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LAURANA: I racconti per la cronologia

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view post Posted on 6/8/2012, 16:07     +1   -1
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Racconto di:Laurana


LA REGINA DELLE FIABE

1.

La cerimonia nuziale si svolse nell’ampio giardino del palazzo reale, in mezzo agli alberi secolari ed ai cespugli potati in forme che richiamavano figure di animali. Ovunque, decorazioni e nastri che si armonizzavano perfettamente con le tinte dei fiori, e dove predominavano il bianco e il rosso, i colori della casata dei regnanti di Fleed.

Dei numerosi ospiti che erano presenti, gli appartenenti all’aristocrazia fleediana si riconoscevano per gli abiti eleganti ma semplici, con tuniche corte e mantello per gli uomini, tuniche lunghe fino ai piedi per le dame, dai tenui colori naturali (verde, bianco, beige), mentre i rappresentanti degli altri pianeti vicini, che intrattenevano dei rapporti di amicizia e di affari con Fleed, erano vestiti con colori più sgargianti.

Durante il rito il silenzio fu tale che si udirono solo il cinguettio degli uccelli e il frusciare delle foglie mosse da una leggera brezza. Gli sposi si scambiarono le promesse di matrimonio ai bordi del laghetto dove nuotavano pesci di tantissime specie diverse, e subito dopo iniziò l’omaggio dei presenti a Illiana, la nuova regina: una sfilata interminabile di persone che non lei aveva mai visto e i cui visi rimanevano solo pochi istanti nella sua memoria per poi venire sostituiti da altri altrettanto anonimi.

“Questa è la parte più noiosa di tutta la giornata” pensò la giovane donna, sospirando leggermente “a furia di sorridere mi auguro di riuscire a muovere ancora i muscoli della faccia!”.

Durante una pausa sgattaiolò in un posto più tranquillo per potersi dare una rinfrescata; ne approfittò per guardarsi allo specchio con occhio critico: non si era mai ritenuta una gran bellezza, gli zigomi alti e spigolosi davano al viso un’espressione severa solo in parte mitigata dalla luminosità dei suoi occhi verdi, ma oggi aveva un aspetto radioso.

***



La verità era che a darle quell’aspetto non era lo scintillio delle pietre preziose incastonate nel diadema reale o della perla rosa che portava alla fronte (dono dei suoi genitori quando era entrata nell’età adulta), ma la gioia che brillava nei suoi occhi, perchè Illiana aveva sposato l’uomo che amava.

Lei era stata fortunata: sin da bambina sognava di poter sposare la persona amata, come tutte le sue coetanee, ma appartenendo all’aristocrazia fleediana, molto spesso capitava che i matrimoni venissero combinati fra le famiglie per fini puramente economici o politici.

La sua famiglia faceva parte della piccola nobiltà, quindi i suoi componenti non frequentavano la corte, e non erano neppure così ricchi da non poter lavorare; suo padre infatti era uno stimato architetto e fu durante una visita ufficiale di re Antius ad un progetto che l’uomo stava sovrintendendo, la costruzione di un avveniristico laboratorio, che avvenne l’incidente che cambiò il loro destino: nel tentativo di salvare il sovrano dalla caduta di una trave del soffitto, il padre venne travolto e ucciso.

Antius era rimasto ferito in maniera non grave, perché grazie all’intervento dell’uomo era stato investito dal grande peso solo minimamente e l’unica conseguenza per lui fu una ferita alla gamba sinistra che rese leggermente claudicante la sua andatura.

Il re aveva voluto conoscere la famiglia dell’uomo che gli aveva salvato la vita.

Illiana, la madre e i suoi fratelli erano prostrati dal dolore, la disgrazia di aver perso un padre ed un marito amatissimo era davvero dura da superare. Nonostante l’aspetto fragile e sottile come un giunco, però, la ragazza aveva un carattere forte e determinato, ed era lei quella che più cercava di farsi forza per tutti loro.

Stava consolando il suo fratello più piccolo quando aveva sentito una voce profonda rivolgerle la parola; aveva alzato gli occhi e si era trovata davanti al re di Fleed. Si erano fissati per un secondo infinito…
C’erano state altre visite, in cui Antius aveva sempre trovato il modo di passare alcuni minuti con lei, fino al giorno in cui lui le aveva chiesto di sposarlo.

Illiana, per quanto incredula, era felicissima: si era subito innamorata di quell’uomo molto più anziano ma dal fascino irresistibile, dallo sguardo profondo e dai modi cortesi. Il fatto che fosse il suo sovrano non aggiungeva né toglieva un’oncia all’amore che lei provava per lui.

***


I festeggiamenti durarono fino a sera tarda e al termine la famiglia reale si ritirò nei propri appartamenti. Nonostante l’ora era stato permesso alla piccola Maria di rimanere alzata fino all’ultimo, ma in quel momento stava ciondolando dal sonno sulla poltrona, il vestitino delicato strappato all’orlo e macchiato in più punti, sicuramente il risultato di qualche scalata ardita o qualche audace esplorazione del giardino.

Illiana si avvicinò e la prese in braccio dolcemente; cercando di non svegliarla la portò nella sua cameretta, la mise nel letto e le rimboccò le coperte. Maria si svegliò solo un secondo per mormorarle: - Mamma… e si riaddormentò subito.

La donna si commosse: sentiva di aver amato da subito quella bambina vivace e solare, e anche la principessa le si era immediatamente affezionata perché aveva visto in lei quella figura materna che le era mancata: quando la prima regina era morta, Maria era ancora troppo piccola per ricordarla, ed era stata cresciuta dalle balie di corte.

Un’ultima carezza ed Illiana si allontanò in punta di piedi.

Nel salotto, Antius stava ancora parlando con il figlio, e quando lei si avvicinò Duke si alzò per accoglierla, usando le buone maniere che i maestri di corte gli avevano insegnato. Nonostante fosse poco più di un bambino, nei suoi modi si intravvedeva già una solennità da futuro re.

- Madre, siediti qui accanto al fuoco, l’aria della sera è fredda…

- Ti ringrazio, Duke.

