Il rapporto tra il Lato Oscuro e il Lato Chiaro della ForzaSin dalla sua genesi, la saga di
Guerre Stellari è stata quella di una di una lotta infinita tra il Lato Chiaro e il Lato Oscuro della Forza, dove come spettatori naturalmente speravamo sempre che infine il Bene trionfasse. Esploriamo un po’ il significato di questa guerra: dove sta la gran differenza tra Bene e Male, Giusto e Sbagliato? Sono veramente i sentimenti umani, collegati alla sensibilità di una persona alla Forza, il fattore decisivo?
In
La minaccia fantasma Yoda spiega esplicitamente il concetto degli Jedi e il loro atteggiamento verso i sentimenti: „La paura conduce all’ira, l’ira all’odio; l’odio conduce alla sofferenza.“ L’Ordine degli Jedi, votato unicamente al Lato Chiaro della Forza, anela a evitare sentimenti negativi, e insieme a questi gli attaccamenti profondi, dacché potrebbero portare al timore di perdere la persona amata.
L’esempio più marcato di ciò a cui questa mentalità può portare è Anakin: sopraffatto dai propri sentimenti violenti e contradittori e continuamente richiesto di sopprimerli, diviene dipendente dalla moglie e in conseguenza dal futuro Imperatore perché non impara a gestire la sua vita emotiva. La perdizione di Anakin è causata in primo luogo dalla solitudine - sottratto all’attaccamento con la madre, senza un padre e perduta la figura paterna di Qui-Gon, le persone più importanti della sua vita diventano Obi-Wan, che non lo tratta a pari merito, e Padmé, che non ha sensibilità alla Forza e dunque non capisce cosa gli sta accadendo. Questa sua debolezza viene abusata da Palpatine, che apprezza il suo potere e gli è affine nella Forza, ma lo usa soltanto per i suoi propri scopi. È avviando finalmente un legame affettivo con suo figlio che Vader ritorna a essere umano e di accettare di essere tale; un cambiamento dimostrato emblematicamente nel momento in cui chiede a Luke di togliergli la maschera.
Come già scritto più avanti, personalmente riconosco la responsabilità della guerra in gran parte nell’atteggiamento degli Jedi. La loro arrogante convinzione di essere unicamente e universalmente nel giusto e che il loro compito sia quello di sconfiggere il Lato Oscuro ha portato a lungo termine al conflitto, nonostante la profezia del „Prescelto” che dovrebbe portare equilibrio nella Forza sia antica. Anche interessante il fatto che nessuno Jedi sembra mai essersi chiesto che cosa significhi che la Forza sia „fuori equilibrio“.
Gli stessi maestri Jedi che sembrano i più potenti e saggi commettono una colpa secondo me orribile: Obi-Wan e Yoda sanno bene la verità riguardo all’identità di Vader ma la celano davanti a suo figlio, Obi-Wan coprendola perfino con una menzogna. Prima di lasciarsi uccidere da Vader, Obi-Wan getta un ultimo sguardo a Luke e intima il suo futuro uccisore che grazie a lui diventerà più potente di prima: sa che ora Luke vedrà più che mai un nemico in Vader e desidererà la sua morte in quanto assassino sia del padre che del mentore. Obi-Wan nutre deliberatamente la sete di vendetta nel suo apprendista con lo scopo di allenare il giovane a divenire uno Jedi per sconfiggere Vader, l’incarnazione del Lato Oscuro, incurante del fatto che se ciò avvenisse Luke diverrebbe un patricida e quindi anche lui un essere abominevole. Luke stesso, saputa la verità, non cela a Obi-Wan che l’idea è per lui impensabile. Non per niente la rivelazione da parte di Vader avviene mentre Luke si trova a un passo dal vuoto: la verità gli fa letteralmente mancare il terreno sotto i piedi, e una volta tratto in salvo continua a domandarsi perché il suo mentore non gli aveva detto la verità. Era convinto della bontà e saggezza del vecchio Jedi, ignaro delle sue macchinazioni. E sebbene ora sia uno spirito Jedi e Luke si rivolga a lui disilluso e disperato, questa volta non risponde. Senza averne l’intenzione Vader ha fatto un enorme favore a suo figlio, costringendolo ad accettare la verità: che non c’è distinzione netta tra il Bene e il Male, né in lui né in Yoda o Obi-Wan, o in Luke stesso.
