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MI SCRIVI....? DEDICHE E RICHIESTE

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Reika76
view post Posted on 27/2/2010, 19:41     +1   -1




Ciao Amon un racconto simile a quello da te richiesto esiste già, se ancora non l'hai visto lo trovi qui
https://gonagai.forumfree.it/?t=30591789

Si intitola Rivelazioni e si basa essenzialmente sulla serie tv classica. Per la poesia temo di dover passare la palla ad altri.
 
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isotta72
view post Posted on 27/2/2010, 23:37     +1   -1




Amon,
la mia conoscenza di Devilman non è ancora molto approfondita: sto leggendo il manga e ho visto gli OAV. La scena dell'uccisione di Miki è terribile e mi è rimasta impressa.
Ho provato e ho scritto questo, spero che ti piaccia.
Se leggerai anche le altre che ho scritto nella mia sezione, o anche qui, nella mia dedica a Nivalis, vedrai che definirle "poesie" è decisamente un pò troppo: non seguo alcuna regole di metrica, sono allergica alle rime.. diciamo che sono pensieri brevi messi in fila.. che rendono in certi casi alcune cose più efficacemente che un racconto.

Per la reazione di Miki davanti alla scoperta della natura di Akira, il racconto di Reika è fantastico.. è stato proprio leggendo quel racconto, quando di Devilman sapevo meno di zero, che mi è venuto voglia di approfondire il personaggio.


Amon

Ti fisso negli occhi
Un istante infinito e gelido
Come il tuo sguardo
Mi stai chiedendo perché
Non ho risposte, non le ho mai avute
Non eri pronta per questo, piccola mia
Da questa notte Akira non c’è più
Perché si sono presi anche l’ultima cosa
A cui non aveva saputo rinunciare
Perché hanno avuto il suo corpo, i suoi sensi,
la mente e l’anima
Ma non gli è bastato
Hanno voluto anche te, piccola mia.
Devo lasciarti andare
Ma Akira viene con te,
Akira muore questa notte.
Resta Amon.

Edited by isotta72 - 28/2/2010, 10:12
 
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Rubina71
view post Posted on 27/2/2010, 23:42     +1   -1




Questa e per Amon!

Addio Miki

Rabbia, dolore, tormento,
non so più nemmeno io quel che sento!
Cammino tra strade e vicoli bui
che neanche le fiamme dell'inferno
potrebbero illuminare.
La parte più pura di me se ne è andata con lei,
che ha saputo rendermi migliore,
ha fatto scoprire a un demone
il sapore dell'amore,
miracoli del cuore!
Confuso, come una nave alla deriva
vago senza meta,
era lei il mio porto sicuro!
ricerco il suo volto, il suo sorriso,
ma mai più potrò rivedere il suo viso!
Uomini, razza di demoni,
restituitemi la mia Miki!!!
 
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view post Posted on 28/2/2010, 14:45     +1   -1

Ill.mo Fil. della Girella

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Questa non è una poesia su Akira che trova Miki uccisa, ma una prosa, un racconto, delle riflessioni. Mi è venuta di getto. Spero che vada bene lo stesso. :via:
ATTENZIONE: CI SONO SPOILER QUI!
Per leggere questo è meglio se avete letto tutto il fumetto di Devilman!!

Devilman/Akira e Miki

Miki è morta. Uccisa dagli uomini. Non dai demoni che io ho combattuto. Dagli uomini. Da coloro che io, Akira Fudo, Devilman, avevo giurato di proteggere.
Ricordo bene l’orrore della scena. Per colpa di Ryo Asuka, il manipolatore, il traditore, colui che è a capo dei demoni…per colpa delle sue accuse e menzogne, una folla di gente con torce e bastoni e armi aveva circondato la casa di Miki. Le urlavano di tutto, e sopra ogni cosa di essere una strega.
Potevo difenderla. Ma non ero lì. Rimpiangerò per sempre di non esserci stato. Erano entrati tutti nella casa di Miki. Non avevano avuto pietà di nessuno. Avevano ammazzato il padre, la madre, il fratello di Miki e alla fine lei stessa. Avevano bruciato tutta la sua casa e messo la sua testa su una picca. Ridevano e urlavano di vittoria quando arrivai io. Era troppo tardi. La mia furia non conobbe limiti e li uccisi tutti. Tutti. Dal primo all’ultimo. Le loro grida di gioia si erano tramutate in urla di spavento e di dolore.
Alla fine non c’era più nulla, cenere alla cenere. Ero rimasto lì, che abbracciavo la testa di Miki, testa staccata dal corpo, che era bruciato insieme alla casa. E piansi. Piansi a lungo, tenendo la testa di Miki stretta al petto.
Ora ho capito. Ho capito che il male dell’uomo non viene dai demoni, se per demoni si intende quei buffoni con artigli, ali, denti e roba simili, buffoni tra i quali posso annoverarmi anch’io, Devilman. Il demonio, quello vero, è dentro di noi. Un’orribile presenza dentro ogni uomo, che è libera appena l’uomo si lascia completamente andare dalle sue passioni e dai suoi egoismi.
E’ vero, l’uomo è una belva quando dimentica Dio.
E ora che farò? Continuerò a difendere gli uomini? O li disprezzerò dicendo che sono dei miserabili vermi, indegni di essere salvati? E’ vero, lo sono. Il punto è che tra di loro ci sono anch’io. Io sono Devilman, ma sono prima di tutto un uomo. E come uomo, anch’io ho tutti i diavoli nel cuore, quelli veri.
No, non posso tirarmi indietro. Per quanto miserabili, sono miei fratelli. Anche Miki è…era…una donna, umana come tutti gli uomini, umana come i suoi stessi assassini disumani.
Io sono un uomo. Posso comportarmi da demone, come hanno fatto coloro che hanno ammazzato Miki, o comportarmi come Miki. Sono libero di scegliere tra il bene e il male.
E, comunque, questi “demoni” comandati da Ryo vogliono il sangue e la morte di tutti noi. E’ vero, in noi c’è il male, ma c’è anche il bene. C’è Miki in tutti noi. E’ quello che difenderò.
Ryo Asuka, presunto “satana”. Zenon, suo miserabile luogotenente. Generale Zan. Psychogenie. Tutti voi che volete la nostra morte.
Tremate.
Io vi distruggerò.
Tutti.
Dal primo all’ultimo.
 
