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DAITARN 3 CONTRO LUPIN 3! E il passato di Banjo!

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joe 7
view post Posted on 7/5/2011, 10:32 by: joe 7     +1   -1

Ill.mo Fil. della Girella

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Riassunto: Lupin III, Goemon e Jigen hanno raggiunto su Marte la base dei meganoidi contattando Koros, la nemica di Daitarn 3, per rubare l’oro nascosto nella base.
Inoltre, Fujiko Mine, la donna della banda di Lupin, facendo finta di essere una giornalista, intervista Banjo per avvicinarsi a lui e rubare anche l’oro che Banjo possiede. In questo momento, Banjo sta raccontando alla falsa giornalista il suo passato: suo padre, un famoso scienziato di nome Haran Sozo, viene costretto da Kronin Krask – il futuro Don Zauker – a lavorare su Marte e a costruire i Meganoidi. Alla fine, Banjo riesce a fuggire, inseguito dai Meganoidi mentre corre verso il nuovo robot Daitarn 3…


I corridoi della base di Marte erano sinistramente silenziosi, con solo un leggero mormorio soffocato, dovuto all’azione di macchine nascoste chissà dove a fare chissà cosa. I passi risuonarono nel silenzio: il gruppo guidato da Koros la seguiva senza dire nulla, osservando le guardie alle pareti, tutte ferme e immobili, col fucile in mano, simili a statue. Ma Lupin, Jigen e Goemon sapevano che quelle statue, o meglio, meganoidi, sarebbero scattate tutte all’unisono alla minima mossa sbagliata.
Stiamo cavalcando la tigre, pensò cupo Lupin, sudando freddo ed osservando di sottecchi la nuca e il mantello di Koros davanti a lui. Stranamente, a Lupin quella donna gli sembrava familiare. Dove l’aveva vista?
Alla fine, arrivarono davanti ad una porta scorrevole, più grande delle altre. Si aprì senza rumore: il silenzio del mondo meganoide era inquietante. Entrarono perplessi nella grande sala, piena di computer sulle pareti, che si estendevano a vista d’occhio, circondando un cilindro di vetro in mezzo a tutte quelle apparecchiature futuristiche. Dentro il cilindro, c’era un essere che sembrava seduto, ricoperto da un enorme mantello nero, simile a un sudario. Anche da seduto, si intuiva che doveva avere le dimensioni di un gigante: avrebbe raggiunto facilmente l’altezza di due metri abbondanti, se si fosse alzato. Il particolare impressionante era il volto: freddo e meccanico, con gli occhi fissi come quelli di un morto. E quello che spaventava di più era il cervello umano che aveva nel cranio, visibile e ricoperto solo da una cupola di vetro. Due piccole corna laterali che spuntavano dal volto sottolineavano l’aspetto diabolico e inumano dello sconosciuto. Innumerevoli fili, cavi elettrici, tubi vari erano iniettati nella sua figura, tutti percorsi da una luce elettrica che luccicava in modo intermittente, avvolgendo anche l’essere misterioso in un’aura cangiante, facendo un effetto simile ad un sinistro albero natalizio.
Lupin, Jigen e Goemon rimasero senza parole, visibilmente impressionati. Era dai tempi di Mamoo che non vedevano orrori del genere.
“Ecco a voi l’Eccelso Don Zauker” disse Koros, alzando un braccio e mostrando la scena, quasi come se fosse una guida turistica che spiega le opere d’arte ai profani. “Pensi ancora di poterlo guarire, Lupin III?” aggiunse con un tono beffardo “La tua vita si basa sulla tua risposta, umano. Come pure quella dei tuoi compagni.”
Lupin si volse verso Koros. Tenendo le mani in tasca, sfoderò il suo classico sorriso spavaldo e rispose:
“Mia cara, stai parlando a Lupin III, non a uno qualsiasi. Certo che ci riuscirò!”
“Mi sembri sicuro di te stesso, Lupin. Cosa ti fa pensare di riuscire dove io, con tutta la mia scienza meganoide, ho fallito? Il sommo Don Zauker è tornato in catalessi, dopo l’ultimo scontro con quel dannato Haran Banjo, e le sue condizioni sono ancora peggiori di allora. Almeno, prima potevo contattarlo mentalmente: ora, non posso fare nemmeno questo.”
Koros si avvicinò alla balaustra, oltrepassando Lupin e i suoi, rivolta verso il suo signore. Appoggiando le mani al sostegno di metallo che delimitava l’area, serrò la presa sul corrimano di ferro, osservando con sguardo doloroso Don Zauker.
“E’ vivo” sussurrò con pena “e completamente solo. Voglio che torni come prima”
Le spalle di Koros tremarono leggermente.
“Fidati di me, bellezza” disse Lupin.
“Per niente” rispose lei, continuando a fissare l’essere nel cilindro. In un attimo, obbedendo al comando mentale di Koros, un gruppo di meganoidi circondò Lupin e i suoi, puntando contro di loro i fucili laser. Koros si voltò lentamente, gustando lo stupore dei suoi ospiti. Incrociò le braccia sul petto e disse:
