Shooting: quoto. Le scene d'azione mi piacciono, ma le trovo problematiche; allo stesso tempo, fatico a pensare a un racconto lungo senza un minimo d'azione, che sia un combattimento, una fuga o quant'altro. Ho scritto Futuro essenzialmente perchè volevo vedere come me la cavavo con l'azione, e soprattutto l'intreccio di più azioni in contemporanea o quasi. Devo dire che mi sono molto divertita.
E comunque, concordo con Delari: se qualcosa è proprio fuori dalle nostre corde, meglio lasciar perdere e stare su quel che ci è più congeniale. Nel mio caso, dubito che scriverò mai di sfumature di grigio, arancione o giallo maionese.^^
Per quanto mi piaccia l'introspezione, un racconto di soli pensieri e sensazioni con me non reggerebbe che per poco. Tornando alla tecnica di scrittura vera e propria, in certi casi personalmente preferisco lasciar intuire più che dire. Scusate se mi autocito, ma lo faccio solo per spiegarmi meglio: quando ad esempio parlo del dolore di Zuril davanti alla morte del figlio, scivolare nel patetico/melassoso sarebbe stato facilissimo (bastava parlare di un ricordo di Zuril circa il figlio piccolissimo, e si era già in piena palude).
In casi come questi, non penso occorra spiegare PERCHE' il protagonista stia male, il lettore lo capisce da solo; se mai, preferisco dire QUANTO sta male. Ecco quindi Zuril che si chiude in camera propria e vomita. Dubito ci sia qualcosa di melenso nei conati...