un tipo di cranio indica una divinità celeste comune a molti popoli antichi. Quindi dicono che potrebbe trattarsi di un cranio alieno. In alcune cronache in sanscrito si parla anche dei Vimana, che erano macchine volanti che volavano vomitando fuoco e mercurio fluido. Nel libro gi Giulio Ossequente il "Prodigiorum Liber"lo storico dice "In quell'anno Annibale entrò in Etruria e vinse i Romani al Lago Trasimeno... ad Arpi fu visto in cielo uno scudo a Capua il cielo fu visto incendiarsi, mentre venivano scorte le immagini di qualcosa simile ad delle navi....."Giulio Ossequente fece un catalogo con tutti i fenomeni connessi all'apparizione di strani oggetti nel cielo. Se per alcuni si può spiegare come fenomeni tellurici per altri (come le numerose volte che il cielo fu "visto ardere") non ci sono molte spiegazioni plausibili. I racconti di Giulio Ossequente sono quasi certamente veri, avendo egli citato fonti molto credibili quali Tito Livio. Invece nel Medioevo i resoconti di apparizioni di oggetti sconosciuti nel cielo venivano connessi dal popolo cristiano a sortilegi del diavolo (per esempio in Inghilterra gli antichi cerchi del grano venivano attribuiti al diavolo mietitore Puck) oppure di oggetti fuoriusciti dal mondo dei Magonia, un ipotetico regno che per i medievali si trovava al di sopra delle nuvole. Una famosa testimonianza è quella fornita dallo storico Leone Cobelli riferita all'anno 1487 in una notte di giugno:
"Apparve una trave di fuoco, venne dal monte de Poggiolo a Forlivio vicino alle mura della rocca de Ravaldino. Pio una seconda trave di fuoco si avvicinò alla prima". Anche molti quadri rinascimentali hanno presunti avvistamenti UFO al loro interno, tra cui uno famoso di un pittore sconosciuto ribattezzato "La Madonna con disco volante" (il nome esatto del dipinto è la Madonna con S. Giovannino). Questa è la foto e il particolare dell'oggetto.

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Il più clamoroso avvistamento di UFO nel passato avvenne il 14 aprile 1561, a Norimberga dove furono visti migliaia di oggetti volanti a forma di lancia, o croce sopra la città, intenti ad una apocalittica battaglia. Il 7 agosto del 1566 un evento simile fu osservato anche a Basilea, in Svizzera. Altri fenomeni eccezionali erano le travi volanti, narrato con frequenza nei raccointi quattrocenteschi e cinquecenteschi. Nella sua biografia, Benvenuto Cellini (1500 - 1571) descrive la comparsa sopra Firenze di un enorne trave infuocata, fenomeno già osservato in Spagna nel febbraio 1465. Qui sotto ragazzi vi metto anche la foto del quadro del fenomeno che avvenne a Norimberga nel 1561.

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E per ora è tutto ragazzi vi auguro una bellissima domenica, ci sentiamo in settimana.



Edited by GODZILLA - GranMasterZilla - 14/9/2008, 12:05
 
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view post Posted on 21/9/2008, 23:57     +1   -1
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CITAZIONE (Actarus23 @ 15/9/2008, 10:16)
Ciao ragazzi, eccomi di nuovo a voi ora che un pò di tempo. Inanzitutto voglio augurare a tutti voi una bellissimo inizio settimana. Purtroppo l'estate è finita e le vacanze sono solo un bel ricordo lontano, e l'estate ci da appuntamento al prossimo anno. Oggi voglio un pò parlarvi dell'esperienza che ha avuto il testimone Fortunato Zanfretta (forse lo avrete sentito nominare) che dice di essere stato catturato da un UFO. Pier Fortunato Zanfretta nato a Nova Milanese a Milano il il 28 dicembre 1952 deve la sua notorietà di avere vissuto, fra il 1978 e il 1981 undici episodi di incontro ravvicinato del terzo e quarto tipo con degli alieni. Zanfretta descrive questi alieni come di pelle grigia e increspata, alti quasi tre metri grandi punte sulla testa e occhi triangolari gialli, egli dichiara che proverrebbero dlla "Terza galassia". Era il 6 dicembre 1978. Ore 23.30, l’allora ventiseienne metronotte Fortunato Zanfretta stava facendo il solito sopralluogo notturno delle villette di Marzano di Torriglia (Ge). Avvicinandosi alla villa “Casa Nostra” si accorse di quattro luci in lontananza all’interno della proprietà così si fece coraggio ed entrò. Seguì le lontane luci girare l’angolo della casa, poi qualcosa lo urtò facendolo cadere a terra. Quando si voltò, rimase senza parole. Di fronte a lui vi era un essere alto circa tre metri, «da far accapponare la pelle», come lui stesso affermò. Aveva la pelle scura e squamosa, apparentemente senza indumenti, senza capelli e con due grandi occhi triangolari giallognoli. Aveva degli aculei aguzzi ai lati del capo e delle vene sporgenti che trasparivano sulla sommità, entro cui si vedeva scorrere il loro sangue. Al posto della bocca, una rete e otto dita terminanti con delle ventose per ogni mano. Ai piedi, delle dita acuminate. In preda al panico, Zanfretta si rialzò e, preso da un sano istinto, iniziò a correre verso il cancello della villa, dove aveva lasciato la sua auto. Mentre correva, si voltò un istante, giusto il tempo di vedere un oggetto luminoso di forma triangolare schizzare su nel cielo ad una velocità inverosimile.
Dall’altra parte, i suoi colleghi della centrale di Genova sentirono la sua voce tremante alla radio ripetere solamente «…..non sono uomini, non sono uomini…..». Dopo circa un’ora giunsero sul posto e trovarono Zanfretta riverso a terra, a circa 80 metri dalla sua auto, in stato di shock. Ripeteva “Li ho visti… li ho visti!”. Quella notte, vennero segnalati alcuni avvistamenti Ufo in quella stessa zona. Ben 52 testimoni avvistarono un oggetto luminoso sopra Torriglia. Ciò avvalorò la testimonianza del pover’uomo. Tuttavia, non servì a molto, dato che in molti gli consigliarono di accertare il suo stato mentale. Il 27 dicembre alle ore 23.46 accadde ancora qualcosa di simile. Zanfretta era in auto e stava nuovamente facendo il suo giro d’ispezione, quando venne avvolto da una strana nebbia. L’auto iniziò ad andare da sola e ad acquistare velocità. L’uomo verrà ritrovato, poco distante dalla sua auto, tra i cespugli. La vettura, sul ciglio di una scarpata, con le lamiere roventi, pur essendo inverno. Vicino a lui vennero trovate delle impronte lunghe 50 cm e larghe 20 e, lì vicino, una circonferenza di vegetazione sradicata e bruciata larga circa tre metri. Zanfretta, sottoposto ad ipnosi regressiva ed al siero della verità, raccontò di essere stato prelevato da strani esseri per essere sottoposto, come una cavia da laboratorio, a delle analisi anatomiche all’interno del loro veivolo. La sua speranza di vedere conclusa questa triste esperienza venne meno, quando il 30 luglio 1979 la storia si ripeté. In tutto, Zanfretta subì ben 11 incontri con questi esseri. L’ultimo dei quali l’8 agosto del 1981. Se le prime volte provava una naturale paura, ormai dopo diversi incontri, imparò ad accettare la cosa con una certa rassegnazione. In uno di questi incontri, ebbe addirittura il coraggio di avvicinarsi ad uno di loro per spingerlo. Le sue mani toccarono il corpo dell’essere che, al tatto, sembrò essere duro e ruvido, tuttavia, non si mosse nemmeno di un centimetro, pur essendo stato spinto con forza dal metronotte. Zanfretta, in questi ventisette anni, è stato sottoposto ad ogni genere di analisi psicofisica, le quali non hanno fatto altro che confermare la sua integrità mentale. Ciò di cui è stato testimone sembrerebbe proprio realmente accaduto. Questi esseri iniziarono a comunicare telepaticamente con lui, gli dissero di essere i Dargos e di provenire da Titania, nella terza galassia. Alla fin dei conti si dimostrarono sempre pacifici; se avessero voluto fargli del male, l’avrebbero già fatto.
Poi, gli diedero, in un’occasione, una scatola di circa 60 cm di lato, contenente una sfera, contenente a sua volta, una piramide, che avrebbe dovuto consegnare per loro conto ad un noto ufologo il quale, però, morì prematuramente. Così, il misterioso oggetto venne deposto in un luogo di massima sicurezza per essere visitato, almeno da due volte al mese, solamente da Zanfretta. Solo a lui è permesso avvicinarsi alla scatola. Gli basta porre la mano su questa per vederla aprirsi e funzionare. La piramide all’interno della sfera incomincia a roteare vorticosamente e ad emettere luce. Dopo circa un’ora, tutto ritorna come prima, la scatola si richiude e Zanfretta se ne ritorna a casa. In un’occasione, durante il funzionamento di questa, partì un forte raggio luminoso e si udì un lamento. Zanfretta si voltò e vide per terra il corpo di un coniglio che si era infiltrato in quel luogo segreto senza invito. O meglio, di quel povero animale ne rimaneva solo metà. L’altra metà era divenuta un blocco di ghiaccio. Zanfretta raccolse il corpo e trovò un ufologo a cui farlo analizzare. Finalmente l’avrebbero creduto!

Ricostruzione grafica di come potrebbe essere la scatola

Questa, da sempre, era la sua speranza, essere creduto! Da tempo, era alla ricerca di una prova da mostrare alle autorità. Infatti, più di una volta aveva provato a fotografare la scatola, ma non era mai riuscito nel suo intento. Nelle foto venivano impresse solo cinque piccole luci, nient’altro. Tuttavia, quando telefonò allo studioso per conoscere l’esito delle analisi, si sentì rispondere che non esisteva nessuna persona con quel nome. Quell’ufologo sembrava scomparso nel nulla, come se non fosse mai esistito! In molti, più di una volta, chiesero a Zanfretta di poter vedere la scatola, ma egli negò sempre una tale possibilità, in quanto sicuro che sarebbe potuta succedere la stessa cosa accaduta all’inconsapevole coniglio e avrebbe evitato di avere sulla coscienza anche solamente l’anima di quel povero animale, se avesse potuto. Fortunato Zanfretta ora, a distanza di una trentina d’anni da quel 6 dicembre, è un uomo che ha perso molto, proprio in seguito a questa storia. “Se potessi tornare indietro, penso proprio che mi terrei tutto per me… ho passato un brutto trentennio”. Questo è il pensiero di Zanfretta, espresso il 22 gennaio 2005 in una conferenza a Seregno (Mi). “Ormai non mi interessa più se mi dite che non mi credete… per me non cambia nulla.” In molti hanno creduto nella sua infermità mentale. Ha rischiato di perdere il lavoro, ha perso la sua famiglia e la felicità propria di una persona dalla vita normale, comune. “Racconto queste cose solamente perché credo che la gente debba sapere, conoscere la verità… ma non mi piace stare qui, non mi piace essere intervistato.” Zanfretta non cerca il successo, non l’ha mai cercato. Il suo desiderio è sempre stato quello di trovare la verità e di farla vedere agli altri. Chissà se un giorno il suo mistero verrà risolto. Per il momento, continuiamo a farci domande e diciamo grazie ad un uomo che a sacrificato parte della sua vita per la verità. E per il momento è tutto ragazzi spero che lo abbiate trovato interessante se volete sapere altre cose chiedete pure vi auguro una bellissima giornata.

CITAZIONE (Actarus23 @ 15/9/2008, 21:30)
Ciao ragazzi eccomi di nuovo qui con voi dato che ho un pò di tempo e sono a casa e fuori si sta scatenando il diluvio universale, se non è il diluvio universale poco ci manca. Voglio rispondere a Kojimaniaca.Filiberto Caponi è nato a Pretare D'Arquata in provincia di Ascoli Piceno nelle Marche. Filiberto Caponi è colui che avrebbe vissuto il caso italiano più controverso, anche se ormai è ritenuto chiuso, con cinque incontri ravvicinati del terzo tipo con un umanoide extraterrestre. Filiberto Caponi artigiano ceramista, all'epoca ventitreenne ha documentato questi incontri con fotografie scattate con una Polaroid 660 della creatura aliena. Il 5 novembre del '93 Giancarlo Magalli nella trasmissioni "I fatti vostri" mostrò al pubblico le foto di questa strana e piccola creatura in svariate posizioni in condizioni fisiche pessime, in alcune foto la creatura sembra sanguinante e ferita. La creatura di un altezza di circa 70 cm, presentava una testa sferica e la bocca umida con un intensa salivazione, sembrava boccheggiare, priva di orecchie, gli occhi piccoli, obliqui e scuri, presentava la pelle spessa e di colore scuro e più precisamente di arancione scuro, solo nella testa la pelle era più chiara e liscia ma con alcune cicatrici, presentava piccole braccia ma del tutto inerti, due piccole narici per respirare, gambe muscolose con solo tre dita dei piedi, gambe "fatte per correre" due tubi uscivano e rientravano nel torace della creatura. Il caso fu studiato dal CUN e dal CETI e Filiberto Caponi mantenne sempre la stessa linea nel descrivere gli avvenimenti ed il suo caso fu seriamente studiato nel mondo dell'ufologia. Il 9 maggio del 1993 Filiberto Caponi notò nei pressi della sua abitazione qualcosa di bianco appoggiato sul terreno, dietro ad un muretto, che si lamentava e che a lui ricordò immediatamente un normale gatto o un cane, egli si avvicinò e provò a a muovere il presunto animale con il piede, immediatamente la "cosa" si alzò con un salto mostrando di avere i piedi, due piccole braccia che sembravano inerti e le gambe saltando sul muretto e correndo a velocità sostenuta. Le gambe della creatura parevano fasciate e sembrava di avesse con se una sacca appoggiata sulla schiena, la pelle era visibile sulla testa e sulle braccia non funzionali, il resto del corpo era fasciato con una specie di garza bianca. A seguito di questo strano incontro Caponi si recò sul posto dell'incontro con il padre per un sopralluogo e i due trovarono solo una garza imbrattata di sangue. La garza non fu gettata nella spazzatura ma tenuta con l'intento di farla analizzare ad Ascoli Piceno, in seguito la garza sparirà nella notte. Circa alle tre del mattino di quella notte Caponi avvertì il lamento della creatura sotto la sua finestra e con il padre lo scorge chiaramente passare a velocità, sempre sostenuta, sotto un lampione. Il 24 maggio del '93 alle due di notte Caponi, ormai convinto di non rivedere più la creatura, sente di notte di nuovo i lamenti, della creatura e decide di scattare alcune foto con una Polaroid 660 prestatagli dal cognato e scatta due foto quella notte, uscendo nel cortile, dove la creatura pare non udire alcun rumore emesso dal ragazzo. Caponi dice che l"la creatura lo ha guardato" voltando leggermente la testa come inseguendo la luce del flash o quella dei lampioni, una foto appare in lontananza ma non si distingue nulla, solo una macchina indistinta, la seconda invece nitida e più ravvicinata si vedono le braccia inerte della creatura e la fasciatura con cui è ricoperta, Caponicon i famigliari decide di nascondere la foto in un luogo sicuo in una cassetta di legno. Il giorno dopo le foto appaiono come bruciate e rigonfie nel punto dove vi è l'immagine della creatura. Poteva essere stata usata una pellicola scaduta? Si erano domandati i rappresentanti del CUN, oppure era una reazione con una vecchia batteria conservata contemporaneamente alle foto nella scatola? Un giornalista della rivista "Stop" intervista Caponi senza acquistare le foto bruciate, quando in paese odono il verso della creatura e si spaventano credendo seriamente che qualcosa di insolito stia veramente succedendo in paese. L'8 agosto molte galline furono trovate misteriosamente morte, dissanguate, con gli arti o con la testa amputati senza mostrare morsi di nessun genere. Una volpe o una faina il colpevole? Oppure un Chupacabras? Talvolta Kojimaniaca i Chubacabras agiscono in seguito ad avvistamenti di UFO o di alieni. L'11 agosto del 1993 alle 5 di mattina Caponi incontra di nuovo la creatura al di fuori del suo laboratorio e Caponi scatta una foto con la Polaroid che decide di custodire in un casstto. Questa foto rimarrà intatta. Il 20 agosto del '93 Caponi scatta altre due foto alla creatura seduta sul cortile. Questa volta la creatura si presenta senza garze, nudo con due tubi che si muovono ritmicamente sotto la pelle, come mossi da un liquido o aria tubi per la respirazione? Che entravano e uscivano dal corpo della creatura. Si è anche supposto che l'essere poteva essere ricoperto da una tuta protettiva, come una seconda pelle. La creatura era bagnata con dell'acqua, in seguito Caponi afferma di aver visto due secchi dell'acqua uno dei quali vuoto per metà. Il 20 settembre 1993 alle tre del mattino Caponi decide di chiamare qualcuno a testimoniare la presenza della creatura e chiama la nonna che quando vede la creatura incappa nel panico e inizia ad urlare e Caponi scatta altre fotografie, questo sarà il suo ultimo incontro con la creatura. Filiberto Caponi subì un processo penale per diffusione di notizie false o esagerate tendendo a turbare l'ordine pubblico e nel maggio del '94 fu scagionato dal GIP. Questa fu la causa principale dell'archiviamento del caso Caponi. Ma nel 2007 permangono molti dubbi sul caso Caponi. Caponi dice di essere stato obbligato da persone influenti a dimostrare che egli stesso aveva creato la creatura, dal momento che egli stesso era un ceramista ed avrebbe potuto in modo molto semplice creare una creatura con la creta. E questa cara Kojimaniaca è la storia di Ferdinando Caponi. Ti voglio confidare una cosa Kojimaniaca, io che svolgo questa professione da 35 anni posso dirti che io di presunte creature aliene che ho visto facendo svariati filmati con i miei colleghi sono ben diverse dalla creatura di Caponi. Spero Kojimaniaca di aver soddisfatto la tua curiosità. Ci sentiamo alla prossima e mando a te e atutti i ragazzi del forum un forte abbraccio. Un ultima cosa vi posto anche due foto della "creatura di Caponi per chi non le avesse mai viste.



