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5th FORUM CONTEST - Grande Blu Fan Fiction

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icon11  view post Posted on 26/7/2009, 09:35     +1   -1
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5TH GONAGAINET CONTEST


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CITAZIONE

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GRANDE BLU

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Tenebrae


Dedicato ad Al_Hard e Icarius

“Tu chi sei?” chiese il ragazzino alla sconosciuta al suo capezzale.
“Ciao, Hiroshi … Sono un’amica del tuo papà … Mi ha detto lui di vegliarti durante la sua assenza … Come stai?”
“Ho sete …”
La donna versò dalla caraffa termica che era sul comodino liquido sufficiente a riempire a metà il bicchiere. Poi lo aiutò a bere. L’acqua era fresca, e aveva un leggero sapore di frutta.
Mentre beveva Hiroshi Shiba, scrutò attentamente la sconosciuta, scostò il bicchiere dalla bocca e disse a bruciapelo:
“Tu non sei giapponese.”
“No. Vuoi vedere dove si trova il mio paese?”
“Sì …”
“Allora ti rimetto giù e ti faccio vedere, dove si trova …”.
“Sì ...”
“Bene. Torno subito”.
Dopo alcuni minuti la sconosciuta tornò, tenendo in mano un mappamondo. Sedette sul letto accanto a lui e appoggiò la base della sfera sul ginocchio e gli fece compiere un mezzo giro.
“Ecco, qui.”
Indicando il luogo con l’unghia, avvicinò la sfera abbastanza perché Hiroshi potesse leggere senza muovere la testa.
Il dito indicava la parola “Roma”
“Sei Italiana?”
“No, io sono Romana”
“Ma i romani sono Italiani.”
“Non io.”
“Come ti chiami?”
“Tenebrae”
“Te- né?!”
“Tenebrae.”
Un forte prurito distolse l’attenzione di Hiroshi, che incominciò a grattarsi il torace, in prossimità del cuore. La sconosciuta gli prese la mano, ed egli notò che era poco più grande della sua.
“Non grattarti, so che ti da fastidio.”
La donna lo guardò dritto negli occhi. Hiroshi ebbe la netta sensazione che quegli occhi non erano comuni, anche se non avrebbe saputo spiegare cosa li rendeva insoliti.
“Adesso dovresti dormire”
Mentre parlava, la sconosciuta gli aveva dato un bacio sulla fronte.
Lui non voleva dormire, ma non riusciva a tenere gli occhi aperti … Scivolò nel sonno senza accorgersi che qualcuno era entrato nella stanza. Tenebrae alzò il dito indice, e il nuovo venuto rimase immobile.
Misi a fuoco e scrutai. La minuscola campana inserita nel petto di Hiroshi pulsava normalmente, e come nelle mie iridi comparve un bagliore dorato, la pulsazione seguì l’accendersi dei miei occhi.
Come ebbi finito mi voltai verso la porta, e il bagliore dorato iniziò a spegnersi. Uscii dalla stanza, ed egli mi seguì.
“Mi scusi, Senjiro, non potevo essere interrotta. Buongiorno!” dissi inchinandomi.
“Tenebrae-sama…” Senjiro Shiba s’inchinò a sua volta.
“Volevate un aggiornamento sulle condizioni di Hiroshi?”
Il professore non poté fare a meno di sussultare. Anche se sapeva che ero telepatica, la mia capacità di leggere nella mente lo sorprendeva sempre. Proseguii, facendo finta di nulla.
“La dōtaku sta agendo su Hiroshi come previsto. La miniaturizzazione era corretta, ed il thorn da me inserito al suo interno la rende stabile …”
“Il misterioso thorn …”
“Senjiro … non siate scettico.” dissi assumendo un’aria di scherzoso rimprovero.
“Quella ‘spina’ magica è essenziale. Per fortuna, la dōtaku è a percussione, non a batacchio. Il thorn all’interno permette di confinare e rafforzare, creando una zona d’equilibrio”
“Confinare?”
“Conosce le iscrizioni. Su un lato della campana c’è l’incantesimo oscuro, volto a riportare sulla terra un’antica calamità. Sull’altro c’è l’incantesimo che protegge il predestinato a sconfiggerla.”
Senjiro Shiba si rabbuiò.
“In sintesi questa spina magica permette di rinforzare l’incantesimo che rende Hiroshi invulnerabile, e allo stesso tempo confina e rende debole l’incantesimo maligno.”
“Perché era necessario fosse Hiroshi?” Mi chiese improvvisamente.
“Alla caletta fra quattro giorni. Le spiegherò tutto nei minimi dettagli. Ma prima ho dei preparativi da fare.”
Il professore s’inchinò, io ricambiai l’inchino e mi diressi verso l’uscita di quella che un giorno sarebbe stata un’ala della Base Antiatomica.

“Ma chi si crede di essere, quella straniera! E poi, perché tutti quanti la trattano con tanto riguardo? Ah, ma io …”
Potevo sentire i pensieri ostili di Miwa Uzuki ancor prima di uscire dalla porta. Scrutai, mettendo a fuoco … Eccola là, fuori, dietro un cespuglio, in attesa di sorprendermi …
Uscii, e mi diressi al cespuglio.
“Buongiorno, Miwa, sapevo che l’avrei trovata qui. Volevo chiederle se domani, dopo la scuola, verrà da Hiroshi con me. Ho cose molto importanti da dirvi.
Miwa era sbalordita.
“Bene, ci conto.”

