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18. (La Preda)
Si accoccolò semisdraiato sulla poltroncina in legno della terrazza, cullato dal fragore non lontano della cascata e accarezzato dalla luce azzurra della luna. Una luna bella, come quelle di Fleed. Nel sonno e nel sogno non trovò pace perché i pensieri tornavano sempre lì, a quel bosco dietro alla reggia dove conobbe la figlia di quel criminale che gli aveva portato via tutto… Cosa vuoi, Rubina, da me? Da cosa fuggi… sempre che tu stia fuggendo! Chi sei, cosa ne è stato della tua vita fino ad oggi? Nel dormiveglia avvertì qualcuno sedersi accanto a lui e quando aprì gli occhi incrociò quelli dolci di Venusia, venuta ad accertarsi di come si sentisse. “Scusami Actarus, non volevo spaventarti, volevo solo essere sicura che tu stessi bene…” Timida, si era portata una mano sulle labbra, dispiaciuta per averlo sorpreso. “Non preoccuparti, hai fatto bene a svegliarmi, l’umidità della notte sta cominciando a farsi sentire…” La osservò: era così bella avvolta in quella lunga vestaglia bianca illuminata solo dai raggi di luna. I capelli mossi lasciati sciolti sulle spalle incorniciavano i suoi lineamenti delicati e gli occhi grandi erano così sinceri… Ecco cosa gli piaceva di quella ragazza minuta e dalle abitudini semplici, era la sincerità fresca come l’aria delle praterie in cui era cresciuta, profumata di muschio e di resina come le foreste che circondavano quelle terre che avevano ridato un senso alla sua vita. “Siedi qui accanto a me…” Allungò il braccio invitandola a sedersi accanto a lui e con un gesto spontaneo la strinse stretta a sé cingendole le spalle. Aveva voglia di sentirla vicina ora che non aveva più certezze. “…il cielo è bello stanotte…” Dopo essere rimasti a guardare le stelle, ognuno preso dai propri pensieri, Venusia interruppe il silenzio: “… cosa pensi che succederà ora che la figlia di Vega è qui?” Actarus sospirò: “Non lo so, ma non mi aspetto niente di buono. Probabilmente Vega ci attaccherà…” “Ma lei da che parte sta? Perché è qui?” Da che parte sta? Non dalla parte di suo padre, questo gli era abbastanza chiaro, ma non era certo che l’interesse di Rubina fosse rivolto alla Terra; la sua proposta era stata ambigua e gli era parso che fosse più interessata a lui e a Fleed che alla libertà della Terra. “Actarus?” Lo sguardo interrogativo di Venusia lo riportò al presente. “Scusami - turbato la fissò negli occhi - … non so cosa abbia in mente.” “Tu e lei…?” Actarus scosse la testa non nascondendo una certa insofferenza. “Ti prego Venusia, non ha senso questa domanda, è stato tanto tempo fa…” Venusia scattò in piedi liberandosi del suo braccio e voltandosi verso di lui. “…era tanto tempo fa cosa? C’è stato qualcosa fra di voi?” La voce aveva tremato nonostante avesse fatto di tutto per controllarsi e per Actarus fu una fitta al cuore; le stava facendo male e lei soffriva per causa sua. C’era stato qualcosa? Un contratto, un’imposizione? Una farsa? Un’amicizia o qualcosa di più? Certo era a quello che stava alludendo Venusia… Fece una smorfia. “No! E non ha più importanza ora…” Si mise in piedi e le andò incontro stringendola fra le sue braccia. Aveva mentito, a lei che lo amava così discretamente e a sé stesso, perché non era vero che non aveva importanza: quella donna era Rubina, colei che era stata la sua promessa sposa e che era venuta a ricordargli antichi vincoli e responsabilità. Anche se non aveva mai provato un vero amore per lei, il fatto che fosse ritornata nella sua vita aveva rimesso in gioco tutto il suo avvenire, se mai ne meritasse o ne esistesse uno. Accarezzò i capelli della ragazza dagli occhi color del miele e appoggiò le labbra sulla sua fronte attendendo che si calmasse. Forse stava sbagliando ancora, avrebbe dovuto allontanarla da sé e non abbracciarla a quel modo, ma non c’era riuscito. “Perdonami…” Si allontanò dalla ragazza voltandosi lentamente, quasi sperando che lo trattenesse ma non fu così; non sarebbe stato da lei. Guardò l’ora, erano quasi le tre del mattino e sapeva già che per quel poco di notte che ancora rimaneva non avrebbe chiuso