Go Nagai Net

Votes taken by TsurugiTetsuya

view post Posted: 11/4/2022, 08:36     +1Fan art - by gigi la trottola (Commenti) - Fan Art
Ciao, Gigi!

Caspita, che bel lavoro hai fatto qui:
https://upload.forumfree.net/i/ff11368092/jun.gif
Una Jun animata che, già bella di suo, ammiccando con gli occhi lancia anche un bacetto... Davanti ad una visione del genere mi immagino Tetsuya, uomo conosciuto per essere "una macchina da guerra", ed ecco come mettere tale macchina fuori combattimento!
:faccina:

Complimenti, Gigi.
view post Posted: 7/4/2022, 19:57     +1TsurugiTetsuya FF Gallery - solo commenti - Fan Fictions
Ciao, Annushka, ciao, Micchi, quanto tempo, e che piacere ritrovarci qui a leggere e a scrivere dei nostri beniamini!

@Annushka:
CITAZIONE
... il costrutto e il fraseggio che tendono... alla cadenza del poema epico.

Può darsi, visto che per poter confermare questo passaggio e la sua continuazione ho dovuto per forza rispararmi tutti i 26 episodi di Mazinger Edition Z, perciò può essere che il tono “epico” utilizzato da Imagawa per rendere le scene madri della sua rivisitazione si sia in qualche modo riflesso nello scriverne.
CITAZIONE
Alla fine ho capito (quasi) tutto! E' stata una bella soddisfazione, non conoscendo all'inizio (quasi) nulla.

Una bella soddisfazione sì, visto che la sceneggiatura ufficiale, cui il presente capitolo anche per la modalità narrativa si ispira, è del genere che “guai a distrarsi un attimo, altrimenti ti perdi l’inquadratura del particolare saliente che alla fine ti giustifica il tutto”. Mannaggia ad Imagawa!
Poi, sarebbe interessante conoscere ciò che dallo scritto "si capisce (quasi)”, perché i casi potrebbero essere due: a) non si capisce del tutto perché non ho pensato a spiegarlo o non l’ho spiegato bene, oppure b) la spiegazione potrebbe arrivare col prossimo capitolo (?)... Nel dubbio, alla prossima mi saprete dire, ci conto!
CITAZIONE
Soprattutto mi ha fatto piacere conoscere la mamma di Koji!!!

Tsubasa... La donna è tosta e di personalità complessa, ed esattamente come il Juzo di Imagawa per me è personaggio impossibile da ignorare. Doveroso quindi presentarla e permetterle di esprimersi anche in FF.

@ Micchi
CITAZIONE
...mi sembra di capire che il filone GM sia stato momentaneamente accantonato per aprirne un altro... che si ispira a Maginger Z:The Impact...

Sì, perché il semicerchio della FF dalla sua parte prequel è ora andato ad intrecciarsi con alcuni fatti narrati nel OAV di Imagawa, che coinvolgono in primis Juzo Kabuto, con le sue attività e relazioni ;P
CITAZIONE
Maginger Z:The Impact... Credo di aver perso quasi subito il filo e soprattutto la pazienza quando ho capito che sarebbe stata l'ennesima rivisitazione dello Zeta e che avrebbe lasciato poco spazio al nostro eroe e praticamente nessuno a Jun.

La stessa reazione che al primo impatto ho avuto anch’io; però, in fin dei conti, ho trovato insostituibili alcune “visioni” proposte da questa serie, la cui trama ha una caratteristica fondamentale: nulla è ciò che sembra. Tetsuya viene presentato come già morto e sepolto, ad esempio, eppure, in fine della serie, chi sarà mai il tale “Blade” che controluce alle fiamme come un’ombra per un attimo interviene ad affettare Pigman? (E da qui l‘idea di far intervenire in FF un Tetsuya in prematura versione Blade, a salvare Juzo da un primo attentato di Hell). E sempre in fin dei conti, nel riguardare questo reebot ho realizzato quanto il personaggio di Tetsuya tutto sommato ne esca inaspettamente valorizzato. Mentre per quanto riguarda Jun, anch'io trovo vergognoso che la valorosa pilota di Venus sia stata fatta letteralmente sparire, con Sayaka che bellamente si appropria persino del robot che storicamente appartiene all’altra (ma anche qui, la serie prevedeva un seguito che purtroppo non è mai arrivato: chissà mai che là il personaggio di Jun fosse contemplato?).
CITAZIONE
... Tez ... fulcro del funzionamento della nuova creatura robotica del Professore! A questo punto mi chiedo (e ti chiedo): questo suo ruolo è presente anche nell'anime originale o è una tua rivisitazione?

