| Questa non è proprio una storia "di fantasmi“, ma siccome siamo nel periodo giusto ve la racconto. È molto popolare in Baviera; ne fecero anche un’opera, con il testo scritto da Michael Ende, l’autore della Storia Infinita, di Momo e altri classici. Ende, che proviene da Garmisch-Partenkirchen, scrisse l’intero testo in dialetto. La musica dell’opera è di Wilfried Hiller.
Il Goggolori
Frutto della fantasia popolana, il Goggolori è un "Schratt“, cioè uno spiritello dei boschi.
Finning sul lago di Ammer. 17° secolo, poco prima della Guerra dei Trent’Anni.
L’opera narra di una coppia di fattori poveri e sfortunati, che non potendone più della miseria chiesero allo spiritello di rendere fertile il loro terreno e di proteggere le loro bestie e i loro prodotti. In breve tempo divennero i più ricchi della contea di Finning, i loro frutti erano i più belli, il loro formaggio il migliore, il loro lino il più fino. Ma lo spiritello aveva chiesto qualcosa in cambio: la prima parte di ogni cosa. Il primo pane sfornato, il primo formaggio maturato, i primi frutti di ogni albero, la prima botte di vino o di birra, il primo pezzo di lino. E anche il primo figlio.
I fattori avevano pensato di avere molti figli, ma ebbero soltanto Zeipoth, una ragazza bella e buona. E sapevano che quando sarebbe diventata vergine (cioè quando avrebbe incominciato a mestruare), avrebbero dovuto cederla al Goggolori. Cercando aiuto si rivolsero a un monaco del posto: questi, convinto che lo spiritello fosse una creatura demoniaca, consigliò di dare la ragazza in moglie a un brav’uomo perché il giuramento del matrimonio sarebbe stato vincolante. La ragazza voleva bene ad Aberwin, un giovane factotum e violinista senza soldi. La fattoressa non volle saperne e si rivolse ad Ullerin, una donna del luogo che si intendeva di medicina e di stregoneria. Ullerin tentò di acchiappare lo spiritello, ma senza successo; invece, questi venne a sapere che i fattori volevano imbrogliarlo. Per vendicarsi chiamò a sé tutte le api, vespe e zanzare del bosco e fece rincorrere Ullerin che dovette fuggire nella palude per salvarsi, quasi annegò e fu punta da tutte le parti.
Inaspettatamente, qualche giorno dopo Zeipoth trovò il Goggolori mentre coglieva le prugnole nel bosco. Siccome i genitori non ne avevano mai parlato, lo trovò solo un ometto piccolo e buffo. Questi le spiegò chi fosse e anche che la conosceva; e le diede della ladra perché, le disse, le prugnole appartenevano a lui. Zeipoth per tutta risposta lo intrappolò nel suo cestino per portarlo a casa. Lo spiritello si ribellò e volle farla ragionare, ma la ragazza gli disse che avrebbero giocato insieme, che gli avrebbe cucito un bell’abito, e che l’avrebbe lasciato dormire in mezzo alle sue trecce la notte. Al che il Goggolori capì che la ragazza lo trovava simpatico, e si lasciò portare via senza fiatare.
La fattoressa andò a trovare Ullerin, la trovò gemente e tutta coperta di punture e le disse che sapeva del suo fallimento: avevano lo spiritello in casa, dove combinava un dispetto dopo l’altro e continuava a cambiare forma, sapendosi trasformare in qualsiasi animale, o anche in oggetti come un uovo o una scopa. Non volendosi arrendere, la fattoressa chiese a Ullerin se non sapeva altro rimedio. Esitando, la donna le disse che possedeva un pezzetto di luna in una fiala; e che se lo gettava addosso a qualcuno, chiunque, anche uno spiritello, sarebbe diventato di pietra. Ma se non lo colpiva, sarebbero stati guai per tutti. La fattoressa la pagò bene e si portò a casa la fiala.
Una sera le donne in casa dei fattori erano intente a filare quando il Goggolori, ora in grandezza di un ragazzino e con indosso un bel vestito cucito da Zeipoth, comparve in mezzo a loro e fece ballare i fusi. La fattoressa gli scagliò addosso la fiala e lo spiritello scomparve in un filo di fumo.