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Grande Blu
view post Posted on 17/3/2010, 17:05     +1   -1




Ho una richiesta per Isotta ed Amon, che nell'ultimo capitolo di "La leggenda del Principe Guerriero," storia nella storia all'interno di "Il ritorno dell'Imperatore delle Tenebre" hanno dimostrato che i loro stili riescono a fondersi abbastanza bene, in un modo nel tutto inaspettato, ricordando alcuni scrittori, come Fruttero & Lucentini, o passando ad un genere cosiddetto minore, il romanzo rosa, sotto l'etichetta Delly si nascondevano un fratello ed una sorella che componevano storie ben strutturate, nonostante le limitazioni del genere...

Pertanto, miei cari, non finisce qui. Io chiedo a Isotta ed Amon di scrivere a me ed a tutti i loro affezionati lettori una storia. Fate come volete, uno pensa al capitolo e l'altro lo scrive, oppure scrivete una pagina a testa, vi lascio carta bianca.
Ma alla fine, la firmate tutti e due... e preparatevi spiritualmente, sarà la prima di tante!
 
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isotta72
view post Posted on 26/3/2010, 14:38     +1   -1




Postiamo di seguito la prima parte del lavoro a quattro mani che Amon ed io abbiamo scritto su richiesta di Vanna, sperando di trasmettere in chi legge almeno una piccola porzione della passione che abbiamo messo nel stenderlo.
Abbiamo accolto la richiesta di Vanna con un pò di scetticismo: io non mi sentivo portata per raccontare di cose che in fondo non includessero se non marginalmente il personaggio che per ora è la mia unica fonte di ispirazione, ed Amon non ci vedeva le potenzialità di sviluppo di trama ed azione che tanto ama. Insomma, nessuno dei due se lo sentiva "tagliato" addosso, e credo che se ognuno di noi fosse stato solo, avrebbe abbandonato.
Amon ha preso il coraggio a due mani e col suo accento toscano mi da detto "non sia detto che io abbandoni una sfida", e così ci siamo messi a ragionare.
Ci siamo divertiti moltissimo.
Abbiamo cercato di fare una cosa migliore di quella che sarebbe uscita se ognuno di noi l'avesse affrontata da solo, sfruttando nel miglior modo possibile le enormi differenze di stile e di impostazione che ci contraddistinguono, cercando di farle diventare una risorsa invece che un ostacolo.

Il racconto non è ancora ultimato, ma lo sarà a breve.
E' abbastanza lungo e quindi lo posteremo in più pezzi.
Abbiamo cercato di rendere la storia di Fleed e di quanto gli ruotasse attorno attraverso una serie di immagini, di pennellate, di dialoghi, di flash che letti nel complesso ne raccontanto gli sviluppi.

