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DHRDHR: i racconti per la Cronologia

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dhrdhr
view post Posted on 28/5/2010, 12:33     +1   -1




DUKE E LADY GANDAL: IL PRIMO ODIO
by dhrdhr




— La vedova non era inconsolabile… — ridacchiavano i Fleediani, riferendosi alla love story tra il giovane principe Duke e la misteriosa naufraga Armida.
Un mese prima, un’astronave si era schiantata sul loro pianeta. Aveva una forma e una tecnologia “aliene” (rispetto a Fleed), che non corrispondevano a nulla che si fosse mai visto prima. La forma del veicolo era simile a una mandorla, lunga 200 metri, con quattro “pinne” a forma di mezzaluna: una sopra, una sotto, due ai lati. Tutto attorno allo scafo roteavano dei piccoli cubi luminosi. Erano sensori? Un sistema di propulsione? Armi di difesa?
In cabina di pilotaggio era stata trovata una giovane donna svenuta, alta quasi due metri, atletica e bella. In un’altra area dell’astronave, in sospensione dentro una bio-vasca trasparente, c’era il cadavere di un alieno di sesso maschile. Era muscoloso, alto due metri e mezzo, vestito di nero, con un volto piatto e biancastro.
La giovane pilota era stata trasportata in infermeria e curata. Aveva rivelato di chiamarsi Armida, e che il corpo in sospensione era quello di suo marito, Gandal. La “vasca” serviva a conservare integro il corpo in modo da poterlo rivitalizzare; ma per farlo era necessaria la tecnologia del pianeta di origine di Armida, il pianeta Gieru; la scienza dei Fleediani non era abbastanza avanzata. Tornare su Gieru, quindi? Impossibile, perché su Fleed non esistevano i mezzi per riparare l’astronave. E soprattutto perché Gieru non esisteva più.
Armida e Gandal, principi di Gieru, stavano fuggendo. Un attacco del malvagio re Vega aveva azzerato la loro civiltà, dopo che i Gieruni si erano rifiutati di stringere un’alleanza con lui per fornirgli la loro tecnologia super-evoluta. Un raggio veghiano li aveva colpiti prima che compissero il transfert in un Universo adiacente, danneggiando la nave e uccidendo Gandal. Dopo il transfert, Armida era riuscita a trascinare il marito della bio-vasca, poi aveva tentato di pilotare il veicolo, ma in breve si era schiantata su Fleed.
In breve, Armida era prigioniera sul pianeta di Duke. Suo marito Gandal sarebbe rimasto non-vivo e non-morto per millenni, dato che i sistemi di alimentazione, per fortuna (o purtroppo), non erano stati danneggiati dall’impatto.
Le notizie portate dalla bella aliena avevano sollevato infiniti dibattiti sulla struttura dell’Universo e sulla minaccia rappresentata da Vega. Esistevano davvero gli Universi adiacenti? E quel malvagio conquistatore sarebbe stato in grado di compiere il transfert anche lui, attaccando Fleed all’improvviso, sbucando dal nulla?
I meno preoccupati sembravano il principe Duke e la principessa Armida. Già due settimane dopo il naufragio, lei cominciò a trascorrere sempre più tempo insieme a lui. Qualche altro giorno, e gli occhi più attenti notarono furtivi gesti affettuosi tra i due giovani. Entro un mese, la love story era sulle bocche di tutti.

