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Guerre Stellari, ...dietro le apparenze

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view post Posted on 4/5/2018, 12:42     +1   -1
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Grand Pez di Girella

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Come annunciato, negli ultimi mesi questa saga mi ha dato un bel po' da pensare, quindi vi invio le mie riflessioni sperando che interessino.

Per commenti, discussioni ecc. per favore scrivete qui, https://gonagai.forumfree.it/?t=75623696 ma non spaccatemi la testa... :via:
 
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view post Posted on 4/5/2018, 12:46     +1   -1
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Grand Pez di Girella

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Obi-Wan Kenobi è un uomo eroico e saggio?

La minaccia fantasma
- Obi-Wan si assume personalmente il compito di allenare Anakin come Jedi, anche se lui stesso ha appena finito l’apprendistato. Lo aveva promesso a Qui-Gon nel momento della sua morte, ma si riconosce anche la sua convinzione di essere abbastanza saggio e intelligente per educare un bambino potentissimo con la Forza, e di cui tutti gli altri Jedi già sospettavano che potesse trattarsi del Prescelto.

L’attacco dei cloni
- Obi-Wan non dimostra nessun rispetto per le capacità di Anakin e continua a tenerlo nell’ombra invece di trattarlo a pari merito; il che nutre la frustrazione del suo padawan. L’atteggiamento del maestro Jedi sembra basato in prima linea su invidia e arroganza, che gli impediscono di accettare che Anakin è molto più dotato di lui.
- Anakin ha degli incubi ricorrenti riguardo alla madre. Obi-Wan gli proibisce di andare ad aiutarla dicendo che uno Jedi non deve avere attaccamenti alle persone e invece obbedire alle istruzioni e le decisioni del suo maestro e del Consiglio. Alla fine Anakin è accompagnato da Padmé a cercare sua madre; i suoi incubi si rivelano fondati, la trova moribonda, torturata e non può più fare nulla per lei. Frustrazione e odio esplodono in Anakin facendogli trucidare l’intero villaggio dei tusken che l’avevano rapita.

La vendetta dei Sith
- Anakin non è accettato come maestro dal Consiglio degli Jedi perché „troppo giovane”. Di rimando, nessuno sembra mai chiedersi se Obi-Wan non era forse troppo giovane, inesperto e immaturo per educare Anakin. (Interessante anche il fatto che l’unico a chiamarlo “Maestro Skywalker” sia il bambino Jedi che si rivolge a lui prima dello sterminio.)
- Obi-Wan segue Padmé sul pianeta Mustafar di nascosto. Si scopre per proteggere la donna incinta, noncurante del fatto che Anakin gli ha tolto la fiducia e che si sta intromettendo tra marito e moglie, con conseguenze fatali.
- Obi-Wan finisce il duello finale con il suo padawan tranciandogli le gambe e lascia Anakin a morire mezzo bruciato dalla lava. Non solo non ha la clemenza di dargli il colpo di grazia, lo abbandona con parole piene di astio. Ricordiamoci del suo addio con Qui-Gon: il vecchio maestro Jedi gli aveva lasciato un compito e lo aveva accarezzato. Obi-Wan abbandona Anakin all’orribile destino di cui è in gran parte responsabile, e - ironia peggiore di tutte - al trovarlo in quello stato è Palpatine a chinarsi per un attimo su Anakin e sfiorargli la fronte.
- Avendo lasciato in vita Anakin, Obi-Wan dà a Palpatine la possibilità di recuperare il sopravvissuto, creare Darth Vader e riuscire così con il suo piano.

Quindi una causa maggiore della creazione dell’Impero e della successiva lotta della Ribellione è lui. Non per insana malvagità e bramosia di potere come Palpatine, certo; ma per arroganza e ristrettezza di vedute.

Una nuova speranza
Leia si era rivolta a Obi-Wan con il suo messaggio, chiedendogli disperatamente di aiutarla in qualità di sua ultima speranza. Obi-Wan trova l’occasione per collegare il legame con Luke e abbandonare Tatooine insieme con lui, avvicinandolo ai misteri della Forza.
Quando si trovano insieme sulla Stella della Morte, abbandona Luke, Han e Chewbacca per seguire la sua propria causa, quella di chiudere il conto con Vader. Disattiva il raggio magnetico della Morte Nera, ma effettivamente non muove un dito per Leia.

L’Impero Colpisce Ancora
- Obi-Wan compare sotto forma di spirito Jedi alla partenza di Luke da Dagobah e lo avverte con insistenza di tenersi lontano dal Lato Oscuro. Armato della convinzione del proprio ruolo di „guerriero per la giustizia”, Luke soffre un’orribile trauma quando apprende, senza esservi minimamente preparato, che colui che aveva sempre veduto come il suo peggior nemico è in verità suo padre, l’uomo che aveva mentalmente stilizzato come un eroe. Dopo di che Luke si getta nel vuoto dove avrebbe facilmente potuto trovare la morte.
- Profondamente disilluso, Luke si chiede ripetutamente perché il suo vecchio maestro gli aveva detto che Vader aveva ucciso Anakin, mentre in verità si trattava della stessa persona. Se avesse vinto il duello con Vader riuscendo a ucciderlo, sarebbe divenuto un patricida senza neppure avvedersene.

Il Ritorno dello Jedi
- Obi-Wan appare nuovamente sotto forma di spirito e trova una scusa molto „saggia” (i.e., la verità non è che un punto di vista) invece di accettare il suo madornale errore di non avere detto a Luke la verità. Non si prende nessuna responsabilità, neppure da morto!, anche se il suo allievo ha rischiato di morire per causa sua, il che avrebbe anche significato la fine della speranza di pace per la galassia.
- Vuole accollargli un compito ancora più arduo: quello di uccidere il proprio padre, seppure a Luke l’idea del patricidio incuta orrore.
- Nella scena della Sala del Trono Luke, che non ha mai imparato a controllare le sue passioni in base agli avvertimenti di Obi-Wan, ha un eccesso incontrollato d’ira che per poco non lo trascina al Lato Oscuro, finché si avvede di ciò che sta accadendo dentro di lui dopo avere tranciato la mano protetica di Vader. Quando Luke infine si rivolge all’Imperatore proclamandosi uno Jedi e rifiutandosi di stare al suo fianco, questo non è fondato su altro che un casuale colpo di fortuna - il fatto che anche Vader aveva perduto la mano destra, formando una terribile parallela con suo figlio.

Gli Ultimi Jedi
- A lungo termine, Obi-Wan è responsabile del fallimento di Luke come maestro Jedi; questo non ha saputo allenare suo nipote dato il suo perenne rifiuto, influenzato dal suo vecchio maestro, di riconoscere il diritto di esistenza del Lato Oscuro. E la galassia si trova nuovamente in guerra.

Chi è responsabile di tanta morte, sofferenza e distruzione? Obi-Wan Kenobi, il presunto vecchio e saggio Jedi. Il suo smisurato orgoglio, insieme alla sua invidia per chi è più dotato di lui, sono potenti catalizzatori per l’immane catastrofe. Eppure è un personaggio stimatissimo, perché ci lasciamo trarre in inganno dal portamento distinto di Alec Guinness, rispettivamente da Ewan McGregor che è strafigo. L’impressione che fa è positiva; lui stesso, guardando spassionatamente i fatti, è tutt’altro che ammirevole.

Obi-Wan non è lo Jedi ideale; è piuttosto il personaggio maggiore che, attraverso le proprie caratteristiche, simboleggia i motivi per il fallimento dell’Ordine degli Jedi. Oppure, come si suol dire, la strada dell’inferno è lastricata di buone intenzioni…

Buffamente azzeccato il giudizio di Han in Una nuova speranza: „Dove l’hai trovato quel vecchio fossile?” „Ben è un grand’uomo.” „Grande solo a metterci in difficoltà!”

Edited by Delari - 14/5/2018, 10:23
 
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view post Posted on 4/5/2018, 13:01     +1   -1
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Grand Pez di Girella

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Il rapporto tra maestro e allievo

Un tema centrale in Guerre Stellari è l’importanza dei maestri Jedi, e come la loro inadeguatezza possa avere conseguenze fatali.

Il trauma di Luke verso la fine di L’Impero colpisce ancora è causato da Obi-Wan, che non gli aveva detto la verità riguardo a Vader. Il risultato è che Luke per poco non muore; quando è recuperato è sia fisicamente che spiritualmente sconvolto e si riprende solo grazie al sostegno empatico da parte di Leia.
In L’attacco dei cloni e La vendetta dei Sith si vede chiaramente che Obi-Wan non è un buon maestro e che in gran parte la corruzione di Anakin viene facilitata dall’incomprensione e arroganza di questi.

Un buon maestro si riconosce dalla saggezza di accettare che anche lui ha qualcosa da imparare dal suo allievo; caratteristica che anche il saggio Yoda non dimostra.
Senza un buon modello da seguire, Luke fallisce come maestro per lo stesso motivo: non tenta di comprendere suo nipote e di riconoscere che forse la sua sensibilità al Lato Oscuro non è del tutto negativa ma in fondo una cosa naturale. Invece ha un momento di panico, traumatizzando Ben che esplode in tutta la sua frustrazione fino allora soppressa.
Interessante anche che il tempio degli Jedi si trovasse in un’ubicazione sconosciuta, quindi al di fuori dal mondo esterno (un’altra „torre d’avorio”), e che gli studenti sopravvissuti di Luke si fossero aggregati a Ben che aveva cambiato il proprio nome in Kylo, formando i cavalieri di Ren; questo accenna che anche al tempio le cose probabilmente non andavano bene.

Un fatto controverso è che Rey non abbia imparato molto nel suo tempo insieme a Luke. Il motivo è che teoricamente è venuta da lui per imparare (una parallela con Luke e la sua visita su Dagobah per farsi istruire da Yoda); narrativamente questa volta è lei a insegnare qualcosa a lui. Su Ahch-To Rey incontra non l’eroe che si aspettava ma un uomo disilluso e amareggiato, schiacciato dal peso della propria colpa. Dopo un po’ però Luke comincia a rispecchiarsi nella ragazza e rivedere dentro di lei il giovane idealista che un tempo era.