Dedichiamo questo racconto a Vanna, che ci ha fatto il regalo di chiedercelo, ma anche a tutti i lettori della Fan Section.. perchè finchè ci sarà qualcuno che ha voglia di leggere, altri scriveranno, cercando di sperimentare cose nuove , con il solito entusiasmo e la voglia di condividere che è l'anima di questa splendida sezione


Vegatron

Prima parte: Il patto del Centauro

Fleed
Costellazione della Croce del Sud
Nebulosa del Centauro
Anno Fleediano 104


Mancava poco ad Altair2: entro qualche minuto la navetta sarebbe atterrata accanto al Palazzo Reale del pianeta alleato, il Consiglio si sarebbe riunito nel pomeriggio, e forse entro sera tutto sarebbe finito.
Alcaesar , Re di Fleed, sapeva di essere uno dei maggiori candidati alla carica di Imperatore, ed ora man mano che si avvicinava all'atmosfera di Altair2, si sentiva sempre più sotto pressione.
Da anni la nebulosa viveva in un clima di pace e prosperità.
La rivalità tra i vari pianeti che nei secoli precedenti ne aveva incrinato la crescita e lo sviluppo era stata completamente annullata grazie al patto interstellare scritto un secolo prima dal suo bisnonno Sigurur di Fleed.
Il patto chiamato Primo Statuto del Centauro venne sottoscritto da tutti i sovrani della nebulosa e da allora nessuno lo aveva mai infranto.
Questo Statuto sanciva regole di collaborazione e convivenza tra le genti, oltre a definire organi governativi trasversali ai vari pianeti che avevano il compito di legiferare in tal senso.
Il Grande Consiglio Centrale, formato dai rappresentati di tutti i governi della nebulosa, aveva il compito di scegliere un Imperatore che per un periodo di cinque anni si impegnava a garantire la pace e l'uguaglianza tra i popoli, mantenendo l’equilibrio e la stabilità, e garantendo la collaborazione tra le genti della nebulosa, evitando pericolose prevaricazioni.
L’imperatore doveva fare in modo che tutti i popoli avessero le stesse possibilità di sviluppo, organizzando un mutuo scambio di risorse e conoscenze, e aveva quindi la funzione di organo governativo interplanetario, ma non poteva interferire nelle questioni interne di ogni singolo pianeta, che era libero di amministrarsi in totale autonomia.
La Galassia del Centauro era vastissima, e ci volevano mesi di viaggio per spostarsi da un capo all’altro.
La Costellazione della Croce del Sud, posta al centro della Galassia, era la culla delle due civiltà più avanzate dell’intera nebulosa: Fleed ed Altair 2, poste su orbite concentriche attorno ad Acrux, la stella bianca della Costellazione.
Al di fuori di essa, numerosi pianeti abitati avevano sviluppato in maniera indipendente le loro economie e le loro organizzazioni politiche.
I primi viaggi intergalattici, all’epoca di Sigurur, avevano dato enorme impulso alle comunicazioni ed ai collegamenti tra le genti, complicando inevitabilmente il tessuto delle relazioni.
Lo Statuto aveva permesso di sfruttare l’enorme potenzialità di questa situazione, eliminandone d’altro canto i rischi, e diventando un evento di tale importanza, che su Fleed l’anno di sottoscrizione dell’accordo divenne l’”Anno Fleediano Zero”, a partire dal quale si ricominciò in tutta la nebulosa a misurare lo scorrere del tempo.

Il Re di Fleed era assorto nei suoi pensieri.
Sarebbe stato all'altezza di quel gravoso compito?
Un cicalio lo fece trasalire, un uomo in uniforme gli si avvicinò, annunciando con un inchino:
“ Siamo arrivati Sire. Tra due minuti entreremo nell'atmosfera”
Alcaesar ringraziò con un gesto della mano, si adagiò meglio sul sedile e si allacciò la cintura.
Strinse la mano di Lenia, che non gli staccava gli occhi di dosso dal momento della partenza.. chissà quanto gli aveva frugato nei pensieri.. e svegliò Duke con una carezza, si era addormentato con il capo sulle sue ginocchia.

"Ci siamo" pensò tra sé e sé.



Anno fleediano 105

Osservava il mare in burrasca dalla vetrata del suo studio.
Il retro del Palazzo Reale si affacciava direttamente sull’Oceano Meridionale.
L’altra facciata dava sulla più grande e trafficata piazza della Capitale, che brulicava di vita.
Sorrise.
Il Palazzo sembrava la metafora del pianeta, che aveva raggiunto un equilibrio invidiabile tra progresso e rispetto dell’ambiente.
Fleed stava vivendo il decennio di maggior crescita di tutti i tempi, e la sua elezione ad Imperatore ne aveva aumentato il peso all’interno dell’intera Galassia.
Da tre generazioni ormai il Centauro non conosceva guerre, e il lungo periodo di pace aveva consentito a tutti i pianeti abitati di raggiungere un incredibile livello di sviluppo.
Il suo pianeta era stato baciato dalla fortuna: una felice combinazione tra raggio e forma dell’orbita, distanza dal sole, composizione del terreno, avevano reso quella terra incredibilmente fertile e vitale..
Le lunghe giornate di 30 ore, che permettevano un’enorme irradiazione, le due stagioni che si alternavano in maniera quasi impercettibile, lasciando un clima mite ed una temperatura costante per tutto l’anno..
Lo spirito vivace della sua gente aveva nei secoli oculatamente sfruttato tutte le potenzialità offerte da quella terra meravigliosa.
La sua era una responsabilità enorme.
A lui e alla sua discendenza il compito di far durare questo stato di grazia il più a lungo possibile.


