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6th Concorso di Gonagainet: Fan fiction, Postate qui i vostri lavori

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icon12  view post Posted on 11/3/2018, 17:42     +1   -1
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Fratello di Trinità e Bambino

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Come preannunciato, in questo thread potrete postare le vostre fan fiction in omaggio a Goldrake per i suoi 40 anni in Italia.

BUON LAVORO E BUON DIVERTIMENTO!
 
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view post Posted on 16/3/2018, 19:40     +3   +1   -1
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Professore della Girella

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LA NAVE DELLE OTTO E TRENTA

Il soldato delle Guardie Imperiali di Vega, prendeva tutte le mattine un mezzo pubblico, una navetta molto affollata alle 8,30 per recarsi al lavoro.
Si chiamava Orion, era un giovane di circa vent’anni ed era al servizio del re da quando ne aveva sedici.

Una mattina, il Comandante Gandal l’aveva chiamato nel suo ufficio per affidargli un nuovo incarico.
“Ti informo che a partire da oggi, il tuo lavoro non sarà più qui su Vega, ma farai il pendolare. Ogni mattina ti recherai sulla stella Delta, la quale, benchè sia quasi inospitale, ha ancora un sottosuolo piuttosto ricco, quindi sarà tuo compito estrapolare le materie prime ancora in buone condizioni e portarle qui ogni sera. Una volta che avrai finito questo lavoro su Delta, ti attende lo stesso impegno sul pianeta Lupo. Mi sono spiegato?”
Il giovane era sull’attenti, con voce bassa e sottomessa, chiese: “Va bene Comandante, quale mezzo di trasporto posso usare per i miei spostamenti?”
“Quello pubblico naturalmente”, gli disse Gandal con un moto di fastidio.
“Ma…”
“Ma, cosa? Allora, sia ben chiaro questo. La nave madre non si tocca, tutti gli altri mezzi sono pochi e messi male, siamo in un periodo di grossa crisi per scarsità di vegatron, le risorse che abbiamo non bastano mai, quindi, ecco qui il tuo abbonamento nuovo di zecca per prendere la navetta pubblica. Ho anche ritoccato la tua età anagrafica per motivi di sconto: a diciassette anni la tassa è più conveniente, poi tu sembri più giovane, quindi tutto a posto. Domani partirai subito per il nuovo lavoro, intesi?”
“Agli ordini, Comandante!”

All’alba del giorno seguente, Orion aveva già fatto un’abbondante colazione e riempito lo zaino con gli utensili per estrapolare le materie prime: il cuoco gli aveva messo dentro due scatolette di cibo del tipo più economico che teneva in dispensa e una bottiglia di acqua del rubinetto piena di cloro.
Col sacco in spalla attendeva il mezzo pubblico alla fermata che distava oltre un chilometro dalla reggia del suo sovrano.
Dopo circa un’ora, atterrò su Delta e si mise subito al lavoro. Si ricordò all’improvviso della sua infanzia, quando con sua nonna andava nei campi a spigolare…
“Vieni Orion, andiamo a raccogliere dalla terra quello che gli uomini hanno lasciato”.
Lui correva felice per quei campi immensi e deserti. Sua nonna si chinava e gli mostrava quanti tesori erano stati trascurati dagli operai addetti ai raccolti.
C’erano patate, cavolfiori, broccoli, della squisita frutta matura a terra ancora calda di sole, e una volta a casa com’erano buoni quei minestroni e le conserve che la nonna gli preparava.
Quelle scatolette infilate dentro il suo zaino erano spazzatura al confronto!

Il lavoro che gli aveva ordinato Gandal non lo esaltava e non lo annoiava, era comunque un diversivo, un’evasione dalle solite mura regali.
Da alcuni giorni però, era successo qualcosa che gli rendeva il risveglio più piacevole del solito; salendo verso il fondo della navetta, trovava seduta in un angolo una ragazza dal profilo delicato, grandi occhi celesti, i lunghi capelli biondi raccolti dietro la nuca in una semplice e severa acconciatura, il viso pallido e senza trucco. Aveva sempre l’espressione assorta, pareva non vedere chi le stava attorno e nonostante il suo vestire per nulla appariscente, era molto notata da tutti.
Col passare dei giorni, la curiosità provata per la ragazza si era tramutata dapprima in interesse e poi, gradualmente, in qualcosa di più.
Una mattina, Orion aveva deciso di sedersi di fronte a lei, però la ragazza non pareva averci fatto alcun caso, anzi. Vestiva quasi sempre allo stesso modo, solo la sciarpa che portava attorno al collo, di tanto in tanto era di colore diverso.
Doveva essere un’impiegata che ogni mattina si recava al lavoro, intanto lui, dopo circa un mese di viaggi, sentiva di essersi affezionato a quella ragazza e non poteva più fare a meno della sua presenza.

Cominciava anche a chiedersi che cosa sarebbe successo se una mattina lei non fosse stata al suo solito posto. Si diceva che avrebbe dovuto parlarle per evitare questo rischio, ma la sua timidezza era tanta e l’atteggiamento di lei, per nulla incoraggiante.
Una mattina, fu per ben due volte sul punto di parlarle, il cuore gli era balzato in gola, poi aveva rinunciato agitato e confuso. Decise comunque che il mattino successivo le avrebbe parlato, sì, non poteva più indugiare oltre.
Ma le cose andarono diversamente, perché il giorno dopo, Orion non potè alzarsi dal letto per colpa di un febbrone da cavallo che si era preso su Delta, quando era scoppiato un forte temporale e dal cielo era scesa acqua a catinelle che l’aveva inzuppato fino alle ossa.
Il ministro Zuril gli aveva somministrato una dose massiccia di antibiotico ultima generazione, ma nonostante le cure tempestive, solo dopo otto giorni, il ragazzo era riuscito ad appoggiare i piedi a terra per pochi istanti; era debolissimo, la stanza sembrava una trottola e si sentiva svenire.
Era sicuro che non avrebbe più rivisto quella ragazza, la guarigione gli sembrava un lontano miraggio e nei deliri di febbre acuta, la vedeva andarsene lontana, avvolta in una fitta nebbia nel buio della notte.

Venti giorni dopo, Orion fu in grado di alzarsi e mangiare qualcosa: volle subito tornare al lavoro, lasciando stupefatti Gandal e Zuril, abituati com’erano ai soldati che si solito si improvvisavano malati immaginari, alle loro latitanze, alle scuse puerili per evitare gli impegni più gravosi.

“Quel ragazzo è una vera forza della natura!” disse Gandal “non l’avrei mai detto!”.
“E’ vero, teniamocelo ben stretto, ogni sera ci porta ottimi prodotti e mai che si lamenti di qualcosa: non ci chiede collaboratori, non sbuffa per il troppo lavoro, il salario… un ragazzo d’oro”.

Il giorno dopo, Orion era alla fermata mezz’ora prima dell’orario solito. Fremeva di impazienza e appena arrivò la navetta, salì e correndo andò al posto abituale. Si avvicinò alla ragazza esitando un attimo, poi la guardò in viso.
“Posso sedermi accanto a lei?” chiese.

Erano le dieci di sera. La ragazza aveva i capelli biondi sciolti sulle spalle e il viso era più morbido e dolce. Indossava un abito nero aderente che metteva in risalto la sua splendida figura. Sedevano a un tavolino d’angolo, un poco appartati; parlavano sottovoce, guardandosi negli occhi e tenendosi le mani.
“Non credo occorrerà più di un mese” disse la ragazza. “Mi ha già raccontato i dettagli del suo lavoro e parlato delle abitudini dei suoi superiori”.
Il bel giovane elegante che sedeva al suo fianco le sorrise.
“Sei stata bravissima: e pensare che per qualche tempo il tuo imbecille si era volatilizzato”.
“Non avrai pensato che avrei abbandonato l’idea, dopo tutto il tempo perso a individuare le sue abitudini mattutine, a vestirmi in quel modo austero e a prendere quella dannata navetta delle otto e trenta per oltre un mese…”
La ragazza sorrise, e tutto il viso divenne radioso, gli occhi brillanti. “Vedrai… dammi ancora un paio di settimane e saprò tutto sulle loro armi, le formule segrete, dove porta quei tesori di materie prime ogni sera”.
Il giovane alzò il calice.
“Al nostro colpo e al tuo imbecille”.
“Al mio imbecille delle otto e trenta” rise la ragazza. E dopo il brindisi, si scambiarono un bacio.



----- Fine -----

Edited by Stella di Fleed - 27/3/2018, 11:07
 
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view post Posted on 24/3/2018, 12:49     +7   +1   -1
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Omaggio a Goldrake in 40 capitoli, uno per ogni anno che festeggiamo, e in 40.000 battute di “parole in qualsiasi stile proposte”.
Omaggio pure, umile e terra-terra, ad un libro per me geniale, con cui abbiamo giocato recentemente nei Quiz…
Buon divertimento a tutti e cento di questi giorni, Goldrake!



GOLDRAKE 40



1. Storico


Martedì 4 aprile 1978, alle ore 18.45, su Rete Due, la futura Rai 2, andava in onda per la prima volta in Italia “Atlas UFO Robot”, ovvero “Goldrake”, il cartone animato giapponese che avrebbe rivoluzionato la storia della TV italiana e avrebbe guadagnato per sempre un posto d’onore nel cuore dei suoi giovani e giovanissimi spettatori.
Actarus, il misterioso ragazzo che trascorre le sue giornate lavorando alla fattoria Shirakaba, è in realtà Duke Fleed, principe del lontano pianeta Fleed distrutto da un crudele invasore, re Vega.
Ora Vega minaccia anche la Terra, ma Actarus la difende a bordo del suo potente robot Goldrake, insieme al suo padre adottivo, il professor Procton, e ai suoi fedeli amici, fino alla vittoria finale!

2. Vetero leghista


El quater del mès de april ’78, quand el partit minga l’era ancor nasüü, ma ‘l avev già dur, che te van a far ‘sti terùn de la TV di Stato? Quel carozùn che è là al sud, a Roma ladrùn? Sfido mi, tutt se decide là, ale spale de noialtri, neh? Be’, che ti van a far? Ti van a trasmetèr una roba de robò, che mi me parea Mandrache, ma invece l’era Goldrache, che l’era pure ‘na rivista sporcaciùn de qualche ann prima, e che parlava de un garzùn de stala che le pias la vaca e de punt in bianc se mete a guidar un cornut alt come un campanin, che però ‘l avev dur pure lü e facev föra tutt li cativùn, co l’aiut de ‘n vecio bafùn sapientùn e de ‘na tusa che avev le tete piccole, ma l’era ‘n tocch de gnocc tosta pure lei, neh? Mi minga mel’ potrò mai dismentegar.

3. Neo leghista


Il 4 aprile 1978, quando qui s’era ancora tutti bianchi, razza pura, ariani-cristiani-4/4, e tutto filava liscio come l’olio, il mondo andava come un orologio e non c’era assolutamente niente di cui preoccuparsi, la Rai, Radio televisione ITALIANA mandò in onda niente meno che un cartone animato GIAPPONESE. Incoscienti! Criminali! PRIMA GLI ITALIANI!
Un principe in incognito, alla guida di un robot, respingeva un’invasione aliena. Macché alieni! Erano extra-comunitari nipponici! Ecco poi come ci siamo ritrovati! Siamo invasi! La barca è piena! Se ci fossimo stati noi al governo allora, li avremmo affondati a cannonate i musi gialli! Li avremmo spianati con le ruspe, occhi a mandorla maiali!
Piaceva? Fu un successo strepitoso tra gli autoctoni più giovani?
Buonisti! Finti ingenui! Quinte colonne dell’invasore! L’ITALIA AGLI ITALIANI!

4. Grillino


Il 4 aprile 1978, un martedì (il dettaglio è importante: noi analizziamo, non ci facciamo fregare dai padroni del vapore), alle 18.45, il servizio pubblico televisivo, quello pagato da noi, con i nostri soldi, con le nostre tasse, decise senza consultare nessuno – normale, chiaro, così funziona il monopolio! -, né tantomeno noi, i contribuenti, quelli che pagano di tasca propria! Decise, dicevo, di mandare in onda “Goldrake”: fu un incredibile successo!
C’era Actarus che menava colpi a destra e a manca, faceva neri tutti gli oppressori, i politicanti, gli eurocrati, i banchieri! Sfido io: era un principe! Nascosto dietro le apparenze di umile lavoratore c’era lui, un tipo duro, un rivoluzionario!
Lui, da solo alla consolle del suo robot, con un click faceva fuori un mostro, con un doppio click ne faceva fuori due. Sì, perché uno vale uno! Goldrake vale Jeeg, Jeeg vale Boss, Boss vale Heidi, Heidi vale Candy, Candy vale Goldrake!
Lui era uno di noi! Quando si incazzava, gli giravano le stelle! Lui metteva in movimento cinque, dieci, cento, mille stelle! Con un triplo click ne inceneriva tre di mostri, in una volta sola!
Disoccupazione! Click! Boom!
Malgoverno! Click! Boom!
Corruzione! Click! Boom!
Per sempre insieme ai fedelissimi, col suo guru baffuto astro-spaziale, fino al “Vaffa” finale!
Che favola azzeccata! Gran riscontro di pubblico… Inossidabile, anche quarant’anni dopo…

5. Veghiano


Settantatré settimane terrestri prima della Sconfitta Finale. Seconda visione.
Il comandante Hydargos riflette inquieto: gli sembra di aver già vissuto quella situazione, come se si ripetesse per la seconda volta, tale e quale; cambiano solo i nomi e i commenti sonori.
E’ preoccupato, perché quel pianetucolo infido si sta rivelando un grattacapo non indifferente: Duke Fleed, il suo acerrimo nemico, è saltato fuori all’improvviso con il suo robot malefico, a rompergli le uova nel paniere. Dove si nasconda tra un combattimento e l’altro, non è chiaro: alcuni rapporti dei servizi informativi dell’Impero accennano ad un fantomatico travestimento da allevatore di bestiame, ma non vi è niente di sicuro.
I servizi informativi terrestri, invece, sembrano stranamente molto più a conoscenza di tutti i retroscena della campagna di conquista veghiana, tanto che hanno prodotto un report audio-visivo articolato in 74 file riservati, che però, - chissà perché? -, hanno deciso di mostrare a larghe masse di abitanti del pianeta, mediante apparecchi in grado di trasmettere immagini a distanza. Probabilmente si tratta di una tattica di difesa psicologica preventiva…
Il report è stato diffuso per la prima volta nell’arcipelago che il grande Vega aveva scelto come testa di ponte per la conquista del pianeta: ha riscosso un discreto successo. Ora inizia per la seconda volta agli antipodi, in una penisola a forma di stivale: qui già il primo file ha suscitato un’ondata di entusiasmo popolare! Forse sarebbe stato meglio cominciare la conquista dalla penisola-calzaturificio…

6. Vegano


4 aprile 1978: il lavaggio del cervello carnivoro sbarca alla TV di Stato e conquista i cuori dei giovanissimi con i mezzi più sottili: va in onda “Goldrake”, l’eroico principe spaziale che combatte gli invasori alieni con il suo super robot, ma nei ritagli di tempo si dedica con gran piacere all’allevamento di bestiame a scopo chiaramente alimentare. Sebbene non vengano mai mostrate scene esplicite di zoofagia, il sospetto che le vacche e gli altri animali della fattoria in cui Actarus lavora siano destinati alla macellazione ed al consumo umano permane forte, con la sola eccezione, forse, dei cavalli, verso i quali si rileva una lodevole tendenza all’empatia da parte del protagonista e di molti personaggi secondari, tendenza che, tuttavia, non scongiura la loro reclusione in stalla e conseguente sfruttamento come forza lavoro. Fortunatamente, con il procedere della serie verso gli episodi conclusivi, l’attenzione degli sceneggiatori si concentra maggiormente sulle vicende belliche, fino alla vittoria finale dei terrestri sugli alieni.

7. Burocratico


Oggetto: implementazione trasmissione nuova serie televisiva a disegni animati.
Con la presente, si porta a conoscenza quanto segue. Vedi infra.
Il secondo canale di trasmissione del Servizio televisivo nazionale, denominato “Rete Due”, indi, come da atti allegati in calce, “Rai 2”, ha inserito nella programmazione settimanale la serie televisiva a disegni animati proveniente dal Giappone, “Atlas Ufo Robot”. La serie in oggetto consta di 74 (settantaquattro) episodi. Il primo episodio della serie in oggetto è stato trasmesso in data odierna, alle ore 18.45.
Si registra ragguardevole riscontro positivo in capo al pubblico infantile e giovanile.
Si trasmette altresì esposizione sintetica del contenuto della serie di cui supra.
L’avente diritto di successione al trono del distrutto pianeta Fleed, non altrimenti noto a codesto ufficio, se non tramite e mediante la visione della serie televisiva in oggetto, contrasta, con gli adeguati mezzi risultanti a sua disposizione, l’aggressione a scopo di conquista messa in atto contro il pianeta Terra dalle autorità governative e militari del pianeta Vega, parimenti non altrimenti noto a codesto ufficio, se non [vedi supra].
Il suddetto avente diritto, nei periodi di stasi del conflitto, si occupa di zootecnia, inquadrato nei ranghi del personale dipendente dell’azienda agricola nipponica denominata “Fattoria Shirakaba”. I documenti comprovanti l’esistenza in essere del testé citato rapporto di lavoro sono intestati allo pseudonimo di “Actarus”.
Tra gli adeguati mezzi risultanti a disposizione del regnante in pectore va annoverato in primis il gigante meccanico denominato “Goldrake”, munito di dotazioni atte alla difesa ed all’offesa parimenti. Ad addendum rispetto al dispositivo di cui supra, è d’uopo menzionare i veicoli meccanici volanti attribuiti ai fedeli collaboratori del membro della succitata estinta Real Casa e il loro prezioso contributo, che si esplica unitamente a quello di un eminente rappresentante della comunità scientifica, il chiarissimo Professor Procton, Dottore in Scienze Astronomiche e Spaziali, fino al conseguimento della vittoria finale contro gli invasori, con conseguente cessazione dello stato di belligeranza e ristabilimento della pace universale.
In fede, _____________________________
Addì, 4 c.m. anno in corso.

8. Romantico


Oh, Actarus! Sei tu! Sei arrivato… quel giorno… non lo scorderò mai! Martedì 4 aprile 1978… l’aria già palpitava di primavera… i mandorli e i peschi punteggiavano le strade grigie di nuvolette bianche e rosate… gli uccellini cinguettavano in cerca dell’anima gemella… E tu eri lì, davanti a me!
Oh, Actarus! Non smetterò mai di ringraziare Rai 2, che allora si chiamava Rete Due, ma fa lo stesso, per averti portato fino a me dal lontano Giappone, la terra del Sol Levante e dei ciliegi in fiore…
Oh, Actarus! Quant’eri bello alla guida del tuo robottone, ma anche quando spalavi letame in quell’angolo di paradiso che era la tua fattoria… forse eri ancora più bello, perché qualche volta, con gli occhi assassini, cercavi la tua Venusia, quella fortunata ragazza, e ogni tanto le sorridevi persino…
Oh, Actarus! Non come quando combattevi contro quei veghiani insensibili… allora i tuoi begli occhi mandavano lampi d’acciaio! Ti scambiavi comunicazioni concitate con quel grand’uomo di tuo padre… Oh, come gli assomigli… Che emozione! Mi facevi quasi paura, ma poi erano sempre loro a prenderle, quei cattivoni, e tu ritornavi radioso, insieme ai tuoi amici davanti al tramonto infocato, a farmi sospirare…
Fino alla vittoria finale… dolce a amaro momento… perché tu, in realtà, tu… eri Duke! E Fleed, - oh, Actarus! – ti chiamava.
Pausa. Languidi sospiri e singhiozzi mesti. Poi un rumore secco, come d’espulsione rapida e decisa di aria e d’altro da cavità nasali, attutito dall’ostacolo provvidenziale di un morbido fazzolettino ricamato.
Oh, Actarus!

9. Onirico


Era sera, sì… Non saprei dire esattamente di che giorno, di che anno… ma ricordo un particolare: un orologio enorme, fluido, colava sulla polvere di una spianata che pareva un paesaggio lunare, o forse un deserto di sale, non so…e sulle gocce dell’orologio si distingueva: 4… 4… 1… 9… 7… 8… 18… 45… 2…
Poi la scena si metteva in vorticoso movimento: da dietro l’orizzonte si alzava un disco cornuto, che si trasformava in un robot cornuto, che si trasformava in un gran pezzo di ragazzo foderato in casco e tuta da marziano, che si trasformava nello stesso pezzo di ragazzo in abiti civili… Ora sembrava un cow boy…
Poi mi ritrovavo a fluttuare nell’atmosfera (“Raggio antigravità!”), nel mezzo di una battaglia (“Lame rotanti! Alabarda spaziale!”): il giovane gaucho brandiva una pala gigantesca e respingeva l’assalto di un’orribile vacca corazzata, scagliandole contro l’arma impropria; poi la pala tornava indietro come un boomerang e si piantava dritta ai suoi piedi, in un enorme mucchio di mousse al cioccolato, o forse era qualcos’altro… Non sono sicuro, non saprei dire esattamente di che materiale si trattasse; so solo che provocava una sensazione fisica, una vertigine... In quel momento cominciai a precipitare! Giù, più giù, sempre più giù…! Che incubo!
Driiiin!
Fiuuu… che sollievo… ero nel mio letto! Provai a trattenere gli ultimi brandelli di sogno, il finale che la sveglia aveva strappato in mille pezzi: nuvolette rosa davanti al tramonto; ragazzi che si abbracciano, musica trionfale…

10. Telepatico


“…”

11. Telegrafico


04.04.78 ore 18.45 STOP Rete 02 STOP Messa onda serie nipponica Goldrake episodio 01 STOP Successone STOP Garzone fattoria Actarus respinge invasione alieni Vega STOP Trattasi principe Fleed pilota Goldrake STOP Aiuto padre et amici cari decisivo STOP

12. Ossimori


Un giorno di freddo tepore, in luminoso orario notturno, otto lustri sono passati, veniva trasmessa per la prima (seconda) volta, nel nostro Bel Paese sciupato, l’unitaria serie a puntate sul piccolo grande alieno terrestre, di nome Actarus-Duke Fleed, che alla guida dell’umano gigante robotico, fosco Drago Dorato, sconfisse il blando attacco rabbioso dei militi provenienti dall’orrida splendida Vega. Ne aveva ben donde, essendo il decaduto legittimo erede al trono del pianeta Fleed, precedentemente da loro distrutto in parte totale.
Decisiva per la mesta gioiosa vittoria fu la partecipazione sofferta e convinta degli amici e parenti del principe contadino.
Il successo italiano e nipponico della serie fu individuale e di massa.