In questo senso il ruolo del nostro tesoruccio è assolutamente fedele al OAV di Mazinger Edition Z, e nel caso tu non sia mai arrivata a vedere l’episodio 19, ecco, ti consiglierei di iniziare a guardare quello ed il 20, che per una Tez-maniaca potrebbero essere la spinta per poi sorbirsi anche il resto del pot pourri.


Ragazzi, grazie a tutti come sempre per i vostri preziosi commenti <3 ,
e a prestissimo!
view post Posted: 7/4/2022, 19:12     +2Grisù il draghetto - Commenti - Cartoons & Sci-Fi
Mi unisco alla ola per Grisù. Ho sempre adorato quel cartone, ne andavo pazza.
Soprattutto adoravo Fumè <3 .
All'epoca non distinguevo tra cartoni italiani piuttosto che altro, ero piccina.
Però di recente sono andata a riguardarmi qualche episodio e ad oggi sono orgogliosa che si tratti di un prodotto nazionale.
Una puntata di Grisù, e ascoltando i dialoghi ti riappacifichi con la lingua italiana.
Bellissimo.
view post Posted: 6/4/2022, 11:27     +1shooting_star's fiction gallery - commenti - Fan Fictions
@shooting_star
CITAZIONE
Certo che il principe un filino di snobberia ce l'ha... umile e pronto al sacrificio finché si vuole, ma solo perché sa di essere il migliore di tutti, il più coraggioso e ovviamente il più umile e il più pronto al sacrificio di tutte. Poi, quando si è trovato tra le mani il progettino del dischetto e il curriculum di Koji con la sua foto a sorriso ganzo e criniera puntuta ha pensato, forse senza sbagliarsi del tutto, di trovarsi di fronte a un parvenu. Cosa può la la dinastia Kabuto a fronte della monarchia di Fleed?

Ooh! Questo è il livello di snobismo che nel principe Duke mi soddisfa.
Anche perché, a voler vedere, le stesse monarchie terrestri all'erede di Fleed appariranno un po' provincialotte, dato che il ragazzo in famiglia da sempre avrà resiprato di geopolitica a livelli addirittura intergalattici.
:ok: :duke:
view post Posted: 5/4/2022, 17:17     +1shooting_star's fiction gallery - commenti - Fan Fictions
"ATTESA".

CITAZIONE
... Kabuto non potrà riprendere... nemmeno il Grande Mazinga di Tsurugi Tetsuya.

Ci mancherebbe altro: -Al laaaadro!- Vai, vai pure, Koji, col tuo macinino giallo "contro-i-mostri-lanciati-da-Vee-ga!"
:TFO:
CITAZIONE
“Ma perché chiede di lavorare qui? Ci sono centri più importanti in Giappone.”

Traduzione "Padre, ma perché proprio a noi una paglia così corta??" ^U^
CITAZIONE
Uno che firma autografi!

Sia mai! :duke:
CITAZIONE
E Kabuto? Non durerà una sola battaglia…

Be', questo è tutto da vedere (l'orgoglio dei Kabuto che parla)

CITAZIONE
Kabuto sarebbe arrivato l’indomani… sapeva cosa fare.