(..)

Anno fleediano 105, un mese dopo:


Sentì le sue braccia cingergli la vita.
“Come si sente, oggi, il mio sovrano?”
Lui si girò e le baciò le mani.
“Splendidamente, mia Regina..”
“Hai risolto il problema delle miniere di Vegatron?” Gli chiese accigliandosi.

Lenia era la sua migliore consigliera. Originaria del pianeta Helios, era dotata come tutti i membri della sua famiglia di poteri e.s.p. con cui aveva dovuto prendere le misure velocemente, e che erano un’incredibile risorsa per lui e per la sua gente.

A preoccuparlo erano le colonie disabitate ai limiti della nebulosa.
Il bellicoso sovrano di Vega le aveva occupate senza aspettare la delibera del Grande Consiglio Centrale.
Le colonie erano poco più che grossi asteroidi deserti, ma ricchissime di giacimenti di Vegatron, un prezioso minerale radioattivo, che poteva essere utilizzato in campo medico, energetico o bellico, anche se il suo sfruttamento era frenato dall’enorme pericolosità del minerale.
Gran parte della produzione di energia all’interno della nebulosa si basava sul suo impiego, ma l’estrazione proseguiva con lentezza a causa delle enormi precauzioni che andavano messe in campo per evitare pericolose e mortali contaminazioni.
Il suo utilizzo doveva sottostare a regole severissime, per evitare l’inquinamento dell’ambiente.
Da alcuni anni ormai Fleed ed Altair2 erano impegnate nel tentativo di realizzare una nuova forma di energia, a basso impatto ambientale e disponibile su larghissima scala, per eliminare completamente il ricorso a quella sostanza radioattiva.
Era già stato raggiunto un importantissimo risultato, che aveva avuto risonanza nell’intera Galassia: la sintesi in laboratorio di una lega metallica incredibilmente resistente, chiamata Gren. I primi esperimenti effettuati negli acceleratori di particelle di Fleed, dimostravano che in particolari condizioni e se opportunamente trattata attraverso la stimolazione fotonica questa lega diventava una potentissima fonte di energia.
Il Gren poteva essere sintetizzato in laboratorio, su larga scala e senza produzione di scorie. La ricerca in campo energetico era ormai vicina ad una svolta.

Vega si trovava ai confini meridionali del Centauro, ed era vissuto da sempre isolato dal resto della Galassia: un rigido e feroce regime militare lo poneva in aperto contrasto con le altre popolazioni. I civili vivevano nella più totale sottomissione ed erano privi di qualunque diritto: l’ignoranza e l’isolamento del suo popolo erano armi al servizio del suo potere. Gran parte delle risorse economiche del pianeta venivano destinate alla ricerca in campo bellico e all’addestramento dell’esercito.
Lo Statuto disciplinava anche la dotazione di armi all’interno della nebulosa, ed il sovrano di Vega si era sempre adeguato con riluttanza alle limitazioni imposte dal Consiglio, cercando ogni volta delle scappatoie nei cavilli regolatori.
Le sue mire espansionistiche ora preoccupavano Fleed e gli altri pianeti della Galassia: aveva occupato le miniere, inviandovi migliaia di civili per estrarre il minerale radioattivo.
Anche se Vega riusciva a mantenere il più totale segreto sulle sue attività, si sapeva per certo che i condannati al lavoro in miniera morivano come mosche dopo atroci sofferenze, e che i ricercatori militari avevano già realizzato le prime armi a base di raggi Vegatron.
Nessuno però era ancora riuscito a raccogliere delle prove che lo inchiodassero di fronte al Consiglio.

“Ora libera la testa, per un minuto soltanto”, mormorò Lenia appoggiando il capo sul suo petto.
Gli prese una mano e la appoggiò sul grembo.
“Davvero? E’ così? “ chiese Alcaesar con trepidazione.
Lei lo guardò negli occhi, ed annuì sorridendo.
Duke aveva già undici anni, e ormai stavano perdendo le speranze per un secondo erede..


