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DAITARN 3 CONTRO LUPIN 3! E il passato di Banjo!

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joe 7
view post Posted on 23/4/2011, 09:25 by: joe 7     +1   -1

Ill.mo Fil. della Girella

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Riassunto: Lupin III, Goemon e Jigen hanno contattato Koros, la nemica di Daitarn 3, per andare su Marte e rubare l’oro ivi nascosto. Inoltre, Fujiko Mine, della banda di Lupin, facendo finta di essere una giornalista, intervista Banjo per avvicinarsi a lui e rubare anche l’oro che Banjo possiede.
In questo momento, Banjo sta raccontando alla falsa giornalista il suo passato: suo padre, un famoso scienziato di nome Haran Sozo, viene costretto da Kronin Krask a lavorare su Marte e a costruire i Meganoidi. Alla fine, il figlio di Sozo, Banjo, riesce a fuggire, ma, prima di raggiungere il Daitarn 3 e scappare, viene bloccato da suo fratello Ded, che è diventato un meganoide…


L’astronave atterrò su Marte, raggiungendo il cratere programmato. Appena toccò terra, la piattaforma scese verso il basso, facendo calare l’astronave in un tunnel profondo, fino a raggiungere un’enorme sala. Una scaletta scese e raggiunse lo sportello, che si aprì a comando. Una ventina di soldati meganoidi avevano già puntato le loro armi verso lo sportello aperto, e in vari punti altri meganoidi erano pronti a sparare al minimo cenno di Koros, che era in piedi in mezzo all’area di attracco, silenziosa e attenta. Dietro di lei c’erano i tre capitani meganoidi: Harrison, Demian e Rasputin.
Dallo sportello uscì, con una camminata allegra e giuliva, Lupin III, che percorse la scaletta, salutando con aria affabile tutti quelli che gli stavano puntando i fucili laser con lo sguardo cupo:
“Ciao, ragazzi. Come ve la passate? Bel posticino, questo. Dove sono le ballerine e lo champagne?”
Dietro di lui due uomini silenziosi lo seguivano: il primo era un pistolero vestito di nero, che osservava di sottecchi ogni movimento dei meganoidi, e il secondo un samurai impassibile.

Una mossa sbagliata e finiamo in polvere, si disse Jigen. Mi meraviglio sempre di quanto sangue freddo abbia Lupin. Tutte queste armi puntate su di me mi innervosiscono.
All’improvviso, Jigen notò dietro a Koros una donna avvolta in un impermeabile nero, con un cappello nero quasi simile al suo. Aveva i capelli biondi, ma quello che sorprese il pistolero era il suo sguardo. Freddo e feroce, da vero assassino: di rado aveva visto una simile aura omicida in una persona. Jigen sentì un brivido: capì subito che lei era molto pericolosa. Quella donna era il comandante Rasputin, ed osservava con un certo interesse il pistolero. Sorrise leggermente ad un angolo della bocca. Quest’uomo sarà divertente da uccidere, pensò.

Lupin e i due amici ormai erano a pochi passi da Koros. Goemon passò accanto al capitano Demian e, appena si incrociarono, accadde uno schiocco improvviso che fece voltare la testa a tutti. Ma sembrava che non fosse successo nulla. Goemon continuò a seguire Lupin, ma il pistolero accanto a lui notò qualcosa di strano: la manica sinistra del samurai era stata tagliata di netto, e dal braccio sinistro stava scendendo lentamente una goccia di sangue. Guardando il volto dell’amico, Jigen notò che era pallido.
“Cos’è successo?” sussurrò.
“Io e quel comandante abbiamo incrociato le spade per un attimo. Ha voluto mettermi alla prova. Comunque vadano le cose qui, devo battere quell’uomo. Un samurai non rifiuta la sfida” rispose Goemon, impassibile.
Il comandante Demian osservò di sottecchi Goemon, che si stava allontanando alle sue spalle. Sorridendo, pensò: E’ in gamba. Di rado la mia spada può essere parata: ma lui ci è riuscito. Ci incontreremo ancora, samurai.