Dopo avere visto attraverso gli occhi di Ben gli avvenimenti della notte in cui aveva messo a fuoco il tempio degli Jedi, Rey, sconvolta, confronta Luke per chiedergli cosa fosse successo realmente, e un umiliato Luke deve guardare se stesso in un modo in cui fino ad ora non era riuscito. Tentando con tutte le sue forze di identificarsi con il suo ruolo come Jedi (che come sappiamo ritengono essenziale il distacco interiore e il ripudio del Lato Oscuro), Luke aveva smarrito il suo innato idealismo, facendo con Ben l’esatto contrario di quello che aveva fatto con Vader: tentare di distruggere il male in lui invece di salvaguardare il bene. Preso da un folle timore di trovarsi davanti un potenziale nuovo Darth Vader Luke non si è avveduto che il ragazzo soffriva di incubi, probabilmente già da tempo, e che risvegliarsi da un incubo e sentirsi minacciato era la cosa più pericolosa che potesse accadere al giovane.

È dopo avere ammesso il suo errore davanti a Rey che Luke finalmente si prende le sue responsabilità, incoraggiato anche dallo spirito di Yoda che gli conferma che i maestri non sono persone che sanno tutto, ma „la terra in cui crescono i loro allievi“.
Ed è così che Luke compare un’ultima volta davanti a suo nipote per chiedergli apertamente scusa e dargli un’altra possibilità. Obi-Wan aveva detto ad Anakin di avere fallito nei suoi confronti, ma Luke è l’unico maestro Jedi ad ammettere la sua inadeguatezza, rivelandosi ancora una volta lo Jedi più forte di tutti, che riesce dove tutti gli altri hanno fallito.
 
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L’importanza della compassione

Un tasto dolente che narra ampiamente il tracollo dell’Ordine degli Jedi. Luke stesso dice in Gli Ultimi Jedi che per quanto nella galassia ci saranno sempre persone sensibili alla Forza, il concetto degli Jedi si è rivelato un fallimento.

In La minaccia fantasma Yoda dice „la compassione è una delle virtù più importanti per uno Jedi” in occasione della presentazione di Anakin davanti all’Ordine da parte di Qui-Gon, che desidera prendersi la responsabilità per il ragazzino dotato. In L’attacco dei cloni Anakin - interessante che sia proprio lui - spiega a Padmé che sebbene uno Jedi debba rinunciare agli attaccamenti intimi, il suo invito sia quello alla compassione, secondo le sue parole la definizione di amore incondizionato verso il prossimo.

Ripensiamoci un po’: di quale Jedi sappiamo che abbia la capacità e disponibilità di essere compassionevole con il suo prossimo? Nei prequel conosciamo un gruppo di persone appartenenti a un sistema elitario, che sembrano soprattutto preoccupati di rimanere a sé e di mantenere intatti i loro dogmi e la loro posizione, letteralmente chiusi nella loro „torre d’avorio”. Quale di loro davvero si interessa dei problemi altrui? Nessuno si avvedeva per esempio che su Tatooine vigesse la schiavitù; Qui-Gon lo aveva scoperto per puro caso e aveva liberato Anakin, ma neppure a lui sembrava venire in mente che non dovrebbe essere moralmente accettabile per dei „protettori della pace e della giustizia” mantenere le usanze barbare del pianeta per gli altri abitanti meno fortunati senza dire una parola né muovere un dito. E gli altri Jedi, pur riconoscendo il talento del bambino, rifiutano di prendersi la responsabilità per lui, accampando scuse come „è troppo vecchio” (a dieci anni).
Gli Jedi si rivelano delle persone sorprendentemente piatte, altezzose ed egoiste, e sembrano non fidarsi neppure gli uni degli altri, invece di impegnarsi insieme per il bene comune. Non sono malintenzionati, ma peccano ancora e ancora per omissione di soccorso.

La trappola che Palpatine tende ad Anakin, lo Jedi più potente di tutti, è subdola e geniale: aspetta pazientemente che il giovane arrivi a uno stato d’animo di smarrimento e allarme, forse anche rafforzandolo inviandogli degli incubi. (Gli incubi di Anakin riguardo a sua madre erano fondati ma mostravano il presente, non il futuro; quelli riguardo a Padmé secondo me possono benissimo non essere stati premonitori ma ingannevoli. Questo viene accentuato quando Palpatine promette ad Anakin che insieme a lui potrà salvare sua moglie da „morte certa”; da dove dovrebbe sapere che è „certa”, a meno che non sia lui a volere che Anakin lo creda?) Il senatore sa che il giovane non trova aiuto e appoggio nel Consiglio degli Jedi e lo ascolta con apparente benevolenza e comprensione. In verità usa solo ciò che Anakin gli dice per i propri scopi, e questo è troppo ingenuo, confuso e tormentato per avvedersene.
Palpatine fa credere ad Anakin che rivolgersi al Lato Oscuro non gli costerà nulla ma anzi accrescerà a dismisura il suo potere, accrescendo la sua arroganza e convinzione di poter piegare il destino a suo piacimento, con il risultato di fargli perdere tutto. È solo sacrificandosi per suo figlio molti anni dopo che Vader si redimerà, un atto dettato da amore incondizionato e altruista, che accetta pienamente le conseguenze per se stesso.

In La minaccia fantasma Yoda rifiuta di prendersi ogni responsabilità per Anakin anche se più esperto di Obi-Wan, e nonostante avverta il pericolo che emana dal bambino. In La vendetta dei Sith non sa che la persona che il giovane teme di perdere è la sua giovane moglie incinta, e Anakin non osa dirgli la verità dato che il suo matrimonio è segreto, ma in ogni caso non ascolta e non dimostra nessuna compassione per Anakin quando si rivolge a lui tormentato. In L’Impero colpisce ancora cerca di distogliere Luke dalla sua apprensione per i suoi amici invece di riconoscere il valore dei suoi attaccamenti personali.
Di Obi-Wan avevo scritto più sopra; non lo definirei neppure buono, per me è un uomo stretto di vedute e smodatamente orgoglioso.
Anakin è immaturo e incentrato su se stesso, e inoltre violento per natura. Certamente ama sua madre e sua moglie, ma di un amore possessivo.

Altre persone che dimostrano veramente un lato compassionevole sono quelle da cui meno ce lo aspettiamo.
Proprio Darth Vader, ironia peggiore di tutte, ha uno slancio di compassione all’ultimo momento quando finisce l’Imperatore scosso dalla fede di Luke in lui, e dalle sua grida tormentate.
Leia ha una sensibilità per la Forza ma non impara mai ad adoperarla. Però è lei a consolare Luke dopo la morte di Obi-Wan, a sorreggerlo dopo il trauma subito per mano di Vader, o a soccorrere in maniera simile Han dopo la sua ibernazione.
Suo figlio Ben, un criminale forse peggiore di Vader, alcune volte dimostra compassione verso Rey, che ufficialmente è la sua antagonista.
Rey, il „nessuno” venuto da Jakku, ignara di essere potente nella Forza e anche dopo averlo scoperto non effettivamente allenata come Jedi, si dimostra sin dall’inizio una persona responsabile e compassionevole verso il suo prossimo.

Un ulteriore fatto controverso è che gli Jedi dei prequel utilizzino poco la Forza, ma penso che questo sia stato un atto deliberato da parte degli autori, al fine di dimostrare che hanno poco legame con ciò che comporta la loro posizione. Per „riportare l’equilibrio nella Forza” è necessario qualcosa di ben diverso dai dogmi e gli atteggiamenti degli Jedi. Il fallimento del loro ordine è un tema centrale della storia della famiglia degli Skywalker, perché in gran parte responsabile della condanna all’inferno di Anakin. Essere sensibile alla Forza secondo lo stesso Luke in Gli ultimi Jedi non è un privilegio degli Jedi. La Forza lega tra di essi i componenti polari della galassia (freddo, calore, morte, vita, pace, violenza ecc.), non si tratta di una sorta di superpotere che „permette agli Jedi di controllare le persone e far fluttuare gli oggetti.” Non stupisce che Luke dica a Rey che gli Jedi sono tramontati, si sono rivelati un gruppo di persone arbitrarie, irresponsabili e meschine, distaccate dal loro prossimo.

Il Luke Skywalker della trilogia classica non è uno Jedi, è un apprendista che si dichiara Jedi solamente alla fine. Più volte non ascolta i suoi maestri che tentano di intimarlo a essere meno impulsivo; ma guardando bene è proprio l’istinto che lo spinge a voler salvare gli altri a qualsiasi costo a renderlo un eroe, non tanto gli insegnamenti di Obi-Wan e di Yoda. Luke è la compassione incarnata; il suo eroismo proviene dai suoi forti sentimenti per il suo prossimo, il desiderio di aiutare chi non può aiutare se stesso, non tanto dalla Forza rispettivamente il suo allenamento come Jedi. In questo si dimostra degno figlio di sua madre Padmé, che era stata regina eletta (non ereditaria) di Naboo, e che non aveva nessuna dote per la Forza, quindi derivava la sua forza morale unicamente dai propri ideali.

Uno dei dogmi principali, se non il più importante, degli Jedi è il distacco dai propri sentimenti. Qui-Gon, che secondo me raffigura lo Jedi ideale, era l’unico a dimostrare compassione e senso di responsabilità pur senza attaccarsi ad altre persone, abbandonandosi invece alla Forza; il suo atteggiamento era uno di serenità e pace interiore, non di indifferenza. La vera serenità è certamente una virtù desiderabile, ma molto difficile da raggiungere, e quindi da parte di molti Jedi veniva scambiata per distacco interiore.