Anno Fleediano 109

"Come hanno potuto!” un forte pugno colpì la scrivania “Quegli stolti! Come si fa ad essere cosi stupidi!”
“Calmati Julius..”
“Calmarmi? Come posso calmarmi dopo quanto è successo? Ti rendi conto Alcaesar? Ti rendi conto che abbiamo appena lasciato il governo dell’intera nebulosa nelle mani di un pazzo guerrafondaio? Hai una vaga idea delle possibili conseguenze?”
Il Re di Fleed scosse la testa: condivideva pienamente le preoccupazioni del suo amico Julius Gaalar. Certe volte l’irascibile ed istintivo Re di Altair2 tendeva ad ingigantire le cose, ma forse ora aveva ragione..
Una cosa era chiara: l’ingerenza di Vega era cresciuta a dismisura in quegli anni.
E lui gli aveva offerto il fianco.
Era riuscito a manovrare l’intera nebulosa..
La notizia dell’invasione del pacifico pianeta Baar 7, raso al suolo nel giro di una notte da un misterioso e spietato invasore, aveva turbato gli animi di tutte le popolazioni, gettando i pianeti più vicini ai confini della nebulosa, e quindi più esposti, letteralmente nel panico..
Era vero: anni di pace e di benessere li avevano resi vulnerabili.
Si erano maledettamente rammolliti.
Vega aveva continuato a soffiare sul fuoco, giocando sulla debolezza difensiva della nebulosa, sul fatto che lui fosse l’unica possibile barriera protettiva.
Ogni altra questione era passata in second’ordine, compresa la sua occupazione delle miniere di Vegatron, che anzi veniva ora vista di buon occhio da una parte del Consiglio, che premeva perché Vega completasse il proprio apparato bellico.
L’astuto sovrano aveva esplicitamente chiesto di potersi avvicinare al centro del Centauro, per poter collaborare in maniera più efficace con la Costellazione della Croce del Sud.
Era stato costretto a consentirgli l’installazione della base sulla Luna di Fleed: tirarsi indietro sarebbe stato letto come un gesto ostile nei confronti del Consiglio.
Sarebbe stato in contrasto con i principi dello Statuto.
Voleva controllarli, a lui era chiaro.
Voleva la tecnologia e le conoscenze scientifiche della Costellazione.
Da quel momento la sua influenza era aumentata senza sosta.
Aveva lavorato subdolamente su alcuni membri del Consiglio, era riuscito a far sostenere la propria candidatura, affiancandola a quella di Julius, ed alla fine aveva vinto: Vega era il nuovo Imperatore della Galassia del Centauro..rabbrividiva ancora all’idea.

“ Julius” gli disse esercitando tutto il suo autocontrollo
“Scaldarti così tanto non serve a niente. Il Consiglio ha scelto in base alle attuali esigenze della nebulosa, ed oggi purtroppo..”
“ Menzogne!” lo interruppe bruscamente “ Sono solo menzogne, amico mio. Tu lo sai benissimo. Hai guidato perfettamente il Centauro in questi anni, sei stato il miglior reggente che la nebulosa abbia mai avuto. Hai organizzato spedizioni esplorative, non hai tralasciato nessun aspetto. Sai benissimo che non c’è nessuna minaccia..”
“ La distruzione di Baar 7…”
“ No Alcaesar. Non tu. Sappiamo perfettamente che è stato tutto un piano di Vega”
Il Re di Fleed scosse la testa, si spostò con un gesto il mantello dalla spalla e si girò con espressione greve verso l’amico.
“ Julius!” gli appoggiò le mani sulle spalle “ So che potresti aver ragione, ma queste sono solo congetture, amico mio, non abbiamo nessuna prova, e se questi sospetti giungessero alle orecchie di Vega gli daremmo il pretesto per attaccarci. Non possiamo tenergli testa, almeno non ancora.”
L’amico rimase a bocca aperta.” Cos’hai in mente? Cosa intendevi con -non ancora- ?”
Sul volto del Re di Fleed si aprì un grosso sorriso: ” Finalmente ci siamo riusciti!” esclamò.
Julius lo guardava con aria sorpresa continuando a non capire.
“ Una nuova fonte di energia, estremamente più potente,e soprattutto totalmente pulita. “ ammiccò il sovrano di Fleed.
“ Il Photoquantum, Alcaesar, ci siete riusciti. Non posso crederci!” Julius era esterrefatto: il Generatore a Photoquantum era diventato realtà. In tutti quegli anni, tutti i tentativi di sviluppare e gestire questa nuova fonte energetica, ottenuta dal Gren, erano risultati vani, proprio per l’enorme instabilità di questa energia.
“ Si Julius, ce l’abbiamo fatta. Il generatore è stato ultimato. E’ stabile.”
Il Re di Fleed era gonfio di orgoglio .
“ Fantastico: il generatore, unito alla lega Gren, ci apre la strada verso il nostro progetto, il nostro sogno di sempre!” I due amici si abbracciarono.



(..)

“Ancora una notte insonne?” chiese Alcaesar, stringendola in un abbraccio, sotto le coperte.
Lenia sospirò.
“Sono anni, ormai, che questa storia va avanti..” mormorò la Regina
“C’è qualcosa, come una sensazione dolorosa. La distinguo chiaramente.. e mi disturba.”
Le baciò i capelli.
“Sono sicura che i vostri sospetti siano fondati.. “ continuò Lenia “che l’attacco a Baar7 non sia opera di invasori esterni al Centauro, che sia venuto da dentro, da Vega..”

Lui la interruppe: ”Non c’è alcuna prova di questo, Lenia, ascolta, non può essere suggestione, la tua? L’insistenza di Julius..ormai non parla d’altro, ne è ossessionato..”

