“Biancaneve, sei più cattiva di Mazinga!”Molto vero secondo me, questo titolo intravisto in un giornale e archiviato subito nella mia mente ai tempi in cui i robottoni erano a rischio di prossima ed immediata censura, perché etichettati come “troppo violenti”.
Se potevo anche fregarmene per buona parte degli stessi, non così potevo dire del primo trasmesso in Italia! Che terribile perdita il fatto di non poterlo più vedere!
La storia di Biancaneve, è in un certo modo la più crudele di tutte le classiche fiabe per bambini e la sua storia lo dimostra ampiamente.
Prima di entrare nel merito della fiaba, credo sia degna di nota l’animazione di Walt Disney.
La scena del bosco, quando lei è costretta a scappare, ci mostra delle immagini terrificanti: è buio e tira vento, ma quel che è peggio, gli alberi si animano, hanno occhi e artigli, lei prova a correre senza arrivare a nulla… una disperazione.
E’ stato anche detto che questa scena terrorizza i bambini e io stessa lo posso confermare; la visione sul grande schermo inoltre, ne amplifica di molto il lato spaventoso e drammatico.
Le storie dei fratelli Grimm sono spesso molto più tristi e cupe delle loro versioni cartonesche.
Non a caso, molti dei loro racconti sono stati ispirati da leggende e miti della tradizione tedesca.
Però qui, anche nel cartone animato non si scherza: ed è dall’inizio alla fine.
Una giovane ragazza rimasta presto senza madre. Successivamente, il re si risposa e fin qui niente di strano, anzi, potrebbe essere una seconda e buona mamma per la ragazzina sola.
Di certo non si è accorto che questa donna è “regina di magia”, come diranno i nani a metà storia (o forse, proprio con le arti magiche è riuscita ad attrarlo a sé).
Entriamo nel mondo dell’occulto con tutte le scarpe, perché fin da subito lei interroga uno specchio parlante (cosa alquanto strana e tenebrosa) per avere la certezza di essere sempre e solo lei la più bella del reame.
Un brutto giorno, lo specchio le rivela spietatamente che la più bella non è più lei, bensì la sua figliastra. Forse avrebbe dovuto aggiungere che niente abbruttisce quanto la cattiveria, ma sarebbero state parole sprecate.
Biancaneve ha già il primo nemico in famiglia, luogo in cui di solito si dovrebbe essere al sicuro e un bambino lo pensa e lo crede. La nemica deve servirsi di un complice per uccidere la sua rivale ed essere così sempre lei la più bella. L’omicida scelto è guarda caso il guardiacaccia, altro personaggio ritenuto onesto e fedele e se arriva a fine mese, è perché viene stipendiato dai suoi datori di lavoro, no?
Ma spesso la riconoscenza non viene considerata un obbligo e si vede molto chiaramente che, quando è nel bosco con la principessa e lei è totalmente candida e ignara delle perfide trame intessute alle sue spalle, lui è davvero intenzionato ad ucciderla, le punta l’arma contro infatti.
La natura innata del suo buon cuore, gli impedisce di compiere quel gesto fatale, in poche parole le rivela la terribile realtà e le dice di scappare via.
Il bambino si identifica sempre nel protagonista della storia e qui può iniziare a dubitare seriamente delle persone più vicine a lui.
“Dove vado adesso? Cosa faccio? Non c’è nessuno. Cosa ne sarà di me?”.
Dopo la scena allucinante della foresta tutta buia e minacciosa, come per miracolo tutto si acquieta, e in lontananza si intravede la casa dei sette nani.
Biancaneve viene ospitata da loro, ma quando rimane sola, l’avvertono di non aprire mai a nessuno, perchè: “la regina è maestra di magia…”, le ripetono.
Lo specchio parlante infatti, nella sua spietata sincerità rivela alla strega che Biancaneve è sempre la più bella!
La magia nera allora appare in tutte le sue tenebre a 360 gradi, perché la regina cambia totalmente aspetto trasformandosi in una vecchia megera (non è un travestimento, ma una vera trasformazione) e così, avvelena una mela dentro un gigantesco pentolone, dove lei intanto recita formule esoteriche.