13. Sinestesie


Nella luce odorosa di un giorno di primavera, quattro decadi or sono, quando già i rumori ristagnavano nelle vie cittadine, il liscio bagliore dei televisori italiani trasmise la ruvida fiamma dell’entusiasmo a migliaia di piccoli spettatori del primo episodio di Goldrake: l’afrore scabro del giovane garzone di fattoria Actarus spariva quando lui si avvolgeva magicamente negli aspri colori della sua tuta spaziale e riprendeva le sue vere sembianze di principe di Fleed, pianeta ridotto a sulfureo spettacolo dalla furia di Vega.
Actarus alla guida di Goldrake, insieme a suo padre e ai suoi amici, avrebbe salvato il verde profumo della nostra magnifica Terra dai rossi miasmi del vegatron e avrebbe conquistato il gustoso splendore della vittoria!

14. Allitterazioni


Aprile, primi giorni di primavera. Vari giovani volti rivolti al televisore; vi si rispecchiano, vi s’appassionano: è un’apparizione! Non siamo soli nell’universo, un avversario iroso, da lontano, tanto, attenta alla pace del nostro mondo. Ma non dobbiamo terrorizzarci, la Terra rizza le antenne anti alieni e li tiene a distanza. Ci prova! Va male. Ma v’è un difensore! Di fatto pare che si occupi d’altro, lo trovi lì a fare il fattore: il toro, la vacca, il vitello sono per lui la vita. E te lo spiego: uno spietato invasore ha devastato il suo pianeta natale, dalla tana, tale e quale ad un animale, l’ha spinto fuori violento; vi ha lasciato per sempre tracce del suo intervento. Ed ora, non contento, vuole anche la casa nostra. Oh, straniero eroe sconosciuto! “Shoot in!” hai gridato irato al tuo umano gigante robotico, deciso a ridare quello che hai sopportato. Se parti così, però, fai male: la fame di sangue il bene non consegue. Consenti agli amici di amarti: i morti non tornano, ma i torti si posson curare. Rare risate sentiamo più spesso, ora speri: l’entusiasmo mostra la strada della vittoria.

15. Giovanile romanesco


“Kuanno? Aspe’, aspe’, kuanno? Ner ’78? Er 4 aprile? Ma è kuanno i vekki se ciucciavano er dito e mettevano a letto l’orsakkiotto dopo Karosello!!!
E ke c’è da sape’? Mandarono in onda Goldreik per la prima volta? E c’ebbe un successone?
E te kredo!!! A kuei tempi non c’era gnente! No telegram, no instagram, no twitter, no snapchat, no whatsapp, no FB: gnente, proprio gnente, te diko. Pori vekki, glie tokkava akkontentasse…
Era fiko, dici? E xké?”
“Be’, primo, er supereroe c’era. Secondo, c’aveva la doppia vita. Scialla… non è ke metteva le korna alla regazza, è solo ke era un principe in inkognito, sotto kopertura… Terzo, era inkazzato nero xké gl’avevano sterminato la famiglia.”
“Ammazzahò! Beato lui!”
“Stai molto scialla t’ho detto, lui era ‘n bravo ragazzo, ce teneva! E infatti kuanno bekka gl’infamoni ke gl’hanno akkoppato i vekki, li fa neri. E meno male, xké kuelli stavano a ‘n pelo da la konkuista de la Tera…”
“Ammazzahò…”
“Evvabbe’, mika ha fatto tutto da solo: pure lui c’aveva ‘r giro suo… ‘Ndo vai senza giro? Da nessuna parte…”

16. Nostalgico


Era il ’78, 4 aprile, un martedì, me lo ricordo come fosse ieri. Noi, i ragazzi del ’67, del ’68, del ’69 e fai pure del ’70 e del ’71, e magari al limite, aggiungi i più precoci, le mascotte del ’72-’73, eravamo tutti uniti, come un sol’uomo, davanti al teleschermo. A quei tempi, si era più semplici, forse c’era meno scelta di oggi, ma tutto era di grande qualità. E, generalmente, le novità venivano accolte con favore. Bei tempi, quelli…
Be’, insomma, il 4 aprile ci fu una novità importante! Il Secondo, RETE DUE si chiamava allora, il logo era scritto tutto a lettere, in basso a destra, ce l’ho stampato in mente, mandò in onda per la prima volta, col titolo indimenticabile di “Atlas UFO Robot”, “Goldrake”, un incredibile cartone animato che veniva addirittura dal Giappone! Spettacolare! Strepitoso! Fu un colpo di fulmine, ci ritrovammo tutti innamorati! Eh, che tempi!
Actarus era fantastico: di giorno lavorava come un bue alla fattoria “Betulla Bianca” – ma erano altri tempi quelli, altre tempre d’uomini… -, di sera o all’alba, insomma, quando serviva – mica come adesso che ai giovani devi chiedere tutto per favore, se è il momento giusto, se non hai altro da fare -, andava ad affrontare i veghiani a bordo del suo robot ipergalattico e gliele dava di santa ragione. Sì, perché lui in realtà era Duke Fleed, principe del pianeta omonimo, in precedenza distrutto dai veghiani, che ora volevano allungare le mani pure sulla Terra. Eh no, veghiani! Duke Fleed con l’aiuto di suo padre e della sua mitica squadra d’appoggio non ve lo permetterà!
GOLDRAKE, AVANTI!
Scusate, mi sono fatto trascinare… ma quelli sì che erano tempi…

17. Diario


Martedì 4 aprile 1978
Caro diario,
scusa se è tanto che non ti ho scritto nulla, ma oggi devo proprio farlo! Speriamo che mamma non mi scopre, perché dovrei essere già a letto!
Questa sera prima di cena, alle sette meno un quarto sul Secondo, ho visto un cartone nuovo che mi è piaciuto proprio tanto. Si intitola “Atlas Ufo Robò” e ha una sigla bellissima.
Anche il protagonista è bellissimo. Si chiama Actarus e corre molto veloce, fa anche dei salti in alto fenomenali e guida un grande robò di nome Goldreic.
Ha un nemico molto brutto, non ho capito bene come si chiama, ma è davvero brutto, con la testa a pera, le orecchie a punta e gli occhi rosa. Fa parte dei veghiani.
Poi mamma ha detto che era tardi e ha spento la TV e io non ho fatto in tempo a sentire il riassunto della prossima puntata. Me lo farò raccontare dalla mia compagna di banco Arianna.
Comunque spero tanto che Actarus ha anche tanti amici e che tutti insieme riescono a sconfiggere il suo nemico.
Buona notte… A domani!

18. Purista


Il 4 aprile 1978, alle ore 18.45, su Rete 2, andava in onda per la prima volta in Italia “Il Manuale dell’Automa ovvero dell’Oggetto Volante non Identificato”, cioè “Il Drago d’Oro”, il cartone animato giapponese che avrebbe rivoluzionato la storia della televisione italiana e avrebbe guadagnato per sempre un posto d’onore nel cuore dei suoi giovani e giovanissimi spettatori.
Arturo, il misterioso ragazzo che passa le sue giornate lavorando alla fattoria Betulla Bianca, è in realtà il Duca Flido, principe del lontano pianeta Flido distrutto da un crudele invasore, re Vega.
Ora Vega minaccia anche la Terra, ma Arturo la difende a bordo del suo potente automa Drago d’Oro, insieme al suo padre adottivo, il professor Prottone, ai suoi fedeli amici, fino alla vittoria finale!

19. Sinonimi


Il quarto dì, o giorno, d’aprile, del quarto mese o luna dell’anno, or sono otto lustri, di decadi quattro, dacché le Radio Audizioni Italiane, al volgo ed al popolo maggiormente e più note come Radio Televisione Italiana, mandarono in onda e trasmisero via etere la serie giapponese a disegni animati, “anime” per gli addetti ai lavori, dal titolo e nome “Atlas Ufo Robot Goldrake”: una prima assoluta, un evento iniziale, che ottenne e riscosse un vasto successo ed un ampio favore.
La trama e l’intreccio son presto svelati: veloce vi espongo l’oggetto. Si tratta e si narra di un gigante robotico, per chi non capisse, di un colosso automatico, alla guida del quale, continuamente, fedele pilota senza intervallo, vi è un principe alieno, il figlio del re di un pianeta lontano. Il corpo celeste in questione è stato completamente distrutto, nonché totalmente devastato, dalle armate omicide, milizie assassine, del crudele e perfido sire, re Vega.
Adesso, attualmente, l’erede in esilio, delfino fuggiasco, ha trovato riparo e rifugio sicuro qui sulla Terra, l’azzurro pianeta, e volentieri ha piacere di condurre e menare una vita serena e bucolica, un’esistenza agreste, tranquilla.
Ma il malvagio nemico, cattivo aggressore, attenta alla pace, scompiglia la quiete. Il garzone e fattore getta la vanga, della pala si disfa e di slancio, con impeto, si trasforma in guerriero pilota. La metamorfosi è impressionante, stupefacente, ma non sufficiente: non basta ad avere ragione e a prevalere sull’antagonista e avversario. La vittoria sarà conseguita ed il successo ottenuto solo mediante l’ausilio e l’aiuto degli amici più cari, dei sodali fraterni, e del padre scienziato, colui che, sapiente, l’aveva adottato.

20. Sillogismi


Se Goldrake è un anime robotico e un anime robotico è stato trasmesso per la prima volta in Italia il 4 aprile 1978, Goldrake è stato trasmesso per la prima volta in Italia il 4 aprile 1978.
Se Goldrake è ancora ricordato da chi lo vide quarant’anni fa e ciò che dopo quarant’anni si ricorda ancora è un grande successo, Goldrake è un grande successo.
Se Actarus, il garzone della fattoria Shirakaba, è il pilota di Goldrake e Goldrake è pilotato dal principe di Fleed, Duke Fleed, Actarus è Duke Fleed.
Se Actarus da solo non sconfigge Vega e Vega viene sconfitto da Actarus con l’aiuto di tutti i suoi amici, Actarus viene aiutato da tutti i suoi amici.

21. Disambiguazione


Martedì 4 aprile 1978 (se cerchi “Anno del sequestro Moro”, vedi anche la voce “Politica Italiana degli anni ‘70”), alle ore 18.45, su Rete Due, la futura Rai 2, andava in onda (se cerchi “Surf”, vedi anche la voce “Sport acquatici”) per la prima volta (se cerchi “Inventore della pila”, vedi anche la voce “Italiani famosi”) in Italia (se cerchi “Noi con l’Italia”, vedi anche la voce “Elezioni 2018. Liste”) “Goldrake” (se cerchi “Dragone Dorato”, vedi anche la voce “Esseri mitologici”), il cartone animato giapponese che avrebbe provocato una rivoluzione (se cerchi “Moto di rivoluzione della Terra intorno al Sole”, vedi anche la voce “Astronomia”) nella storia della TV italiana e avrebbe guadagnato per (se cerchi “Segno moltiplicatore”, vedi anche la voce “Aritmetica”) sempre un posto d’onore (se cerchi “Dove piazzo a sedere mia suocera”, vedi anche la voce “Protocollo e Cerimoniale”) nel cuore (se cerchi “Cardiologia e cardiochirurgia”, vedi anche la voce “Medicina interna”) dei suoi giovani e giovanissimi spettatori.
Actarus (se cerchi “Cactus”, vedi anche la voce “Piante grasse”), il misterioso ragazzo che passa (se cerchi “Uva passa e zibibbo”, vedi anche la voce “Tesori di Trinacria”) le sue giornate lavorando alla fattoria (se cerchi “Leather Factory. Accessori in pelle”, vedi anche la voce “Manifatture”) Shirakaba (se cerchi “Sciroccata”, vedi anche la voce “Psicologia e psichiatria”), è in realtà Duke (se cerchi “Duke Ellington”, vedi anche la voce “Jazz”) Fleed, principe del lontano pianeta Fleed distrutto (se cerchi “Di strutto. Di grasso. Di lardo”, vedi anche la voce “Grassi animali”) da un crudele invasore, re (se cerchi “Seconda nota della scala cromatica musicale”, vedi anche la voce “Notazione musicale”) Vega (se cerchi “Frugivoro esclusivo”, vedi anche la voce “Alimentazione alternativa”).
Ora Vega minaccia anche (se cerchi “Protesi alle anche”, vedi anche la voce “Ortopedia”) la Terra, ma Actarus la (se cerchi “Diapason”, vedi anche la voce “Acustica”) difende a bordo (se cerchi “Bordeaux, carminio, sanguigna”, vedi anche la voce “Articoli per Belle Arti”) del suo potente (se cerchi “Viagra. Sempre potente”, vedi anche la voce “Inibitori enzimatici”) robot Goldrake, insieme (se cerchi “Insieme per l’Europa”, vedi anche la voce “Elezioni 2018. Liste”) al suo padre adottivo, il professor Procton (se cerchi “Proctologo”, vedi anche la voce “Speriamo di non capitarci mai”), e ai suoi fedeli amici (se cerchi “Amici”, vedi anche la voce “Maria De Filippi”), fino (se cerchi “Sottile”, vedi anche la voce “Carta igienica”) alla vittoria finale (se cerchi “Finale Ligure”, vedi anche la voce “Elenco Comuni italiani”)!

22. Numeri al Lotto


1 e 33!
L’Italia e l’Anne ‘e Cristo (più ‘na ‘nticchia, ovvero la Trinità e la Quaterna): dove e quando tutto accadde.
2 e 15!
‘A Piccerella e ‘o Guaglione: i telespettatori.
72 e 19!
‘A Meraviglia e ‘a Resata: quello che successe ai telespettatori.
56!
L’Eroe…
87!
…lavora e
29!
…combatte contro
38 e 71!
… l’Alieno, Ommo ‘e Merda, e contro
77!
‘e Riavulille (i Diavoli).
12!
‘O Surdato li riempie
38!
‘e Mmazzate (di Bastonate) e chillo cade
62!
muorto acciso (morto ammazzato)!
9!
L’Aiuto che gli danno
19!
gli Amici.
40!
Così lui vince!
90!
‘A Paura: quella che è passata.
20!
‘A festa: quella che si fa dopo la vittoria.

23. Codice Fiscale


GLD RKE 78F04H501F*

(*) L’indicatore “H501” si riferisce al Comune in cui insiste la sede centrale della Rai, Radio Televisione Italiana. La lettera “F” è scelta volutamente dal sistema Sogei e si riferisce al pianeta di origine del titolare del presente Codice Fiscale.

24. Sms


4/4/78 W Goldrake! M Vega! Actarus TVTB! TVTTTTB!!! 6 tutti noi!

25. Whatsapp


IERI


Ciao a tutti [Faccina sorridente]! Scusate il disturbo [Faccina che fa l’occhiolino]!
Grande notizia!
Domani sarà il compleanno [Trombette con coriandoli e Torte con candeline] di Goldrake [Draghetto verde e Pepita d’oro]!
40 anni dalla sua messa immonda in Italia!
In onda, NON immonda. Scusate [Faccina che alza gli occhi al cielo]
“Non è la Rai”… e invece era proprio la Rai [Faccine con le lacrime agli occhi, che si sganasciano dalle risate], Ray Bradbury!
Rai 2, NON Ray Bradbury. Scusate di nuovo [Faccina che sbuffa nuvolette di rabbia dal naso]
Vengo al dunque.
E’ che sono così contenta di questo anniversario [Faccina con sorriso ampio] che vorrei condividere con voi [Grande cuore rosso] tantissime cose… Ma non voglio rubare troppo tempo [Faccina innocente con aureola].
Va bene, sintetizzo [Faccina appoggiata su due dita, in atto di chiedersi: “Di che si tratta?”]
Actigrip, figlio del prof. Procion, è in realtà Duke Flebo, il principe di un pianeta sterminato da Vegan.
Qui sulla Terra lavora in una fattoria, ma se serve, prende il suo mitico [Mani che applaudono, ripetute molte volte] robot e sbadiglia tutti gli alieni cattivi con l’aiuto dei suoi amici buoni.
Evvai! [Pollicioni alzati, ripetuti molte volte]
Vi piace? Siete contenti? Allora tutti invitati alla festa! [Pacchi regalo, ripetuti molte volte]
Non mancate! A presto! [Faccina che scocca il bacino]

OGGI


Oddìo ragazzi! [Faccina Urlo di Munch]
Quando mi sono messa a correre ho sbagliato tutti i nomi [Faccina che piange a dirotto]!
Ho messo pure sbadiglia invece di sbaraglia!
Scusaaaaaateeeee!

26. Forum


4/4/1978! Che bomba! Che ficata! I mod del forum “Rete Due Rai.net” postarono per la prima volta un anime robotico. Ricevette subito un sacco di “mi piace”! Un botto di utenti lo quotarono alla grande e lo votarono in massa, nel sondaggio dedicato.
La storia: il super robot Goldrake è pilotato da Duke Fleed, il principe di un pianeta distrutto da Vega, un alieno cattivo. Duke Fleed ora sta sulla Terra e qui è conosciuto con un nick e un avatar: il nick è Actarus e l’avatar è il ritratto di un cowboy anni ’70. Con il suo super robot difende il nostro pianeta, ma da solo rischia sempre di perdere; spesso va pure OT e si mette a zappare, a mungere vacche e cose del genere. Per fortuna, grazie al nick si è fatto un sacco di amici e ogni tanto trollano alla grande, ma poco, perché lui è un tipo serio. Comunque gli amici sono importanti, perché alla fine
con il loro aiuto, riesce a bannare per sempre Vega dall’universo.

Scusate, non voglio spoilerare il finale!

27. In famiglia


“Voio la tivvuuù! Voio la tivvuuù! Voio la tivvuuù!
Goooooooooldreeeeeeic! Avanti!
Uforobò! Uforobò! Uforobò! Uforobò!”

Uhmmm, ci risiamo! Ai primi d’aprile va su di giri, amore di mamma… devo chiedere alla pediatra quella tisanina alla camomilla che gli ha fatto tanto bene la primavera scorsa…

“Lame rotantiiiiiiiiiii!”

“Scendi subito dal divano!”

“Alabarda spazialeeeeeee!”

“Metti giù lo scopettone!”

Maledetto Vega, ti sconfiggerò!

“Buono, amore di mamma…”

“Duke Fleeeeeeed!”

“Arturo! Levati subito la tuta da ginnastica rossoblù di tua sorella e il casco della moto di papà e infilati almeno il gilet marroncino, che solo con la maglietta gialla prendi freddo!
E fila a lavarti! Sei così inzaccherato che pare che arrivi dritto da una stalla! Marsch!”

Maledetto mostro Mam Mam, te la farò vedere io!
No! Non ce la faccio! Devo chiamare gli amici!

“Amiciiiii! Dove siete? Padreeee! Dove seiiii?
E questo cos’è?
Oh, no! Camomillatron! AAAAARGH!
Non so quanto ancora potrò resistere!
AAAAAAAAH!
Aaaaaaaah…
Aah… zzz…aah… zzz…aah…”

“Che c’è, amore di mamma?”

“Zzzzzzzzz…”

28. Culinario


Piatti forti

Atlas UFO Robot Goldrake


Difficoltà: bassa
Preparazione e cottura: 3-4 settimane
Dosi per: 1 porzione da 22 minuti circa
Costo: basso

Presentazione


La primavera è in arrivo! Vi proponiamo una ricetta classica, veloce ed economica, di sicuro effetto: Atlas UFO Robot Goldrake. Approdata sulle nostre tavole giusto quarant’anni fa dall’esotica tradizione gastronomica del Sol Levante, non perde la sua freschezza ed è apprezzata largamente, soprattutto da chi l’ha assaggiata da bambino. Il gusto forte e delicato insieme soddisfa un po’ tutti i palati, anche i più esigenti.