“Consegnate le vostre armi. Subito.”
Lupin estrasse lentamente la sua Walther P38 e la consegnò al meganoide più vicino, tenendola per la canna. Lo stesso fece Jigen con la sua pistola, mentre Goemon esitava. Ma dovette cedere e consegnò la sua preziosa spada.
“Ti riavrò” sussurrò fissando irato la spada che veniva portata via.
“Non è bello essere così sospettosi, mia cara Koros. Questa sfiducia mi addolora” disse Lupin, corrucciato.
“Non so che farmene della fiducia di un ladro. Vieni avanti verso di me, da solo, e lentamente.”
Lupin fece come gli aveva detto: subito dopo, due gabbie scesero dal soffitto ed imprigionarono Jigen e Goemon.
“Cosa significa questo?” chiese Lupin, scioccato.
“Sono la mia garanzia che tu non farai scherzi, Lupin. Se farai una mossa sbagliata, le gabbie saranno caricate di elettricità a diecimila volt e i tuoi compagni finiranno arrostiti. Tienilo bene a mente.”
Lupin non rispose, limitandosi a fissare cupo Koros.
“Ed ora” disse lei “ti ripeto la domanda: cosa ti fa credere di riuscire a rianimare Don Zauker dove io ho fallito?”
Lupin tornò a sorridere ed estrasse un oggetto dalla tasca destra dei pantaloni.
“Questo” rispose con tranquillità.
“Cosa sarebbe?” chiese Koros, incuriosita.
“Una chiave USB da più di un milione di giga. E’ la banca dati del dottor Haran Sozo con tutte le informazioni sui meganoidi e su Don Zauker. Ti interessa?”
La donna non credette alle sue orecchie.
“Non è possibile…tu menti! Non puoi avere una cosa simile! Tutti quei dati erano stati distrutti quando Banjo era fuggito da qui, anni fa…”
“Strano che la vostra avanzata scienza meganoide non consideri il backup. Non avete mai pensato che Sozo avesse potuto duplicare i dati?”
La donna lo guardò diffidente.
“Cosa mi assicura che quei dati siano veri?”
“Baby, mi offendi. Io sono un ladro onesto. Li ho presi direttamente dalla villa di Banjo. Puoi controllarli, se vuoi.”
Un meganoide puntò il fucile sulle tempie di Lupin.
“Cosa mi impedisce di ammazzarti adesso e prendermi i dati?” osservò Koros.
“Una piccola cosa chiamata password. Io la conosco. E qui le password sono almeno trenta, senza contare i firewall e trabocchetti vari. Se mi ammazzi, ti ci vorranno vent’anni per trovare tutte le password esatte e le uscite dai firewall. Senza contare che, al primo errore, i dati si autodistruggeranno.”
“E’ un bluff” rispose dura la donna.
“Allora spara, baby” concluse Lupin spalancando le braccia, mentre il fucile continuava ad essere puntato su di lui.
Dopo lunghissimi attimi, Koros fece un cenno e il meganoide abbassò l’arma.
“Passami quella chiave senza fare mosse strane. I miei uomini continueranno a puntare le armi su di te.”
“Sei paranoica, baby. Dovresti rilassarti un pò” rispose Lupin, gettando la chiave a Koros, che le afferrò al volo senza rispondere.
In silenzio, la donna infilò la chiave in un’entrata del computer principale: il video si illuminò e comparve il messaggio di trasferimento e lettura dati. Tra pochi minuti i dati sarebbero comparsi. Ma, all’improvviso, apparve la scritta: RICHIESTA PRIMA PASSWORD. Koros ebbe un gesto di stizza e si volse verso Lupin, che, seduto tranquillamente a terra, aveva acceso con nonchalance una sigaretta, emettendo fumo dalla bocca con voluttà. Lo avrebbe strozzato volentieri.
“Hai bisogno di me per caso, tesoro?” disse lui con un sorriso, sentendosi addosso gli occhi fiammeggianti di Koros.
“Scrivi la password. Muoviti!”
Lupin si alzò con calma, diede un paio di colpi sui pantaloni per togliere un po’ di polvere e si diresse caracollando verso il computer, con le mani in tasca e la sigaretta in bocca, ostentando un’aria soddisfatta.
Prima password.
Seconda password.
Terza password.
“Qui bisogna aspettare un attimo, baby. Il primo livello è passato. Tra poco si aprirà il secondo.”
“Quanti livelli sono?”
“Ventisette.”
Koros sentì qualcosa come un mancamento. Dopo questo qua lo ammazzo, si ripromise.
Intanto, si era aperto il secondo livello, e Lupin andò avanti a colpi di password. Continuando a guardare lo schermo, disse all’improvviso:
“L’Eccelso Don Zauker sarebbe il famoso Kronin Krask, vero?”
“Non sono affari tuoi.”
“E quindi tu saresti la sua famosa assistente, Leilah Shinozuka, vero?”
“Non sono affari tuoi.”
“Proprio come pensavo. Ecco dove ti avevo vista. Leilah Shinozuka…alias Aliel Noshino!” concluse Lupin, voltandosi verso Koros e fissandola negli occhi divertito e facendo l’occhiolino.
Koros, nonostante il colore chiaro della sua pelle, impallidì.