Gli Jedi dovrebbero essere, per definizione, i protettori della pace, ma la galassia è in guerra da decenni. E cos’è la guerra, cos’è la motivazione che spinge un essere senziente a uccidere uno o molti altri, se non la totale mancanza di compassione? Chi si avvede del fatto che l’altro gli è simile non è capace di ucciderlo. Padmé stessa in una scena chiave dei prequel dichiara che la Repubblica pecca della mancanza di compassione: nessuno si fida degli altri, non c’è comunicazione e in fondo ognuno pensa solo al proprio vantaggio.
I personaggi malvagi si dimostrano guerrafondai esattamente con il loro atteggiamento verso la compassione, vedi ad esempio il disprezzo con cui l’Imperatore Palpatine dice a Vader riguardo a suo figlio: „La sua compassione per te sarà la sua condanna,” , o quando il Leader Supremo Snoke rinfaccia a Kylo di avere provato compassione per Rey, sputando la parola „compassione” in faccia al suo allievo con disgusto, come la peggiore delle accuse.

All’inizio di Il risveglio della Forza Rey era „nessuno” (come si descriveva anche lei stessa) e Kylo Ren il personaggio più potente e temuto della galassia. Alla fine di Gli Ultimi Jedi vediamo Kylo letteralmente con nulla in mano, sebbene abbia ottenuto tutto ciò che voleva, mentre Rey ha la conoscenza della Forza, i suoi amici e la sua libertà. La differenza è ancora stata fatta dalla compassione: Rey ha agito per soccorrere altre persone, ottenendo molto; Kylo ha agito per egoismo, perdendo tutto.

Anakin stesso diceva in La vendetta dei Sith che dal suo punto di vista, erano gli Jedi a essere malvagi. Esagerava, e non aveva il diritto di sterminarli, ma non si può negare che c’è del vero; è in gran parte la loro mancanza di attenzione e responsabilità a causare le sue sofferenze, fino a spezzarlo. Se quindi il tema della trilogia sequel ci racconterà la fine della guerra e di un nuovo equilibrio nella Forza, dovrà essere la compassione a renderli possibili, la grande virtù di cui gli Jedi deplorabilmente scarseggiavano.
 
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view post Posted on 7/5/2018, 10:33     +1   -1
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Grand Pez di Girella

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Il presunto "svilimento" dell’eroe

Una critica spesso ripetuta da fans riguardo ai sequel, in particolare Gli Ultimi Jedi, è che si tratti di uno svilimento del personaggio di Luke Skywalker. Questa secondo me è un’interpretazione superficiale: l’uomo che viene sfatato e deposto dal suo piedestallo del mito della galassia è Luke lo Jedi rispettivamente il maestro, certamente non il giovane, buono e imperterrito idealista di un tempo. Nessuno mette mai in dubbio ciò che ha fatto in passato per liberare la galassia dall’Impero.

Gli atti di eroismo più grandi di Luke nella storia classica erano avvenuti sempre quando disubbidiva ai suoi maestri: volendo salvare Leia, affrettandosi su Bespine abbandonando il suo allenamento per correre in aiuto di lei e Han, consegnandosi a Vader con il fermo proposito di salvarlo. Non sono cose che ha appreso da Obi-Wan o Yoda: il suo idealismo è innato come il suo desiderio di non abbandonare gli altri al loro destino.
Come già detto più sopra, Luke non è uno Jedi ma un apprendista; e alla domanda di Yoda durante il loro primo incontro riguardo al motivo per cui desideri divenire uno Jedi Luke stesso dà una risposta vaga: „Penso sia per via di mio padre.” Non sembra quindi neppure tanto convinto di ciò che fa; né capisce fino alla fine cosa significhi essere uno Jedi, e perché Yoda e gli altri si erano rivelati inadeguati a salvaguardare la pace nonostante il loro potere.

Nei momenti in cui vediamo la terribile notte al Tempio degli Jedi, bisogna tenere a mente che la stiamo vedendo da due punti di vista differenti: prima quello di Luke, dopo quello di Ben. Nel primo caso Luke omette un dettaglio importante per vergogna, il fatto che seppure per un breve attimo gli era balenato in mente che l’unico modo per impedire un secondo Darth Vader era di sopprimerlo finché era possibile; nel secondo il vecchio Jedi ci appare attraverso gli occhi di un giovane ignaro, appena svegliatosi da un incubo, per cui lo zio probabilmente gli era apparso molto più minaccioso di quanto fosse realmente. La verità, come al solito, sta nel mezzo. Il momento di debolezza di Luke è stato fatale ma breve.

Quando Luke non ha il coraggio di mettere a fuoco i libri sacri degli Jedi e Yoda lo fa al suo posto Luke si pente amaramente, conscio del fatto di avere fallito come Jedi ma ancora senza sapere quale altra strada prendere. Proprio Yoda allora gli dice che quei testi contenevano molte cose sagge, ma nulla che Rey di sé non avesse già saputo. Questo vale anche per Luke: non c’era nulla che gli Jedi avessero potuto insegnarli dal punto di vista morale, da loro aveva appreso solo la tecnica per usare la Forza. Imparare e tentare di applicare i dogmi degli Jedi si è rivelata una cosa sbagliata per lo sviluppo del suo carattere. Solo durante il suo esilio su Ahch-to Luke ha avuto il tempo per riflettere sui motivi per il suo fallimento: è lui infatti a spiegare a Rey che gli Jedi ora che quasi non esistono più sono idealizzati ma che avevano invece commesso molte colpe, e che per questo l’Ordine degli Jedi deve finire o almeno trovare una strada nuova.
Anche Obi-Wan aveva fallito come maestro; ma si era scrollato di dosso ogni responsabilità, sperando di poter ancora influenzare il futuro secondo le proprie aspettative, cioè spingendo l’ignaro Luke a uccidere il proprio padre affinché il Lato Chiaro sconfiggesse il Lato Oscuro.

In Il ritorno dello Jedi Yoda aveva detto a Luke che una volta morto lui, Luke sarebbe stato l’ultimo Jedi. Gli ultimi Jedi (probabilmente una traduzione sbagliata, secondo me dovrebbe essere al singolare) ripercorre il cammino di Luke cominciando dalla fine, per ritornare a mostrarlo come l’eroe di un tempo: invaso dalla luce del sole, solo contro il Primo Ordine ((cosa che inizialmente aveva chiamato assurda) come “angelo dalla spada fiammeggiante”, tornato all’ultimo momento (ancora “Una nuova speranza” come nel suo esordio) per salvare chi tiene a cuore e infondere coraggio dicendo a sua sorella, che ha ormai perso ogni speranza per suo figlio, che nessuno è mai perduto completamente.

Come dopo il suo primo fallimento contro Vader, Luke ha imparato dallo smacco, è divenuto più calmo e raccolto, si prende le sue responsabilità e dimostra nuova sia vecchia che nuova saggezza: come nel suo duello finale contro Vader si rifiuta di lottare, ma affronta suo nipote, gli chiede scusa e promette che veglierà su di lui. Molto differentemente dal proprio maestro Obi-Wan nell’incontrare il suo ex allievo rivoltosi al male non lo abbandona, cerca ancora il bene dentro di lui e non vuole annientarlo. E sebbene Yoda gli abbia detto che aveva perso Ben, Luke si rifiuta di accettare la corruzione del nipote come un fatto e rimane tenace nella sua speranza che il giovane possa ricredersi.

Infine apprendiamo che non si trovava neppure su Crait fisicamente; l’uomo che si era chiuso interiormente alla Forza l’ha adoperata in maniera sbalorditiva per proiettare la sua immagine dall’altro lato della galassia, anche se lo sforzo gli costa la vita. Infine si abbandona completamente ad essa e conclude la sua vita dissolvendosi nella sua energia.

Edited by Delari - 15/5/2018, 16:11
 
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Rey è una Mary Sue (personaggio idealizzato e non realistico)?

Una nuova speranza
Cominciamo facendo il confronto con Leia, senza voler dire nulla contro la beneamata principessa.
Viene rapita da Vader, il più temuto uomo della galassia. Il Grand Moff Tarkin le dice che la sua condanna all’esecuzione è già firmata. Vader la fa torturare per costringerla a rivelare l’ubicazione della base segreta della Ribellione, senza successo. Messa alle strette da Tarkin che vuole sperimentare la nuova arma dell’Impero per distruggere Alderaan, il pianeta dove è cresciuta, Leia cede, solo per vedere Tarkin utilizzare ugualmente la Stella della Morte e distruggere Alderaan davanti ai suoi occhi.
Quando Luke viene a liberarla, Leia lo accoglie con una battuta. Poco dopo sfotte Han perché non aveva un determinato piano di fuga; e decide per gli altri di nascondersi nel compartimento dei rifiuti, dove tutti e tre per poco non finiscono schiacciati. Dopo una lunga e pericolosa fuga Luke rimpiange la morte di Obi-Wan e Leia lo consola; arrivata alla base dei ribelli si getta subito nel progetto per la distruzione della Stella della Morte.
È realistico questo? A parte il resto, insieme ad Alderaan ha perso anche la famiglia che l’aveva cresciuta. Non dovrebbe essere traumatizzata? No. Non reagisce neppure con una lacrima. Forse perché è una principessa e per questo non perde mai il suo contegno.
Facendo il confronto con Leia, Rey è un personaggio più avvicinabile e umano appunto perché a volte dimostra paura e dolore.

Il Risveglio della Forza
Leia sente la morte del marito attraverso la Forza, ma rimane calma. Rey, che conosceva Han solo da poco, sfoga i suoi sentimenti con un grido e con le lacrime, e dopo accusando ripetutamente e aspramente il suo uccisore.
Rey attende la sua famiglia su Jakku con un’innocenza quasi commovente, considerando che nel suo cuore sa che non ritorneranno. Ai comandi del Falcon, all’inizio è insicura e deve rassicurarsi. Le bestie tentacolari a bordo del Falcon la mettono sotto shock, Finn deve spingerla a muoversi per fuggire. Nel toccare la spada di Luke ha delle visioni e quindi fugge, dicendo a Maz Kanata che non vi si avvicinerà mai più. Dopo il duello con Kylo si getta sul corpo di Finn in lacrime perché lo crede morto. Certo, Rey ha del fegato e non si trae indietro quando occorre; ma la trovo un personaggio più toccante e realistico che non Leia.