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CITAZIONE (Actarus23 @ 16/9/2008, 16:07)
Ciao ragazzi eccomi di nuovo a voi, dai link che avete postato avete parlato anche delle linee di Nazca, voglio approfondire il discorso. Non ve lo voglio più ripetere ragazzi ma chiamatemi Vittorio e diamoci del tu, io ho 65 anni ma mi sento ancora giovane.
Gli indigeni chiamano Nazca "il deserto che parla", ed è vero. Ma parla con voce di roccia, parla con linee e disegni di una perfezione rarissima, osservabili solo dal cielo in quella desolata regione che viene chiamata "pampa".
Quando si sente la parola "pampa", il pensiero corre subito agli sterminati bassopiani argentini, lussureggianti di vegetazione, fertili, famosi per le coltivazioni di cereali e per l' allevamento di animali. Ma le pampa del Perù sono diverse, molto diverse: si presentano come distese di sabbia e pietrame, inospitali, senza traccia di alberi nè di arbusti. Nessuno, nelle altre parti del globo, ne avrebbe mai sentito parlare, se non fossero venute, in tempi vicino ai nostri, le divulgazioni di scoperte sensazionali, di "atlanti" incisi in proporzioni gigantesche, comprendenti stranissime linee a non finire, raffigurazioni di animali e di soggetti tuttora non identificati.
Nel 1973 non troviamo ancora in un solo manuale di archeologia il minimo accenno a queste meraviglie che si stendono sul territorio tra l' Oceano Pacifico e la Cordigliera delle Ande, nella pampa di Villacuri, a sud di Pisco. Eppure gli aviatori delle linee interne conoscevano benissimo da tempo gli strani tratti, ma la loro professione faceva ovviamente sì che li sorvolassero senza attribuivi particolare importanza. Da terra, d' altra parte, non si potevano scorgere che delle linee senza apparente significato: ed è ovvio, poichè i disegni, nella loro completezza, non sono visibili che da centinaia di metri d' altezza. Poi venne il giorno in cui qualcuno vi attirò l'attenzione ed i rappresentanti più intraprendenti dello studio del passato si mossero.
Primo fu, nel 1939, il professor Paul Kosok,dell 'Università di Long Island (USA), assieme al suo assistente John Arward, a studiare sistematicamente le tracce. Poi, verso il 1949 fu l 'archeologa Maria Reiche, dell' Universaità di Amburgo, ad occuparsene, pubblicando anche un libricino illustrato, finchè il servizio fotografico del Ministero dell' Aria peruviano decise di effettuare rilievi precisi dei disegni.
Suggestive illustrazioni furono presentate in seguito, e fra queste va ricordata la ricchissima documentazione raccolta dagli italiani Adriano e Damiano Zecca. Per chi vuole fare una capatina in quella che è una delle più appassionanti ed enigmatiche zone archeologiche del mondo, l' impresa è, da pochi anni, un po' meno complicata. Sul posto è stato costruito un albergo, con una torre alta una decina di metri, che consente la visione di due disegni vicini. Occorre però noleggiare un Piper e salire 200-300 metri per avere un panorama discreto e osservare in particolare un certo numero di tracciati, ma solo a 700-800 meri ci si può rendere conto (o quasi) di tutta la grandiosità dell' opera.
Ecco la splendida descrizione dello studioso e scrittore francese Robert Charroux: "Nella Pampa Colorada hanno inizio le grandi linee (13 mila) che in tutte le direzioni, scalando o scendendo pendii, burroni e montagne si perdono all' orizzonte, secondo un tracciato rigorosamente rettilineo. Nemmeno in aereo, da mille a duemila metri di quota si distingue, generalmente , la fine di queste linee.Tuttavia numerose linee mettono capo a "piste", oppure, di rado, finiscono in un centro comune, dal quale si dipartono come i raggi di una ruota o i raggi del sole. Si vedono migliaia e migliaia di linee di diversa lunghezza, tracciate in ogni possibile direzione, da nord a sud, da est ad ovest e verso tutti gli altri punti della rosa dei venti. Esistono linee particolarmente lunghe e piste di larghezza differente, da tre a cento metri ed oltre. Tutto è impeccabile, tirato a filo, perfettamente triangolare o rettangolare e anche se si distingue qualche raro arrotondamento, esso è tracciato con straordinaria maestria, da cui emerge come il disordine non sia che apparente.
Ci è incomprensibile, certo, ma per cervelli diversamente condizionati dai nostri deve avere una spiegazione,una logica. I tracciati di Nazca sono opera di un popolo notevolmente civile, provvisto di uno spirito geometrico eccezionale, un popolo molto antico, anteriore a quello degli Incas, probabilmente della stessa razza dei costruttori della Porta del Sole in Bolivia e degli osservatori astronomici dell' America precolombiana".
Lasciate le piste, eccoci ai "grabados", gli strabilianti disegni del deserto di Nazca. Ne sono stati contati sino ad oggi 788, con oltre 100 spirali. Le figure che, in particolare, vengono mostrate dall' aereo ai turisti sono quelle del ragno, la cui struttura fa pensare ad un aracnide preistorico, della scimmia lunga un centinaio di metri, con un' enorme coda arrotolata a spirale, di un condor ad ali spiegate (180 metri) e di un uccello in cui alcuni vedono la gigantografia di un colibrì: il suo becco misura 100 metri.
Ma accanto a queste rappresentazioni, indubbiamente affascinanti, esiste una quantità di altri bellissimi e talvolta stranissimi disegni: cani, gatti, lama, uccelli, pesci, sauri, serpenti con più teste, animali sconosciuti, oggetti ignoti dalle forme indescrivibili. Di certo si sa ben poco sulla data in cui i disegni possono essere stati tracciati: un test al carbonio14 ha dato un' età di circa 1500 anni. L' archeologo americano Gerald Hawkins sostiene che la civiltà di Nazca dovrebbe essersi sviluppata tra il 300 a.C. e l' 800 d.C. Date le particolarità di alcune figure, si potrebbe pensare anche ad un' epoca ancora più remota. Ma se la datazione è certa, non si può che formulare l' ipotesi di ricordi trasmessi attraverso innumerevoli generazioni. I disegni di Nazca non sono gli unici ad essere osservabili solo dall'alto: ne troviamo un po' in tutto il mondo. Ancora in Perù, nella Pampa di Villacuri, circa 30-40 chilometri a sud-est di Pisco, si vedono figure rappresentanti un uomo, un lama e un condor. Appartengono ad un altro stile e quindi non alla cultura di Nazca. E' impossibile esaminarle da vicino perchè non esistono nè strade nè piste. Ma si tratta poi di un lama? La lunga coda fa pensare piuttosto ad uno strano animale, mentre la stilizzazione del condor induce ad altre ipotesi circa la natura del volatile.
Nel deserto di Atacama, che si estende lungo la costa cilena per circa 600 chilometri, viveva un tempo una popolazione dispersa nei luoghi dove una polla d' acqua le dava modo di sostenersi miseramente. E' dovuto a queste genti il disegno detto del "curaca" (stregone o sovrano), che, lungo circa 120 metri, è visibile solo dall'alto. Si tratta della rozza sagoma di un uomo con il corpo sormontato da una specie di corona con tre denti o tre piume. Dalle tempie e dalle guance si dipartono otto grandi linee parallele simboleggianti senza dubbio la sua origine sacra, solare. Nella mano destra tiene qualcosa che potrebbe essere una fionda, nella sinistra un' ascia.
Un' altra figura, tracciata nel Cerro Unitas, alta pure 120 metri, sembra rappresentare un gigante con una tromba (o qualcos' altro che, allungato, si diparte dal suo viso) e una piccola creatura che si aggrappa al braccio. E' stata denominata appunto " il gigante con la tromba", ma c' è chi per la sua struttura rigidamente geometrica, per le mani simili a tenaglie, per le incomprensibili sporgenze al capo, al bacino e alle ginocchia, lo ha ribattezzato "il robot gigante". Sempre nel Cerro Unitas, sul versante occidentale, si scorge un gigante simile al "curaca" di Atacama: la sua destra è tesa in direzione del Perù, la sinistrta impugna un bastone o un' ascia. Accanto gli sta un animale che potrebbe essere un sauro, una lucertola o un' iguana. Numerosi altri disegni di proporzioni notevolissime sono visibili in Cile, mentre in California è incisa nel deserto, presso Blythe, una figura umana dal torso stranamente rettangolare, dagli arti lunghi e sottili.
Spirali identiche a quelle di Nazca sono state rinvenute un po' ovunque nell' America nordoccidentale e altre sono state scoperte in Siberia dall' ingegnere e pilota tedesco August Steinmann.
Ma torniamo in Perù, con un' altra straordinaria incisione. A strapiombo sull' oceano, a sud di Lima, pressappoco alla latitudine di Cuzco, esiste un enorme disegno sulla roccia, una specie di tridente o candeliere alto circa 250 metri, visibile solo dal mare, da 20 chilometri di distanza. E' così che lo si chiama, per la forma dei suoi bracci, "tridente" o "candeliere delle ande", benchè per le croci rappresentate dalle sue estremità superiori gli spagnoli lo avessero denominato "segno miracoloso del crocifisso" vedendovi un simbolo dell' approvazione divina alla loro conquista.

Il "Candeliere delle Ande"

Da chi, in che modo e perchè queste straordinarie incisioni sono state eseguite resta un mistero, anche se sono state tentate varie interpretazioni che vanno dalla religione all' astronomia, all'intervento di esploratori extraterrestri. August Steinmann affaccia l 'ipotesi che gli autori di queste opere si siano serviti di rudimentali alianti, mentre altri si orientano verso gli aerostati.
La domanda più appassionante che si pone l'archeologia a proposito di Nazca concerne, ovviamente gli scopi per cui furono tracciati gli enormi disegni. Alcuni studiosi li vogliono specie di ex voto o di suppliche rivolte alle divinità per una buona caccia, un buon raccolto, com' è il caso di parecchie incisioni preistoriche, ma l' ipotesi non è sostenibile: chi si sognerebbe, infatti, bottini di ragni, di lucertoloni, di scimmie e ricche coltivazioni di strane margherite? Un ragionamento analogo vale anche per chi parla di raffigurazioni di divinità. Perchè poi i disegni sarebbero stati fatti in un luogo che è sempre stato deserto? Come avrebbero potuto ammirarlo i fedeli, se dal basso non si scorgono che vaghe linee terminanti chissa dove?

E, infine, a che cosa sarebbero servite le piste?

C' è chi opta per l' astronomia, dicendoci che gli ignoti autori avrebbero rappresentato con simboli diversi dai nostri, pianeti, stelle, costellazioni. La dottoressa Maria Reiche, scomparsa poco tempo fa, la quale ha dedicato praticamente tutta la vita ai disegni di Nazca, ha avanzato l' ipotesi che il complesso sia un giganteco calendario astronomico in cui ogni segno corrisponderebbe ad una sequenza, sia un solstizio sia il tempo delle piogge, della semina, del raccolto e così via. Un altro studioso delle linee e dei disegni , padre Alberto Rossel Castro, ritiene che la grandiosa opera vada divisa e classificata in quattro gruppi principali: 1) linee costituenti un progetto sia d' irrigazione sia di spartizione agraria; 2) "apachitas" o tumuli: il vocabolo "tumulo" sta a significare, in archeologia, un ammucchiamento di massi, in genere posto su una tomba. Qui sotto non si trovano però ossa umane: soltanto uno cela lo scheletro di un "vizcacha", un roditore americano che potrebbe essere stato sacrificato al dio del Cerro Blanco; 3) stilizzazione di arti tessili e coreografiche, simboleggiante le danze eseguite al tempo del raccolto con gli abiti portati in questa occasione da uomini e donne; 4) parte di un antichissimo osservatorio astronomico. L' archeologo peruviano dottor Toribio Mejia Xesspe propende per strade e indicazioni di carattere religioso congiungenti vari luoghi sacri, mentre il dottor Manasses Fernandez Lancho, medico e docente universitario, considera l' opera come un compendio del pensiero filosofico e cosmico dei suoi autori. Il professor Josuè Saul Lancho Rojas riassume così il suo pensiero sugli autori dei disegni:" I Nazcas, con i loro criteri comunistici, materialisti e dialettici, tracciarono, duemila anni prima di Darwin, il panorama generale dell' evoluzione della specie, dai protozoi all' uomo. Là, nella pampa, giace la dimensione materializzata che vince il tempo e lo spazio. La cosa più sorprendente è che le figure suggeriscono l' anello possibile tra una specie e l' altra. Tutti i disegni sono stati eseguiti partendo dalla linea del solstizio, con il Sole come il centro del tratto che va dalle Ande al mare, dal quale emergono tutte le specie conosciute sulla terra. E tutte le specie appaiono unite da un cordone ombelicale che rappresenta l' energia solare.
L' autore delle linee, nel suo semplice stile personale, ritiene che la volta celeste sia stata la casa degli dei. Là viveva il Sole, il dio onnipotente che stabiliva i cicli della vita e della morte, con la Luna, causa di stupore e di paura con le sue fasi e le sue eclissi, le stelle, le costellazioni piacevoli da ammirare, capaci di consigliare quando necessario. E là vivevano anche le comete, con le loro code splendenti, le nuvole che offrivano la pioggia, i venti, i tuoni ed i fulmini. Tutti gli dei vivevano lassù ed era proprio lassù il luogo a cui si levavano le preghiere, le offerte ed i sacrifici. Questo meraviglioso mondo della pampa potrebbe essere stato un santuario dove i Nazcas avevano disegnato tutti gli esseri del loro mondo, come per offrirli agli dei. Le figure avevano proporzioni gigantesche per essere visti dalle divinità celesti: il fatto che la gente, qui sulla Terra, non potesse vederle, non importava". L' archeologo Guillermo Illescas Cook propende, come altri suoi colleghi, per raffigurazioni astronomiche e porta a dimostrazione alcuni disegni che potrebbero mostrarci le costellazioni rese con figure diverse da quelle adottate nel mondo mediterraneo ed ancora oggi definite con i nomi di un tempo. E le immagini sulle ceramiche (in molti casi corrispondenti a quelle del deserto) ne fornirebbero una conferma. Non mancano, poi, le ipotesi "spaziali", secondo le quali le linee, le piste ed i disegni di Nazca sarebbero stati segnali di un vero e proprio cosmodromo extraterrestre. Questo filone è stato sfruttato da scrittori "di frontiera" che hanno imbastito tante e tali storie sui turisti cosmici da far rizzare i capelli a tutte le persone di buon senso. Non dobbiamo tuttavia neppure dimenticare che gli enigmi cui ci troviamo dinnanzi sono spesso inquitenti e sembrano aprire la strada a deduzioni fantastiche. Tutto sta a vedere fino a qual punto sono davvero puramente fantastiche, senza lasciarci suggestionare nè dai dogmi dei conservatori ad oltranza, nè dai vaneggiamenti dei cultori di ET. Le nostre sonde vagabondano nel sistema solare ed oltre. Negare a priori che altri, in passato, abbiano compiuto imprese che l' uomo compie oggi è tanto assurdo quanto sostenere che gli sbarchi di marziani e venusiani hanno tuttora luogo o che noi siamo gli eredi diretti dei cosmonauti di Proxima Centauri, di Sirio, di Altair o di chissà dove. Nell' introduzione del suo lavoro su Nazca, parlando del Perù, Maria Reiche nota, giustamente:" Si sa degli incas, dell' ultima dinastia dominante che, fino a poco prima dell' invasione spagnola, aveva sottoposto a tributi il paese intero, dalle montagne alla costa. Ma la dominazione incaica fu soltanto l' ultimo stadio di un lungo sviluppo culturale, i cui inizi risalgono al secondo millennio prima della nostra era. Non tutto è stato esplorato e non è stata detta l' ultima parola sugli uomini che molto tempo fa hanno popolato il paese più fittamente di adesso. Ogni anno vengono alla luce nuove conoscenze, vengono scoperte sconosciute città preistoriche, fatti nuovi scavi. Ma tutto ciò infittisce ancora di più il mistero. E' possibile sì, distinguere nuovi periodi, classificare secondo concentrazioni locali i vari elementi culturali, ma si vorrebbe sapere molto di più. Si vorrebbe sapere perchè certi motivi delle incisioni e del vasellame si ritrovano in tutto il continente, fino all' America Centrale. Si suppone che sia esistita una scrittura e si dispone in proposito di numerosi indizi. Un giorno, tutto quanto si sa oggi verrà fuso con le conoscenze di un prossimo futuro in una sintesi grandiosa e si avrà una chiara immagine del passato di questo grande paese". E' quello che tutti noi speriamo. intanto, però, come sottolinea Maria Reiche, gli enigmi si aggiungono agli enigmi. Le leggende e le tradizioni incaiche e preincaiche si mescolano, si confondono: ognuna di esse ha senza dubbio un fondo di verità, ma come conciliare le innumerevoli piccole tessere disposte in mosaici diversi, come giungere a ricostruire quello originale? Nazca ci pone il problema in un modo tanto affascinante quanto estremamente enigmatico. E per il momento è tutto ragazzi, spero che l'argomento lo abbiate trovato interessante, vi chiedo scusa se sono stato un pò lungo ma volevo approfondire meglio il discorso, al nostro prossimo incontro voglio parlarvi degli avvistamenti UFO. Vi auguro un buon proseguimento di giornata. Vi posto delle foto delle piste di Nazca. A proposito se decidete di andare a fare una gita per vedere le famose linee sappiate che ne vale veramente la pena io ci sono stato 8 anni fa e devo dire che è stato uno spettacolo meraviglioso ed emozionante.



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Questi sono i disegni chiamati il "Condor e il Ragno" nella foto sotto potete vedere "la scimmia".

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Questa foto è invece il candeliere delle Ande.


