L’OLOCAUSTO DIMENTICATOProbabilmente, a molti di noi la data di oggi, 1 febbraio, non ricorda nulla.
Non c’è da meravigliarsene: non per nulla, è il giorno della “Memoria Corta”. Il giorno della memoria dei nativi americani Sioux.
Perché proprio il 1 febbraio?
Perché ha segnato l’inizio di quella che è stata chiamata la Grande Guerra Sioux, detta anche Guerra delle Colline Nere.
Dopo una serie di scontri sanguinosi, i Lakota (vero nome dei Sioux; questo termine in realtà deriva da un nomignolo spregiativo) erano stati confinati in una riserva nel North Dakota che comprendeva le Colline Nere, per loro sacre. Purtroppo, i bianchi per primi non avevano mantenuto i patti: minatori e boscaioli avevano continuato a entrare nel territorio Lakota, ricchissimo di foreste, e dunque di legname. In più, si era saputo che sulle Colline Nere c’era oro.
Bastò questo per condannare il popolo Lakota.
Impensabile farli spostare: mai si sarebbero staccati dalle loro colline sacre. Impensabile un accordo: mai avrebbero accettato di vedere i minatori far scempio del loro tempio naturale.
L’oro però era un richiamo troppo forte, cui non si volle resistere.
Si decise di far loro guerra, massacrarli e togliere di mezzo i superstiti.
Con un mero pretesto, il 1 febbraio 1876 si dichiarò guerra ai Lakota: cominciò così quella che è conosciuta come la Grande Guerra Sioux del 1876, un anno intero di battaglie alternate a trattative, che vide opporsi da una parte Lakota, Cheyenne e Arapaho, comandati da capi come Toro Seduto, Cavallo Pazzo, Fiele e Stella del Mattino, e dall’altra l’esercito degli Stati Uniti d’America.
Nonostante il coraggio, la rabbia e la disperazione, i nativi ebbero la peggio: guerrieri indomiti ma non addestrati e armati con archi e frecce, tuttalpiù con qualche fucile, erano in svantaggio rispetto a un esercito regolare dotato di fucili e cannoni. Malgrado le vittorie al torrente Rosebud (fatta passare per vittoria americana dal generale Crook) e a Little Big Horn, dove trovò la morte il colonnello George Custer, la sorte per i nativi era segnata: l’esercito americano non indietreggiò davanti ad azioni disumane, come attaccare gli accampamenti e sterminare donne, anziani e bambini.
La Grande Guerra Sioux terminò nella primavera del 1878, anche grazie all’intervento di alcuni capi Lakota che non avevano partecipato al conflitto, come Coda Chiazzata e Nuvola Rossa, e che s’impegnarono a cercar di far cessare le ostilità. Ultimo ad arrendersi fu il capo Cavallo Pazzo, che fu poi ucciso qualche mese dopo dai soldati americani in circostanze mai del tutto chiarite.
La Grande Guerra Sioux non segnò comunque a fine delle ostilità tra i Lakota e gli Stati Uniti: circa dieci anni dopo vi fu una nuova sollevazione contro i bianchi, conosciuta come Guerra della Danza degli Spiriti, durante la quale fu ucciso il capo Toro Seduto. Questa guerra ebbe il suo orrendo epilogo con il massacro di Wounded Knee, dove trovarono la morte circa 300 nativi, soprattutto donne, anziani e bambini, vedove, genitori e figli dei guerrieri caduti durante la Grande Guerra Sioux.
L’ultimo scontro tra i Lakota e gli USA avvenne negli anni ‘70 del secolo scorso: nella riserva di Pine Ridge, in quei giorni i Lakota si erano ribellati al governo Nixon, denunciando le miserevoli condizioni in cui erano stati ridotti a vivere. Intimidazioni da parte del governo, resistenza dei Lakota: il fatto era però avvenuto a Wounded Knee, teatro del massacro di quasi un secolo prima, e il governo americano non aveva alcun potere su quella terra. Vi furono scontri, qualche perdita; finì purtroppo come ci si poteva aspettare, con i Lakota ancora una volta sconfitti, e senza aver visto riconosciuti i propri diritti. Leonard Peltier, simpatizzante per i Lakota e attivista per i diritti dei Nativi Americani, fu condannato a due ergastoli per l’omicidio di due agenti FBI. L’episodio è passato alla storia come Incidente di Wounded Knee.
Nel 2009, l’ex presidente Barack Obama ha istituito il Native American National Heritage Day (Giornata Nazionale dedicata al Patrimonio dei Nativi Americani), che cade il giorno dopo il Thanksgiving Day.
Sempre sotto il presidente Obama, si riconobbe formalmente la Dichiarazione sui Diritti dei Popoli Indigeni, del 2007, che l’America, ultimo paese del mondo a farlo, fino ad allora aveva rifiutato.
Questa dichiarazione riconosce vari diritti agli indigeni: autodeterminarsi, non essere assimilati culturalmente, conservare lingua, usi e tradizioni.
Si spera che questo sia un passo verso una maggiore accettazione dell’altro, del diverso da noi, e che segni un nuovo periodo di tolleranza e rispetto.
Le terre concesse ai Lakota, e loro successiva riduzione negli anni.
Da Wikipedia.
Toro Seduto
Da Wikipedia
Per approfondire:
Sul giorno della memoria dei nativi Sioux:
https://site.unibo.it/canadausa/it/articol...rio%20americano.
Sulle guerre Sioux:
https://it.wikipedia.org/wiki/Guerre_sioux