Gli Ultimi Jedi
Il carattere di Rey non si sviluppa molto, il che ha portato a critiche che la definiscono sempre di più una Mary Sue; ma questo secondo me si basa su aspettative sbagliate. Date le parallele tra lei e Luke pensavamo che nel secondo film dovesse attraversare una fase determinante, forse soffrire un colpo di qualche tipo che portasse a una svolta nella sua personalità.
Il motivo per cui questo non accade è semplice: non è Rey il personaggio centrale di questa trilogia. È Kylo Ren / Ben Solo, come Anakin lo era per i prequel e Luke per la trilogia classica: Guerre Stellari racconta nuovamente la storia un uomo appartenente alla famiglia degli Skywalker. Rey in un certo senso è l’erede morale di Luke, ma come ormai sappiamo non c’è nessuna parentela tra i due. Per noi come spettatori è difficile accettare Kylo / Ben in questo ruolo perché ci aspettiamo che un protagonista sia „buono”, mentre lui non lo è.

Guardando bene il duello finale tra Kylo e Rey, si vede che non ha vinto: è lui a lasciarla andare. Durante le loro connessioni telepatiche Rey si rivela caparbia e sprezzante, senza voler sentire ragioni. Per quanto sia forte, buona e coraggiosa, Rey è dunque molto umana e tutt’altro che perfetta e invincibile. La sua caratterizzazione positiva ha il compito, tra le altre cose, di evidenziare i conflitti di Kylo Ren / Ben Solo e le loro cause. Al contrario di lui, Rey è salda nella sua posizione e convinta di ciò che fa, il che la rende accattivante, mentre gli infiniti dubbi e le insicurezze di lui ne fanno un personaggio irritante.

Una grande virtù di Rey sta nella sua capacità di trovare aiuto e appoggio; non è pretenziosa e forma legami con facilità. Kylo è orgoglioso e solo, per cui fallisce ripetutamente perché non si fida di nessuno.
Kylo è cresciuto con la convinzione di dover adempiere qualche compito speciale, in base alla sua affinità alla Forza e la sua discendenza dagli Skywalker. Rey non lo sa, ma essere „figlia di nessuno” la rende in un certo senso invidiabile, perché indipendente dal giudizio e le aspettative altrui. E la sua attesa dei genitori, anche se vana, le ha dato qualcosa per cui vivere per anni, dando stabilità al suo carattere. Kylo desidera ardentemente lasciarsi alle spalle il passato ma non ha niente a cui dedicare il suo futuro, risultando nel suo squilibrio emotivo.

Il personaggio di Rey, la sua tenacia e salda autostima dimostrano che il passato non deve necessariamente abbattere una persona finché ha un futuro a cui dedicarsi. Anakin come lei era „figlio di nessuno”, il che lo faceva sentire frustrato e umiliato. Rey, nel momento in cui deve affrontare la verità sulla sua famiglia mantiene la sua integrità, e seppure pianga non cede alla tentazione di autocommiserarsi, l’errore che aveva spinto sia Anakin che Kylo nel vicolo cieco del narcisismo, risultando in tormento e solitudine.

Edited by Delari - 14/5/2018, 10:23
 
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view post Posted on 8/5/2018, 09:21     +1   -1
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Il ruolo di una maschera

L’importanza delle maschere in Guerre Stellari difficilmente potrebbe essere sopravvalutata.
Una scena chiave avviene poco prima della morte di Vader, che chiede a Luke di togliergliela. Senza la maschera, vediamo un uomo vecchio e consumato, fisicamente e psichicamente spezzato; l’esatto opposto del mostro assassino che conoscevamo.
Importantissima la frase di Vader a suo figlio: „Almeno una volta, desidero vederti con i miei propri occhi.” La maschera quindi, secondo le sue parole, non solo offre un aspetto esteriore posticcio, creando l’immagine di una persona falsa che sembra invulnerabile; ulteriormente, storce lo sguardo del suo portatore verso il mondo esterno.

Secondo la mia osservazione, Ben Solo non è definitivamente divenuto Kylo Ren nel momento in cui ha ucciso Han; è accaduto esattamente il contrario.
Motivo? Aveva già ucciso molte persone a sangue freddo, ma la differenza non sta tanto nel fatto che questa volta si trattava del proprio padre; la differenza sta nella maschera.
A differenza di Ben Solo Kylo Ren è impressionante, ma la maschera fa di più per lui: gli mostra un mondo esteriore indistinto. Guardando attraverso di essa, le persone diventano oggetti da poter sopprimere o malmenare a piacere, invece che creature senzienti. La maschera crea un distacco, separando la persona che la indossa dalla realtà esterna.

Il momento in cui Kylo si leva la maschera mostrandoci i lineamenti giovanili di Ben non è sorprendente solo per Rey ma anche riguardo a lui; se cerca solo le informazioni per trovare Luke perché dovrebbe smascherarsi, rendendosi più vulnerabile? Il giovane sembra curioso di vedere la ragazza che sospetta gli sia uguale nella Forza; pare quasi di sentirlo pensare la stessa frase di Vader: „Desidero vederti con i miei propri occhi.” Insieme al suo aspetto, il suo atteggiamento diventa più inoffensivo, è arrogante ma non tormenta Rey come aveva fatto con Poe; quando le legge nel pensiero come prima cosa si avvede che è sola, e nella sua voce si sente un lieve ma sincero dispiacere. Al vedere che la ragazza si agita nel sentire la Forza risvegliarsi in lei, le dice di non avere paura. E quando tenta di leggere i pensieri di Rey, la ragazza riesce a respingerlo e a riconoscere le paure di lui, fissandolo intensamente negli occhi. Ancora una volta, l’assenza della maschera ha fatto la differenza.

Al rivedere suo figlio, come prima cosa Han lo intima di levarsi la maschera, quindi durante l’atto dell’uccisione Ben è ugualmente „smascherato”, e prima di ora non lo avevamo mai veduto uccidere o commettere altri crimini senza la maschera. Lo osserviamo tentennare, sentire che in fondo ha un legame con suo padre; il suo sguardo è fisso, il volto quasi inespressivo, l’atteggiamento rigido, come se facesse di tutto per creare il distacco necessario. Quando finalmente commette l’atto dell’uccisione, è costretto a guardare Han perché per tutto il tempo questo lo fissa direttamente negli occhi. Prima di cadere nel vuoto, il padre trova ancora un momento per dargli un gesto che significa allo stesso tempo affetto e perdono, sempre senza distogliere lo sguardo.
Questa volta, Kylo è stato costretto a vedere distintamente, senza l’offuscamento della maschera e il distacco personale, l’orrore di ciò che fa. Per un breve momento, Kylo Ren e Ben Solo sono una persona sola. Dopo questa esperienza, non assassina più nessuno; il giorno dopo distrugge la sua maschera e non nasconde più il suo volto.

Se c’era ancora salvezza per Ben, solo un atto estremo, scioccante poteva aprirgli gli occhi. La differenza è stata creata da Han non solo per via del legame di sangue e di affetto con il figlio, ma in primo luogo perché lo ha convinto a togliersi la maschera e guardare in faccia la realtà di ciò che stava facendo. Provando così anche la saggezza delle parole di sua moglie, ancora ferma nella speranza che loro figlio fosse salvabile nonostante il fallimento di suo fratello: „Luke è uno Jedi. Ma tu sei suo padre.”

La morte di Han Solo è stata tutt’altro che arbitraria e inutile: è stato il suo ultimo e più grande atto di eroismo, compiuto per amore di suo figlio con il fine di strapparlo al male.
 
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Il duello nella neve

Una scena molto controversa di Il risveglio della Forza è il duello finale tra Kylo e Rey, dove la ragazza che non aveva mai lottato con una spada laser riesce a vincere il personaggio malvagio.

Tecnicamente, sembra un esito assurdo: ma ciò che questa scena è realmente è il vero smascheramento di Kylo. Dopo essersi levato l’elmo nella scena dell’interrogazione lo vediamo con i capelli messi in piega (probabilmente anche un po’ di trucco sul viso - di norma è pallido) e un portamento arrogante. Nella scena nel bosco la neve scioglie colorito e pettinatura, e quando infine la spada laser viene attirata direttamente in mano a Rey Kylo perde anche il suo atteggiamento, rimanendo a fissarla con gli occhi spalancati. L’inquadratura rimane sul suo volto per alcuni secondo per assicurare che ce ne avvediamo: per la prima volta scorgiamo Ben Solo, non Kylo Ren. Rey accetta la sfida ma la verità è che aveva già vinto contro di lui letteralmente senza dover muovere un dito; e se fosse veramente malvagio dovrebbe provare il desiderio di ucciderla, invece è impressionato.

Prima ancora degli avvenimenti in Gli Ultimi Jedi, questa scena ci narra senza lasciare dubbi ciò che Kylo / Ben desidera veramente: conoscere e tenere vicina la persona che sente affine a sé. Ben sapeva che nella galassia esisteva un’altra persona come lui e l’aveva sempre cercata e quindi rapita per conoscerla meglio e avvedersi se davvero era dotata nella Forza. Durante il duello comincia a desiderare Rey per se stessa (lo prova ulteriormente offrendole di essere il suo insegnante proprio nel momento in cui è più debole e gli sarebbe facile sopprimerla). Il personaggio che ci è sempre stato mostrato come puro male, culminando nel crudele patricidio, ci lascia ad immaginare che non è del tutto malvagio e perverso come sembra, ma che desidera la vicinanza di un’altra persona e sa apprezzarla. Quando si avvede che la ragazza non ha nessuna intenzione di rimanere con lui la lascia andare di proposito perché almeno non vuole farle del male; quindi non si può dire che Rey abbia vinto il duello, né che ci sia riuscita essendo, senza spiegazione logica, più brava e più forte di lui.