Lupin aveva avvertito lo stato di tensione in cui erano i due compagni, e la pericolosità dei due comandanti. Inoltre, non sapeva come inquadrare il misterioso terzo comandante, Harrison. Ma ormai si era in ballo e si doveva ballare. Fece un sorriso smagliante davanti a Koros e le porse la mano in segno di saluto, cosa che Koros ignorò. Lupin fece allora la faccia del sorpreso e dispiaciuto.
“Ma come, miss Koros…si accolgono così gli amici? Non è bello comportarsi in questo modo…” disse con tono triste e lamentoso.
“Per te sono Sua Altezza Koros. Se vuoi diventare un meganoide, sarà meglio che impari.”
“Ma adesso non sono ancora un meganoide, miss…cioè, sua maestà, no, quello lì, insomma. Perché non parliamo d’affari, prima? Abbiamo tutti e due qualcosa che ci interessa. Io ho la cura per Don Zauker e lei ha la capacità di renderci immortali trasformandoci in tanti bei meganoidi freschi. Collaboriamo, maestà. No, cioè, altezza, giusto?”
“Cosa mi assicura che voi abbiate la cura per l’Eccelso Don Zauker?”
“Mettimi alla prova, bellezza! Non sarai delusa! Sono a tua completa disposizione!” disse lui con un sorriso canagliesco, stringendo a sorpresa le mani di Koros. All’istante, i meganoidi puntarono i fucili sulla tempia di Lupin.
“Esagerati” esclamò lui, mollando la presa e aggiustandosi la giacca. “Comunque, mi faccia provare. Se non funziona, bè, ce ne andiamo, OK?”
“No” disse dura lei “Se non funziona, vi ammazzerò tutti per avermi fatto perdere tempo. Inoltre, se questo è un trucco e danneggerai l’Eccelso Don Zauker, ti pentirai di essere nato!” concluse, fissandolo dura negli occhi, col volto vicino a lui.
“Non c’è bisogno di minacciare in questo modo, bellezza” disse Lupin, allontanando un po’ il volto da quello minaccioso di Koros “Credimi, il Don tornerà più bello e vispo di prima. In confronto a me, il Dottor House è un buono a nulla. Portami dal paziente!”
Koros era seccata dalla leggerezza di quell’uomo. Ma ormai era disperata: ogni tentativo di rianimare Don Zauker era stato un fallimento. Almeno si può provare con lui: appena farà un passo falso, lo si potrà eliminare facilmente. Si voltò e disse: “Seguitemi”
Lupin e gli altri, scortati dai soldati meganoidi, seguirono Koros. Lupin, con le mani dietro la nuca, sussurrò sorridendo all’amico pistolero:
“Questa ragazza è pazza di me!”
“Idiota” rispose lui a voce bassa.

Intanto, sulla Terra, Fujiko, sempre nella veste di falsa giornalista, era rimasta sorpresa dell’ultimo sviluppo della storia del passato di Banjo.
“Suo...fratello? Allora, mentre lei scappava dalla base dei meganoidi su Marte, ha dovuto lottare contro suo fratello Ded, che era diventato un meganoide anche lui?”
“Fu il momento più sconvolgente della mia vita” confermò Banjo, guardando verso il basso e appoggiando i gomiti sulle gambe. “Da allora, compresi la disumanità di Don Zauker e Koros. Potrei dire che la mia infanzia, i miei sogni di adolescente finirono lì: il mio mondo tranquillo e divertente, in cui vivevo su Marte come in una sala giochi, era crollato.” A Banjo tornarono in mente quei momenti. Forse aveva deciso di raccontare tutto proprio per togliersi un peso.

