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Go Nagai e la stampa, le raccolte degli articoli

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actarus4791
view post Posted on 14/7/2010, 01:26 by: actarus4791     +1   -1




Bellissimo argomento!
Valgono anche i periodici?
Questa intervista è di una delle mie riviste preferite, Nocturno.

30/01/2010

Go Nagai
Uno dei più importanti mangaka di sempre, ci illustra la genesi delle opere che hanno segnato la storia moderna del fumetto...


Nessuno meglio di lei può tracciare una sorta di albero genealogico delle serie robotiche d’animazione. Chi è venuto prima e chi dopo? E quali sono stati i passaggi fondamentali, le idee base con cui ha creato Mazinga, Jeeg, Getter e ovviamente Goldrake…
Il capostipite è Mazinger Z. Lo ideai quando vidi delle auto incolonnate in un imbottigliamento e immaginai che, da una di quelle in coda, fuoriuscissero gambe e braccia e cominciasse a scavalcare quelle che la precedevano. Sin da bambino amavo i robot, ma ho sempre pensato che ne avrei scelto uno come protagonista di un mio fumetto solo quando fossi riuscito a concepire qualcosa di veramente originale. L’intuizione dell’automobile mi consentì di trovare quello che cercavo: il robot non era più una macchina che agiva autonomamente o per effetto di un telecomando esterno, ma diventava un’estensione del corpo dell’essere umano che lo pilotava. Lo stesso nome “Mazinger” [“Majinga” in giapponese, ndr] è strettamente legato a questo concetto: in “Majinga”, “ma” indica un’essenza maligna, diabolica, e “jin” una benigna, divina. Dunque Mazinger e i suoi successori possono essere potenti come delle divinità benevole, ma anche malvagi come dei demoni devastatori. Dipende tutto dalla volontà di chi li pilota.
Dopo Mazinger Z nacque Il Grande Mazinger, che ne era un “potenziamento” dai toni leggermente più adulti; quindi nacque UFO Robot Goldrake [UFO Robot Grendizer in Giappone, ndr], che tornava invece ad atmosfere più rilassate, grazie anche a personaggi comici come Rigel, pur mantenendo la figura di un protagonista “adulto” come Actarus. Più o meno contemporaneamente a Il Grande Mazinger sviluppai anche il concetto di Getter Robot [Space Robot al tempo della messa in onda italiana, ndr], un robot composto da tre velivoli che può assumere aspetti e funzioni diverse a seconda di come questi si agganciano assieme; Getter Robot si evolse poi in Getter Robot G [Jet Robot al tempo della messa in onda italiana, ndr].
Infine, più o meno in contemporanea a Goldrake nacque Jeeg Robot, col quale volli sviluppare un concetto ancora diverso di interazione tra uomo e macchina: Hiroshi non era più il pilota, ma si trasformava “fisicamente” nella mente di Jeeg.
So che tutte queste serie sono state trasmesse in Italia in ordine inverso e che molto spesso il medesimo personaggio è stato chiamato anche in quattro modi differenti, causando nel pubblico una notevole confusione. Per chi ha voglia di comprendere meglio la cronologia originale può fare affidamento sulla pubblicazione dell’edizione italiana dei fumetti originali di tutte queste serie da parte dell’editore D/Visual. Sempre da D/Visual è uscito un volume a tiratura limitata, intitolato Go Museum dove racconto tutti i retroscena della nascita di questi e altri personaggi. Credo che sia quasi esaurito e di difficile reperibilità, ma chi fosse interessato a conoscere maggiori dettagli vi troverà molte informazioni non reperibili da nessun’altra fonte.