“Julius non centra nulla, non sono così debole, e mi offende, questa tua considerazione. Qualcuno sta cercando di mettersi in comunicazione con me, qualcuno che soffre, che vuole disperatamente dirmi qualche cosa.. “

Sentirono strattonare le coperte. Era Maria, anche lei da qualche tempo era vittima di incubi frequenti, e si rifugiava di tanto in tanto nel grande letto dei genitori.

Edited by isotta72 - 30/3/2010, 15:48

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view post Posted on 26/3/2010, 15:13     +1   -1
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a nessuno andrebbe di andare un po' sopra le riga con un racconto
ispirato a questo disegno?
#entry386228982

il coraggioso o i coraggiosi verranno proposti DIRETTAMENTE su mondo raro.
proviamo a guardare questi personaggi con un TONO "adulto"
vediamo cosa viene fuori.
 
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amon114
view post Posted on 30/3/2010, 21:03     +1   -1




Ho una richiesta. qualcuno potrebbe scrivere un racconto che narri la Morte si Musashi e i successivi stati d'animo degli altri personaggi.? Mi piacerebbe che ogni scrittore scegliesse un personaggio e ne raccontasse lo stato d'animo.Poi mettere insieme il tutto e vedere cosa succede....
 
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view post Posted on 27/8/2018, 16:27     +1   -1
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Ho visto questo thread. Richieste? :via:
 
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view post Posted on 28/8/2018, 10:46     +1   -1
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Non avevo ancora visto questo thread, malgrado bazzichi da tempo in queste spiagge.

Non ricordo di aver letto fan fiction dedicate alla saga di Getter Robot: non mi dispiacerebbe leggere qualcosa su di loro.

Oppure, cambiando completamente genere, anche qualcosa su Lady Oscar: ammetto la mia scarsa conoscenza del cartone, ma la protagonista ha indubbio fascino e comunque la vicenda mi è ben nota. Potrebbe essere interessante leggere qualcosa di diverso!
 
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view post Posted on 28/9/2023, 07:41     +1   +1   -1
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LA MIA VERSIONE ALTERNATIVA DI ASTER: LO SCONTRO (:

UNA NUOVA VITA



Immaginiamo che nessuno voglia che Venusia diventi una pilotessa dello spazio… nessuno, tranne il principe caduto dalle stelle.
Un racconto che si presenta come l’esatto contrario rispetto ai fatti accaduti durante la serie, ma con un finale identico. E ciò che farà cambiare idea alla ragazza del ranch, sarà una frase mal digerita e piuttosto infelice di Alcor, captata per un caso fortuito.


Precipitare nel vuoto, vedere la fine, quando due enormi mani di green ti afferrano, ti depongono sulla jeep e il pilota che ti ha donato il suo sangue loda con calore il tuo grande coraggio, poi se ne va per concludere la battaglia finale.

Alcor è stremato, non ce la fa ad affrontare il mostro, ma tu sei nel suo disco e ben decisa a batterti. Non puoi permettere che il tuo amato venga ucciso. E’ il coraggio della disperazione, ma anche quella forza che hai sempre avuto dentro e con grande fermezza usi le armi e fai centro.
Qualche tempo dopo, addirittura prendi il Goldrake 2 e ti lanci nello spazio senza paura. E’ la prima volta e sei sola, ma niente può fermarti, hai una forza che smuove le montagne, riesci ad agganciarti a Goldrake e il nemico è subito sconfitto.



La primavera era esplosa in tutto il suo splendore. In un frizzante e limpido mattino di aprile, Venusia si era messa in testa di domare il cavallo più ombroso e indomito della fattoria. Tirandolo con fermezza per le briglie, gli ripeteva di stare fermo con voce dolce ma decisa.
Alla fine, quell’enorme e robusto purosangue si era arreso, lei era montata in groppa a lui e si era lanciata in aperta campagna.
Suo padre tentava di fermarla, aveva bisogno per i lavori alla fattoria, ma la ragazza non lo aveva ascoltato.
In una strada sterrata, aveva incontrato Actarus mentre portava Silver a fare una corsa. Le si era subito affiancato, e dopo un poco aveva iniziato a farle un certo discorso prendendo l’argomento alla lontana.