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CITAZIONE (Actarus23 @ 17/9/2008, 00:00)
Ciao ragazzi sono Vittorio, dato che stasera sono a casa e Marco come al solito è fuori con gli amici e con la sua compagna Claudia, sperando che torni presto perche altimenti domani in ufficio ce lo porto io per le orecchie ma anche Claudia deve andare a lavorare lei è un insegnante elementare e insegna ai bambini portatori di handicap e invece non so se lo sapete Marco lavora a Sky, mentre io altro non mi ero raccomandato di sfruttare la laurea di archeologia che ha preso, ma mi va bene così l'importante e che lavori e che il lavoro che fa gli piace. Vi avevo detto che il nostro prossimo argomento erano gli avvistamenti UFO. Però prima vorrei parlarvi del mistero che si cela dietro Stonehenge. Inanzitutto ragazzi vi ringrazio dal più profondo del cuore di tutti i complimenti che mi fate grazie veramente di cuore e sono contento che le cose che vi racconto siano di vostro interesse. Ma torniamo a noi. Nei paesaggi dell'Irlanda e della Gran Bretagna sono disseminati antichissimi "monumenti" megalitici: menhir, dolmen, pietre oscillanti e cromolech. Eppure queste pietre gigantesche furono collogate e ordinate secondo antichi calcoli astronomici da popolazioni all'apparenza primitive. Ma perchè comunità dalla "economia di sussistenza"sentivano il bisogno di determinare con matematica sicurezza soltizi e movimenti lunari? Si può parlare di ricerca scientifica presso gli antichi Celti di Gran Bretagna e d'Irlanda? Un vecchio manoscritto conservato nella biblioteca del collegio del Corpus Christi a Cambridge raffigura il cerchio di pietre di Stonehenge conb sotto questa didascalia: "Stonehenge presso Amersbury in Inghilterra. Nel 483 A. D. Il Mago Merlino trasportò la danza dei Giganti dall'Inghilterra a Stonehenge". Soffermiamoci sull'espressione "Danza dei Giganti". Durante tutto il Medio Evo, le pietre ritte, i dolmen, i menhir, i cromlech furono noti in tutta l'Europa sotto varie dominazioni di "pietre delle fate, pietre vacillanti, pietre che girano"L'arcivescovo di Uppsala in Svezia, Olaus Magnus, grande "fabbricatore" di libri, battezzò "danza dei Giganti" quegli strani cerchi di pietra, senza dubbio perchè scorgeva in essi, al pari dell'amanuense del manoscritto di Cambridge, dei Giganti trasformati in pietra dal Mago Merlino durante un balletto misterioso. San Gildas vi scorgeva l'opera del diavolo: "Meraviglie diaboliche che superavano in mole e numero tutto ciò che aveva prodotto l'Egitto". Lasciamo le epoche mitiche. Nel 1747 Stukeley propose una ardita ipotesi. Sturkeley era uno strano personaggio. Medico, si interessava più alle pietre ritte che abbondano nello Wiltshire, che non alla medicina. Fin dalla più tenera infanzia, visse in mezzo a quei cerchi magici di pietre elevate, di allineamenti geomnetrici e li interrogava. Gli abbandonava solo per meglio pensare ad essi. Al ritorno, attratto dal loro mistero, chiedeva ad essi in ginocchio il segreto della loro simmetrica disposizione. Un giorno, dopo anni di pazienza, di studi e di meditazioni, ritenne di averlo scoperto. Ecco secondo lui ragazzi il segreto: "Sulla collina Hakpen esiste un piccolo cerchio, che precede un viale formato da sei o otto pietre, orientate da est ad ovest. Fra Kennet e Avebury, vi è un altro viale che conduce ai cerchi, ma con direzione nord - sud. Se si congiungono questi frammenti con una linea curva e si saguardare, si distingue perfettamente che Hakpen è la testa di un serpente, il viale il suo corpo e Avebury è una parte sinuosa del corpo, la cui coda si trova tracciata più lontano dalle due pietre di dolmen chiamato "Rifugio della pietra lunga" e situato a mezza strada tra Avebury e l'estremità dell'animale". Stonehenge e i cromelech similari sono dunque testimonianze di un culto del serpente. A tale ofiolatria bisognava dare un nome per descrivere i templi all'aria aperta. Lo Stukeley dette loro il nome di "Dracontia", ed ecco, alla base di molti testi latini, inventato di sana pianta un nuovo culto. Tuttavia, a poco a poco, alcune osservazioni dapprima fortuite, poi controllate e confrontate, indussero qualche dotto a pensare a un rapporto tra la forma di Stonehenge, il suo orientamento e il corso del Sole. Pare che il primo a richiamare l'attenzione su tale eventualità sia stato un certo John Smith nel 1771. Ma, prima di esporre teorie e ipotesi moderne sull'origine, la data e il significato di Stonehenge, conviene diure qualche parola sul monumento. Stonehenge è inserita essenzialmente entro un' area rittuale di forma circolare, delimitate da un fossato e da una serie di cerchi di pietre poste verticalmente, alle quali conduce un largo viale, orientato da nord ad est e definito da due scavi. Al centro dell'area si innalzano altri monoliti, uno dei quali supera i 10 metri di altezza. Alcune pietre sostengono architravi che le uniscono due a due. Quattro di tali monoliti, sormontati da tre architravi, ancora si elevano così come erano all'origine, proprio di fronte al viale che conduce a Stonehenge. Il cerchio di pietre esterno porta il nome di "Cerchio di Sarsen" espressione di cui il significato si è perduto e che in senso stretto si applica soltanto ai menhir dello Wiltshire. la parola "sarsen" è stata poi estesa alla pietra arenaria a tubercoli con la quale tutti i monoliti sono stati realizzati. Il diametro del cerchio è di circa trenta metri. Sulla sua circonferenza si elevano trenta monoliti; oggi ne rimangono solo sedici, che quasi tutti raggiungono i quattro metri di altezza. Gli architravi che li sormontano portano l'altezza complessiva a 4,75 metri. Tali architravi tagliati a forma di arco, sono leggermente più larghi alla sommità anzichè alla base in modo da controbilanciare l'effetto della prospettiva. Essi erano fissati sulle pietre mediante un dado tagliato in modo da incastrarsi in una caletta ricavata nello spessore dell'architrave medesimo.
Nell'interno del Sarsen Circle vi è un secondo cerchio di ventitré metri di
diametro: quello delle Pietre azzurre - Bluestone Circle - e di tali pietre
ne restano una ventina, la maggior parte contrapposte diametralmente. Sempre verso l'interno, si succedono poi altri due ordini di pietre collocate in forma di ferro di cavallo, aperto in direzione nord-est.
Il primo, la cui costruzione ricorda quella del Sarsen Circle, era in
origine formato da cinque gruppi di due monoliti, sormontati da un
architrave. Il gruppo più alto raggiunge l'altezza di dieci metri. Il
secondo, formato da strutture più piccole, conta diciannove pietre, la più
alta delle quali raggiunge soltanto l'altezza di metri 2,40.
Al centro del monumento, entro il secondo ordine di pietre a ferro di
cavallo., vi è una pietra piatta della lunghezza di circa cinque metri,
coricata sul suolo. La forma e la giacitura le hanno valso il nome di
"pietra di altare", appellativo che niente può giustificare.
Questo è Stonehenge. Notiamo qualche altro particolare: all'esterno del
Sarsen Circle si rilevano due serie di buche "Z" e "Y", le prime a una
distanza dal cerchio che varia fra metri 1,50 e metri 5. Le altre a circa 12
metri. La loro funzione rimane misteriosa. Non sembra esservi dubbio che
furono scavate dopo l'erezione dei monoliti. In essi sono stati ritrovati
resti di pietre e di vasellame. Infine, completamente all'esterno, contigua
al fossato circolare, esiste una terza serie di buche, note sotto il termine
di "Aubrey Holes", dal cognome dell'antiquario che le scoprì nel 1666.
Queste ultime furono accuratamente scavate lungo la circonferenza di un
cerchio di 85 metri di diametro e il loro centro non si allontana mai più di
30 o 35 centimetri da tale cerchio. Come le buche "Z" e "Y", anche queste
sono state trovato piene di resti diversi: ceneri di legna, residui di selci
provenienti dal taglio di arnesi di pietra, tracce di cremazione ecc.
Sin qui nulla di eccezionale nella disposizione del complesso, se si
eccettua la regolarità con cui sono collocati i grandi monoliti del Sarsen
Cirele e del Bluestone Circle e anche naturalmente ciò che desta meraviglia
è la mole di lavoro che richiese l'erezione di quei massi. Solo ciò
basterebbe a far ricercare i motivi che dettero origine a una simile
impresa.
Soffermiamoci su qualche punto di rilievo: le Quattro Stazioni per esempio.
E il nome dato a quattro punti situati sul cerchio delle buche di Aubrey,
segnati alcuni da pietre, altri da monticelli (piccoli tumuli, prominenze di
terreno, che non superano l'altezza di metri 1,50). Vi è anzitutto una
pietra che porta il numero 91 - tutte le pietre di Stonehenge hanno un
numero e sono numerate in senso orario partendo dal viale di nord-est -
posta tra le buche di Aubrey 10 e 11. Continuando nella stessa direzione e
seguendo il cerchio delle buche di Aubrey si trova, a ricoprire le buche 17
e 18, un monticello che porta il numero 92, circondato da un fosso poco
profondo. Diametralmente opposti alla pietra 91 e al monticello 92, si
trovano una seconda pietra, la 93, e un secondo monticello, il 94. Se si
congiungono questi quattro punti, due a due mediante due linee, il 91 con il
93 e il 92 con il 94, si rileva che le due linee si intersecano al centro, o
molto vicino, di Stonehenge ove formano un angolo di 60% corrispondente
all'angolo al centro di un triangolo equilatero.
Vi è di più. La Pietra del Tallone, Heel Storie n. 96, che è posta a circa
77 metri dal centro di Stonehenge nel viale che conduce al monumento, è in fila con un'altra pietra larga, detta Pietra del Massacro - n. 95 - coricata
nel passaggio che, attraverso il fosso circolare, conduce al viale del
monumento.
Tale pietra è chiamata così perché sul suo lato esterno si scorge ancora la
traccia del tallone del monaco contro il quale l'aveva scagliata il diavolo.
La Hell Storie, che è circondata da un fosso, è leggermente inclinata verso
il monumento e, questa sentinella isolata, posta come è nel viale e rivolta
verso il "santuario", sembra rendergli omaggio. L'inclinazione, che rammenta
quella del fedele davanti alla divinità, rafforza l'effetto misterioso di
quelle mute testimonianze di un culto dimenticato.
Davanti a tali quantità di pietre si può percepire la sensazione di un
passato perduto nel subcosciente. Si comprende perché, nei secoli del Medio
Evo mistico quando l'immaginazione popolava l'universo di demoni, elfi,
giganti e fate, fu naturale scorgere in Stonehenge, come in molti altri
monumenti megalitici, fantastici balletti di giganti pietrificati, qui per
opera di un mago, altrove per l'intervento di un santo. A Stonehenge il Mago Merlino, nelle lande di Auray, San Cornelio. Se ci si mette al centro di
Stonehenge e si guarda nella direzione della Hell Stone, si nota anzitutto
che la sommità di quella pietra coincide con l'orizzonte e, se ha scelto per
l'osservazione il giorno del solstizio di estate, il 21 giugno, scopre che
in quel giorno il sole appare sulla sommità della pietra. Sembra sia stato
l'antiquario John Smith a constatare per primo, nel 1771, tale coincidenza.
Nel 1901 l'astronomo inglese Sir Norman Lockyer riprese lo studio del
fenomeno e cercò di stabilire in quale misura gli allineamenti di Stonehenge
potevano avere una qualche relazione con il corso del sole.
Il problema consisteva anzitutto nel determinare se la Hell Storie era stata
messa là dove si trova in modo che la sua sommità coincidesse col sorgere
del sole in un dato momento dell'anno. Si è potuto calcolare che il sole
doveva apparire nel viale centrale e sulla sommità della pietra nell'anno
1840 a.C. Ma sappiamo che ad ogni levata del sole corrisponde, in un dato
momento dell'anno, un tramonto del sole diametralmente opposto che però si
può osservare solo se i due orizzonti della levata e del tramonto sono alla
stessa altezza sull'orizzonte, così come avviene in mare. Alla levata del
sole, osservata sulla sommità della Hell Stone, il 21 giugno nel solstizio
di estate, corrisponde dunque un tramonto del sole, diametralmente opposto, il 21 dicembre, giorno del solstizio di inverno.
Che cosa si nota a Stonehenge? Torniamo al nostro punto di osservazione e precisamente il centro del monumento. Da qui. il 21 dicembre, si scorge il
tramonto del sole proprio a sinistra della pietra più alta, quella che segna
il posto del gruppo di due pietre poste verticalmente sormontate da un
architrave. Ossia, quando il monumento era intatto, il sole appariva
inquadrato in quella porta rocciosa.
Nel 1912, John Abercromby fece al riguardo una osservazione molto
pertinente. Sino allora, seguendo le conclusioni un poco arrischiate di Sir
Norman Lockyer, dei suoi predecessori e dei suoi discepoli, si riteneva in
generale che Stonehenge fosse un monumento associato ad un culto solare e che la grande festa di tale culto avesse luogo nel solstizio di estate, il 21 giugno. Con molta sagacia, Abercromby fece notare che non vi è alcun tempio, in qualsiasi religione, nel quale, una volta entrati, si ritorni verso l'ingresso per porsi di fronte al punto dove si celebra il culto.
Sembra dunque improbabile che l'oggetto del culto celebrato a Stonehenge sia stato il sole del solstizio di estate. Al contrario si può benissimo
supporre che sia stato piuttosto il sole del solstizio di inverno, in quanto
in quel periodo poteva apparire inquadrato nel grande arco centrale del
monumento.
Qualunque opinione si abbia di tali giochi siderali, come li considerano
spesso a ragione alcuni archeologi, bisogna riconoscere che nel caso
specifico, eccezionale, esistono fatti dalla cui constatazione non si può
prescindere. Nel 1846, il Reverendo Eliot Duke fece dal canto suo un certo
numero di osservazioni curiose sulle Quattro Stazioni e vide che esisteva
una relazione tra la loro posizione e i solstizi di estate e di inverno. Fu
lui ad osservare che due linee congiungenti le stazioni 9193 e 92-94 si
intersecavano al centro di Stonehenge. Parimenti sembra che, dopo alcune
osservazioni più recenti, vi sia una relazione tra Hell Stone e le Quattro
Stazioni e che questi cinque siti siano più antichi del monumento stesso.
Sembrerebbe inoltre che, stando al centro di Stonehenge sia possibile vedere
la levata del sole, sulla sommità della pietra 93, il 6 maggio e l'8 agosto
e, sulla sommità della pietra 91, il 5 febbraio e l'8 novembre. Date che
possono essere considerate come corrispondenti all'inizio delle quattro
stagioni.
Ciò premesso, stando alle teorie solari e tralasciando quelle puramente
fantastiche, qual è il significato di questo strano monumento? Alcuni
sostengono, forse a ragione, che si trattava di un tempio dedicato a un
culto solare la cui grande festa coincideva con il solstizio di inverno.
Altri, seguendo le concezioni di Sir Arthur Evans, l'esploratore di Creta
antica e dei palazzi minoici, vi scorgono l'immagine di un labirinto,
l'ingresso di una tomba mistica, di un antro spalancato che metteva in
comunicazione il mondo sublunare con il mondo infernale.
Tutto ciò appare piuttosto fantastico. almeno sino a quando non sarà
effettivamente stabilito a quale popolo e a quale civiltà appartenesse
Stonchenge.
E' impossibile, oggi, collegare Stonehenge a questa o quella civiltà
conosciuta, della Gran Bretagna o del continente. Naturalmente si è parlato
dei Druidi, ma è noto che ad essi non appartiene alcun monumento dell'epoca
del Bronzo o dei periodi anteriori. Dal XVIII secolo in poi si sono
collegati i Druidi con Stonehenge senza supporto alcuno, e ciò ha condotto
soltanto ad un vicolo cieco. I Druidi arrivarono nella Gran Bretagna non
prima del V secolo a.C. ma Stonehenge è, con ogni evidenza, appartenente ad
un periodo storico molto più antico.
In generale si ammette che il monumento possa appartenere alla fine del
periodo Neolitico britannico o all'inizio dell'Età del Bronzo. Questo perché
si sa che alcune popolazioni neolitiche avevano l'abitudine di innalzare
monumenti megalitici e anche perché diversi oggetti ritrovati a Stonehenge
appartengono a tale epoca. Si noterà tuttavia che nessun monumento
dell'epoca neolitica si apparenta, sia pur da lontano, a Stonehenge. Se
dunque accettiamo l'ipotesi neolitica la realizzazione del monumento sarebbe avvenuta intorno al 1800 a.C.
Stuart Piggott, dell'Università di Edimburgo, che di recente ha studiato
Stonehenge, ritiene che il monumento appartenga a due periodi. Assegna
l'area rituale, il fossato e le buche Aubrey alla fine del Neolitico verso
il 1900-1800 a.C. e gli oggetti trovati presso le Bluestone, il Sarsen
Circle e le altre pietre in esso contenute, intorno al periodo compreso tra
il 1500 e il 1300 a.C. Ricollega così Stonehenge alle collinette rotonde
della civiltà del Wessex, verso la fine della prima età del Bronzo.
R.S. Newall, al contrario, distingue cinque stadi di costruzione, ma fa
rilevare che è impossibile decidere se essi fanno parte di un solo e unico
progetto oppure se è trascorso un periodo di tempo più o meno lungo fra
ciascuno di essi. In contrasto con Piggott, Newall ritiene che i cinque
gruppi di archi che formano a Stonehenge il cerchio esterno a ferro di
cavallo, somigliano stranamente, per la loro forma, a quei cortili esterni
ai "cairn" dell'Irlanda settentrionale che sono unanimemente assegnati
all'epoca neolitica.Nel 1951, l'Università di Edimburgo decise di iniziare una nuova serie di ricerche a Stonehenge. La spedizione era diretta da Stuart Piggott accompagnato da RJ.C. Atkinson, da J.F.S. Stone e da R.S. Newall. La missione si era proposta il compito di studiare soprattutto il problema
della data di erezione delle diverse parti del monumento e di stabilire un
rilievo fotografico completo.
La Hell Stone è la pietra di volta sulla quale si fonda l'intera teoria
solare e fu pertanto su di essa che si appuntarono le ricerche degli
scienziati. Fu praticata una analisi accurata del terreno ai piedi della
medesima e i resti che furono raccolti, una volta analizzati con il metodo
del carbonio radioattivo, fornirono la data del 1848 a.C. con un errore
possibile di 275 anni.
Appare evidente la coincidenza di tale data con quelle già precedentemente
indicate. Le buche "V" e "Z" fornirono parimenti alcune materie organiche
che permisero di fissare la loro data al 1500 a.C. corrispondente all'età
del Bronzo.
Una serie di immagini scolpite sulla pietra n. 53 raffiguranti una scure e
un pugnale fornirono altri argomenti di indagine che ancora oggi sono
rimasti al semplice stato di ipotesi.
Le lame di scure, raffigurate in grandezza naturale sulla pietra di
Stonehenge, non creano difficoltà di interpretazione. Sono tutte del tipo
usato in Inghilterra nell'età del Bronzo e un esemplare di questo tipo è
stata trovato non lontano da Stonehenge e si trova oggi nel museo di
Salisbury. Invece il pugnale trovato inciso sulla pietra 53 è di tipo
sconosciuto nell'Europa occidentale di quell'epoca. Tale forma è di un tipo
scoperto sulla costa dell'Egeo. Infatti una stele che sormonta una delle
tombe preomeriche di Micene, ci fornisce un modello simile di tale arma. In
essa vediamo raffigurato sopra un carro un guerriero armato di uno di tali
pugnali. a lama triangolare. Le tombe di Micene sono assegnate al 1600-1500
a.C. Se dunque le sculture di Stonehenge raffigurano ciò che pare sia
ammesso da tutti, un pugnale di tipo miceneo, avremmo una nuova indicazione
di possibili rapporti tra il mondo Egeo e la Gran Bretagna durante l'età del
Bronzo. Ma il mistero tuttavia perdura completo, sia circa l'architetto, sia circa il popolo che si recava a Stonehenge per adorare il sole.
Quale fu il popolo che spostava come per gioco tali massi di pietra? Quali
riti esso celebrava con lunghe processioni che percorrendo il viale a passi
lenti si dirigevano verso il santuario?
Nei secoli trascorsi. erano offerti solo canti e preghiere oppure su quelle
enormi e immense lastre di pietra, la Pietra del Massacro e l'Altare colò il
sangue e al sole, fonte di ogni vita, furono offerti come nel Messico, cuori
ancora palpitanti? Non sapremo mai niente di tutto ciò.
Talvolta dobbiamo rassegnarci a non sapere mai. Dopo il Mago Merlino, dopo
la Danza dei Giganti, ecco ora che appare anche lo spettro di Dedalo che,
proveniente dalla lontana Grecia anche lui erra, tra le rovine di
Stonehenge, come il principe Oberon e il folletto Puck, il re Artù, la fata
Morgana e i Cavalieri della Tavola Rotonda.

Il mistero rimane intatto! Spero ragazzi che la storia di Stonehenge l'abbiate trovata interessante vi auguro a tutti di cuore buonanotte e alla prossima.

CITAZIONE (Actarus23 @ 17/9/2008, 18:16)
Ciao ragazzi, eccomi di nuovo a voi ora che ho un pò di tempo. Vi avevo detto che vi avrei parlato degli avvistamenti UFO partiamo un pò degli avvistamenti UFO avvenuti nella nostra Penisola. Inanzitutto vi continuo a ripetere se cortesemente mi chiamaste Vittorio e ci dessimo del tu altimenti non farò più interventi sul foru. Ora passiamo a noi.

Questo caso è uno dei più importanti del panorama ufologico italiano; i partcolari a disposizione sono parecchi e se ne sono potuti interessare numerosi studiosi, tra cui in prima linea quelli del C.U.N. (centro unico nazionale, poi centro ufologico nazionale) nato proprio in quei mesi.

il fatto


Fornacette di Calcinaia è una piccola frazione a circa quattordici chilometri a est-su-est di Pisa ,tra i paesi di Cascina e di Pontedera, nel punto in cui dalla statale 67 (tosco-romagnola) si dirama la strada verso sud a Ponsacco.
Questa strada incrocia a Fornacette appunto la linea ferroviaria Pisa-Firenze e quì c'è il passaggio a livello numero 65 custodito 24 ore su 24 da personale delle ferrovie dello stato, adiacente al canale 'emissario'.
La notte tra il 12 e il 13 luglio 1966 era in servizio il trentacinquenne Camillo Faieta residente a Pontedera (PI).
Verso le 02,00 am il Faietta si trovava seduto sul muretto del ponte ferroviario e stava ascoltando la sua radiolina a transistor (una Sony).
Improvvisamente una luce fortissima illuminò il cielo ed il testimone vide un 'globo luminoso' che si avvicinava .
L'oggetto si lasciava dietro una 'scia granulosa e fosforescente' e produceva un 'lieve frusio' ed alla fine si posò poco al di sotto della scarpata dell'argine dell 'emissario, dove questa degrada nell'acqua.
Dopo circa due minuti durante i quali rimase immobile producendo una luminosità violacea simile a quella di una 'fiamma ossidrica', l'oggetto si alzò di nuovo in volo e si andò a posare sopra ad un isolotto emergente dalle acque al centro del canale.
In questa nuova posizione il globo divenne meno luminoso ed assunse un colore 'argento opaco' mentre l'acqua del canale apparve di riflesso color 'alluminio fuso' dopo alcuni secondi infine la luce si abbassò tanto da permettere al faietta di intravederne la sagoma; in questo momento la radiolina a transistor smise di funzionare.
Preso dall'emozione il testimone corse verso il casello e telefonò alla Polizia di Pontedera poi prese una lanterna da segnalazione a batteria a luce bianca e si avviò sul bordo del canale Emissario; arrivò nel punto dove il 'globo' si era fermato la prima volta e da lì cercò di illuminare l'isolotto sottostante dove si era fermato successivamente, ma la luce si affievolì di colpo e divenne rossastra come quando le batterie sono scariche.
Allora il Faieta decise di scendere la scarpata fino alla riva del canale; da quella posizione si trovava così vicino all'oggetto che come dichiarò a Roberto Pinotti nel 1974 'Ancora un passo ed avrei potuto toccarlo'; queste le sue parole:
''Si trattava più che di una sfera di un ellissoide irregolare, che ricordava quasi due coni uniti per la base. Inferiormente poggiava su tre zampe apparentemente diposte a 120° l'una dall'altra . Nel complesso il tutto dava l'idea di una grossa trottola ed era... molto bella'.
Faietta pur se con alcune contraddizzioni dichiarò poi di aver intravisto anche due 'piccole sagome umane alte circa 50 centimetri muoversi in controluce ,, mi parevano tubi, '.
Queste presenze attorno al velivolo lo spaventarono e quindi ritornò al casello dove nel frattempo si era raggruppata una piccola folla, tra cui alcuni camionisti ed automobilisti che pare avessero visto l'oggetto luminoso volare sino a lì.
Circa alle 03,10 arrivò l'agente di Polizia Angelo De Pompa assieme a due o tre manovali della stazione di Pontedera; non si sà bene che cosa costui abbia visto, di sicuro si sà solo che cercò di illuminare con il fanale di una 'vespa' l'isolotto.
Il Faietta dichiarò sempre che l'oggetto rimase sul posto per almeno mezz'ora , stà però di fatto che nessuna delle persone giunte lì e nemmeno il De Pompa lo vide sull'isolotto, nè lo vide 'decollare' in alcun modo.
Un'altro casellante invece, tale Giuseppe Valeriani in servizio al casello n. 66 a circa un chilometro da quello di Faietta, dichiarò di aver visto l'oggetto luminoso quella notte, lo descrisse come un 'siluro' che saettò velocemente verso il casello 65.
Per questo motivo il Valeriani tentò di telefonare al Faietta, ma i due non riuscirono a parlarsi; non si sà bene se perchè nella concitazione del momento entrambi avessero la cornetta sollevata o se il Faietta non si sia reso conto del telefono che squillava o se per qualche misterioso malfunzionamento degli apparecchi.
Alle 04,00 (circa) arrivarono a Fornacette anche i carabinieri; il maresciallo Polidori si spinse fin sulla sponda del canale ma non andò sull'isolotto.
Assieme ai camionisti che pare fossero i più incuriositi ed i più convinti a scoprire la verità (forse perchè avevano visto effettivamente qualcosa di luminoso volare in cielo), il Polidori si industriò ad orientare i fari dei camion verso l'isolotto ma senza risultati.
In particolare un camionista certo Vittorio Camillini , 41 anni di Cattolica (rimini) era rimasto abbagliato dall'oggetto volante ed era stato costretto a fermare il suo camion a bordo della strada.
Secondo il Faieta , il camionista sarebbe rimasto sconvolto a tal punto dall'avvistamento da dover essere soccorso da un medico di passaggio a bordo di una Lancia 'appia' nera targata Reggio Emilia; comunque il Camillini poi smentì tutto.

i dubbi


Sul luogo forono trovati alcuni segni che però non costituiscono prova certa del fatto; in particolare tre fori profondi dieci e di diametro tre centimetri; disposti sui vertici di un triangolo di lato 3 centimetri.
Altri tre fori più grandi (diametro 10 centimetri) profondi tre centimetri erano incece disposti ad un metro l'uno dall'altro.
Ma questi potrebbero essere stati anche creati appositamente da qualcuno.
Mentre per quello che riguarda 'l'erba schiacciata' trovata sull'isolotto questa è quasi sicuramente stata provocata dai curiosi infine riversatisi sull'isolotto ( e d'altra parte il Faietta parla di un oggetto appoggiato su 'tre zampe', quindi non a diretto contatto con il suolo).
In definitiva l'unico vero testimone della faccenda è il Faieta ed a proposito del quale ci sono da rilevare alcuni elementi.
Per prima cosa costui è stato da alcune persone indicato come personaggio 'strano' spesso desideroso di 'mettersi in mostra', ma una perizia psichiatrica effettuata dopo l'episodio ha rilevato che si trattava di una persona perfettamente normale.
D'altra parte il controllo di un passaggio a livello è un lavoro di grande responsabilità e difficilmente tale compito sarebbe stato affidato ad una persona 'mentalmente instabile' e tantomeno sarebbe stato riconfermato dopo l'accaduto (come invece è successo).


tentativo di 'cover up' ?