Ingredienti


Robot invincibili 1
Veicoli ausiliari 3
Piloti 1 alieno + 3 terrestri
Nemici 1 a piacere tra: re megalomane, generale schizofrenico, ufficiale superiore frustrato, scienziato bionico.
Mostri spaziali 1 a puntata
Identità del protagonista 2 (pilota alieno, erede al trono di pianeta distrutto, e lavoratore agricolo terrestre, allevatore di bestiame)
Parenti del protagonista attualmente in vita 2 (padre adottivo e sorella naturale)
Amici e collaboratori assortiti 1 mazzo

Per guarnire


Tramonto fiammeggiante q. b.
Discorso memorabile 1 punta
Musica trionfale e/o struggente a piacere

Preparazione


Per realizzare 1 porzione da 22 minuti di Atlas UFO Robot Goldrake, per prima cosa mostrate il nemico, che avrete avuto cura di scegliere precedentemente, intento a macchinare il piano con il quale è sicuro di sconfiggere il protagonista; poi introducete il pilota alieno nel robot invincibile, portate a temperatura di battaglia ed avviate l’espulsione dalla base. A parte, avvolgete accuratamente il nemico nel mostro spaziale di puntata. Quindi, completate l’espulsione del robot invincibile dalla base e, appena raggiunta l’incandescenza, mettetelo a contatto con il mostro spaziale contenente il nemico. Lasciate rosolare fino a che constaterete l’impossibilità del pilota alieno allo stato puro di avere ragione del nemico. Quindi, introducete gli amici e i collaboratori più adatti selezionandoli dal mazzo; prima di introdurli nella battaglia è consigliabile associarli ciascuno al veicolo ausiliario di pertinenza; aggiungete ad intervalli regolari gli interventi razionalizzanti del padre adottivo del protagonista; portate alla sconfitta il nemico di puntata. Pochi secondi prima del termine della cottura, spolverate il tutto di tramonto, unito ad una punta di discorso memorabile.

Consiglio


Per esaltare il gusto della preparazione, alternate a vostro piacimento le identità del protagonista.
La pietanza si accompagna bene con musica trionfale e/o struggente.

29. Parole crociate a schema libero



Edited by Annushka18 - 27/3/2018, 11:11

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Orizzontali: 3. In Goldrake quella vincente è l’amicizia. 7. Lo era il giorno in cui Goldrake andò in onda per la prima volta in Italia. 8. Partito Democratico. 10. Avverbio di luogo, pronome personale. 11. Erano le 18.45, quando comparvero i primi fotogrammi del primo episodio di Goldrake. 12. Taranto. 14. Il Tele Giornale allo specchio. 15. Lo è Lady Gandal in alcune fan fiction di Shooting_Star. 16. L’eterno secondo. 18. Actarus la impugna di frequente. 19. Lo dice spesso chi ha nostalgia. 20. Congiunzione. 21. Nel DS, il titolo di Procton in breve. 22. Il… capo di Zuril. 23. Lo sono i protagonisti di Goldrake (che invidia!). 25. Procton in piccola parte. 26. Il protagonista di Goldrake all’italiana. 30. Il protagonista di Goldrake alla fleediana. 31. Pera su whatsapp. 32. Lo è Actarus. 34. Le iniziali della Elmi. 36. Anziano osservatore del cielo. 40. Segue lo “Shoot”. 41. Decine e unità del millesimo di Goldrake in Italia.
Verticali: 1.Lo è la Terra da Actarus. 2. Alcune fan che a noi piacciono. 3. La base di Goldrake. 4. Il luogo dove i veghiani dichiarano spesso di voler inviare Duke Fleed. 5. Rieti. 6. Il mese della comparsa di Goldrake in Italia. 9. Ce ne separano quattro dalla messa in onda di Atlas UFO Robot alla televisione italiana. 11. Lo è Venusia in alcune fan fiction di Shooting_Star. 13. Prima dell’apparizione di Goldrake in TV non sapevamo che cosa fosse. 14. Robot fleediano. 15. Lo è l’alabarda di Goldrake. 17. Il cloro. 23. Magli Perforanti. 24. La rete del programma “Buona sera con… Superman e Atlas UFO Robot”. 27. Un veicolo di Alcor. 28. Il titolo di Vega. 29. Quello di Actarus è vibrante davanti alle ingiustizie. 31. Tale è l’anniversario che festeggiamo. 33. La sigla italiana di Goldrake lo è stata per molto tempo. 35. I tre quarti di un mito. 36. Nella e-mail sta per “oggetto”. 37. Grand Tour. 38. Entità Extraterrestre. 39. Articolo determinativo.

Soluzione:


30. Dantesco



All’alba del cammin di nostra vita,
mi trovai su un divan accomodata,
davanti alla mia Rete preferita,

che Rete Seconda era nominata:
interessante, vivace, moderna.
poscia da me cotidie contemplata,

dacché narrò la storia sempiterna
della pugna aspra tra il bene e il male,
dell’amor, dell’amicizia fratterna.

Eroe bifronte! Or voli in ciel con l’ale,
ricacciando veghian l’orda infingarda.
Or chino, attendi a bestia e ad animale.

Come duce brandisci l’alabarda,
poscia a guisa di garzone torni,
letame spali fino a sera tarda.

Ebbene sì, il cor giovenil bruciava
dal quarto dì d’april, quando Goldréic
per l’italico aere s’aggirava.

31. Manzoniano


Il Quattro Aprile


Ei fu. Siccome immobile,
presso il televisore
stette l’infante italico
pieno d’alto fervore.
Così percossa attonita
l’Italia al nunzio sta:

di Goldrake la trasmissione
è andata a incominciare.
Prima puntata è ottima,
seconda s’ha da mostrar!
Veghian l’armata indomita
Duke Fleed mazzolerà.

Sorgi o Dragone d’Oro,
l’onor sia senza macchia.
Fagli il di dietro a strisce
a Gandal ed alla racchia
ch’ei tiene serrata in capo
e sortir mai non fa.

Dispensa al bovin la biada
e pensa anche al foraggio.
Spala letame, o intrepido,
da giugno fino a maggio.
Ma se abbisogna, sfògati:
“Raggio antigravità!”

Dal Fuji alle Piramidi,
dall’Artico al Tirreno,
veghian la schiera sgòmini
in un battibaleno.
Però da solo no, giammai!
Sempre con chi sa amar.

Fu vera gloria? Ai posteri
l’ardua sentenza: noi
plaudiam convinti al Massimo
Autor, Kiyoshi Nagai,
ed inneggiamo trepidi:
“Distruggi il male e va’!”

32. Collodiano


“C’era una volta...”
“Un re!” diranno subito i miei piccoli telespettatori.
“No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di gren.
Non era un gren di seconda mano, ma uno splendido pezzo da cantiere, di quelli con cui prima di un’invasione si forgiano robot invincibili per respingere alieni cattivi e salvare pianeti.
Non so come andasse, ma il fatto gli è che un bel giorno questo pezzo di gren capitò alla televisione italiana, col nome di Atlas Ufo Robot, se non che tutti lo chiamavano Goldrake, per via del bel paio di corna da drago, che erano sempre lustre e dorate, in cima al suo capo.
Appena Goldrake ebbe visto l’UFO nemico (era un veghiano), si rallegrò tutto; e dandosi una fregatina di mani per la contentezza, lo apostrofò a gran voce:
“Alabarda spaziale!” In realtà, a gridare, era il suo pilota, che si chiamava Duke Fleed, ma che, quando era in vena di zappare il fango e la mota, si trasformava in Actarus e, detto fatto, prendeva la pala e cominciava a ripulire l’aia dal rifiuto organico.
Ma quando il robot fu lí per lisciare la vittoria finale, rimase col braccio sospeso in aria, perché sentí un coro di voci sottili sottili: “Fatti aiutare!” Erano i suoi amici, che gli raccomandavano il gioco di squadra.
Figuratevi come rimase quel buon pezzo di alieno!
Ma alla fine, dopo mille avventure e tanto penare, con loro e con il buon padre, guadagnò il successo agognato.”

33. Patriottico


Bambini d’Italia,
venite alla festa!
La televisione
fa un colpo di testa:
perfin dal Giappone
va in onda il cartone
e ci credereste?
E’ un bel successon!
Pilota famoso,
eroe coraggioso,
eroe coraggioso,
Duke Fleed si chiamò!

Ma adesso vi dico
che lui si diverte
spalando letame
zelante e solerte,
e che da fattore
lui ha un altro nome
che ha prediletto
colei che lo amò.
Pilota famoso,
eroe coraggioso,
eroe coraggioso,
Duke Fleed si chiamò!

L’alieno minaccia:
“Ti spacco la faccia!”
Se sei solitario,
non vinci! Al contrario:
le Forze di Vega
ti fanno una sega
se scendi in battaglia
con chi ti salvò!
Pilota famoso,
eroe coraggioso,
eroe coraggioso,
Duke Fleed si chiamò!

34. Filastrocca*


Goldrake-Drago Dorato è arrivato di primavera, vera rivoluzione, alla televisione.
Visione appassionante – quattro decadi sono tante! – oggi non è invecchiato, per chi era un infante.
Fante non è davvero, lui è un vero guerriero, guerriero molto potente, salva tutta la gente.
Gente che è minacciata da Vega con la sua armata. Armata Brancaleone, prenditi una lezione!
Zio ne ho uno solo, solo non si fa niente, niente di decisivo, anche se sei un gran figo.
Figo è riduttivo: lui è Duku Furido! Così l’hanno chiamato quelli che l’han creato.
Reato è del criminale, reato non è reame, il principe ereditario spesso spala il letame,
quando non fa il pilota, quando non è impegnato alla guida del suo robot, di Goldrake-Drago Dorato.

(*) Da canticchiare sulla melodia di “Orte è vicino Roma, Roma è vicino Orte”

35. Sostantivato


Anniversario. Italia. Televisione. Bambini, ragazzi: successone.
Fattore-pilota. Robot, gigante. Alieni, invasione. Battaglie.
Solitudine: debolezza. Amicizia, condivisione: vittoria!

36. Aggettivale


Quarantesimo. Italiano. Televisivo. Giovanile, popolare, famoso!
Instancabile, umano. Alieno, volante. Enorme, meccanico. Aggressivi, avversi, crudeli. Combattivo, tenace.
Solitario, perdente. Accompagnato, vincente!

37. Verbale


Ricordare.
Tradurre, trasmettere, avvicinare.
Vedere, entusiasmarsi, gioire. Crescere.
Mungere, spalare. Pilotare, combattere.
Aggredire, attaccare, voler conquistare.
Isolarsi, fallire. Condividere, riuscire.

38. Haiku 1


Goldrake in Italia
da quarant’anni. Actarus
munge. Sconfigge Vega.

39. Haiku 2


Duke solitario
principe. Vince?
No. Insieme agli amici.

40. Haiku 3


Giorno d’aprile,
Goldrake, avanti!
Bambini in festa.

Edited by shooting_star - 27/3/2018, 17:42
 
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Nota storica: la puntata 46 ("Uno squalo dallo spazio" nel doppiaggio storico, "Gli squali siderali" nel nuovo doppiaggio) è andata in onda il 15 agosto 1976, a trentun anni esatti dal giorno in cui, con un atto senza precedenti, l'imperatore Hirohito lesse alla radio la dichiarazione di resa del Giappone.


ANNI


Sono sempre i ragazzi che vanno in guerra. Che vanno in guerra, e rischiano una vita che hanno conosciuto troppo poco per rendersi conto di ciò che possono perdere.

Era domenica mattina presto, ma i piloti erano già tutti al Centro Ricerche: dalla stanza accanto provenivano gli strilli concitati di Koji e Hikaru. Un battibecco tra ragazzi, appunto, interrotto ogni tanto dalle parole pacate di Daisuke; anche se la sua voce suonava più che altro divertita dalle scaramucce dei suoi amici più giovani. Ecco che Koji faceva il verso al tono serioso della ragazza… cercò di sorridere.

Avrebbe dovuto slacciarsi il camice, o almeno allentare la cravatta: il caldo di metà agosto si faceva sentire nonostante l’aria condizionata. Ma anche se il sole faceva brillare il verde dei prati e il cielo era azzurro e limpido al di là dei vetri, come sempre in quei giorni di piena estate gli sembrava che tutto intorno a lui fosse virato in un bianco e nero da cinegiornale: una nube formidabile innalzava ancora la sua sinistra bellezza su un mondo sull’orlo della fine, spazzato da un vento velenoso che aveva portato morte sul suo paese e terrore su tutta la Terra – un vento rovente che aveva minacciato di avvolgere l’intero pianeta in un sudario di gelo, e che non aveva ancora smesso di soffiare… strappò il foglietto dal calendario con una sorta di sollievo: il 15 di agosto. Esattamente trentun anni prima aveva ascoltato alla radio l’Imperatore esortare i suoi sudditi a “sopportare l’insopportabile” e ammettere la resa. Anche per quell’anno era quasi finita.
Ancora poco e poi, finalmente, avrebbe potuto guardare la televisione e i giornali senza temere di rivedere le immagini di un olocausto nucleare che solo pochissimi sapevano quanto la Terra fosse vicina a rivivere – stavolta, magra consolazione, non per colpa propria.

Trentun anni fa… aveva più o meno l’età di Koji; la stessa età di tanti ragazzi che, quando la vittoria era ormai impossibile, l’Impero aveva chiamato a sacrificarsi in inutili attacchi suicidi, celebrando come “vento divino” lo spreco di vite che tanto avrebbero potuto dare al loro paese in pace. Aveva capito, in quel mondo pronto ad autodistruggersi, che la sua giovinezza era finita per sempre.


Aprì la porta che dava sulla saletta. “Koji, stai dando fastidio a Hikaru?”
Cose da ragazzi, un invito al nuovissimo parco acquatico di Yatsuhara; e la ragazza che prima non voleva andare per paura di un attacco veghiano, che poi avrebbe accettato di partecipare solo se si fosse unito anche Daisuke… sì, perché i gestori dell’attrazione turistica avevano invitato la celebrità locale, che era il pilota di Mazinger Z, non il fattore del ranch Shirakaba. Koji non riusciva a nascondere la sua soddisfazione – e tanto meno la sua irritazione nel sentirsi dar picche da Hikaru. E adesso era lui a fare il sostenuto: che lei andasse a vederseli insieme a Daisuke gli squali addestrati, se ci teneva!
Uno scambio di sguardi con Daisuke: no, lui non era il caso che andasse, ma Koji aveva bisogno di un momento di relax e Hikaru, che da quando aveva ottenuto di entrare in squadra aveva ben poco tempo per distrarsi, anche di più. Davvero lei voleva che Koji andasse da solo?
Non c’era voluto molto a rappacificarli; e discutere, per una volta, delle acrobazie degli squali anziché dei piani di battaglia, mentre suo figlio sorridendo gli reggeva il gioco, lo aveva portato a ridere di gusto. Quei ragazzi non potevano immaginare la sua gratitudine per la leggerezza che nemmeno la guerra riusciva a cancellare dai loro cuori.
Forse per questo per i ragazzi è più facile combattere. Per chi conosce la vita il peso di una fine improvvisa è insopportabile… ma sarebbe giusto toccasse a me, non a loro.
“Andate, allora, e non preoccupatevi! Non è che mezz’ora di distanza; se c’è bisogno di voi, vi chiameremo subito!”
“Grazie, professore! Ma Hikaru, dobbiamo proprio portarci dietro anche Goro?”
Le voci si allontanarono allegre lungo i corridoi. “…e mio padre, certo! Cosa penserebbe la gente di me se fossimo noi due soli?”

“Grazie, padre. Temo che le radiazioni solari non farebbero bene alla cicatrice.”
Genzo abbassò impercettibilmente gli occhi. “All’osservatorio non c’è molto da fare. Ti accompagno a fare la terapia se vuoi.”


Un quotidiano già sfogliato era stato dimenticato accanto al lettino. Sulla prima pagina, l’immagine della nube a forma di fungo era relegata in taglio basso: si chiese se fosse un bene.
“Era in questi giorni, vero, padre?”
“Tanti anni fa.” Genzo strinse le mascelle e continuò ad armeggiare con la macchina, contento di poter continuare a dare la schiena al figlio.
“Non succederà di nuovo, te lo prometto. Farò tutto quello che posso perché la Terra rimanga verde e rigogliosa.”
“Lo so, figliolo.”
Non c’era bisogno di parlare: Daisuke si distese e chiuse gli occhi, la strumentazione cominciò a ronzare.
Con delicatezza, Genzo posò una mano sulla spalla destra del figlio per tenerla in posizione. Non riusciva a spiegarsi come Koji, così generoso e letale in battaglia, potesse comportarsi come un ragazzino permaloso in altre occasioni; e come riuscisse ancora a comportarsi come un ragazzino dopo tutte le battaglie, le ferite, i lutti che l’avevano colpito nella guerra contro il Dottor Hell. Perché è riuscito a rimanere un ragazzo, nonostante tutto, si disse; per sua fortuna.
Daisuke era diverso. Koji, certo, combatteva da quando aveva sedici anni… ma lui aveva sempre vinto.
Invece Daisuke era rimasto il solo a ricordare il suo pianeta; e sulla Terra sempre meno persone sembravano voler ricordare le conseguenze della devastazione che più di trent’anni prima era piovuta dall’alto su due città del suo paese. Troppi trovavano ormai normale una pace basata sull’equilibrio precario delle testate nucleari. Vega non era l’unico pericolo...
Il timer vibrò due volte, segnalando la fine del trattamento: fece per svegliarlo, ma Daisuke aveva già aperto gli occhi. Non aveva dormito: gli si rivolse come se in quella mezz’ora di silenzio il dialogo fosse continuato senza interruzione, e forse era stato proprio così.
“Koji è fortunato. La gente gli vuole bene perché ha difeso il Giappone con Mazinga Z. Ma sarebbe stato meglio se non ce ne fosse stato bisogno... e sarebbe bene che non ci fosse bisogno di Grendizer. ”
Umon pensò alla difficile scelta che gli era toccata qualche settimana prima. Combattere non gli piaceva, come non piaceva a Daisuke; per entrambi era stata una scelta obbligata, cui non avevano diritto di sottrarsi. Era giusto così.
“Ma è un bene che ci sia, e che ci sia tu a pilotarlo. Andiamo in sala controllo.”

“Professore, presto! Hikaru in linea! Un’emergenza!”
Padre e figlio accorsero con Yamada nella sala, dove Hayashi aveva già messo la comunicazione in vivavoce. Dalle casse dell’impianto la voce della ragazza suonava bassa e tranquilla: la immaginava nel suo prendisole rosso, in apparenza intenta a giocherellare con il ciondolo che celava il comunicatore, mentre li avvisava del probabile rapimento di Koji e del pericolo mortale che almeno cinquecento persone non sospettavano di correre.
“Non possiamo rischiare di coinvolgere i bagnanti... Daisuke, meglio che tu prenda la moto. Bisogna subito liberare Koij ed evacuare il parco.”
Sempre che Koji sia ancora vivo… ma se davvero sono stati i veghiani a catturarlo, vorranno avere informazioni da lui, e finché non le avranno, difficilmente lo uccideranno.
Tenne per sé i suoi pensieri, ma li rilesse negli occhi preoccupati del figlio. “Devo fare in fretta.. Sai bene anche tu in che modo quei mostri trattano i loro prigionieri.”
“Hikaru, per piacere, non correte rischi inutili.” Umon chiuse la conversazione.

Mentre Daisuke correva verso Yatsuhara, Umon si congratulò ancora una volta con sé stesso per aver fatto entrare Hikaru in squadra. I suoi nervi d’acciaio erano proprio quello che ci voleva per equilibrare l’irruenza di Koji, e anche suo figlio cominciava a rendersi conto che la sua fragilità era solo apparente.
La popolarità di Koji era anche il suo punto debole: astuta l’idea di solleticare la sua vanità per attirarlo in trappola. Il nemico più pericoloso non è il più forte, è quello che non ti aspetti… ma le parti potevano essere rovesciate: e l’aspetto innocuo di quella ragazza era forse la sua arma più efficace.

“Padre, sono arrivato. Hikaru non c’è... se ho ben capito Danbei ha identificato uno dei rapitori di Koji e lei l’ha seguito fin dentro un magazzino.” Gli strilli preoccupati del vecchio coprirono la voce di Daisuke, che si interruppe. Gli parve che un tremito ne intaccasse per un istante la sicurezza. “Certo, la troverò.”
“Fai attenzione.”

Aria innocua e nervi d’acciaio: si augurò che bastassero a trarre lei e Koji in salvo. Non osava pensare cosa le sarebbe accaduto se anche lei fosse caduta in mano nemica. Si accorse di avere le mani sudate.
“Presto la squadra sarà di ritorno. Verificate che i mezzi siano pronti per una partenza immediata.”
Perché il comunicatore non si decideva a vibrare?

Si asciugò i palmi umidi sul cotone del camice: c’era qualcosa nella tasca. Ne estrasse un fogliettino appallottolato – il 14 di agosto, il giorno prima della resa. Superato quel trauma, per il suo Paese era iniziata la rinascita: ma soccombere a Vega avrebbe significato la fine dell’umanità. Non poteva esserci resa con Vega, quali che fossero le armi che avrebbero usato per attaccarli: non ci sarebbe stata, finché i suoi tre ragazzi combattevano uniti. Doveva aver fiducia nel loro ritorno.