Illiana sorrise: il principino era tranquillo e riflessivo, dai modi e dalle parole misurati; se l’aveva chiamata così era sicuramente per dirle che, nonostante non fosse la sua vera madre, aveva deciso di accettarla come tale.

Scambiò uno sguardo con suo marito, e capì che anche lui aveva colto questo messaggio: nei suoi occhi lesse anche approvazione, orgoglio, felicità e… amore.

“Questo” pensò Illiana “è forse il momento più felice della mia vita”.

Rise fra sé: quando era bambina le erano state raccontate le storie di principesse e regine che dovevano affrontare mille peripezie prima di arrivare al lieto fine, e lei amava trascorrere i pomeriggi fantasticando di essere una di quelle coraggiose fanciulle. Ora che era adulta pensò che anche la sua vita poteva sembrare una di quelle fiabe, e la giornata appena passata il suo personale lieto fine.

La conversazione continuò ancora per qualche minuto, parlando o commentando gli avvenimenti della giornata, quando poi Antius si rivolse al figlio per congedarlo:

- Duke, è ora che tu vada a dormire. Domani ricominceranno le tue lezioni e dovrai essere riposato per dare il massimo, come mi aspetto che tu faccia: ricordati che non devi deludermi. Buonanotte, figlio mio.

Duke salutò il padre, poi si volse verso Illiana che lo baciò sulla fronte.

Rimasti soli, il re e la regina di Fleed uscirono sulla terrazza per poter ammirare la stellata notturna e sotto di loro, le luci della città, che sembravano quasi fare da specchio al cielo. Antius le cinse le spalle con un braccio, lei si girò, gli sfiorò la guancia con la punta delle dita e lo baciò a lungo. La notte era appena iniziata.

2.
Anche dopo anni, Illiana amava svegliarsi la mattina con il canto degli uccelli che si posavano sui rami degli alberi del loro giardino privato; il sole filtrava tra le tende e creava magnifici giochi di luce sul pavimento della stanza.

La donna diede un bacio leggero ad Antius che ancora dormiva e si alzò subito, non amava poltrire nel letto e poi la giornata si prospettava molto importante e densa di impegni ufficiali: oggi il sovrano del pianeta Vega sarebbe venuto per la prima volta in visita su Fleed per incontrare re Antius.

I due pianeti si trovavano nella stessa galassia, ma pur essendo piuttosto vicini tra loro, i rapporti erano sempre stati abbastanza sporadici. Fleed aveva coltivato alleanze con pianeti come Altair 2, molto più simili dal punto di vista sociale e culturale.

I precedenti sovrani di Vega invece avevano sempre preferito sviluppare rapporti prevalentemente commerciali con altri popoli, e per ottenere migliori condizioni negli approvvigionamenti non avevano mai esitato ad usare modi aggressivi; il loro attuale sovrano però, Vega il Grande, aveva deciso che questo non bastava più, ed aveva avviato una campagna di conquista o di sottomissione che piano piano stava estendendosi a tutta la galassia.

Chi non accettava le loro imposizioni, veniva ben presto costretto a farlo. L’eventuale reazione era subito soffocata con una violenta repressione ed a quel popolo veniva negata anche una pur minima forma di autonomia: quei pianeti erano diventati colonie dell’impero di Vega e non alleati, come venivano invece considerati quelli che avevano ceduto senza colpo ferire.

Anche se il motivo ufficiale della visita era l’intenzione di instaurare nuovi rapporti commerciali e nuove alleanze politiche, il re di Fleed era ben consapevole della minaccia che arrivava dall’improvviso interesse dei veghiani.

Lo sguardo di Illiana indugiò sui fiori del giardino, che con i loro colori sembravano voler contrastare i pensieri cupi della regina e l’ombra che questi ultimi gettavano sul loro mondo. Ad un tratto, due braccia muscolose la abbracciarono, e lei appoggiò la nuca sull’ampio petto del marito:

- Buongiorno, mio re…

- Buongiorno mia cara. Non ti ho sentito alzare, stamattina ho avuto il sonno davvero pesante.

- La sera ti corichi sempre più tardi, molto volte è già notte fonda… Queste continue riunioni stanno portandoti via ogni energia: dovresti riposarti di più.

Antius si irrigidì:

- La nostra gente ha bisogno della mia guida e della mia saggezza. Il mio unico ruolo è quello di proteggerla, ed io non ho il diritto di risparmiarmi. L’incontro di ieri sera con i miei consiglieri era per decidere sulle risposte da dare alle… proposte che Vega potrebbe avanzare.

- Gli parlerai di Goldrake?

- Questo dipenderà da quali saranno le sue intenzioni. Anche se non ha armi in dotazione, è pur sempre una macchina dalla forza straordinaria, e se usato a fini malvagi, può diventare un pericolo mortale per i popoli che non sono ancora sotto il dominio di Vega. Il consigliere Aros è convinto che mettere i veghiani al corrente dell’esistenza di Goldrake potrebbe rappresentare un deterrente ai loro piani di conquista, invece io credo che sapere della sua esistenza li farà piombare su di noi come un rapace su un topolino, e questo non possiamo permettercelo.

Un discreto bussare interruppe la loro conversazione; Antius si sciolse dall’abbraccio con Illiana mentre entrava nella stanza Varsos, il primo ciambellano, con un messaggio importante per il sovrano:

- Maestà, l’astronave del re Vega è appena entrata nel nostro spazio aereo, domandando il permesso di atterrare.

- Che gli sia concesso. Avvisa i consiglieri del suo arrivo e predisponi la Sala delle Udienze per l’incontro. Come sempre mi fido di te, Varsos.

- Sarà tutto pronto al più presto, sire.

Antius si rivolse a Illiana:

- Preparati, voglio che tu sia presente, e dì a Duke che ci raggiunga: questo colloquio,oltre ad essere cruciale per il nostro futuro, sarà anche un ottimo insegnamento per lui, quale prossimo regnante.

Prima di allontanarsi a grandi passi, l’uomo si chinò per baciare velocemente sua moglie.