Le autorità che ufficialmente si occuparono della faccenda non si interessarono molto di sapere 'come' fosse fatto l'oggetto visto da Faietta ma piuttosto di capire 'quanto'' avesse visto; questo ha fatto supporre a molti ufologi che in effetti i militari sapessero cosa aveva visto il Faietta.
Faietta rivelò in seguito di aver ricevuto due lettere dal maggiore americano Hector Quintanilla che nel 1966 era a capo del famoso progetto 'Blue Book', in cui costui lo invitava negli Stati Uniti per approfondire i particolari del suo avvistamento e forse i due si incontrarono effettivamente in seguito a Roma ed in quest'occasione il militare avrebbe detto al testimone di non raccontare altri particolari a nessuno.
Un'ultima strana 'storia' raccontata dal Faietta (ma non poi così assurda dato che ci sono stati dei riscontri) è quella secondo la quale un gruppo di 'esponenti della NASA' lo avrebbe prelevato e condotto in una base militare americana lì vicino.
Dopo aver superato corridoi circolari e pesanti porte scorrevoli verticali, giunse in una stanza dove gli fù applicata una strana apparecchiatura; composta da un casco collegato a fili, una pettorina, una specie di macchina da presa ed altri strani congegni; poi gli furono fatte vedere varie immagini di UFO e gli fù chiesto di riconoscere quello da lui visto.
A questo punto un fascio di luce o qualcosa del genere gli venne fatto penetrare negli occhi per 'cancellare l'immagine dell' UFO'.
Infine i misteriosi 'esponenti della NASA' gli dissero che sapevano che quegli oggetti esistevano ma non che cosa fossero da dove venissero o che cosa volessero ed in ogni caso gli ordinarono di non parlarne con nessuno e soprattutto di non mandare lì da loro giornalisti o curiosi.
La base militare americana sarebbe stata individuata in quella della pineta di Tombolo dove effettivamente esisteva il CAMEN (Centro Applicazioni Militari Energia Nucleare) dove pare già altri due testimoni di atterraggi di UFO in un'ambiente descritto esattamente allo stesso modo (corridoi circolari, porte scorrevoli verticali) subirono nel 1954 lo stesso 'trattamento' di cancellazione dell'immagine sulla retina; i due di cui non si conosce il nome erano all'epoca militari in Marina (la fonte della notizia è Arduino Albertini del CUN che riferisce una lettera di Alfredo Scalia dell'allora Centro Studi Clipeologi di Torino).


conclusioni


In definitiva le uniche certezze sono che la notte in questione un oggetto luminoso atterrò in modo appariscente a Fornacette, che il testimone Faietta Camillo è una persona 'sana di mente' e che autorità sia militari e di altro genere (anche statunitensi) si sono interessate al caso, non si sà se per mantenere il segreto su qualche velivolo sperimentale o se per altri motivi.



La notte tra il 29 ed il 30 ottobre 1984 il sig. Ferri stava tranquillamente dormendo in compagnia del figlio e di altri familiari, quando improvvisamente una fortissima luce lo colpì in pieno viso svegliandolo.
Inizialmente non capì la provenienza della luce poi vide che proveniva da un'individuo dall'aspetto umanoide distante circa 40 metri, con un potente faro sulla testa (non è specificato se stesse dormendo in una casa o all'aperto)
Il Ferri penso ad un bracconiere ma subito cambiò idea.
Dopo pochi secondi la figura sparì nel buio ed apparve una specie di cupola luminosa simile ad un 'fuoco' che esplorava con dei raggi la zona.
Il testimone rimase paralizzato dalla paura, la luce infine scomparve come 'risucchiata' ed al suo posto rimase un globo rosso incandescente che scomparve di lì a poco dietro le collineQuesto è il disegno della ricostruzione del Signor Ferri.

image

La signora Romani e sua madre notarono uno strano chiarore provenire dalla terrazza Mascagni di Livorno, in un primo tempo pensarono a dei pescatori ma poi dopo aver osservato la scena con un binoccolo Zenith 7.50 restarono stupefatte da quello che si trovarono davanti.
C'erano due figure alte circa un metro e settanta di colore bianco e luminescenti, in testa avevano un casco tubolare con una visiera rettangolare scura, ai piedi calzavano scarpe apparentemente molto pesanti.
si muovevano a balzi 'come gli astronauti sulla luna' e sembravano intenti a raccogliere dei campioni, fermandosi ogni tanto di colpo a scatti.
dopo venti minuti di osservazione durante i quali le due testimoni non udirono alcun rumore i due esseri scesero le scale verso gli scogli e scomparvero.

commento


Da notare in questo caso la somiglianza dell'abbigliamento degli esseri descritti con l'equipaggiamento utilizzato normalmente per proteggersi da particolari virus o radiazioni dannosi e non è un'ipotesi da scartare visto che certe operazioni sono spesso coperte da segreto militare.
Inoltre è sintomatica la descrizione del modo di camminare 'come gli astronauti' molto coerente col periodo in cui è avvenuto l'avvistamento (in piena era spaziale), a prescindere dalla veridicità dei fatti questo dimostra come le descrizioni dei testimoni siano in strettissima correlazione con il tempo ed il luogo.

Questa è la ricostruzione dell'essere visto a Livorno.

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E per ora è tutto ragazzi, spero che questi avvistamenti siano stati interessanti ci sentiamo alla prossima vi auguro una bellissma serata.



CITAZIONE (Actarus23 @ 19/9/2008, 15:34)
Ciao ragazzi, eccomi di nuovo insieme a voi. Volevo rispondere alla domanda di Runkirya a proposito dei dolmen e i mehir italiani. Ti parlo di quelli che si trovano in Puglia. Devi sapere che in Puglia ne sono disseminati all'incirca 102 (79 menhir e 23 dolmen) cosa sono queste pietre (menhir dal bretone men che significa pietra e hir lunga). Queste pietre sono sono alte 80 centimetri e svariati metri (in Puglia i megaliti più alti raggiungono i 5 metri circa). Conficcati nel terreno, seguirebbero un certo ordine prestabilito. Le teorie più accreditate fanno parlare di osservatori astronomici che avrebbero avuto lo scopo di fungere da aste delle meridiane, necessarie per registrare movimenti, tempi e fasi astrali e verificare cicli profizi per le varie iniziative degli uomini. Per i dolmen, che forse furono realizzati in epoca successiva, si ritiene che ebbero due possibili funzioni: o di uso funerario o di altare sacrificale. Secondo un' altra teoria, i dolmen e i menhir avevano una funzione propiziatoria della fertilità. Del resto non è da escludere che gli stessi monumenti megalitici, in tempi differenti, abbiano assolto le varie funzioni. Le pietre seguivano un orientamento tale che gli spostamenti del Solepotessero essere seguiti passo passo, come se l'energia solare dovesse essere captata e catalizzata. Ma anche per seguire il tempo, per segnare i solstizi e gli equinozi. I megaliti, quindi erano come grandi monumenti sacri per le antiche popolazioni europee? Se i menhir sono pietre fitte, i dolmen soino veri e proprie camere camere realizzate con pietre verticali piantate sul terreno, coperte da un lastrone di pietra. Ci sono anche gallerie coperte, e i cromelech (pietre esposte circolarmente) che rappresentano veri e propri allineamenti. In Puglia come in molte altre parti d'Europa, i dolmen e i menhir hanno subito una forte "cristianizzazione" all'inizio del Novecento, metà dei menhir sono stati distrutti dall'incuria o dai contadini che li hanno utilizzati per le finalità più varie. Altri, semplicemente, sono stati spostati dalla loro sede originaria. Ma menhir e dolmen interessanti ce ne sono ancora, come ad esempio il dolmen di Giurdignano, in provincia di Lecce, ha una scanalatura lungo il bordo del lastrone superiore che finisce in una specie di conca per la raccolta. Questo ha accreditato la teoria dei dolmen come luogo sacrificale dove era fatto scolare il sangue della vittima. Ma anche i dolmen di Bisceglie è un esempio notevole, particolarmente bello forse il migliore. Ma chi eresse questi megaliti? Certamente, le antiche popolazioni, ma secondo alcuni studiosi la derivazione potrebbe essere stata celtica, o egizia (dati i precedenti delle piramidi). In ogni caso, pare invece che i popoli europei avessero conoscenze matematiche molto avanzate e per questo erano in grado di erigere questi grandi monumenti. Ma, secondo alcune leggende riportate anche da storici baresi come Sada, in Puglia potrebbero essere arrivati nella notte dei tempi discendenti del popolo di Atlantide che erano emigrati in Europa e si erano fusi con i Celti. Spero di aver soddisfatto la tua curiosità Runkirya e che la cosa l'abbia trovata interessante. Ti mando un forte abbraccio.

CITAZIONE (Actarus23 @ 19/9/2008, 16:00)
Dopo aver risposto a Runkirya volevo parlarvi di uno dei rapimenti più famoso da parte degli UFO. Forse ragazzi avete già sentito parlare dei coniugi Barney e Betty Hill per chi non la conoscesse questa è la loro storia.

Quando qualcuno afferma di essere entrato in contatto con degli "esseri umani" a bordo di un UFO, la sua testimonianza deve essere studiata più di qualsiasi altra, perché questo è un campo nel quale soggetti fantasiosi e umoristi spesso si sbizzarriscono. Nondimeno certi casi sono veramente degni di interesse, come l'esperienza vissuta dai coniugi Hill. È una storia curiosa e la sua analisi non permette di definire con esattezza se Barney e Betty Hill abbiano veramente incontrato degli extraterrestri o meno.
Tutto è successo nella notte tra il 19 e il 20 settembre 1961, allorché gli Hill tornavano con il loro cane Delsey da un viaggio in Canada. Verso le 22.00 con la loro auto avevano da poco lasciato un ristorante e stavano attraversando le White Mountains per raggiungere il loro domicilio a Portsmouth, nel New Hampshire quando, verso Lancaster, la loro attenzione fu attratta da una luce il cui comportamento non sembrava normale. Barney, incuriosito più che preoccupato, pensò dovesse trattarsi di un satellite o di una stella. Per meglio esaminare il fenomeno, fermò la macchina e prese il suo binocolo: ma l'oggetto proseguì la sua traiettoria e la curiosità di Barney restò insoddisfatta. Riprese a guidare e per quasi due ore fu come scortato da quella cosa luminosa. Volendo a tutti i costi conoscere la causa esatta di quell'apparizione, l'uomo fermò di nuovo la macchina su di un'area di sosta e fu allora che l'UFO modificò la sua rotta dirigendosi verso la macchina degli Hill. Contrariamente a Betty, Barney non era convinto ancora del carattere straordinario del fenomeno: pensava si trattasse di un aereo militare o di un Piper Club con a bordo dei cacciatori oppure di un elicottero. Gli Hill salirono di nuovo in macchina e di nuovo scortati dalla strana luce percorsero ancora alcuni chilometri. Betty seguì con il binocolo le evoluzioni dell'UFO attraverso gli alberi finché non resistette più e pregò Barney di fermarsi di nuovo e di guardare lui stesso di cosa si trattasse. Questa volta era chiaro, l'oggetto non assomigliava a niente di conosciuto: era enorme e lasciava vedere nettamente due file di finestrini. Spinto di imprecisati motivi, Barney si avvicinò sempre di più all'oggetto silenzioso, fino a scorgere forme umane dietro gli oblò.
Da quell'istante i ricordi di Barney sono confusi. Dovette temere di essere catturato da quegli individui perché corse a rifugiarsi nella macchina dove Betty lo attendeva. Barney era in uno stato di eccitazione tale da sfiorare l'isterismo: ma quando Betty guardò fuori l'oscurità era completa. Di colpo si sentì uno strano rumore, un "bip-bip" lancinante che sembrava provenire dal cofano. Da quel momento la loro memoria si offuscò. Ripresero conoscenza soltanto due ore dopo e avvertendo un rumore identico: si trovavano allora a 60 chilometri a sud del luogo dove lo avevano sentito per la prima volta. Durante questo breve percorso, gli Hill persero due ore della loro vita. L'indomani, esaminando la macchina, scoprirono che la superficie del cofano era ricoperta da una dozzina di cerchi. Erano perfetti e avevano la dimensione di una moneta da un dollaro. Particolare importante: avvicinando ad essi una bussola, la lancetta si mise a girare in tutte le direzioni. Betty pensò allora di avvertire l'U.S. Air Force ed è così che alcuni giorni più tardi furono interrogati dal maggiore P. W. Henderson.

INCUBI NOTTURNI
Quest'ultimo mandò addirittura un rapporto ufficiale al "Project Blue Book" precisando che sembrava fuori dubbio la buona fede dei testimoni. Dopo di che Betty provò a documentarsi al massimo sul problema degli UFO. Si procurò il libro del maggiore Keyhoe (The Flying Saucer Conspiracy) e così prese conoscenza dei dati fondamentali del problema. In seguito a queste letture, meno di una settimana dopo la sua avventura, Betty scrisse a Keyhoe raccontandogli l'esperienza vissuta insieme a suo marito. Qualche settimana più tardi ebbe luogo un incidente la cui portata verrà capita in seguito. Scorgendo una macchina messa in mezzo alla strada e circondata da alcuni uomini, Betty fu bruscamente presa dal panico e ordinò al marito di accelerare e di non fermarsi per nessuna ragione. In quel periodo le notti di Betty erano popolate da numerosi incubi dei quali parlava molto raramente e solo a pochi amici intimi. In questi sogni incontrava un gruppo di uomini e appena si avvicinavano alla macchina perdeva conoscenza. Si svegliava in compagnia di Barney all'interno di uno strano apparecchio nel quale erano sottomessi ad un esame medico completo. Venivano assicurati che non sarebbe stato fatto loro alcun male e che dopo la loro liberazione non si sarebbero ricordati di niente.
Quasi un mese dopo la loro avventura, gli Hill ricevettero la visita di Walter Webb, inviato dal NICAP (National Investigations Cornrnittee on Aerial Phenomena) su richiesta del maggiore Keyhoe.

SENZA CONTRADDIZIONI
L'incontro con Webb si prolungò per diverse ore ed egli interrogò Barney e Betty Hill senza riuscire a farli cadere in contraddizioni. Scrisse nel suo rapporto: "...sono convinto che dicono la verità e malgrado non esercitino professioni che esigono l'acutezza di osservazione dello scienziato, sono stato piacevolmente impressionato dalla loro intelligenza, dalla loro apparente onestà e dal loro desiderio evidente di attenersi ai fatti, diminuendone il loro dato sensazionale".
Alla fine di novembre 1961, ci fu a casa degli Hill una piccola riunione nel corso della quale, per la prima volta, ci si interrogò molto seriamente sul "buco di due ore" nel loro viaggio e fu proposto a Betty e Barney di sottoporsi a ipnosi. Una coincidenza abbastanza strana volle che sia stato proprio James Mc Donald, amico intimo degli Hill ad avere l'idea dell'ipnosi. Allora McDonald non era direttamente immischiato nel problema degli UFO e si accontentava di mantenere una posizione neutrale al riguardo. Comunque non avendo trovato uno specialista particolarmente competente, l'idea dell'ipnosi fu momentaneamente accantonata.
Dal 1962 in poi la salute di Barney incominciò a subire delle alterazioni: soffriva di ipertensione e di un'ulcera al duodeno. Durante l'estate di quell'anno fu necessario un lungo trattamento dal Dr. D. Stephens a Exeter.
Quest'ultimo fece notare a Barney che il suo stato generale era assai complesso e che problemi di ordine psicologico creavano in lui conflitti interiori responsabili di uno stato depressivo. Tali fattori possono anche provocare ulcere e il Dr. Stephens consigliò a Barney di consultare il Dr. Benjamin Simon, psichiatra molto rinomato di Boston. Bisogna precisare che Barney è un nero e Betty una bianca: i matrimoni misti sono ancora difficili soprattutto negli Stati Uniti e i problemi che fanno nascere possono provocare delle nevrosi. Ed è quello che prima pensò il Dr. Simon, ma appena fu messo al corrente degli avvenimenti del settembre 1961 modificò la sua prima impressione. Così non fu proprio da psichiatra che il Dr. Simon accolse Barney Hill a metà dicembre del 1963, ma piuttosto da neurologo ipnotista per curare l'amnesia del suo paziente. Una amnesia molto breve, giacché mancavano soltanto due ore, ma ormai vecchia di più di due anni. Così la proposta del Dr. James Mc Donald si realizzava.

SEDUTE IPNOTICHE
L'amnesia è una forma di disturbo che si presta particolarmente bene all'azione dell'ipnosi. Ma prima di tutto che cos'è l'ipnosi? I migliori specialisti esitano a definirla tanto è complesso il fenomeno, così ci limiteremo a dire che si tratta di una specie di sonno incompleto provocato artificialmente: lo stato ipnotico provoca una forte attenzione da parte del soggetto che vi è sottomesso, e anche dei cambiamenti nella coscienza e nella memoria. Tra l'altro, nel corso di una seduta di ipnosi, possono essere rivelate immagini dimenticate nell'inconscio o situazioni delle quali si è perduto il ricordo. Bamey e Betty Hill si sottoposero a ipnosi tre volte ciascuno, dal gennaio al marzo 1964. Nel corso di quelle sedute furono chiarite le due ore di "buio": Barney e Betty, ancora una volta senza contraddirsi, affermarono di essere stati esaminati da esseri umani che li rilasciarono in seguito senza far loro alcun male.
Ma vediamo come si svolsero le sedute di ipnosi e riprendiamo in esteso estratti del libro di John G. Fuller (The Interrupted Journey) dedicato al caso Hill e pubblicati dalla rivista "Moustique" nel 1967.
Il 4 gennaio 1964 ha luogo la prima seduta nel corso della quale Barney è ipnotizzato abbastanza facilmente. Malgrado i buoni risultati ottenuti, il Dr. Simon aspetterà il 22 febbraio prima di interrogare più a fondo il suo paziente. In questa data Barney è nuovamente sottoposto a ipnosi e incomincia col descrivere il suo viaggio in Canada, la visita a Montreal e il viaggio di ritorno. Tutte le loro conversazioni sono state registrate su nastro magnetico ed eccone un estratto:

BARNEY - Guardo attraverso i finestrini dell'auto e vedo una stella. È strano, ma dico: "Betty, è un satellite". Poi mi sono accostato al bordo della strada, e Betty si precipita fuori con il binocolo... Guardo il cielo... E dico a Betty: "Sbrigati, voglio vedere anch'io". E vedo che non è un satellite. È un aereo. Lo dico a Betty e gli ripasso il binocolo. Sono soddisfatto.

Dr. SIMON - Che tipo di aereo?

BARNEY - Sto guardando. Si trova sulla mia destra. Non va nella direzione che pensavo. Non mi sorpasserà venendo da destra, la mia spalla destra. Passerà lontano verso nord. Mi trovo di fronte all'ovest, e la mia destra è verso nord. Non sta andando verso nord!

Dr. SIMON - Ci sono dei motori?

BARNEY - Non saprei. Ma trovo strano il non sentire il motore... Quell'oggetto che era un aereo non era un aereo. Era... era strano, veniva verso di noi. Guardavo a volte il cielo a volte la strada, e pensavo: "Com'è buio! Che cosa succederebbe se venisse fuori un orso?". Sono tornato alla macchina e ho detto: "Andiamocene, Betty. Non è che un aereo, viene da queste parti. Cambiano rotta. É senz'altro un Piper Club".

Dr. SIMON - Un Piper Club non avrebbe avuto che uno o due finestrini. Lei ha notato finestrini in quell'aereo?

BARNEY - È quello che ho detto ed è quello che ho visto ritornando alla mia macchina. Un Piper Club... C'incamminiamo, e Betty seguita a guardare. Dice: "Barney, non è un aereo. Ci segue sempre". Mi fermo e lo vedo. In lontananza. Cerco un posto per parcheggiare. Vedo un sentiero a destra della strada. Penso che sia il posto adatto per fermarmi: se altre macchine passano, non mi urteranno. Esco dalla macchina e ancora una volta dico tra di me: "è strano".

Torna alla macchina. Il tono della voce esprime lo stupore.

BARNEY - È ancora lì. Betty dice: "Credo che sia..." Sono furioso, lei cerca di farmi credere che si tratta di un disco volante... lo mi chiedo perché non se ne va. Mi fermo per guardare. Penso: "Quando avrò passato Old Man, c'è un posto da dove si ha una buona visibilità; potrò vedere bene quella cosa".

Dr. SIMON - Crede sempre che si tratti di un Piper Club?

BARNEY - Mi chiedo se quei piloti sono militari. Non dovrebbero volare a quel modo. Girando così potrebbero causare un incidente. Cosa succederà se mi piombano addosso? Dei militari non dovrebbero agire così.

Dr. SIMON - Sta cercando un posto per parcheggiare, e poter meglio osservare. Betty la sta esasperando.

BARNEY - Voglio svegliarmi.

Questa è la reazione normale di un soggetto sul punto di rivivere un avvenimento penoso. Così avvertito, il Dr. Simon sa che il soggetto si trova forse sull'orlo di una violenta reazione emotiva.

Dr. SIMON - Non si sveglierà. É immerso in un sonno profondo. Si sente bene, è rilassato. Non deve essere inquieto. Andiamo. Adesso si ricorda di tutto.

BARNEY - Si trova proprio sulla mia destra. Signore! Ma che cos'è? (La sua voce incomincia a tremare) Provo a dominarmi. Betty non potrà dire che ho paura. Dio, ho paura!

Dr. SIMON - Molto bene proseguiamo.

BARNEY - (Scoppia in singhiozzi poi urla). Un'arma, voglio un'arma! (Urla di nuovo. I singhiozzi diventano incontrollabili. Che cosa deciderà di fare il Dr. Simon? O imporgli l'amnesia e farlo uscire dalla catalessi o proseguire l'esperimento e applicare la terapia dell'esteriorizzazione: liberarsi dai propri sentimenti come di un peso.)

Dr. SIMON - Dorma. Adesso può dimenticare. Ha dimenticato. É tranquillo. Si rilassi. É perfettamente rilassato. Non deve urlare. Ma può ricordarsi. Continui a parlare. Ma può ricordarsi. Continui a ricordare. Sente il bisogno di un'arma?

BARNEY - Sì.