A passo svelto mi diressi verso uno stagno, mi fermai sulla riva e feci una serie di profondi respiri. Improvvisamente una piccola mano e il suo avambraccio emersero dall’acqua. Trattenni il fiato, raggiunsi quella mano e la afferrai, ed essa mi trascinò sott’acqua.
Riemersi in un altro stagno, la mano stretta in quella di un ragazzino dai capelli neri e dagli occhi scuri attenti ed indagatori.
“Sei lenta”, mi disse.
“Rispetto a te, Tetsuya, sicuramente”, replicai.
“Ma ora va a cercare un posto comodo dove sederci. Io torno subito.”
Vicino allo stagno c’erano alcuni alberi. Mi diressi in quella direzione, pronunciando un incantesimo in una lingua ormai morta. Scomparii alla vista, per riapparire qualche metro dietro una bella bambina dalla pelle scura, che nascosta dietro ad uno degli alberi, spiava ogni movimento di Tetsuya.
“Chissà chi è quella signora … Perché è uscita dallo stagno? Tetsuya sembra conoscerla …”
I pensieri di Jun erano un misto di riserbo e curiosità, ma neutri. Bene, così avevo solo una ragazzina ostile da affrontare.
“ Jun …” La chiamai, mentre mi avvicinavo.
“Vieni a sederti con Tetsuya vicino a me. Mangerete la frutta ed io vi racconterò una storia vera.”
Le presi la mano, e raggiungemmo Tetsuya sul prato assolato.
“Ma cosa ci fa Jun qui? Uffa, ma quanto sono curiose le femmine … Io non ce la voglio, l’ho incontrata io Tenebrae, non lei …”
In quel momento, Tetsuya non era troppo ben disposto verso Jun … Fino a un attimo prima si era sentito speciale, e non voleva dividere quella sensazione con nessuno.
“Tetsuya, c’è un grande segreto che devo rivelarvi e aspetta solo voi due.”
La prospettiva di un segreto sembrò distrarlo e il dono di una ciotola colma di frutta contribuì a cambiare il suo umore. Quando Jun si sedette accanto a lui, non protestò. Diedi anche a lei una ciotola di frutta, e con un’occhiataccia fermai Tetsuya che stava pensando di servirsi …
“Siete comodi? Molto bene … Per raccontarvi la mia storia, devo parlarvi di un mio antenato, Tiberius Quintilius Eulogius, nato all’epoca in cui Roma era ancora un villaggio, ma dalle grandi ambizioni. Non era un uomo forte, ma di buon intelletto, e soprattutto aveva una sorta di sesto senso per la magia …”
“Sesto senso per la magia? Cos’è?” chiese Jun.
“Non lo sai? ” ribatté Tetsuya con aria superiore, poi si volse verso di me:
“Già, cos’è il sesto senso per la magia?”
Sorrisi alla sua bravata.
“Il sesto senso per la magia è la dote che ti fa capire quando un popolo o una persona ha grandi capacità magiche. Soprattutto ti fa capire quando forze malvagie si addensano su questo mondo.
Il mio antenato sapeva che una società ancora giovane come quella romana non avrebbe mai potuto fronteggiare minacce oscure, quindi si recò presso gli Etruschi, popolo dalla civiltà raffinata, la cui storia e origini erano avvolte nel mistero.
Ben presto scoprì che era nel giusto. Gli Etruschi erano maestri nella magia delle vie misteriose della terra. Visse per molti anni a Veio, dove sposò una sacerdotessa d’alto rango, che era anche una veggente dai grandi poteri. Allora stabilì due regole ferree, che impose a tutta la sua discendenza: un solo erede maschio, che avrebbe portato il nome di famiglia Tiberius Quintilius, e la prima femmina, a meno che fra le sorelle non ci fossero maghe di talento, votata allo studio della magia.
Da quel momento, la capacità di prevedere il futuro con assoluta precisione fu un tratto distintivo della nostra famiglia, e ci permise di evitare, nel tempo, tutti gli effetti dannosi dell’espansione di Roma, conservando al contempo il favore di chi era al potere.
L’espansione di Roma creava continue vittime, e noi prestavamo aiuto a chiunque. Non importava se proveniva dalle terre che ogni giorno cadevano sotto il dominio romano, o da terre lontane, già schiavo. Acquistavamo gli schiavi per affrancarli. Questo ci rese benvoluti ovunque, e favorì i matrimoni con maghi stranieri, che unirono così la loro magia alla nostra.
Fra questi c’era Agelada, greco, venduto al mercato di Rhegion da bambino, comprato dal mio trisnonno tramite un amico. Agelada aveva un grande segreto, che purtroppo non poteva rivelare a nessuno. Il mio trisnonno e la mia trisnonna lo trattarono come un figlio, senza mai chiedere nulla. Divenne il miglior amico del mio bisnonno, fu liberto, cittadino romano e sposò la prozia maggiore. Purtroppo non ebbero figli, ma il mio bisnonno li fece amare dai propri come dei secondi genitori. E fu a mio nonno e alle sue sorelle che egli confidò il grande segreto …
Ora si è fatto tardi, e i segreti richiedono tempo e attenzione. Saprete tutto domani.”