“Ded…sei impazzito? Cosa fai?” chiese il giovane Banjo, davanti a suo fratello, che gli stava stringendo il polso in una morsa di ferro. “Mamma e papà sono in pericolo! Mollami! Bisogna aiutarli!” gridò.
Il pugno di Ded sullo stomaco di Banjo fu violentissimo: per un attimo, al ragazzo mancò il fiato.
“Fai silenzio, ti ho detto” replicò l’altro con voce meccanica e atona “Siete traditori dell’eccelso Don Zauker. Non siete più niente per me.”
La forza meganoide del fratello era sovrumana: Banjo crollò a terra in ginocchio, mentre Ded continuava a serrare il polso al ragazzo. Quest’ultimo cercò di riprendere a respirare, fissando sconvolto il pavimento. Il rumore dei passi dei soldati meganoidi diventava sempre più forte. Tra poco sarebbe stato catturato, e sarebbero morti tutti…non poteva permetterlo!
Alzandosi di scatto, afferrò Ded ai fianchi spingendolo con forza: questi rimase stupito della resistenza di Banjo, superiore a quella umana. Non sapeva che il dottor Sozo aveva “rinforzato” suo figlio all’insaputa di Banjo stesso. Ded perse l’equilibrio e caddero tutti e due contro il portone d’ingresso di una delle numerose sale macchine, dove si fabbricava il materiale per l’esercito meganoide. Banjo conosceva bene quel posto, avendoci lavorato per molto tempo. Liberandosi dalla stretta di Ded sul polso, tirò subito la leva di chiusura d’emergenza: un enorme portone d’acciaio chiuse la strada agli inseguitori, isolando Banjo e Ded. Banjo spaccò la leva con un colpo secco, in modo da bloccare il portone. Non avrebbe resistito molto all’assalto dei meganoidi, ma almeno Banjo aveva guadagnato un po’ di tempo. Voltandosi, evitò per un soffio il pugno di Ded, che incrinò il portone: Banjo sudò freddo nel vedere la crepa. Suo fratello era diventato una specie di Terminator omicida, come nel film: l’unica differenza è che qui si moriva sul serio. Si allontanò subito da Ded, afferrando una sbarra di metallo.
“Stai lontano, Ded!” minacciò Banjo: ma tra i due il più spaventato era lui. Il fratello non lo ascoltò nemmeno e corse verso di lui, senza mostrare la minima emozione. Banjo lo colpì in pieno con la sbarra, ma questa si piegò senza fargli nulla. Evitò ancora per un soffio le terribili mani di Ded, mentre con l’angolo dell’occhio vedeva che il portone si stava surriscaldando. Tra poco, i meganoidi sarebbero riusciti ad entrare. Banjo fuggì, addentrandosi ancora di più nella sala macchine: i rumori dei meccanismi erano assordanti, rendendo la scena ancora più allucinante, quasi un incubo. Il ragazzo continuò a scappare, terrorizzato. Ad un certo punto, si accorse di essere da solo. Non c’era più nessuno dietro di lui. Si guardò intorno: solo macchine di produzione, fresatrici e altro, che agivano automaticamente senza posa. Sentì di aver paura persino di queste, per quanto sembrasse irragionevole. All’improvviso, un braccio spuntò fuori dal muro, afferrando Banjo per il collo: Ded uscì dalla parete, tenendo il fratello in una morsa tale che stava per morire soffocato. Disperato, Banjo afferrò il braccio di Ded con le sue mani e spinse con tutte le sue forze: inaspettatamente, la morsa si allentò.
“Cosa ti ha fatto Don Zauker? Torna in te, Ded!” esclamò.
“Non è stato lui a trasformarmi in meganoide. E’ stato il dottor Sozo” rispose freddo Ded.
“Mio…nostro padre?”
La rivelazione fu come una mazzata. Per la sorpresa, Banjo allentò la spinta delle mani e il braccio di Ded tornò a serrargli la gola. Lo stava uccidendo. Inoltre, dietro di loro i soldati meganoidi stavano arrivando. Doveva agire subito. Prese la pistola e la alzò, puntandola dietro di lui e sparando alla cieca. Dietro di lui ci fu un’esplosione e Banjo si trovò libero in un attimo, mentre a terra stava un ragazzo dalla testa spaccata, dalla quale spuntavano dei fili e uscivano delle scintille.
“Ded…” sussurrò Banjo sconvolto.
“Scappa, Banjo” disse con voce quasi umana l’essere a terra. L’esplosione aveva fatto tornare cosciente Ded, anche se il suo corpo era rimasto gravemente danneggiato.
“Ded…sei vivo?”
“Tra poco esploderò. Scappa, Banjo! Scappa finchè ho ancora un po’ di umanità! Presto! Presto!”
I soldati erano sempre più vicini. Avevano già iniziato a sparare coi fucili laser: Banjo aveva poca scelta. Scappò istintivamente: ma di sicuro sarebbe stato fatto a brandelli dai laser che fischiavano sempre più vicino. Non sarebbe mai arrivato vivo all’uscita, anche se era a pochi passi. In quel momento, un soldato inciampò sul corpo di Ded, chiedendo:
“Cosa…cos’è questo?”
Si accorse che il corpo del ragazzo stava brillando. Il meganoide, terrorizzato, capì subito.
“VIA DI QUIII!” urlò con tutte le forze.
Ma era troppo tardi. L’esplosione sconvolse l’intera sala macchine, che era grande come un centro commerciale, provocando reazioni a catena e facendo sussultare persino il palazzo: Koros e Don Zauker si appoggiarono per un momento a qualche sostegno, stupiti.
“Cosa…cos’è successo?” chiese Don Zauker.
Koros contattò subito il comandante Werner, che era incaricato di catturare e, se necessario, eliminare Sozo e la sua famiglia.
“Werner!” gridò Koros, infuriata “Cos’è successo?”
Il volto impallidito del comandante apparve sullo schermo:
“E’…è successa un’esplosione nella Sala Macchine numero 3, altezza Koros…credo che il fratello di Banjo, Ded, sia morto esplodendo lì dentro…”
“E Banjo? Dov’è Banjo?” chiese Koros, furiosa.
“Non l’abbiamo ancora preso, Altezza. Lo...lo troveremo subito!”
“Lo spero per te. Mandami qui la madre di Banjo. Svelto!”
“Sì, altezza Koros!” Werner preferì non fare domande: era in una situazione già abbastanza difficile. Se non riusciva a catturare Banjo, era rovinato.
“Perché vuoi con te la madre di Banjo?” chiese Don Zauker.
“Non sono sicura che quell’idiota di Warner riesca a prendere Banjo. Lui conosce questo posto come le sue tasche, a differenza di Warner. Voglio prendermi una precauzione”
Don Zauker sorrise. Koros era davvero la sua allieva perfetta: lui non avrebbe fatto di meglio.

