Pettegolezzi storici

In effetti... non che il suo avversario Scipione se la sia passata meglio. Non potendone più della persecuzione di Catone il Censore nei suoi confronti, si ritirò in Campania, dove morì. Fu lui a dire "Ingrata patria, non avrai le mie ossa".
Ho sempre trovato singolare il destino comune di esuli di questi due grandi avversari.

ARTURO TOSCANINI
Aveva iniziato come semplice violoncellista, e forse mai avrebbe immaginato di diventare uno dei più famosi direttori d’orchestra del mondo; in questi casi ci vuol sempre il colpo di fortuna, chiamiamolo così. Toscanini lo ebbe, eccome se lo ebbe, e in maniera del tutto inaspettata.
Era il 1886. Diciannovenne, si trovava a Rio de Janeiro con l’orchestra, per l’Aida. Il direttore in carica, dopo mesi di conflitti con i cantanti e conseguente sciopero, si era dimesso all’ultimo minuto, lasciando nei guai l’impresario. Trovato un nuovo direttore, finì in disastro: il pubblico lo considerò in combutta con il precedente odiato collega, e lo fischiò selvaggiamente. Affannosa ricerca di nuovo direttore, nuovi fischi furibondi, nuova defezione. Rischiava di saltare l’intera tournée. Occorreva una vittima da sbattere sul podio; già, ma chi sarebbe stato così folle, così incosciente da accettare?
Fu allora che qualcuno tra i professori d’orchestra si ricordò che Toscanini conosceva perfettamente la partitura di Aida, non solo del violoncello, ma dell’intera orchestra. Non c’era tempo da perdere: ormai, cantanti e coristi erano in costume, il teatro stava riempiendosi, urgeva un direttore! Dov’era, quel benedetto violoncellista?
Forse per l’unica volta in vita sua, Toscanini quella sera arrivò in ritardo. Aveva validissimi motivi: un incontro, frettoloso ma ardente, con una graziosa fanciulla. Appena arrivato in teatro, Toscanini notò il caos, l’atmosfera tesissima, il panico; ma non poté spiccicar parola, che si ritrovò letteralmente agguantato dall’impresario, che gl’infilò a forza una giacca da frac e gli mise in mano una bacchetta, pronto a gettarlo sul podio, in pasto al pubblico.
Toscanini ovviamente fece resistenza, tentò d’opporsi, di rifiutare: ma tutti, compagni d’orchestra, coristi e cantanti, lo supplicarono. La serata era a rischio, solo lui poteva salvarla. Cedette, ovviamente, ed entrò in teatro, pronto a farsi sbranare dall’inferocito pubblico.
Alle 21.15 di sera, il giovane salì sul podio e gettò via la partitura. Avrebbe diretto le due ore e mezza di Aida a memoria.
Calato il sipario sui defunti Aida e Radames, Toscanini fu acclamato come un trionfatore: scroscio di applausi, richieste di bis, standing ovation.
Era iniziata la carriera di un grandissimo direttore d’orchestra, talmente straordinario da meritarsi persino il rispetto di quell’orso burbero di Giuseppe Verdi.

SERSE
Si sa che, a seconda dei punti di vista, un personaggio può essere visto come fulgido eroe o vile malfattore: Serse ne è un classico esempio.
I greci, e pure i romani, lo descrissero irascibile e sicuro di sé, un vero gradasso pronto a fare la voce grossa e giurare di sterminar nemici e spianare come una sfoglia chiunque gli si fosse parato davanti; salvo poi, una volta trovatosi in battaglia, essere il primo a scappare a gambe levate.
Ovviamente, Serse dà di sé stesso ben altra descrizione: saggio, forte, generoso, protettore dei deboli e sterminatore dei malvagi.
Su un solo punto persiani e greci concordano, circa Serse: tutte le fonti lo descrivono come un bell’uomo, alto e atletico, e dotato di buone capacità di guerriero.
Come sempre, la verità con ogni probabilità sta in mezzo: forse Serse non fu un fior di simpatia, ma almeno era un bel tronco di pino. Concediamogli almeno questo.

🤣

METTERNICH E IL PASTICCIERE
Klemens von Metternich è conosciuto soprattutto come il ferreo, reazionario cancelliere che ha guidato l’Austria per oltre venticinque anni; diciamo che non risulta proprio amabile, almeno per noialtri italiani, dato che lui, un giorno, definì simpaticamente la nostra penisola come “una espressione geografica”.
Bisogna però riconoscergli un grandissimo merito: aver contribuito alla nascita di un dolce squisito.
Metternich, infatti, un giorno doveva ricevere ospiti importanti, e voleva fare bella figura. Purtroppo per lui, il suo cuoco era indisposto. L’aiuto cuoco era molto giovane, sedici anni… Metternich ci teneva davvero a fare quantomeno una figura passabile, per cui diede le sue istruzioni.
– Voglio che mi crei un dolce – ordinò – Un dolce speciale, che non mi faccia sfigurare davanti ai miei ospiti.
E speriamo in bene, fu ciò che non disse, ma che si percepì chiaramente.
Ovviamente c’era di che giocarsi il posto, e anche peggio, e il ragazzo lo sapeva. Metternich, figuriamoci!
Il pasticciere era molto giovane, ma era un tipo che sapeva il fatto suo; soprattutto, conosceva molto bene i gusti del suo principale, che stravedeva per il cioccolato (altra cosa che rende il Metternich un po’ più simpatico!). Pensa e ripensa, ideò una torta che mandò in visibilio il suo augusto capo e che ebbe un enorme successo con gli ospiti, una torta leggendaria che è un simbolo di Vienna…
Come, quale torta?
Ah, è vero. Avevamo dimenticato di specificare che il nome del geniale pasticciere sedicenne era… Franz Sacher!

È stata una sorpresa anche per me. Sapere poi il Mettetnich goloso di cioccolato me l'ha reso più simparico.😁

LUDOVICO ARIOSTO
Pur ormai famosissimo, Ariosto a Ferrara viveva in una casa minuscola. Gli amici si meravigliavano che abitasse in un’abitazione così modesta, proprio lui, che nei suoi poemi aveva descritto castelli meravigliosi e palazzi incantati.
– Che volete farci? – e Ariosto alzava le spalle – Evidentemente, è più facile ammassare parole che mattoni.

Pare anche a me. Artista, con poco senso pratico, temo.

Dopo l'Ariosto, non poteva mancare...

TORQUATO TASSO
Un “caro amico” del Tasso andava a dire in giro a tutti ogni male possibile su di lui.
Un tizio andò allora a riferirlo al poeta, che scosse la testa.
– Lasciamo stare – rispose – Molto meglio che lui vada a dire male di me a tutti, piuttosto che tutti vadano a dire male di me a lui.

CHATEAUBRIAND
Il nome del visconte François-René de Chateaubriand a molti di noi evoca essenzialmente uno squisito arrosto di manzo; in effetti, il taglio della carne e la ricetta furono invenzioni del suo chef.
Gastronomia a parte, l’uomo fu scrittore, politico e diplomatico. Fu ambasciatore in Italia, fu il padre del Romanticismo francese e fu un politico con l’abitudine di passare da un partito all’altro, a seconda delle circostanze; cose che potevano anche avvenire, nella Francia dell’800.
Un suo avversario politico fu il principe Jules de Polignac. Un giorno, interrogato circa la sua opinione su Chateaubriand, Sua Altezza rispose in tono leggero: – Oh, è davvero una brava persona. Peccato che abbia il maledetto vizio di non poter star buono, quando si trova davanti un foglio di carta bianca…