Accidenti (cof cof) in questa gallery ci sono le ragnatele... ma finalmente la primavera non è più così lontana ed è ora di fare un po' di pulizia. Le giornate si allungano, le prime gemme cominciano ad apparire sui rami e la festa di San Valentino ci ricorda il prossimo inizio della stagione degli amori. Come? è una ricorrenza consumistica amata soprattutto da gioiellieri e produttori di dolciumi? Andate a dirlo a chi ha un cuore sensibile in un mondo di rudi guerrieri - a vostro rischio e pericolo...
Con tanti auguri di una vita sentimentale felice!
BLUE MOONDa che mondo è mondo, la guerra è cosa da uomini, anzi, da maschi. Una base militare non è, non dovrebbe essere il posto per una signora… Lady Gandal sistemò un
foulard sulle spalle per proteggere il mantello blu notte dal
maquillage, poi intinse nella cipria il piumino di struzzo. Era l’apprezzata consigliera di Re Vega, il suo aspetto doveva essere sempre inappuntabile; anche se... rigirò il pennellino nella boccetta, poi socchiuse l’occhio destro e avvicinò il viso allo specchio. Ecco, per esempio l’eyeliner era quasi esaurito, e lei conosceva bene la reazione del ministro Dantus quando gli sottoponevano la lista dei rifornimenti da approvare. Nessuna storia per il gas nervino che pure continuava a rincarare, mai un appunto per il vegatron che era sempre più raro o per i costosissimi disintegratori ultimo modello di cui suo marito faceva collezione; nessuna rimostranza neanche per le tonnellate di lucido nero necessario a far brillare gli stivali militari. Ma quando in coda all’elenco appariva il rimmel, apriti cielo! Quello era un lusso che non ci si poteva permettere. Un ultimo tocco di
Blanc de Chanel… certo che, se la guardia che aveva mandato a requisirlo in profumeria avesse avuto un briciolo di
bon ton e si fosse tolta il cappuccio e avesse dato del lei, la commessa terrestre forse non si sarebbe fatta prendere dalle convulsioni, e lui avrebbe potuto portare a termine la seconda parte della sua missione: farsi consigliare l’
eau de parfum più adatta per un generale di Vega – non che lui avesse mai usato quella, francese
ça va sans dire, che gli aveva regalato nemmeno due mesi prima…
Sospirò: a Natale, con la scusa dell’austerità e del buon esempio di sobrietà da dare ai soldati, suo marito le aveva consegnato un set da rammendo, e le aveva anche indicato alcuni punti del suo mantello su cui far sfoggio delle sue abilità donnesche. Ma è proprio quando è confinata ai limiti dell’universo e circondata da zotici insensibili che una vera signora dimostra cosa vuol dire aver classe: e lei non si era persa d’animo. Aveva tratto ispirazione dagli ultimi
trend della
haute couture sulla sua collezione di
Vegue e si era messa al lavoro. Sospirò di nuovo, scuotendo la testa sconsolata: Gandal non aveva apprezzato i suoi cuoricini di
paillettes, e le aveva anche intimato di scucire immediatamente le nappine dorate con cui aveva cercato di dare un tocco
chic a quel capo ormai
demodé. Ed era ormai quasi metà febbraio… inutile illudersi, il generale non sarebbe mai cambiato.
Un’ultima sistemata ai riccioli rossi prima che lui chiudesse la faccia rovinandole come al solito la
coiffure, e un altro sospiro: il vapore annebbiò per un attimo lo specchio. Lady Gandal inarcò un sopracciglio: c’era una ditata sulla superficie riflettente. Certo, inutile dirlo a Gandal, che considerava fisime le sue proteste sull'incapacità della servitù… osservò meglio: non una, tante ditate. Anzi… sembrava che qualcuno si fosse divertito a scriverci sopra. Inaccettabile! Una nuova alitata: non era una scritta, era un disegno. Lady Gandal si coprì la bocca con una mano. Non più un sospiro, ma un
oooh di meraviglia: quello che era apparso sullo specchio, evocato dal suo respiro e come quello evanescente, era un cuore. Un cuore tracciato sul suo specchio con il polpastrello… un cuore, da parte di qualcuno che ricordava che l’indomani era San Valentino!