Un altro dettaglio interessante è che questo duello è un’inversione del duello finale tra Obi-Wan e Anakin in La vendetta dei Sith (avviene in una foresta innevata invece di un vulcano attivo), dove accade precisamente il contrario: il corpo di Anakin viene storpiato e ustionato al punto di non permettergli più di vivere se non racchiuso nella pesante armatura meccanica e maschera di Darth Vader. Contrariamente, il duello nella neve sottolinea le parole di Han a suo figlio: „Togliti quella maschera, non ti serve.”

Edited by Delari - 11/5/2018, 11:01
 
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Kylo Ren è una „mezza tacca”?

Il Risveglio della Forza
- La prima cosa che gli vediamo fare è offendere Lor San Tekka e quindi ucciderlo. Tekka è un uomo anziano e per di più disarmato.
- Fa una strage nel villaggio di Tekka. (Non era al grilletto, ma ha dato l’ordine).
- È spaventosamente potente con la Forza. Alla sua prima uscita lo vediamo fermare un raggio laser a mezz’aria. Più tardi attira un uomo verso di sé a mezzo metro dal suolo e lo tiene per il collo con una mano sola. Per catturare Rey la immobilizza mentalmente e dopo gli basta un lieve gesto per farla svenire. Nella scena di tortura di Poe e in quella con Rey apprendiamo che sa leggere nel pensiero. Vader non ha mai dimostrato capacità del genere.
- Vader prendeva sempre ordini dall’Imperatore; Kylo ubbidisce a Snoke solo finché i dettami di questo corrispondono alle sue agende personali. Cerca Luke perché lo vuole annientare e uccide Han perché vuole provare a se stesso di essere malvagio; rapisce e cerca di tenere con sé Rey, incurante dei desideri e sentimenti della stessa, per propria iniziativa.
- Sin da quando era ancora Anakin, Vader uccideva ubbidendo ai dettami di Palpatine. Kylo uccide per pura crudeltà, per provare a se stesso che ha i mezzi e la spietatezza per farlo.
- È lui a svegliare in Rey la conoscenza della sua sensibilità alla Forza. Non voleva solo carpire informazioni su Luke ma scoprire se Rey è davvero „il chiarore inviato dalla Forza a incontrare la sua oscurità”.
- Non si è rivolto al Lato Oscuro per un fine in fondo nobile come nel caso di Anakin, che cercava disperatamente di salvare sua moglie. È motivato da rabbia, insicurezza e invidia.
- Si distacca esplicitamente dalla sua famiglia, dalla quale si sente incompreso e malaccetto, mentre Anakin aveva amato sia sua madre che sua moglie, ed era devastato perché non aveva potuto salvare nessuna di esse.
- È più crudele di Vader: ha ucciso a sangue freddo una persona che lo amava e che anche lui amava (suo padre).
- Capeggiava i Cavalieri di Ren, un gruppo di soldati senza scrupoli - cioè terroristi -, quindi deve esserci stato anche altro: infatti quando Rey lo vede per la prima volta nella visione creata dalla Forza, stava appunto uccidendo qualcuno con la sua spada.

Gli Ultimi Jedi
- Ha ucciso il suo diretto superiore e ne ha preso il posto, al comando del Primo Ordine. È la persona più potente, temuta e odiata della galassia, e non ha nessuno al suo fianco. (C’è sì il Generale Hux, ma tra quei due non corre buon sangue.)
- Ha dimostrato nuovamente la sua natura ambigua: per uccidere Snoke fa uso della stessa precisa tattica che aveva utilizzato per uccidere Han - giocando doppio, nascondendo i suoi veri sentimenti, e colpendo nel momento in cui l’altro meno se lo aspettava.
- Ha salvato Rey e liberato la galassia da un essere forse più spietato dell’ex Imperatore.
- È l’ultimo Jedi e anche l’ultimo Sith nella galassia; Rey non è stata addestrata come lui, e la sua spada laser è andata in pezzi, quindi da quel punto di vista non conta.

Se Kylo voleva emulare Vader e anche superarlo, ci è riuscito fin troppo: si è estraniato dal resto dell’umanità con sue le proprie mani, e inoltre a differenza di Vader non ha nessun superiore. In teoria, adesso ha la libertà assoluta di fare con l’intera galassia ciò che vuole.

Edited by Delari - 14/5/2018, 10:23
 
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Il rapporto tra il Lato Oscuro e il Lato Chiaro della Forza

Sin dalla sua genesi, la saga di Guerre Stellari è stata quella di una di una lotta infinita tra il Lato Chiaro e il Lato Oscuro della Forza, dove come spettatori naturalmente speravamo sempre che infine il Bene trionfasse. Esploriamo un po’ il significato di questa guerra: dove sta la gran differenza tra Bene e Male, Giusto e Sbagliato? Sono veramente i sentimenti umani, collegati alla sensibilità di una persona alla Forza, il fattore decisivo?

In La minaccia fantasma Yoda spiega esplicitamente il concetto degli Jedi e il loro atteggiamento verso i sentimenti: „La paura conduce all’ira, l’ira all’odio; l’odio conduce alla sofferenza.“ L’Ordine degli Jedi, votato unicamente al Lato Chiaro della Forza, anela a evitare sentimenti negativi, e insieme a questi gli attaccamenti profondi, dacché potrebbero portare al timore di perdere la persona amata.
L’esempio più marcato di ciò a cui questa mentalità può portare è Anakin: sopraffatto dai propri sentimenti violenti e contradittori e continuamente richiesto di sopprimerli, diviene dipendente dalla moglie e in conseguenza dal futuro Imperatore perché non impara a gestire la sua vita emotiva. La perdizione di Anakin è causata in primo luogo dalla solitudine - sottratto all’attaccamento con la madre, senza un padre e perduta la figura paterna di Qui-Gon, le persone più importanti della sua vita diventano Obi-Wan, che non lo tratta a pari merito, e Padmé, che non ha sensibilità alla Forza e dunque non capisce cosa gli sta accadendo. Questa sua debolezza viene abusata da Palpatine, che apprezza il suo potere e gli è affine nella Forza, ma lo usa soltanto per i suoi propri scopi. È avviando finalmente un legame affettivo con suo figlio che Vader ritorna a essere umano e di accettare di essere tale; un cambiamento dimostrato emblematicamente nel momento in cui chiede a Luke di togliergli la maschera.

Come già scritto più avanti, personalmente riconosco la responsabilità della guerra in gran parte nell’atteggiamento degli Jedi. La loro arrogante convinzione di essere unicamente e universalmente nel giusto e che il loro compito sia quello di sconfiggere il Lato Oscuro ha portato a lungo termine al conflitto, nonostante la profezia del „Prescelto” che dovrebbe portare equilibrio nella Forza sia antica. Anche interessante il fatto che nessuno Jedi sembra mai essersi chiesto che cosa significhi che la Forza sia „fuori equilibrio“.

Gli stessi maestri Jedi che sembrano i più potenti e saggi commettono una colpa secondo me orribile: Obi-Wan e Yoda sanno bene la verità riguardo all’identità di Vader ma la celano davanti a suo figlio, Obi-Wan coprendola perfino con una menzogna. Prima di lasciarsi uccidere da Vader, Obi-Wan getta un ultimo sguardo a Luke e intima il suo futuro uccisore che grazie a lui diventerà più potente di prima: sa che ora Luke vedrà più che mai un nemico in Vader e desidererà la sua morte in quanto assassino sia del padre che del mentore. Obi-Wan nutre deliberatamente la sete di vendetta nel suo apprendista con lo scopo di allenare il giovane a divenire uno Jedi per sconfiggere Vader, l’incarnazione del Lato Oscuro, incurante del fatto che se ciò avvenisse Luke diverrebbe un patricida e quindi anche lui un essere abominevole. Luke stesso, saputa la verità, non cela a Obi-Wan che l’idea è per lui impensabile. Non per niente la rivelazione da parte di Vader avviene mentre Luke si trova a un passo dal vuoto: la verità gli fa letteralmente mancare il terreno sotto i piedi, e una volta tratto in salvo continua a domandarsi perché il suo mentore non gli aveva detto la verità. Era convinto della bontà e saggezza del vecchio Jedi, ignaro delle sue macchinazioni. E sebbene ora sia uno spirito Jedi e Luke si rivolga a lui disilluso e disperato, questa volta non risponde. Senza averne l’intenzione Vader ha fatto un enorme favore a suo figlio, costringendolo ad accettare la verità: che non c’è distinzione netta tra il Bene e il Male, né in lui né in Yoda o Obi-Wan, o in Luke stesso.
Sia Obi-Wan che Yoda sono convinti di agire per il meglio, che l’unica soluzione sia la distruzione del Lato Oscuro tramite il Lato Chiaro, usando l’ignaro Luke come una pedina e non considerando che forse c’è un’altra alternativa: infatti Luke scopre di poter ancora convertire il padre. Ancora una volta, il maestro Jedi ha influenzato e istruito il suo allievo invece di cercare il dialogo con lui e ascoltarlo; è fedele alle sue convinzioni oltre la sua fine.