Dr. SIMON - Sente che gli faranno del male?

BARNEY - Sì. Apro il cofano della macchina. Prendo la chiave per smontare i pneumatici. Tomo in macchina.

Viene ripreso dal panico.

Dr. SIMON - Sia ragionevole, conservi la calma.

BARNEY - Tengo la chiave con me. Esco con il binocolo. L'oggetto è lì. Guardo. Proprio nel prato accanto. Penso e ripenso: "Non sono impaurito, non ho paura... Io avrò. Non ho paura!". E attraverso la strada... È lì... proprio davanti a me. Ohh!

Ricomincia a urlare.

Dr. SIMON - L'oggetto è lì. Lo vede. Ma non l'aggredirà.

BARNEY - Perché non se ne va? Guardi là. C'è un uomo dentro! Sarà il comandante? Chi è? Mi... mi guarda!

Dr. SIMON - Descriva l'oggetto.

BARNEY - Assomiglia... a una rossa frittella con dei finestrini, file di finestrini, e luci. No, non sono luci, ma un alone di luce.

Dr. SIMON - File di finestrini? Come un aereo di linea?

BARNEY - File di finestrini. Non come un aereo di linea. Diventano rotonde tutt'intorno a quella rossa frittella. Non è possibile. Sto sognando. Eppure no. L'oggetto è lì. Se almeno potesse venire qualcuno. Se potesse venire qualcuno e dirmi che non c'è. Non può essere, eppure...

Il dottore, pensando che Barney ha potuto sognare tutto ciò, vuole chiarire questo punto.

Dr. SIMON - Ma non aveva sonno?

BARNEY - Mi pizzico il braccio destro...

Dopo aver scambiato qualche frase su quell'argomento, il dottore si è convinto che Barney è realmente sveglio. La conversazione prosegue sullo stesso tono e arriva a conclusione.

Il 29 febbraio Barney si sottopone alla seconda seduta di ipnosi e pro segue col racconto descrivendo com'è stato catturato e portato all'interno dell'oggetto.

BARNEY - Ho visto un gruppo di uomini in mezzo alla strada. Era tutto illuminato come fosse quasi pieno giorno. Ma non era la stessa luce… Sono venuti verso di me. Non pensavo più alla chiave inglese. D'altronde temevo di venire aggredito qualora avessi pensato alla chiave come ad un'arma. Se non l'avessi usata non mi sarebbe stato fatto niente. Sono arrivati e mi hanno fatto uscire dalla macchina: Mi sentivo molto stanco ma non avevo paura. Non ero neanche perplesso. Non mi pongo domande… I mie piedi mi trascinano… Non ho paura. Ho l'impressione di sognare… I miei piedi non vanno a sbattere contro le rocce. È strano. Avevo avuto l'impressione di urtare le rocce con i piedi. Ho paura ad aprire gli occhi perché il mio corpo mi ordina di tenere gli occhi chiusi. Non li apro. Non voglio essere operato… È a quello che sto pensando, ma ho gli occhi chiusi, è una immagine mentale. Non sento male. È soltanto una sensazione. Ho una sensazione di freddo all'inguine.

In seguito, Barney continua a raccontare quello che gli è stato fatto all'interno dell'oggetto e arriva alla conclusione della sua avventura.

Dr. SIMON - E l'oggetto volante? Scomparso?

BARNEY - Sì. Betty mi disse a mo' di scherno: "Allora, adesso ci credi ai dischi volanti?" Risposi: "Betty, non essere ridicola. No, non ci credo". Ed è allora che sentimmo dei suoni come se la nostra macchina emettesse un ronzio ed ho taciuto.

Dr. SIMON - Ha udito dei suoni?

BARNEY - Bip-bip-bip-bip-bip.

Dr. SIMON - Questi bip assomigliavano ai segnali in codice che si utilizzano per radio? O forse ricordavano qualche altro suono?

BARNEY - Bip-bip-bip… Era un suono particolare…

IN seguito alle due sedute. il Dr. Simon incomincia a intravedere la causa della depressione di Barney: l'incidente ha causato su d lui un intenso shock nervoso. Non ci sono dubbi sl fatto che Barney ha visto un UFO particolarmente impressionante e che tale apparizione ha provocato in lui un grave trauma. In quanto a sapere se il so rapimento a bordo del disco volante è reale o se è soltanto una conseguenza dello schok emotivo non è facile dirlo. Comunque siano andate le cose è successo qualcosa di straordinario e questo nessuno lo può negare.
I giorni 7 e 14 marzo tocca a Betty farsi ipnotizzare e il suo racconto è ancora più fantastico di quello del marito. Descrive con precisione l'accoglienza riservata dagli "umanoidi" nonché tutti gli esami subiti. Il suo racconto è molto più completo di quello di Barney: ciò nonostante in molti punti le due narrazioni si assomigliano. Siamo al punto in cui gli uomini fanno uscire Barney e Betty dalla macchina.

Dr. SIMON - Quegli uomini parlavano bene l'inglese?

BETTY - Uno solo parlava. Aveva un accento straniero. Abbiamo camminato. Siamo arrivati vicino all'oggetto posato la suolo. Credo proprio si trattasse di quello che avevo osservato nel cielo. Mi hanno fatta entrare nell'oggetto… Alzano le maniche del mio vestito e osservano le mie braccia. Me le girano per vedere anche la parte interna. Hanno uno strumento. Assomiglia a un microscopio, un microscopio con una grossa lente. Ho pensato che stessero fotografando la mia pelle. Poi con lo strumento che assomigliava ad un tagliacarte mi hanno grattato il braccio. E così hanno raccolto come delle piccolissime particelle di pelle, sa come quando la pelle è molto secca e si squama e hanno messo quelle particelle in un sacchetto di plastica o di cellophan, che il capo del gruppo ha riposto in un cassetto… Di nuovo sdraiata sulla schiena, mi accorgo che quello che mi fa passare l'esame ha in mano un ago lunghissimo. Gli chiedo cosa abbia intenzione di farne. Quando mi dice di volermelo mettere nell'ombelico, che si tratta di un test, mi metto ad urlare: "No, mi potete ferire, non lo fate". Grido, gli dico: "Fa male, fa male, me lo tolga". Allora il capo si avvicina, mi passa la mano sugli occhi e mi dice che va tutto bene, che non sento nulla… Il dolore scompare. Ma ho un senso di fastidio là dove mi hanno messo l'ago.

Dr. SIMON - Le hanno fatto proposte sessuali?

BETTY - No, quando ho chiesto al capo perché mi metevano un ago nell'ombelico, mi rispose che era un test di gravidanza.

(Nota: All'epoca i test di gravidanza non esistevano).

Dr. SIMON - Bene. Fermiamoci qui.

Così finisce questa conversazione del 7 marzo e la settimana successiva la seduta riparte con una domanda riguardante il famoso ago.

Dr. SIMON - A proposito di quell'ago, l'hanno introdotto molto profondamente?

BETTY - Era un ago lungo. Non so. Non ho guardato, ma doveva misurare 10 cm, forse 15. C'era collegato una specie di tubo. Non me lo hanno lasciato dentro per molto. Un secondo…

Dr. SIMON - Che tipo di dolore ha sentito?

BETTY - L'impressione di un taglio. Ho molto gradito quando il capo ha fatto cessare il dolore. Era la fine del test… Gli dissi che mi sarebbe piaciuto avere una prova. Notai un libro, un libro molto grosso. Potevo tenerlo? Mi disse di guardarci dentro. Lo sfogliai. C'erano delle pagine scritte, ma in modo del tutto particolare: i segni sembravano salire e scendere.

Dr. SIMON - Era inglese o qualche altra lingua conosciuta?

BETTY - No, non era inglese.

Dr. SIMON - Lei conosce tipi di scritture verticali?

BETTY - Non ne conosco, ma potrei riconoscerli, per esempio l giapponese.

Dr. SIMON - Giapponese. Assomigliava al giapponese?

BETTY - No.

Dr. SIMON - Era scritto o stampato?

BETTY - Era diverso… i tratti erano a volte snelli, a volte di grussezza media, a volte molto spessi. C'erano dei punti, delle linee erette, delle curve.

Betty continua a descrivere l'interno del disco e arriva al momento di lasciare l'oggetto. È a questo punto che accade un incidente; il "capo" che le aveva promesso il libro, glielo riprende all'uscita.

BETTY - Non dimenticherò! Può riprendersi il libro, ma non mi farete mai dimenticare…! Mi ricorderò, dovesse essere l'ultima cosa che dovessi fare… (il capo) si mise a ridere e mi disse: "Forse si ricorderà ma spero di no. Non le farebbe che del male; Barney, lui, dimenticherà. E sarebbe preferibile che dimenticasse anche lei". Mi trovavo sulla rampa, avevano portato via Barney... Sono tornata alla macchina. Barney vi si trovava già. Aveva l'aria di un automa: gli occhi aperti, agiva normalmente... Ho guardato l'oggetto, diventava sempre più chiaro e brillante, si alza, si allontana... Barney mette in moto. Mi sento felice. Dico a Barney: "Allora prova ancora a dirmi che non credi ai dischi volanti". Mi risponde: "Non essere ridicola!". Credo che stia scherzando e di colpo ecco di nuovo il bip-bip-bip.

Dr. SIMON - È la seconda volta che lo sente?

BETTY - Sì, e ho pensato: "È il loro saluto. Ovunque vadano, se ne sono andati. In quanto a noi, penso che dimenticheremo..." Ho continuato a guardare fuori per tutto il tragitto di ritorno... Credo che avevo voglia di dimenticare. Cos'altro avrei potuto fare? Mi chiedo se mai torneranno... li continuo a cercare.

(Com'è facile notare i racconti di Barney e Betty Hill presentano evidenti punti in comune, ma è proprio questa grande somiglianza e la straordinaria precisione del racconto di Betty che sconcertarono il neurologo. Secondo il suo parere non c'era alcun dubbio sul fatto che gli Hill dicessero la verità e che era impossibile che soffrissero tutti e due di allucinazioni identiche. Ma era convinto che la storia era stata ingigantita e che probabilmente Barney era stato influenzato dai sogni di Betty. Per chiarire questo punto, convocò i coniugi per una nuova seduta il 21 marzo. Sarà interessante perché il Dr. Simon arriverà alla conclusione che malgrado le sue proteste, gran parte del racconto è stato suggerito a Barney da Betty.)

Dr. SIMON - Betty fa molti sogni? Ha degli incubi?

BARNEY - Sì. Diceva di aver sognato che la portavano via a bordo di un oggetto e nel sogno portavano via anche me.

Dr. SIMON - In che modo gli raccontò tutto ciò?

BARNEY - Generalmente quando c'era gente in casa. Raccontava di essere stata in un disco volante e di aver parlato con il personale di bordo.

Dr. SIMON - Gli raccontò che cosa le è successo mentre stava no esaminando lei?

BARNEY - No. Non me lo disse mai. Ero sdraiato su di un tavolo e sentivo che mi stavano esaminando.

Dr. SIMON - Ciò accadde nel sogno di Betty?

BARNEY - Le sto raccontando ciò che veramente accadde.

(Il 28 marzo il Dr. Simon ha una conversazione con i coniugi Hill ma questa volta a livello cosciente. Barney esprime dei dubbi rispetto alla veridicità del racconto che fece sotto ipnosi: gli è impossibile precisare se si tratta di un sogno o no.)
BARNEY - Non ci posso credere... Sono sconvolto...

Dr. SIMON - Sconvolto da cosa?

BARNEY - Da quello che ricordo dal nostro precedente incontro. L'aver visto un oggetto non identificato, aver avuto dei contatti con i suoi occupanti... tutto ciò eccita la mia immaginazione e il lato incredibile del caso. Le faccio una domanda: ci sono probabilità che si tratti di allucinazioni?

Dr. SIMON - Mi sta chiedendo se credo possibile che si sia sognato tutto? Qual'è la sua idea in proposito?

BARNEY - Per essere sincero se non avessi il timore di sembrare ridicolo, direi che è veramente successo.

(Il 5 aprile 1964 gli Hill furono autorizzati ad ascoltare le registrazioni delle varie sedute. Fu un incontro determinante perché ascoltando i loro racconti, Barney e Betty riuscirono non solo. a colmare le lacune dovute all'amnesia ma anche a ricordare dei particolari interessanti quali il portamento ed il fisico degli "umanoidi". Dopo questa seduta poterono ricostruire passo dopo passo lo svolgimento esatto dell'accaduto.)

Per il Dr. Simon era più che probabile che l'incontro con un UFO avesse provocato negli Hill una reazione nervosa grave, ma che il rapimento e l'esame a bordo del disco rimanevano estremamente incerti. Eppure secondo Betty, l'ipnosi altro non fece che mettere in luce ricordi di avvenimenti reali. Barney esitava: ciò che credeva fosse la verità, lo era realmente? Una allucinazione identica (una "follia a due") è da scartare, perché non soltanto è un fatto estremamente inusitato ma richiede inoltre tutta una serie di condizioni che non si ritrovano nel caso Hill. Rimangono allora due possibilità: o l'esperienza è totalmente reale o, in seguito ad un fenomeno particolarmente strano, l'esperienza è stata modificata da un tale stato emotivo da produrre interpretazioni illusorie di un fenomeno reale.
I sogni di Betty avrebbero allora avuto una parte di rilievo in questa interpretazione abusiva. D'altra parte bisogna segnalare che nessuna spiegazione è stata fornita per ciò che riguarda le "macchie circolari" sull'auto che fecero impazzire la bussola: erano tracce magnetiche?
Ultimamente abbiamo chiesto al Dr. Simon ciò che attualmente pensava del caso Hill. Rispose di essere certo che Betty e Barney avessero incontrato un UFO di natura sconosciuta ma che non erano stati "rapiti"; la storia del rapimento proverrebbe dai sogni di Betty, che secondo lui richiederebbero ore e ore per essere analizzati.
Prima di concludere, parleremo di ciò che successe dal 1964 in poi. Nel 1967 gli Hill chiesero di essere nuovamente interrogati sotto controllo scientifico. Per due ore vissero interamente la loro esperienza sotto ipnosi in presenza del Dr. Simon, del Dr. J.Allen Hynek, che fu per lungo tempo il maggior consigliere del "Project Blue Book", e di numerosi consiglieri scientifici dell'U.S. Air Force. Malgrado le domande tecniche che furono loro rivolte, il racconto non mutò. John G. Fuller, che assisteva a quella seduta, ci disse di aver chiesto al Dr. Hynek se credesse a quella storia e Hynek rispose: "Come potrei non crederci?".
E gli Hill? Contrariamente a ciò che qualcuno volle far credere, non morirono tutti e due di leucemia. Nel 1969 Barney morì per una emorragia cerebrale in pieno inverno: e tutti sono concordi nel dire che la sua morte non ha niente a che vedere con l'esperienza vissuta nel 1961. Barney soffriva di ipertensione ed è lì che bisogna cercare la causa del decesso. In quanto a Betty occupa attualmente un posto importante in una organizzazione sociale dello stato del New Hampshire.
Concludendo, diremo che certi fatti non possono venire negati. È evidente che ci fu un'apparizione sufficientemente fuori del comune per provocare un trauma grave le cui conseguenze emotive si moltiplicarono in Barney probabilmente per un suo stato di tensione provocato da un complesso razziale. Separare il sogno dalla realtà è molto difficile per non dire impossibile e ci asterremo dall'imporre una spiegazione qualsiasi.
Aggiungiamo un ultimo particolare, che Jacques Vallée riporta nel suo libro "Passport to Magonia": ...l'oggetto visto dagli Hill fu intercettato da un radar militare.
Durante una occasionale conversazione, il 22 settembre 1961, tra il maggiore Gardiner B. Reynolds, 100th Bomb Wing DC01, e il capitano Robert O. Daughaday, Commander 1917-2 AACSD IT, della Pease Air Force Base (New Hampshire), si apprese che il 20 settembre si verificò uno strano incidente al posto radar 0214.
Sul momento non si diede importanza all'incidente.
Nessun altro particolare poté poi essere aggiunto al "Rapporto quotidiano del controllore radar". Questo brano è un estratto del rapporto ufficiale scritto dal maggiore P. W. Henderson, che fu il primo a interrogare gli Hill. Allora, il rapimento fu una illusione o una realtà? Giudicate voi!

DOPO L'ABDUCTION IL MISTERO
Dopo la terapia con il Dr. Simon, la coppia era apparentemente ristabilita e riprese una vita normale. Ma l'esperienza vissuta aveva lasciato il segno e, negli anni seguenti, gli Hill condussero una serie di esperimenti tesi a ristabilire un "contatto mentale" con i loro rapitori. Betty, in particolare, "sentiva" un supposto "legame telepatico" e così, il 26 e 27 luglio 1967, in compagnia di tre amici (uno scrittore, un fisico e uno "scienziato", l'identità dei quali non fu da loro rivelata) attesero gli UFO in un campo a poche miglia da Newton, New Hampshire. Non si presentò nessuno. Un fiasco dunque? Forse no. Quella stessa notte, a poche miglia di distanza, due testimoni osservarono davvero un UFO.
Rimasta vedova nel 1969, Betty registrò quindi una serie di fenomeni insoliti all'interno della propria abitazione. Si andava dallo spegnersi inspiegabile degli elettrodomestici alla misteriosa sparizione di una notevole quantità di ritagli (sulla esperienza condivisa con Barney nel 1961) posti all'interno di un contenitore sigillato.
Naturalmente nulla può farci escludere che ci si trovi di fronte a curiose coincidenze e che, forse, certi eventi da "casa stregata" siano riconducibili a cause fortuite. In questo scenario rientrano le frequenti "telefonate fantasma" (l'apparecchio suonava ma nessuno era poi all'altro capo del filo) e gli strani rumori senza causa apparente registrati in casa Hill.
Oggi, Betty sostiene di aver osservato varie volte degli UFO, indipendentemente dal suo "rapimento", e con lei i suoi genitori, le sue sorelle, suo fratello e i suoi nipoti. La Hill ha anche scattato una foto ad uno di tali oggetti su Portsmouth, New Hampshire, nel 1977.
Attualmente Betty ha scritto un libro ("A Common Sense Approach to UFO" - 1995), edito da lei stessa, che tende a fare il punto su un'esperienza che le ha cambiato la vita e che forse non si è ancora conclusa.

Sapero amici che l'avete trovata interessante questa è una foto dei coniugi Hill vi mando a tutti un forte abbtaccio e alla prossima.
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CITAZIONE (Actarus23 @ 19/9/2008, 16:00)
Dopo aver risposto a Runkirya volevo parlarvi di uno dei rapimenti più famoso da parte degli UFO. Forse ragazzi avete già sentito parlare dei coniugi Barney e Betty Hill per chi non la conoscesse questa è la loro storia.

Quando qualcuno afferma di essere entrato in contatto con degli "esseri umani" a bordo di un UFO, la sua testimonianza deve essere studiata più di qualsiasi altra, perché questo è un campo nel quale soggetti fantasiosi e umoristi spesso si sbizzarriscono. Nondimeno certi casi sono veramente degni di interesse, come l'esperienza vissuta dai coniugi Hill. È una storia curiosa e la sua analisi non permette di definire con esattezza se Barney e Betty Hill abbiano veramente incontrato degli extraterrestri o meno.
Tutto è successo nella notte tra il 19 e il 20 settembre 1961, allorché gli Hill tornavano con il loro cane Delsey da un viaggio in Canada. Verso le 22.00 con la loro auto avevano da poco lasciato un ristorante e stavano attraversando le White Mountains per raggiungere il loro domicilio a Portsmouth, nel New Hampshire quando, verso Lancaster, la loro attenzione fu attratta da una luce il cui comportamento non sembrava normale. Barney, incuriosito più che preoccupato, pensò dovesse trattarsi di un satellite o di una stella. Per meglio esaminare il fenomeno, fermò la macchina e prese il suo binocolo: ma l'oggetto proseguì la sua traiettoria e la curiosità di Barney restò insoddisfatta. Riprese a guidare e per quasi due ore fu come scortato da quella cosa luminosa. Volendo a tutti i costi conoscere la causa esatta di quell'apparizione, l'uomo fermò di nuovo la macchina su di un'area di sosta e fu allora che l'UFO modificò la sua rotta dirigendosi verso la macchina degli Hill. Contrariamente a Betty, Barney non era convinto ancora del carattere straordinario del fenomeno: pensava si trattasse di un aereo militare o di un Piper Club con a bordo dei cacciatori oppure di un elicottero. Gli Hill salirono di nuovo in macchina e di nuovo scortati dalla strana luce percorsero ancora alcuni chilometri. Betty seguì con il binocolo le evoluzioni dell'UFO attraverso gli alberi finché non resistette più e pregò Barney di fermarsi di nuovo e di guardare lui stesso di cosa si trattasse. Questa volta era chiaro, l'oggetto non assomigliava a niente di conosciuto: era enorme e lasciava vedere nettamente due file di finestrini. Spinto di imprecisati motivi, Barney si avvicinò sempre di più all'oggetto silenzioso, fino a scorgere forme umane dietro gli oblò.
Da quell'istante i ricordi di Barney sono confusi. Dovette temere di essere catturato da quegli individui perché corse a rifugiarsi nella macchina dove Betty lo attendeva. Barney era in uno stato di eccitazione tale da sfiorare l'isterismo: ma quando Betty guardò fuori l'oscurità era completa. Di colpo si sentì uno strano rumore, un "bip-bip" lancinante che sembrava provenire dal cofano. Da quel momento la loro memoria si offuscò. Ripresero conoscenza soltanto due ore dopo e avvertendo un rumore identico: si trovavano allora a 60 chilometri a sud del luogo dove lo avevano sentito per la prima volta. Durante questo breve percorso, gli Hill persero due ore della loro vita. L'indomani, esaminando la macchina, scoprirono che la superficie del cofano era ricoperta da una dozzina di cerchi. Erano perfetti e avevano la dimensione di una moneta da un dollaro. Particolare importante: avvicinando ad essi una bussola, la lancetta si mise a girare in tutte le direzioni. Betty pensò allora di avvertire l'U.S. Air Force ed è così che alcuni giorni più tardi furono interrogati dal maggiore P. W. Henderson.