Banjo intanto scappava, cercando di non pensare a Ded. Doveva raggiungere Minamoto, come gli aveva detto sua madre. Minamoto che lo stava aspettando accanto al Daitarn 3. Solo questo contava. Ma i ricordi su Ded erano troppo forti. Lui che gli insegnava ad usare la bicicletta. Loro due che andavano al Luna Park a vedere gli spettacoli di Edwin. Loro due che guardavano al cinema “Goldrake contro Mazinga”. Ded gli era sempre stato vicino. Ed ora era morto, trasformato prima in un mostro senza anima e poi in una bomba vivente. Suo fratello. E gli aveva anche sparato. Ad un certo punto, qualcosa in lui si spezzò. Crollò a terra e si mise a piangere. Ma non c’era tempo per farlo. Si alzò, ancora con le lacrime agli occhi: mancava poco all’hangar di Daitarn 3. Mancava solo un corridoio. Banjo ancora non lo sapeva, ma avrebbe ricordato per tutta la vita quel corridoio.

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Prossimamente: Lupin e Don Zauker. Inoltre: la fuga di Banjo da Marte!

A seguito delle richieste fattimi, devo interrompere per un momento la fanfiction, che conto di riprendere appena possibile. Da adesso in avanti posterò di seguito tutti i Sabati le puntate dalla fanfiction della Grande Ombra: lo stesso vale per la fanfiction di Mineo, che interrompo temporaneamente.

Riprenderò le serie di Mineo e di Lupin appena avrò finito con l'Ombra: non so esattamente quando finirà, ma ormai siamo all'ultima fase.

Arrivederci a presto! :nagai:

Se volete commentare la puntata, il link è questo: https://gonagai.forumfree.it/?t=50887256&st=15#lastpost

Se volete scaricare la puntata in formato word, potete cliccare sull'allegato.

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