Riflettendoci: da dove proviene qualsiasi tipo di guerra e di conflitto, se non dalla convinzione di essere nel giusto e che sia perfettamente giustificato uccidere o malmenare chiunque, finché si tratta di una persona „cattiva” dal proprio punto di vista?
Sia per gli Jedi che per i Sith non c’è alcun dubbio che abbiano il diritto, anzi il dovere di sopprimere i membri del lato opposto. Ognuno è convinto del proprio punto di vista come l’unico accettabile, e il potere conferito dalla Forza intensifica lo smisurato orgoglio che ne consegue. Divenuto Jedi e identificatosi con le convinzioni di questi, e abborrando il Lato Oscuro sotto a qualsiasi forma (anche in conseguenza alle esperienze con suo padre), perfino l’idealista Luke sente per un breve momento la tentazione di sopprimere il suo suggestionabile nipote - con il risultato che il ragazzo, finora del tutto innocente, diventa un pericolo per l’intera galassia. Parallela con Anakin, il rifiuto di prendersi la responsabilità per un instabile giovane provoca il suo passo verso l’oscurità invece di impedirlo; e parallela con Luke, il mentore che sembrava l’incarnazione di bontà e saggezza rivela mancanza di compassione verso il ragazzo che sarebbe stato suo dovere proteggere. L’ironia peggiore è che in questo caso l’uomo che si dedica al male diviene lui stesso un patricida al posto dello zio, e che l’uomo che uccide è il migliore amico di questi.

Il culmine della trilogia classica con la vittoria della Ribellione e il seguente periodo di pace era stato raggiunto grazie all’avvicinamento finale tra Vader e Luke. Tra i due esisteva il forte legame del sangue degli Skywalker, ma la loro conciliazione dimostra anche che Vader aveva in fondo ragione dicendo a suo figlio e che insieme sarebbero stati decisivi per il destino della galassia. Lo sbaglio di entrambi era la convinzione di dover spingere l’altro al suo rispettivo lato della Forza; ma è l’idealismo di Luke combinato alla duplicità di Vader a vincere l’Imperatore. E nella scena d’addio tra i due il Lato Chiaro o Oscuro non vengono neppure menzionati, vediamo solamente due persone molto diverse e distanti che finalmente hanno trovato una base comune, fondata sulla compassione reciproca.

Il dialogo tra Yoda e Anakin in La vendetta dei Sith è cruciale: l’intellettuale e distaccato Yoda, di cui non sappiamo se abbia mai conosciuto attaccamenti intimi, consiglia al giovane di allenare la sua mente ad accettare la perdita delle persone care. Considerando la fine della vicenda questo messaggio è sicuramente giusto: Yoda intendeva dire che è sbagliato attaccarsi ossessivamente a una persona al punto di giungere a fare qualsiasi cosa pur di non perderla. Ma che ciò che Anakin comprende, in quel momento, è uno svilimento dei suoi sentimenti - in pratica, sembra che Yoda gli stia dicendo che è sbagliato amare. Questa scena spiega che in gran parte, anche senza volerlo, è stato proprio il maestro Yoda a causare lo “squilibrio” nella Forza, allenando giovani padawan per 800 anni con il suo atteggiamento distaccato e contribuendo allo scisma tra i due Lati. Interessante anche il fatto che sia proprio lui a mettere in dubbio la profezia del Prescelto. Per quanto sia saggio e di buone intenzioni, Yoda non è di certo onniscente e il suo atteggiamento a lungo andare si rivela pericoloso.
Un sentimento umano originariamente è solo ciò che è; la differenza sta nel giudizio della persona che lo prova e il suo atteggiamento e le sue azioni in merito. Osservando l’esempio di Anakin, vediamo che un sentimento positivo come l’amore per la madre o la moglie può portare a eccessi e risultati cruenti. Seguendo Ben Solo vediamo invece che i sentimenti negativi non vengono sempre per nuocere - la solitudine può avvicinare due persone (aiutare l’una a capire l’altra quando è sola a sua volta); l’ira può portare a liberarsi di qualcosa di superfluo (quando distrugge la maschera di Kylo Ren); la violenza è necessaria per difendersi (la lotta contro le Guardie Pretoriane). Anche la manipolazione da parte di Snoke, che aveva collegato la mente dei due giovani, ha portato a un esito inaspettatamente positivo in forma di una nuova comprensione tra i due.

La scena di Gli Ultimi Jedi in cui Ben e Rey riescono a toccarsi a distanza di anni luce è di grandissima importanza tematica; è la replica e l’inversione di una scena chiave di Il risveglio della Forza, nella quale Kylo, mascherato, si rivolge alla maschera di Vader chiedendogli assistenza nella via oscura da lui scelta. Questa volta il giovane non indossa la maschera e si trova davanti non il simbolo morto di una persona mai conosciuta, ma una persona in carne ed ossa in forma di Rey, per la quale prova un senso di appartenenza. Nuovamente, si sente „attratto dalla luce”, ma invece di fuggirla questa volta si rivolge a lei in un moto di empatia, dacché conosce il senso di estrema solitudine che in questo momento sta opprimendo la ragazza; anche lui si era rivolto al Lato Oscuro cercando risposte e ottenendo solo un vuoto interiore. Rey dal canto suo ora capisce che il tormento di Ben nasce dalla sua estrema solitudine, e gli offre la mano in segno di amicizia. Ben ha fatto l’importante esperienza che per vincere la solitudine il primo passo è dimostrarsi amico di qualcuno a propria volta.

In conclusione, ciò che ha piombato la galassia nella guerra e non le dà tregua da decenni è la frattura tra i due lati della Forza, non la loro esistenza polarizzante. Imparando a comunicare, essi non sono più due estremi che si respingono e vogliono dominarsi o annientarsi. Ben e Rey rappresentano i due capi opposti della Forza: alleandosi, potrebbero finalmente significare la pace. È la loro unione che fa la forza (letteralmente), è il legame autentico con l’altro che li aiuta a trovare il loro posto nel mondo. L’agognato equilibrio della Forza sta nella comunicazione tra i due estremi, non nell’annullamento di uno di essi.

Con il passare dei secoli gli Jedi sembrano avere perso di vista questo loro vero compito, facendo innumerevoli sbagli volendosi dedicare unicamente al Lato Chiaro. Anakin dimostra che l’amore possessivo può essere pericoloso; il suo timore di perdere Padmé gli fa dimenticare ogni altra cosa, e di non chiedersi neppure cosa direbbe sua moglie della strada da lui scelta. L’isolato e disumano Vader è l’altro estremo; separato dal mondo, uccide il suo prossimo senza riflettere. Jedi e Sith falliscono ripetutamente quando si dovrebbe invece trattare di trovare una via di mezzo.
Il mosaico sul pavimento del vecchio tempio Jedi su Ahch-To raffigura uno Jedi nel mezzo di entrambe le energie, intento a bilanciarle: è da notare che Luke, l’ultimo e più forte dei classici Jedi, non sembra mai averlo veramente notato o interpretato. Luke e Rey sono seduti sul suo bordo durante la seconda lezione, quando Luke spiega che era stato uno Jedi ad allenare e creare Darth Vader (non menziona il nome, ma sappiamo che chi intende è il suo vecchio maestro Obi-Wan). Ha capito e accettato il fallimento degli Jedi ma non ha trovato una strada nuova, e il suo orrore del Lato Oscuro è incancellabile, dimostrato un’ultima volta quando separa Rey e Ben mentre stavano per stringere un accordo, e il suo seguente tentativo di dissuadere la ragazza dal voler convertire suo nipote.

Gli Ultimi Jedi è un film odiato da molti fans perché ha ribaltato le carte in tavola, ammorbando la classica definizione di Bene e Male. Nessuno in questa vicenda è veramente buono e fa solo del bene, neppure l’inavvicinabile Luke; e nessuno è veramente cattivo e fa solo del male, neppure Kylo Ren, nipote e successore dello spietato Darth Vader. In diversa maniera, tutti sono umani e a volte sbagliano, a volte hanno ragione. La tecnica narrativa accentua questa interpretazione in maniera svariata: ripetutamente vediamo quanto possano essere vicini l’avversione alla simpatia, la commedia al dramma, la sfiducia alla lealtà.
L’apricodici DJ è più importante di quanto sembri perché mette apertamente in dubbio chi siano i buoni e i cattivi: oggi gli uni uccidono gli altri, domani viceversa. DJ tradisce Finn e Rose, ma anche lui ha un moto di empatia quando restituisce alla ragazza il suo pendente. (Aggiungiamo che pur essendo il personaggio più „cool” di tutti, è leggermente balbuziente, enfatizzando nuovamente che due poli opposti possono essere più vicini di quanto si creda.) Poe dal canto suo deve imparare che l’importante in una guerra non è fare fuori più nemici possibili ma salvare più vite possibili. Rose inizialmente vede in Finn un eroe, per poi dover scoprire che agiva per motivi personali e non per una qualche superiorità. Abbiamo anche una scena inusitata in cui due personaggi „buoni” (entrambi ufficialmente dal Lato Chiaro), Rey e Luke, lottano tra di loro, e dove alla fine la ragazza estrae la spada laser contro colui cui apparteneva, dimostrando a Luke che è divenuto il suo stesso nemico.

Altra critica spesso pronunciata è il massiccio ruolo delle femmine in Gli Ultimi Jedi, ma non penso che questo sviluppo sia dettato dal „political correctness”. Nelle altre due trilogie le femmine avevano per la maggior parte ruoli secondari e raramente del potere (Shmi Skywalker ad esempio era una schiava). L’unica donna che vediamo politicamente attiva nei prequel è Padmé in La minaccia fantasma, e infatti la vicenda si conclude con un trattato di pace; mentre nei classici il ruolo di Leia è centrale e contribuisce in gran parte al lieto fine.
Nei sequel vediamo diverse donne capaci e decise che devono ricordare ai maschi cosa significhi il vero eroismo. Rose confronta Finn con la sua debolezza (capisce che il presunto eroe è in verità un vigliacco) e dopo con il suo desiderio di sacrificio (ricordandogli che chi muore in guerra lascia indietro persone cui mancherà), mentre l’irruento Poe viene messo in riga da Leia e Holdo e ottiene importanti lezioni riguardo a modestia e responsabilità; intanto Rey deve sforzarsi di far ragionare sia il caparbio Luke che l’emotivo Ben.
Questo a dire che quando le donne hanno solamente un ruolo secondario e quasi nessuna influenza, la pace è lontana; anche femminilità e mascolinità stanno quindi imparando a essere più concordi. Sarà in gran parte per merito delle donne e il loro ruolo attivo in questa storia se la galassia troverà e manterrà un accordo stabile e questa volta duraturo.