3.
La Sala delle Udienze aveva l’alto soffitto dipinto con motivi di fiori e di tralci di foglie, e l’illuminazione era provvista dalla luce naturale che filtrava dalle ampie finestre sul lato destro del salone.

I troni del re e della regina si trovavano su una piattaforma lievemente rialzata, ed Illiana si sedette su quello più piccolo, sistemando in maniera quasi meccanica le pieghe della lunga veste che indossava.

Duke era in piedi a fianco a lei, con una corta veste rossa che gli arrivava alle ginocchia, i calzari di pelle ed il mantello tenuto fermo da un medaglione con quattro punte che rappresentava il simbolo della casata di Fleed.

Illiana avvertiva con i suoi poteri e.s.p. il nervosismo del ragazzino: per lui si trattava di uno dei suoi primi impegni ufficiali. Per prepararlo al suo futuro ruolo, il padre aveva deciso che seguisse già da diversi anni lezioni di diplomazia, storia, lingue straniere e altre discipline in cui Duke avrebbe dovuto eccellere, per poter poi essere pronto a succedergli al trono.

Antius entrò pochi minuti dopo, anche lui vestito con i colori della famiglia reale, e si sedette sul trono senza proferire parola: Illiana sapeva che era già totalmente concentrato sull’incontro ormai prossimo.

Non dovettero aspettare molto e il sovrano di Vega fece il suo ingresso nella sala, accompagnato da alcuni dignitari e da una ragazza esile con lunghi capelli rossi ed uno sguardo fisso a terra. L’altezza di re Vega era imponente; sovrastava quella di qualsiasi altra persona presente.

“Sembra uno scimmione!” Illiana quasi sobbalzò quando percepì i pensieri di un’altra persona arrivare così distintamente: non poteva che trattarsi di Maria, così dotata da poter tranquillamente comunicare telepaticamente con un’altra persona senza un contatto visivo e anche attraverso lunghe distanze.

Sicuramente si era nascosta dietro qualche tenda perché era una bambina curiosa e, benché le fosse stato raccomandato di rimanere nelle sue stanze, da ribelle quale era aveva fatto di testa sua.

“Speriamo almeno che non si faccia vedere o non combini qualche guaio!” fu l’unica cosa che si poté augurare la donna.

Antius si alzò dal trono e fece un ampio gesto con la mano, quasi a voler ricomprendere l’intero regno:

- Benvenuti su Fleed. Io, Antius III , accolgo in pace e amicizia il supremo re di Vega ed il suo seguito, che ci onorano con la loro presenza.

Vega accennò un sorriso (anche se alla regina sembrò di più uno snudarsi di zanne) e rispose:

- Il tuo benvenuto mi è gradito, re Antius, e apprezzo molto l’ospitalità di questo ricco e prosperoso pianeta. Lo scopo della mia visita è quello di voler allacciare con i nostri vicini rapporti più stretti di collaborazione, con l’obiettivo di far crescere la ricchezza, il potere e la magnificenza dei nostri regni.

- Le tue parole mi rallegrano, re Vega. Fleed è un pianeta pacifico, ed io come suo sovrano appoggerò e sosterrò ogni iniziativa, sia essa commerciale o politica, che serva per aumentare la coesione tra il mio popolo ed ogni altro popolo della nebulosa di Vega.

Il sorriso del veghiano si allargò, e la sua espressione sembrò quella di un gatto che si prepara a divorare il topolino che ha tra le sue grinfie:

- Bene, sire Antius, vedo che la tua fama di sovrano saggio e lungimirante era veritiera. In questo caso, le cose saranno molto più semplici. Credo che il primo passo per procedere lungo questa strada sia di cementare la nostra alleanza con qualcosa di più di un banale contratto: quello che propongo è un matrimonio tra la mia unica figlia, Rubina, ed il tuo erede. Il pianeta Fleed non potrà che beneficiare di una simile alleanza.

Illiana trattenne il fiato, e le mani cominciarono a tremarle: si rifiutava di vedere suo figlio come una semplice pedina da sacrificare nel gioco della diplomazia, ma come era possibile respingere l’offerta senza contrariare quel despota?

Si girò impercettibilmente per osservare con la coda dell’occhio Duke: il ragazzo sembrava una statua di sale ed il suo viso non mostrava la benché minima emozione, ma lei avvertiva nettamente il suo tumulto interiore.

Il re di Fleed impiegò pochi secondi per rispondere, e quando lo fece accennò un sorriso di circostanza:

- L’onore che ci concede il sovrano di Vega è inestimabile, e sarebbe davvero folle rinunciare a tutte le possibilità che da questo matrimonio ne potrebbero conseguire. Tuttavia, vorrei avanzare la richiesta di rispettare i costumi del nostro popolo: vorremmo dare ai due ragazzi la possibilità di conoscersi, prima di sposarsi. Se sei d’accordo, ospiteremo volentieri per qualche tempo la principessa Rubina qui su Fleed, in modo che possa conoscere il pianeta e le nostre tradizioni.

Era sicuramente nelle intenzioni di Vega prendere di sorpresa l’altro sovrano con una proposta inattesa, per riuscire ad approfittare della situazione di vantaggio e mettere velocemente le mani su una nuova conquista; invece fece male i suoi calcoli, dato che toccò a lui rimanere senza parole.

Il monarca si voltò di scatto verso sua figlia, che continuava a tenere gli occhi bassi e anzi sembrava voler diventare sempre più piccola fino a scomparire; tornò a rivolgersi verso Antius, e per qualche secondo si vide chiaramente la sua indecisione: era difficile rinunciare a qualcosa che già riteneva sua, ma se per ottenerla avrebbe dovuto solo aspettare qualche tempo ancora, e sia!

“ Al diavolo le loro maledette usanze da rammolliti!” il pensiero raggiunse Illiana come un maglio, ma lei sollevò orgogliosamente il mento: Antius aveva vinto una prima battaglia, aveva ottenuto del tempo per poter contrattare ulteriormente con Vega.

- Uh… ecco… immagino che si possa fare. Sul nostro pianeta non perdiamo tempo in simili sciocchezze, ma si può passare sopra ad un simile dettaglio! Rubina! Rimarrai qui ospite della tua futura famiglia, questo è un mio ordine!