Argomento adattissimo ad un pubblico infantile!
L’animazione mostra scene orribili di lei che si reca alla casa dei nani e l’odio tangibile di quando riesce finalmente a uccidere la fanciulla. E subito pronuncia una frase che sta tra il perfido, il sadico e il grottesco: “adesso sono io la più bella!”. Veramente, così trasformata si fa molta fatica a pensarlo.
Anche se i nani la credono morta, si rifiutano di seppellirla e la pongono nel bosco dentro una bara di vetro.
Il bel principe la vede e le dà un bacio: Biancaneve si sveglia subito, perché l’incantesimo non era mortale, ma portava ad un sonno simile alla morte, dal quale poteva svegliarsi solo con un bacio.
Nell’animazione, la strega muore finendo dentro un burrone, mentre nella fiaba del fratelli Grimm, la stessa partecipa al ballo di nozze e nella danza le si arroventano i piedi finchè muore pazza di dolore.
Io ne avevo una versione dove la matrigna, verde di bile, spaccava lo specchio magico, perché le aveva ancora detto che Biancaneve, ristabilitasi, la superava di gran lunga in avvenenza.
Il titolo dell’articolo letto, me lo impressi molto bene nella mente e subito pensai bene di riferirlo a chi di dovere.
Queste persone si rifiutarono quasi in toto di prenderne atto. La prima perché vedeva solo la bella casina nel bosco coi sette nani e gli animaletti tanto graziosi; la seconda, perché al di là dei principi azzurri, i suoi occhi non vedevano altro. Per lei c’era solo il principe che all’inizio incontrava Biancaneve, poi alla fine – stop – le considerazioni da me descritte non contavano.
All’epoca nemmeno io ero in grado di fare uno straccio di analisi, ma sentivo che molte cose non mi tornavano affatto.
Ero sola contro tutti… e Goldrake non c’era mai, uffa! Però c’era Candy, accidenti a lei! in reti private e con repliche a ripetizione! Era davvero troppo!
Ebbi l’infelice idea di confessare: “io sto male perché a tutti piace Candy e di Goldrake non ne parla mai nessuno, vorrei fosse il contrario”.
All’abbonata dei principi azzurri non parve vero sentire questa cosa, infatti diventò la sua arma preferita da puntarmi contro ogni giorno, ogni ora e con tutti.
Tra l’altro, era così banderuola che, a suo tempo, anche il principe caduto dalle stelle era stato il suo mito, ma che poi aveva sostituito con Terence, perché in quella serie c’era più sostanza in fatto di frasi amorose e coppie assortite: “mi hai lasciato e io mi ammazzo… non ti volevo, ma invece mi piacevi… sei stato un vigliacco a baciarmi a tradimento, però mi è piaciuto, perché non lo fai più?...” (una mia parafrasi su certe scene assurde di quell’anime interminabile).
Tornando a Biancaneve, qualcuno potrebbe giustamente obiettare che anche nella Bella Addormentata c’è il mondo dell’occulto con tanto di strega cattiva e velenosa.
E’ verissimo, però è in un suo mondo totalmente separato da quello terreno, cioè non abita a Corte, non è una finta amica. Nel suo regno i buoni sono buoni per davvero e non tradiscono, anzi, aiutano il più possibile. Le fate buone sono sempre presenti e i loro aiuti si rivelano fondamentali per la vittoria finale.
Guardando con attenzione il castello di Biancaneve, quello dove è nata e vissuta, benchè disegnato, lascia ben immaginare quelli che siamo abituati a vedere nei film con ampi luoghi oscuri, minacciosi e infidi, freddi e solitari, anche tristi.
Le insidie sono quasi ovunque e l’ingenuità della ragazza in ben due situazioni descritte nella storia, le sarà quasi letale.
Le storie robotiche, benchè in ognuna sia presente un duello col mostro e la fine dell’avversario, possono sembrare più violente ad una visione superficiale, ma non è così.
I due robot in genere sono ad armi pari, entrambi ben preparati e con alle spalle uno studio di collaboratori validissimi e onesti. Le scene di questi anime non sono mai spaventose.