Il fattore determinante è il rapporto tra i personaggi, la fiducia, il desiderio di lavorare insieme per il bene comune. Grazie a questo l’errore che una persona ha commesso può essere riparato dall’altro, i caratteri possono imparare gli uni dagli altri, sorreggersi a vicenda, trovare i limiti giusti. Bellissima la scena dove Leia, che aveva lottato e sofferto per far ragionare Poe, infine gli lascia il comando del gruppo quando tutti si volgono verso di lei: “Cos’avete da guardare me? Seguite lui.” Leia ha spesso criticato aspramente Poe ma ormai sa che il giovane è maturato e che può affidargli la responsabilità. E dall’altra parte vediamo suo fratello rifiutarsi di lottare contro il nipote, apparendogli solo per far guadagnare tempo ai suoi amici e inoltre per lasciargli i suoi ultimi insegnamenti. È trovare un legame con gli altri, accrescerlo e mantenerlo, che porta la storia a un fine di conciliazione e speranza, non l’eterna lotta tra due estremi entrambi convinti di essere unicamente nel giusto.

La frase chiave della trilogia sequel viene pronunciata da Rose: che la guerra finirà grazie alle persone che salvano ciò che amano invece di distruggere ciò che odiano. Il che è anche il tema della storia classica, dove alla fine trionfa non la violenza bensì un gruppo di inverosimili ma affiatati amici, assistiti inaspettatamente all’ultimo momento da colui che era stato il loro peggior nemico.

Personalmente, spero che la fine della saga non porti a una definitiva „vittoria” del Lato Chiaro; abbiamo visto che a lungo termine questo non ha portato alla stabilità e armonia sperata. Invece di Lato Chiaro o Lato Scuro, desidererei un arcobaleno di pace. wink1
 
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view post Posted on 11/5/2018, 21:16     +1   -1
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Aggiungo un'immagine del famoso mosaico. Nel film non si vede bene perché è sempre in penombra.

Attached Image: Jedi Temple Mosaic

Jedi Temple Mosaic

 
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view post Posted on 14/5/2018, 09:10     +1   -1
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La parentesi su Canto Bight

Date le massicce critiche di cui ho letto riguardo al viaggio di Finn e Rose sul pianeta Canto Bight in Gli Ultimi Jedi, secondo molti fans perfettamente superfluo, vorrei esprimere la mia opinione per cui questa parte del film è invece di grandissima importanza.
- Apprendiamo il passato di Rose su un pianeta schiavizzato e sfruttato.
- Conosciamo meglio il suo carattere, la generosità con cui libera le creature. (È vero che lascia indietro i bambini, ma dove avrebbero dovuto andare?)
- Il rapporto tra Rose e Finn si consolida. Finn ha lasciato il Primo Ordine anche perché desidera un’appartenenza personale; inizialmente la cercava con Rey che però per la maggior parte del film è separata da lui. Potrebbe averla trovata insieme a Rose.
- Vengono introdotti i bambini di cui almeno uno è un Force user, segno che saranno di importanza per il finale.
- Impariamo due importanti facciate delle guerre che prima d’ora nella saga non venivano menzionate: 1. Sono un mercato sporco che rende ricco chi vive vendendo armi e non interessandosi a ideali di nessun tipo. 2. Come dice l’apricodici DJ per spiegare il suo atteggiamento, le continue lotte non pongono fine alla violenza ma anzi la accrescono.

Tenendo a mente che (sempre secondo me) Gli Ultimi Jedi sta preparando ciò che sarà il culmine della saga, cioè la fine della guerra, chiudendo il cerchio con i prequel che avevano spiegato com’era incominciata, Canto Bight introduce temi importanti questo scopo e annuncia l’inizio della fine. Ritengo anche importante che i protagonisti di questa parentesi siano proprio Finn e Rose, due vittime della guerra: l’ex assaltatore disertato e la ragazza che aveva perduto l’amata sorella poco prima. Interessante anche il fatto che si siano conosciuti appunto perché Finn aveva sentito il pianto di Rose, in lutto per la morte di Paige.

Edited by Delari - 24/5/2018, 12:49
 
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view post Posted on 14/5/2018, 09:22     +1   -1
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Kylo Ren / Ben Solo è il personaggio malvagio dei sequel?

Kylo ha un grandissimo „errore”: ha dei dubbi. E una cosa è certa, i dubbi non rendono una persona apprezzabile, né a se stessa né agli occhi degli altri. Kylo è potentissimo e agisce spesso senza scrupoli, ma questo non gli dona né sicurezza né appagamento. Altri personaggi della saga come Obi-Wan o Luke si trovavano sempre nel posto in cui desideravano essere ed erano convinti di fare il giusto, per quanto magari sbagliassero. Kylo non è per nulla sicuro di ciò che fa, ma invece di indagare i suoi dubbi si sente indebolito, umiliato e irritato da essi.

L’ironia è che ha esattamente lo stesso nostro pregiudizio: ammira Vader in qualità di persona decisa. Kylo ha un cuore debole, ma è davvero così riprovevole? Se si trovasse dalla parte dei buoni, probabilmente avrebbe le nostre simpatie. Invece ci troviamo davanti a un cattivo „umano”, un giovane che non è mai maturato oltre l’adolescenza, troppo impegnato a liberarsi del passato per trovare il suo futuro, troppo incentrato sui propri dilemmi per vedere e comprendere quelli degli altri. Il sangue degli Skywalker è la sua maledizione come lo era stato per Anakin, solo che nel suo caso la fama della sua famiglia lo intralcia, mentre Anakin era letteralmente „figlio di nessuno“.

L’errore commesso da Luke, Leia e Han era stato quello di non avere messo in discussione la Repubblica e l’Ordine degli Jedi esistenti prima dell’Impero di Palpatine. La loro storia è pervasa dalla nostalgia per il passato, dettata dal desiderio di ripristinare l’antico ordine. Nessuno sembrava mai chiedersi di quali colpe dovevano essersi macchiati la Repubblica e gli Jedi per portare al regime del terrore: sono però discernibili per noi spettatori guardando i prequel. Abbattuto l’impero, i nostri eroi hanno tentato di ricostruire l’ordine di un tempo, e il loro figlio e nipote è divenuto, come suo nonno, un prodotto del mondo intorno a lui - affardellato dagli sbagli di non una ma due generazioni. Accade una tragica inversione del cammino di Luke: questi non sapeva che Vader era Anakin, il che lo avrebbe quasi reso un patricida, e quando lo ha saputo ha tentato l’impossibile per redimerlo, rischiando la morte. Anche Kylo non ha appreso la verità riguardo a Vader dai suoi genitori, e non conosce il vero destino di questi. Snoke, simile a Palpatine, è un classico esempio di ricatto sentimentale e manipolazione psicologica: sfrutta l’ingenuità del giovane per acuire il suo desiderio di trovare sicurezza interiore seguendo i passi del misterioso ma potente signore del terrore. In entrambi i casi, i figli sono vittime dell’incapacità della generazione passata di accettare e condividere il passato della loro famiglia con i figli. Similmente allo zio di Luke Owen e sua moglie Beru, i genitori e lo zio di Ben hanno commesso un madornale errore pensando di poterlo proteggere lasciandolo crescere ignaro del passato della sua famiglia.

Kylo ha poco controllo sulla sua vita e se ne avvede, ma non sa che anche Vader non ne aveva. Vader era stato un giovane confuso e frustrato come lui che si era ribellato al mondo in cui viveva, infine consumato dall’odio verso se stesso e il resto del mondo, tramutato in una macchina assassina dall’Imperatore, e controllato da lui attraverso il Lato Oscuro della Forza. Non a caso sul petto dell’armatura di Vader compare una piccola catena: Vader è in fondo un prigioniero, un cane rabbioso al guinzaglio. Kylo non sa ciò che vuole, e non sa che anche Vader non aveva un libero arbitrio ma era stato completamente schiavizzato dall’Imperatore. Quello che Snoke chiama un momento di debolezza da parte di Vader poco prima della sua morte era in verità stata la prima decisione propria di Vader dopo lunghi anni, un atto dettato dalla compassione, caratteristica che Kylo ha imparato a disprezzare.

Kylo si nasconde dietro alla sua maschera affinché nessuno noti la sua sensibilità, e Snoke lo stuzzica ulteriormente dicendogli che dentro di lui c’è troppo di suo padre. Non per niente nel dialogo con Han Kylo gli dice che suo figlio era un debole e uno stupido: vuole rappresentare rispettivamente divenire il terrore stesso, in modo da non doverne più provare. Possiamo solo immaginarlo, ma Ben Solo deve essere stato intimorito sin da bambino dall’idea di non poter raggiungere l’esempio del suo leggendario zio, e Snoke sembrava offrirgli un’alternativa più facile (ricordando gli insegnamenti di Yoda: il Lato Oscuro non è più forte, ma inizialmente più facile da percorrere). Il breve ma fatale smarrimento di Luke è stato uno choc per Ben come lo è stato per noi - dover vedere con i propri occhi che la persona che ci era sempre stata mostrata come la bontà incarnata ha anch’essa qualcosa di debole e perfino di demoniaco in sé. Dall’altro canto vediamo il suo rapporto con Rey: sin dalla prima visione tra i due (quando essa tocca la spada laser di Luke) il giovane la riconosce come sua uguale e vuole trovarla, conoscerla e tenerla vicina, sentendo istintivamente che lei è l’alternativa, una persona forte come lui ma umana invece che irraggiungibile come Vader da un lato e Luke dall’altro.