“Sei molto brava e coraggiosa, hai una forza incredibile Venusia!”
“Cero! E non ho paura di niente io.”
“Lo so da sempre, anche se in questi ultimi tempi mi hai davvero sorpreso.”
“Davvero? E quando?” chiese lei stupita, mentre rallentava la corsa.
“Beh, sei stata ferita da un minidisco, ti sei ripresa in fretta e sei riuscita a ingannare i veghiani che erano scesi al Centro.”
“Grazie alla trasfusione del tuo sangue… se non fosse stato per te, io…” mormorò abbassando gli occhi.
“Hai rischiato seriamente la vita, e non solo quella volta.”
“Non posso certo stare a guardare quando qualcuno è in pericolo. Per molto tempo non ho saputo che tu sei il difensore della Terra, e quando con Alcor avete deciso una linea di difesa mirata e potente, io mi sentivo inutile e forse anche in colpa, dato che l’unica cosa che facevo era stare ad aspettare.”
“Non è esattamente così. Molto spesso le tue parole sono state decisive per me. Quella volta che non sapevo come affrontare il mostro Zari, tu facesti il paragone con quell’uccellino che avevo salvato. Grazie alle tue parole, sei stata la chiave per trovare il suo punto debole. E quando la diga stava crollando e io ero ormai privo di sensi, sei corsa verso di me gridando… allora ho avuto la forza di rialzarmi e combattere.”
“E vero. Io ci sarò sempre, ogni volta che ci sarà bisogno, io…” disse con piglio deciso la ragazza.
“Venusia…”
“Sì?” chiese lei alzando gli occhi come trasognata.
“Non puoi rischiare in questo modo, lo sai.”
“Ma come? Hai appena detto che ti sono stata di aiuto e adesso…” mormorò stupefatta.
“Infatti ho detto questo, ma non voglio che le tue lotte siano improvvisate e senza un’adeguata preparazione; è troppo pericoloso, riesci a comprendere?”
“No, cosa stai cercando di dirmi?”

Una folata di vento li avvolse per alcuni istanti; con sé portava il profumo di tutti i fiori del mondo, muoveva le foglie sugli alberi in una lieve e magica danza. Odore di giovinezza, pensieri audaci e timorosi ad un tempo, fugaci ricordi d’infanzia, voglia d’indipendenza e cose nuove, la magia della vita e il mistero della morte, profumo di cose proibite.

“Dico che tutti noi in combattimento rischiamo ogni volta, ma una cosa è agire a bordo di un mezzo progettato scientificamente e pilotato dopo una lunga e adeguata preparazione, un’altra è buttarsi contro il nemico al momento del bisogno senza armi o quasi. E comunque senza una giusta protezione, capisci cara?”
Lei annuì lievemente. Non sapeva però dove Actarus volesse andare a parare.

“Più avanti c’è un ruscello, cosa dici se lo attraversiamo a cavallo? Non è un ostacolo troppo grande e dalla parte opposta c’è un prato immenso coperto da millefiori. Te la senti?”
Venusia non disse nulla e lo seguì, ma aveva paura. Al momento di attraversare tirò con forza le redini dell’animale e non si mosse.

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“Vuoi che Venusia impari a pilotare una macchina da guerra?” domandò perplesso Procton al figlio adottivo, mentre aspirava con lentezza una lunga boccata di fumo fissando il soffitto.
“Non è una cosa improvvisa, ci penso da molto tempo ormai. Da quando Hydargos è venuto qui in persona, ti ha torturato e preso in ostaggio, lei non ha esitato un attimo a pensare come ingannare i veghiani e c’è riuscita. Ha rischiato molto, e non solo quella volta…”
Il ragazzo chiuse gli occhi mentre rivedeva quelle tremende scene che si erano svolte mentre lui volava in cielo col suo disco. Gliele aveva mostrate il dottore: Venusia a bordo di una macchina scoperta, mentre i minidischi le lanciavano raggi e lei li schivava zigzagando. Terribile! No, non doveva più ripetersi una cosa simile.
Aveva alcune armi a bordo, e alla fine era stato solo merito suo se il Centro Ricerche esisteva ancora. Sapeva che se ci fosse stato bisogno, lei non avrebbe esitato a correre in aiuto, ma non poteva continuare in quel modo.

“Lei è d’accordo?” gli chiese l’uomo.
“Non le ho detto questo in modo diretto, ho preso l’argomento alla lontana, anche perchè volevo prima parlarne con te, e soprattutto sapere cosa ne pensa suo padre.”

“Non se ne parla proprio! Non posso badare da solo al ranch, gli animali, la casa e tutto il resto!” sbraitò Rigel alquanto nervoso e tutto intento a spostare con insolita energia mucchi di fieno col rastrello.
Prese il contenitore del latte e si avviò verso le stalle. Aveva parlato senza guardare Procton e Actarus che si erano recati apposta da lui per discutere se fosse d’accordo a far entrare Venusia nel gruppo per seguire un adeguato addestramento.
“Mizar va a scuola e deve studiare, vieni qui solo quando può, se mia figlia non potesse aiutarmi, sarei costretto a cercarmi qualcuno, e non voglio estranei in casa mia!” continuò il ranchero a voce alta. Era ancora arrabbiato e offeso da quando aveva appreso che era Actarus il pilota di Goldrake. Tutti sapevano e lui no. Si era sentito molto escluso e messo da parte.
“Non le è bastato cambiare look all’improvviso indossando minigonne indecenti, no! Anche la pilotessa! E non è che qui ci stia poi tanto: gare e allenamenti di ginnastica, corse a cavallo, visite ai negozi di Tokio… e sono ancora tutto sporco di latte. Correva come una matta con quel purosangue invece di venirmi incontro; come non bastasse, mi ha anche fatto cadere i bidoni, accidentaccio!”
Rigel era davvero furioso: parlava forte e aveva l’aria di non ammettere repliche. Venusia invece, stava sola e in silenzio dall’altra parte dello steccato.