I bambini si erano appena allontanati, quando una figura emerse dall’ombra. Mi fece un lieve inchino, che io ricambiai.
“Buonasera, Tenebrae-sama” disse.
“Buonasera, professor Kabuto”
“Sono arrivato troppo presto?”
“Affatto. Hai trovato un luogo sicuro dove parlare?”
“Vieni.”
Mi condusse alla sua auto e viaggiammo in silenzio.
Avvertivo una grande esaltazione nei suoi pensieri. Come un bambino che ha portato a termine un compito difficile ed è ansioso di ricevere le lodi dalla maestra.
Quando arrivammo, mi chiese:
“Cosa ne pensi?”
La luna si specchiava sull’oceano Pacifico, e appollaiata sulla costa, vicinissima allo strapiombo, si poteva vedere l’abbozzo di quella che un giorno sarebbe stata la Fortezza della Scienza.
“Ben fatto, Kenzo. Ottima scelta”
Una nube oscurò la luna, e mentre mi apriva la portiera Kenzo Kabuto si concesse un sorriso di soddisfazione, certo di non essere visto.
Mi condusse all’interno. Che buffo … Conoscevo Kenzo fin da bambino, eppure anche lui, come Senjiro Shiba dimenticava sempre la mia telepatia …
Entrammo in una stanza che conteneva solo due poltrone, l’una di fronte all’altra, collocate accanto ad un’ampia vetrata con vista sul mare.
“Bene, zia Tenebrae …” Mi guardò con l’aria sfacciata di chi crede di avere ogni risposta, mentre si accomodava su una delle poltrone e m’invitava, con un gesto, a fare altrettanto.
“A quanto pare hai un segreto per me … Sono lusingato …”.
Il tono era evidentemente canzonatorio.
“Regalerai anche a me il segreto di un super robot?”
Ah Kenzo, Kenzo … Tanto intelligente quanto presuntuoso …
“Prima di tutto ti regalerò la conoscenza del passato, e la consapevolezza di una grave minaccia. Poi ti aiuterò, dove servirà.”
Feci comparire dal nulla una bottiglia di sakè e due bicchierini, che feci fluttuare nell’aria davanti a lui.
“Serviti pure …”
Kenzo impallidì … Finalmente disposto ad ascoltarmi, riempì un bicchierino e me lo porse, poi riempì l’altro per sé.
“Un’altra minaccia dal passato, zia Tenebrae?”
Ora avevo tutta la sua attenzione.
“Potremmo dire così. So bene che tu e tuo padre pensavate che il passato potesse tornare una volta sola. Niente di più falso. Il passato è uno scrigno di misteri. Alcuni benefici, altri letali. E l’uomo moderno può solo scegliere da che parte stare.”
“Perché non mi hai rivelato il segreto del tuo prozio Agelada quando ero bambino?”
“Perché i tempi non erano maturi. Ho sempre avuto piena fiducia in te, Kenzo... ”
Pronunciai quelle parole fissandolo dritto negli occhi.
“… e sapevo che, crescendo, saresti diventato un brillante scienziato. Perché gravare la tua infanzia di pesi inadatti alle spalle di un bambino, quando da uomo avresti sicuramente trovato una soluzione?”
Si tese verso di me, gomiti appoggiati alle ginocchia, mento appoggiato alle mani, mentre io mi misi comoda contro lo schienale.
“Dimmi cosa devo fare.”
“Cominciamo con la sapienza di epoche lontane, ignorate dalla storia. Del prozio Agelada si sapeva solo che era greco e straordinariamente longevo. Un giorno convocò tutta la famiglia, e tenendo stretta la mano della prozia rivelò di essere un Mikenes.
“Ma cosa diavolo c’entra la civiltà micenea, su cui ci sono forti dubbi e si preferisce chiamare egea...
“Ho detto Mikenes, non miceneo.”
“Vuoi dire che …”
“Voglio dire che i Mikenes erano gli abitanti originari di quella zona che poi fu colonizzata dai Minoici, che conservarono il nome antico per differenziarsi dalla madre patria. In realtà i Mikenes erano di origine Lemuriana …
“Lemuria?!? Quella Lemuria?”
“Si, Kenzo … Proprio uno dei continenti perduti. Gli abitanti di Lemuria, che ritenevano essere originari di altri mondi, erano straordinariamente longevi, più dei Mu o degli Atlantidi. Quando il loro continente s’inabissò, si recarono in Grecia, e fondarono Mikenes, ma era solo una sosta temporanea per i preparativi che li avrebbero portati alla loro nuova casa.
“Quale?”
“Il sottosuolo. Erano ossessionati dalla purezza della loro razza, e per non correre il rischio, rimanendo in superficie, di mescolarsi ad altri popoli … Decisero che la soluzione migliore era scomparire, letteralmente, dalla faccia della terra, e ricavarsi un nuovo habitat sotto la superficie. Fu questa la loro rovina, Kenzo.”
“Io posso costruire tutte le macchine che vuoi, zia Tenebrae.” Disse servendomi di sakè dalla bottiglia che continuava a fluttuare nell’aria, poi, mentre si serviva, aggiunse:
“E ti assicuro che terranno testa a tutti i fantasmi della storia … Tuttavia …”.
S’interruppe, e lessi nella sua mente il timore di non trovare un pilota adatto.
“Il passato ci è d’aiuto anche in questo, Kenzo. Questa scelta è già stata fatta.”