Mentre Anakin già prima di venire rinchiuso nella pesante armatura di Vader diventava esteriormente più disumano, assumendo il modo di marciare, il portamento rigido, i movimenti secchi e l’espressione dura che lo caratterizzano nella trilogia classica, le espressioni e il portamento di Ben diventano via via più naturali; in Gli Ultimi Jedi distrugge la sua maschera e una volta lo vediamo seminudo, provando ulteriormente (dopo il primo smascheramento) che a differenza di Vader è perfettamente sano e umano e che è il suo dramma interiore a spingerlo a nascondersi, non una necessità per sopravvivere.
Da dove proviene l’opposizione così totale tra l’apparenza di Vader, con la sua maschera nera che sembrava un incrocio tra una mosca e un teschio, e i lineamenti pallidi e vulnerabili dell’uomo che sta tornando a essere Ben Solo? Alla fine di Gli Ultimi Jedi lo vediamo letteralmente a terra, intento a raccogliere l’ultimo ricordo della sua famiglia dopo avere gettato a Rey un ultimo sguardo pieno di rammarico e struggimento; il contrasto tra lui e gli altri “cattivi” è schiacciante. Non può essere una coincidenza, è un ulteriore accenno al fatto che abbiamo a che vedere con un personaggio del tutto differente. Vader vestiva di nero perché era il malvagio della storia, Ben indossa il nero perché, utilizzando l’espressione contemporanea, è un emo.wink(1) La profonda rabbia che manifesta scaturisce dal sapere di essere da un lato molto dotato ma dall’altro non capire cosa fare con il suo immenso potere.

Da quando è apparso per la prima volta, Kylo / Ben ha tentato di ricoprire un ruolo che non è suo, per questo non convince. Non è malvagio; la pura malvagità non corrisponde con la sua natura duplice, sensibile a entrambi i lati della Forza. Deve anzi trattarsi di una personalità molto profonda e umana per essere ancora capace di provare e dimostrare compassione e lealtà nonostante le cose spaventose che si è caricato sulla coscienza.

Snoke sbagliava rinfacciandogli che in lui „c’è troppo di suo padre”: Ben Solo ha il cuore di sua madre, una donna compassionevole. Desidera sentirsi ed essere visto come un uomo „forte”, ma la sua natura lo spinge nella direzione opposta. Rey è la prima e finora unica persona cui fa vedere il suo vero volto (esteriormente non porta più la maschera, ma fuorché con lei dimostra ancora l’atteggiamento posticcio di Kylo Ren), e apprezzandolo la ragazza lo ha aiutato a svilupparsi: si nota che qualcosa sta accadendo dentro di lui. Dopo l’uccisione di Snoke sentiamo il motivo della Forza quando lo sguardo dei due giovani si incrocia, e la spada laser di Luke (divenuta simbolo della speranza) questa volta non viene attratta direttamente da Rey ma rimane a mezz’aria tra di loro.
Credo che il viaggio di Ben sarà ancora lungo e tormentato, ma se c’è una cosa che può ancora aiutarlo a redimersi, non si tratta di Rey, che lo ha respinto delusa dal suo egocentrismo. Sarà la sua stessa natura, la vulnerabilità che a volte lo spinge a provare compassione per un’altra persona - c’è da sperare - la chiave del suo ritorno all’umanità.

Scheda tecnica
Componenti della personalità di Kylo Ren / Ben Solo

Han Solo → Spaccone, difficoltà a dimostrare i propri sentimenti e ammettere debolezze, deciso a farcela da solo; all’incontrario → vulnerabile, irresoluto, introverso
Leia Organa → Coraggio morale, animo compassionevole
Anakin Skywalker → Potere, temperamento passionale, insicurezza, conflitto, frustrazione
Darth Vader → Spietatezza, arroganza, solitudine
Luke Skywalker all’incontrario → Patricida (l’idea che a Luke incuteva orrore); idealizza l’immagine di Vader come Luke idealizzava Anakin prima di conoscere la verità
Obi-Wan (Ben) Kenobi all’incontrario → insicuro, indecoroso e dubbioso, ma più potente e meno responsabile dei propri errori di quanto sembri
Qui-Gon Jinn all’incontrario → squilibrio, irresponsabilità, egocentricità
 
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view post Posted on 15/5/2018, 09:35     +1   -1
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Grand Pez di Girella

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La saga è mal riuscita / stata sfatata dalla sua continuazione?

Il problema di questa saga è - adesso per favore nessuno mi spacchi la testa con la spada laser - il film originale. Per quanto sia riuscito, inizialmente era una storia a sé, e solo in base al suo grandissimo successo e la richiesta di una continuazione l’autore con gli anni ne ha tessuto una intera saga di famiglia. Personalmente lo ammiro perché ha sviluppato la storia, la psicologia dei personaggi, i temi sociali, politici, filosofici ecc. a lungo andare, invece di limitarsi a ripetere il successo del primo esordio. Questo è cinema elevato ad arte, non semplice gratificazione dei fans con la soddisfazione delle loro aspettative. Come dicevo nell’altro thread, è perfettamente giusto e coerente che per esempio i prequel non abbiano un’atmosfera positiva e caratteri accattivanti, appunto perché raccontano la storia di un mondo tramontato e di una società debole e decadente. I sequel hanno una freschezza e un entusiasmo nuovo, appunto perché raccontano la storia di un nuovo inizio.

Il film classico Guerre Stellari, poi ribattezzato Una nuova speranza, ha una caratteristica che guardando da vicino manca a tutti gli altri: l’elemento “da favola” che separava chiaramente il Bene e il Male, caratterizzato anche dalla suddivisione visiva in bianco e nero. La scena chiave di L’Impero colpisce ancora non a caso avviene proprio nell’episodio centrale della saga: la terribile rivelazione di Darth Vader riguardo alla sua vera identità. Questa ribalta tutte le carte in tavola, svelando che il presunto “cattivo” almeno un tempo era buono, che il presunto “buono” Luke si è rivelato vendicativo e di strette vedute, e che l’altrettanto “buono” Obi-Wan gli aveva deliberatamente mentito.

I film seguenti percorrono questa strada attraverso la redenzione di Vader / Anakin (episodio VI); la spiegazione dettagliata della sua caduta e insieme a questa la disfatta della Repubblica e la fine degli Jedi (film prequel), e pongono la domanda riguardo a un ordine nuovo e migliore per la galassia (film sequel): quindi non “rovinano” la storia originale ma la sviluppano. È la nostra convinzione, o forza dell’abitudine, che ci fa aggrappare all’idea di Bene contro Male e di conseguenza impedirci di apprezzare la saga nel suo intero, invece di vedere che si tratta di un intricato puzzle con moltissime parallele e concatenazioni, e con uno sfondo filosofico e psicologico che invece di scodellare risposte pronte allo spettatore lo spinge a porsi molte domande, magari anche riguardo a se stesso.

Dopo averci rimuginato molto in questi mesi, trovo il mio passato atteggiamento in merito un vero peccato, che mi avrebbe impedito di godermi bene questa bellissima storia se non mi fossi cimentata ad approfondire.
Sarà l’età… si vede che cominciavo già a pensare, “Ai miei tempi era tutta un’altra cosa…” :innocent.gif:

Comunque, naturalmente sempre IMHO e de gustibus.

Edited by Delari - 15/5/2018, 14:30
 
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view post Posted on 15/5/2018, 15:16     +1   -1
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Perché non penso che Rey sia figlia / nipote di Luke

- Il nome „Rei” in” giapponese significa „zero”. In diverse storie giapponesi compare una persona con questo nome, che inizialmente è un’esclusa dalla società ma diventa qualcuno grazie alle proprie forze e il legame con altri.
- Luke a suo tempo era stato messo al sicuro su Tatooine e cresciuto da suo zio e sua moglie. Rey è stata traumatizzata dall’abbandono della sua famiglia e cresciuta in schiavitù. Presumere che proprio Luke le abbia fatto un simile torto con la scusa di doverla „nascondere” è il peggior svilimento possibile del suo carattere.
- Maz Kanata, che conosce anch’essa la Forza, le dice che la sua appartenenza a qualcuno non si trova nel suo passato bensì nel futuro.
- Nella scena della grotta si riconosce brevemente la siluetta di Kylo dietro allo specchio; il giovane si trova insieme con lei nel Lato Oscuro e vede la verità nella mente della ragazza, che poi userà al fine di ricattarla emotivamente, ma anche di liberarsi di false pretese tra loro. (Altra parallela con la scena della rivelazione di Vader a suo figlio.)
- Molti fans sono dell’opinione che Kylo abbia mentito a Rey dicendole che i suoi genitori „non erano nessuno”, ma anche se Kylo ha innumerevoli difetti, se la menzogna è tra di questi finora non si era mai notato.
- Sia Kylo che Maz le dicono apertamente che „in cuor suo” ha sempre saputo la verità ma non voleva accettarla, e la reazione di Rey dimostra che è vero.
- Rey non lega emotivamente con Luke, nonostante il fatto che di norma stringa facilmente amicizie.
- Rey è l’erede morale di Luke, ha i suoi ideali e la sua passione: dimostra che per essere speciale non è necessario avere il sangue degli Skywalker. Ben dal canto suo è il figlio di Leia, ma in quanto a ideali e convinzioni si è orientato nella posizione opposta.
- Rey non può, non deve essere una Skywalker; se lo fosse, il rapporto nascente tra lei e Kylo / Ben si spiegherebbe in base al loro legame tramite il potente sangue degli Skywalker come nel caso di Vader e Luke, non a quello della Forza. È proprio questo il punto: che per quanto siano distanti e diversi, i due poli opposti della Forza devono avvicinarsi e riconciliarsi.

(E narrativamente parlando: niente sarebbe potuto essere più scontato e ridicolo di una nuova scena culminante con la famosa frase: „Io sono tuo padre”… :innocent.gif: )
 
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19 replies since 4/5/2018, 12:42   792 views
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