Il mercato degli anime è vastissimo, la corsa alla novità forsennata, tanto da sembrare sempre sull’orlo della saturazione. A distanza di molti anni le sue creature robot (Mazinga, Jeeg e Goldrake) godono però di un immutato amore e anche quando vengono riproposte in chiave moderna (Mazinkaiser) trovano grande plauso. Come si spiega questa reazione? Quali sono i suoi “ingredienti segreti”?
Ogni volta che creo un nuovo personaggio, cerco innanzitutto di non farlo somigliare a qualcosa che già esiste, per mano mia o di altri autori. Ricerco sempre degli ingredienti originali e che sappiano sorprendere il pubblico; credo che la passione che tanti lettori continuano a mostrare verso le mie opere dopo quasi tre decenni derivi soprattutto da questo.
Entriamo nello specifico di questa serie, Goldrake, che ha lasciato un segno nelle generazioni degli anni Settanta. Nell’episodio pilota il mecha design di Goldrake è molto diverso da quello utilizzato in seguito.

Come mai c’è stato un restyling cosí radicale?
Quello che viene spesso definito un “episodio pilota” in realtà non lo è. Fu creato inizialmente come un film cinematografico del tutto indipendente dalle mie serie, senonché a un certo punto il produttore si rivolse a me per avere spunti che lo rendessero più appassionante. Mi occupai così di disegnare i personaggi e di definire il plot generale, elementi che furono poi ripresi e sviluppati in Goldrake; ma il robot in sé rimase quello che aveva disegnato un animatore della Toei, e su esso io potei fare solo dei ritocchi estremamente limitati. È per questo che ha un design tanto diverso non solo da Goldrake, ma da tutti i miei personaggi robotici.

L’alabarda spaziale è un’arma dalla forma strana, inusuale per un robot, diversa dal corredo tipico dei robot dell’epoca (raggi laser, missili, spade, ecc.) Da dove è venuta l’idea per un’arma dalla foggia cosí insolita ma allo stesso tempo cosí elegante e suggestiva?

Se fa attenzione, vedrà che la maggior parte delle armi dei miei robot provengono “dall’interno” del corpo del robot stesso: in altre parole non si tratta di armi come le intendiamo solitamente (pistole o pugnali che l’eroe impugna a seconda delle necessità), ma di parti del corpo del robot che si trasformano in armi. Mi è sembrato fin dall’inizio un concetto interessante, anche perché consente di mantenere un ritmo serrato nelle scene di azione, in quanto il robot non deve interrompere la lotta per cercare le armi e impugnarle, ma le trova all’interno del suo corpo. Anche l’alabarda spaziale è nata sulla base di queste considerazioni: un elemento grafico della corazza di Goldrake che si trasforma in un’arma. L’ho concepita pensando alle picozze usate dagli scalatori.

Tenendo a mente la serie Cutey Honey dove lei giocava con il sesso, i protagonisti maschili dei vari Mazinga o Goldrake avevano come punto in comune l’essere degli uomini che spesso si negavano l’amore femminile (pur essendo circondati da personaggi provocanti) in vista di un obiettivo superiore (la salvezza dell’umanità, la pace, ecc.). È stata una scelta l’essersi tenuto distante dal romanticismo, dai “momenti shojo”?
La maggior parte delle serie robotiche è ambientata in una situazione di guerra: è dunque naturale che scorra sempre una forte tensione, in quanto ogni personaggio è impegnato a lottare per la propria vita e per quella dei suoi simili. Tutti i protagonisti sacrificano il loro tempo e le loro energie per riportare la pace sulla Terra, e ogni minuto della loro vita è dedicato al perseguimento di tale obiettivo. È dunque normale che il romanticismo trovi poco posto in una situazione simile; anche se poi, in realtà, non appena la tensione si scioglie, tutti tornano a pensare all’amore!