“Padre, siamo in rientro. Koji è stato irradiato col vegatron. Dice di star bene, ma credo sia meglio predisporre un controllo medico. Per ora è restato al parco acquatico per far evacuare il pubblico. Hikaru gli porterà il Double Spacer.”
“Se se la sente di combattere evidentemente non sta così male!” La voce della ragazza era chiaramente irritata: ma non era quella di di una persona sofferente.
“E tu Hikaru, stai bene?”
“Benissimo, grazie. Sono riuscita a entrare nella stanza in cui stavano interrogando Koji e a uccidere uno dei loro e una guardia...”
“E se non fossi arrivato io un’altra guardia avrebbe ucciso tutti e due,” interruppe Daisuke.
“Ma…”
“In realtà credo che gli abbia salvato la vita, padre. E anche al pubblico del parco.”
“C’è un mostro di Vega sotto la piscina, professore. Stavano per farlo partire quando li abbiamo fermati, attaccherà a momenti.”
“Siamo qui! Fai aprire le porte per piacere, andiamo direttamente agli hangar.”

Attraverso gli schermi dei piloti vedeva il robot e la nave di supporto muovere contro il mostro nemico con una coordinazione tale da rendere il suo intervento ormai quasi inutile. Si rifiutava di ammettere la bellezza di quello che più che un combattimento sembrava una danza: ma era proprio ciò che tratteneva i bagnanti, ormai in salvo, a godersi lo spettacolo dalle colline circostanti l’acqua park che la battaglia aveva raso al suolo. Anche loro si erano ormai abituati a Grendizer; anche loro lo avrebbero dimenticato, alla fine della guerra. E chissà, forse sarebbe stato meglio così.


Sono sempre i ragazzi che vanno in guerra. Che vanno in guerra, e rischiano senza darsi troppo pensiero una vita che per loro è stata così breve da credere impossibile che possa avere fine.

Koji si drizzò a sedere sul lettino dove poche ore prima era sdraiato suo figlio.
“Vi avevo detto che non ho niente! Altro che il vegatron ci vuole per fermare Koji Kabuto!”
“Non sai quanto ne sono felice.”
“Ehm… scusa Daisuke.” Koji abbassò gli occhi sotto lo sguardo di rimprovero di Hikaru, poi li rialzò sorridendo.
“Comunque è un vero peccato che sia saltato in aria tutto, quegli squali robot erano una figata… mi sono divertito come un pazzo a usarli per allontanare il pubblico.”
“Sì, un pazzo. Una persona normale avrebbe diffuso un annuncio invece di aizzare dei robot contro delle persone inermi.”
“Hikaru, sei sempre troppo seria!”
“Di sicuro non ha preso da te, papà!” Goro strizzò un occhio e poi fuggì dall’infermeria inseguito dal padre che tuonava contro i giovani d’oggi, così privi di rispetto.
Tutti – il ragazzo che era stato torturato e non aveva parlato, la ragazza che aveva dovuto uccidere due nemici, il giovane cui una ferita radioattiva lasciava poco tempo da vivere – scoppiarono a ridere.

L’allegria per lo scampato pericolo e il gusto della vittoria illuminavano quella che non era una serata in compagnia, ma una pausa in attesa di un nuovo attacco. La prossima volta forse non sarebbe andata altrettanto bene… ma i ragazzi sarebbero partiti ugualmente senza esitazioni per la battaglia, Koji avrebbe scherzato fino al momento di usare le armi – e rischiare la vita. Forse era l’unico modo per non impazzire.
Ognuno si difende dal dolore a modo suo: non si può sopravvivere ad anni di guerra senza accumulare traumi. Daisuke non aveva mai smesso di gridare nel sonno. Dopo tanto tempo, lui si svegliava ancora di notte sentendo il bisogno di controllare che il mondo fuori dalla finestra fosse ancora quello che lo circondava quando aveva spento la luce. E Koji? Non l’avrebbe ammesso mai… ma si sarebbe portato dentro per sempre i segni di quella guerra, anche quando tutti l’avrebbero dimenticata; e già ora sopportava a fatica il fatto che dopo soli due anni Mazinger Z stesse lentamente scivolando nell’oblio, sostituito nella gratitudine dei giapponesi da Grendizer.

Il giornale era caduto per terra: lo prese per gettarlo nel cestino della carta straccia. L’immagine in prima pagina era stata replicata su copertine e schermi televisivi tante volte da farne un simbolo e non più il documento vivo, terrorizzante, di un attimo che aveva cancellato centinaia di migliaia di vite. Il primo passo per superare quel male insopportabile era rimuoverlo dalla realtà e confinarlo nelle pieghe della storia. Ma allontanare l'orrore del male significava avviarsi a ripeterlo.
“Professore, allora, viene anche lei a cena alla fattoria? Credo che per un po’ Vega non potrà attaccare… professore?”

L’unica possibilità per non impazzire è dimenticare… le bombe di trent’anni prima erano già per molti un ricordo sbiadito; e in trenta o quarant’anni l’umanità avrebbe dimenticato il pericolo corso dalla Terra nella guerra contro Vega.
Si augurò che fosse perché aveva finalmente raggiunto la pace e non perché più nessuno era rimasto a ricordarla.

FINE

Edited by shooting_star - 6/4/2018, 23:54
 
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Professore della Girella

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La valle dei ciliegi in fiore.
桜の谷(Sakura no tani)

(Disegno: Shizan So- 1735-1805)


I silenzi del ragazzo erano molto più eloquenti delle poche parole che diceva e questo non perché non sapesse parlare, anzi, aveva appreso il giapponese in poco tempo e senza troppe difficoltà, ma perché era molto riservato, quasi schivo, e forse aveva ancora troppo timore dei terrestri.
Gli mise una mano sulla spalla:
“C’è qualcosa che non va?”
“No padre, no. Non preoccuparti, è tutto a posto.”

Quando vedeva adombrarsi quei suoi occhi così particolari significava che aveva un tormento, ma raro che gliene parlasse, e già sapeva che di lì a poco sarebbe sparito per qualche ora.
Come era diventato bravo ad intuire le sue intenzioni…
“Vado via un attimo, ci vediamo più tardi.”
Actarus fu così veloce ad andarsene che Procton ebbe a malapena il tempo di rispondergli.
“A dopo.”
Pensieroso scosse la testa in modo impercettibile rigirando nervosamente fra le mani la sua pipa. Guardò oltre la grande vetrata che dava sul balcone e ripensò agli ultimi mesi appena trascorsi.

Con pazienza era riuscito a conquistare la sua fiducia; ne aveva ricevuto in cambio frammenti di una storia tanto incredibile quanto spaventosa. Gli aveva creduto, andando contro i propri principi di rigore e scientificità, ma del resto che alternative avrebbe avuto?
O fidarsi o no!
Il mezzo con cui era precipitato dal cielo si era poco o nulla danneggiato durante l’impatto con la Terra, e già solo per questo non poteva essere fatto di tecnologia e materiali terrestri, e poi c’era lui, Actarus, che aveva recuperato in fin di vita e che poi, senza cure eccezionali perché in realtà nessuno aveva saputo cosa fare con un alieno ferito, si era ripreso.
L’ennesima dimostrazione che sei di un altro mondo, figlio mio...
Di conseguenza tutto quanto gli aveva raccontato in seguito, ossia che era il principe ereditario di un pianeta andato distrutto dopo l’attacco di un invasore, che i suoi genitori erano rimasti uccisi e che era fuggito nello spazio, aveva senso…
Eccome se ha senso. Come pure i tuoi silenzi… Actarus, se solo sapessi come aiutarti!

Voleva bene ad Actarus come si vuole bene ad un figlio e così l’aveva adottato. Per cercare di distrarlo e per fargli conoscere la Terra erano poi partiti insieme per un lungo viaggio di due mesi tra Europa e Nord America; lui ne aveva approfittato per incontrare alcuni colleghi mentre Actarus aveva cominciato a conoscere il suo nuovo mondo. Al ritorno da quel viaggio aveva notato un cambiamento nel ragazzo, meno schivo e più a suo agio tra i terrestri; a questo punto gli aveva proposto di andare a vivere con il vecchio Makiba ed i suoi due figli: dare una mano in fattoria e stare a contatto con la natura avrebbero potuto fargli solo del bene.
Ricordò come Actarus avesse accettato quella proposta con entusiasmo, e per la prima volta aveva visto quanto fossero belli e profondi quei suoi occhi blu, capaci di variare d’intensità a seconda dello stato d’animo.
A quel ricordo sorrise fra sé.
Poi… per il resto si vedrà.
Accese la pipa e andò sul balcone del suo studio. In quel momento avvertì il rombo di una motocicletta e pochi istanti dopo vide Actarus sfrecciare attraverso il cancello del Centro.



Necessitava del silenzio e della solitudine come dell’aria.
Era uno di quei momenti in cui aveva bisogno di ricordare per, forse, cercare di farsi una ragione di quanto capitatogli, ma sapeva già che era pretendere troppo a sé stesso.
Fare pace con il destino… non so se mai ci riuscirò.
Forzò sull’acceleratore e la spinta in avanti che avvertì nella schiena si trasformò nell’ennesima fuga dal suo passato.
Il rombo del motore gli servì invece per sovrastare il fragore delle bombe che sentiva nella sua testa e la luce bianca del sole per offuscare i bagliori dei fuochi di Fleed ancora vivi nei suoi occhi.
Lasciò infine che la frescura dell’aria d’inizio aprile strappasse via dal suo viso lacrime di rabbia e dolore di cui si vergognava.
Forse sarebbe stato meglio morire…

Virò a destra e accelerò prendendo la strada che saliva verso le colline. Inconsapevolmente, come attratto da una forza sconosciuta, tornava sempre a quei poggi, fra colli e vallate boschive, in cui era precipitato la primavera precedente.
Cosa stesse cercando non sempre gli era chiaro, ma andare lì, dove raramente incontrava qualcuno, era una cura ed era certo che dopo si sarebbe sentito meglio.

La strada finì al limitare del bosco. Parcheggiò la moto su di uno sterrato, prese su di una spalla la sua sacca di cuoio e sull’altra la chitarra e s’incamminò lungo il sentiero.
Bastarono pochi passi che venne avvolto dalla magia della foresta al suo risveglio in primavera.

Gli fecero corona larici, betulle, aceri dalle piccole foglie tenere e morbide, di color verde chiaro oppure rosso, a malapena sbocciate o ancora trattenute nei loro involucri invernali. Avvertì sotto ai piedi lo scricchiolio di foglie schiacciate e di rametti spezzati, e sui pantaloni il fruscio dei fili d’erba piegati dal suo avanzare lungo il sentiero. Passò accanto a massi e cortecce e con la mano sfiorò accarezzandoli morbidi muschi gonfi d’umidità; respirò profondamente affinché il profumo di terra penetrasse forte nelle narici e il senso di appartenenza ad un nuovo mondo si rinforzasse.
Si fermò qualche istante per contemplare quelle piccole meraviglie.
Riprese il suo cammino aumentando il passo finché non divenne corsa, quella veloce e scattante di cui solo lui era capace.

Il sentiero girò a sinistra e poi a destra; attraversò una radura assolata e poi entrò di nuovo in un bosco di larici e abeti dall’intenso profumo di resina. Un’aria carica di umidità notturna rimasta imprigionata nel fondovalle risalì il pendio sospinta dalle brezze di mezzogiorno e s’insinuò fra i rami; fu subito nebbia. Rallentò per poter osservare il mirabolante gioco di geometria che i raggi di sole disegnavano nel sottobosco andandosi ad intrecciare con i rami di abete. In quel momento sentì il bisogno di mormorare un canto appreso da bambino, una nenia nell’antica lingua di Fleed.
La melodia uscì come un sospiro e si confuse al vento: a chi sarebbe giunta ora che era il solo a conoscere il significato di quelle parole?

La voce gli morì in gola, soffocata da un singhiozzo, e in quel momento gli parve che anche la foresta attorno a lui fosse diventata muta. Il tempo si dilatò in quel silenzio surreale: s’inginocchiò, accarezzò la terra ai suoi piedi e con sua grande meraviglia vi scorse un germoglio avido di sole e di pioggia. Lo osservò incuriosito e poco dopo gli venne da sorridere: una nuova piccola vita che con coraggio si stava affacciando sul mondo; anche lui doveva ritrovare quella stessa voglia di vivere!
Passeri e usignoli ripresero a cantare e un refolo di vento gli rinfrescò la fronte.
Alzò gli occhi verso l’alto, verso quelle chiome ondeggianti al vento, certo che quel bosco chino su di lui avesse recepito il suo canto.
Si sentì meno solo e più forte.

Riprese a correre verso l’alto, verso il poggio che dava sulla vallata; balzò oltre il ruscello, una scia argentea e gorgogliante tra i massi del sottobosco, e alla fine la foresta si diradò lasciando spazio al cielo, azzurro e scintillante di sole, così bello da togliere il respiro.

Si sdraiò sull’erba, gli occhi rivolti verso l’infinito, e rimase così per un bel po’ a contemplare le stelle e il pulviscolo della Via Lattea. Lui poteva godere di quello spettacolo anche di giorno sebbene nulla avesse della sua drammaticità notturna: le stelle erano solo minuscoli punti di luce evanescenti, una polvere luminosa che sembrava cadere sulla superficie della Terra.
Peccato che i terrestri non siano in grado di vederla…
Sospirò e chiuse gli occhi. Il tepore del sole gli diede voglia di dormire. Lasciò vagare i pensieri, il canto di Fleed tornò alla mente ma lentamente si confuse e svanì nel sogno di quel pomeriggio di primavera.

Quando si svegliò non seppe dire quanto tempo fosse passato: forse un’ora o poco più, ma di certo era più sereno.
Finché dura…
Prese il suo sacco, bevve l’acqua che si era portato appresso e mangiò un dolce di riso. Pensò alle mani fini e bianche che lo avevano cucinato e si chiese come facesse quella ragazza a resistere accanto a quel balordo di un padre sempre a caccia di extraterrestri. Ogni mattina alle cinque si alzava, preparava la colazione per tutti e poi prendeva la corriera per recarsi a scuola. “L’ultimo anno” -aveva gli aveva detto un giorno sorridendo - “poi andrò all’università”.
Chissà che disastro lasciar solo Rigel!
Scosse la testa e non senza un pizzico di preoccupazione si chiese come avrebbe fatto lui a resistere alla fattoria senza di lei. Sì, perché lei era l’anima di quel piccolo microcosmo immerso nella natura: gestiva la casa, il fratellino e dava un tocco di gentilezza a tutto. Si sorprese nel constatare che pensava spesso a lei e a quanto fosse in gamba…
Lei poi sembrava essersi specializzata nel comparire, in modo del tutto casuale, o forse no, dove era lui, sorridente, affabile e premurosa…
Si vede che le ragazze terrestri sono abituate così!
Sorrise con malizia…
In realtà aveva intuito fin da subito le intenzioni della ragazza, ma lui non poteva darle quelle attenzioni che cercava.
Il sorriso sulle sue labbra si spense e di nuovo ombre e fantasmi fecero capolino nei suoi pensieri.

Accarezzò le corde della chitarra e poi abbracciò lo strumento passando leggermente la mano sul legno tiepido riscaldato dal sole. Due accordi e la memoria tornò ai giorni in cui, bambino, aveva appreso a suonare il Sikri, un antico strumento di Fleed molto simile ad una Tiorba.
Vediamo, non deve essere molto diverso…
Bastarono pochi accordi e le dita cominciarono ad andare da sole. Era sempre stato così: gli bastava udire una melodia che già era in grado di suonarla; oppure se la inventava, e quello era un momento ancor più bello. La testa libera dai pensieri, le palpebre chiuse e le sue mani che sapevano cosa fare.

La valle dei ciliegi ai piedi del poggio era in pieno rigoglio: una distesa di nuvole impalpabili di piccoli fiori pallidi, fragili ed evanescenti come gli istanti più belli della vita, e non solo della sua ma anche di quella di tutti coloro che sapevano vedere la bellezza in una danza di petali nel vento. Ripensò agli attimi di gioia della sua esistenza, così avida di tributi, e il ricordo di un mondo lontano che aveva perduto per sempre tornò a serrargli la gola.
Respirò profondamente per stemperare la tensione e tornò a chinarsi assorto sul suo strumento; la mano pizzicò due accordi in bemolle, soavi e dolenti come l’amarezza che lo angosciava da tempo e la melodia si sciolse nell’aria di quel pomeriggio di primavera dal profumo di miele.
Le note risuonarono sulla valle e il suo canto nella lingua di Fleed si scrisse su petali ed ali di farfalle.

Poi furono melodie sincopate, ricordo del viaggio in terre andaluse quando con suo padre al tramonto sorseggiava nettari liquorosi su verande che sapevano di limone; pizzicò armonici, suoni soffocati che, come campane lontane, lo riportarono nelle terre dei Celti dove gli avevano raccontato storie di elfi e draghi millenari così simili ai miti di Fleed. Pensò a come fossero strane le civiltà: benché distanti nel tempo e nello spazio avevano tutte bisogno delle stesse storie per sopravvivere.
Aprì gli occhi per osservare l’ondeggiare al vento dei ciliegi in fiore.
Scosse la testa sovrappensiero e continuò a suonare senza badare al passare del tempo.
Un ultimo accordo si librò nell’aria, acuto e vibrato, dolce e stridente al contempo, quasi fosse un pianto sommesso di gioia, o forse, di dolore.
Appoggiò lo strumento sul prato e rimase ad ascoltare il silenzio.

Sentì che qualcosa stava cambiando e lui, che fino a quel momento non riteneva di appartenere alla Terra, iniziò a credere che un giorno sarebbe riuscito a sentirsi parte di essa. Ripensò al professore che lo aveva accolto come un figlio, a Venusia, giovane e minuta ma forte e determinata.
… se solo sapesse del mio passato non mi guarderebbe più a quel modo!
E Rigel?
Pasticcione e illuso! Dovrebbe smetterla di pensare agli alieni come a dei buoni!
Mizar?
Un ragazzetto intelligente che ha bisogno di un padre…
Si sentì preso in causa, un misto di orgoglio e di timore; si rese conto che quel piccolo mondo di affetti in cui stava lentamente muovendo i passi era tutto quello che possedeva sulla Terra e che da esso attingeva la forza per ritornare a vivere. Nonostante l’ambivalenza che provava verso il suo esilio sulla Terra, a volte opportunità altre volte condanna, si disse che non si sarebbe più lasciato sottomettere dalla tirannia dei ricordi, sebbene gli fosse ben chiaro che non poteva impedire che tornassero a tormentarlo.
Vivere nel presente, attimo dopo attimo, lasciandosi accompagnare nel domani, senza rimpiangere il passato che oramai è stato quel che è stato…

Questo era il significato di quella meravigliosa danza di petali nel vento, unica e irripetibile, da cogliere e accettare nella sua totalità.
Il Principe si era deciso a lasciare il posto ad Actarus.
Sorridendo fra sé si disse che quella sera avrebbe parlato a suo padre di quella che sarebbe stata la data del suo anniversario, o compleanno come lo chiamavano sulla Terra, un giorno che non esisteva su Fleed ma che aveva imparato ad apprezzare grazie a coloro che lo avevano accolto.
Un giorno di primavera, quando si disperdono nell’aria i fiori dei ciliegi.

Con l’entusiasmo di un bambino che gli dava il buonumore, una volta rientrato al Centro ne volle parlare con suo padre: si sedettero attorno al tavolo posto sulla veranda, davanti ad una tazza fumante di tè verde al gelsomino e a Procton non sfuggì quella piccola luce di serenità che finalmente rischiarava quegli strani occhi alieni.



La serata si prospettava mite, una delle prime della bella stagione, ed era dai tempi del viaggio in Europa che non si concedevano un momento di tranquillità, tra chiacchiere e qualche risata.
“Ti lascio figliolo, devo preparare l’osservatorio, stasera sarà luna piena.”
Procton, felice di vederlo disteso una volta tanto, si levò dalla poltroncina in vimini.
“Bella idea quella del compleanno in aprile, mi piace!”
Sorrisero entrambi.
“A più tardi, padre.”

Procton si diresse verso la stanza del telescopio mentre Actarus rimase sulla terrazza in attesa di veder calare il sole.

Il grido di un falco pellegrino squarciò il silenzio interrompendo i suoi pensieri. Guardò verso il cielo e lo vide volteggiare sopra di lui a caccia di prede.
A tradimento un fugace senso di minaccia gli prese la bocca dello stomaco perché non fu solo il falco che vide: molto più in alto, per un brevissimo istante, un punto nero era sfrecciato nel cielo a velocità molto elevata.
Ma che…?
Il cuore gli balzò in gola.
Rimase per diversi minuti con il naso all’insù a scrutare il cielo ma quello strana cosa non si fece più rivedere.

Venne l’ora del tramonto e il cielo si colorò di rossi e di viola; ad oriente una luna leggermente rosata si era già levata alta nel cielo e Actarus ebbe l’impressione d’aver già visto altre lune di quel colore…
… le lune di Fleed!
Di nuovo un cattivo presagio e un brivido gli corse lungo la schiena.
Il falco gridò sinistro e vittorioso non lasciò scampo alla sua preda.

La Luna con l’aumentare dell’oscurità divenne sempre più rosa…
Quasi rossa!
Un colore vivo e intenso come il suo dolore; uno splendore dietro cui, oramai ne aveva la certezza, si nascondeva di nuovo l’orrore.


