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JOE7: i racconti per la Cronologia

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joe 7
view post Posted on 10/7/2010, 18:45 by: joe 7     +1   -1

Ill.mo Fil. della Girella

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MINEO – La fiamma della speranza

Quel pianeta fu considerato solo un avamposto di Vega. La sua conquista fu ordinaria amministrazione. Distruzione, saccheggi, esecuzioni sommarie e mostri giganti, tanto per completare l’operazione. Certo, c’erano ancora delle sacche di resistenza, ma che importava? In tutti i pianeti c’erano un po’ di ribelli. Bastava schiacciarli ogni tanto, per far capire a tutti chi comandava.
Quel pianeta era così anonimo che fu facile cancellare il suo vero nome e chiamarlo Rubi, in onore della gloriosa figlia del grande Vega, Rubina, che era appena nata.

Mineo, la ribelle, era nata e cresciuta lì. La selva più oscura e i boschi più impenetrabili furono sempre la sua dimora. Viveva in un piccolo villaggio, detto Escondida, che sorgeva in mezzo ad una radura circondata da boschi altissimi e protetta da correnti magnetiche che lo rendevano invisibile anche per i più avanzati satelliti di sorveglianza di Vega, che comunque attorno a Ruby non c’erano: bastavano quelli standard, per un pianeta di così poco conto. La vicinanza di un fiume e l’abbondanza di selvaggina permettevano la sopravvivenza degli abitanti, tutti ribelli al dominio di Vega e sfuggiti alla cattura. La famiglia di Mineo era di origini nobili, ma decaduta, perché i suoi genitori rifiutarono di assoggettarsi a Vega attirandosi così l’odio di collaborazionisti e occupanti.
Tenma, il padre di Mineo, insieme a sua moglie, Ishin Saura, divennero i capi più importanti della rivolta: Tenma era anche il capo del villaggio. Tra i vari figli che ebbero, l’unica femmina fu la prima, Mineo, che nella loro lingua significava “speranza per il domani”. Lei, coi suoi capelli viola – frequenti tra la sua gente – e lo sguardo profondo e riflessivo, nonostante fosse nata in un palazzo, crebbe tra disagi, pericoli e fughe. Divenne normale per lei il parlare piano e sottovoce, il camminare senza fare rumore, persino l’uso delle armi. Per lei, piccola com’era, era solo un gioco e non si rendeva conto pienamente di quello che succedeva. Le dicevano che bisognava stare attenti, che un re cattivo aveva preso il potere e bisognava mandarlo via, ma non ora, perché era troppo potente, ma intanto si aspettava il momento giusto che sarebbe caduto e alla fine sarebbero stati tutti liberi. Crebbe conoscendo, temendo e disprezzando il Re Vega.
Mineo raggiunse i diciassette anni, passando quasi tutta la sua adolescenza nel piccolo villaggio di Escondida: a quell’età, la sua esperienza di vita era ben superiore a quella di un veghiano giovane come lei che viveva in un mondo computerizzato, dove tutto era a sua disposizione premendo un bottone o tirando una leva. Mineo invece sapeva cucinare i piatti di base e tessere i vestiti, badando ai fratelli più piccoli, quasi come una seconda madre; accanto a questo, però, sapeva affilare ottimamente i coltelli, ricaricare una pistola o un fucile laser. Ovviamente sapeva anche usarli. Sapeva curare con erbe le malattie più comuni e tamponare le ferite: tuttavia, non amava la vista del sangue.
Quando aveva un po’ di tempo libero, si arrampicava sull’albero più alto che era vicino al villaggio e che conosceva bene: una volta, ci costruì, coi suoi amici, una piccola piattaforma di legno, sulla quale poteva sedersi e da lì ammirare tutta la foresta e l’orizzonte che si stendeva all’infinito. Il tramonto rosso, che illuminava di rosa le nuvole di Rubi e colorava con immagini cangianti la volta del cielo, era uno spettacolo. Gli uccelli che volavano in quel momento in ampi giri sembravano farlo solo per lei. In quel momento, a Mineo non importava nulla, né del re cattivo, né dei ribelli e nemmeno di Escondida. In quel momento, sentiva il mondo nelle sue mani.

“Sogni ancora, Mineo?” disse all’improvviso una voce, che la scosse dal torpore. Voltandosi, osservò la ragazza dai capelli verdi che, arrampicandosi, l’aveva raggiunta sulla piattaforma.
“Ciao, Arianna” rispose lei.
Arianna era la migliore amica di Mineo: al contrario di lei, era una pasticciona totale, nemmeno capace di far bollire l’acqua. Ma il suo atteggiamento semplice e allegro conquistava tutti.
“Lo sapevo di trovarti qui. Abarai è appena tornato, sai.”
“Peccato. Speravo che fosse fuori dai piedi per un altro po’.”
“Non ti va proprio a genio lui, eh? Eppure le ragazze lo ammirano.”
“Io non lo ammiro. Si fa chiamare ribelle come noi, ma si vede bene che gli piace uccidere. Non mi sembra certo migliore dei veghiani.”
In effetti, Renji Abarai era il capo degli Intransigenti, per i quali l’unico veghiano buono è quello morto, al contrario del padre di Mineo, che voleva solo mandare via i veghiani dal pianeta, non sterminarli tutti dal primo all’ultimo. Il suo ideale era addirittura riuscire a vivere in pace con loro, ma sapeva che questo era impossibile anche per via della natura guerresca degli uomini di Vega. Perché tanta insistenza allo sterminio, da parte di un popolo progredito che avrebbe potuto fare grandi cose? Per colpa di re Vega? Ma lui era solo figlio di suo padre e dei suoi progenitori, tutti ossessionati dalla conquista. No, il padre di Mineo non era mai riuscito a comprendere il perché di questo mistero. Comunque, i contrasti tra il gruppo degli Intransigenti di Abarai e il padre di Mineo erano frequenti. Inoltre, visto che Mineo era diventata una ragazza piuttosto bella, per Abarai era diventata assai interessante. Un altro motivo per la ragazza di stargli lontano.
Arianna sapeva questo, e si pentì di averle parlato di Abarai. Un po’ per scusarsi, le disse:
“Senti, sai che tra poco si farà la festa della primavera? Ci saranno un sacco di balli!”
“Hai ragione, ma non so cosa mettermi…” sospirò Mineo. I vestiti non erano mai stati il suo forte. Per lei, un vestito da spazzina e quello di una regina erano appena distinguibili. Sua madre era disperata per questo. Ma Arianna, al contrario, era così esperta di vestiti che amava confezionarli da sola, speso lasciando a bocca aperta Mineo. “Lascia fare a me” disse Arianna “Vieni giù, che ti faccio vedere cosa ti ho preparato!”
Mineo non se lo fece dire due volte: i vestiti di Arianna erano sempre uno spettacolo. Le due ragazze scesero rapidamente dall’albero, abituate com’erano alla vita dei boschi. Erano felici, senza sapere che quella festa di primavera non ci sarebbe mai stata per loro.
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Sabato prossimo: Inganno e morte.

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