L’incontro era finito dal punto di vista di re Vega, ragion per cui girò sui tacchi e si allontanò. I suoi dignitari, colti di sorpresa, accennarono un goffo inchino verso i regnanti di Fleed e si allontanarono velocemente alle calcagna del loro sovrano.

Illiana guardò la ragazza, rimasta lì immobile, e provò tenerezza per lei: si alzò dal trono e le si avvicinò, sorridendole e tendendole una mano:

- Vieni, mia cara, ti mostrerò le tue stanze!

La ragazza alzò finalmente lo sguardo, di un eccezionale azzurro, e abbozzò un sorriso a mò di ringraziamento. Maria approfittò del momento per uscire dal suo nascondiglio e correre verso di loro:

- Mamma! Questa bella signorina rimarrà con noi? Evviva! Dai, vieni a giocare con me, voglio farti vedere la mia collezione di bambole! Ne ho una con i capelli rossi come i tuoi!

Maria prese per mano Rubina e la trascinò via; la ragazza rise dell’entusiasmo della bambina.

Illiana guardò verso il trono: Duke era scomparso, Antius stava parlando con alcuni consiglieri. Si scambiarono uno sguardo, in cui c’era tutta la preoccupazione di Illiana, e tutta la ferrea determinazione di Antius: le ostilità erano iniziate, e bisognava salvare Fleed ad ogni costo.


4.
Verso sera, Illiana si ritirò nelle sue stanze; stava ricamando una veste per Maria mentre Nike, la sua dama di compagnia, suonava l’arpa.

Aspettava che Antius rientrasse: la riunione si sarebbe protratta ancora a lungo, ne era sicura.

Alzò gli occhi dal lavoro e vide Duke, entrato nella camera senza fare alcun rumore: era pallido come uno spettro e gli occhi rossi tradivano un pianto recente. Il cuore di Illiana si riempì di tenerezza per quel suo figlio così sensibile e gentile, ma costretto per il suo destino di erede al trono a crescere più velocemente rispetto ai ragazzi della sua età.

- Duke, tuo padre ed io ti abbiamo cercato…

- Avevo bisogno di rimanere da solo a pensare, madre. Volevo riflettere su quello che è successo stamattina…

- L’incontro con re Vega è stato molto difficile…

Duke la interruppe; era piuttosto agitato, segno che il risvolto preso dagli avvenimenti di qualche ora prima lo aveva profondamente turbato:

- Non capisco cosa c’entro io in questa situazione, cosa c’entrino i miei sentimenti. Come possono chiedermi di sposare una persona che nemmeno conosco?

- Tesoro mio, capisco il tuo sconcerto, ma quella di stamattina è stato solo un incontro politico, ed i tuoi sentimenti, così come pure quelli di quella povera ragazza, non sono stati assolutamente presi in considerazione.

Illiana sentiva di dover prendere le difese della giovane, in fondo anche lei si era trovata nel mezzo di questa situazione senza averne alcuna colpa.

La risposta del ragazzo fu carica di rabbia e del bisogno di trovare un bersaglio su cui sfogarla:

- Quella sciocca avrebbe dovuto opporsi a suo padre!

- Duke… tu lo avresti fatto?

Il ragazzo ammutolì, e per qualche secondo parve valutare la possibilità di una ribellione. Poi esclamò:

- Mio padre non è un crudele tiranno! Mio padre avrebbe trovato altri modi, non avrebbe utilizzato me o Maria come merce di scambio, e non lo farà neanche questa volta!

- Mi spiace Duke, ma ti stai sbagliando: tuo padre ha degli obblighi verso il nostro popolo, e se stamattina avesse opposto un netto rifiuto, questo sarebbe equivalso ad una dichiarazione di guerra. Sono sicura che se rimarrai della tua decisione tuo padre ed i suoi consiglieri potranno trovare una soluzione diversa, ma ti prego comunque di provare a conoscere Rubina, perché è una ragazza dolcissima e carina…

- Ma io non la amo! Come posso amare la figlia di colui che sta minacciando la sopravvivenza del nostro popolo? Non voglio neanche vederla!

Illiana si alzò in piedi e indurì il tono delle sue parole:

- No, figlio mio. Rubina è nostra ospite, e tu dovrai rispettare le regole di ospitalità e di accoglienza che sono sacre per noi. Domani andrai a presentarti in maniera adeguata alla principessa! Mi dispiace, ma qui non c’entra nessuna ragione di stato.

Il principe sgranò gli occhi, stupito, poi dopo alcuni secondi piegò la testa, e disse sottovoce:

- Mi dispiace, madre. Ovviamente hai ragione tu. Il mio comportamento è stato imperdonabile. Mi scuso con te e lo farò quanto prima con mio padre, non era mia intenzione mettervi in imbarazzo.

Illiana avrebbe voluto stringerlo al petto, odiava rimproverarlo e si era accorta di averlo tradito: Duke era venuto a parlare con lei in cerca di conforto, lei gli aveva risposto ricordandogli quali erano i suoi doveri, senza lasciare alcuno spazio per la comprensione.

Una madre avrebbe dovuto… con amarezza, si rese conto del suo errore: lei era la matrigna, e si era comportata proprio come le matrigne delle fiabe, così dura ed insensibile! Ma la posta in gioco era troppo alta, ed era sicura che Duke avrebbe capito, prima o poi.

Silenzio. Un vuoto che nemmeno le note dell’arpa riuscivano a riempire. La voce del ragazzo fu come una lama di ghiaccio nel suo cuore, così fredda e distante:

- Buonanotte, madre.

Ed uscì dalla stanza. Illiana congedò Nike ed aspettò che quest’ultima se ne fosse andata per piangere.



5.
Le settimane passarono veloci, in un’atmosfera di apparente tranquillità; la stagione calda era alle porte: i giardini erano un tripudio di colori e dalle finestre aperte una brezza leggera e profumata faceva danzare le tende leggere.