Fine

Edited by pianetaazzurro - 3/4/2018, 07:48

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Il telefono sul comodino squillò all’improvviso, svegliando Koji di soprassalto. Gli anni non avevano cancellato i riflessi da pilota e le antiche abitudini, e Koji, immediatamente lucido, impiegò solo pochi istanti per aprire gli occhi, individuare il tenue bagliore dello schermo, leggere il numero del chiamante ed attivare il telefono cordless. Temeva che la chiamata da casa del professor Procton nel cuore della notte americana portasse cattive notizie, e ripensò rapidamente agli attacchi di tosse che continuavano a costringere quell’uomo ormai novantenne ad interrompersi, ma quando sentì la voce del professore al telefono si tranquillizzò immediatamente.
“Koji, perdonami se ti disturbo a quest’ora ma non era il caso di aspettare. Pochi minuti fa mi ha chiamato Yamada dal laboratorio; devi unirti alla conference cui ti abbiamo invitato. Il professor Yumi, Sayaka e tuo fratello sono già in linea e non volevano svegliarti a quest’ora, ma ho deciso che non era il caso di rimandare.” “Arrivo tra un minuto professore, il tempo di rendermi presentabile.”
Gabriela, svegliata a sua volta dal telefono, guardò perplessa suo marito che si affrettava ad infilarsi una vestaglia da camera senza nemmeno tentare di dare una parvenza d’ordine alla zazzera ingrigita.
“Scusami tesoro – le disse Koji – il professore dal Giappone mi ha chiamato per una call urgente con tutto il gruppo. Tu torna pure a dormire, io vado in studio a scoprire cosa succede.”
Senza aspettare una risposta il magnate dell’industria aerospaziale si affrettò per il corridoio, improvvisamente ritrasformatosi nel coraggioso giovane combattente di quattro decadi prima.
Erano passati meno di tre minuti dal primo squillo del telefono e Koji era già seduto nella sua poltrona; le dita volarono veloci sulla tastiera per digitare la password e risvegliare il suo computer, che in pochi secondi presentò sui monitor la schermata del desktop, immediatamente sostituita dall’invito ad una call protetta. Attivò la connessione ed in rapida successione vide comparire nei tre monitor attorno a lui i volti familiari dei suoi amici.
Il professor Procton, nello schermo di sinistra, era collegato dal suo studio nella casa sulle montagne; accanto a lui, nella seconda finestra, il volto di Yamada da quello che un tempo era stato l’ufficio del suo mentore nel Centro di Ricerche Spaziali. Lo schermo centrale era occupato da Sayaka, seduta nel suo ufficio alla sede centrale giapponese della Kabuto-Yumi; dietro di lei le luci di Tokyo iniziavano a brillare nel crepuscolo. Suo padre, nello schermo a destra, era a sua volta chiuso nel suo ufficio, che però si trovava nella sede al Fuji, costruita intorno al vecchio Centro Ricerche per l’Energia Fotonica. Tetsuya condivideva con il professor Yumi lo schermo di sinistra sulla scrivania di Koji, ma il quadro alle spalle del fratello rivelò a Koji che condivideva in quel momento anche l’ufficio del professore.
L’arrivo di Koji nella call fu salutato da tutti in modo sbrigativo, segno che la questione era quanto meno di grande importanza. Fu Yamada a riassumergli in poche parole la situazione: “Buona sera Koji-san, anzi buona notte. Il professor Procton non ha voluto aspettare per informarla, quindi lasci che la inviti ad osservare lo schermo che ho condiviso; nel quadrante che ho appena evidenziato è comparso un oggetto volante in rapido avvicinamento verso la Terra. Dopo la prima segnalazione del sistema Hubble abbiamo estrapolato i dati dal nostro telescopio a terra e dai telescopi orbitali che ci avete fornito: l’oggetto è in realtà uno sciame di oggetti di piccole dimensioni che si stanno avvicinando a velocità superiore a quella della luce, apparentemente con una serie di microsalti in rapida successione dall’orbita di Plutone verso il Sole. L’unica conclusione logica è che si tratti di uno stormo di UFO in avvicinamento, ma non abbiamo ancora alcun contatto. Secondo i nostri calcoli, si tratta di una ventina di astronavi di dimensioni diverse, le più grandi sono confrontabili con l’ammiraglia di Vega e le più piccole con i dischi-mostro. Per ora sembra che siamo gli unici ad averli individuati, ma riteniamo probabile che a breve anche il personale della NASA noterà la formazione.”
Il professor Procton si schiarì la voce ed il suo antico assistente si affrettò a lasciargli la parola. “Koji, credo sia il caso che tu disturbi il presidente lì da voi, mentre io contatto il primo ministro. Gennosuke, potresti provare a contattare il segretario delle Nazioni Unite?”
Tetsuya, visibilmente preoccupato, non attese la risposta del professor Yumi: “Io ordino alla sezione sicurezza di preparare il Grande Mazinga e gli altri robot; potrebbe essere necessario preparare al decollo anche i mezzi di appoggio di Goldrake. I ragazzi devono tenersi pronti per ogni eventualità, spero che sia chiaro a tutti che questa non è una esercitazione.”
Il professor Yumi lo lasciò terminare, prima di rispondere a sua volta: “Genzo: lo chiamo tra pochi minuti; Tetsuya: hai ragione, avvisiamo immediatamente il personale dello stabilimento ed i ragazzi.”
Si salutarono poco dopo ed ognuno si affrettò a svolgere i compiti assegnatigli in quello che a tutti era sembrato uno degli antichi briefing prima della battaglia.

Nonostante l’ora tarda il personale della Casa Bianca sapeva che le linee riservate spesso portavano notizie urgenti e Koji attese solo pochi minuti prima di essere messo in contatto con il presidente King. Preferì iniziare la conversazione senza preamboli: “Jack, abbiamo un potenziale nuovo problema in arrivo. Il Centro di Ricerche Spaziali del professor Procton ha individuato una flotta di astronavi che sembra puntare verso la Terra. Dalle prime immagini sembra si tratti di una ventina di mezzi, ma alcuni abbastanza grandi da poter contenere altri mezzi e truppe. Non abbiamo ancora avuto alcun contatto e non sappiamo se siano ostili, ma è il caso di tenere pronte tutte le forze di difesa terrestri; noi abbiamo già messo in stand-by i Mazinger e tutti i nostri mezzi e stiamo monitorando la situazione. Pensi di poter ordinare alla NASA di coordinarsi con il nostro centro? Sarebbe bene che collaborassero anche Russia e Cina.”
“Certamente – rispose l’uomo dall’altra parte – vedrò anche di tenere pronto l’esercito e l’aviazione, ma cercherò di fare in modo che non siamo noi ad attaccare per primi. Potrebbero comunque essere amichevoli, no?”
“È quello che speriamo tutti!” disse Koji, cercando di ignorare i mille ricordi che si affacciavano alla sua memoria.

Nell’hangar al monte Fuji Tetsuya osservava i robot pronti al decollo. Alle sue spalle sentì aprirsi le porte dell’ascensore, riconobbe il passo familiare di sua moglie e senza voltarsi le disse: “Non ti preoccupare, Jun. I ragazzi li ho addestrati io e sapranno cavarsela. E sinceramente sto ancora sperando che non ci sia nemmeno bisogno di farli intervenire.” Lei gli prese la mano, per tranquillizzare quell’uomo ancora non abituato al compito di allenatore, ma anche per cercare a sua volta conforto nella forza di lui. Come responsabile della gestione del personale della Kabuto-Yumi, sapeva tutto quel che si poteva sapere sui quattro piloti che in quel momento occupavano quegli abitacoli così familiari, ma come madre e come zia non riusciva a sopprimere quell’ansia che riemergeva dai tempi lontani in cui era costretta a vedere Tetsuya sul campo di battaglia, spesso costretta a non intervenire dagli ordini di quei maschi che si sforzavano di proteggerla senza capire i suoi sentimenti. “Lascia che gli dica due parole, comunque.”
Tetsuya si avvicinò alla consolle dell’hangar e, come già aveva fatto più volte quella mattina, attivò i sistemi di comunicazione: “Piloti: fate rapporto. Rapidamente, che poi la dottoressa Hono vuole dirvi qualcosa.”
Ogni monitor era collegato ad uno dei robot, mostrandone le telemetrie, i feed delle telecamere di bordo e le immagini dall’abitacolo.
“Qui Grande Mazinga: tutti i sistemi in ordine e pronto al decollo, comandante Kabuto. Kenzo Kabuto, passo.”
“Mazinga Z: luce verde per tutti i sistemi, zio. Juzo Kabuto, passo.”
“Venus Alfa: all green. Tsukiko Kabuto, passo.”
“Apollon Ace: sistemi in linea e pronta alla partenza. Hiroshi Yumi, passo.”
Sapeva di non potersi permettere distrazioni, e Tetsuya tornò ad indossare la maschera del severo istruttore che con tanta fatica aveva cercato di togliersi in quegli anni: “Hiroshi: ti ho già detto che per quanto possa sembrarti inappropriato il look del tuo robot non sei autorizzato a ribattezzarlo: è sempre Dianan Ace. E per tutti adesso sono il comandante Tetsuya Kabuto, non il papà o lo zio.”
Il tocco leggero di Jun sulla spalla lo invitò a fermarsi e lasciarle la parola. “Ragazzi – esordì lei– cercate di stare tranquilli e non preoccupatevi. Per ora si tratta solo di una precauzione e noi vecchi stiamo tutti sperando di non vedervi coinvolti in qualcosa che abbiamo già vissuto, ma se dovesse succedere sappiate che avete a disposizione la miglior squadra su cui si sia mai potuto contare. Siete addestrati, avete dei robot dieci volte più potenti di quel che avevamo noi allora e potrete affrontare qualunque cosa. Tranne il vostro istruttore infuriato se non vi comportate come si deve, ovviamente.”
La risata generale finì per coinvolgere persino Tetsuya, e tutti si prepararono all’attesa con aria più serena.

In pochi minuti la notizia della flotta in avvicinamento aveva fatto un vero e proprio giro del mondo: a meno di un’ora dalla chiamata che aveva svegliato Koji nel cuore della notte americana, la NASA, l’ESA e le agenzie spaziali di Russia e Cina avevano definito le loro task force per il monitoraggio e la raccolta dei dati, e tutti si coordinavano con il team del Centro Ricerche guidato da Yamada. In breve i gruppi riuscirono a calcolare la velocità di avvicinamento della flotta aliena: sarebbe arrivata all’interno dell’orbita lunare entro le successive 3 ore. Nella mente di Gabriela, ormai del tutto sveglia nel cuore della notte, si affollavano le preoccupazioni per i suoi uomini. Entrambi erano poco inclini ad attendere; vedeva Koji camminare per la casa come un animale in gabbia, e continuava a ricevere i messaggi del figlio seduto nella cabina dello Z. Le foto che Juzo mandava dalla cabina sembravano quelle dei suoi primi addestramenti con i cugini, ma le poche parole di accompagnamento trasamettevano l’ansia del ragazzo, ben più giovane dei suoi compagni. Per fortuna almeno la piccola Laura stava dormendo tranquilla; a ben pensarci non era più così piccola, visto che era riuscita a conquistarsi l’ammissione al college con un anno di anticipo. L’ennesima notifica la riportò a guardare il telefono, ma questa volta non arrivava da Juzo: era Genzo Procton che si premurava di rassicurarla e si informava sullo stato d’animo suo e degli altri Kabuto “americani”.

Tokyo brillava di miliardi di luci multicolori e Sayaka fissava la vetrata del suo ufficio lasciando correre lo sguardo su quell’incalcolabile fiume di energia che sapeva dipendere in parte anche da lei. L’energia fotonica aveva drasticamente ridotto l’inquinamento atmosferico del Giappone, ma lo splendore delle luci di Tokyo rendeva vano ogni suo tentativo di guardare le stelle; nonostante questo e l’ovvia impossibilità di scorgere ad occhio nudo ciò che aveva irretito buona parte dei suoi pensieri, il cielo continuava ad attirare il suo sguardo. Erano passati anni dall’ultima volta che aveva affrontato il campo di battaglia in prima persona; ora suo figlio occupava quel sedile in cui lei tante volte aveva versato lacrime e sangue, e lei si trovava ad aspettare alla finestra come un tempo toccava a suo padre. Suo marito Takeshi ricordava ovviamente le battaglie contro il dottor Inferno, ma le aveva vissute da lontano, seguendole in televisione come una serie tokusatsu, e non aveva mai capito fino in fondo quanto le esperienze sue e di Koji fossero state traumatiche. Aveva accettato di buon grado di prendere il cognome Yumi per la fama scientifica ed il potere economico della famiglia, ma non aveva mai pensato a Sayaka come ad un soldato o una eroina, e probabilmente quello era il vero motivo dell’antipatia di Koji nei suoi confronti. Per fortuna Koji aveva trovato Gabriela, cui era impossibile non voler bene. La sua mente tornò rapidamente ad Hiroshi ai comandi di Dianan e l’angoscia riprese a stringerle lo stomaco.

Al Centro Ricerche tutti continuavano a lavorare febbrilmente per estrapolare l’immagine degli oggetti in avvicinamento: una dozzina di occhi fissava senza sosta i monitor con le immagini, modificando in continuazione i parametri per ottenere qualche immagine decente. Yamada dalla sua postazione continuava ad esaminare le nuove fotografie per individuare gli oggetti in avvicinamento e segnarne la nuova posizione, poi le smistava ai collaboratori per la fase di estrapolazione. La progressione degli oggetti confermava la prima ipotesi: stavano avvicinandosi alla Terra con una serie di salti, aumentando la frequenza e diminuendo la distanza ad ogni successivo spostamento; in pratica si muovevano ormai all’interno del sistema solare quasi al doppio della velocità della luce. L’ultimo salto li aveva portati all’interno dell’orbita di Nettuno: mancavano circa due ore al loro arrivo sulla Terra. La serie di immagini successive arrivò in quel momento, rapidamente Yamada individuò il settore giusto dell’immagine e notò che avevano già raggiunto l’orbita di Urano, coprendo in un solo balzo un terzo della distanza che li separava dal centro del sistema solare. Sembrava un’impresa impossibile per le tecnologie terrestri: per i sistemi di calcolo e sensoristica a loro disposizione sarebbero servite ore per individuare tutti gli oggetti del sistema solare senza le mappe che il Centro Ricerche elaborava e custodiva da anni, ma a quanto pare gli alieni avevano impiegato solo pochi minuti. Il sospetto lo travolse all’improvviso ed immediatamente passò le immagini alla postazione di Yuki, si alzò ed andò da lei. “Yuki: per cortesia elabora subito l’immagine con il massimo ingrandimento e fammela vedere.” L’astronoma era la più giovane del gruppo e forse proprio questo la rendeva la più esperta utilizzatrice dei più moderni software di image processing. Lavorarono insieme per pochi minuti, ed infine un’immagine campeggiava sullo schermo; Yamada afferrò il cellulare, scattò una foto del monitor e la inviò al suo mentore ed a Koji, poi corse alla postazione nel suo ufficio per avviare una nuova call.

In appena due minuti tutto il gruppo si era di nuovo riunito online. L’immagine elaborata dal Centro Ricerche campeggiava sul monitor di Yamada, condiviso con tutti. Con un po’ di impegno, Yamada riuscì ad ottenere il silenzio necessario a spiegare la situazione: “L’immagine è di circa 20 minuti fa: la flotta si trovava in quel momento a circa 140 minuti-luce dalla Terra, entro l’orbita di Urano, ed ha impiegato un solo salto e circa 10 minuti di calcolo per arrivare lì da oltre l’orbita di Nettuno, coprendo una distanza di circa 100 minuti-luce. Probabilmente basteranno un paio di salti per arrivare ad una distanza che permetta di comunicare con la nostra tecnologia, facilmente avremo un contatto con loro entro la prossima mezz’ora. Credo a questo punto sia il caso di spiegare in dettaglio la situazione ai capi di governo.” Il professor Procton aveva ritrovato la voce e l’energia di tanti anni prima: “Hai ragione Yamada. Direi di aggiungerli a questa call, così forniremo loro tutte le spiegazioni necessarie.” Koji intervenne: “Credo che sia il caso di fare anche un’altra chiamata. Di quella mi occupo io.”

In pochi minuti al gruppo si aggiunsero i capi di stato della maggiori potenze mondiali e il segretario delle Nazioni Unite; il professore iniziò a spiegare l’immagine che veniva trasmessa sui loro monitor: “Signori, vi invito ad osservare l’immagine sui vostri schermi. Come previsto dalle nostre analisi, la flotta in avvicinamento è composta da 18 navi spaziali di dimensioni variabili. Al centro della formazione vi è una nave di dimensioni leggermente superiore alle altre grandi unità: quella sembra avere il ruolo di ammiraglia della flotta e su di essa abbiamo individuato un simbolo, che nella foto è stato evidenziato con alcuni colori. Anche l’immagine dell’unità in posizione di avanguardia è stata elaborata con degli schemi di colore per renderla più riconoscibile, poiché il vecchio personale del Centro Ricerche conosce bene sia il simbolo che quella nave, ma non vedevamo entrambi da molti anni.”
Dopo un sorso d’acqua, riprese: “Circa 40 anni fa il Giappone fu bersaglio di una serie di attacchi da parte di oggetti che per molti di voi sono rimasti catalogati come UFO; in base ad informazioni riservate in nostro possesso, possiamo affermare con certezza che si trattava di elementi della flotta militare di un pianeta della stella Vega, governato da un sovrano espansionista e dittatore. Gli attacchi furono fermati con l’aiuto di un robot di origine aliena di nome Goldrake, pilotato dal principe Duke Fleed. Al termine della guerra con Vega, conclusa con la morte del dittatore, il principe Duke Fleed e sua sorella la principessa Maria Grace Fleed fecero ritorno al loro pianeta di origine, che fino ad allora avevano creduto fosse stato reso inabitabile dagli attacchi portati contro di loro dalla flotta di Vega. Allora avevo ospitato personalmente i due principi, che erano diventati grandi amici della Terra e di alcuni dei presenti in particolare. Il simbolo sulla nave ammiraglia corrisponde al medaglione che portavano, con lo stemma della casa reale di Fleed, e l’unità in avanguardia sembra essere Goldrake all’interno del suo disco. Penso che possiamo preparare la Terra al primo contatto ufficiale ed amichevole con una civiltà aliena.”

Alla fattoria Betulla Bianca, Venusia sentì squillare il telefono dell’abitazione principale. Mizar e Kumiko erano impegnati in stalla con il parto ed i ragazzi stavano studiando di sopra, quindi si asciugò rapidamente le mani ed afferrò il cordless posato sul tavolo. “Pronto, qui casa Makiba. Chi parla?” “Venusia! Ciao, sono Koji.” “Ciao! Quando sei arrivato in Giappone?” “Sono a casa in California, in realtà. E sto sempre aspettando che tu venga a trovarmi come mi hai promesso.” “Accidenti se sto invecchiando, faccio anche confusione con il fuso. Non è notte fonda da voi, vero?” “Veramente sì, ma questo non poteva aspettare.” Il tono di Venusia si fece immediatamente grave: “Cosa succede?” “Probabilmente niente di brutto: Goldrake sta tornando.” Ci volle qualche secondo prima della domanda successiva: “Come lo sai?” “Il Centro Ricerche lo ha avvistato, seguito da una flotta di una ventina di astronavi varie. Non abbiamo ancora avuto contatti e non sappiamo chi lo stia pilotando, ma le immagini sono estremamente affidabili. Dovrebbero essere in grado di mettersi in contatto entro una mezz’ora, secondo i calcoli di Yamada. Penso dovresti andare al Centro. Io arriverò in Giappone appena posso.”

Pur separati da migliaia di chilometri, gli antichi compagni si mossero all’unisono senza nemmeno saperlo: Venusia si affrettò a prendere un giubbotto e la borsa, poi si lanciò fuori alla ricerca del fratello, mentre Koji preparava tre piccoli bagagli con la rapidità dell’abitudine e si precipitò a cercare la moglie. Mentre Venusia spiegava le novità al fratello e lo convinceva a raggiungere con lei il Centro Ricerche, altrettanto faceva Koji con Gabriela e Laura, e nell’esatto momento in cui Venusia prendeva il cellulare per chiamare Genzo ed offrirgli un passaggio, Koji si affrettava a chiamare l’ufficio viaggi della Kabuto Koji perché comunicasse il suo piano di volo agli enti di controllo. Paradossalmente, se fossero stati vicini il rumore del motore della piccola vettura di Venusia che lasciava la fattoria avrebbe completamente coperto il suono leggero del KFO che si preparava a prendere quota innalzandosi dall’hangar della villa. Entrambi i piloti conoscevano abbastanza bene i propri passeggeri da manovrare al limite della loro soglia di tolleranza, così Venusia affrontava le curve con decisione e Koji accelerava gradualmente fino a portare il KFO oltre i limiti delle acque territoriali statunitensi, poi lanciò il suo disco personale alla massima velocità: avrebbero impiegato circa un’ora e mezza per arrivare al Centro Ricerche.