Eppure il personaggio di Gandal (serie Goldrake) presenta un aspetto maschile al cui interno si cela una creatura-spirito femminile ancora piú diabolica, se possibile, di Gandal stesso. Non solo, il barone Ashura (serie Mazinga Z) è metà uomo e metà donna. Come spiega la presenza di questi personaggi sessualmente ambigui e da quali influenze sono stati concepiti?
L’idea di personaggi che combinano elementi di entrambi i sessi è nata col Barone Ashura di Mazinger Z. Al tempo lo ideai con quell’aspetto perché lo trovavo graficamente interessante e innovativo. Solo più tardi ho cominciato a pensare a tutta la simbologia e alle potenzialità che offriva un simile personaggio. Ritengo che in ogni uomo ci sia una parte femminile e in ogni donna una maschile, e Ashura e Gandal sono finiti per diventare la rappresentazione grafica di questo concetto. Inoltre ritengo che la loro presenza sia stata un elemento che ha contribuito a dare un forte senso di originalità tanto a Mazinger Z che a UFO Robot Goldrake.

Nella serie di Goldrake il protagonista indiscusso è Actarus (Duke Fleed) che mostra una maturità ed uno spirito pacifista ben piú marcati del giovane ed impetuoso Koji. Lei crede che questi valori di convivenza pacifica tra i popoli siano ancora cosí estranei alla nostra società civile e che l’ispirazione per un ideale alto di tolleranza sia da ricercare in un modello sociale “alieno”?
Non è questo il messaggio che ho voluto lanciare con UFO Robot Goldrake. Molto più semplicemente, ho voluto inserire nella storia due personaggi agli antipodi, che però si bilanciassero a vicenda: Actarus, considerando anche le sue terribili esperienze passate, è una persona estremamente seria, intelligente, pacata, pronta a sacrificarsi per i suoi ideali. Sia fisicamente che psicologicamente, è l’eroe “perfetto” che tutti noi vorremmo essere. Però, come tutte le cose perfette, il serioso Actarus rischia anche di essere noioso; per questo gli fa da contraltare Koji [Alcor, ndr], più sanguigno, irascibile, pieno di difetti. Per il pubblico è più facile identificarsi in Koji, perché ci è caratterialmente più vicino, mentre Actarus è l’eroe che si vorrebbe essere, ma che è impossibile riuscire a emulare in tutto e per tutto. Credo che il giusto bilanciamento tra questi due personaggi tanto diversi sia stato un altro degli elementi che hanno contribuito alla popolarità di Goldrake.

In generale quali sono gli ideali che lei cerca quando si approccia ad un nuovo cartone animato? E soprattutto riesce a trovarli nelle serie robotiche del terzo millennio (Evangelion per esempio)?
Non credo di essere adatto a giudicare le opere altrui; per quando riguarda i miei personaggi, soprattutto quelli dedicati a un pubblico di bambini e adolescenti, il messaggio è quello di non demordere mai e di non rinunciare mai ai propri ideali, anche quando ci si trova di fronte a ostacoli apparentemente insuperabili. Nella società degli adulti la vita è dura, ma l’importante è avere sempre chiari i propri obiettivi ed essere tenaci contro le avversità.

Le tecnologie digitali sono ormai mature per la realizzazione di un action movie sui grandi robot degli anni ‘80 e i fan in tutto il mondo premierebbero di certo un’iniziativa del genere. Ha in progetto qualcosa al riguardo?
Ricevo periodicamente proposte di film live dei miei personaggi, ma per un motivo o per l’altro, finora raramente si è giunti ad accordi definitivi con i potenziali produttori. Però credo proprio che prima o poi arriverà un progetto convincente, in grado di appassionare tutto il pubblico. Io stesso non vedo l’ora di potermene occupare, e so che ci sono moltissimi fan che attendono con ansia una simile occasione.

Prima di salutarci, ci tolga una curiosità: dopo il restyling dei Getter Robot, quello di Mazinga e di Jeeg, ci dobbiamo aspettare un “nuovo” Goldrake?
Ci sono vari progetti in fase più o meno avanzata di studio. Non appena dovesse definirsi qualcosa di certo, sicuramente lo farò sapere a tutto il pubblico che attende impazientemente altre novità. Io stesso sono il primo a entusiasmarmi quando vedo un mio personaggio muoversi su un teleschermo!



Carlo Fagnani & Demis Biscaro
 
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6 replies since 12/7/2010, 10:50   357 views
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