Sia Obi-Wan che Yoda sono convinti di agire per il meglio, che l’unica soluzione sia la distruzione del Lato Oscuro tramite il Lato Chiaro, usando l’ignaro Luke come una pedina e non considerando che forse c’è un’altra alternativa: infatti Luke scopre di poter ancora convertire il padre. Ancora una volta, il maestro Jedi ha influenzato e istruito il suo allievo invece di cercare il dialogo con lui e ascoltarlo; è fedele alle sue convinzioni oltre la sua fine.
Riflettendoci: da dove proviene qualsiasi tipo di guerra e di conflitto, se non dalla convinzione di essere nel giusto e che sia perfettamente giustificato uccidere o malmenare chiunque, finché si tratta di una persona „cattiva” dal proprio punto di vista?
Sia per gli Jedi che per i Sith non c’è alcun dubbio che abbiano il diritto, anzi il dovere di sopprimere i membri del lato opposto. Ognuno è convinto del proprio punto di vista come l’unico accettabile, e il potere conferito dalla Forza intensifica lo smisurato orgoglio che ne consegue. Divenuto Jedi e identificatosi con le convinzioni di questi, e abborrando il Lato Oscuro sotto a qualsiasi forma (anche in conseguenza alle esperienze con suo padre), perfino l’idealista Luke sente per un breve momento la tentazione di sopprimere il suo suggestionabile nipote - con il risultato che il ragazzo, finora del tutto innocente, diventa un pericolo per l’intera galassia. Parallela con Anakin, il rifiuto di prendersi la responsabilità per un instabile giovane provoca il suo passo verso l’oscurità invece di impedirlo; e parallela con Luke, il mentore che sembrava l’incarnazione di bontà e saggezza rivela mancanza di compassione verso il ragazzo che sarebbe stato suo dovere proteggere. L’ironia peggiore è che in questo caso l’uomo che si dedica al male diviene lui stesso un patricida al posto dello zio, e che l’uomo che uccide è il migliore amico di questi.
Il culmine della trilogia classica con la vittoria della Ribellione e il seguente periodo di pace era stato raggiunto grazie all’avvicinamento finale tra Vader e Luke. Tra i due esisteva il forte legame del sangue degli Skywalker, ma la loro conciliazione dimostra anche che Vader aveva in fondo ragione dicendo a suo figlio e che insieme sarebbero stati decisivi per il destino della galassia. Lo sbaglio di entrambi era la convinzione di dover spingere l’altro al suo rispettivo lato della Forza; ma è l’idealismo di Luke combinato alla duplicità di Vader a vincere l’Imperatore. E nella scena d’addio tra i due il Lato Chiaro o Oscuro non vengono neppure menzionati, vediamo solamente due persone molto diverse e distanti che finalmente hanno trovato una base comune, fondata sulla compassione reciproca.
Il dialogo tra Yoda e Anakin in
La vendetta dei Sith è cruciale: l’intellettuale e distaccato Yoda, di cui non sappiamo se abbia mai conosciuto attaccamenti intimi, consiglia al giovane di allenare la sua mente ad accettare la perdita delle persone care. Considerando la fine della vicenda questo messaggio è sicuramente giusto: Yoda intendeva dire che è sbagliato attaccarsi ossessivamente a una persona al punto di giungere a fare qualsiasi cosa pur di non perderla. Ma che ciò che Anakin comprende, in quel momento, è uno svilimento dei suoi sentimenti - in pratica, sembra che Yoda gli stia dicendo che è sbagliato amare. Questa scena spiega che in gran parte, anche senza volerlo, è stato proprio il maestro Yoda a causare lo “squilibrio” nella Forza, allenando giovani padawan per 800 anni con il suo atteggiamento distaccato e contribuendo allo scisma tra i due Lati. Interessante anche il fatto che sia proprio lui a mettere in dubbio la profezia del Prescelto. Per quanto sia saggio e di buone intenzioni, Yoda non è di certo onniscente e il suo atteggiamento a lungo andare si rivela pericoloso.