Uno spasimante… uno spasimante segreto per lei! L’incauto non sapeva che pericolo correva… o forse sì, certo, e non se ne curava! Un vero uomo, finalmente… doveva proteggerlo: Gandal non doveva scoprirlo, oppure… no, non voleva nemmeno pensarci! Un soffio leggero per far comparire per un’ultima volta quel messaggio romantico e poi, con un lembo del
foulard, non senza un lieve fremito di rimpianto, Lady Gandal cancellò ogni traccia compromettente. Appena in tempo: stringeva ancora tra le dita il leggero tessuto quando il suo viso si chiuse bruscamente. Gandal avvicinò il viso allo specchio, sollevò il labbro superiore e con l’unghia acuminata del mignolo saggiò l’interstizio tra i suoi incisivi; poi con lo straccetto che si era trovato in mano diede un’ultima lucidatina agli stivali, si drappeggiò il mantello attorno al corpo e si diresse alla quotidiana riunione dello Stato Maggiore di Vega.
Doveva scoprire chi era! Ma come? Di sicuro sarebbe stato intimidito da quel marito che non le lasciava mai un attimo di intimità… e magari in quel momento era seduto proprio accanto a lei, alla riunione! Usando gli occhi di Gandal come oblò, cercava di vedere sotto una luce nuova gli uomini con cui lavorava ogni giorno: rudi militari, esperti galattici di genocidi e torture, creativi inventori di armi di distruzione di massa – pieni di qualità, ma incapaci di abbinare i colori con un briciolo di gusto. Tuniche pratiche e informi, marziali copricapi cornuti e artigli che non avevano mai visto una manicure… Mai, mai avrebbe immaginato che nel petto di uno di loro uno spirito gentile palpitasse per lei!
“... per cui propongo di portare l’attacco direttamente nel cuore di Tokyo! Cosa ne pensate, Lady Gandal?”
Il viso del marito si spalancò all’improvviso per permetterle di rispondere alla domanda di Gorman.
Cuore, aveva detto? “Ecco…” Con la sua pelle oltremare e il fisico possente, il comandante della Guardia Imperiale di Vega le aveva sempre ricordato suo marito da giovane… era forse lui il suo principe azzurro? Lady Gandal sbatté languida le ciglia, mentre cercava di ricordarsi che cosa quel gagliardo soldato le avesse chiesto.
“Eravate distratta, mia signora? Non sarete mica innamorata!” Alla risata di Gorman seguirono quelle di tutti i presenti.
Giovanotto screanzato! Gandal richiuse la faccia con violenza, senza neanche darle tempo di rispondere… l’avrebbe messo a posto lui, quel disgraziato!
“Mia moglie innamorata? Impossibile!” Un’altra ondata di risate. Avrebbe voluto scomparire… umiliata così, magari sotto gli occhi di chi non osava alzarsi a difenderla e poteva solo amarla a distanza… “Oh, perché sei tu Romeo?” non poté trattenersi dal sussurrare tra sé e sé.
Accanto a Gorman, sorrideva più composto un ufficiale appena arrivato, tale comandante Zigra… in fondo, per i suoi colleghi lei era ormai solo la moglie del generale Gandal, ma su chi la incontrava per la prima volta la sua personalità non poteva mancare di far colpo. Se era lui, doveva confermargli questa buona impressione… cosa diceva? “…colpire il Centro Ricerche durante la pausa dedicata alla pennica pomeridiana, dalle 14.30 alle 14.45 UTC+09:00.”
Magnifico, un ragazzo sveglio e preparato! Si agitò per riuscire a intervenire e far capire allo zuccone di aprire la testa. Lo guardò negli occhi. “Un’ottima idea, quella di sfruttare i tempi morti per attaccare…” alitò con il timbro più sensualmente roco di cui fosse capace.
“Un brutto mal di gola, mia signora,” s’informò premuroso Yabarn mentre Zigra, disdetta, non ricambiava il contatto oculare. “Fareste bene a riguardarvi,” soggiunse il Sire sorridendo bonario. Ora che le barbe arricciate erano tornate
à la page, sarebbe bastato un buon taglio di capelli per farne un uomo affascinante… Lady Gandal abbassò pudicamente gli occhi in segno di ringraziamento, riflettendo sulla possibilità che fosse quella per il cuore del sovrano la chiave che aveva inavvertitamente girato, e quello continuò “alla vostra età i malanni si trascinano a lungo.”