INCUBI NOTTURNI
Quest'ultimo mandò addirittura un rapporto ufficiale al "Project Blue Book" precisando che sembrava fuori dubbio la buona fede dei testimoni. Dopo di che Betty provò a documentarsi al massimo sul problema degli UFO. Si procurò il libro del maggiore Keyhoe (The Flying Saucer Conspiracy) e così prese conoscenza dei dati fondamentali del problema. In seguito a queste letture, meno di una settimana dopo la sua avventura, Betty scrisse a Keyhoe raccontandogli l'esperienza vissuta insieme a suo marito. Qualche settimana più tardi ebbe luogo un incidente la cui portata verrà capita in seguito. Scorgendo una macchina messa in mezzo alla strada e circondata da alcuni uomini, Betty fu bruscamente presa dal panico e ordinò al marito di accelerare e di non fermarsi per nessuna ragione. In quel periodo le notti di Betty erano popolate da numerosi incubi dei quali parlava molto raramente e solo a pochi amici intimi. In questi sogni incontrava un gruppo di uomini e appena si avvicinavano alla macchina perdeva conoscenza. Si svegliava in compagnia di Barney all'interno di uno strano apparecchio nel quale erano sottomessi ad un esame medico completo. Venivano assicurati che non sarebbe stato fatto loro alcun male e che dopo la loro liberazione non si sarebbero ricordati di niente.
Quasi un mese dopo la loro avventura, gli Hill ricevettero la visita di Walter Webb, inviato dal NICAP (National Investigations Cornrnittee on Aerial Phenomena) su richiesta del maggiore Keyhoe.

SENZA CONTRADDIZIONI
L'incontro con Webb si prolungò per diverse ore ed egli interrogò Barney e Betty Hill senza riuscire a farli cadere in contraddizioni. Scrisse nel suo rapporto: "...sono convinto che dicono la verità e malgrado non esercitino professioni che esigono l'acutezza di osservazione dello scienziato, sono stato piacevolmente impressionato dalla loro intelligenza, dalla loro apparente onestà e dal loro desiderio evidente di attenersi ai fatti, diminuendone il loro dato sensazionale".
Alla fine di novembre 1961, ci fu a casa degli Hill una piccola riunione nel corso della quale, per la prima volta, ci si interrogò molto seriamente sul "buco di due ore" nel loro viaggio e fu proposto a Betty e Barney di sottoporsi a ipnosi. Una coincidenza abbastanza strana volle che sia stato proprio James Mc Donald, amico intimo degli Hill ad avere l'idea dell'ipnosi. Allora McDonald non era direttamente immischiato nel problema degli UFO e si accontentava di mantenere una posizione neutrale al riguardo. Comunque non avendo trovato uno specialista particolarmente competente, l'idea dell'ipnosi fu momentaneamente accantonata.
Dal 1962 in poi la salute di Barney incominciò a subire delle alterazioni: soffriva di ipertensione e di un'ulcera al duodeno. Durante l'estate di quell'anno fu necessario un lungo trattamento dal Dr. D. Stephens a Exeter.
Quest'ultimo fece notare a Barney che il suo stato generale era assai complesso e che problemi di ordine psicologico creavano in lui conflitti interiori responsabili di uno stato depressivo. Tali fattori possono anche provocare ulcere e il Dr. Stephens consigliò a Barney di consultare il Dr. Benjamin Simon, psichiatra molto rinomato di Boston. Bisogna precisare che Barney è un nero e Betty una bianca: i matrimoni misti sono ancora difficili soprattutto negli Stati Uniti e i problemi che fanno nascere possono provocare delle nevrosi. Ed è quello che prima pensò il Dr. Simon, ma appena fu messo al corrente degli avvenimenti del settembre 1961 modificò la sua prima impressione. Così non fu proprio da psichiatra che il Dr. Simon accolse Barney Hill a metà dicembre del 1963, ma piuttosto da neurologo ipnotista per curare l'amnesia del suo paziente. Una amnesia molto breve, giacché mancavano soltanto due ore, ma ormai vecchia di più di due anni. Così la proposta del Dr. James Mc Donald si realizzava.

SEDUTE IPNOTICHE
L'amnesia è una forma di disturbo che si presta particolarmente bene all'azione dell'ipnosi. Ma prima di tutto che cos'è l'ipnosi? I migliori specialisti esitano a definirla tanto è complesso il fenomeno, così ci limiteremo a dire che si tratta di una specie di sonno incompleto provocato artificialmente: lo stato ipnotico provoca una forte attenzione da parte del soggetto che vi è sottomesso, e anche dei cambiamenti nella coscienza e nella memoria. Tra l'altro, nel corso di una seduta di ipnosi, possono essere rivelate immagini dimenticate nell'inconscio o situazioni delle quali si è perduto il ricordo. Bamey e Betty Hill si sottoposero a ipnosi tre volte ciascuno, dal gennaio al marzo 1964. Nel corso di quelle sedute furono chiarite le due ore di "buio": Barney e Betty, ancora una volta senza contraddirsi, affermarono di essere stati esaminati da esseri umani che li rilasciarono in seguito senza far loro alcun male.
Ma vediamo come si svolsero le sedute di ipnosi e riprendiamo in esteso estratti del libro di John G. Fuller (The Interrupted Journey) dedicato al caso Hill e pubblicati dalla rivista "Moustique" nel 1967.
Il 4 gennaio 1964 ha luogo la prima seduta nel corso della quale Barney è ipnotizzato abbastanza facilmente. Malgrado i buoni risultati ottenuti, il Dr. Simon aspetterà il 22 febbraio prima di interrogare più a fondo il suo paziente. In questa data Barney è nuovamente sottoposto a ipnosi e incomincia col descrivere il suo viaggio in Canada, la visita a Montreal e il viaggio di ritorno. Tutte le loro conversazioni sono state registrate su nastro magnetico ed eccone un estratto:

BARNEY - Guardo attraverso i finestrini dell'auto e vedo una stella. È strano, ma dico: "Betty, è un satellite". Poi mi sono accostato al bordo della strada, e Betty si precipita fuori con il binocolo... Guardo il cielo... E dico a Betty: "Sbrigati, voglio vedere anch'io". E vedo che non è un satellite. È un aereo. Lo dico a Betty e gli ripasso il binocolo. Sono soddisfatto.

Dr. SIMON - Che tipo di aereo?

BARNEY - Sto guardando. Si trova sulla mia destra. Non va nella direzione che pensavo. Non mi sorpasserà venendo da destra, la mia spalla destra. Passerà lontano verso nord. Mi trovo di fronte all'ovest, e la mia destra è verso nord. Non sta andando verso nord!

Dr. SIMON - Ci sono dei motori?

BARNEY - Non saprei. Ma trovo strano il non sentire il motore... Quell'oggetto che era un aereo non era un aereo. Era... era strano, veniva verso di noi. Guardavo a volte il cielo a volte la strada, e pensavo: "Com'è buio! Che cosa succederebbe se venisse fuori un orso?". Sono tornato alla macchina e ho detto: "Andiamocene, Betty. Non è che un aereo, viene da queste parti. Cambiano rotta. É senz'altro un Piper Club".

Dr. SIMON - Un Piper Club non avrebbe avuto che uno o due finestrini. Lei ha notato finestrini in quell'aereo?

BARNEY - È quello che ho detto ed è quello che ho visto ritornando alla mia macchina. Un Piper Club... C'incamminiamo, e Betty seguita a guardare. Dice: "Barney, non è un aereo. Ci segue sempre". Mi fermo e lo vedo. In lontananza. Cerco un posto per parcheggiare. Vedo un sentiero a destra della strada. Penso che sia il posto adatto per fermarmi: se altre macchine passano, non mi urteranno. Esco dalla macchina e ancora una volta dico tra di me: "è strano".

Torna alla macchina. Il tono della voce esprime lo stupore.

BARNEY - È ancora lì. Betty dice: "Credo che sia..." Sono furioso, lei cerca di farmi credere che si tratta di un disco volante... lo mi chiedo perché non se ne va. Mi fermo per guardare. Penso: "Quando avrò passato Old Man, c'è un posto da dove si ha una buona visibilità; potrò vedere bene quella cosa".

Dr. SIMON - Crede sempre che si tratti di un Piper Club?

BARNEY - Mi chiedo se quei piloti sono militari. Non dovrebbero volare a quel modo. Girando così potrebbero causare un incidente. Cosa succederà se mi piombano addosso? Dei militari non dovrebbero agire così.

Dr. SIMON - Sta cercando un posto per parcheggiare, e poter meglio osservare. Betty la sta esasperando.

BARNEY - Voglio svegliarmi.

Questa è la reazione normale di un soggetto sul punto di rivivere un avvenimento penoso. Così avvertito, il Dr. Simon sa che il soggetto si trova forse sull'orlo di una violenta reazione emotiva.

Dr. SIMON - Non si sveglierà. É immerso in un sonno profondo. Si sente bene, è rilassato. Non deve essere inquieto. Andiamo. Adesso si ricorda di tutto.

BARNEY - Si trova proprio sulla mia destra. Signore! Ma che cos'è? (La sua voce incomincia a tremare) Provo a dominarmi. Betty non potrà dire che ho paura. Dio, ho paura!

Dr. SIMON - Molto bene proseguiamo.

BARNEY - (Scoppia in singhiozzi poi urla). Un'arma, voglio un'arma! (Urla di nuovo. I singhiozzi diventano incontrollabili. Che cosa deciderà di fare il Dr. Simon? O imporgli l'amnesia e farlo uscire dalla catalessi o proseguire l'esperimento e applicare la terapia dell'esteriorizzazione: liberarsi dai propri sentimenti come di un peso.)

Dr. SIMON - Dorma. Adesso può dimenticare. Ha dimenticato. É tranquillo. Si rilassi. É perfettamente rilassato. Non deve urlare. Ma può ricordarsi. Continui a parlare. Ma può ricordarsi. Continui a ricordare. Sente il bisogno di un'arma?

BARNEY - Sì.

Dr. SIMON - Sente che gli faranno del male?

BARNEY - Sì. Apro il cofano della macchina. Prendo la chiave per smontare i pneumatici. Tomo in macchina.

Viene ripreso dal panico.

Dr. SIMON - Sia ragionevole, conservi la calma.

BARNEY - Tengo la chiave con me. Esco con il binocolo. L'oggetto è lì. Guardo. Proprio nel prato accanto. Penso e ripenso: "Non sono impaurito, non ho paura... Io avrò. Non ho paura!". E attraverso la strada... È lì... proprio davanti a me. Ohh!

Ricomincia a urlare.

Dr. SIMON - L'oggetto è lì. Lo vede. Ma non l'aggredirà.

BARNEY - Perché non se ne va? Guardi là. C'è un uomo dentro! Sarà il comandante? Chi è? Mi... mi guarda!

Dr. SIMON - Descriva l'oggetto.

BARNEY - Assomiglia... a una rossa frittella con dei finestrini, file di finestrini, e luci. No, non sono luci, ma un alone di luce.

Dr. SIMON - File di finestrini? Come un aereo di linea?

BARNEY - File di finestrini. Non come un aereo di linea. Diventano rotonde tutt'intorno a quella rossa frittella. Non è possibile. Sto sognando. Eppure no. L'oggetto è lì. Se almeno potesse venire qualcuno. Se potesse venire qualcuno e dirmi che non c'è. Non può essere, eppure...

Il dottore, pensando che Barney ha potuto sognare tutto ciò, vuole chiarire questo punto.

Dr. SIMON - Ma non aveva sonno?

BARNEY - Mi pizzico il braccio destro...

Dopo aver scambiato qualche frase su quell'argomento, il dottore si è convinto che Barney è realmente sveglio. La conversazione prosegue sullo stesso tono e arriva a conclusione.

Il 29 febbraio Barney si sottopone alla seconda seduta di ipnosi e pro segue col racconto descrivendo com'è stato catturato e portato all'interno dell'oggetto.

BARNEY - Ho visto un gruppo di uomini in mezzo alla strada. Era tutto illuminato come fosse quasi pieno giorno. Ma non era la stessa luce… Sono venuti verso di me. Non pensavo più alla chiave inglese. D'altronde temevo di venire aggredito qualora avessi pensato alla chiave come ad un'arma. Se non l'avessi usata non mi sarebbe stato fatto niente. Sono arrivati e mi hanno fatto uscire dalla macchina: Mi sentivo molto stanco ma non avevo paura. Non ero neanche perplesso. Non mi pongo domande… I mie piedi mi trascinano… Non ho paura. Ho l'impressione di sognare… I miei piedi non vanno a sbattere contro le rocce. È strano. Avevo avuto l'impressione di urtare le rocce con i piedi. Ho paura ad aprire gli occhi perché il mio corpo mi ordina di tenere gli occhi chiusi. Non li apro. Non voglio essere operato… È a quello che sto pensando, ma ho gli occhi chiusi, è una immagine mentale. Non sento male. È soltanto una sensazione. Ho una sensazione di freddo all'inguine.

In seguito, Barney continua a raccontare quello che gli è stato fatto all'interno dell'oggetto e arriva alla conclusione della sua avventura.

Dr. SIMON - E l'oggetto volante? Scomparso?

BARNEY - Sì. Betty mi disse a mo' di scherno: "Allora, adesso ci credi ai dischi volanti?" Risposi: "Betty, non essere ridicola. No, non ci credo". Ed è allora che sentimmo dei suoni come se la nostra macchina emettesse un ronzio ed ho taciuto.

Dr. SIMON - Ha udito dei suoni?

BARNEY - Bip-bip-bip-bip-bip.

Dr. SIMON - Questi bip assomigliavano ai segnali in codice che si utilizzano per radio? O forse ricordavano qualche altro suono?

BARNEY - Bip-bip-bip… Era un suono particolare…

IN seguito alle due sedute. il Dr. Simon incomincia a intravedere la causa della depressione di Barney: l'incidente ha causato su d lui un intenso shock nervoso. Non ci sono dubbi sl fatto che Barney ha visto un UFO particolarmente impressionante e che tale apparizione ha provocato in lui un grave trauma. In quanto a sapere se il so rapimento a bordo del disco volante è reale o se è soltanto una conseguenza dello schok emotivo non è facile dirlo. Comunque siano andate le cose è successo qualcosa di straordinario e questo nessuno lo può negare.
I giorni 7 e 14 marzo tocca a Betty farsi ipnotizzare e il suo racconto è ancora più fantastico di quello del marito. Descrive con precisione l'accoglienza riservata dagli "umanoidi" nonché tutti gli esami subiti. Il suo racconto è molto più completo di quello di Barney: ciò nonostante in molti punti le due narrazioni si assomigliano. Siamo al punto in cui gli uomini fanno uscire Barney e Betty dalla macchina.

Dr. SIMON - Quegli uomini parlavano bene l'inglese?

BETTY - Uno solo parlava. Aveva un accento straniero. Abbiamo camminato. Siamo arrivati vicino all'oggetto posato la suolo. Credo proprio si trattasse di quello che avevo osservato nel cielo. Mi hanno fatta entrare nell'oggetto… Alzano le maniche del mio vestito e osservano le mie braccia. Me le girano per vedere anche la parte interna. Hanno uno strumento. Assomiglia a un microscopio, un microscopio con una grossa lente. Ho pensato che stessero fotografando la mia pelle. Poi con lo strumento che assomigliava ad un tagliacarte mi hanno grattato il braccio. E così hanno raccolto come delle piccolissime particelle di pelle, sa come quando la pelle è molto secca e si squama e hanno messo quelle particelle in un sacchetto di plastica o di cellophan, che il capo del gruppo ha riposto in un cassetto… Di nuovo sdraiata sulla schiena, mi accorgo che quello che mi fa passare l'esame ha in mano un ago lunghissimo. Gli chiedo cosa abbia intenzione di farne. Quando mi dice di volermelo mettere nell'ombelico, che si tratta di un test, mi metto ad urlare: "No, mi potete ferire, non lo fate". Grido, gli dico: "Fa male, fa male, me lo tolga". Allora il capo si avvicina, mi passa la mano sugli occhi e mi dice che va tutto bene, che non sento nulla… Il dolore scompare. Ma ho un senso di fastidio là dove mi hanno messo l'ago.

Dr. SIMON - Le hanno fatto proposte sessuali?

BETTY - No, quando ho chiesto al capo perché mi metevano un ago nell'ombelico, mi rispose che era un test di gravidanza.

(Nota: All'epoca i test di gravidanza non esistevano).

Dr. SIMON - Bene. Fermiamoci qui.

Così finisce questa conversazione del 7 marzo e la settimana successiva la seduta riparte con una domanda riguardante il famoso ago.

Dr. SIMON - A proposito di quell'ago, l'hanno introdotto molto profondamente?

BETTY - Era un ago lungo. Non so. Non ho guardato, ma doveva misurare 10 cm, forse 15. C'era collegato una specie di tubo. Non me lo hanno lasciato dentro per molto. Un secondo…

Dr. SIMON - Che tipo di dolore ha sentito?

BETTY - L'impressione di un taglio. Ho molto gradito quando il capo ha fatto cessare il dolore. Era la fine del test… Gli dissi che mi sarebbe piaciuto avere una prova. Notai un libro, un libro molto grosso. Potevo tenerlo? Mi disse di guardarci dentro. Lo sfogliai. C'erano delle pagine scritte, ma in modo del tutto particolare: i segni sembravano salire e scendere.

Dr. SIMON - Era inglese o qualche altra lingua conosciuta?

BETTY - No, non era inglese.

Dr. SIMON - Lei conosce tipi di scritture verticali?

BETTY - Non ne conosco, ma potrei riconoscerli, per esempio l giapponese.

Dr. SIMON - Giapponese. Assomigliava al giapponese?

BETTY - No.

Dr. SIMON - Era scritto o stampato?

BETTY - Era diverso… i tratti erano a volte snelli, a volte di grussezza media, a volte molto spessi. C'erano dei punti, delle linee erette, delle curve.

Betty continua a descrivere l'interno del disco e arriva al momento di lasciare l'oggetto. È a questo punto che accade un incidente; il "capo" che le aveva promesso il libro, glielo riprende all'uscita.

BETTY - Non dimenticherò! Può riprendersi il libro, ma non mi farete mai dimenticare…! Mi ricorderò, dovesse essere l'ultima cosa che dovessi fare… (il capo) si mise a ridere e mi disse: "Forse si ricorderà ma spero di no. Non le farebbe che del male; Barney, lui, dimenticherà. E sarebbe preferibile che dimenticasse anche lei". Mi trovavo sulla rampa, avevano portato via Barney... Sono tornata alla macchina. Barney vi si trovava già. Aveva l'aria di un automa: gli occhi aperti, agiva normalmente... Ho guardato l'oggetto, diventava sempre più chiaro e brillante, si alza, si allontana... Barney mette in moto. Mi sento felice. Dico a Barney: "Allora prova ancora a dirmi che non credi ai dischi volanti". Mi risponde: "Non essere ridicola!". Credo che stia scherzando e di colpo ecco di nuovo il bip-bip-bip.

Dr. SIMON - È la seconda volta che lo sente?

BETTY - Sì, e ho pensato: "È il loro saluto. Ovunque vadano, se ne sono andati. In quanto a noi, penso che dimenticheremo..." Ho continuato a guardare fuori per tutto il tragitto di ritorno... Credo che avevo voglia di dimenticare. Cos'altro avrei potuto fare? Mi chiedo se mai torneranno... li continuo a cercare.

(Com'è facile notare i racconti di Barney e Betty Hill presentano evidenti punti in comune, ma è proprio questa grande somiglianza e la straordinaria precisione del racconto di Betty che sconcertarono il neurologo. Secondo il suo parere non c'era alcun dubbio sul fatto che gli Hill dicessero la verità e che era impossibile che soffrissero tutti e due di allucinazioni identiche. Ma era convinto che la storia era stata ingigantita e che probabilmente Barney era stato influenzato dai sogni di Betty. Per chiarire questo punto, convocò i coniugi per una nuova seduta il 21 marzo. Sarà interessante perché il Dr. Simon arriverà alla conclusione che malgrado le sue proteste, gran parte del racconto è stato suggerito a Barney da Betty.)

Dr. SIMON - Betty fa molti sogni? Ha degli incubi?

BARNEY - Sì. Diceva di aver sognato che la portavano via a bordo di un oggetto e nel sogno portavano via anche me.

Dr. SIMON - In che modo gli raccontò tutto ciò?

BARNEY - Generalmente quando c'era gente in casa. Raccontava di essere stata in un disco volante e di aver parlato con il personale di bordo.

Dr. SIMON - Gli raccontò che cosa le è successo mentre stava no esaminando lei?

BARNEY - No. Non me lo disse mai. Ero sdraiato su di un tavolo e sentivo che mi stavano esaminando.

Dr. SIMON - Ciò accadde nel sogno di Betty?

BARNEY - Le sto raccontando ciò che veramente accadde.

(Il 28 marzo il Dr. Simon ha una conversazione con i coniugi Hill ma questa volta a livello cosciente. Barney esprime dei dubbi rispetto alla veridicità del racconto che fece sotto ipnosi: gli è impossibile precisare se si tratta di un sogno o no.)
BARNEY - Non ci posso credere... Sono sconvolto...

Dr. SIMON - Sconvolto da cosa?