***

— Cosa pensi di fare con… Gandal? — chiese Duke, aggrottando le ciglia e fissandola intensamente.
Armida pensò che, con quell’espressione, lui era il maschio più bello degli Universi. — Beh… — gli rispose — penso che prima o poi dovremo dargli degna sepoltura. In quelle condizioni è in grado di mantenersi integro per millenni, ma a che serve? — Pausa. — Non torneremo su Gieru. Mai più.
— Forse dovremmo aspettare — disse lui, continuando a fissarla a quel modo.
Lei scosse lentamente la testa. — No. Meglio di no.
Duke assunse un’aria interrogativa. — Perché? Che fretta c’è? Hai intenzione di ripartire? — Il re di Fleed aveva messo a disposizione della naufraga una delle loro navi.
— No. Forse. Non so — rispose lei, abbassando gli occhi.
— Non ti trovi bene qui?
— Benissimo! — Lo guardò di nuovo dritto negli occhi, accostando il viso a quello di lui. Erano soli in una delle infinite sale del palazzo. — Benissimo… — Accostò ancora di più il viso, fin quasi a baciare Duke. Poi si ritrasse di colpo. — Ma bisogna avere il coraggio di affrontare il proprio destino.
— E che cosa prevede il tuo destino?
Armida attese qualche lungo secondo prima di rispondere. — Ancora non lo so. Ma non è detto che la vita su Fleed sia… compatibile con il bene di tutti.
Duke ridusse gli occhi a una lama. — Temi che Vega ti possa raggiungere dal suo Universo, e che attacchi anche noi?
— È possibile. Ma, anche se così non fosse… Il fatto è — rise in maniera nervosa — che a volte la gente è diversa da come appare a prima vista. Per questo il mio motto è: godi delle cose belle finché le hai a portata di mano. Non sei d’accordo?
— Non del tutto — rispose Duke. — Ci stai nascondendo qualcosa?
Lei sospirò. — Siamo così simili, io e te… io e voi Fleediani… ma non dimenticare che io provengo da un altro Universo. Forse, a lungo termine, il mio organismo ne risentirà.
— Posso chiedere a uno staff medico di monitorarti a intervalli regolari. Potremmo fare analisi-sonda fin da…
— No! — gridò lei. Poi ricomponendosi: — No, ora davvero non ce n’è bisogno. Ma non è solo una questione di salute. — Fu a un passo dal rivelargli che cosa si annidava dentro la sua testa. Soffocò quell’impulso. Non voleva rovinare tutto; non adesso che era così vicina alla meta. Non voleva più pensare a niente, voleva solo abbandonarsi tra le braccia di lui. — Senti, lasciamo perdere. Mi sto fasciando la testa prima di essermela rotta. — Ridacchiò. — Sto anche andando contro i miei princìpi: godere il presente. Ricordi?
— Sei strana — commentò lui.
— Non immagini quanto! — E lo baciò.