Un sentimento umano originariamente è solo ciò che è; la differenza sta nel giudizio della persona che lo prova e il suo atteggiamento e le sue azioni in merito. Osservando l’esempio di Anakin, vediamo che un sentimento positivo come l’amore per la madre o la moglie può portare a eccessi e risultati cruenti. Seguendo Ben Solo vediamo invece che i sentimenti negativi non vengono sempre per nuocere - la solitudine può avvicinare due persone (aiutare l’una a capire l’altra quando è sola a sua volta); l’ira può portare a liberarsi di qualcosa di superfluo (quando distrugge la maschera di Kylo Ren); la violenza è necessaria per difendersi (la lotta contro le Guardie Pretoriane). Anche la manipolazione da parte di Snoke, che aveva collegato la mente dei due giovani, ha portato a un esito inaspettatamente positivo in forma di una nuova comprensione tra i due.
La scena di
Gli Ultimi Jedi in cui Ben e Rey riescono a toccarsi a distanza di anni luce è di grandissima importanza tematica; è la replica e l’inversione di una scena chiave di
Il risveglio della Forza, nella quale Kylo, mascherato, si rivolge alla maschera di Vader chiedendogli assistenza nella via oscura da lui scelta. Questa volta il giovane non indossa la maschera e si trova davanti non il simbolo morto di una persona mai conosciuta, ma una persona in carne ed ossa in forma di Rey, per la quale prova un senso di appartenenza. Nuovamente, si sente „attratto dalla luce”, ma invece di fuggirla questa volta si rivolge a lei in un moto di empatia, dacché conosce il senso di estrema solitudine che in questo momento sta opprimendo la ragazza; anche lui si era rivolto al Lato Oscuro cercando risposte e ottenendo solo un vuoto interiore. Rey dal canto suo ora capisce che il tormento di Ben nasce dalla sua estrema solitudine, e gli offre la mano in segno di amicizia. Ben ha fatto l’importante esperienza che per vincere la solitudine il primo passo è dimostrarsi amico di qualcuno a propria volta.
In conclusione, ciò che ha piombato la galassia nella guerra e non le dà tregua da decenni è
la frattura tra i due lati della Forza, non la loro esistenza polarizzante. Imparando a comunicare, essi non sono più due estremi che si respingono e vogliono dominarsi o annientarsi. Ben e Rey rappresentano i due capi opposti della Forza: alleandosi, potrebbero finalmente significare la pace. È la loro unione che fa la forza (letteralmente), è il legame autentico con l’altro che li aiuta a trovare il loro posto nel mondo. L’agognato equilibrio della Forza sta nella comunicazione tra i due estremi, non nell’annullamento di uno di essi.
Con il passare dei secoli gli Jedi sembrano avere perso di vista questo loro vero compito, facendo innumerevoli sbagli volendosi dedicare unicamente al Lato Chiaro. Anakin dimostra che l’amore possessivo può essere pericoloso; il suo timore di perdere Padmé gli fa dimenticare ogni altra cosa, e di non chiedersi neppure cosa direbbe sua moglie della strada da lui scelta. L’isolato e disumano Vader è l’altro estremo; separato dal mondo, uccide il suo prossimo senza riflettere. Jedi e Sith falliscono ripetutamente quando si dovrebbe invece trattare di trovare una via di mezzo.
Il mosaico sul pavimento del vecchio tempio Jedi su Ahch-To raffigura uno Jedi nel mezzo di entrambe le energie, intento a bilanciarle: è da notare che Luke, l’ultimo e più forte dei classici Jedi, non sembra mai averlo veramente notato o interpretato. Luke e Rey sono seduti sul suo bordo durante la seconda lezione, quando Luke spiega che era stato uno Jedi ad allenare e creare Darth Vader (non menziona il nome, ma sappiamo che chi intende è il suo vecchio maestro Obi-Wan). Ha capito e accettato il fallimento degli Jedi ma non ha trovato una strada nuova, e il suo orrore del Lato Oscuro è incancellabile, dimostrato un’ultima volta quando separa Rey e Ben mentre stavano per stringere un accordo, e il suo seguente tentativo di dissuadere la ragazza dal voler convertire suo nipote.
Gli Ultimi Jedi è un film odiato da molti fans perché ha ribaltato le carte in tavola, ammorbando la classica definizione di Bene e Male. Nessuno in questa vicenda è veramente buono e fa solo del bene, neppure l’inavvicinabile Luke; e nessuno è veramente cattivo e fa solo del male, neppure Kylo Ren, nipote e successore dello spietato Darth Vader. In diversa maniera, tutti sono umani e a volte sbagliano, a volte hanno ragione. La tecnica narrativa accentua questa interpretazione in maniera svariata: ripetutamente vediamo quanto possano essere vicini l’avversione alla simpatia, la commedia al dramma, la sfiducia alla lealtà.