Era primo pomeriggio, un’ora abbastanza tranquilla, quando l’attività del palazzo reale si quietava per qualche momento prima di riprendere le incombenze in vista dell’ultima parte della giornata; lungo i saloni deserti, si sentiva solo il passo veloce e deciso di Illiana, diretta allo studio privato di Antius.

La donna stava cercando di calmare il turbinio impazzito dei suoi pensieri, ma inutilmente: le notizie che aveva appena saputo, riferitele da uno dei segretari del marito, l’avevano gettata in uno stato di confusione totale.

Aprì la porta della stanza, senza bussare come era solita fare, e trovò il marito in piedi davanti ad una delle ampie vetrate che illuminavano lo studio privato del re. Antius si girò sentendola entrare, ed uno sguardo alla moglie gli bastò per afferrare la situazione.

- Antius…

- Illiana… non credere che sia stato facile…

- Mi hai lasciata all’oscuro di tutto…

L’uomo trasse un profondo respiro:

- Non c’era nulla di cui discutere. Vega è diventata una minaccia incombente, e Goldrake può essere l’unico ostacolo che potremmo avere la forza di opporre alla sua offensiva. Non mi sono neppure consultato con i miei consiglieri; la decisione è stata obbligata.

- Dotare il robot di armi, che portano distruzione e morte… non avevamo un’altra soluzione? Avremmo potuto mandare i nostri diplomatici alla corte del re Vega, per cercare di trovare nuove strade, nuovi accordi da stipulare.

Antius rise amaramente, in tono sommesso:

- La diplomazia? È un lusso che non possiamo più concederci. Affidarci in questo momento alle parole è come pretendere di proteggersi da un uragano con un riparo fatto di carta.

Si passò una mano sugli occhi, e lentamente si avvicinò ad una delle poltrone dello studio, sedendosi. Illiana sentiva lo sconforto del marito: cedere all’uso della forza a discapito della ragione era peggio di un’umiliazione, per lui. Antius riprese a parlare, quasi sovrappensiero:

- Goldrake sarà dotato di armi e dispositivi di attacco molto potenti: i nostri ingegneri hanno lavorato molto bene, e molto velocemente. In questi giorni si stanno impegnando nella progettazione e costruzione di un mezzo di trasporto spaziale, una sorta di nave galattica dotata anch’essa di mezzi offensivi. Goldrake potrà così combattere sia a terra, sia in volo: diventerà una macchina da guerra formidabile, che Vega arriverà a temere.

Illiana a quel punto affrontò l’argomento che più le stava a cuore:

- Una macchina da guerra, pilotata da un ragazzo! Da Duke! Non posso credere che in tutto il regno non esista una persona più qualificata di lui per quel posto!

Lo sguardo di Antius lampeggiò:

- In tutto il regno? Illiana, non puoi non capire! Goldrake diventerà un simbolo di speranza per il nostro popolo, ed un simbolo sarà anche colui che lo comanderà, che avrà la possibilità di salvare la nostra gente dalla minaccia veghiana.

- Ma Duke… è solo un ragazzo… come puoi pretendere che si assuma un tale compito gravoso, quando…

- Quando? So cosa stai per dire. Quando neanche io ho voluto occupare quel posto.

- …

- Invece era mia intenzione essere il pilota di Goldrake. Mi sono addestrato duramente per mesi alle macchine simulatrici per essere in grado di utilizzarlo a scopi civili, come era stato inizialmente progettato, ma quando è stato trasformato in una macchina da guerra, la complessità nell’utilizzarlo e la preparazione che erano necessarie sono state troppe per me. Dopo diversi test, io e gli ingegneri abbiamo dovuto ammettere che le mie energie non erano sufficienti, sono troppo vecchio; senza contare le conseguenze che quell’incidente al laboratorio hanno lasciato sul mio fisico…

Illiana si vergognò di sé stessa: era vero, era stato il suo pensiero, quello di preferire che il sacrificio toccasse al suo amato marito, piuttosto che al suo adorato figlio adottivo.

Avrebbe dovuto pensare al bene per il suo popolo, cercare di ragionare come una regina, come faceva Antius, che era un re benamato e rispettato: un sovrano non viene servito dalla sua gente, ma è lui stesso il servitore del suo popolo. I suoi pensieri e le sue azioni devono avere come primo obiettivo il bene dei propri sudditi.

Eppure… la verità fu una rivelazione assoluta, uno crepa in un muro che permette di vedere nuove prospettive, al di là di questo: lei non era nata regina, era nata donna. L’abnegazione ed il senso del dovere non erano incisi nel profondo delle sue ossa come invece lo erano per Antius, e come lo stavano diventando per Duke; lei era una donna normale, a cui era capitato di vivere un destino da favola, ma alla quale certe norme di comportamento e schemi di pensiero risultavano estranei. Onore, gloria, orgoglio! Roba da uomini. Nel profondo della sua anima aveva solo una gran capacità di amare e di dare amore; nulla più.

- Illiana, posso sembrare una persona fredda ed un padre distante e severo, ma non pretenderei mai da nessuno ciò che non farei io stesso.

- Credi che questo possa bastare? Non è mettendo a repentaglio la vita di tuo figlio che lo renderai capace di succederti!

- Duke non è più un bambino! Devi smettere di proteggerlo! Il trono di Fleed sarà occupato da lui, un giorno. Lui dovrà superare questa ed altre prove, per poter essere degno di governare!

- Sei troppo duro con lui, Duke non ha mai frustrato le tue aspettative, per quanto potessero essere alte o irrealizzabili!

La discussione fatta con Antius fu la più accesa che ebbero da sempre: lei lo implorò, lo minacciò, per cercare di fargli cambiare idea, anche se in fondo al cuore la voce da regina, quella voce che era sempre più amara per lei da ascoltare, le diceva che suo marito aveva ragione, non c’era altra soluzione, ed i suoi timori e le sue angosce da madre avrebbero dovuto essere messe da parte.

Alla fine cedette, sfinita emotivamente e fisicamente dalla lotta che aveva sostenuto su due fronti: interiormente e con il suo amato marito. Nonostante tutto, le rimase una rabbia sorda in fondo al cuore: non avrebbe mai potuto perdonare ad Antius il fatto che lui avesse avuto ragione.