Mi scrutò con attenzione. E per la prima volta da quando avevamo iniziato la conversazione, sprofondò nei cuscini della poltrona, conscio di avere di fronte qualcosa oltre la sua portata.
“Racconta …”
“Tempo fa, un giovane dignitario proveniente da una lontana regione del Giappone, venne mandato a Yamatai per porre gravi quesiti. Figlio del mago di corte aveva la piena fiducia del suo re. Soffriva di incubi terribili, ricorrenti ormai da anni.
Per non esporre a disonore e chiacchiere la sua promessa sposa, si sposò prima di partire e con lei lasciò la sua terra natale.
Arrivato al monastero dove si era ritirata la Somma Sciamana che regnava su Yamatai, chiese di conferire con lei, ma purtroppo non era più in vita. Tuttavia aveva lasciato due scritti. Uno per lui, in cui gli consigliava di porre le sue domande alla principessa straniera che di lì a poco sarebbe giunta, il secondo per i monaci, da scolpire nella pietra e affidare ai posteri.
Saltiamo la parte che già conosci, e che ti ho raccontato da bambino …”
“Come stavi facendo con quei due quando sono venuto a prenderti?”
“Esatto … E non solo con loro.”
Kenzo non replicò.
“Un giorno lo feci chiamare. Sua moglie mi aveva già parlato dei suoi incubi, ed io gli chiesi di descrivermi quei sogni. Poi gli spiegai il loro significato. E lo misi in guardia, avvertendolo che, se fosse rientrato in patria, le risposte che gli avevo dato sarebbero morte con lui. Nondimeno il nobile Tetsuya era un suddito troppo leale, e non ignorò un messaggio del suo re che lo richiamava a corte. Ripartirono, con ricchi doni, un servitore fidato e la mia benedizione, anche se sapevo che presto avrei avuto notizia della loro morte.
Appena arrivati, mentre il giovane si recava dal re, la guardia reale fece irruzione nella sua casa, trucidando la sua sposa e ogni essere vivente che si trovava in essa.
Per Tetsuya, a palazzo era preparato il medesimo destino della moglie.
Una forza oscura si era impadronita del suo re e lo manovrava a suo piacimento. Il giovane lo affrontò in duello, perse la vita ma inflisse al re ferite così serie, che egli ne morì. A questo punto, la forza malvagia si ritirò.
“Perché?”
“Per una profezia. Ricordi il secondo scritto della Somma Sciamana di Yamatai?”
“Sì.”
“In esso era profetizzato che un eroe di nome Tetsuya avrebbe sconfitto una delle ombre del Male che minacciava il mondo.”
“Da dove veniva quest’ombra?”
“Ricordi, ho detto che per i Mikenes la decisione di rifugiarsi nel sottosuolo ebbe esiti disastrosi … Nel sottosuolo, dall’alba del mondo, c’era una forza malvagia. Essa s’impadronì dei più litigiosi tra loro, separandoli dal resto della popolazione, pronti a servire l’Imperatore delle Tenebre … I loro pregiudizi furono ingigantiti, e il loro lato peggiore esaltato. Incominciarono a rapire i membri più deboli della società per fare esperimenti, crearono arti meccanici che li rendessero più forti, e poi corpi meccanici, fidando nel fatto che la loro fibra straordinaria gli consentiva di sopravvivere a ogni manipolazione. Poi, si prepararono nell’ombra ad assumere il potere, quando il loro signore lo avrebbe ordinato.
Fu questo lo scenario che apparve agli occhi di Agelada e di suo padre, esploratore di corte, durante il viaggio d’esplorazione del sottosuolo ordinato dal re. Scoprirono che progettavano di trasformare ogni Mikenes in mostro, primo fra tutti il principe Kerubinus. Agelada riuscì a scappare, ma non poté raggiungere il suo popolo … Solo andando verso la temuta superficie poteva salvarsi. Portò con sé una pietra registrata al laser con i piani dei malvagi.
“Una pietra registrata al laser?”
“Sicuro, un’antica tecnologia perduta … D’altronde, i vostri computer non hanno forse un cuore di selce?”
Il paragone non era dei più azzeccati, ma Kenzo doveva rimanere concentrato sul problema e non perdersi in curiosità scientifiche.
“Pietra che grazie alle conoscenze degli Etruschi, mio nonno e le sue sorelle riuscirono a decifrare. Ecco perché so cosa va fatto.”
“Tu sai cosa va fatto, l’antica regina di un regno ormai scomparso sapeva il nome di chi avrebbe sconfitto quest’antica minaccia che si prepara … Già che hai una risposta per tutto, trovamelo tu il pilota!”
“Kenzo, hai visto i bambini che erano con me?”
“Sì.” Rispose asciutto, accompagnando la risposta con un gesto infastidito. Si sentiva a disagio, impotente. Si servì ancora di sakè senza offrirmene.
Ignorai quel gesto.
“Si chiamano Jun Hono e … Tetsuya Tsuruji.”
La faccia sbalordita del mio pupillo di un tempo era indescrivibile. Guardai la bottiglia di sakè e questa, sempre galleggiando nell’aria, riempì il mio bicchiere, vuotandosi del tutto.
“ Sanno tutto quello che sapevi tu da bambino. Il resto lo lascio a te.”
Sorseggiai il mio sakè, ignorando la sua evidente soddisfazione.