Erano passati ventisette minuti da quando Yamada aveva formulato la sua previsione: all’improvviso la rete di sorveglianza satellitare segnalò la presenza di oggetti volanti nel raggio dei sensori e dopo pochi secondi sul video campeggiavano le sagome delle astronavi, eclissate dall’ombra della Terra. Anche Hayashi ricordava bene gli eventi di quegli anni e riconobbe Goldrake senza ombra di dubbio; a lasciarlo sbalordito non furono nemmeno le gigantesche astronavi che lo seguivano, bensì la presenza nello spazio accanto a lui di tre mezzi identici a quelli che da anni facevano parte della dotazione speciale del Centro Ricerche. Non ebbe però il tempo di attirare l’attenzione dei colleghi su quel dettaglio, perché un segnale audiovisivo si inserì nei sistemi di comunicazione della base, facendo scattare alcuni allarmi di sicurezza. Mentre un’immagine iniziava a prendere vita sullo schermo, Venusia varcò la soglia della sala controllo, seguita a pochi passi dal fratello che dava sostegno al professor Procton. La figura sullo schermo si fece più nitida, almeno per coloro che nel vederla non sentirono gli occhi bagnarsi di commozione, e finalmente prese a parlare: “Centro Ricerche Spaziali: sono l’ambasciatrice Maria Grace Fleed, principessa della casata e del regno di Fleed. Mi ricevete?” Nello stupore generale, fu solo Genzo a trovare la lucidità per prendere il microfono, fissare la telecamera e rispondere: “Qui Centro Ricerche Spaziali. Sono il professor Procton. Bentornata sulla Terra, Vostra Altezza.” Anche sul volto che campeggiava nello schermo era ben visibile la commozione, ma il tono della voce mostrò a chi dei presenti la conosceva quanto la ragazzina fosse diventata una donna capace di controllo: “Professore! Sono felice di vederla, e per favore mi chiami Maria come faceva un tempo.” “Solo se tu ti deciderai a chiamarmi Genzo.”
In pochi minuti alla flotta di Fleed vennero comunicate le indicazioni per l’atterraggio che erano state concordate con i governi del mondo. Secondo il piano di volo concordato, due ore dopo Goldrake sarebbe rientrato nell’atmosfera terrestre dopo anni di lontananza, accompagnando la sua nuova squadra ed alcune delle navi fleediane nel cielo giapponese e andando a posarsi nella gigantesca zona di atterraggio davanti ai cancelli del Centro Ricerche.

Due ore dopo la notizia era rimbalzata sui media di tutto il mondo, e una piccola folla di giornalisti era assiepata ai margini della zona che la polizia aveva delimitato. Shiro anni prima aveva cominciato a raccontare le avventure dei fratelli sul giornale della scuola, e da lì era cresciuto fino a diventare uno dei più noti reporter giapponesi, così nessuno aveva sollevato obiezioni al fatto che lui fosse l’unico accreditato a superare il cordone di sicurezza. Koji aveva fatto atterrare il KFO alla fattoria Betulla Bianca con una forte sensazione di deja-vu, e Tetsuya, alla guida di una jeep del Centro Ricerche, aveva accompagnato il fratello, Gabriela e Laura alla zona d’atterraggio in tempo per assistere all’arrivo dei robot terrestri. I quattro titani di metallo si posarono a terra, i veicoli di comando si sganciarono ed i piloti uscirono dagli abitacoli, tutto con una coreografia orchestrata dal loro istruttore in maniera meticolosa. La presenza delle telecamere rendeva tutti i ragazzi un po’ impacciati, ma Koji si avvicinò al figlio e al Pilder per salutarlo: “Allora, stai trattandomi bene questi gioielli?” poi lo abbracciò con orgoglio. Il raduno divenne in breve una festa di famiglia e l’arrivo dei professori e del personale del Centro Ricerche fu accolto con caloroso affetto. Yamada aveva collegato il suo cellulare all’impianto radar del Centro per monitorare la situazione, così potè osservare i segnali della flotta fleediana comparire al di fuori dell’atmosfera terrestre: cinque unità si separarono dalla flotta principale ed iniziarono rapidamente la discesa; il direttore del Centro attirò l’attenzione generale verso il cielo e tutti poterono osservare gli oggetti che si avvicinava rapidamente, distorti dal calore accumulato sugli scudi termici. Dopo pochi istanti, a quasi 40 anni dall’ultima volta, Goldrake tornò visibile sugli schermi televisivi di tutto il mondo; dietro di lui volava un disco verde ed azzurro con quattro punte, una versione gigantesca del medaglione di Duke e Maria. A completare la formazione a croce, in corrispondenza delle altre punte, volavano tre mezzi d’appoggio quasi identici a quelli alloggiati negli hangar del Centro Ricerche, ad eccezione delle livree simili a quella del disco di Goldrake. All’improvviso ed in perfetta sincronia la pattuglia fleediana arrestò la sua corsa a pochi metri dal suolo, per poi posarsi con delicatezza al centro dello spiazzo, di fronte ai robot terrestri. I quattro abitacoli si aprirono e quattro ombre balzarono con grazia sovrumana sulle fusoliere, fermandosi in piedi davanti al disco al centro della formazione. La punta del disco rivolta verso i terrestri in attesa si aprì in tre sezioni e quella diretta verso il basso si trasformò in una rampa. Maria Grace Fleed, vestita con una tuta identica a quella con cui era partita anni prima iniziò a scendere: gli anni trascorsi non avevano offuscato il suo sguardo penetrante, che passò in rapida rassegna tutti i presenti, si avvicinò a Koji e lo colpì con un sonoro ceffone. “Vediamo se quando riparto questa volta vieni a salutarmi, stupido zuccone!” disse con la voce rotta dalla commozione, poi cercò di tornare a vestire i panni della matura ambasciatrice, ma gli abbracci di Venusia e Mizar soffocarono qualunque speranza di riportare l’incontro ad un tono più formale. Anche il professor Procton si avvicinò al gruppetto: “Maria, sono felice di vederti! È passato così tanto tempo: non sprechiamone ancora in cerimonie formali.”
L’attenzione di Venusia continuava ad essere calamitata dal pilota sceso da Goldrake, che indossava una tuta identica a quella che lei ricordava in ogni minimo dettaglio; sembrava leggermente più alto, ma con una corporatura altrettanto slanciata, e quando si tolse il casco la donna non ebbe più alcun dubbio: la somiglianza con Actarus era forte, il blu così alieno degli occhi era inconfondibile, ma invece della lunga chioma castana del padre, l’uomo aveva i capelli scuri con riflessi quasi violacei e li teneva regolati in una spazzola corta ed ordinata, che gli conferiva un’aria marziale e severa.
Alla sua destra era in piedi la ragazza che era scesa dal “Delfino fleediano”, di qualche anno più giovane; anche lei indossava una tuta rossa e nera simile a quella del pilota di Goldrake, ma il simbolo sul petto presentava qualche leggera differenza. Toltasi il casco, di un giallo più acceso, rivelò un viso dolce, gli occhi verdi e lunghi capelli castani. Alla sinistra di Maria, balzato dalla “Trivella fleediana”, un uomo dalla tuta blu, con il petto decorato da un fregio nero che come per gli altri sembrava un rapace terrestre. Anch’egli si sfilò il casco, rosso con rilievi gialli: era un ragazzo di circa 20 anni, con occhi e capelli nocciola e lineamenti che sembravano proclamare un forte legame di sangue con la donna al suo fianco. Chiudeva il gruppo la pilota del “Goldrake 3”, il cui fisico proporzionato ed aggraziato aveva attratto l’attenzione dei ragazzi terrestri: la tuta rossa e nera era evidentemente una costante per la famiglia di Duke Fleed, da cui la ragazza aveva ereditato il blu degli occhi, mentre i lineamenti affilati ed i capelli argentei potevano forse provenire dal sangue della madre.

Yamada invitò tutti ad accomodarsi all’interno del Centro, ma Mizar, con un sorriso leggermente imbarazzato, si rivolse a Maria: “Maria, perdonami ma devo tornare a controllare la situazione alla fattoria. Ma questa sera siete tutti ospiti a casa nostra, venite appena potete.” L’abbracciò di nuovo, salutò tutti e risalì sulla jeep, puntando in direzione del ranch mentre il gruppo si muoveva ordinato nella direzione opposta.
Quando tutti si furono accomodati, Maria iniziò a presentare coloro che la accompagnavano: il nuovo pilota di Goldrake era Yonus, figlio maggiore di Duke ed erede designato di Fleed. Con lui, sui mezzi di appoggio le sue sorelle minori Rosa, pilota del Delfino Cosmico, e Lily, pilota del Falco Cosmico, ed il cugino Rigel, pilota della Trivella Cosmica, unico figlio di Maria. Dopo quel nome, Maria fissò con aria interrogativa Venusia, che assentì leggermente. “Una ventina di anni fa, se n’è andato serenamente. Finchè ha potuto, ha continuato a salire sul silos a fissare il cielo, sperando di vedervi tornare. Una delle ultime cose che ha detto in ospedale è stato “Quando torneranno, dì a quel buono a nulla di Actarus che lo perdono. E abbraccia Maria.” Poco dopo si è addormentato, è entrato in coma e si è spento dopo qualche giorno.” Spinta da un presentimento, Maria chiese la data esatta e si impegnò in alcuni calcoli, per scoprire con stupore e grande gioia che coincideva con il momento della nascita di colui che su un pianeta lontano aveva ricevuto lo stesso nome.
Tetsuya e Jun avevano già provveduto per strada a presentare se stessi ed i gemelli, quindi Koji prese la parola: “Andando in rigoroso ordine cronologico: Maria, questa è Sayaka Yumi, mi chiedevi sempre di lei anni fa. Questa invece è mia moglie Gabriela, la santa donna che mi sopporta. Accanto a Sayaka c’è suo figlio Hiroshi, pilota di Dianan Ace, mentre quello più bello di tutti è ovviamente mio figlio Juzo, pilota di Mazinga Z. Questa stupenda signorina, la più giovane e quindi ultima dei presenti, è mia figlia Laura.”
“Grazie Koji, ” disse il professor Procton, “adesso sono sicuro che i ragazzi potranno far visitare il Centro Ricerche agli altri ospiti, mentre Maria può spiegarci come mai è tornata.”

Nella sala rimasero solo gli adulti, e Maria cominciò a raccontare: “Quando siamo arrivati su Fleed il pianeta era gravemente inquinato, i pochi sopravvissuti erano stremati e ressegnati. Ma quando la notizia della sconfitta di Vega per mano di Duke si diffuse, dai pianeti vicini arrivarono aiuti e risorse che permisero di iniziare la ricostruzione. Duke fu incoronato re e dopo qualche anno e qualche piccola scaramuccia la pace tornò in quello che un tempo era l’impero di Vega.”
Prese fiato, sforzandosi di trovare le parole per proseguire: “Purtroppo nei primi anni riuscimmo a sistemare soltanto parte dei danni che il vegatron aveva causato all’ambiente, ma l’esposizione alle radiazioni aveva causato gravi mutazioni negli animali, e le riserve idriche rimanevano pesantemente contaminate dal materiale radiottivo presente nel sottosuolo. Alla fine per fortuna i progetti di bonifica hanno dato ottimi risultati per l’ambiente, ma i danni genetici sulle specie animali e vegetali sono irreversibili.”
Il ricordo della sete di quei giorni la spinse in cerca di un bicchier d’acqua, poi continuò: “Pur sapendo quanto già eravamo in debito con la Terra, che riteneva di aver coinvolto ingiustamente nella guerra con Vega, Duke ha deciso di mandarmi in missione diplomatica per cercare di aprire un canale di scambio commerciale: vorremmo offrire la nostra tecnologia in cambio delle vostre risorse naturali. Ho una lista di quel che vorremmo portare su Fleed, ed i progetti per nuove tecnologie a partire da quella per il viaggio interstellare.”
La riunione formale continuò ancora per un po’ e tutti si impegnarono per aiutare Maria, esaminando e modificando la lista delle richieste per tenere conto di tutti gli anni di cambiamenti a lei sconosciuti. Alla fine tutti si trasferirono alla fattoria, dove Mizar aveva allestito una grande festa in cui gli alieni ebbero modo di godere dell’ospitalità terrestre.

Il giorno successivo, tutti si affrettarono a mettere in moto le proprie conoscenze, e due giorni dopo fu organizzata una assemblea pubblica straordinaria delle Nazioni Unite al Palazzo di Vetro. La delegazione fleediana era composta ufficialmente da Maria e da alcuni dignitari fleediani, ma con la scusa di garantire la sicurezza dell’ambasciatrice Koji riuscì ad ottenere l’accesso anche per Yonus e Venusia ad una delle sale riservate al personale, sistemandosi a sua volta nel pubblico dell’assemblea. Con fastidioso ritardo, l’assemblea ebbe inizio e Maria avanzò la proposta, in cui aveva integrato le modifiche suggerite dagli amici più esperti nei giorni precedenti. Al termine del suo intervento, i più svelti ad accaparrarsi la parola furono i delegati dei vari stati membri del Consiglio di Sicurezza.
Mentre il dibattito continuava sterile sotto di loro, Venusia vide Maria alzare gli occhi, incrociare lo sguardo del nipote e fargli un leggero cenno di assenso. Memore delle capacità dell’amica, la terrestre si voltò a fronteggiare lo sguardo di quell’uomo, quasi con una sensazone di deja-vu: “Principe, c’è qualcosa che vuole dirmi?” La somiglianza con il padre era accentuata dall’espressione seria con cui la fissava in silenzio, mentre cercava le parole. Finalmente riuscì a trovare lo spunto: “Lei sa dei poteri di mia zia. Anche io ho un certo talento psichico, ma non avrei nemmeno bisogno di quello per notare come mi guarda: continua a confrontarmi con mio padre e con il ricordo che ha di lui.” Venusia arrossì imbarazzata: “Non si preoccupi principe, non intendo certo creare un incidente diplomatico al primo contatto ufficiale del nostro pianeta con una specie aliena amichevole.” La risata leggera di lui la colse di sorpresa, e sentì l’imbarazzo cedere il passo all’ira. Ma Yonus si affrettò a spiegare: “Mi perdoni, non volevo offenderla. Sono solo rimasto sorpreso dalla sua reazione, ma ha frainteso le mie intenzioni. Vede, mio padre è un ottimo sovrano, un padre amorevole e con mia madre è stato un marito premuroso. Fino al giorno in cui lei è morta, lui non ha mai smesso di accudirla ed aiutarla. Sa bene quanto me come il dovere e l’onore siano pilastri fondamentali nella vita di mio padre, e quei pilastri sono stati la base del suo matrimonio. Ma non l’amore.”
Venusia lo fissava impacciata come la ragazzina di tanti anni prima, senza il coraggio di dire una parola. Continuò: “Le mie sorelle ed io siamo cresciuti ormai, siamo indipendenti e crediamo tutti che sia ora per nostro padre di cercare la propria felicità, ma sappiamo che lui non potrà mai lasciare il nostro pianeta fino a quando sentirà di non aver esaurito il suo compito.”
Gettò una occhiata verso la sala dell’assemblea, seguendo il filo dei pensieri. “Zia Maria e io non abbiamo potuto ignorare i sentimenti che abbiamo sentito in te in questi giorni, e abbiamo pensato di fare noi ciò che mio padre non potè fare molti anni fa. Tu non hai mai trovato la felicità in questo mondo, e mio padre non l’ha mai nemmeno cercata su Fleed. Pensiamo sia ora di aiutarvi a raggiungere quel che entrambi meritate, e vorremmo che tu partissi con noi.”
Venusia, spogliata delle sue difese da quello che in un’altra vita avrebbe potuto essere suo figlio, lasciò sgorgare le lacrime trattenute per troppi anni e si lasciò afferrare in un abbraccio, che riecheggiava di una forza lontana mai dimenticata. Impiegò lunghi secondi per riuscire a trovare la forza di pronunciare una risposta di una sola sillaba.

Alcune ore prima, il geniale inventore Koji Kabuto aveva ascoltato con attento interesse l’ambasciatrice Maria Grace del pianeta Fleed che salutava l’assemblea delle Nazioni Unite e raccontava le meraviglie che poteva offrire in cambio dell’aiuto che chiedeva.
Subito dopo, il maturo magnate Koji Kabuto aveva prestato tutta l’attenzione di cui era capace dopo anni di difficili trattative per cogliere ogni sottigliezza nascosta nelle risposte melliflue dei politici, desiderosi di accaparrarsi anche un minimo vantaggio nelle trattative.
Nelle ore successive, Koji Kabuto aveva dato prova di grande valore sopportando stoicamente gli scontri e le accuse reciproche che miopi politicanti terrestri intrisi di pregiudizi continuavano a scambiarsi, fuorviati dalla loro incapacità nel vedere il radioso futuro che quel giorno veniva offerto all’umanità.
Alla fine, il coraggioso combattente decise di farsi ancora una volta carico del futuro dell’umanità e fece ricorso all’arma che il destino gli aveva messo a disposizione: afferrò il cellulare ed inviò due brevi messaggi, poi si alzò e si recò a passo spedito alla Caffetteria, dove si sedette ad un tavolino. Due uomini lo raggiunsero poco dopo, attirando l’attenzione di un fotografo che colse al volo l’occasione: Bill Gates, Elon Musk e Koji Kabuto seduti ad un tavolino al Palazzo di Vetro in una giornata storica come quella potevano significare una fotografia da premio Pulitzer.

Una settimana più tardi le navi fleediane avevano quasi ultimato il carico. I tre uomini d’affari avevano acquistato in tempi rapidi tutte le risorse che Maria aveva chiesto per il pianeta Fleed, e si erano impegnati a mettere a disposizione di tutti le nuove tecnologie ottenute in cambio; quel pomeriggio erano in programma gli ultimi voli e la cerimonia ufficiale di commiato.
Per un misterioso disguido ai sistemi di posta elettronica della Kabuto-Yumi, le varie personalità politiche avevano ricevuto l’invito solo all’ultimo istante, con mille scuse della segreteria di Koji e soci. Goldrake ed i suoi mezzi d’appoggio erano pronti a scortare la navicella reale, ma nessuno dei piloti riusciva a percorrere quei pochi passi che li separavano dagli abitacoli. Maria e Yonus incrociarono gli sguardi: “Pensi che abbia cambiato idea?” pensò il nipote. “Se non è cambiata in questi anni, lo escludo.” rispose la zia.
Poco dopo Juzo, in volo di pattuglia con Mazinga Z sopra alla pista di decollo, contattò il padre su una linea privata. Koji ascoltò il messaggio e fissò Maria con aria interrogativa. Un paio di minuti dopo, una jeep della fattoria si fermò al limite della zona delimitata e Koji andò incontro a Mizar e Venusia che ne stavano scendendo. Fissò prima lei, che lo guardava con espressione indecifrabile, poi lui, che strizzò l’occhio. Senza una parola, i due uomini scaricarono la jeep ed unirono il carico a quello già pronto per essere imbarcato sul disco di Maria.
Koji prese la mano di sua moglie e la trascinò di fronte a Venusia, la cui espressione si fece più dura: “Sai che non cambierò idea, vero Koji? Ne ho parlato con Mizar e non intendo discuterne ancora, con te o nessun altro.” Ridendo, l’amico la abbracciò: “Non ho nessuna intenzione di provare a farti cambiare idea: a parte che so bene da anni quanto sia impossibile, è da quando sono partiti che mi auguro di vedere questo momento. E tra l’altro ora sappiamo che potrete tornare quando volete.”
La risata di Koji fu il segnale d’inizio per la girandola dei saluti, che continuò fino a quando dal Centro Ricerche furono costretti a segnalare che l’ente di controllo aereo del Giappone stava sollecitando la partenza. Dopo pochi minuti, le unità aliene si sollevarono e puntarono verso il cielo a velocità di fuga. Sul maxischermo i presenti videro le astronavi trasformarsi in scie di luce e lasciare l’atmosfera terrestre.
A terra e nelle astronavi appena decollate tutti sorridevano, sapendo che questa volta la partenza di Goldrake non era un possibile addio, ma di certo solo un arrivederci.

Edited by josomeda - 4/4/2018, 17:44
 
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ACTARUS E I SUOI AMICI ALLA RISCOSSA

PIANETA FLEED

Anche quella mattina sua maesta’ Dukefleed era entrato nel suo studio per verificare le notizie e gli impegni per la giornata:
nel pomeriggio era atteso il principe Harlin con una delegazione di heliosiani per studiare strategie economiche future poi c’era da intervenire in videoconferenza al parlamento galattico per decidere se concedere indipendenza e autonomia togliendo l’amministrazione controllata ai superstiti del pianeta Vega che ora parevano essersi messi a rigare dritto.e poi c’era un’ennesima segnalazione su quel pirata quell’Harlock…..duke sospiro’:
possibile che quell’uomo non mettesse proprio la testa a posto?….macche’ toccava ancora una volta coprirlo e difenderlo alla prossima seduta del consiglio galattico: e’ vero ormai stava perdendo la pazienza ma nonostante tutto a quel fuorilegge dello spazio proprio non si poteva non volere bene...si’ violava la legge ma sempre per fini nobili e generosi e poi era originario della terra….quella terra che era stata la sua seconda patria che gli aveva regalato la sua regina Venusia,ma che ora sembrava averlo scordato un po’:
ad esempio aveva sentito parlare della guerra di Mazinga z contro Infinity e il redivivo dottor Hell era gia’ pronto a partire aveva riarmato il suo robot aspettava solo che Koji lo chiamasse ma chissa’ perche’ quella chiamata non arrivo’ mai;pazienza probabilmente il suo amico era diventato cosi’ forte e bravo da non avere piu’ bisogno di lui.
All’improvviso la porta del suo studio si apri’ violentemente all’improvviso:’’Actarus Actarus ho paura!’’
‘’tesoro ma che succede?’’
‘’ come tutte le mattine ho videochiamato mio padre sulla terra per salutarlo ma era sconvolto urlava ‘’Venusia Venusia siamo sotto attacco !’’ e poi improvvisamente la comunicazione si e’ interrotta ho provato mille volte a ripristinarla ma niente.
Qui deve essere successo qualcosa di grave:durante la guerra di di infinty era tranquillo cosi’ anche ai tempi dell’invasione degli Akron stavolta no e io sono spaventata’’
Actarus strinse forte la moglie al petto quando un altra persona arrivo’
‘’ops scusate ripasso se volete’’
‘’ma no Ilius dai entra ‘’
Si’ non avete letto male proprio lui il fratellino di Naida quello che Hydargos aveva fatto credere essere stato trasformato in un mostro distrutto da Goldrake in realta’ era fuggito dalla prigionia e aveva organizzato una capillare ribellione in tutte le colonie di vega:ora era il braccio destro di duke fleed nonche’ primo ministro
‘’Duke hanno chiamato da Helios oggi il vertice salta Harlin e’ dovuto partire in tutta fretta per la terra deve essere successo qualcosa di grosso c’entra Daltanious forse Beralios si e’ addirittura portato dietro il dr Earl povero vecchio speriamo regga il viaggio alla sua veneranda eta’ ‘’

‘’ehi se si e’ mosso anche Harlin deve essere davvero grave e i terrestri che hanno colonizzato Prometeo?’’