6.
Goldrake: provava quasi un timore reverenziale per quella macchina bellissima, gigantesca ed elegante, eppure così letale, realizzata con un metallo, il gren, presente solo nel sottosuolo di Fleed. Quando era sicura che tutti i tecnici se ne fossero andati dal laboratorio (quello stesso laboratorio che suo padre aveva contribuito a costruire), scendeva di nascosto nel gigantesco hangar per poterlo osservare senza che nessuno la disturbasse: fissava a lungo quella gigantesca forma inerte, sembrava quasi che stesse dormendo. Era più forte di lei, e nonostante sapesse che si trattava di una macchina ideata e costruita dai loro ingegneri, Illiana non poteva fare a meno di riferirsi a Goldrake come ad un essere senziente, come ad uno spirito guerriero che attendeva, pazientemente, di essere chiamato a combattere.

La sua immobilità era per questo motivo ancora più inquietante, ma le poche volte che lo aveva visto “sveglio”, con gli occhi illuminati, era stato ancora peggio: il dio della guerra era pronto a portare morte e distruzione ovunque, se questo era il suo capriccio. Arrivata a quel punto nel filo dei suoi pensieri, tutte le volte si dava della sciocca.

Goldrake era solo un insieme di complicati meccanismi, le menti più brillanti avevano lavorato per anni alla sua creazione, ma neanche nel più recondito ingranaggio si nascondeva la benché minima forma di coscienza. Era solo un automa, incapace di prendere decisioni autonome: se fosse diventato un dio o un demone, questo dipendeva solamente da chi lo avrebbe pilotato, e Duke era stato il prescelto.

“La vittima sacrificale” era il pensiero fisso di Illiana, il giorno in cui a Duke venne comunicata la decisione presa da suo padre, di addestrarlo per diventare il pilota del mezzo da combattimento.

La donna era presente al loro colloquio ma rimase zitta e immobile per tutto il tempo dell’incontro, non volendo in alcun modo interferire con le decisioni del figlio; il principe accettò immediatamente, nonostante le paure e le incertezze che cercò di nascondere: non sapeva se sarebbe stato all’altezza del compito che gli stava affidando Antius, ma non era sua intenzione deludere suo padre, quel padre che lui considerava un modello irraggiungibile di uomo e di sovrano del suo popolo.

L’addestramento sarebbe stato molto intenso, come pilota avrebbe dovuto imparare a combattere e a valutare la situazione in battaglia per eseguire la migliore tattica in maniera quasi istintiva, con tempi di reazione quasi nulli: il combattimento avrebbe dovuto diventare una cosa naturale come respirare e dormire.

Il tempo a disposizione era molto poco, l’urgenza derivava dalla certezza che Vega stesse comunque organizzandosi per fare la prossima mossa, ragion per cui gli allenamenti duravano tutta la giornata, e comprendevano lezioni di simulazione all’uso di Goldrake, la ripetizione infinita di ogni tipo di manovra per poterla poi effettuare perfettamente nel mezzo della battaglia, lezioni di lotta e di uso di armi, lezioni di tattica militare e di conoscenza del nemico, Vega in questo caso.

La regina vedeva Duke incupirsi ogni giorno di più, era come se poco alla volta si stesse alzando una barriera tra lui ed il resto del mondo – anzi, tra lui e Goldrake da una parte e il padre, Maria e lei dall’altra.

Nemmeno più la presenza di Rubina riusciva a restituirgli un po’ della serenità e della spensieratezza del passato; nonostante la freddezza iniziale, i due ragazzi si erano poi avvicinati poco alla volta e non era difficile vederli passeggiare nel giardino che chiacchieravano allegramente oppure giocare insieme a Maria.

Illiana era convinta che il loro rapporto si stesse trasformando in qualcosa di più che un’amicizia, ma non volle intromettersi e così non ne parlò mai con nessuno dei due ragazzi. L’addestramento ed il conseguente cambiamento nel comportamento di Duke incrinarono anche questo idillio.

***



La situazione peggiorò improvvisamente una mattina; un’astronave di Vega atterrò su Fleed e alcuni soldati portarono via Rubina, senza tanti complimenti. La velocità e la rudezza con cui venne compiuta l’azione la facevano quasi sembrare un rapimento, e il significato era facile da indovinare: guerra. Vega aveva deciso di non aspettare più i tempi troppo lenti della diplomazia, voleva farla finita velocemente.

L’attività al laboratorio divenne frenetica, per cercare di completare Goldrake per tempo prima dell’attacco, e Duke venne sottoposto ad allenamenti ancora più massacranti, molto spesso sotto il controllo diretto di Antius.

Illiana aveva assistito a qualche sessione delle esercitazioni, ma non aveva resistito a lungo: la sofferenza e l’angoscia che provava lei si sommavano al dolore fisico e mentale che percepiva tramite i suoi poteri e.s.p. in Duke. Il ragazzo sembrava sempre ad un passo da un crollo fisico e nervoso, ma tale era la tenacia e la consapevolezza delle responsabilità che si era assunto accettando di pilotare Goldrake, che arrivava sempre alla fine di quegli estenuanti allenamenti.

A fine giornata non sembrava neanche più l’ombra del suo dolcissimo e sensibile figlio, ma più un guscio vuoto che si trascinava meccanicamente nelle sue stanze a riposare, per poter poi ricominciare la mattina dopo. Gli unici momenti di serenità sembrava averli quando la stanchezza gli permetteva di passeggiare qualche minuto nel giardino del palazzo reale: solo allora il suo sguardo acquistava qualche frammento della passata serenità.

Illiana avrebbe voluto disperatamente aiutarlo, avrebbe voluto che il loro rapporto tornasse ad essere quello di qualche tempo prima, quando il nome di Vega era solo una minaccia lontana, come una campana che suona nella nebbia ed i cui rintocchi arrivano attutiti e distanti.