Per Hiroshi la mia storia era una bella favola, che ascoltava volentieri dal letto dell’infermeria, accanto a Miwa, mangiando la frutta.
“Dove eravamo rimasti? Ah sì, il prozio Agelada … Di lui vi ho già parlato … Bene, procediamo …
La meta finale imposta dal nostro patriarca e dalla sua sposa generazioni prima, era la magia delle tribù celtiche. I Celti erano maestri nella magia delle vie segrete dell’acqua, soprattutto i Boi, i Gesati, gli Insubri e i Taurini.
A quest’ultima tribù apparteneva la sacerdotessa che mio padre prese in moglie.
Mio padre, prima che un mago, era soprattutto un cittadino romano e orgoglioso di esserlo. Sapeva che Roma non sarebbe diventata eterna con le sue sole forze. E sapeva che dall’altra parte del mondo esisteva un popolo in grado di forgiare spade invincibili, che gli avevano procurato un vasto impero: Yamatai.
E grazie alla veggenza, sapeva che la Grande Regina Sciamana, sua sovrana, non avrebbe mai ceduto il segreto della lega di quelle spade, a meno che …
Prima ancora della mia nascita, egli tramite amici sparsi su vasti territori fece giungere all’orecchio della Grande Regina che nei territori di Roma, il cittadino Tiberius Quintilius Eulogius stava per divenire padre di una maga dagli straordinari poteri, discendente da stirpe di maghi. La Regina s’incuriosì, e fece pervenire a mio padre le congratulazioni di rito, unite a una domanda innocente: quale fosse il mio nome. Tenebrae, fu l’immediata risposta, unita a previsioni per il futuro così esatte, che in capo a due anni la regina, che nel frattempo era divenuta madre di due gemelli, Himika, l’erede al trono e suo fratello, chiese formalmente la mia mano per il principe.
Mio padre accettò, ci fu la consegna della dote, che era degna di un’imperatrice, e quando il tempo fu giunto, mi preparai alla prova: raggiungere Yamatai in quello che oggi chiamate tempo reale.
I Celti avevano appreso dall’antico popolo dei Túatha Dé Danann il modo per spostarsi in pochissimo tempo da un luogo all’altro, fosse pure dall’altra parte del mondo.
Io e la mia famiglia ci recammo a uno stagno, e aspettammo che il principe seguisse le istruzioni che gli avevamo fornito. Infatti poco dopo dall’acqua emerse una mano che teneva stretto un cilindro d’argento a prova d’acqua. Andai a prenderlo, mio padre controllò il contenuto e fece un cenno d’assenso. A questo punto immagazzinai aria nei polmoni, strinsi quella mano nella mia e m’immersi … Pochi istanti dopo emergevo in uno stagno identico in questo paese, tenuta per mano dal mio futuro sposo e re, ed ero presentata alla corte.
Ma qualcuno non era felice di vedermi … La principessa Himika.”
“Perché?”chiese Hiroshi.
“Perché ero una maga anch’io. Ma ora, giovanotto, io e Miwa dobbiamo andarcene e tu devi fare i compiti … Sempre che tu voglia venire alla caletta, domani …”