BARNEY - Da quello che ricordo dal nostro precedente incontro. L'aver visto un oggetto non identificato, aver avuto dei contatti con i suoi occupanti... tutto ciò eccita la mia immaginazione e il lato incredibile del caso. Le faccio una domanda: ci sono probabilità che si tratti di allucinazioni?

Dr. SIMON - Mi sta chiedendo se credo possibile che si sia sognato tutto? Qual'è la sua idea in proposito?

BARNEY - Per essere sincero se non avessi il timore di sembrare ridicolo, direi che è veramente successo.

(Il 5 aprile 1964 gli Hill furono autorizzati ad ascoltare le registrazioni delle varie sedute. Fu un incontro determinante perché ascoltando i loro racconti, Barney e Betty riuscirono non solo. a colmare le lacune dovute all'amnesia ma anche a ricordare dei particolari interessanti quali il portamento ed il fisico degli "umanoidi". Dopo questa seduta poterono ricostruire passo dopo passo lo svolgimento esatto dell'accaduto.)

Per il Dr. Simon era più che probabile che l'incontro con un UFO avesse provocato negli Hill una reazione nervosa grave, ma che il rapimento e l'esame a bordo del disco rimanevano estremamente incerti. Eppure secondo Betty, l'ipnosi altro non fece che mettere in luce ricordi di avvenimenti reali. Barney esitava: ciò che credeva fosse la verità, lo era realmente? Una allucinazione identica (una "follia a due") è da scartare, perché non soltanto è un fatto estremamente inusitato ma richiede inoltre tutta una serie di condizioni che non si ritrovano nel caso Hill. Rimangono allora due possibilità: o l'esperienza è totalmente reale o, in seguito ad un fenomeno particolarmente strano, l'esperienza è stata modificata da un tale stato emotivo da produrre interpretazioni illusorie di un fenomeno reale.
I sogni di Betty avrebbero allora avuto una parte di rilievo in questa interpretazione abusiva. D'altra parte bisogna segnalare che nessuna spiegazione è stata fornita per ciò che riguarda le "macchie circolari" sull'auto che fecero impazzire la bussola: erano tracce magnetiche?
Ultimamente abbiamo chiesto al Dr. Simon ciò che attualmente pensava del caso Hill. Rispose di essere certo che Betty e Barney avessero incontrato un UFO di natura sconosciuta ma che non erano stati "rapiti"; la storia del rapimento proverrebbe dai sogni di Betty, che secondo lui richiederebbero ore e ore per essere analizzati.
Prima di concludere, parleremo di ciò che successe dal 1964 in poi. Nel 1967 gli Hill chiesero di essere nuovamente interrogati sotto controllo scientifico. Per due ore vissero interamente la loro esperienza sotto ipnosi in presenza del Dr. Simon, del Dr. J.Allen Hynek, che fu per lungo tempo il maggior consigliere del "Project Blue Book", e di numerosi consiglieri scientifici dell'U.S. Air Force. Malgrado le domande tecniche che furono loro rivolte, il racconto non mutò. John G. Fuller, che assisteva a quella seduta, ci disse di aver chiesto al Dr. Hynek se credesse a quella storia e Hynek rispose: "Come potrei non crederci?".
E gli Hill? Contrariamente a ciò che qualcuno volle far credere, non morirono tutti e due di leucemia. Nel 1969 Barney morì per una emorragia cerebrale in pieno inverno: e tutti sono concordi nel dire che la sua morte non ha niente a che vedere con l'esperienza vissuta nel 1961. Barney soffriva di ipertensione ed è lì che bisogna cercare la causa del decesso. In quanto a Betty occupa attualmente un posto importante in una organizzazione sociale dello stato del New Hampshire.
Concludendo, diremo che certi fatti non possono venire negati. È evidente che ci fu un'apparizione sufficientemente fuori del comune per provocare un trauma grave le cui conseguenze emotive si moltiplicarono in Barney probabilmente per un suo stato di tensione provocato da un complesso razziale. Separare il sogno dalla realtà è molto difficile per non dire impossibile e ci asterremo dall'imporre una spiegazione qualsiasi.
Aggiungiamo un ultimo particolare, che Jacques Vallée riporta nel suo libro "Passport to Magonia": ...l'oggetto visto dagli Hill fu intercettato da un radar militare.
Durante una occasionale conversazione, il 22 settembre 1961, tra il maggiore Gardiner B. Reynolds, 100th Bomb Wing DC01, e il capitano Robert O. Daughaday, Commander 1917-2 AACSD IT, della Pease Air Force Base (New Hampshire), si apprese che il 20 settembre si verificò uno strano incidente al posto radar 0214.
Sul momento non si diede importanza all'incidente.
Nessun altro particolare poté poi essere aggiunto al "Rapporto quotidiano del controllore radar". Questo brano è un estratto del rapporto ufficiale scritto dal maggiore P. W. Henderson, che fu il primo a interrogare gli Hill. Allora, il rapimento fu una illusione o una realtà? Giudicate voi!

DOPO L'ABDUCTION IL MISTERO
Dopo la terapia con il Dr. Simon, la coppia era apparentemente ristabilita e riprese una vita normale. Ma l'esperienza vissuta aveva lasciato il segno e, negli anni seguenti, gli Hill condussero una serie di esperimenti tesi a ristabilire un "contatto mentale" con i loro rapitori. Betty, in particolare, "sentiva" un supposto "legame telepatico" e così, il 26 e 27 luglio 1967, in compagnia di tre amici (uno scrittore, un fisico e uno "scienziato", l'identità dei quali non fu da loro rivelata) attesero gli UFO in un campo a poche miglia da Newton, New Hampshire. Non si presentò nessuno. Un fiasco dunque? Forse no. Quella stessa notte, a poche miglia di distanza, due testimoni osservarono davvero un UFO.
Rimasta vedova nel 1969, Betty registrò quindi una serie di fenomeni insoliti all'interno della propria abitazione. Si andava dallo spegnersi inspiegabile degli elettrodomestici alla misteriosa sparizione di una notevole quantità di ritagli (sulla esperienza condivisa con Barney nel 1961) posti all'interno di un contenitore sigillato.
Naturalmente nulla può farci escludere che ci si trovi di fronte a curiose coincidenze e che, forse, certi eventi da "casa stregata" siano riconducibili a cause fortuite. In questo scenario rientrano le frequenti "telefonate fantasma" (l'apparecchio suonava ma nessuno era poi all'altro capo del filo) e gli strani rumori senza causa apparente registrati in casa Hill.
Oggi, Betty sostiene di aver osservato varie volte degli UFO, indipendentemente dal suo "rapimento", e con lei i suoi genitori, le sue sorelle, suo fratello e i suoi nipoti. La Hill ha anche scattato una foto ad uno di tali oggetti su Portsmouth, New Hampshire, nel 1977.
Attualmente Betty ha scritto un libro ("A Common Sense Approach to UFO" - 1995), edito da lei stessa, che tende a fare il punto su un'esperienza che le ha cambiato la vita e che forse non si è ancora conclusa.

Sapero amici che l'avete trovata interessante questa è una foto dei coniugi Hill vi mando a tutti un forte abbtaccio e alla prossima.
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CITAZIONE (Actarus23 @ 19/9/2008, 21:02)
Ciao ragazzi, eccomi di nuovo con voi. Inanzitutto voglio ringraziarvi tutti quanti per i complementi grazie infinite. Voglio rispondere alla domanda di Great Mazinkaiser, mi dispiace che a Lucca non posso venire, a metà ottobre parto per New York perchè c'è una conferenza sull'ufologia, ma non preoccupatevi ragazzi anche da lì resteremo sempre in contatto. Voglio rispondere alla tua domanda Great Mazinkaiser e voglio parlarti dei continenti di Lemuria, Mu e Atlandide leggi bene che credo che la cosa la troverai interessante.

Pur partendo dalla considerazione che non si debba mai smettere di cercare la verità occorre ammettere che è difficile scrivere qualcosa su Atlantide data la moltitudine di opere presenti ed anche perchè questo continente non esiste più. E visto che noi atlantologi siamo sempre “pizzicati” sul fattore prove archeologiche voglio concentrare questa ricerca proprio sulle prove dei continenti scomparsi: esistono prove archeologiche (o comunque prove valide) sull’esistenza di Atlantide? E quali sono le fonti? Se Atlantide è esistita vi dovranno pur essere i resti da qualche parte. Vediamo quindi cosa hanno studiato archeologi, geologi, antropologi, storici e tutti coloro che si sono occupati di Atlantide.

Anche altri continenti sono sprofondati negli abissi marini per cui prenderò in considerazione anche Lemuria, un continente poco studiato ma ciò che è stato scritto su di esso è davvero interessante, nonché Mu, continente di un’importanza essenziale.

Atlantide: le prove storiche e archeologiche

La prima testimonianza storica su Atlantide è quella che ne dà Platone nel Crizia e nel Timeo, tramandata da suo zio Solone.

Innanzi a quella foce stretta che si chiama colonne d’Ercole, c’era un isola. E quest’isola era più grande della Libia e dell’Asia insieme, e da essa si poteva passare ad altre isole e da queste alla terraferma di fronte. [...] In tempi posteriori [...], essendo succeduti terremoti e cataclismi straordinari, nel volgere di un giorno e di una brutta notte [...] tutto in massa si sprofondò sotto terra, e l’isola Atlantide similmente ingoiata dal mare scomparve. […] Essendoci dunque stati molti e terribili cataclismi in questi novemila anni.[2]

Avvennero terribili terremoti e diluvi, trascorsi un solo giorno e una sola notte tremendi […] l’isola di Atlantide scomparve sprofondando nel mare.[3]

Alcuni studiosi si sono chiesti quanto sia attendibile questa testimonianza.

E’ possibile che Platone abbia inventato tutto o abbia modificato alcuni particolari?

Vediamo cosa ne pensano gli studiosi. Peter James e Nick Thorpe, autori di Terre perdute (1999), sostengono che nell’Atlantico non ci sono prove archeologiche di questo continente. Lo stesso Aristotele, che ha gettato le basi del pensiero razionale, non ha mai creduto a questa leggenda.

A sua volta Tony Maniscalco, autore de I superstiti di Atlantide[4](2008), parte dalle testimonianze di Platone senza escludere che nel Crizia e nel Timeo vi possano essere degli errori geografici, per giungere alla tesi che Atlantide si trovi in Algeria, sotto le sabbie del deserto.

Platone scrive che gli Atlantidei erano più evoluti della nostra razza e già nelle antiche tradizioni elleniche troviamo testimonianze che citano antiche civiltà evolute, successivamente scomparse. Al di là della scienza ufficiale sono state fatte molte scoperte e non si sa dove collocarle.

Gli aztechi sostenevano di venire da un luogo chiamato Aztlan (cioè Atlantide). Il prefisso atl in lingua messicana significa acqua e lo ritroviamo in molti nomi: Quetzalcoatl, Chichèn Iztlan (che in lingua maya significa salvati dalle acque).

I toltechi del Messico sostengono a loro volta di venire da Aztlan.

Sono molti gli intellettuali che hanno accettato l’idea di un continente perduto, ad esempio Plutarco, che lo chiamava Saturnia. Diodoro Siculo affermava che i fenici scoprirono una grande isola nell’Oceano Atlantico al di là delle colonne d’Ercole alla quale arrivarono dopo qualche giorno partendo dalle coste africane. Sembra che Atlantide, prima di divenire un’isola in seguito alle catastrofi subite (di cui il diluvio fu l’ultima) fosse un vasto continente che comprendeva anche l’attuale America. Non a caso si dice che i fenici furono uno dei primi popoli a conoscere l’America prima di Colombo.

Tornando al continente perduto, a Proco fu narrata da altri studiosi l’esistenza di un continente chiamato proprio Atlantide. Lo storico romano Timogeno asserisce che i Galli hanno una tradizione su Atlantide.

Elliot Scott, rifacendosi al testo Ancien America di Baldwin, ci dice che alcuni documenti ritrovati nell’America centrale (quindi Messico, Guatemala, ove erano stanziate popolazioni quali maya ed aztechi) testimoniano che il continente americano si estendeva molto più a largo dell’Oceano Atlantico e che quest’area fu poi distrutta da varie catastrofi[5]; la più importante è ricordata come diluvio universale e risalirebbe a 12.000 anni fa.

Possiamo confrontare questa teoria con una leggenda diffusa tra i Celti i quali sostengono che una parte della Gran Bretagna si estendeva a sua volta oltre l’Oceano Atlantico.

Non sono trascurabili, a mio parere, neanche i fenomeni che si verificano nel triangolo della Bermuda, che sembrano dipendere da una piramide sommersa che emana una forte energia.

Per quanto riguarda la geologia, Roberto Pinotti in Atlantide (2001) prende in considerazione una serie di elementi geologici interessanti[6]. Pinotti scrive:

Secondo le indicazioni di Platone l’Atlantide era un paese montagnoso. Di conseguenza nell’Oceano Atlantico dovrebbe esservi una vasta regione montagnosa immersa nell’acqua. Ed effettivamente le spedizioni oceanologiche del XIX e XX secolo hanno stabilito con certezza l’esistenza di un gigantesco sistema montagnoso che si estende da un circolo polare all’altro passando quasi al centro dell’Atlantico.[7]

Personalmente ritengo che ci siano testimonianze tali da poter credere che Atlantide fosse nell’Oceano o che comunque nell’Atlantico ci sia stato effettivamente un continente. Non si deve altresì escludere che sono stati ritrovati i resti di Atlantide nell’Algeria e nella Grecia ma si deve pur considerare che queste terre possono essere state colonizzate dagli atlantidei che come è stato tramandato avevano conquistato molti territori, tra cui l’Egitto. Quindi potrebbe anche essere che l’Algeria e la Grecia, così come l’Egitto, siano state delle colonie e non una parte reale del continente stesso.

In Tibet esiste un libro antichissimo appartenente alla casta sacerdotale e ritrovato solo ai primi del ‘900: Le stanze di Dzyan. Questo libro, di autore ignoto, descrive le ere dell’uomo in diverse umanità e tra le varie razze umane menziona anche la razza atlantidea. Esso è uno dei testi fondamentali della Società teosofica e vi derivò l’opera La dottrina segreta di H.P. Blavatsky. Fu la stessa Blavatsky a far conoscere al mondo il testo trovato in Tibet.

La civiltà atlantidea così come la nostra razza (chiamata razza aria), ha seguito un percorso di evoluzione-involuzione. Nella fase involutiva sono stati effettuati esperimenti su uomini e animali[8]. Prima della razza atlantidea vi è stata la razza lemure[9] che fu una razza sperimentale, cioè formata da una serie di animali-umani, degli esperimenti. Vorrei proporre una comparazione tra questa teoria riguardante la razza lemure e ciò che viene riportato nel Popol Vuh[10], libro sacro del popolo maya- quichè. Il Popol Vuh riporta, oltre alla storia del diluvio, la storia della creazione di manichini di legno, creati come esperimenti umani. Questi manichini sarebbero strati creati prima con l’argilla e poi, visto che con l’argilla si rovinavano, con il legno. Questi manichini però erano cattivi, senza cuore e iniziarono a cibarsi di animali e non onoravano mai gli dei, finché gli animali stessi li divorarono per vendicarsi[11] e fu mandato un diluvio per punirli. Si tratta di pure coincidenze o di scopiazzamenti? O si tratta di qualcosa realmente accaduto? Resta il fatto che la questione del cibarsi degli animali, considerata quasi come un peccato originale che condannò l’uomo alla sofferenza, è riportata anche nel testo di Elliot Scott Storia della Lemuria sommersa (1997), in cui l’autore scrive che l’antagonismo fra uomini ed animali fu il primo a svilupparsi[12].

Tornando alle testimonianze archeologiche, il geologo e archeologo Angelo Pitone ha rinvenuto in Sierra Leone un particolare tipo di pietra azzurra, chiamata Skystone. Questa pietra ha una conformazione particolare e si trova vicino a statuine di origine sconosciuta, degli gnomi deformi che la popolazione Kiui ritiene siano angerli caduti. La pietra è stata fatta analizzare in laboratorio ed è risultata di composizione strana, fatta di calcite, largite, portlandite, colorata artificialmente. Si ritiene che possa essere stata usata dagli atlantidei per la costruzione di edifici, non a caso gli atlantidei utilizzavano pietre particolari per la costruzione dei loro edifici, oltre all’argento e all’oro.[13]

Ad onta di chi sostiene che i resti archeologici di Atlantide non ci sono, si può affermare che i resti ci sono eccome, soprattutto nella zona di Cuba che sembra poter coincidere con il luogo della capitale:

A poche decina di miglia dalle coste della Florida, nella zona dei banchi corallini delle isole Bahamas, nel 1968 sono state scoperte al di sotto della superficie del mare lunghe muraglie o strade, formate da megaliti, assemblate con la stessa tecnica ad incastro presente in tutto il mondo. Oltre ciò, sono presenti cerchi di pietra megalitici uguali a quelli trovati in tutto il mondo, venendo ad essere così una parte di grande complesso sprofondato nell’oceano in seguito ad una catastrofe, complesso forse facente parte di Atlantide. Infatti, davanti alla penisola cubana di Guanahacabibes, sono state scoperte, in un’area di 20 chilometri quadrati del pavimento oceanico, delle immense strutture che formano un reticolato urbano che spicca sulla spianata di sabbia bianca, con i suoi muri ad angolo retto e le strade di collegamento tra gli edifici.

Tuttavia, rilevamenti radar e varie esplorazioni hanno evidenziato la presenza di resti sommersi di notevole interesse vicino le coste cubane, come se addirittura in quella zona ci fosse stata una capitale di un antico impero.[14]

La prova più importante, però, è data dal ritrovamento di piramidi sottomarine. In Archeologia misterica di Luc Bürgin, troviamo la testimonianza di molti ritrovamenti che non vengono divulgati dall’archeologia ufficiale per evitare di mettere in discussione tutto ciò a cui abbiamo creduto finora. C’è comunque da dire che oggi vanno aumentando sempre di più le persone colte che non si accontentano di un sapere prettamente accademico o convenzionale e che si stanno avvicinando altresì all’archeologia “proibita” e ad un nuovo modo di vedere la storia dell’umanità senza neanche “scandalizzarsi” più di tanto: l’umanità sta aprendo la propria mente a nuovi orizzonti.

Bürgin, oltre a divulgare le scoperte nei pressi di Okinawa (di cui parlerò nella sezione su Mu) ci parla anche del segreto di Rock Lake, un lago che si trova ad est di Madison (nel Wisconsin) e che ha sul fondale delle costruzioni piramidali e dei manufatti in pietra.[15]

Atlantide e il problema della sua localizzazione

Su dove sia Atlantide, sulla sua esatta ubicazione, è un mistero che ancora permane. C’è chi la pone in Sardegna, chi in Inghilterra, chi nell’Oceano Atlantico, chi in Algeria. Sembrerebbe Atlantide più un insieme di terre che una singola isola inabissatasi nel mare. Da quanto detto finora si evince che la localizzazione di Atlantide è un problema complesso che si evidenzia in quanto questo continente ha subìto diverse catastrofi, quindi può aver occupato territori più o meno ampi, nonché può aver conquistato altri territori.

In primis bisogna ricordare che Atlantide, secondo vari studiosi, possedeva sette isole che corrispondevano alle sette stelle delle Pleiadi, costellazione con cui gli atlantidei sembravano essere in contatto. Non è però possibile dare una precisa localizzazione temporale alla presenza di suddette isole, cioè non è chiaro se esse fossero presenti prima o dopo le varie catastrofi. Platone dice che Atlantide affondò in un sol giorno e in una sola notte ma l’isola a cui si riferisce il filosofo greco era già ciò che restava di un continente più vasto, precedentemente distrutto o sommerso.

Il paradigma dominante sostiene che Atlantide si trovasse nell’Atlantico ma sembra vi siano valide motivazioni per accettare ulteriori teorie. In realtà Atlantide non è l’unico luogo scomparso perciò quando avviene un ritrovamento bisogna cercare di capire a quale continente possa essere appartenuto, ad esempio le costruzioni dell’Isola di Pasqua molto probabilmente sono di Lemuria (e non di Atlantide), visto che l’area dell’Australia era occupata dai lemuri[16] che a quanto pare erano dei giganti.

La maggior parte dei testi su Atlantide tendono ad avallare la tesi secondo la quale nell’Atlantico ci sia stato questo continente. Elliot Scott cita il seguente passo dello studioso Starkie Gardner:

nel periodo eocenico le isole britanniche facevano parte di una grande isola o meglio di un continente che si estendeva nell’Atlantico; è certo che una grande regione continentale esisteva allora ove attualmente si trovano il mare e la Cornovaglia, le isole Scilly e quelle della Manica; l’Irlanda e la Gran Bretagna stessa sono vertici delle sommità più elevate.[17]

Effettivamente se consideriamo la cultura molto elevata dei Celti, che abitavano proprio nell’Irlanda e nel nord della Francia, possiamo pensare che forse la teoria di Gardner non sia proprio pura fantasia. Non a caso i Celti stessi sostenevano di venire da una terra sommersa nell’Oceano Atlantico, la mitica Avalon[18], su cui sono stati scritti tantissimi libri.

Elliot Scott ci informa che, tramite un’indagine, fu scoperto che nel mezzo dell’Oceano Atlantico esiste una vera e propria catena montuosa[19]- le cui cime formano le Azzorre, San Paolo, Ascensione, la stessa Islanda, Sant’Elena, e Tristan d’Acunha- coperta di detriti vulcanici e questi detriti arriverebbero fino alle coste americane.