I due si allontanarono con discrezione, ma intanto Alcor aveva sentito tutto nascosto dietro un muro. Era rimasto sorpreso e contrariato. Per carità, quella ragazza era davvero in gamba e fuori dal comune, su questo non c’erano questioni. Era anche vero che senza i suoi preziosissimi aiuti contro gli attacchi veghiani, era meglio non pensare come sarebbe finita per tutti loro, però…

Senza dire niente a nessuno, Venusia si diresse a piedi verso il Centro del dottor Procton.
Entrò in sala comandi e, come sperava vide che c’era anche Actarus.
“Benvenuta!” le disse cordialmente Procton, mentre i suoi collaboratori le sorridevano cordialmente.
Il ragazzo la guardava serio, ma aveva gli occhi pieni di luce, speranza e fiducia.

“Io… io… volevo solo spiegarmi, anche se non so da dove cominciare”, mormorò la ragazza torcendosi le mani con nervosismo.
Hayashi le portò una sedia, poi si diresse nell’altra stanza con discrezione.
“Ho sentito prima quello che avete detto a mio padre. Non dovete credere che se io non me la sento di entrare in combattimento sia un fatto puramente egoistico, è solo che…”
Tirò un lungo sospiro, si accasciò sulla sedia come priva di forze e abbassò lo sguardo.
“Sento dentro di me che non ne sarei davvero capace. Io mi sento forte quando non c’è niente di programmato, come l’altro giorno in cui Alcor stava male, ho guidato il suo disco senza timore e sono riuscita nell’impresa. Ma se dovessi sottopormi ad allenamenti, so che le mie capacità verrebbero annullate.”

I due uomini avevano ascoltato in silenzio e comprendevano bene il senso del discorso della ragazza. Non aveva ancora abbastanza fiducia in sé stessa e l’idea di una responsabilità così grande la spaventava.
“Non deve decidere subito Venusia, prenditi tutto il tempo che ti occorre. Sappi che qualunque sarà la tua scelta, noi l’approveremo e saremo sempre dalla tua parte”, le rispose il dottore.
“Grazie, ora devo andare.”
“Ti accompagno Venusia, ho la macchina qui fuori” disse Actarus.

Dopo che i due giovani furono usciti, Alcor fece la sua comparsa. Era molto allegro e baldanzoso, esordì dicendo che era molto felice della scelta di Venusia, l’approvava in pieno.
Procton lo guardò alquanto sorpreso e gliene chiese il motivo.

“Niente di particolare s’intende, solo che una ragazza deve fare le cose che più le si addicono: lavori domestici, gare di ginnastica, discoteca, uscite con le amiche.”
“Davvero?” mormorò il dottore mentre si accendeva la pipa.
“Quando stavi con Sayaka e insieme avete molto combattuto, non sembravi pensarla in questo modo.”
Il ragazzo, al quel ricordo si piegò in due dalle risate, poi sbottò: “Ma cosa dice? Quella la si può forse definire una donna? Nooo, è tutto all’infuori di una ragazza, un vero mostro e tanto altro.”

Nel frattempo, Venusia ricordò di avere dimenticato la sua borsa al Centro, quindi tornò indietro. Si arrestò di colpo sulla porta; aveva sentito la voce di Alcor così alta e dal tono piuttosto volgare. Sembrava un estraneo, e le parole che udì la bloccarono.

“Vede Procton, lei è uno scienziato e certe cose le conosce molto bene: le ragazze hanno spesso i loro momenti no, nell’arco di un mese non sono sempre in forma, scendere in battaglia in quelle condizioni non lo trovo prudente.”
Il dottore gli lanciò una lunga occhiata impenetrabile, mentre la ragazza era corsa fuori verso la macchina.
“Actarus, adesso ho le idee chiare! Vieni, torniamo dentro per favore!”
Venusia spalancò la porta con decisione e si piazzò in mezzo alla stanza con le braccia incrociate.
“Ho deciso. Voglio allenarmi ed essere capace di pilotare un disco. So che posso farcela, io voglio farcela, darò tutta me stessa e anche di più.”

Tutti le rivolsero un grande sorriso, mentre Alcor, confuso e imbarazzato stava in un angolo. Lei gli si avvicinò, lo fissò bene negli occhi e disse con voce alta e sicura:
“Non posso lasciare tutto a te, sarei molto egoista, non credi? Se un giorno ti facessi male o ammalassi, chi combatterebbe insieme a Goldrake?”
“Ehm… sì… in effetti…”

“Allora è deciso, Venusia farà parte del Gruppo ed entrerà nella leggenda. Guarda che terzetto” esclamò Rigel apparso magicamente e con un sorriso fino alle orecchie.



FINE
 
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