Hiroshi posò la ciotola sul comodino, e aprì, di malavoglia, un libro.

Miwa fece per uscire dalla base. Lei credeva a quanto Tenebrae raccontava. Era davvero una maga. E non capiva come Hiroshi potesse considerare il suo racconto una favola.
“Aspetta, Miwa. C’è una cosa che voglio dirti”
Pensò che volesse sgridarla per i modi bruschi che aveva avuto con lei all’inizio. Ora si fidava, ma non sapeva come dirglielo … Avvilita, alzò lo sguardo. Lo sguardo di Tenebrae era dolce e le strinse le spalle con le mani.
“Una parte della storia che Hiroshi non capirebbe … Sai come sono fatti i ragazzi, no?
Un segreto tutto per lei … Miwa sorrise.

La panchina di un parco era il luogo migliore dove raccontare a Miwa qualcosa che avrebbe dovuto ricordare, per salvare in futuro molte vite.
“Ascolta Miwa … So perfettamente che Hiroshi considera il mio racconto come una bella storia, ma non mi crede. Per questo devo affidarti un compito e raccontarti un piccolo segreto. Sei pronta?”
“Sì!”
Miwa non era mai stata tanto felice. La trattavo da grande …
“Il compito, lo avrai già capito, è quello di vegliare su Hiroshi, perché lui dimenticherà presto quello che vi ho detto. Tuttavia ci sarà un momento in cui capirà che era tutto vero, e tu dovrai essere al suo fianco. Te la senti?”
“Certo!” rispose con entusiasmo.
“Ed ora, il nostro piccolo segreto: avrai letto nei libri di fiabe storie di principesse e principi. Peccato che, nella mia epoca, le cose non andassero per nulla com’è scritto nei libri. Le principesse erano solo doni diplomatici, che i padri usavano per tenere buoni i re che premevano contro i loro confini, o controllare potenziali alleati, o guadagnare il favore di qualche monarca più potente …”
L’attenzione della ragazzina era massima.
“… Io stessa ero un dono diplomatico. Ed ero una delle poche fortunate. Il principe era di bell’aspetto e quasi mio coetaneo, ma la maggior parte delle principesse era maritata a uomini vecchi e maligni, o rozzi e violenti …
C’era solo una principessa immune dalla nostra sorte. Himika di Yamatai. Era l’erede al trono di un paese dove erano le donne a regnare, quindi poteva decidere il suo destino.
Purtroppo Himika era avida di potere, di un’avidità senza fine. Per questo si era unita al male in un saldo vincolo. Non era stata né necessità, né obbligo ma scelta. Non dimenticarlo mai”
“Tenebrae-sama …”
“Sì, Miwa?”
“Mi scusi, ma la storia del nostro paese non parla di …”.
“Di una regina straniera, i cui occhi non sono allungati? Certo che no. Ci sono molte cose di cui la storia non parla. E sono le cose più importanti. Ma tu sei attenta, quindi so di poter contare su di te.”
Gli occhi della ragazzina splendevano come stelle, quando mi strinse forte le mani ed esclamò entusiasta:
“Non la deluderò!”
Sorrisi e le feci una carezza.