Scherzi a parte, ecco cosa c'è dietro la poco calorosa accoglienza riservata al giovane Kabuto al ranch in prima puntata...
Anche se...
Anche se, al di là dei nobili propositi, un minimo di snobberia sotto il naso del principe secondo me resta, quel tanto che basta a giustificare il suo sangue blu, o no? :actarus:

Grazie, Shooting per questa breve ma intensa scenetta da dietro le quinte.
view post Posted: 25/3/2022, 22:45     +2TsurugiTetsuya FF Gallery - solo autore - Fan Fictions
37. APPRENDISTATO.

Altrettanti anni prima, marina di Yokosuka, istituto tecnico dell’Accademia Nazionale di Difesa.

Le tue orecchie avevano registrato un battere cadenzato di tacchi sul pavimento e tu, gettato uno sguardo lungo il corridoio, a colpo d’occhio avevi valutato che chiunque stesse sopraggiungendo era decisamente più alto e più robusto dell’atteso; perciò, restando pazientemente seduta nella sala d’aspetto della scuola per militari, eri tornata a sistemarti sulle cosce la minigonna di recente acquisto. Così, solo in ultimo ti eri avveduta del paio di scarpe in lucido cuoio nero che ora stava sotto i tuoi occhi, fermo a guardare le punte dei tuoi stivali da donna… Allora, levando lo sguardo, avevi scoperto che il proprietario del paio di scarpe lustre era un giovanotto in uniforme, la cui capigliatura a dispetto del contesto si presentava indisciplinata e che in viso stranamente poteva ricordare proprio…
- Ciao ragazzo, come stai? - alzatosi dalla seduta ove vicini avevate atteso, il Dottore intanto aveva salutato.
- Non c’è male, grazie – una voce maschile estranea ma al contempo familiare al saluto del Dottore aveva risposto, mentre una spanna sopra di te un paio d’occhi color del piombo insistente ti teneva di mira, finché:
- Hey, Jun, non ti hanno insegnato che salutare è buona educazione? - l'apparente sconosciuto ti aveva apostrofata...
Tono indisponente, fare sostenuto, sguardo beffardo, solo di fronte a tutte quelle qualità messe insieme, alla fine, eri faticosamente riuscita a far combaciare l’immagine del fusto lì ben piazzato a sovrastarti con quella del quindicenne tuo fratello adottivo, il quale esattamente un anno prima aveva lasciato la Fortezza delle Scienze per entrare alla scuola superiore dell’accademia militare, quindi:
- Tetsuya, sei proprio tu!? - a scoppio ritardato avevi esclamato, al che l’altro prima con gli occhi era parso ridere e poi:
- Ma sentitela! Jun, si può sapere chi ti aspettavi di incontrare qui, forse Saburo Sakai?! - ti aveva canzonata. E mentre ancora incredula e incapace di spiccicare altre parole facevi ciò di cui al momento eri in grado, cioè fissarlo a bocca aperta - Jun, guarda che la mia era una bellissima battuta – lui serio ti aveva fatto notare – Ma davvero non sai chi è Saburo Sakai??
Di nuovo padrona di te - No, non lo so, e allora?! – voltandogli la faccia scocciata lo avevi rimbeccato.
- Buoni, ragazzi – il Dottore a quel punto era intervenuto – Spero non abbiate intenzione di mettervi a litigare proprio qui, appena incontrati?! Vi ricordo che il permesso di Tetsuya sarà di breve durata, perciò conviene sbrigarsi ad andare a pranzo... O volete dirmi che non avete fame?
- Come no! – all’idea del buon cibo il ragazzo per primo aveva reagito.
- Una fame da lupi! – a ruota anche la figliola si era pronunciata.
- Bene, vedo con piacere che l’appetito riesce sempre a mettervi d’accordo - e con queste parole Kenzo Kabuto, reindossando il suo soprabito, nel corridoio dell’accademia si era avviato, così inducendo entrambi i suoi figli adottivi a seguirlo.