L’apricodici DJ è più importante di quanto sembri perché mette apertamente in dubbio chi siano i buoni e i cattivi: oggi gli uni uccidono gli altri, domani viceversa. DJ tradisce Finn e Rose, ma anche lui ha un moto di empatia quando restituisce alla ragazza il suo pendente. (Aggiungiamo che pur essendo il personaggio più „cool” di tutti, è leggermente balbuziente, enfatizzando nuovamente che due poli opposti possono essere più vicini di quanto si creda.) Poe dal canto suo deve imparare che l’importante in una guerra non è fare fuori più nemici possibili ma salvare più vite possibili. Rose inizialmente vede in Finn un eroe, per poi dover scoprire che agiva per motivi personali e non per una qualche superiorità. Abbiamo anche una scena inusitata in cui due personaggi „buoni” (entrambi ufficialmente dal Lato Chiaro), Rey e Luke, lottano tra di loro, e dove alla fine la ragazza estrae la spada laser contro colui cui apparteneva, dimostrando a Luke che è divenuto il suo stesso nemico.
Altra critica spesso pronunciata è il massiccio ruolo delle femmine in
Gli Ultimi Jedi, ma non penso che questo sviluppo sia dettato dal „political correctness”. Nelle altre due trilogie le femmine avevano per la maggior parte ruoli secondari e raramente del potere (Shmi Skywalker ad esempio era una schiava). L’unica donna che vediamo politicamente attiva nei prequel è Padmé in
La minaccia fantasma, e infatti la vicenda si conclude con un trattato di pace; mentre nei classici il ruolo di Leia è centrale e contribuisce in gran parte al lieto fine.
Nei sequel vediamo diverse donne capaci e decise che devono ricordare ai maschi cosa significhi il vero eroismo. Rose confronta Finn con la sua debolezza (capisce che il presunto eroe è in verità un vigliacco) e dopo con il suo desiderio di sacrificio (ricordandogli che chi muore in guerra lascia indietro persone cui mancherà), mentre l’irruento Poe viene messo in riga da Leia e Holdo e ottiene importanti lezioni riguardo a modestia e responsabilità; intanto Rey deve sforzarsi di far ragionare sia il caparbio Luke che l’emotivo Ben.
Questo a dire che quando le donne hanno solamente un ruolo secondario e quasi nessuna influenza, la pace è lontana; anche femminilità e mascolinità stanno quindi imparando a essere più concordi. Sarà in gran parte per merito delle donne e il loro ruolo attivo in questa storia se la galassia troverà e manterrà un accordo stabile e questa volta duraturo.
Il fattore determinante è il rapporto tra i personaggi, la fiducia, il desiderio di lavorare insieme per il bene comune. Grazie a questo l’errore che una persona ha commesso può essere riparato dall’altro, i caratteri possono imparare gli uni dagli altri, sorreggersi a vicenda, trovare i limiti giusti. Bellissima la scena dove Leia, che aveva lottato e sofferto per far ragionare Poe, infine gli lascia il comando del gruppo quando tutti si volgono verso di lei: “Cos’avete da guardare me? Seguite lui.” Leia ha spesso criticato aspramente Poe ma ormai sa che il giovane è maturato e che può affidargli la responsabilità. E dall’altra parte vediamo suo fratello rifiutarsi di lottare contro il nipote, apparendogli solo per far guadagnare tempo ai suoi amici e inoltre per lasciargli i suoi ultimi insegnamenti. È trovare un legame con gli altri, accrescerlo e mantenerlo, che porta la storia a un fine di conciliazione e speranza, non l’eterna lotta tra due estremi entrambi convinti di essere unicamente nel giusto.
La frase chiave della trilogia sequel viene pronunciata da Rose: che la guerra finirà grazie alle persone che salvano ciò che amano invece di distruggere ciò che odiano. Il che è anche il tema della storia classica, dove alla fine trionfa non la violenza bensì un gruppo di inverosimili ma affiatati amici, assistiti inaspettatamente all’ultimo momento da colui che era stato il loro peggior nemico.
Personalmente, spero che la fine della saga non porti a una definitiva „vittoria” del Lato Chiaro; abbiamo visto che a lungo termine questo non ha portato alla stabilità e armonia sperata. Invece di Lato Chiaro o Lato Scuro, desidererei un arcobaleno di pace.