***

Finì che la sera seguente Duke e Armida si appartarono in una delle stanze più interne del palazzo regale di Fleed, uno degli ambienti riservati al tempo libero del principe.
Lui era più giovane di lei, e più basso di una trentina di centimetri. Duke provava un lieve imbarazzo, anche a causa del marito Gandal, la cui presenza lontana, in sospensione, sembrava un incubo che aleggiasse nell’aria. Ma durò poco. Quando il vestito di Armida scivolò elegantemente a terra, rivelando tutto lo splendore di lei, il principe non ebbe più dubbi su quanto la desiderasse.
Prima ancora di accorgersene, Duke era disteso sul grande giaciglio semicircolare, sopra di lei, e le stava delicatamente baciando il ventre, quando…
Si fermò di colpo, sollevandosi sulle braccia. — Ma…
— Che cosa c’è, amore? — chiese lei, arruffandogli i capelli sulla nuca.
— Non… — Duke non sapeva se ciò che stava per dire fosse un’acuta osservazione, o una ridicola interruzione dei preliminari — … Tu non hai l’ombelico?!
Lei rise. — La Vita si è sbizzarrita a plasmare creature di tutti i tipi nei molteplici Universi! Ho le tette, ma non ho l’ombelico. O preferivi il contrario? — Rise di nuovo, premendogli la nuca per riabbassarlo verso di sé.
Duke ridacchiò senza convinzione, e facendo resistenza sulle braccia. Ora che ci faceva caso, anche la pelle di lei aveva qualcosa di strano. Beh, poteva essere un’altra “bizzarria” degli abitanti di Gieru, ma… Gli vennero in soccorso le nozioni di Scienza. — Tutto è collegato, in un organismo — disse, rovinando definitivamente l’atmosfera. — Avere le mammelle e avere l’ombelico fanno parte della stessa struttura biologica. Tu… voi come nascete?
Ridendo in modo più stridulo, Armida gli strinse a tenaglia le braccia attorno ai fianchi. — Duke! Ma ti pare questo il momento?!
Lui resistette di nuovo alle pressioni di lei. — Dimmelo, e basta.
Armida usò tutte le proprie energie, artigliando la schiena di Duke, per costringerlo ad aderire a lei. I movimenti di lei (poco femminili, quasi da lottatore), le sue risatine sarcastiche, fecero scattare in lui l’istinto del Corso di addestramento militare. Quasi senza deciderlo in modo cosciente, le mollò un violento manrovescio in faccia.
Lei gridò e… il grido si interruppe a metà. Il viso di Armida si spaccò verticalmente in due, aprendosi come una finestra.
Duke urlò, scattando all’indietro. Si sfilò dal materasso e rimase in piedi sul pavimento, a pugni serrati.
Dentro la testa di Armida c’era una minuscola creatura femminile, alta una ventina di centimetri.
— Chi… cosa sei, tu?… — balbettò il principe.
— Maledetto! — sibilò lei.
— Cosa sei? — ripeté Duke, con occhi che ardevano.
— Hai rovinato tutto!! Maledetto!! — gridò lei come una furia. E con una velocità fulminea, che l’occhio non riusciva a seguire, saltò sul pavimento, poi verso un condotto dell’aria, poi…
— No… — mormorò Duke.

***

“Ora che faccio!” urlava Armida tra sé. Guidata dall’istinto, raggiunse l’esterno del palazzo in poche decine di secondi. Nel giro di qualche minuto, fu all’astronave. Senza un cyber-tool esterno, il suo piccolo corpo sarebbe morto rapidamente. Questa era la condizione dei Gieruni, popolo che viveva in simbiosi con le bio-macchine (e le bio-macchine, a loro volta, erano l’evoluzione di un’altra specie).
Armida disattivò la bio-vasca in cui giaceva Gandal. La faccia dell’uomo si aprì, rivelando all’interno il cadavere di un piccolo essere maschile. Armida “sgombrò” il cranio gettando il piccolo uomo morto dentro la vasca, e prese posto lei stessa all’interno della testa. Nessuno aveva mai tentato prima quell’esperimento…
La faccia di Gandal si richiuse. Lui si alzò, con un lampo strano negli occhi. Adesso lui/lei era Gandal e Lady Gandal allo stesso tempo.
Gandal raggiunse la scialuppa di emergenza della nave, e si lanciò nello spazio, nella notte del pianeta Fleed. La scialuppa aveva scarsa autonomia, ma i sensori avvertirono Gandal che, entro poche ore, Vega sarebbe apparso nei dintorni di Fleed.
Una vita vuota e delirante attendeva Gandal. Senza patria, senza affetti. La pura schizofrenia dentro un cyber-tool che non corrispondeva all’occupante; un corpo esterno che un po’ obbediva ad Armida, un po’ le si ribellava. Adesso infatti la semi-personalità di Gandal, privato della sua vera identità, oscillava tra lo squilibrio, il desiderio di vendetta, il desiderio di autodistruzione. E, dentro la sua testa, Armida oscillava tra il dolore, la rabbia, il desiderio di riscatto. L’onda del desiderio fisico per Duke si era trasformata in un fiotto di frustrazione e risentimento.
Gandal / Lady Gandal si sentiva inerme, voleva l’onnipotenza. Avrebbe accettato l’alleanza con re Vega. Una mossa omicida e suicida.
Per vivere fino in fondo il proprio destino folle.

Per eventuali commenti: https://gonagai.forumfree.it/?t=48403078

Edited by isotta72 - 10/6/2010, 10:32
 
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