Qualche settimana dopo vi fu una gran festa per ringraziare il raccolto; tutto il paese scese in piazza tra banchetti, canti e balli. La fattoressa festeggiò più di tutti, convinta di essersi finalmente liberata della promessa. Inaspettatamente, il monaco dichiarò che Zeipoth avrebbe sposato Aberwin. In quella, uno dei pupazzi di paglia si animò: era il Goggolori, che annunciava che presto il paese sarebbe stato colpito dalla peste. Quindi sparì, portando con sé Zeipoth. La fattoressa si sentì subito male, e il fattore capì che il Goggolori si stava vendicando.
Zeipoth ritornò al suo villaggio circa un anno dopo, di notte, completamente disorientata. Trovò il padre al cimitero, davanti alla tomba della madre. Il padre le disse che c’era stata la peste e che sua madre era stata la prima a morire. Zeipoth disse al padre che il Goggolori l’aveva portata nel suo regno al di fuori di tempo e luogo, dove regnava sovrano. Ma le aveva rivelato il suo segreto: che non poteva morire, e quindi non avrebbe mai guardato Dio. Il padre raccontò a Zeipoth del patto che lui e sua moglie avevano fatto con lo spiritello prima che lei nascesse, e la ragazza capì che questi l’aveva portata via per proteggerla.
In quella dalla tomba si alzò lo spirito della fattoressa, tutto imprigionato in fili di lana confusi e annodati; era la sua punizione per avere fatto venire la peste. Spiegò a marito e figlia che il pezzetto di luna che aveva gettato addosso allo spiritello, mancando l’obbiettivo, aveva fatto scendere la peste nei dintorni, e che lei era stata la prima vittima. Non avrebbe trovato pace prima di riuscire a districare tutti i fili. Il padre di Zeipoth morì poco dopo, lasciandola sola.
Qualche anno dopo una strana scena apparve in una taverna del luogo: un soldato di ventura straniero, ben vestito e con un cappello piumato, stava giocando a carte con Ullerin. La donna era diventata ricca rubando i gioielli ai morti, seppellendoli e curando i malati. L’uomo la accusò di barare e lei non negò. Sprezzante, gli disse che lo riconosceva: era lui il Goggolori, che adesso aveva forma umana. Ma lei lo aveva defraudato di tutto; lui aveva perduto il suo potere rivelando il suo segreto a Zeipoth.
Zeipoth uscì da un angolo della taverna, dicendole che una cosa ancora gli rimaneva: lei. Se avesse vinto il prossimo gioco di carte, sarebbe divenuta la serva di Ullerin per il resto della vita. Ullerin mise in posta i suoi poteri: se avesse perduto avrebbe lasciato il paese e non sarebbe più stata capace di stregoneria. Mise un suo occhio sul tavolo per fare la spia, e un suo piede per terra per prendere a calci il soldato qualora barasse. Incoraggiato, il soldato giocò meglio e questa volta vinse. Ullerin non poté più riappropriarsi del suo occhio, e il suo proprio piede la cacciò a calci.
Il soldato, che era davvero il Goggolori in spoglie umani, ringraziò Zeipoth: nel suo cuore, le disse, si trovava un potere più grande della sua magia, della stregoneria e anche della chiesa. Nella taverna erano entrati il monaco, sempre convinto che il Goggolori fosse una creatura nefasta; e Aberwin, scampato alla guerra. Zeipoth, davanti agli sguardi atterriti di tutti, fece un giuramento: per riparare al patto dei suoi genitori, al loro tradimento e alla strage che avevano causato in paese, donò la sua morte al Goggolori, affinché un giorno potesse vedere il Signore.
Il Goggolori tornò nel suo regno insieme a Zeipoth, giurando che finché ancora viveva, le avrebbe donato ogni felicità immaginabile.
Molto tempo dopo, Zeipoth ha i capelli bianchi ma il viso giovane. È seduta davanti a un enorme telaio, intenta a tessere il velo della Vergine. Su questo velo si trovano intessuti i disegni di tutte le creature animali, vegetali e minerali di questa Terra, per cui il lavoro di Zeipoth durerà in eterno.
Edited by Delari - 1/11/2023, 11:22
|