Seduti al tavolo del ristorante che per l’occasione era stato prenotato, ordinato il pranzo, avevi approfittato della successiva attesa per meglio squadrare il tuo ritrovato fratello adottivo... E più l’avevi osservato, più ti eri fatta l’idea che i notevoli cambiamenti in lui non avessero interessato solo il fisico, perché d’accordo che Tetsuya di carattere non era mai stato un espansivo, ma...
Restio a intraprendere discorsi, alle domande che il Dottor Kabuto in mezza giornata gli aveva rivolto, l’altro si era sempre limitato a rispondere per monosillabi, puntualmente seguiti da intervalli silenziosi nei quali il commensale era apparso assente, lo sguardo concentrato altrove... Un modo di fare che aveva finito per rattristarti, perché sin troppo chiaramente l’atteggiamento ricordava quello del ragazzino di rientro dall’isola nell’arcipelago Izu, dove a periodi il Dottore per anni aveva condotto il bambino adottato e da dove ogni volta Tetsuya rientrava taciturno e distaccato, quasi che quell’isola avesse il potere di trasformarlo in un'altra persona; un effetto che per fortuna col passare del tempo si affievoliva, man mano che l’interessato tornava alla quotidianità, però... Per le poche ore che in quel pomeriggio avevate potuto trascorrere di nuovo insieme, l’atteggiamento in questione non era mai cambiato: a parte l’essersi preso gioco di te al primo rivederti, tra il ristorante e il rientro all’accademia la recluta era sempre rimasta seria ed impassibile, come esente da emozioni, perciò, fosse dipeso da te, Tetsuya da quella scuola militare sarebbe dovuto tornare a casa immediatamente!
Tuttavia ciò semplicemente non era possibile, dato che per volere del Dottor Kabuto, mentre nei successivi due anni tu avresti continuato a frequentare la scuola di Yokohama, tuo fratello adottivo avrebbe avuto ancora chissà quanti anni da trascorrere presso svariati corpi militari, ad imparare tutto ciò che il vostro padre acquisito riteneva utile per la formazione del suo addestrando pilota di robot gigante.

La sera stessa, Suruga Bay, Fortezza delle Scienze.

- Allora, Jun, come hai trovato Tetsuya dopo tutto questo tempo?
Alla domanda peraltro attesa del Dottore, soppesando le parole avevi risposto:
- Be’, direi… cambiato. Da non riconoscerlo.
- Già, – l’altro aveva convenuto, proseguendo – si sta facendo un uomo. Sono molto soddisfatto del suo rendimento alla scuola militare: il professor Maki mi conferma che il report del nostro futuro caporal maggiore è eccellente, mentre in fatto di prove fisiche i suoi risultati sono i migliori di tutto il corso! - così si era espresso il professore, tradendo tutto il proprio orgoglio di primo addestratore del figlio adottivo e forse anche di padre...
- ... Ne sono felice, Dottore - ma stavolta non ti era riuscito di dissimulare, infatti:
- Qualcosa non va, Jun? Mi sembri pensierosa.
Valutando meglio i pesci da pigliare:
- Ma no, Dottore, che dici, è solo che Tetsuya… Mi è sembrato un po’ sulle sue, tutto qui.
- Capisco, - Kabuto allora aveva interpretato - però ti assicuro che era molto contento di rivederti, anche se come al solito non l’ha dimostrato. Da questo lato dovresti conoscerlo, no?
- Ma certo, Dottore, hai proprio ragione! - allora ti eri affrettata a concordare, nell’avviarti all’uscita della modernissima e minimale living comunicando - Scendo in palestra ad addestrarmi.
- Jun, ora sei in vacanza, non è indispensabile - Kabuto aveva provato a consigliarti.
- Non importa, Dottore, le feste di Pasqua alla scuola cattolica sono lunghe, e quando Tetsuya tornerà, io non dovrò essergli da meno in nulla.



***




Un anno più tardi, radice della penisola Izu, costa est, stazione di soggiorno di Atami.