occhio; decise di andare a vedere come stesse Alcor. Alcor era sdraiato con la testa rialzata e il naso tumefatto. Gli occhi erano accerchiati da un ematoma bluastro e a livello dello zigomo sinistro c’erano due punti di sutura. Zuril l’aveva colpito con violenza. Il braccio destro era fasciato. Non appena si avvicinò al letto il ragazzo aprì gli occhi: “Ciao Alcor, come ti senti?” “Beh, ho avuto momenti migliori…” Accennò ad un sorriso toccandosi la nuca. Bene, non doveva più preoccuparsi; Alcor se la stava cavando alla grande e l’indomani si sarebbe rimesso in piedi. “Tu invece come stai Actarus?” Actarus lo guardò di sottocchio come volesse chiedergli una domanda di riserva. “Se intendi fisicamente sto bene, per tutto il resto non so cosa risponderti…” Rimasero in silenzio a fissare il vuoto della stanza. Dalla parte opposta del servizio di cure giungeva il bip monotono dei monitor che sorvegliavano Rubina; Actarus si mosse sulla sedia quasi volesse impedire alle sue gambe di dar retta all’impulso di alzarsi e andare da lei. Fu Alcor a rompere gli indugi. “Perché non vai da lei?” “Te la senti di alzarti e venire con me?” “Ma certo… che credi, non saranno un bernoccolo sul naso e un po’ di mal di testa a fermarmi…” Quanto fu felice in quel momento di aver accanto un amico come Alcor. Lo aiutò a mettersi in piedi e si diressero al capezzale della Principessa di Vega. Nel nulla di quel sonno febbrile che l’aveva trascinata nel torpore si accorse della sua presenza. Credeva di aver perso quella sensibilità e invece era rimasta intatta: Duke era accanto a lei, la stava osservando e percepiva la sua inquietudine. Ma perché mai era così agitato? Potevano ancora ricostruirsi una vita su Fleed, lontani dalle guerre di conquista di suo padre, lontani dall’orrore del suo impero giunto allo sfacelo. Le ricchezze di Fleed erano rimaste intatte, i dati raccolti nel file del tenente Akaram erano chiari e i fleediani, quelli più forti e resistenti, erano sopravvissuti, grazie anche a lei, e con loro altri popoli di pianeti già a suo tempo alleati di Fleed. Perché avvertiva reticenza in Duke? Cosa lo aveva cambiato così tanto? Perché le era sembrato sorpreso di fronte alla rinascita di Fleed? Devo dirgli tutto, anche dei fleediani che lo stanno aspettando su Rubi e così si convincerà a tornare poi… gli affetti ritorneranno. Aprì a fatica gli occhi. Duke era seduto di sbieco accanto a lei ma non era solo, c'era anche un giovane in piedi davanti alla testata del letto. Deve essere un terrestre… Chissà perché si era immaginata che i terrestri fossero ominidi piccoli, primitivi e privi di fascino, mentre costui era decisamente interessante e anche piuttosto avvenente. La stava fissando a bocca semiaperta ma non riuscì a capire a cosa stesse pensando. Ragiona in una lingua indecifrabile e in un modo strano, ma sembra curioso e c’è stupore in lui... Alle spalle dei due ragazzi in quel momento sopraggiunsero due giovani donne. Le sfuggì un gemito di sorpresa. Maria! Quella piccola impertinente era diventata una donna bellissima. Sì, non aveva dubbi, era Maria, l’aveva riconosciuta dallo sguardo curioso e penetrante. E l’altra? Ha messo una mano sulla spalla di Duke! Quel gesto d’affetto la lasciò perplessa: come poteva quella donna permettersi di stare accanto all’ultimo Re di Fleed in maniera così disinvolta? Non erano quelle le attenzioni degne di un Re! Ma soprattutto… come mai Duke non l’aveva fermata e si era lasciato fare? Era gradevole d’aspetto, non lo metteva in dubbio, ma niente a che vedere con le donne di corte. Dovette però ammettere, senza capirne bene il perché, che quella giovane irradiava serenità. Anche di lei non riuscì a decifrare i pensieri, sicuramente perché terrestre, mentre di Maria avvertì l’inquietudine. Ha paura…! -Continua- Capita per caso che proprio oggi questo capitolo sia dedicato alle donne del principe: Venusia, Rubina e Maria. Manca Naida, ma quella é un'altra storia... I ruoli si stanno definendo e l'alba di un nuovo giorno sta per arrivare... per i vostri sempre graditissimi commenti, qui https://gonagai.forumfree.it/?t=70414904&st=960#lastpost |