In quei giorni che sembravano lontani secoli il loro rapporto era molto profondo: a volte bastava solo uno sguardo per intendersi, e Duke sapeva che in lei poteva sempre trovare un orecchio per confidarsi ed una attenta e preziosa consigliera nei momenti di difficoltà. Illiana, dal canto suo, era orgogliosa di come quel suo figlio acquisito stesse crescendo, della maturità che dimostrava e della gentilezza che si intravvedeva in ogni gesto e parola. Non era suo figlio, ma quel legame così prezioso rendeva quasi ininfluente il fatto che non fosse lei la vera madre.

Adesso invece Duke non veniva più a cercarla per passare del tempo con lei, e quando si incontravano durante i pasti o alle cerimonie ufficiali, il comportamento del ragazzo era sempre cortese e premuroso, ma distante. Illiana avrebbe desiderato poter parlare con il ragazzo, per cercare di scuoterlo da quello stato di apatia, ma temeva che in questo modo avrebbe rotto il delicato equilibrio che lui aveva duramente conquistato: Duke era come una persona che camminava sull’orlo di un baratro, e qualsiasi intromissione da parte di altre persone sarebbe stata come una raffica di vento che lo avrebbe spinto inesorabilmente nel vuoto. La donna aveva capito che il comportamento distaccato e solitario di Duke era l’unica difesa che il ragazzo aveva per evitare la catastrofe, il suo stesso fallimento come persona. Aveva capito e seppure a malincuore, aveva rispettato la sua decisione.

L’unica cosa che le rimaneva da fare era osservarlo da lontano, ed entrare di nascosto nelle stanze del figlio, quando lui non c’era, per mettergli fiori freschi tutti i giorni. Quelli piccoli blu, dalla corolla delicata, erano i suoi preferiti: forse non li aveva mai notati, ma lei sperava il contrario e comunque, anche solo il fatto di farlo serviva a lei per darle un minimo di serenità.

Antius sembrava invecchiare giorno dopo giorno, aveva anche preso a zoppicare più visibilmente, soprattutto quando era più stanco. La preoccupazione gli segnava profondamente le rughe del viso, e sempre più spesso un’espressione dura (le labbra strette ridotte ad una fessura e le sopracciglia contratte) compariva sul suo viso.

Fortunatamente, almeno Maria non sembrava risentire di questo clima di tensione: era sempre solare ed allegra, ed il suo passatempo preferito era organizzare spedizioni o scherzi assieme ad altri bambini della sua età, di cui per il suo temperamento era stata proclamata automaticamente il leader. Illiana aveva la speranza che la guerra ormai imminente, che aveva così tanto condizionato Duke, non lasciasse alcuna ombra oscura sull’infanzia della sua figlia più piccola.


7.
Durante una riunione con i ministri del regno, a cui Illiana aveva chiesto di poter partecipare, entrò uno trafelato Varsos per avvertire che la presenza del re era urgentemente richiesta alla Sala delle Comunicazioni. Il re si avviò immediatamente e la regina lo seguì subito.

Arrivati a destinazione furono messi in contatto con una delle cinque contee in cui era suddiviso il regno: la comunicazione era disturbata ma il tono di allarme permetteva di capire il messaggio:

- Siamo stati attaccati!... decine e decine di minidischi stanno mettendo a ferro e fuoco le nostre città… Aiutateci!!

La comunicazione venne bruscamente interrotta, dagli altoparlanti solo un silenzio minaccioso.

Nei minuti successivi ulteriori drammatiche richieste di aiuto giunsero da altri punti del pianeta ed il quadro era terrificante: Vega stava scatenando un attacco a Fleed su larga scala, utilizzando i minidischi e diversi mostri meccanici, radendo al suolo il pianeta e sterminando la popolazione con l’uso delle armi al vegatron.

Fleed era in ginocchio.

Illiana era pietrificata: i suoi peggiori incubi si stavano avverando, e lei non poteva fare nulla! Nulla! Si sentiva smarrita come una bambina, voleva solo piangere e rifugiarsi nell’angolo più buio che riuscisse a trovare, ma bastò uno sguardo al suo adorato marito per riprendere il controllo di sé stessa: doveva reagire, doveva farlo per le persone che amava e perché lei era una regina, ed il suo popolo stava attraversando l’ora più buia della sua esistenza. Si avvicinò ad Antius e gli appoggiò una mano sulla spalla:

- Antius, dobbiamo predisporre dei rifugi per la popolazione, non tarderanno ad arrivare anche qui…

Il re si girò, ed Illiana si rese conto che anche lui stava tentando di risalire dal crepaccio di quell’incubo ad occhi aperti.

- Sì, avevo già previsto una simile eventualità. Ho già parlato con Varsos e coordinerà lui tutto… io devo pensare a Goldrake.

- Dobbiamo pensare a Duke, e a Maria! Loro non…

- Illiana! Dobbiamo sbrigarci! Vieni con me!

Antius la afferrò per un braccio e si incamminarono velocemente verso il corpo principale del palazzo reale. Avevano appena lasciato la Sala delle Comunicazioni che un boato fortissimo li assordò e lo spostamento d’aria li fece cadere per terra.

Illiana si rialzò a fatica, l’aria era irrespirabile per la polvere e non riusciva a vedere che a pochi palmi dal suo naso. Allungò la mano per cercare quella di Antius, gliela strinse, e lui la abbracciò, posando la sua guancia sulla testa di lei. Pochi secondi in cui lei si sentì al sicuro come mai prima d’ora. Lui disse:

- Amore mio… dobbiamo andare.

Procedettero con fatica, in mezzo ai calcinacci e al rumore di altre esplosioni, che si susseguivano con un ritmo impressionante. Dovevano affrettarsi! Ogni secondo poteva essere l’ultimo, Illiana lo sapeva bene.
Guardò il cielo, e per un attimo si stupì di non veder brillare la stella di Fleed: eppure era sicura che fosse tarda mattinata… poi si accorse con orrore che il cielo era oscurato da una spessa coltre di polvere, e che l’aria stava assumendo tonalità rossastre: le radiazioni da Vegatron.