No. Fuori tre.Eppure no, non aveva sognato, quel cuore era svanito dallo specchio ma si era impresso indelebilmente nella sua anima! Perché solo a lei era stato negato quello che a tutte – anche a quella smorfiosa di Rub… ehm, no. A quella sciacquetta di Ven… no, ecco. Mineo? Naida? Oh insomma. Che alla maggior parte delle donne era concesso – un amore felice? C’era solo uno cui poteva chiedere. Un uomo, un maschio certo, ma un uomo speciale, il suo unico amico.
Ma come parlare con Zuril senza che Gandal se ne accorgesse?
Ecco che suo marito si avvicinava al Ministro delle Scienze. Si guardò intorno, aspettando che tutti i partecipanti alla riunione abbandonassero la sala del consiglio. “Qualche sospetto?” disse sottovoce.
“No… direi di no. Ma consiglio prudenza. Non è ancora il momento,” rispose Zuril mentre il suo occhio elettronico scrutava vigile in giro.
“Non avrei mai immaginato di doverti ringraziare.” Gandal strizzò un occhio, impedendo alla moglie di capire cosa il ministro stesse passandogli. Ma non c’era bisogno di vedere niente: Gandal sapeva, e aveva teso una trappola al suo… oh, non era possibile! Non lo conosceva e già si struggeva d’amore per lui… e al tempo stesso la complicità tra i due uomini significava che lei era sola, sola in una situazione degna di uno di quei romanzi che tanto amava leggere, quando il marito tornava a casa con la necessità di smaltire una serata un po’ troppo allegra al circolo ufficiali e crollava addormentato senza nemmeno augurarle la buonanotte. Ma per lei, ahimè, non era previsto alcun lieto fine…
Un attimo… idea! Poteva farlo bere, e poi, forse, mentre lui era KO per i postumi dell’alcool…
Detestava il fumo, il respiro che bruciava e l’odore che impregnava gli abiti, per non parlare delle rughette che si formavano attorno alle labbra e delle dita gialle di nicotina – per fortuna, si disse rimirandosi le mani fresche di smalto, sul blu si notava poco. Ma per quella sera non avrebbe fatto storie e avrebbe lasciato che Gandal accettasse l’invito di Barendos a provare certi sigari appena arrivati dal pianeta Cof. La scusa era quella di studiarne il potenziale inquinante... ma Lady Gandal non doveva preoccuparsi, i danni sarebbero stati limitati grazie al potere disinfettante della grappa che Hydargos aveva personalmente distillato dagli scarti degli ultimi esperimenti nucleari su Akerebe.
“Ah. Quand’è così, siamo in una botte di ferro…” “Di piombo,” si era sentito in dovere di precisare il comandante.
“Andate, andate,” aveva incoraggiato lei cercando di non pensare al mal di testa del mattino dopo, mentre il marito, convinto che avrebbe dovuto guadagnarsi la sua uscita serale tra uomini lottando con le unghie e con i denti, apriva incredulo il portellone del disco. Le era sembrato di sentirlo borbottare qualcosa come “Grazie, tesoro”… impossibile, certe smancerie non erano da lui. Era sicuramente un “Buon lavoro”: gli aveva detto che aveva intenzione di studiare nuovi piani d’attacco, e in realtà non aveva mentito.
Non era stata esattamente una serata da scapolo: quando Dantus aveva proposto un brindisi “Alle signore!” Gandal le aveva offerto un bicchierino, e lei aveva dovuto riconoscere che se Hydargos era un mediocre condottiero era però un distillatore di tutto rispetto. Aveva voluto assaggiare tutti i vari gradi di invecchiamento della bevanda… assaggiare però forse non era il termine adatto.
Quando le fitte alle tempie e i crampi alla bocca dello stomaco la svegliarono, la mattina del 14 di febbraio, Lady Gandal ebbe subito la consapevolezza che le immagini che le fluttuavano nella mente non erano un incubo evocato dalla sua scarsa abitudine all’alcool: aveva davvero flirtato con Dantus tutto il tempo – ripensò con orrore a quando aveva tentato di far dire “loreto” a quel grazioso pappagallino che il Ministro della Difesa teneva appollaiato sulla spalla – mentre Gandal manteneva un contegnoso distacco e Barendos e Hydargos si dedicavano allo svuotamento sistematico delle coppe senza degnarla di uno sguardo. Quanto alla devastazione ambientale, i sigari di Cof avevano mantenuto quel che il loro nome prometteva: dal mantello blu, gettato a terra davanti alla porta, esalava ancora una mefitica nebbiolina fosforescente.