La catena in questione, a cui ho accennato anche prima citando Pinotti, è la dorsale medio atlantica ed è formata prevalentemente da rocce basaltiche. Secondo i geologi questa catena sottomarina risalirebbe a decine di milioni di anni fa. Il prof. di geologia Martinis, che si occupa proprio di Atlantide, la fa risalire addirittura a 135 milioni di anni fa. Egli però, nonostante la sua passione per il continente perduto, dichiara che nell’oceano Atlantico non c’é nessuna Atlantide e anche James e Thorpe dichiarano che non esistono affatto resti archeologici di essa. Su una linea opposta si pongono invece studiosi come Jirov e Heezen, che nonostante l’assenza (assenza forse solo apparente) di resti archeologici, non escludono l’esistenza del continente. Heezen affermò che:

vi sono molti elementi che dimostrano come in determinati momenti della loro esistenza queste catene uscirono alla superficie degli oceani formando vaste zone di terraferma, valutabili, per la loro vastità, alla stregua di veri e propri continenti. Evidentemente una parte di tali catene è esistita in superficie persino nel periodo post glaciale. Al di là di ogni tradizione, dunque, l’esistenza di queste catene e altopiani montani inabissati induce in effetti a pensare alla precedente esistenza di continenti perduti: Atlantide nell’Atlantico, Mu nell’Oceano Pacifico e Lemuria nel Pacifico.[20]

Molti studiosi sono ormai del parere che le masse d’acqua oceaniche si spostano per svariate cause, sommergendo alcune terre e facendone emergere di nuove. Tutto ciò porterebbe a non escludere che vi sia stato un continente in un remoto periodo dell’umanità e oggi sono tantissimi gli studiosi che sostengono questa teoria: Colin Wilson, Charles Hapgood, Graham Hancock sono solo alcuni nomi di studiosi che si sono dedicati all’argomento con molta serietà. Il problema dei resti sommersi difficili da trovare e da datare, nonché dell’eccessivo lasso di tempo trascorso tra la fine della civiltà atlantidea e la nostra razza, hanno portato la maggior parte degli studiosi a rinunciare allo studio di Atlantide. Effettivamente le difficoltà ci sono e non sono poche. Si cerca di addurre teorie più o meno valide, basandosi su studi o su ricerche sul campo.

Un altro punto su cui si sono soffermati a riflettere molti studiosi è il mistero del triangolo delle Bermuda. Si sostiene che in quest’area vi sia una potente energia che “risucchi” aerei e navi che passano di lì. Si ritiene che questa potente forza sia causata da una piramide atlantidea che continua a canalizzare la sua energia dal profondo dell’Oceano causando misteriose correnti.

Una delle teorie più diffuse sostiene che le piramidi egizie e la civiltà egizia in generale appartengano alla tradizione atlantidea e che quindi l’Egitto possa essere stato la vera Atlantide. Su questo non tutti sono d’accordo.

Quando si evidenziano analogie tra varie parti del mondo, prima di considerare che il continente Atlantide si estendesse per chissà quanti chilometri, bisogna ricordare che gli Atlantidei avevano altresì colonizzato molti paesi. L’Egitto sicuramente non faceva parte di Atlantide ma è probabile che gli Atlantidei l’abbiano visitato o colonizzato e costruito lì alcune opere come la Sfinge.

James e Thorpe dichiarano infatti che l’affinità ipotizzata da molti atlantologi secondo i quali le piramidi egizie e quelle americane (dei maya) siano opera dello stesso popolo è vacillante in quanto le datazioni sono diverse: quelle egizie sono del 2700 a.C., quelle americane arrivano fino al 1487 d.C e le più antiche piramidi americane furono create nei primi secoli prima di Cristo. Quindi se ci vogliamo basare sulle piramidi stesse si dovrebbe escludere un’origine comune però non si deve scartare l’ipotesi che questi due popoli possano avere avuto rapporti. Gli egizi potrebbero aver ereditato dagli atlantidei la conoscenza per costruire le piramidi.

Resta in dubbio, comunque, l’origine della Sfinge. La Sfinge di Giza è scolpita direttamente nella roccia. La datazione ufficiale la fa risalire al periodo del faraone Chefren (2500 a.C., epoca delle due piramidi) ma si è scoperto che quest’opera è più antica almeno di diecimila anni, periodo in cui nel Nord Africa vi era un clima molto più piovoso dell’attuale. La Sfinge è stata fatta risalire al periodo di Chefren perché vi è una lapide dedicata a lui ma il monumento è troppo eroso e, considerato il manto sabbioso dell’Egitto e considerato altresì che il clima in Egitto negli ultimi cinque-seimila anni è stato molto secco, è troppo strano che l’erosione sia così accentuata, se non retrodatandone l’origine. Così il geologo Robert Schoch, il geofisico Thomas L. Dobecky e un’équipe composta da un oceanologo, un architetto e altri due geologi hanno scoperto che l’erosione era dovuta all’acqua, quindi alla pioggia del Nord Africa di diecimila anni fa. Chi ha costruito la Sfinge più di diecimila ani fa?

Elliot Scott ci dice che 80.000 anni fa esistevano già le prime due grandi piramidi (Chefren e Micerino, quindi per Elliot Scott le due piramidi sono di gran lunga antecedenti l’epoca in cui le colloca la scienza ufficiale) ed esse sarebbero sopravvissute ad una catastrofe, verificatasi appunto in quel periodo e dopo la quale fu costruito il tempio di Karnak. Ad ogni modo Elliot Scott ritiene che un gruppo di atlantidei (precisamente una Loggia bianca di iniziati) migrò in Egitto 400.000 anni fa, quando questo territorio era ancora poco popolato nonché isolato[21]. Non bisogna dimenticare, poi, che egizi e americani avevano abitudini simili quindi l’idea di una colonizzazione o comunque di una migrazione è piuttosto verosimile. Resta però da capire perché la civiltà egizia sia iniziata solo intorno al 3000 a. C. se la Sfinge fu eretta già nell’ 8000 a.C. Forse il popolo egizio era già esistente, o forse si trattava di un altro popolo, diverso da quello che noi conosciamo come egizio.

I misteri della Spagna e la mappa di Ecateo

Una lingua inspiegabile per i linguisti è la lingua dei baschi. I baschi, pur trovandosi a metà tra la Spagna e la Francia parlano una lingua particolare che è molto simile alla lingua maya.[22] Nessuno è mai riuscito a capire che tipo di origine abbia questa lingua.

Un altro sito interessante che troviamo in Spagna è Tartesso[23], un’antica città di cui troviamo menzione nell’antica Bibbia, precisamente nel Primo libro dei Re (10,22). Nella Bibbia leggiamo che il re Salomone commerciava a Tartesso e che questa città si trovava nei pressi del fiume Guadalquivir. Si sarebbe trattato di una città molto ricca, acculturata e con una lingua non appartenente a nessun tipo di ceppo linguistico iberico:

Dalle ricerche linguistiche sembra probabile che vi si parlasse una particolare lingua, il cosiddetto tartessico di cui esiste traccia letteraria. Il tartessico, sorprendentemente, non risulta imparentato con il basco, con l’iberico e con il lusitano (quest’ultimo sicuramente indoeuropeo), che sono le altre famiglie linguistiche della Iberia precedenti all’arrivo dei Celti. C’è incertezza se farne una famiglia linguistica separata o tentare di inserirlo nelle esistenti famiglie linguistiche.
Il tartessico in effetti mostra qualche somiglianza con le lingue indoeuropee anatoliche (quali l’ittita e il luvio) come anche l’etrusco e questo rafforzerebbe la tesi, a suo tempo proposta, che i fondatori della città fossero i cosiddetti Teres dei Popoli del mare.[24]

A pag. 58 di Atlantide e il mistero dei continenti scomparsi (2006) viene riportata l’immagine della mappa di Ecateo[25] (V secolo a.C.), in cui compare la città di Tartesso a sud della penisola iberica.[26] Ecateo, di origine greca, era uno scrittore di testi storici e geografici. Gli storici ritengono che Tartesso sia stata distrutta dai cartaginesi nel 500. a.C. ma c’è anche chi ritiene che questa città sia sprofondata sotto il livello del mare[27]. In realtà ciò che più mi colpisce della mappa di Ecateo è la segnalazione, all’estremo nord dell’Europa (l’Europa nella mappa comprende anche parte dell’Asia) della popolazione iperborea. Nel V secolo a.C. si conosceva la popolazione iperborea, di cui si ha traccia ne Le Stanze di Dzyan[28]. Questo antico testo, summenzionato, ritiene che la razza iperborea occupasse proprio l’Asia del Nord (quindi la sua localizzazione nella mappa è esatta perché si ritiene che la popolazione iperborea venisse appunto dal nord) e si tratterebbe della seconda razza umana apparsa sulla Terra. Gli antichi greci chiamavo iperboreo il dio Apollo e sostenevano che lui si recasse ogni anno nell’Asia del Nord.[29] Iperborea significa al di là della Borea. La razza iperborea, secondo la scuola teosofica, era una razza non fisica, formata di sola energia. Anche gli atlantidei, almeno nella prima fase della loro vita, erano formati prevalentemente da energia. Non è possibile però sostenere quanto tempo passi tra una razza e l’altra (ad esempio tra la lemure e l’atlantidea) anche perché quando si parla di tutto ciò che è accaduto prima del diluvio universale bisogna tener conto di un fattore molto importante: il tempo era inserito in un paradigma diverso, cioè non era necessariamente lineare come il nostro. La stessa scienza riconosce che il tempo è un prodotto della nostra coscienza, basti pensare a quando sogniamo: un sogno lunghissimo riusciamo a farlo anche in pochi minuti di sonno. Anche la coscienza dell’uomo era diversa. E se la razza iperborea è stata la seconda razza -Le stanze di Dzyan parlano di cinque razze umane, di cui la razza iperborea è la seconda, la lemure è la terza, quella atlantidea la quarta e la nostra la quinta; la prima razza sarebbe una razza di esseri divini che abitano nella Terra sacra imperitura sorvegliata dalla Stella polare, quella che gli indù chiamano Svita Dvipa- dobbiamo pensare che questi iperborei erano sicuramente molto diversi da noi.

Lemuria: un laboratorio di umanità o una civiltà avanzata?

I Commentari a Le stanze di Dzyan narrano che Lemuria era il terzo continente. Questo nome fu coniato da M.P.L. Sclater sulla base di ricerche zoologiche: trovando esemplari di scimmie chiamate lemuri in Madagascar decise di denominare Lemuria questo continente ma c’è anche chi sostiene che il termine Lemuria possa essere associato al termine lemuri che in antico romano significava fantasmi.

Generalmente si ritiene che Lemuria sia antecedente ad Atlantide e che sia stata una civiltà avanzata. Questo continente partiva dal Madagascar per giungere fino all’Australia. Il Madagascar è infatti noto per la diversità della flora e della fauna rispetto al resto dell’Africa. Stando alle teorie di Elliot Scott la popolazione lemure era tutt’altro che avanzata, anzi, non era neanche molto umana, tuttavia i lemuri erano dotati di una certa cultura.

La Lemuria poteva quindi essere un’isola su cui si sperimentavano gli uomini, non a caso alcuni studiosi ritengono che gli uomini primitivi siano “esperimenti mal riusciti” allo scopo di creare una razza umana e che noi non siamo scimmie evolute, bensì le scimmie sarebbero umani mal riusciti o involuti.

Elliot Scott ci dice che i lemuri erano giganti e anche gli atlantidei lo erano.

Molto probabilmente, quindi, furono i lemuri a costruire le statue dell’isola di Pasqua e se così è stato significa che malgrado le sembianze animali una certa intelligenza e capacità era posseduta da questi individui[1]. Lemuria sarebbe poi sprofondata ma una parte di essa si salvò e questa parte contribuì alla formazione di Mu. L’esistenza di Lemuria è stata generalmente accettata:

Poiché la teoria di Lemuria guadagnò una certa importanza, cominciò ad apparire nel lavoro di altri scienziati quali Ernst Haeckel, un tassonomista tedesco che propose Lemuria come la spiegazione all’’’anello mancante”. I fossili di questo non si sarebbero potuti trovare perché sepolti in fondo al mare.

La teoria di Lemuria scomparve con l’apparire della teoria della tettonica a placche.[2]

L’ipotesi dell’esistenza di Mu non ebbe la stessa risonanza. Infatti nei Commentari a Le stanze di Dzyan, a Lemuria succede Atlantide, non Mu. Ciò può essere dovuto al fatto che i due continenti sono stati contemporanei. Infatti quando Atlantide si trovava nell’Atlantico, Mu era nel Pacifico ma stranamente nessuno la menziona.

Il continente madre: Mu

Il “mito” di Mu nasce a fine ‘800 con il colonnello Churchward (1852-1936), di origine britannica. Il colonnello, lasciata la sua carriera lavorativa, si recò in India nel 1870 e strinse amicizia con un sacerdote indiano. Entrambi erano appassionati di archeologia, così il sacerdote mostrò a Churchward delle tavolette antiche che parlavano dell’origine dell’umanità. Secondo il sacerdote queste tavolette erano sacre poiché erano state scritte dai Naacal, ovvero dai “Sacri fratelli”che venivano da un continente madre in Asia sudorientale.

Il sacerdote e l’ex colonnello tradussero tutte le tavolette e scoprirono che esse parlavano della creazione del mondo e dell’origine dell’uomo, il quale sarebbe comparso per la prima volta sul continente Mu. Dopo alcuni anni il professore e ricercatore William Niven scoprì in Messico, durante gli scavi, 2.600 tavolette che facevano riferimento a Mu.

Così Churchward, dopo aver tradotto le tavolette e aver viaggiato per trovare altri elementi validi ad avallare la sua ipotesi dell’esistenza di questo continente, tracciò la seguente storia di Mu.

Mu si trovava nell’Oceano Pacifico ed era abitata da diverse tribù governate da un re detto Ra-Mu. In Terre perdute (1999) si legge che il nome Mu deriva da regina Moo[3] che era la regina di Atlantide ma questo nome potrebbe avere anche altre origini. Il regno di Mu veniva chiamato Impero del Sole infatti i suoi abitanti (i “muani”) adoravano una divinità che venne denominata Ra il Sole, in quanto non ci si poteva riferire ad essa con il suo vero nome. Mu era popolata prevalentemente dalla razza bianca (e ciò spiegherebbe perché in America vi sono molte raffigurazioni di gente bianca, già da prima della scoperta dell’America). I muani portarono scienza, religione e commercio in tutto il mondo. Anche Mu aveva delle colonie tra cui l’impero di Mayax in America, l’impero Uighur in Asia centrale e Est europeo e regno dei Naga in Asia meridionale[4]. Mu ebbe una prima catastrofe causata da vulcani e maremoti, durante il periodo di massimo splendore. Questa catastrofe interessò la parte meridionale del continente. In seguito il continente si inabissò definitivamente 13.000 anni fa. Sopravvissero solo poche persone.

Sprofondò prima Mu e poi Atlantide (quest’ultima si inabissò 12.000 anni fa)[5].

Il continente Mu sembra essere il più importante di tutti poiché è “il continente madre” e fu coevo di Atlantide: nello stesso periodo Atlantide regnava nell’Atlantico e Mu nel Pacifico ed erano entrambe due civiltà avanzatissime che comunicavano. Tuttavia Mu non è nota come lo è Atlantide, forse perché non vi sono stati filosofi (come per Atlantide di cui ci parlò Platone) a tramandarne l’esistenza e, stranamente, non ve ne è menzione neanche ne Le stanze di Dzyan.

Tuttavia per Mu abbiamo resti archeologici validi e credo che questo sia di fondamentale importanza. Nel 1997 nei pressi dell’isola di Yonaguni (area di Okinawa) nel mar della Cina, tra Formosa e il Giappone, sono stati scoperti resti archeologici molto importanti tra cui monumenti a terrazze, appartenente ad una civiltà sprofondata nel Pacifico di cui non si ha traccia nei libri di storia ufficiali. Il resoconto di questa scoperta lo troviamo in Civiltà sommerse (2002) di Graham Hancock

I resti appartenevano ad un periodo che oscilla tra 4000 a 8000 anni fa ma alcuni studiosi ritengono che risalgano addirittura a 15.000 anni fa.

L’esistenza di una civiltà così evoluta spiegherebbe anche perché la Cina, fin dai tempi antichissimi, era così avanzata dal punto di vista tecnologico. I primi cinesi, nei tempi arcaici, possedevano addirittura un sismografo, costruito con un vaso e un sistema di leve. I cinesi inventarono la carta, avevano grandi conoscenze mediche, inventarono la bussola… tutto ciò in tempi molto antichi, non a caso i cinesi ci hanno sempre stupito per le loro ingegnose invenzioni e oggi possiamo ipotizzare che queste conoscenze possano derivare dalla cultura di Mu.

Il resoconto dettagliato di questa scoperta si trova in Civiltà sommerse (2002) di G. Hancock, il quale ha corredato la ricerca con fotografie di questi resti. I geologi che si sono immersi a Yonaguni sono tre: Masaaki Kimura, Robert Schoch (già summenzionato per le ricerche sulla Sfinge) e Wolf Wichmann e per quanto ne sa l’autore si tratta degli unici geologi che sono scesi a quelle profondità. Questi tre geologi non hanno un’opinione condivisa. Kimura con i suoi allievi ha effettuato centinaia di immersioni e sostiene che si tratta senza dubbio di opere di origine umana e sostiene altresì che in alcuni punti sono stati ritrovati fori prodotti da strumenti simili a punteruoli. La descrizione di ciò che ha visto Kimura (una specie di sentiero pavimentato con pietre che collega le principali zone della struttura; tracce di scavi che fanno pensare a riparazioni [6]ecc.) lasciano intendere palesemente che si tratta dei resti di una civiltà. Lo stesso Kimura ritiene che questi resti appartenevano ad una civiltà avanzata.

Schoch (che si è immerso insieme allo stesso autore) invece non ha preso una posizione chiara in merito alla natura di questo monumento sommerso, ha sostenuto sia che potesse trattarsi di un monumento naturale sia che potesse essere di origine umana con fini astronomici in quanto si trova sul tropico del Cancro.

Il geologo Wichmann ha effettuato tre spedizioni e sostiene che si tratti di un’opera naturale. Kimura però ritiene che anche se dovesse essere di origine naturale, questo tipo di topografia sarebbe troppo difficile da spiegare.

L’unico archeologo che si è immerso a Yonaguni è Sundaresh che considera il monumento di origine umana.[7]

Molto probabilmente questi studiosi hanno trovato gli antichi resti di Mu. Non a caso anche in Cina esistono molte piramidi a terrazze[8].

Per quanto riguarda la storia di questo continente scomparso nel Pacifico e altre prove che dimostrano la sua esistenza, Domenico Pasquariello, autore di Grande inchiesta su Atlantide scrive:

La civiltà di Mu, oltre che dominare l’Asia, estese il suo dominio anche nell’America. Infatti non si contano le raffigurazioni, le leggende e le tradizioni degli antichi popoli mesoamericani che parlano di uomini bianchi dalle lunghe barbe e dalle ampie vesti, dotati inoltre di una avanzata tecnologia, i quali vennero in America dalla zona dell’Asia/Oceania (dove un tempo si trovava Mu) per insegnare ai nativi le arti e le scienze.

Anche steli Maya riportano una migrazione da una terra nel Pacifico al Sud America e quasi sicuramente ci si riferisce alla terra di Mu che era situata ad ovest del Sud America.

Studiosi come il geologo William Niven hanno individuato nei siti messicani di Texcoco e di Haluepantla i resti di città vecchie di 50 mila anni. Si tratta di tre città edificate l’una sull’altra che hanno tra loro resti evidenti di un diluvio e di eruzioni vulcaniche. In questi siti sono state trovate innumerevoli statuette che raffigurano uomini con i lineamenti dell’Asia meridionale e con atteggiamenti tipicamente orientali. Questi luoghi dovrebbero essere i principali siti dove si stabilirono gli uomini provenienti da Mu, siti che si trovano sepolti ad una media di nove metri sotto il terreno messicano.

Nel 1997 sono stati scoperti nelle acque dell’isola Yonaguni i resti di una antica civiltà scomparsa, quasi sicuramente l’antica civiltà di Mu. Sono i resti di una civiltà vissuta tra il 15 mila e il 10 mila a.C. e sono posti a 25 metri sotto il livello del mare al largo del Mar della Cina, nello stretto che collega il Giappone a Formosa. Si tratta di costruzioni di enormi dimensioni: quella principale è grande quanto la piramide di Cheope ed è simile alle grandiose piramidi a gradoni del medio oriente (Ziggurat). Nel complesso, le rovine si legano a quelle precolombiane e a quelle egiziane.

Ad Aguni (a nord di Yonaguni) c’è un muro gigantesco, mentre a Kerama c’è un edificio circolare, il tutto collegato da una strada.

I megaliti e le costruzioni di blocchi monolitici e giganteschi con la tecnica ad incastro sono diffuse in Sud-America, in Egitto, in Libano, in Israele, in Giappone, nel Centro-America, in Inghilterra, in Francia, ecc., come se fossero stati ereditati da una civiltà antidiluviana.[9]

Conclusione

Concludo questa ricerca con una citazione di Bürgin:

Tanto per fare un esempio, come è andata a finire una “candela d’accensione” in una pietra vecchia di 500.000 anni? Come si spiegano le impronte di perforazioni perfette in blocchi di pietra che risalgono all’Egitto dei faraoni? Laddove la scienza convenzionale non riesce a trovare spiegazioni bisogna prendere in considerazione ipotesi alternative.[10]

I resti delle antiche civiltà, progredite tanto quanto noi, o forse molto più di noi, ci sono. Basta volerle vedere. E con questo è tutto ragazzi vi mando un forte abbraccio.

 
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view post Posted on 5/9/2010, 21:37     +1   -1
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