‘’partiti anche Harin e Tony col Danguard ‘’

‘’Venusia cosa dici andiamo anche noi?’’
‘’non so caro hai cosi tanti impegni.pero’ sono tanto preoccupata per mio padre e gli altri…..’’
‘’e poi la ‘’Queen fleed’’ dovra’ pure fare il suo primo viaggio interstellare…….Ilus chiama
Juji e Maria digli di tenersi pronti’’
‘’Duke tua sorella sulla terra dopo che Koji…...’’
‘’lo so che e’ dura ma serve che sia con me’’
I sovrani di fleed salirono nel salone della loro dimora dove li attendeva Juji costui altro non era che il cugino di Dukefleed miracolosamente ritrovato in un campo di prigionia figlio del fratello del padre di Actarus
‘’allora cugino mi porti conoscere tuo padre adottivo e poi quel Koji…..non vedo l’ora di rifiliargli un bel pugno sul muso per come ha trattato mia cugina.’’
‘’peccato che sia il mio migliore amico…..’’
‘’papa’ papa’ allora andiamo dal nonno? Mi ha promesso che mi insegnera’ a prendere i cavalli al lazzo’’
‘’Markus ma come sei vestito?’’ intervenne Venusia
‘’sono pronto per fare il cowboy’’ aveva una maglia gialla con gillet e pantaloni marroni dai bordi frastagliati insomma la stessa tenuta di suo padre quando faceva il garzone da Righel
‘’figliolo la prossima volta sei ancora un po’ piccolo...’’
‘’ma se ho 12 anni,sono gia’ stato su Goldrake’’
‘’al simulatore vorrai dire e poi devi studiare la prossima estate avrai l’esame di ammissione all’accademia galattica’’
‘dai Markus rimani qui con me che qui insieme ci divertiremo’ disse Maria entrando con in braccio la piccola Naida l’altra nipotina
‘’sorellina non so come dirtelo…...ma tu devi partire con noi ‘’
‘’no sulla terra non ci torno!’’
‘’ti prego rifletti il nostro pianeta d’adozione e’ in pericolo e se devo intervenire ho bisogno dei tre veicoli in funzione e…...’’
‘’a Juji ho insegnato gia’ come funziona la trivella un po’ testone ma ha imparato’’
‘’si ma Goldrake 2? koji e’ tornato prima a guidare Mazinga z e ora mi e’ giunta voce che basandosi su un vecchio progetto incompiuto di suo nonno abbia un nuovo potetissimo robot Mazinkaiser dubito potra’ pilotare Goldrake 2’’
‘’ho capito non ho scelta e no evita pure di avvisarmi lo so gia’ dovro’ combattere al fianco di Koji e Sajaka’’
‘’ e no io sono il protettore della zia non va da sola ad incontrare quel farabutto di Koji o Alcor o Rio o come cavolo si chiami’’
Maria passo’ affettuosamente una mano tra i capelli del nipote
‘’be Actarus mio padre e’ una vita vede non vede piu’ suo nipote’’intervenne la regina
‘’ va bene mi arrendo ma figliolo ascolta bene te ne starai buono e zitto sulla Queenfleed e appena a terra starai con tuo nonno e soprattutto niente combattimenti alla tua eta’! ‘’
All’imbrunire dello stesso giorno la Queenfleed si alzo’ in volo.
Aveva l’aspetto di un grande spacer il disco di Goldrake con identici reattori posteriori privo pero’ dei supporti per le lame rotanti e con al posto della cabina di pilotaggio una struttura massiccia che ricordava la cupola del primo laboratorio del dr.Procton.
In plancia stavano Juji e Maria che si alternavano alla guida della nave al loro fianco Actarus Venusia il piccolo Markus e lo scienziato di bordo un veghiano tale Yama,raccolto da Harlock nello spazio e portato in segreto su Fleed :
il ragazzo sosteneva di essere figlio del ministro Zuril e fratello di quel Fritz perito combattendo contro Goldrake . Dotato di una intelligenza ed una preparazione scientifica fuori dal comune Duke lo aveva tenuto con se completandone l’istruzione nell’ottica comune di ridare una chance di redenzione ai veghiani superstiti restituendo loro una patria e un po di dignita’.
Fatto il balzo nell’iperspazio arrivarono nel sistema solare.
Poco dopo tutta la Queenfleed inizio’ a vibrare e a traballare
‘’Yama che succede?’’
‘’un campo di asteroidi in transito maesta’ consiglio di atterrare sul pianeta piu’ vicino e attendere finche’ la tempesta non sara’ finita…… qui sotto ci sarebbe un pianeta che pare essere di colore rosso ’’
‘’Marte ok scendiamo’’
Entrata nell’atmosfera la Queenfleed si trovo’ a sorvolare una zona che pareva una citta’ abbandonata con tanto di ruderi segno comunque di una civilta’ con tecnologie avanzate
‘’ehi ma qui c’e’ ossigeno come su Fleed e probabilmente sulla terra ‘’ fece notare il giovane scienziato figlio di Zuril
‘’proviamo a scendere per capire meglio’’ ordino’ Dukefleed
Scendendo notarono che tra le lovine si distingueva chiaramente una sorta di astronave decisamente integra e in buonissimo stato caratterizzata nella parte anteriore da una protuberanza argentata di forma triangolare e da due ali gialle sui fianchi non lontano dalla quale si trovava un enorme spazio libero in grado di contenere la nave dei nostri eroi.
Scesero con prudenza a markus fu intimato di rimanere a bordo con la madre gli altri scesero a terra guidati da Actarus, si diressero verso l’enorme veicolo avvicinandosi scorsero che alla sua base si trovava un uomo con addosso una tuta arancione seduto a terra rannicchiato con la testa nascosta tra le gambe e le stesse strette tra le sue braccia.
All’udire i loro passi sollevo’ il capo la pettinatura dei suoi capelli ricordava un po’ quella di Koji il volto sembrava emaciato come se avesse appena finito di piangere.
‘’Ehi noi veniamo dalla stella fleed siamo diretti verso la terra io sono Dukefleed ma sulla terra ero Actarus figlio del prof.Procton’’
‘’ah si’ il pilota di quel Goldrake l’amico del famoso Koji Kabuto’’
‘’amico di chi?’’intervenne minacciosa Maria’’ guarda caro che se mai e’ il bel Koji che puo’ ritenersi onorato di essere nostro anzi loro amico ma guarda te’’
‘’scusala ‘’ disse Duke ‘’ma tu chi sei ? ‘’
‘’Haran Banjo’’
‘’ah ho sentito parlare di te da mia moglie mi ha detto che dopo la mia partenza hai difeso la terra da una specie di enormi cyborg chiamati meganoidi ma che dopo averli sconfitti sei misteriosamente sparito pensavano fossi morto e quella cosa enorme deve essere il famoso Daitarn 3’’
‘’e non ti ha raccontato che i meganoidi li ha creati mio padre?’’
‘’be’ forse ma come mai non sei piu’ tornato ?’’
Banjo inizio’ a raccontare tutta la guerra culminata nello scontro finale su marte rammento’ come combattendo e distruggendo Koros e don Zaucher avesse provato un tale livore e un tale desiderio di violenza pari a quello dei nemici che alla fine nonostante la vittoria gli avevano impedito di tornare a casa essendo terrorizzato da cio’ che poteva essere diventato.
‘Actarus Actarus’’ Venusia era scesa dall’astronave ‘’la tempesta e’ finita possiamo ripartire ti prego sono preoccupata per mio padre’’
‘’la terra ma che succede?’’
‘’non lo sappiamo ancora ma dobbiamo andare ma se quel tuo robot funziona ti prego seguici dimentica i tuoi dubbi e le tue paure e salva un’altra volta la terra se vuoi la strada la conosci’’
‘’grazie e buona fortuna’’ mormoro’ il pilota del Daitarn

Svanita la tempesta la Queenfleed fu vicino alla terra e appena entarta nell’atmosfera e nei cieli del giappone fu investita da una enorme cruenta immane battaglia:
sopra l volteggiavano veicoli robot e mostri di ogni tipo che si affrontavano con tale veemenza da rendere difficile distinguere chi fossero gli invasori e chi i difensori della terra a stento Duke riusci’a riconoscere Jeeg che con i suoi enormi missili perforanti volava qua’ e la’ squarciando mostri.
Ad un tratto un forte tonfo attiro’ l’ attenzione di tutto l’equipaggio attraverso le vetrate del ponte della nave fleediana guardarono la parte sottostante del disco dove dapprima era atterrato un orrendo mostro alato dotato di gambe braccia e ricoperto di squame quand’ecco gli piombo’ addosso un altro robot giallo che al posto del petto pareva avere un enorme teschio di drago questi conficco’ le sue enormi grandi corna nei fianchi del mostro ed emise una sorta di violenta scossa elettrica che in breve lo mando’ in mille pezzi con una fragorosa esplosione poi il robot alzo’ la testa verso la plancia della Queenfleed:
‘’io sono Sanshiro pilota del Gaiking difendo la terra voi chi siete? da che parte state?’’
‘’io sono Dukefleed pilota di Goldrake tornato per aiutarvi’’
‘’si’ mi ricordo di te sei quello che ha dato una mano al grande Koji Kabuto a sconfiggere le truppe di Vega’’
‘’ah rieccoci noi saremmo amici di quello la’ ma lo sanno chi siamo?’’sospiro’ la sorella di Duke
‘’be’ principe spero ci rivedremo sul campo di battaglia’’ e il Gaiking si alloontano’
Poco dopo un enorme rapace si lancio’ con gli artigli protesi contro la vetrata della Queenfleed l’avrebbe di sicuro sfondata colpendo i nostri amici se un robot rosso non gli si fosse lanciato contro infilzandolo con una coppia di lame dello stesso colore.
‘’Kento figliolo che piacere ma come mai guidi antares dov’e’ beralios?’’
‘’Dukefleed tu non sai cosa e’ successo proprio mentre su questi maledetti nuovi invasori stavamo avendo la meglio a un certo punto e’ apparsa in cielo una donna dai capelli viola che in seguito mi hanno spiegato trattarsi della marchesa Janus che dalla sua verga ha lanciato un raggio negli occhi di Beralios che si e’ subito sganciato da Daltanius e si e’ messo a colpire noi e gli altri che difendevano la terra a fatica l’abbiamo immobilizzato ma siamo stati costretti a disattivarlo.
Da giorni il dr Earl richiamato da noi sulla terra sta cercando di risistemarlo ma non c’e’ niente da fare non si riesce a ripristinarlo’’
‘’ascolta fai subito atterrare il Gumper di Dani sulla nostra base e prendete a bordo il mio migliore scienziato e prortatelo dal dr Earl.
Il veicolo di Dani atterro’ carico’ a bordo il giovane Yama levandosi in volo e con aggrappato Antares il robot di Kento volo’ via.
Mentre da lontano iniziavano ad avvicinarsi stormi di dischi mai visti e robot Actarus chiamo’ a raccolta i suoi :’’amici dobbiamo separarci io usciro’ con Goldrake accompagnato da Juji con il suo veicolo.per combattere e contemporaneamente cercheremo di contattare Koji ; Maria e Venusia invece andate al centro ricerche da mio padre lasciate Markus a Righel e venite da me con i vostri veicoli….buona fortuna!’’
Actarus corse giu’ e il frontale della sua astronave si apri’ e ne uscirono Goldrake seguito da una piccola astronave pilotata da Juji chiamata AFB (Antigravity Flying Boat).
Le due cognate invece si diressero al centro ricerche per scoprire amaramente che era ormai una costruzione fatiscente abbandonata rimasero scioccate nel vedere sfondate e squarciate le sarcinesche degli hangar dove erano custoditi i loro veicoli e soprattutto che questi ultimi non c’erano piu’ ,disperate si diressero nella vicina fattoria Makiba
Venusia fu presto riportata alla realta’ dalla chiamata del marito:’’attenzione contatta subito Vegalia la regina del ricostituito pianeta Vega deve spiegarci come mai sono circondato da stormi di minidischi e da un paio di dischi da combattimento con la livrea della guardia imperiale di vega!!’’
La regina di Vega altro non era che la moglie di re Vega la madre di Rubina che il marito nella sua follia aveva tenuta rinchiusa in prigione per anni cui ora era stata affidata la ricostruzione di Vega sul pianeta Rubi.Contattata da Venusia la regina era desolata spaventata e sorpresa :’’no credimi assolutamente ma come potrei ripercorrere le orme dell’uomo che ha fatto morire nostra figlia ci avete restituito la nostra indipendenza come potremmo mai tradirvi ma davvero non capisco chi siano questi esseri che vi attaccano negli ultimi anni abbiamo scrupolosamente ripulito la galassia dai cani sciolti del vecchio impero..ma per dimostrarvi la mia lealta’ faccio partire immediatamente una nave con dei mostri da combattimento pronti a supportarvi e a morire per voi inoltre contattero’il principe Ryger e gli diro’ di intervenire con Daikengo’’
A Venusia parve sincera gia’ ma chi erano quei nemici ? Pareva che tutti gli invasori che dallo spazio o dal centro della terra in tutti questi anno avevano a turno provato invano ad invadere il nostro pianeta si fossero coalizzati tutti insieme c’erano tutti micenei mostri meccanici dinosauri Oni Akron alieni della stella Delta truppe di vega mostri haniwa con tanto di fortezza di Himika perfettamente ricostruita e persino meganoidi .
Intanto Actarus col suo robot in piedi sullo spacer menava colpi a destra e a manca cercando contemporaneamente di individuare qualche volto amico tra quelli che combattevano al suo fianco noto’ tantissimi robot della serie getter tutti diversi il professor Saotome doveva essersi sbizzarrito a inventarne cosi’ tanti finalmente udi’ una voce ben conosciuta ‘’doppio fulmine ! Missile laser!’’
‘’Tetsuja!’’
‘’Actarus quanto tempo!’’ e il grande Mazinga alzo’ un braccio in segno di saluto
‘’ehi dov’e’ Koji?’’
‘’ah persino su Fleed e’ diventato piu’ famoso di me,comunque eccolo laggiu’’’
Duke noto’ un Mazinga molto piu’ grande che brandendo due enormi spade si faceva largo tra decine di mostri
‘’Koji !’’
‘’Actarus! Bentornato’’
ora Goldrake e Mazinkaiser si misero a combattere fianco a fianco sbaragliando tantissimi nemici e non appena la pressione si allento’e il cielo fu piu’ libero Koji/Alcor parlo’ al suo vecchio amico
‘’Actarus coraggio ancdiamo da qualche parte’’
‘’d’accordo qua sotto ci dovrebbe essere la Betulla Bianca scendiamo’’
‘’ma ne sei davvero cosi’ sicuro?vabbe’ se ci tieni scendiamo li’’
‘’mi sa che dobbiamo rimandare’’ sospiro’ Actarus vedendo giungere un nuovo stormo di mostri quando:’’attacco solare energiaaa!!andate pure qui ci penso io ,re di Fleed ti ringrazio le tue parole mi hanno rinfrancato ora ho di nuovo il mio pianeta da difendere!’’Datitarn 3 era di nuovo sulla terra.
Goldrake e Mazinkaiser ne approfittarono per scendere a terra : i due vecchi amici iniziarono a parlare :’’Actarus per fortuna che sei arrivato e hai pure ritrovato Banjo con le nostre forze non so quanto avremmo resistito….’’
‘’eppure nemmeno voi siete in pochi quel Gaiking mi e’ sembrato molto forte il tuo nuovo Mazinger non e’ affatto male ma soprattutto il prof Saotome si e’ sbizzarrito con svariati modelli getter ‘’
‘’Ah non me lo dire fatico a ricordarmeli anch’io Shin getter Neo getter getter Go anche se quello che pareva il piu’ forte ci ha mollati sul piu’ bello, il getter Arc.
Purtroppo uno dei suoi piloti Kamui una creatura frutto di un incrocio tra umani e dinosauri sul piu’ bello ha lasciato la battaglia sganciandosi col suo veicolo per tornare nelle viscere della terra per sedare un tentativo dei dinosauri stessi per ritentare di conquistare la terra…..peccato l’altro pilota era addirittura Takuma Nagare figlio di Ryoma….’’
‘’il figlio di Ryoma…..ragazzi stiamo invecchiando,il mio primo figlio ha gia’12
anni tu hai una bimba piccola vero?’’
‘’si e Tetsuya e Jun invece un maschietto l’hanno chiamato Kenzo come mio padre’’
Nel mentre i loro robot toccarono terra i 2 scesero ma Actarus rimase allibito:
‘’Alcor ma sei sicuro che questa sia la fattoria di mio suocero?….non e’ possibile qui e’tutto vuoto abbandonato l’erba alta e incolta le stalle vuote’’
‘’amico te e’ da un po’ che sto cercando di spiegarti che…...’’
‘’Actarus ma che e’ successo dove sono mio padre e mio fratello?che ne e’ della loro fattoria?’’
‘’fratello io non…...’’
‘’Mariaaa???’’Koji corse incontro alle due ragazze e allungo’ le braccia verso la sorella del suo amico quasi volesse abbracciarla ma questa lo spinse via lontano con una veemenza che quasi lo butto’ a terra
‘’tu come osi solo parlarmi maledetto! Al matimonio di mio fratello mi fai capire che saremo i prossimi poi continui a rimandare ma allo stesso tempo per anni mi scrivi che ti manco che sono il tuo unico amore mi prometti che verrai sul mio pianeta e che mi porterai un regalo poi il silenzio;vengo a sapere che stai di nuovo combattendo che stai salvando la terra con il tuo vecchio Mazinga z contro un redivivo dottor Hell io sto in disparte ti lascio tranquillo e poi? Vinci la tua guerra e continui a non farti vivo finche’ non vengo a sapere che hai sposato Sayaka dopo aver avuto una figlia con lei!
Se non mi volevi piu’ potevi dirmelo invece no zitto a illudermi a farmi sperare per niente e ora non osare avvicinarti a me!’’
‘’Maria io…….pero’il regalo ce l’ho ancora …..’’
‘’e sai che cosa puoi farne ? Puoi mettert…...’’
‘’Bastaaaaaa non me ne frega nienteeeeeee’’urlava disperata in lacrime Venusia’’qualcuno vuole dirmi dove sono finiti mio padre e mio fratello?’’
‘’se Maria smette di colpirmi con qualunque cosa trovi provo a spiegarvi’’
Duke fece un cenno alla sorella che si calmo’
‘’ Dunque poco dopo la fine della guerra contro Vega e la vostra partenza per Fleed la gente ha iniziato a dimenticarvi forse a causa di altri invasori e altri eroi anche se in effetti io e i Mazinger e i Getter siamo rimasti famosi e venerati ma voi no ..il giappone ha tolto pian piano le sovvenzioni al centro ricerche di tuo padre:
privo di fondi non e’ piu’ riuscito ad andare avanti e ha dovuto chiudere il suo laboratorio.
Io gli ho consigliato di provare a chiedere aiuti in europa in particolare in italia e in francia dove invece le vostre gesta sono ancora vivissime e tu e il tuo robot siete ancora venerati e infatti questi due paesi l’hanno accolto gli hanno fatto costruire una base segreta dentro un alta motntagna che fa da confine tra i due stati ,lui con Righel e Mizar si sono accampati in una fattoria non lontana in italia in una zona un’ po’ piu’ pianeggiante.
‘’e allora partiamo per l’europa ‘’
‘’va bene andiamo cosi’ potro’ avere i miei veicoli di supporto’’
‘’giusto Actarus perche’ per andare a predere il mio regalo per Maria serve il delfino spaziale’’disse Koji
‘’Tienitelo ‘’ gli rispose Maria
‘’Se non lo accetti non vinceremo mai questa guerra….’’
Si era deciso di non muovere la Queenfleed a custodirla sarebbe rimasto Juji e poi non appena avesse finito di riparare daltanious sarebbe stato raggiunto da Yama
Maria rifiutatasi di viaggiare sul Mazinkaiser prese posto col fratello ,a viaggiare con Koji tocco’alla paziente Venusia.
Stavano per decollare quando udirono: ‘’vengo anch’iooooo aspettatemiii!!!’’ era il caro vecchio Banta lo presero volentieri con loro tutti erano utili e Venusia gli cedette volentieri il proprio posto sul kaiser e prese posto col marito e la cognata.
Attraversarono i cieli da est a ovest e finalmente raggiunsero la fattoria in Italia dove si trovavano righel e gli altri .Questa non era esattamente sul confine tra Italia e Francia ma un po piu’ a sud il lombardia nelle campagne tra Milano e Lodi
In gran silenzio di notte Mazinkaiser e Grendizer atterrarono sulla grande aia che poco dopo si apri’ ai loro piedi accogliendoli in un grande hangar sottoterraneo.
Scesi dai loro veicoli un vecchio canuto ma ancora dritto e dal portamento nobile corse loro incontro in un elegante abito blu
’’padre!’’
‘’Actarus quanto tempo’’
‘’zio Procton!’’ gli butto’ le braccia al collo Maria
‘’ehi ma se il mio papa’ ti chiama padre io posso chiamarti nonno?’’
‘’certo caro Markus’’
‘’si’ ma ricorda che il tuo primo e unico nonno sono io!’’
‘’papa’!'' Esclamo’ Venusia con le lacrime agli occhi
‘’si’ ma io di nipoti ne ho 2 dove e’ la piccolina, Nadia giusto?’’
‘’Naida papa’ Naida mi dispiace ma e’ ancora troppo piccola per un viaggio interstellare’’
il vecchio Righel ci rimase un po’ male.
Ma un altra persona irruppe in scena :’’sorellina Actarus…..quanto tempo Maria…..’’
‘’Mi-Mizar?’’ Maria rimase sorpresa il bambino che aveva donato semi da piantare su Fleed a lei e Duke ora era un uomo alto slanciato i capelli neri lunghi riuniti in una lunga coda….e in un fodero a tracolla portava la katana dei suoi avi e che inizio’ a fissarla e a fatica disse’’Maria sei ancora piu’ bella di…...’’
‘’forza il tempo e’ poco dobbiamo andare’’ interruppe Alcor
‘’Markus tu rimani col nonno!’’
‘’Certo domattina ti aspetta il piu’ cocciuto dei miei ronzini da domare e ora a letto che la vita in campagna inizia presto’’
Dukefleed udi’ suonare il suo trasmettitore rispose:
‘’come principe Ryger?.arriviamo subito!era il pilota di Daikenko dice che gli altri difensori della terra non accettano le truppe di Vega che lo accompagnano non ci credono che ora sono dei nostri’’
‘’e ci credo’’ gli rispose Venusia ‘’ basti pensare che il comandante supremo della nuova astronave madre e il pilota del ricostruito Dera Dera di cognome fanno rispettivamente Hydargos e Gandal’’
Si cari lettori avete capito bene erano Blake Hydargos e Adam Gandal figli dei famosi genitori che Dukefleed aveva trovato in una ex colonia di vega e che ancora piccoli era riuscito a sottrarre ai partigiani locali che li stavano letteralmente per mettere a bollire nella pece memori delle atrocita’ commesse dai loro genitori.
‘’Tetsusja mi ha appena detto la stessa cosa e in piu’ i nemici veri hanno ripreso ad attaccare dobbiamo ripartire subito’’ ordino’ Koji’’ gli altri vadano col dr Procton a predere goldrake 2 trivella e delfino quest’ultimo accompagnera’ Maria in queste precise coordinate sul fondo del pacifico li ci sara’ la versione aggironata e potenziata di Minerva x ;si’ era il tuo dono di…...’’
‘’smettila lo faccio solo per la terra’’ lo interruppe la principessa
‘’Banta vai con loro’’
‘’Alcor ma io’’
‘’su lo sanno tutti che se non fosse arrivata Maria la trivella sarebbe stata tua o di Mizar….’’
Banta e gli altri camminarono verso un tunnel :ad attenderli una sorta di trenino formato da veicoli simili a a quello che trasportava actarus all’hangar d goldrake legati tra loro quali fossero vagoni,vi presero posto e partirono. I veicoli si inoltratono ad alta velocita’ nel tunnel dopo un lungo tratto in piano a loro parve di salire sempre piu’ in alto.
Al rifugio Torino sulle pendici del monte Bianco la prima funivia del mattino arrivava per scaricare i primi passeggeri che ammirarono una spettacolo raro e irripetibile sopra la loro testa.
La parete della montagna si apri’ sopra di loro come un enorme portello ne uscirono Goldrake 2 pilotato da Venusia la trivella spaziale con un tremebondo Banta e il delfino spaziale’’
’’Mizar mi porti tu in fondo al mare?’’ aveva chiesto Maria strizzandogli l’occhio….lui non se lo era fatto ripetere 2 volte.
Mentre gli altri 2 si diressero verso il cuore della battaglia il delfino si immerse nel punto prestabilito Maria sali’ sulla nuova minerva ora parecchio simile a Devil Lady e spiegando due nuovissime enormi ali si alzo’ in volo.
Mentre si recava al punto dove si stava combattendo osservo’ una scena tremenda :
sotto i suoi occhi un mostro con le sembianze del generale Ardias stava letteralmente facendo a pezzi con le sue falci Dianan Ace ormai ridotta a un troncone senza’ piu’ braccia e grambe.L’essere spettrale urlava’’ muori muori!’’ poi sollevo’ la sua falce e miro’ dritto alla scarlet mobile dove si trovava semisvenuta Sayaka .
Bastava aspettare un minuto bastava che quella lama scendesse dritta colpisse e zac Koji sarebbe stato tutto per lei. Cosa sia passato davvero in quell’istante nella mente della pricipessa nessuno lo sa di sicuro si sa che dagli occhi di Minerva x parti’ una coppia di raggi fotonici che disintegro’ Ardias…
gli occhi di Sayaka si aprirono:’’Maria proprio tu mi salv...’’
‘’lascia perdere’’la interruppe la ‘’rivale’’ ‘’ora ci sono cose piu’ importanti sento che ,…..un presentimento terribile….’’

