| Ho finito di guardarlo.
Beh, devo dire che, nel complesso, l'ho guardato volentieri e mi è anche abbastanza piaciuto.
Come ho detto precedentemente, gli preferisco la versione degli anni '70 per varie ragioni. Ma a prescindere da ciò, ho piacere di condividere alcune mie riflessioni.
Parto con l'equipaggio. I componenti sono più o meno sempre quelli, magari un pò invecchiati (soprattutto il medico di bordo, mentre la cuoca appare sostanzialmente uguale alla Masusan "storica" e il capo ingegnere è sostanzialmente ed emotivamente identico), Yattaran invece è più riflessivo e pacato, Yuki addirittura un pò bambolona. Mi dispiace per Meeme, che è decisamente in secondo piano, perchè mi è molto simpatica, era un personaggio indovinato e qui invece fa praticamente una comparsata quasi occasionale. Le sue conversazioni con il capitano a suon di ocarina, arpa e alcool aggiungevano un'atmosfera di intimità familiare e di fidata dimestichezza reciproca. Ma se l'intento era di proporre una versione hard rock, prendo atto della scelta degli autori! Quanto a Tadashi ed al professore, malgrado le loro vicende siano decisamente diverse, il ragazzo conserva comunque l'impulsività da preadolescente e la "candida" voglia di vendetta per il padre che si scontrano con l'apparente disorganizzazione dell'equipaggio dell'Arcadia (un tema sempre presente sia nel manga sia nell'anime anni '70) e con l'amara verità da lui appresa nel finale. Shizuko Namino, infine, appare fugacemente all'inizio della storia come segretaria del professore e conclude rapidamente la sua apparizione con un'amara riflessione sulla sua esistenza virtuale, di sapore quasi asimoviano.
Harlock (anzi Herlock) si presenta come la leggenda di se stesso (se vi ricordate, infatti, nel manga originale addirittura si presenta a Tadashi dicendo "La gente mi chiama Capitan Harlock..[...]": quasi come se arrivasse prima la fama poi il personaggio). E' senz'altro spoetizzato rispetto ai nostri ricordi, ma d'altronde mancano la piccola Mayu che lo rendeva un personaggio più morbido e paterno, e anche l'aliena Meeme, di cui ho detto prima, che aggiungeva quel tocco di intimità che li rendeva quasi una grande famiglia. Come disegno, anche lui sembra, come dire, più vecchio: il volto appare meno liscio, quasi con ombreggiature (almeno a me sembrano tali), i lineamenti stessi sono induriti (il naso è più spigoloso e anche il mento, tanto che la cicatrice che gli attraversa orizzontalmente il viso pare ancora più marcata) e l'andatura è lenta , quasi claudicante in alcuni momenti. Il tintinnio degli speroni così come gli improbabili scricchiolii del legno mi piacevano e erano diventati una caratteristica intrinseca come l'avere la benda sull'occhio destro, ma qui evidentemente hanno scelto di non riproporli. Al Capitano hanno dato poche battute: sono prevalentemente imperativi sul da farsi o comandi riguardo la nave, non ci sono discorsi filosofici sulla libertà di espressione, nessuna ocarina folk. L'unica frase in cui parla di se stesso (e che mi viene in mente adesso mentre sto scrivendo) è quando confessa a Tadashi di non avere un posto dove stare. La pronuncia come una dolorosa constatazione, stando di spalle al ragazzo, senza indossare il caratteristico mantello nero, nella sua stanza, alla presenza di Meeme che sta arpeggiando silenziosa. L'occhio sinistro guarda sempre con durezza, è quasi feroce quando si trova vis a vis con l'antagonista Noo. Quanto alla voce, va da sè: il timbro del doppiatore è cupo, profondo come l'animo del Capitano. L'unico momento in cui il suo sguardo si ammorbidisce è quando incontra Tochiro nella dimensione alternativa: il sopracciglio sinistro si rasserena e l'occhio si illumina.
L'accompagnamento musicale l'ho apprezzato: mi sembra piuttosto curato e coerente con la storia.
Sulla sceneggiatura, dopo le mitiche mazoniane e gli umanoidi di SSX, nonchè i meccanoidi di Cosmo Warrior Zero, stavolta affronta questa specie di zombie (li considero tali, visto che Noo, questa sorta di entità malefica che assoggetta l'umanità utilizzando la paura, si appropria dei corpi morti degli individui, manipolando l'anima del defunto). Quindi questa volta non ci sono scontri di tecnologia, ma di forza mentale, direi, visto che il Capitano, per sconfiggere Noo, deve dimostrare di non avere paura. Forse questo fa il paio con la conclusione: se Tadashi vuole diventare un uomo, un vero uomo, deve dimostrare di essere in grado di uccidere l'assassino del padre...Ma questo non lo sapremo mai, visto che l'animazione si conclude con una scena western da sfida all'Ok Corral: Tadashi da un lato che impugna la pistola del Capitano (che gli ha dato lui stesso!) e Harlock dall'altro, brandendo la sua spada - fucile.
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