Il giorno dopo, in una caletta fuori mano, Hiroshi e Miwa sguazzavano in mare sotto l’occhio vigile del dottor Dairi.
“Perché Hiroshi, Tenebrae?”
“Perché la Somma Sciamana, madre della Grande Regina, aveva predetto che un eroe di nome Hiroshi avrebbe salvato il mondo da una delle ombre del Male.
“Tuttavia … Non credo si parlasse di mio figlio.”
“No, Senjiro, non si parlava di Hiroshi. Almeno non nella mia epoca … La profezia riguardava il gemello di Himika, il principe Hiroshi.”
“Vostro … vostro marito?!”
La mente gioca strani scherzi a volte. I ricordi non muoiono, e il passato è un eterno presente …
“Sai fare di meglio, Tene-chan?” Posso ancora sentire la sua voce sussurrare, le labbra quasi contro l’orecchio …
“Tenebrae...”
“Mi scusi, Senjiro. Sì, mio marito. Proprio a lui era rivolta in origine la profezia.
La notte dopo il mio arrivo, il servo di fiducia del principe venne a svegliarmi. Mi portò dal suo padrone che mi aspettava accanto a tre cavalli sellati. Partimmo in silenzio e arrivammo all’alba al monastero, dove era sepolta la Somma Sciamana.
In quel luogo consacrato, il principe, dopo aver compiuto tutti i preparativi di rito, tirò fuori da un nascondiglio segreto l’occhio di Dana …”
“L’occhio di …?!”
“L’occhio di Dana. Un manufatto che in quest’epoca si definirebbe ‘tecnologico’, che per me proveniva dai Túatha Dé Danann, per Hiroshi dal Continente Mu, la cui funzione era individuare se una persona era soggiogata da forze maligne.
Sapevo come funzionava, lo posi senza paura sulla mia fronte e lo attivai, con grande sorpresa di Hiroshi. Non avevo nulla da temere dal suo giudizio.
Dopo questa prova, passammo ore a parlare di oggetti come quello provenienti da culture antiche, la cui funzione era contenere o debellare il male. Ci stupimmo del fatto che la maggior parte di essi erano noti a entrambi. L’unica spiegazione era che, in un passato lontano, i nostri popoli avessero affrontato un nemico comune da alleati.
Questo ci avvicinò enormemente, Hiroshi mi chiese di celebrare il matrimonio quella sera stessa, ed io accettai.
Alla cerimonia erano presenti il servo di fiducia del principe, il più fidato fra i cavalieri della Grande Regina, preoccupato e sollevato ad un tempo, convinto che le nostre nozze avrebbero messo tutto a posto. C’erano anche un giovane dignitario straniero e la sua sposa. Proveniva da una lontana regione del Giappone, ed era in missione diplomatica a Yamatai. Era un giovanotto dai modi bruschi e decisi, e potevo leggere nella sua mente una grande stima per Hiroshi, ed anche mio marito lo aveva in grande considerazione.
Non erano amici, ma sapevano di poter contare, al bisogno, l’uno sull’altro.
Le torrette ricavate nel muro di cinta del monastero fungevano da foresteria per gli ospiti di riguardo. Dopo la cerimonia venimmo condotti in quella di Levante …”
Sorrisi.
“Hiroshi ed io ci sfidammo ad una gara di magia. E devo dire che i suoi poteri erano pari ai miei, anzi, forse sapeva perfino padroneggiarli meglio. Dovevamo ricavare una ciotola con coperchio a perfetta tenuta da un sasso, e riuscii a vincere solo perché intarsiai il mio lavoro di argenteo chiarore lunare, in modo che risplendesse al buio. Quando lessi ammirazione nei suoi occhi, gli regalai la ciotola. Volevo essere speciale. Non per la gloria di Roma, com’era desiderio di mio padre. Né per le mie nozze mistiche con quella terra lontana tramite il suo principe, come auspicava mia madre. E neppure la sposa impostagli dalla ragione di stato. Volevo …”
La mia voce si spezzò … Volevo essere solo Tene-chan.
“… Mi scusi ancora. L’alba non era ancora sorta quando dei movimenti al mio fianco mi destarono. Hiroshi stava indossando un’armatura leggera, aiutato solo dalla magia. Quando gli chiesi dove stava andando, mi disse di tornare a dormire. Si recava a far visita a sua sorella, come da tradizione, per riferirle del nostro matrimonio. Sapevo che, se andava, non sarebbe più tornato. Gli afferrai le mani, supplicandolo di restare, o almeno permettermi di accompagnarlo. Mi proibì di farlo. I suoi cavalieri e il nobile Tetsuya erano più che sufficienti per scortarlo, disse con orgoglio. Io dovevo rimanere al monastero, dove le ancelle di sua madre mi avrebbero vestito come si conveniva al mio rango, e aspettare il suo ritorno … Così feci, e quando le ancelle ebbero finito, nei miei abiti intessuti d’oro e con gemme preziose nei capelli, sembravo davvero un’imperatrice …
Andai in giardino, e lì mi raggiunse la moglie del nobile Tetsuya, per farmi compagnia. La sua presenza rese sopportabile l’attesa, legammo immediatamente, e dopo mezz’ora chiacchieravamo fitto come vecchie amiche. Un gran trambusto ci interruppe … Tetsuya, ferito e coperto di sangue, chiedeva di parlarmi e non voleva essere fermato. Allontanò i monaci che volevano curarlo ed irruppe nel giardino, si prostrò ai miei piedi …”
Di nuovo i ricordi prendono il sopravvento … Vedo ancora quegli occhi colmi di dolore, e sento quell’altra voce …
“Perdono, mia signora!”
“… Sia paziente con me, Senjiro … Mi sono interrotta di nuovo. Tetsuya mi raccontò che erano caduti in un’imboscata, e che nonostante i suoi tentativi di proteggere Hiroshi … Egli era morto per mano di Himika. Lo ascoltai attentamente, poi gli ordinai di farsi curare dai monaci …
Qualcuno abbatté la pesante porta del monastero. Un uomo a cavallo, che disse di chiamarsi Ikima irruppe in quel luogo, ed entrò, sempre a cavallo, nel giardino interno. Come mi vide rise sguaiatamente, e mi gettò ai piedi un fagotto, per poi girarsi e fuggire … Nel fagotto c’era la ciotola che avevo creato e … La testa di Hiroshi.
Feci chiamare le ancelle e il plenipotenziario di mia suocera. Alle prime ordinai di procurarmi abiti maschili, al secondo di dirmi dove si trovava la sua signora. Appena vestita, mi tuffai nel piccolo stagno al centro del giardino e attraverso le vie segrete dell’acqua raggiunsi mia suocera. Era stata imprigionata in una statua di terracotta, ed era molto debole.
Himika sedeva trionfante sul trono.
Si sentiva sicura di sé, con la sua magia che aveva radici nell’essenza stessa del popolo Yamatai. La mia magia proveniva da molti popoli, io conoscevo i segreti dell’acqua e i misteri della terra.
La terra natale di Hiroshi ora vibrava in me, e mi accettava come sua regina. Hiroshi ed io ci eravamo riconosciuti l’uno nell’altra, quindi sposati, al di là della nostra nascita o provenienza.
Himika aveva reciso i legami più sacri. Per questo ora era ripudiata dalla terra stessa.
Combattemmo. Non fu una battaglia facile, usò ogni suo potere e ogni risorsa dell’ombra del Male che si era alleata con lei. Ma le forze naturali erano con me, ed io vinsi.
Decisi che sarebbe stata proprio la Terra, tradita da Himika, a decidere il suo destino. Pronunciai l’incantesimo etrusco che ne sospendeva l’immobilità.
La terra produsse onde fluide, e come un mare in tempesta, la roccia avviluppò Himika e tutti quelli che la ubbidivano, ed essi scomparvero. Io ripristinai l’immobilità della terra e posi un sigillo magico, affinché nessuno aprisse la sua prigione.
Ruppi l’incantesimo della statua e liberai mia suocera.
Affranta per l’accaduto, nonostante le mie cure amorevoli, morì due giorni dopo, nominandomi Grande Regina.
Regnai giusto il tempo necessario per trovare un successore che assicurasse felicità e prosperità al mio popolo.
Anche se il mio sigillo è potente, come ogni incantesimo di confinamento non è eterno. A breve si spezzerà, e Himika ed i suoi metteranno ancora a ferro e fuoco la terra.”