Alla tanto rispettabile quanto isolata villa con vista mare, i pezzi arrivavano già sbozzati.
A produrli era la fucina industriale che da anni ormai era installata nel Monte Fuji.
Laggiù, nelle profondità del vulcano sopito, associato alla miniera che rendeva la rarissima materia prima, un enorme crogiolo alla poderosa forgia continuava a fornire lingotti d’acciaio opportunamente arricchiti al japanium…

Quello dell’innovativo metodo di arricchimento del metallo era stato il primo dei brevetti depositati che uno dopo l’altro avevano contribuito ad accrescere la fortuna di un ingegnere, negli anni consentendo di reinvestire con profitto gli ingenti ricavi prodotti da una filiera che di fatto si autoalimentava.
Infatti, una volta avviata l’unica attività estrattiva del genere al mondo, alle pendici del Fuji aveva finanziato anche la costruzione di una centrale fotonica, a sostentare estrazione e lavorazione del minerale stesso. Nel frattempo il migliore dei suoi assistenti, Gennosuke Yumi, era divenuto il più diligente dei suoi collaboratori e se ad oggi la centrale di generazione fotonica era arrivata a distribuire energia pulita a tutta la prefettura di Shizuoka, ciò era stato grazie alla capacità del giovane ricercatore di lavorare in autonomia, anche in assenza del maestro.
In ultimo, prima di rendersi irreperibile, connesso alla centrale aveva fatto in tempo a fondare l’istituto di ricerca per lo sviluppo e per le applicazioni dell’energia fotonica, nominandone direttore Yumi stesso. Quest’ultimo investimento aveva già permesso all’equipe del Fuji di compiere i primi passi nella sperimentazione di macchinari che, dalle dimensioni eccezionali e dall’innovativa fonte alimentati, in un futuro non lontano avrebbero servito l’umanità per scopi dichiaratamente pacifici.
A risvolto dell’intera faccenda, comunque, restavano gli utili che da tutti quei brevetti continuavano a derivare, da soli bastando a determinare la ricchezza dell’unico titolare. E a conti fatti, se da ingegnere all’avanguardia non avesse avuto da spendere per i suoi privatissimi passatempi, di quella vera e propria montagna di guadagni effettivamente non avrebbe saputo che fare, invece...
Invece, da che negli ultimi tre anni era stabilmente rientrato in Giappone, il laboratorio al nuovo domicilio lo attendeva, ma stavolta in segreto. Un segreto di cui nemmeno il buon Yumi era a conoscenza, e idem Tsubasa: per maggiore sicurezza, infatti, persino la sua attuale nonché unica collaboratrice non avrebbe saputo di quel suo “passatempo”, almeno fino all’ultimo momento. Perché nessuno poteva dire se e quando il momento sarebbe arrivato, il che era il vero problema, perciò bisognava darsi una mossa! Quindi anche oggi era giunta l'ora di rimettersi al lavoro che sopra a tutti contava, adesso che a fine giornata Tsubasa col secondogenito aveva lasciato la villa per tornarsene a casa propria, mentre il nipote più grandicello al campeggio per tutto il mese era stato sistemato, dunque...
Via libera!

Là, sotto la strategica botola metallica a parecchie mandate sopra la testa ben richiusa, al totale riparo da occhi e da orecchie indiscreti come in qualunque altro sotterraneo si scendeva, non prima d’aver acceso la fonte di luce manco a dirlo fornita da un generatore al japanium, che qui in versione poco più che domestica a ciascun dispositivo trasmetteva energia.
Poi c’era da attivare il computer, che collegato a un grande tornio di fotonica precisione ogni pezzo come da progetto era in grado di scolpire, alla perfezione.
Così rifinita una nuova parte era pronta ed allora, grazie all’impianto che il cantiere ipogeo con studiati raggi radenti come a giorno rischiarava, al pari che sotto le migliori condizioni di luce naturale si passava a testare, compreso a vista, il prodotto in lega Zeta.
E superato anche l’ultimo controllo di qualità, altro non restava che procedere all’assemblaggio, sempre in base al progetto ogni parte posizionando nello spazio grazie al comodo paranco.
Infine, arrampicato sull’impalcatura che toccava i dodici metri d’altezza, collegati gli eventuali cavi d’alimentazione, una bella stretta a viti e bulloni et voilà: il gioco da ingegnere robotico anche oggi era fatto.