Ma certo. Vega voleva i giacimenti di Gren del pianeta, la splendida natura o l’evoluta società che lo abitavano erano accessori insignificanti, e per questo sacrificabili. Un’operazione di questo tipo gli avrebbe permesso di ottenere ciò che bramava velocemente e senza tante seccature.

Illiana seguiva Antius, e la sua stretta di mano le stava infondendo una nuova determinazione: non si sarebbero arresi senza combattere, senza fare tutto il possibile per evitare maggiori sofferenze ai fleediani. Certo, bisognava impedire a tutti i costi che Goldrake cadese nelle mani di Vega, Antius aveva ragione.

Con quell’arma potentissima, niente e nessuno avrebbe avuto la benché minima speranza di poter opporsi all’esercito di quel demonio. Se la fortuna era dalla loro parte, avrebbero avuto il tempo di raggiungere l’obiettivo; per fortuna Vega non era a conoscenza dell’esistenza del robot, sennò avrebbe attaccato esclusivamente per impossessarsene.

Illiana sapeva che Goldrake era dotato di un dispositivo di autodistruzione: in mezzo a quell’inferno un’esplosione in più sarebbe passata inosservata… Illiana sorrise amaramente… e Vega avrebbe perso il primo premio della sua impresa senza neanche saperlo.

Dovevano quindi affrettarsi verso il laboratorio, prima che venisse distrutto come erano state distrutte molte costruzioni lì intorno… la sua amata città! No, adesso non poteva, non doveva pensarci! Dopo, dopo sì.

Raggiunsero sfiniti il laboratorio, dopo un tempo che sembrò interminabile: la strada era piena di detriti ed in alcuni punti vi erano stati dei crolli, cosicché era necessario trovare vie alternative. In mezzo a quella distruzione, numerosi corpi di donne, bambini, uomini, sorpresi dall’attacco o sepolti sotto le macerie: Illiana sentiva il cuore scoppiare di dolore. Tutti quegli innocenti!

Invece di dirigersi verso l’hangar sotterraneo però Antius si infilò deciso nel corridoio che portava alla sala d’addestramento: lì trovarono Duke, pallido in viso, il suo corpo tremava impercettibilmente.

“Cosa ci faceva lì? – si chiese Illiana – e quella ferita sul braccio destro, come se la era procurata?”

- Padre, ho fatto come mi avevi ordinato. Sono venuto qui appena ho… capito quello che stava succedendo. Adesso lasciami andare, sono pronto a combattere, come è mio dovere fare. Vega non si aspetta una nostra reazione armata, e così potrò avere maggiori possibilità di respingere il suo attacco!

- No, Duke. Non è quello che farai. Ora tu prenderai Goldrake e, a costo della tua vita, lo porterai fuori dalla sua portata. Con la velocità supersonica sarai in breve tempo ai confini della nebulosa, e potrai fare perdere le tue tracce. I minidischi e le astronavi di Vega non sono così veloci.

Duke vacillò sotto il peso di quell’ordine: per quanto gli costasse, era preparato a combattere, settimane di duro addestramento lo avevano preparato a questo momento ma la fuga… no, la fuga non era tra le alternative concepibili.

Un componente della Dinastia di Fleed non poteva voltare le spalle al suo popolo e fuggire come un codardo. Illiana sentiva i pensieri del figlio, sentiva il netto rifiuto del principe a questa soluzione: era sicuramente meglio morire combattendo, era una fine più degna.

- Padre, non mi puoi chiedere di fuggire, lasciandovi qui…

- QUESTO è un ordine, Duke!

Antius scandì le parole, usando lo stesso tono che utilizzava per dare ordini ai suoi sottoposti; in quel momento stava parlando ad un soldato e non a suo figlio. Illiana notò le mani strette a pugno fino a sbiancare le nocche del marito: sapeva bene quanto stesse costando ad Antius impartire un tale ordine, anche lui vedeva lo shock del figlio, era cosciente dell’umiliazione che provava.

Se così aveva deciso, lei lo avrebbe sostenuto: in questo modo, avrebbe dato a Duke anche una minima possibilità di sopravvivere, per quanto alto sarebbe stato il prezzo che avrebbe dovuto pagare il ragazzo tramite i sensi di colpa. Gliene fu grata.

Duke volse lo sguardo smarrito verso di lei, e lei cercò di non fargli vedere quanto era prossima al pianto:

- Madre…

- Addio, Duke. “Vai! – urlò dentro di sé – salvati almeno tu!”

Le spalle del ragazzo si afflosciarono: aveva ceduto, avrebbe ubbidito.

Fece alcuni passi all’indietro, incespicando, guardando prima lei e poi il padre, infine si voltò e si diresse correndo verso l’hangar.

La voce di Antius tremava, quando si rivolse ad Illiana:

- Vieni, dobbiamo trovare Varsos!

Uscirono dal laboratorio: le esplosioni erano sempre più forti, anche solo camminare era difficile per come tremava la terra.

Un lampo rosso e bianco si alzò in cielo, dopo alcune schermaglie con dei minidischi, proseguì la sua corsa verso lo spazio, sparendo alla vista in pochi secondi: Duke non aveva fallito.

In qualche modo riuscirono a trovare Varsos, che stava spiegando ad alcune guardie dove si trovavano i rifugi. Antius gli si avvicinò, urlandogli qualcosa per poter sovrastare il rumore delle esplosioni, ed Illiana poté solo afferrare qualche parola:

- …affido… Maria… navicella…

Fissando il ciambellano, Antius si sfilò dal collo l’emblema della Dinastia, il medaglione a forma di stella che gli aveva sempre visto addosso, e lo mise nella mano di Varsos, chiudendogliela con le proprie. Poi, lo fece allontanare con uno stanco cenno del capo.

Fu una questione di un secondo. Illiana non capì neanche cosa fosse stato a farla cadere, e perché questo qualcosa la inchiodasse a terra. Vide solo Antius girarsi di scatto, ed i suoi occhi riempirsi di un orrore e di una angoscia infiniti.

Lo schianto dei crolli successivi fu come un rombo in lontananza, come uno degli ultimi tuoni di un temporale estivo. Poi il silenzio.

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