Intanto, nella villa di Banjo, Fujiko sorseggiò il tè, pronta a continuare l’intervista a Banjo sotto le spoglie della falsa giornalista Hitomi Kant.
“Prima di continuare, signor Banjo, vorrei farle una domanda…”
“Faccia pure” rispose lui, sorridendole incantato: era impossibile essere indifferenti alle grazie di Fujiko. Reika e Beauty lo guardarono male.
“Ecco…è una curiosità riguardo a Koros. So che lei era Leilah Shinozuka, l’assistente di Kronin Krask. Ma da dove veniva? Chi era?”
Banjo rimase sorpreso dalla domanda e rispose, un po’ imbarazzato:
“Ecco…qui io non saprei davvero cosa risponderle. Koros per me è sempre stata un mistero. Non so neanche di che nazionalità fosse. Era una donna molto bella e intelligente, anzi di un’intelligenza superiore alla media già quando era umana. Inoltre, aveva una capacità organizzativa senza pari. No, davvero non so chi fosse veramente. Sarebbe interessante saperlo. Comunque, ora è morta…”
Ho i miei dubbi, pensò Fujiko.
“Va bene” rispose lei “scusi la mia curiosità. Dunque, possiamo riprendere il racconto della sua fuga da Marte? Ha dovuto affrontare suo fratello Ded, che era diventato un meganoide, e purtroppo era morto nello scontro. Però, alla fine lei ha raggiunto il Daitarn 3 con Minamoto, l’assistente di suo padre, a bordo…”
“Un momento, un momento” interruppe Banjo, alzando una mano “Non andò esattamente così. Dovevo ancora percorrere un lungo corridoio prima di raggiungere l’hangar dove si trovava il Daitarn 3”
Tacque per un istante. Poi aggiunse, scuro in volto:
“Quello fu un corridoio maledetto”