Disceso dall’impalcatura al pavimento dell’enorme officina scavata nel basalto del promontorio, l’anzianotto professore prima aveva tirato il fiato e poi, mani ai fianchi del camice da laboratorio ora unto come quello d’un meccanico, critico aveva alzato lo sguardo al soffitto del sotterraneo, ovvero alla cima della sua opera, considerando che ormai di quella fatica si stava quasi guardando la fine. E così, da costruttore del primo prototipo di un super robot da pilotare, finalmente si sarebbe tolto la curiosità di mettere alla prova quel pulcino bagnato che un giorno suo figlio era giunto a presentargli, augurandosi che nel frattempo con quell’orfanello non si fosse restati mani in mano, bando agli scarabocchi dell’infante e all’assurda pretesa di psicanalizzarli. In seguito a quella piccola discussione occorsa sette anni prima, capriccioso il suo unico erede se n’era andato sbattendo porte in casa paterna e, da allora, più nessuna notizia Kenzo si era degnato di comunicare riguardo gli sviluppi di un progetto partito con un’adozione concertata. Adesso però era davvero il caso che qualcosa in merito suo figlio gli rendicontasse, altrimenti...
L’improvviso suono emesso dall’allarme istantaneamente aveva distratto l’ingegnere dai suoi eventuali propositi, per chiedersi - Cosa sarà finito fulminato stavolta dal sistema anti intruso là fuori? La solita volpe o il solito cane randagio?
Riemerso dal sotterraneo al piano terra, richiusa la botola mimetica al pavimento senza tralasciare di celarla sotto il pesante tappeto, il professore era ormai rassegnato all’idea di gestire i resti semicarbonizzati di chissà quale bestia di una certa dimensione, dato che di simpatici passerotti in piena notte certamente non poteva trattarsi.
Da là gli eventi si erano succeduti con tale rapidità da non consentirgli all’inizio di provare paura: un passo fuori dalla porta sul giardino e nel buio s’era sentito serrare forte alla gola, da qualcuno che gli stava alle spalle, perciò non era mai riuscito a gridare, una mano a premergli sulla bocca e una mezza voce all’orecchio a intimare - Sta’ zitto! - mentre nelle fauci qualcosa gli era stato introdotto, una stoffa, che ben stretta alla nuca impediva di articolare parola. Quindi saldamente afferrato per la collottola attraverso il giardino era stato sospinto da energiche braccia fin dentro il vecchio pollaio dismesso, dov’era stato rinchiuso.
Lì dentro, nell’oscurità dell’angusto gabbiotto basso da obbligare a mantenersi a capo chino, dall’ampia fessura tra muri e tegole un po’ di luce pallida di luna dall’alto filtrava, nell’aria satura di polvere permettendo agli occhi di abituarsi, pian piano rivelando l’accozzaglia di attrezzi agricoli che alle strette insieme alle ragnatele costringeva. Intanto, del fastidioso foulard alla bocca si era già sbarazzato, mentre un’altra fonte di luce era andata rischiarando sempre meglio l’ambiente, più calda e instabile di quella della luna, ballerina, e allora aveva pensato - Del fuoco?! - Al che d’istinto all’interno della porticina si era addossato, scoprendo che per le incongruenze tra le assi si poteva sbirciare, così appurando che là fuori nella notte il suo splendido giardino era in fiamme, ma nemmeno di ciò si era potuto disperare, ché nel silenzio notturno una raffica secca era esplosa! Avendo vissuto l’ultimo conflitto mondiale, senza dubbio aveva riconosciuto nel rumore la scarica d’una mitragliatrice, accompagnata da concitate esclamazioni, presto seguita da un’altra mitragliata e poi da altre ancora! Così, come catapultato indietro nel tempo si era ritrovato sullo scenario di una guerriglia dove però, anziché