intanto la battaglia continuava senza sosta i veghiani furono ben accetti combattendo senza risparmiarsi, ad un certo punto Goldrake Mazinkaiser il grande Mazinga Jeeg e il Getter Dragun con abordo Ryoma Hayato e Benkei si trovarono fianco a fianco quando ai loro piedi la terra inizio’ a tremare il suolo si squarcio’ un’emorme massa infuocata ne usci’ era l’imperatore delle tenebre che sghignazzava senza ritegno ma ben presto un altro essere ben piu’ inquietante si innalzo’ al suo fianco:
ora era il biodroide dell’imperatore Nishimura capo degli Akron poi si trasormo’ in don Zauker poi divenne re Vega ora l’imperatore Brail degli Oni poi la regina Himika poi l’imperatore Gol dei dinosauri adesso il gran maresciallo poi il cancelliere Doppler poi si mostro’ come un essere enorme avvolto in un mantello nero che ne celava il volto.
‘’mostrati vigliacco facci vedere chi sei!’’gli grido’ Ryoma
‘’e a che mi serve?ma cosa c’e’ di meglio che tormentarvi coi vostri peggiori incubi facendovi sentire impotenti perche’ per quanto continuiate a distruggerli non muoiono mai e vi tormenteranno per sempre ….ah ah ah ehi Koji Kabuto ti e’ piaciuto come ho interpretato bene il tuo caro dr Hell nella guerra di Infinity ah ah ah ah ’’
‘’Tuono spaziale!!’’ doppio fulmine missile laser!!!’’ il personaggio oscuro e mutante sussulto’;dal mantello nella zona della testa usci’ un essere di forma sferica rugosa di color porpora con 2 grandi occhi senza pupille e una bocca con le labbra ricoperte da denti aguzzi .
‘’dumdohmiani…….maledetti l’avevo detto al consiglio galattico che non si erano estinti’’esclamo’ Dukefleed
‘Brava la vostra maesta’ sempre acuto ma non sai che ci siamo evoluti;ora siamo un nuovo essere ‘’ ed in quel mentre da quell’unica testa da cui parevano formati uscirono come fossero capelli mille spire.
’’ Vedi queste nostre protuberanze ora ci permettono di invadere metalli rottami esseri viventi cadaveri e di prenderne possesso replicandone forma e aspetto li abbiamo recuperati dalla specie che ci ha preceduto nella nostra storia evolutiva:l’utimo esemplare nostro alleato e’ qui tra voi da un po’ di tempo:prego esimio notabile si mostri’’
‘’ciao Kabuto te l’ho detto che non muoio mai’’
‘’Blocken ancora tu?’’
Era lui ma stavolta c’era davvero solo al testa
‘’ah ah ah ah il dr Hell era bravo ma resuscitare un ufficiale nazista….credetemi non era un po’ troppo? No sono sempre stato qui solo ho atteso qualcuno che potesse aiutarmi a preparare l’invasione...e quando Hell ha fallito….’’
‘’sono scseso in pista io ‘’ questa volta era l’imperatore delle tenebre fino ad allora rimasto in disparte a parlare
‘’maledettoooo!!!!?’ urlo’ Testuya ‘’grande tifoneeeee’’
‘’raggio ciclonicoooo’’ fece eco Koji dal Mazinkaiser.
Un enorme vortice avvolse l’imperatore e spense le fiamme del suo corpo, si alzo’ un’enorme colonna di fumo nero che quando si dirado’ lascio’ a terra una sorta di cervello che ben presto si rivelo’ essere della stessa natura della creatura sferica uscita dal mantello nero stavolta verde: ‘’anch’io sono uno di loro dovevo preparare l’invasione ma quando il grande Mazinga mi ha resistito ho chiamato io il mostro che si nutriva di metalli’’ e pian piano ricomincio’ ad ardere per tornare al classico aspetto
‘’basta lasciateli perdere e’ un diversivo tutte le loro truppe si stanno dirigendo in massa verso il monte Fuji li’ dentro deve essserci qualcosa di fondamentale per loro non dobbiamo farglielo prendere’’
‘’Maria ma cosa dici ?’’
’’l’ho sentito chiaramente nella mia testa’’ disse mentre minerva x deponeva in un luogo sicuro la scarlet mobile di Sayaka che si allontano’
‘’e come fai a esserne sicura’’ le chiese Hiroshy
‘’e’ uno dei poteri di mia sorella’’
‘’confermo ci ha preso un sacco di volte ‘’ aggiunse Koji
‘’va bene andiamo’’
‘’un’ attimo...’’ e le corna di mazinkaiser emisero un raggio congelante che avvolse e blocco’ le fiamme che stavano riformando l’imperatore delle tenebre
Blocken e il dumdohmiano si chinarono sul loro socio congelato e gli altri ne approfittarono per volare verso il Fuji ma erano ancora lontani.
‘’Shiro mi senti? prendi Mazinga z e vai subito al Fuji’’
‘’vorrai dire il prototipo di serie che usavo in Infinity’’
‘’Macche’ il mio l’originale ti autorizzo a prenderlo sei un vero uomo ormai’’
Incredulo shiro si aggancio’ al jet scrander e raggiunse il
Fuji e li trovo’ davvero una moltitudine di nemici che puntava il vulcano ma anche molti alleati che erano gia’ li’ :c’era anche il caro vecchio boss robot che per l’occasione aveva gia’ perso la testa e la teneva tra le mani ma a Shiro arrivo’ anche un’altra voce
‘’Mazinga z?chi e’ il pilota?’’
‘’ciao Kento’’
‘’ciao Shiro’’
‘’ ma mche piacere il tuo Daltanius di nuovo intero’’
‘’quello scienziato di vega che mi ha mandato Duke e’ un fenomeno Beralios e’come nuovo’’
Lo zeta scese in campo ma i nemici erano troppi un redivivo King Gori gi strappo’ dalla schiena il jet scrander il brest fire evito’ facesse altri danni ma quelle piastre rosse gli furono strappate a morsi dal generale Rigarn mentre da dietro Genocider lo sommerse di missili che lo gettarono a terra e il povero Shiro fu sbalzato fuori dal pilder a terra avrebbe avuto la peggio quando udi’ una voce
‘’Forza salta su’’ era Mizar col delfino spaziale che con i 2 a bordo di alzo’ subito in volo e si fece largo a colpi di mannaia cosmica ma salve di raggi e missili lo ricoprirono, colpito a un reattore il veicolo non pote’ far altro che precipitare nel cratere del fuji schiantandosi sul fondo.
Storditi dal botto ma tutti interi i due occupanti scesero reggendosi in piedi tra loro quando i loro occhi non credettero a quel che vedevano:
davanti a loro stava retto un ennesimo mazinger del tutto simile al mazinkaiser ma con una piastra pettorale tutta nuova con tanto di teschio al centro.Ai piedi del colosso stava un ulteriore teschio lo guardarono meglio: che fosse il pilder del caso? si avvicinarono era proprio cosi’.
‘’Ehi che strano e’ biposto! Mizar sali dietro!’’
Shiro la manovra la conosceva ‘’pilder on!’’ e gli occhi di quel nuovo Mazinger che d’ora in poi chiameremo SKL(da skull=teschio) si accesero poi tiro’ una leva: 2 ali si enormi si spalancarono e in breve dal cratere del fuji l’SKL emerse in tutto il suo splendore.
‘’Ehi shiro ma qui dietro ho anch’io un sacco di pulsanti e una cloche’’ noto’ Mizar,
ma subito Shiro fece partire un brest fire cosi’ potente che in breve fuse almeno 10 mostri….poi vide un altro tasto con lo stesso simbolo incuriosito lo premette ,le piastre rosse si staccarono ed ora aveva in mano due enormi pistole con le quali fece ripetutamente fuoco dimezzando ulteriormente le file dei nemici.
Mizar non resistette schiaccio’ il primo tasto a portata ed ecco il robot si trovo’ tra le mani un enorme spadone con la lama caratterizzata da denti aguzzi quale fosse un’enorme sega.
‘’meno male che mio padre mi ha insegnato a usare la katana’’ed inizio’ a menar fendenti .
Ai due fu chiaro che quel gigante necessitava 2 piloti uno per le armi da taglio l’altro per quelle da fuoco.
Nel frattempo tutti i difensori della terra erano arrivati sul posto.
Per Actarus non vi fu una bella sorpresa noto’ tra gli alleati un robot rosso che non gli era nuovo.
‘’Roboizer ‘’penso’ tra se mentre cercava di capire chi lo pilotasse. Quando il king gori di prima si avvento’ su quello strano robot staccandogli un braccio prontamente l’alabarda spaziale del dizer lo taglio’ in 2 poi soccorso il robot rosso Actarus scopri che alla sua guida si trovava Markus che tremava di paura:’’papa’ scusa volevo dare una mano anch’io prima di partire con Juji e Yama abbiamo trovato abbandonato in un hangar questo vecchio robot...’’
‘’ora torni sulla Queenfleed e ci rimani chiaro?’’ gli intimo’ il padre che torno’ dagli altri che avevano ulteriori problemi:
ora oltre ai nemici dovevano stare attenti anche al nuovo mazinkaiser appena arrivato che causa l’inesperienza dei piloti menava colpi non sempre molto precisi.
‘’maledetti l’hanno trovato prima loro!’’dalle file nemiche emerse un ritrovato Generale Nero’’ forza ripredriamolo !’’
Dalle teste dalle orbite e da varie parti dei corpi dei nemici iniziarono a uscire centinaia di teste globose che si muovevano strisciando sulle loro spire in breve furono sull’SKL e avvinghiati alle sue gambe iniziarono a salire verso la cabina di pilotaggio.
A Mizar venne l’instinto di colpirli col suo spadone ma si fermo’ temendo di affettare il suo stesso robot.
Anche le forze dell’alleanza terrestre rimasero ferme col timore di danneggiare una preziosa risorsa
ma i dumdohmiani salivano sempre piu’ su.
Actarus ricordo’ che poco prima aveva visto lo skull resistere indenne alle scariche elettriche di un mostro prima di distruggerlo, non esito’:’’tuono spaziale!’’
Il kaiser skl rimase indenne ma parecchie teste globose si staccarono tramortite da lui.
Tetsuja fece lo tesso col doppio flumine ma malauguratamente ando’ a colpire le corna del robot di Shiro e Mizar che subito si illuminarono divenendo incandescenti e subito dopo iniziarono ad emettere fulmini e saette che andarono a concentrarsi sulla punta della spada: il figlio di righel la punto’ verso i nemici Shiro premette un tasto ne scaturi’ 1 potente scarica luminosa che colpi’ l’esercito nemico in primis il generale nero che si sfaldo’ in mille lamiere: rimase il solito essere globoso che nonostante allungasse mille spire non risuciva piu’ a rimettere insieme i pezzi lo stesso capito’ a gran parte dei guerrieri alieni,che ,paralizzati da quella scossa non potevano piu’ manipolare nulla attorno a loro.
Poi quel raggio svani’il piu’ giovane dei Kabuto schiaccio’ invano quel tasto ma nulla’’ah se chi l’ha corstruito ci avesse messo su il thunder break’’
‘’ Ma ragazzi non c’e’ problema vi ricarico io’’ Dukefleed si porto’alla spalle dell’SKL e sparo’ lo space thunder contro le sue corna scarico’ tutta la sua energia a tal punto che il robot fleediano cadde esausto sulle ginocchia. Le corna del kaiser skl erano di nuovo cariche e molto piu’ di prima: un raggio molto piu’ potente colpi’ le fila degli invasori che stavano appena ricomponendosi e questa volta per loro non vi fu scampo. I pochi rimasti tra cui Blocken e il loro capo dal nero mantello che teneva tra le mani quel che rimaneva dell’imperatore di Mikenes congelato fuggirono via inseguiti dai nostri e a malapena riuscirono a rifugiarsi su un’astronave a forma di enorme disco che si levo’ subito in cielo fuggendo verso lo spazio. Ma prima che uscisse dall’atmosfera all’improvviso si spiego’ davanti ai suoi occupanti una astronave nera battente bandiera pirata con un enorme teschio scolpito sulla prua che presto punto’ i suoi 6 cannoni disposti in 2 file da 3. Dall’interno si udi’ ‘’ fuocoooo’’ e l’astroanave aliena espolse in mille pezzi. La nave pirata scese verso terra e ne usci’un uomo col mantello nero e un occhio bendato:’’ Dukefleed questo e’ il mio tributo a te per ringraziarti per la tua protezione e poi la terra e’ anche la mia patria!’’ detto questo rientro' nella sua nave che si rialzo’ verso l’alto e spari’ nel cielo.
Ora la terra era di nuovo salva:l’imperatore del giappone volle invitare nella sua dimora oltre ai rappresentanti dell’ONU, tutti coloro che avevano combattuto per un sontuoso ricevimento.
‘’Signori ancora una volta il giappone e la terra sono salvi ancora una volta grazie a un membro della famiglia Kabuto e’ con piacere che chiamo qui accanto a me il grande Shiro Kabuto!’’
‘’eh no ma come puo’? ma chi ha fatto riparre Daltanius?chi ha riportato sulla terra daitarn3 ?chi ha sacrificato tutta la sua energia per armare l’SKL ?grazie a chi e’ arrivato Capitan Harlock?’’
Dukefleed copri’ affettuosamente con una mano la bocca della sorella:’’sssht lasciamo perdere dai andiamo Righel e gli altri ci stanno aspettando in europa e poi dobbiamo ripartire quella nave e’ esplosa ma i suoi occupanti? dobbiamo rimanere all’erta.
Fecero per uscire quando dal palco giunse loro la voce di shiro:’’signori un attimo non applaudite solo me non sono l’unico pilota del Mazinkaiser SKL lasciate che vi presenti Goro Makiba detto Mizar!...e poi non dimentichiamo Dukefleed la sua presenza ci ha rianimato e guidato alla vittoria.”
La gente si giro’ verso il fondo e il re di fleed fu richiamato a gran voce il suo amico Koji gridava piu’ di tutti.Nel mentre Maria si senti’ afferrare la mano :era una bimba dai capelli viola ‘’sei tu vero che hai salvato la mia mamma? grazie..’’
‘’ma no ho fatto solo il mio dovere dimmi come ti chiami?’’
‘’ Lisa, Lisa Kabuto!…..ma tu piangi?’’
‘’no non e’ niente piccola mia’’.
Poi quante altre cose accaddero ma i caratteri sono solo 40000.Ma non possiamo non ricordare che il giappone supplico’ Procton affinche’ ritornasse ma lui rifiuto’ spiegando che al mondo era piu’ utile un punto di riferimento anche ad occidente.
‘’e caro zio Procton avrai anche un robot: minerva x ma io vorrei chiamarla wingle’’ aveva annuciato sorprendentemente Maria
‘’come non torni su Fleed?’’
‘’Mizar vuole conoscermi meglio e il desiderio e’ anche mio’’ in effetti il fratellino di Venusia era piu’ giovane di lei di almeno 5 anni ma una volta adulti non contava piu’:il buon cupido aveva di nuovo preso di mira i makiba e la dinastia fleed.
Ma Maria non era rimasta solo per quello:con Jun e Sayaka avevano fondato le Mazinger Angels.
Ah il caro Banta fu decorato :da solo con la trivella spaziale aveva attraversato da parte a parte la rinata astronave di Himika distruggendola.
La Queenfleed riparti’ per il cosmo senza Maria ma con Righel in piu’ deciso a conoscere la sua nipotina Naida e con almeno 3 cavalli che Markus aveva voluto portare con se’’’.
La terra ebbe per la prima volta un rappresentante (Koji Kabuto) nel consiglio galattico anni di prosperita’ e pace attendevano la nostra galassia.
Spero il mio racconto vi sia piaciuto
buon compleanno atlas ufo robot!

Edited by alcor kabuto - 4/4/2018, 10:31
 
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