Mentre, anni fa, il giovane Banjo stava per attraversare il famoso corridoio e i meganoidi inseguitori erano ancora lontani, nella sala comandi principale del palazzo di Marte, la madre di Banjo, Midori, con le mani legate dietro la schiena, fu gettata ai piedi di Koros e Don Zauker (che allora era ancora un meganoide in forma umana). Koros si chinò verso la donna a terra e le sollevò il capo tirandola per i capelli. Senza badare al suo gemito di dolore, disse freddamente:
“Ascoltami bene, perché te lo dirò una volta sola. Tuo figlio Banjo, sta scappando, e adesso tu lo contatterai via radio dicendogli di tornare indietro, chiaro? Solo così avrai salva la tua vita e quella di Banjo. L’altro tuo figlio, Ded, è già morto: non vorrai che muoia anche lui, vero?”
La donna fissò duramente Koros. Serrando le labbra, annuì senza dire nulla.
“Così mi piace” commentò l’altra. La fece alzare e le recise le corde che la legavano, dandole una spinta e dicendo:
“Vai! Il microfono è laggiù!”
“Potevamo chiedere anche al padre di contattare Banjo” osservò Don Zauker, dubbioso.
“L’uomo è più sensibile al richiamo materno. Patetico, ma utile: così la finiremo in fretta,”
Midori afferrò il microfono con mani tremanti. La vita di suo figlio era in gioco: sapeva cosa fare. Inspirò profondamente e disse:
“Banjo. Banjo! Mi senti? Sono tua madre”
Il ragazzo, che stava correndo, si bloccò all’improvviso al suono della voce che parlava dall’altoparlante.
L’hanno catturata! Cosa faccio, adesso? si chiese agitato.
“Ascoltami, Banjo” continuò la voce “Fai come ti dico…”
Ci fu un attimo di silenzio, mentre tutti aspettavano le parole successive della donna.
“Scappa! Scappa più veloce che puoi! Non voltarti indietro! Non pensare a me! Te lo ordino! Vivi, figlio mio, fallo per me!”
“Maledetta, taci!” gridò Koros, rabbiosa, strappandole di forza il microfono.
Banjo rimase impietrito. La trasmissione si era interrotta di colpo. Al suo posto, apparirono le voci dei meganoidi inseguitori che stavano per raggiungerlo.
“Eccolo!”
“Sparate a vista!”
“Gloria all’eccelso Don Zauker!”
Banjo sparò subito nel mucchio, riprendendo a scappare ed evitando i raggi laser che gli stavano mandando contro.
Mamma…
I suoi occhi erano diventati umidi. Il dolore che Banjo provava divenne un fuoco di furia che da allora gli divampò nel cuore, simile all’odio.
Questi dannati meganoidi la pagheranno cara. La pagheranno tutti! Tutti! Li distruggerò! Tutta colpa tua, padre!
Mentre correva, alla fine del corridoio comparve una figura armata di pistola laser: Banjo, sorpreso, cercò di reagire subito, ma l’uomo sparò per primo, colpendo però i meganoidi inseguitori.
“Minamoto!” gridò il ragazzo. Aveva riconosciuto l’assistente di suo padre che lo stava aspettando.
“Vieni qui, Banjo, svelto!”
In poco tempo, i due si rifugiarono dietro macchinari e costruzioni varie che erano ai bordi dell’enorme hangar: la loro solidità permetteva un buon riparo ai raggi laser dei meganoidi, mentre Minamoto e Banjo ogni tanto spuntavano fuori lanciando un raggio laser sugli inseguitori, in perfetto stile western.
Minamoto in una pausa ricaricò il fucile e disse a Banjo:
“Il Daitarn 3 è laggiù a pochi metri. Sali a bordo e parti. Le altre quattro astronavi-copia ti seguiranno e confonderanno i meganoidi. E’ tutto sull’automatico, quindi non avrai problemi. Vai!”
“Non posso lasciarti qui, Minamoto!”
“Non essere idiota, ragazzo. Non possiamo salvarci tutti e due. Io penso a loro. Scappa! Ricorda quello che ti ha detto tua madre!”
Banjo rimase senza parole. Sentiva di non avere scelta.
“Io sono importante per Koros e Don Zauker. Non mi uccideranno. Vai, ti prego!” supplicò l’uomo.
“Io…ti ringrazio. Ce la farò a scappare, te lo prometto!”
Banjo si voltò e corse salendo in un attimo a bordo dell’astronave, che in poco tempo iniziò a partire, seguita automaticamente dalle altre quattro.
Buona fortuna, ragazzo…pensò Minamoto con un sorriso.
“Non deve scappare!” urlarono i meganoidi infuriati “Sparate all’astronave principale, colpite il carrello! Così non decollerà! Presto!”
Ma subito furono fermati da un fuoco concentrico che li falcidiò in pochi attimi: Minamoto aveva azionato la gatling, il modello di mitragliatrice laser a colpi ripetitivi. Tra le file di meganoidi, decine di loro vennero trafitti, mentre ci furono delle esplosioni a raffica, dovute all’impatto dei laser della gatling coi fucili laser dei meganoidi stessi, che scoppiavano in mille pezzi. Ormai il corridoio era diventato un inferno di fuoco.
La gatling non durerà molto, pensò Minamoto, inoltre, la mia gamba destra è ferita e sto perdendo sangue come una fontana. Per me è finita, ma continuerò finché è possibile: devo far guadagnare tempo a Banjo!
Le cinque astronavi uscirono dal terreno rosso di Marte, iniziando a dirigersi verso lo spazio. Furono avvistate subito da uno schermo radar, a bordo dell’astronave ammiraglia del Comandante Warner.
“Abbiamo avvistato Banjo, signore! Ma le astronavi sono cinque, non una come pensavamo…cosa facciamo?” disse il meganoide ai comandi.
Warner sorrise soddisfatto. Alzò un braccio e comandò:
“Aprite tutti i cannoni laser dell’Ammiraglia Dreadnought! Riduceteli in polvere tutti e cinque!”
“Ma…comandante…dentro le astronavi c’è anche l’oro dell’eccelso Don Zauker…”
“Lo recupereremo. Sparate!”
Dall’enorme “Macchina della Morte”, il primo modello progettato allora, l’Ammiraglia Dreadnought di Warner, spuntarono centinaia e centinaia di cannoni che si illuminarono quasi come una nave addobbata a festa di notte: i raggi laser saettarono fitte come gocce di pioggia, dirette verso le cinque astronavi di Banjo.
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Sabato 21 Maggio: Il passato di Koros; inoltre, dal racconto del passato di Banjo: Banjo contro la Dreadnought di Warner!

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Edited by joe 7 - 7/5/2011, 14:23

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