“Come al solito… tanto c’è qui la schiava che riordina!” Trattenendo un conato, si chinò per sollevare il capo contaminato e gettarlo nel cesto dei panni sporchi.
Oooh!Non credeva ai propri occhi: sul pavimento spiccava un biglietto azzurro lavanda – il suo colore preferito! Un biglietto a forma di cuore.
Lo raccolse con mani tremanti, il cuore che batteva come quello di una ragazzina che per la prima volta incontrava l’amore.
Dunque non era Dantus – ma la sua freddezza quando aveva lasciato che Loreto le azzannasse un dito glielo aveva già fatto sospettare – e non si trattava nemmeno di Hydargos e Barendos, che a fine serata era stato necessario trascinare, semicoscienti, verso i loro alloggi, e non avrebbero certo potuto infilare il biglietto sotto la porta. Meglio così, quei due tipacci non erano certo i compagni romantici cui il suo trepidante cuore anelava. Gandal, che pure reggeva l’alcool molto meglio di lei, dormiva ancora della grossa… perfetto: avrebbe sbirciato la firma del biglietto e avrebbe finalmente scoperto a chi donare il suo amore. Poi avrebbe distrutto – ahimè! – quel sacro pegno, perché la gelosia del marito non facesse sfiorire anzitempo quel tenero sentimento in boccio.
Portò il biglietto alle narici: un lieve sentore di un profumo virile, di ottima qualità. Un uomo di classe… un sospetto si fece strada nel suo cuore, ma lo ricacciò: era impossibile.
Aprì lentamente i sue lembi della missiva d’amore… solo una scritta in inglese,
“Together forever”, ma nessuna firma. Oh, crudele tormentatore! Ma era finalmente San Valentino, e sicuramente il suo spasimante sarebbe venuto allo scoperto: bastava aspettare. Anche se, certo, dopo il suo attento esame i nomi dei possibili corteggiatori si erano ridotti a pochi… a uno solo, a dire il vero. E la perfetta padronanza della lingua straniera ne era la conferma.
Baciò con passione il foglietto profumato lasciandovi l’impronta di due labbra rosso fuoco; poi, asciugandosi una lacrimuccia, gettò il cuore di carta nel disgregatore molecolare.
Adieu! No, Gandal non l’avrebbe mai trovato… più serena e con lo stomaco finalmente a posto, tornò a letto. Sarebbe stata una giornata radiosa.
Sognò che era in ginocchio sul pavimento, in preda a una forte irritazione, o forse al panico; poi che una nube di fumo di sigaro le avvolgeva la testa come una coltre, impedendole di respirare. Quando si risvegliò, Gandal stava armeggiando con il cesto dei panni sporchi; ma l’orologio segnava ancora due ore prima del suono della sveglia. La sera prima aveva fatto le ore piccole, e questo era deleterio per la pelle. Scelse di tornare a dormire il suo sonno di bellezza, e di lasciare in pace il marito nelle sue incombenze militari della mattinata. Più tardi, alla riunione del consiglio di guerra, doveva essere assolutamente
charmante.
Faites l’amour, pas la guerre… era pomeriggio inoltrato quando, dopo un
maquillage ancora più accurato del solito e dopo essersi applicata due gocce di
n.5 dietro le orecchie, Lady Gandal uscì dal suo
boudoir per dirigersi verso la sala comando: non vedeva l’ora di incontrarsi con chi era riuscito a farle battere nuovamente il cuore come a un’adolescente. Dall’amicizia – ora lo sapeva – poteva nascere l’amore. Avrebbe sorriso a Zuril e lui avrebbe capito: non c’era bisogno di parole tra loro, e quel testone di Gandal non se ne sarebbe mai accorto. Sarebbe stato un amore tenero e rovente, fatto di sguardi languidi e furtivi… eccolo, là sulla porta, slanciato nella sua tunica gialla, l’incarnato di uno splendente color petrolio, il sorriso smagliante, l’occhio brillante di intelligenza. Dovette trattenersi per non corrergli incontro: del resto si muoveva con le gambe di suo marito, non doveva farsi notare.
Potenza dell’amore, sembrava che per una volta fosse lei a guidarlo… Gandal si diresse verso il Ministro della Scienza e gli diede un’amichevole pacca sulla spalla: a quel contatto lei si sentì sciogliere tutta. “Grazie amico. Non so come avrei fatto senza di te!”