Ho predisposto tutto, ormai... posso tornare al monastero … Il luogo mistico che mi vide sposa, dove fui incoronata regina, dove abdicai per ritirarmi in una stanza segreta e cadere in catalessi … Sapendo che gli uomini di un lontano futuro avevano maggior bisogno di me dei miei contemporanei.

Qualcuno è qui …
“Tenebrae-sama … La prego, si svegli!”
“Eccomi …” rispondo telepaticamente a chi mi sta chiamando.
Mi metto a sedere sulla lastra di pietra che mi funge da giaciglio, apro gli occhi, e le mie iridi risplendono nell’ombra.
Di fronte a me ci sono due giovani donne, una con i capelli castani a caschetto tenuti lontani dal viso da un cerchietto per capelli piuttosto spesso, l’altra con la pelle scura e i capelli più lunghi.
Stanno per parlare, ma io alzo l’indice. E’ meglio che legga i loro pensieri, credo non ci sia tempo da perdere … In pochi secondi la situazione mi è chiara.
“Appena in tempo, ragazze … Non avevo dubbi, Jun, Miwa, che sareste diventate due giovani donne molto graziose.”
Le due arrossiscono al complimento.
“… E non temete … Jun, torna alla Regina delle Stelle … E tu, Miwa, al Big Shooter… E fate rotta verso le coordinate in questione. Avete due teste calde da recuperare.”
“Zia Tenebrae …”
Improvvisamente, una per lato, mi stringono in un abbraccio.
“Andrà tutto bene, ragazze … Ci vediamo là.” Sorrido, faccio loro una carezza e stringo forte le loro mani.
Poi recito una formula in latino e svanisco, per ricomparire nel giardino interno, e tuffarmi nel piccolo stagno.
Riemergo in un altro stagno vicino a due grandi robot, facilmente distinguibili l’uno dall’altro, nell’atto di sferrarsi a vicenda un pugno. Svanisco ancora.
Ricompaio fra i due, levitando all’altezza dei nasi robotici, ed esclamo:
“Notte iniziale!”
La mia voce rimbomba nell’aria carica di elettricità. Improvvisa cala una strana oscurità, filamentosa come miele, densa ma permeabile alla luce del sole che volge al tramonto. I pugni meccanici, rallentati da questa sostanza incorporea, perdono velocità, e finiscono per toccarsi semplicemente, con un clangore di ferraglia.
“Voi non siete nemici.”
“Tenebrae-sama! Fai attenzione quello è un mostro Haniwa!
“Non stare lì, Tenebrae-sama! Quello è un mostro mandato dal Generale Nero!”
“Guardate meglio, ragazzi …”
Posso vedere, attraverso le macchine, Hiroshi e Tetsuya concentrare lo sguardo … Bravi, così … Improvvisamente, sono sbigottiti … Bene … L’inganno ha perso il suo potere...
“Ma … Ma … Chi è quello, zia Tenebrae?” gridano all’unisono.
“Solo un altro giovane uomo che combatte una delle tante ombre del Male che cercano di conquistare la Terra dall’inizio del tempo.”
“Un’ombra del male?” chiede Hiroshi.
“Quante ce ne sono?” aggiunge Tetsuya.
“Dipende dalle forme che assumono, e dalla collaborazione che incontrano. Nel tuo caso, Hiroshi, la regina Himika decise di allearsi con il Male per avere potere su tutto, ed egli le mandò una sua ombra. Nel tuo caso, Tetsuya, i Mikenes erano così ossessionati dalla loro longevità straordinaria, che per il Male fu facile convincere alcuni di loro a compiere ogni mostruosità, per superare i loro limiti organici e divenire immortali, per poi diffonderli come una pestilenza su tutto il loro popolo. Quindi mandò loro una sua ombra.”
“Dove posso trovare queste ombre? Dimmelo!” Eccola, la tipica irruenza di Tetsuya …
“Esatto, così almeno le faccio fuori in una volta sola!” Ed ecco il gettarsi a testa bassa in ogni sfida, tipico di Hiroshi …
“Volete vederle? Stanno per arrivare … Provate a riconoscere il vostro vero antagonista …”
Rinforzo l’oscurità attorno ai robot dei ragazzi … Li proteggerà, qualsiasi cosa dovesse accadere.
Infatti, delle forme si stanno avvicinando … Posso sentire lo sguardo attento dei ragazzi … Improvvisamente sono di fronte a noi, uno si presenta come una fiamma con abbozzati rozzi tratti umani … Il secondo si presenta come un uomo dai tratti inumani e i capelli rossi, con un drago dagli occhi inquietanti su una spalla, attorcigliato attorno al corpo.
“Finalmente ti abbiamo fatto uscire allo scoperto, Tenebrae …” I due non parlano, ma dalle facce dei ragazzi capisco che possono sentire i loro pensieri …
L’uomo con il drago sulla spalla:
“Hai capito che c’ero io, dietro il tradimento di Himika, e l’hai ibernata nella roccia, perché non potessi più nutrirmi della sua magia …”.
Ora tocca alla creatura di fiamma:
“Hai spiegato al primo Tetsuya che i suoi sogni rivelavano il mio progetto di usare il suo popolo come avanguardia, ed egli ha ucciso il re di cui mi ero impadronito …”.
Continuano in un solo pensiero:
“… Sapevamo che se avessimo messo Hiroshi contro Tetsuya e viceversa, saresti uscita allo scoperto … Ora ci possiamo nutrire della tua magia …”.
Una risata maligna risuona nelle nostre teste.
“… Il tuo nome ci appartiene, Tenebrae … Sei un’energia oscura, quindi prosciugheremo ogni tuo potere, e poi lo useremo contro i tuoi pupilli …”.
Dicendo queste parole, allungano un arto verso gli spessi filamenti di buio che avvolgono Jeeg e il Grande Mazinga … Hiroshi e Tetsuya, loro malgrado, chiudono gli occhi, preparandosi al peggio …
Un urlo di dolore rimbomba nell’aria tutt’intorno. I ragazzi aprono gli occhi, e con grande stupore vedono la mano dell’Imperatore del Drago, e un fascio di fiamme dell’Imperatore delle Tenebre saldamente imprigionati dai filamenti, mentre i due si torcono per il dolore.
“Ci sono due tipi di oscurità, ragazzi …” gli comunico telepaticamente.
“L’oscurità del Male puro, che tutto annienta e distrugge e non fa parte della natura, di cui questi esseri non sono che un’ombra … E l’oscurità che appartiene al mondo naturale, quella degli anfratti della terra, del grembo materno, della notte che permette agli animali diurni di riposare e a quelli notturni di procurarsi il cibo. Elemento insostituibile dell’alternanza luce/buio che genera la vita.
Il Male credeva di prosciugarmi, per via del significato del mio nome, Oscurità Profonda … Ma questo è solo il nome con cui ero registrata negli annali della Provincia, il nome ufficiale … Il nome vero e proprio, noto solo alla gens Quintilia, con cui sono venuta al mondo è Nox Tenebrarum … Ossia Notte di Tenebre.”
Il drago sibilò tutta la sua collera, l’uomo e la creatura di fiamma proruppero in un’inumana esclamazione di dispetto … E tentarono con maggior foga di liberarsi, ed io di trattenerli …
Lo stupore spaesato nelle menti di Hiroshi e Tetsuya richiedeva altre risposte.
“Il contatto fra i due tipi di oscurità segue le leggi fisiche universali. Come contrapporre positivo e negativo. Ci annulliamo a vicenda.”
Non avrei potuto trattenerli ancora per molto, infatti, dopo pochi secondi si liberarono … Ma erano abbastanza debilitati, quindi svanirono, non prima di avere lanciato all’indirizzo di Jeeg e del Grande Mazinga ogni minaccia possibile.
Da est stava arrivando Himika e da ovest il Generale Nero con gli eserciti schierati. Come mi videro fluttuare nell’aria fra i due robot, ancora avvolti dai filamenti di oscurità, ritennero opportuno rinunciare allo scontro, e ripiegarono da dove erano venuti. Per fortuna, la mia energia stava svanendo … Jeeg e Grande Mazinga erano liberi, ed io iniziavo a precipitare verso il suolo. Persi i sensi.
Un rumore metallico mi svegliò. I due robot avevano accostato i palmi delle mani per fermare la mia caduta. Svenni di nuovo.
“Zia Tenebrae!” Le voci e un forte dolore alle mani mi destarono. Jun, Miwa, Hiroshi e Tetsuya erano intorno a me, le ragazze mi chiamavano, mentre i ragazzi stringevano le mie mani. Come incominciai ad aprire gli occhi, l’uno e l’altro strinsero spasmodicamente la mia mano con la loro, quasi a spezzarmela. Non potei fare a meno di osservare che la mano di Hiroshi e quella di Tetsuya ora avvolgevano completamente la mia. Erano adulti, ormai.
“Il resto lo lascio a voi, ragazzi”, dissi. “Sono fiera di voi. Siete, tutti e quattro, i miei allievi prediletti. E’ stato un onore attraversare i secoli per incontrarvi.”
Improvvisamente, Hiroshi e Tetsuya lasciarono le mie mani, Jun e Miwa si asciugarono gli occhi.
“Non ti deluderemo” disse Hiroshi.
“Faremo buon uso dei tuoi insegnamenti” aggiunse Tetsuya.
Sentivo la loro disperazione nel perdermi, quindi raccolsi tutte le mie energie per un incantesimo quasi impossibile.
“Sono la vostra precettrice, e veglierò sempre su di voi. Ma per farlo devo rinunciare alla forma umana. Cercatemi nelle notti stellate e senza luna, perché io sono la notte.”.
Il mio corpo divenne una macchia d’oscurità filamentosa, e negli ultimi raggi del sole, mi sollevai verso la parte più scura del cielo fondendomi in esso.

Edited by GODZILLA - GranMasterZilla - 26/7/2009, 15:18
 
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