Qualche sera fa, molto distrattamente e per la prima volta seguivo il film “Il ladro di giorni” (2019, regia Guido Lombardi), quando la mia attenzione è stata richiamata dal suono, tipo folata di vento, che il giovanissimo protagonista della vicenda emetteva agitando in aria un giocattolo, sorreggendolo fuori dal finestrino della vettura condotta dal padre... Dagli inconfondibili colori e sagoma del giocattolo a colpo d’occhio ne ho realizzato il genere, capendo non trattarsi affatto di un aereoplanino come mi ero immaginata, bensì di un modellino di un Mazinga, per la precisione dello Zeta! Così ho anche compreso cosa esattamente il ragazzino, poco prima, aveva sottratto al negozio ove si era fatta sosta. Intanto, seduto nell'auto in marcia lungo l'arteria a scorrimento veloce il bambino apre la mano e apposta lascia cadere il suo
chougokin per strada, così suscitando, oltre che il mio interesse, anche il mio stupore:
-
Diamine, ma che sta combinando il pischello?!Be’, il pischello undicenne stava reagendo ad un’osservazione del padre che, vedendolo impegnato nella simulazione di volo del suo modellino-giocattolo, gli aveva domandato se non fosse “un po’ troppo grande per giocare coi robottini”.
Al gesto del bambino comunque il genitore risponde arrestando l’auto, per rischiare la propria incolumità correndo sulla carreggiata a recuperare lo Zetto (
- E bravo, Scamarcio, che ce l’hai fatta senza farti investire!), raccogliendolo dall’asfalto (scena che subito me ne ha richiamata alla mente un’altra praticamente identica ma animata, che se non sbaglio sta in Mazinger Infinity, dove un modellino di MZ viene raccolto dalla sede stradale ove giaceva abbandonato).
Seguendo meglio la vicenda allo schermo, si comprende come il robot ultranoto a noi Girellari (che però dal bambino è stato qui battezzato “Mercoledì” per motivi che lasciamo stare, ché in fondo che ne può sapere un Duemila?) in questa storia non fa solo una semplice “comparsata”, anzi rivelandosi un
leit motiv, una sorta di
trait d’union tra il presente ed il passato dei due protagonisti che sono appunto un giovane padre ed il suo ritrovato figliolo, durante il loro viaggio
on the road dal Nord al Sud d’Italia e ritorno, col modellino dello Zetto che continua a fare capolino...
La presenza assolutamente fuori contesto del
meka nipponico in questo italianissimo film mi ha fatto riflettere che, “Lo chiamavano Jeeg Robot” a parte, si tratta dell’unica pellicola che io conosca in cui un personaggio di
anime sia tirato in causa dalla cinematografia “altra”, cioè non di settore...
Quindi, a chi di cinema è più ferrato di me domando: che voi sappiate, esistono altri film, italiani o meno, dove i robot e/o i personaggi nativi dei
manga e/o degli
anime si trovano in qualsivoglia maniera coinvolti?
Intanto, allego qui una sequenza di
screenshot tratti ad hoc dal film in oggetto.