Capitan Venezia
Capigatti riprende la sua idea 6 anni dopo e nel 2012 raccoglie tanto, tanto coraggio e un manipolo di artisti, per cominciare l’avventura dei supereroi tutti italiani. Le sue sceneggiature vengono quindi realizzate da disegnatori che rispondono al nome di Diego Bonesso, Federico Toffano, Federico Vicentini, Vincenzo “Viska” Federici e molti altri tra inchiostratori e coloriste. Vengono finalmente prodotte in grande stile le vicissitudini di Capitan Venezia, raccolte nel volume che rappresenta la prima stagione del supereroe, insieme a tutta una serie di personaggi contrassegnati con i nomi di tutti i capoluoghi veneti.
Con il tempo nascono supereroi anche nel resto d’Italia ed ecco arrivare sulla scena, come in una sorta di “Justice League italiana” (che non è ancora ufficialmente nata ma a tutti gli effetti lo è, visto che viene citata scherzosamente in un numero di Capitan Venezia), La Lupa a Roma e Capitan Palermo, ovviamente in Sicilia.
Capitan Napoli
Dopo la storia recente dei capitani italiani, arriva il 2018. In occasione di Lucca Comics & Games a novembre, viene presentato Capitan Napoli #0. L’autore è un giovane sceneggiatore di Portici, Antonio Sepe, classe 1985, già sceneggiatore ed editor per Noise Press su The Steams e lo spin-off The Steams Chronicles. Pubblicato in sole 300 copie per l’occasione, va a ruba. Con i disegni della star del fumetto Pasquale Qualano (DC Comics, Marvel e Valiant, tra le tante), il #0 dà un assaggio di quello che accadrà nel prossimo futuro, descrivendo le origini del supereroe partenopeo, le problematiche del suo alter ego Nino, il nemico pubblico n.1 che dovrà affrontare. Un bell’assaggio, non c’è che dire. Sepe ci sa fare alla grande con la scrittura. Ma arriva il piatto forte con il #1.
Nino è un ragazzo introverso e taciturno di Forcella, quartiere centrale e storico di Napoli, che sfoga la propria rabbia per la morte del migliore amico focalizzandosi sul diventare un provetto boxeur. Dopo essere caduto incidentalmente in un bagno di liquami tossici, si ritrova con il potere di sconquassare il terreno con la sola forza dei suoi pugni, creando potenti terremoti.
Il materiale che ha dato i poteri a Nino è la diretta conseguenza dei rifiuti velenosi gestiti dal racket di Pasquale De Andrea, neo-eletto Presidente della Regione Campania e soprannominato O’Mast dai suoi concittadini. Ovvero, la longa manus politica in tutti gli affari illeciti di Napoli, nascosti dietro a un paravento di onestà e buona gestione. Potremmo dire… il Lex Luthor della situazione.
Nino, dopo aver assunto l’identità di Capitan Napoli indossando un caschetto da pugile, guantoni super-resistenti e una tuta bianco-celeste, simbolo della squadra di calcio del cuore, affronta gli sgherri e le malefatte di De Andrea. Le gesta del supereroe cominciano a far breccia nei media passando prima da internet e poi sui media classici, radio e tv. A lui si affiancherà ben presto Katerina, cantante neo-melodica che si ritrova all’improvviso con una voce super-sonica in grado di distruggere le cose. Mentre spuntano dal nulla alcuni ninja appartenenti a una società segreta secolare composta da… pizzaioli!
Potrebbe sembrare tutto una forzatura caricaturale ma non lo è assolutamente. Sepe, coadiuvato ancora dalle matite di Qualano e poi di Vincenzo Carratù, Claudio Avella e Alessandro Miracolo, con i colori di Adele Matera e Alessandra Baccaglini, crea uno scenario supereroico classico all’americana calato nel profondo tessuto sociale partenopeo. E funziona benissimo, come ha funzionato per Capitan Venezia.
Parte quindi una profonda denuncia del malaffare imperante, della corruzione, della vergogna chiamata nella realtà terra dei fuochi e racket dei rifiuti. Antonio Sepe rischia e ci mette la faccia, lo fa per la terra che ama profondamente, lo fa per i supereroi, che ama ugualmente con tutto il suo essere.
Forse Capitan Napoli, forte del successo che sta ottenendo nel suo territorio, è lo specchio di quella legalità desiderata dalle innumerevoli persone per bene che vivono a Napoli.
Capitan Napoli e gli altri capitani italiani ricordano un po’ le maschere del Carnevale: a ogni città la propria. E allo stesso modo, l’alter ego di Nino mette a nudo le incoerenze e le contraddizioni della città, che dietro una patina di folclore, appunto, e allegria scanzonata nasconde ombre da disperdere e falsi miti criminali da sfatare. Fabrizio Capigatti e i suoi supereroi fanno più che divertire con avventure fantastiche: affondano i denti nelle vere e proprie ingiustizie che flagellano la società tricolore attuale. E cercano di porvi rimedio. Magari fosse così nella realtà.
I Capitani Italiani sono arrivati per rimanere e si spera (e si augura) che lo facciano a lungo.
https://www.tomshw.it/culturapop/capitani-...sono-regionali/