“A buon rendere,” rispose Zuril col sorriso di chi sa e non dice, allontanandosi di poco. Lady Gandal avrebbe voluto metter fuori il viso, ma il marito si oppose:
‘non ancora’, sentì rimbombare lei nella sua testa. Che avesse intuito qualcosa? Oh no, lei avrebbe negato, negato tutto, anche l’evidenza…
La parete di fronte al tavolo delle riunioni era di lucido acciaio: Gandal si specchiò nella superficie e sorrise, poi lasciò che la parte sinistra del viso si aprisse, come sempre quando voleva un dialogo a due occhi. Scostò il mantello, e con la mano destra ne estrasse una scatola avvolta in carta dorata e legata con un nastro color lavanda, in cui era infilato… beh, il biglietto aveva una forma un po’ più approssimativa di quello che aveva trovato la mattina sul pavimento, ma era indubbiamente un cuore. Color lavanda, anche quello. Un sospetto terribile si fece strada nella mente di Lady Gandal.
La metà viso del comandante si produsse nel migliore dei suoi sorrisi. “Buon San Valentino, amore.”
La mano sinistra di Lady Gandal aprì il biglietto.
“Togheter forhever”, diceva: non c’era la firma, non era necessaria. Lo lasciò cadere e tentò di scartare il pacchetto con le mani che tremavano per l’agitazione.
Se Gandal avesse potuto sarebbe arrossito: una lieve sfumatura violetta gli colorò la guancia. “Sai cara, ci ho pensato tanto…” sussurrò. “Mi sono accorto di averti deluso con il mio regalo di Natale, e ho cercato di farmi perdonare. Cioccolatini terrestri, sai… li ha comprati Zuril in un suo viaggio, ehm, di ricerca in Germania…”
Viaggio? Di ricerca? In Germania? Lo sapeva, lei, cosa andava a ricercare Zuril in Germania, gliel’aveva confidato chiedendole di mantenere il segreto… una donna in ogni porto, come tutti gli uomini… stupida sentimentale, come aveva fatto a fidarsi? A pensare di voler donare tutta se stessa a uno così? Oh, se ci fossero state tende nella sala comando ci si sarebbe aggrappata nella sua disperazione; se una guardia incappucciata le avesse porto, su un piatto d’argento, un pugnale avvelenato, se lo sarebbe immerso nel petto; se non fosse stata Lady Gandal, la stimata consigliera di Re Vega, si sarebbe messa a piangere… ma lei lo era: per cui strillò, con tutto il fiato che aveva in gola.
“Cioccolatini? Ma come osi? Mesi e mesi di dieta e tu cerchi di mandare a monte tutto con dei cioccolatini? Sei il solito insensibile senza cuore!”
Sulla Terra, Maria stava montando in sella alla moto di Alcor per andare al cinema: alzò gli occhi alla luna che splendeva nel cielo ormai buio di febbraio e vide che non era del solito color rosso battaglia, ma di una strana sfumatura color lavanda. Nell’alone che la circondava sembrava di scorgere il baluginio di luci scintillanti.
“Oh, non è romantico?”
Alcor portò la mano dietro la testa. “Eh? Romantico? Non crederai che ti porti fuori solo perché è San Valentino!”
Davanti alla finestra della camera di Actarus, Venusia sistemò il nodo alla cravatta del suo cavaliere e subito colse uno sguardo inquieto nei suoi occhi: fissavano una luna blu come non si era mai vista. Lui non glielo disse, ma la sua visione aliena riusciva a distinguervi una serie di violente esplosioni non attribuibili a cause naturali. Non rosse, comunque: quindi, per una volta, qualsiasi cosa stesse accadendo lassù non era affar suo. Potevano andare a cena tranquilli… le sorrise. “Non è romantico?”
Venusia sorrise di rimando. Sì, era romantico… e a San Valentino a volte i miracoli accadono. Chiuse gli occhi felice, e lasciò parlare il suo cuore.“Oh, Actarus!”
FINENB: ho detto “a volte”, e ho detto “i miracoli”. Non “tutti i miracoli”. Per le battute di Venusia, c’è ancora un po’ da lavorare.
Per dichiarare solidarietà all'uno o all'altro degli innamorati infelici - o per darmi della cinica:
qui.
Edited by shooting_star - 15/2/2017, 15:03