esposto, tra muri di cemento rannicchiato stava al riparo, e certo che gridare non gli conveniva, almeno finché l’incendio non avesse insidiato il suo rifugio o qualcuno non fosse sopraggiunto alla porticina, che chiusa al pericolo per ora lo manteneva prigioniero forse, ma se non altro al sicuro. In ogni caso, le ripetute scariche d’arma da fuoco l’avevano subito indotto ad allontanarsi dall’uscio in legno per tornare all’angolo tra le più protettive mura, a cercare ulteriore nascondiglio nella rinfusa catasta d’oggetti. E lì accovacciato e muto era rimasto, ma ad orecchie ben aperte...
Poi, dopo un tempo che non avrebbe saputo quantificare era tornato alle feritoie della porta, che seppure dalla limitata inquadratura gli avrebbero permesso di accertare la situazione esterna: da un bel po’ infatti non si erano più uditi spari, né alcun altro suono al di fuori del crepitio del fuoco, e anche se l’incendio là fuori restava in corso, dopo avere per sicurezza atteso e atteso ancora, alla fine si era azzardato a toccare la porticina, per provare a spingerla, con sorpresa scoprendo che l’uscio era tutt’altro che sprangato... Allora, per primo aveva cautamente cacciato fuori il naso aquilino, seguito dal mento, quindi dai baffi e infine da tutta la canuta zazzera di scienziato, controluce alle fiamme per la nera figura umana lì fuori sfiorando l’infarto!
- Mi serve una mano - così il tizio dal volto celato da un passamontagna alla soglia del pollaio aveva accolto la sua uscita allo scoperto, il battito cardiaco d’un povero vecchio che a stento resisteva... - Tutto bene? - a quel punto l’altro si era informato.
- … Sì... Tutto bene - con un filo di voce il professore si era udito rispondere, senza il minimo spirito per chiedere delucidazioni.
- Presto allora, ché a momenti arriveranno i pompieri!
- Pompieri? - Pompieri, certo, ché in lontananza le sirene dei vigili del fuoco si udivano sempre più distintamente, con tutta probabilità chiamati a estinguere l’incendio nel suo adorato giardino...
- Avanti, dobbiamo farli sparire tutti - e al rinnovato sprone il proprietario della villa ancora frastornato s'era guardato attorno, là a pochi passi sul tappeto erboso effettivamente scorgendo nel buio una persona riversa, la quale in tutto e per tutto aveva l’aspetto di un soldato... - Ho già ammucchiato gli altri, - lo sconosciuto intanto era andato comunicando nel dirigersi là nei pressi ad una discreta pila di corpi - ma adesso aiutami a portarli via da qui - afferrando per i piedi uno dei trapassati, atletico apprestandosi all’urgente suo lavoro...
- D’accordo... - a furia di sollecitazioni si era convinto, finalmente intuendo il motivo di quell’urgenza, e brancato a propria volta un paio di stivalacci, pronto a tirarli - Ma tu chi saresti, di grazia?
- Non c’è tempo adesso, portiamoli al pozzo e buttiamoli giù.
- Nel pozzo? E come farei poi a cavarli da là sotto?? Inquineranno acqua buona per anni! - così l’anziano dimostrando di essersi definitivamente riavuto dalla disavventura.
- Allora dove?
- ... Di là, vieni! - e sul prato trascinando a fatica il suo fardello, tra il chiaro e lo scuro della notte di mezzaluna l’ingegnere, attraverso il parco di sua proprietà, aveva indicato la strada.

Tutti i cadaveri trasferiti al punto di raccolta, via telecomando dal padrone di casa avviata l’apertura del portellone sul giardino, i corpi lungo il piano inclinato erano in breve rotolati di sotto ed ora l’enorme lastra metallica, sempre a comando, sul sotterraneo s'era già richiusa, con l’erba del prato tornando a mimetizzarsi completamente.
Mani alla schiena dolente per l’insolito sforzo, il professore: - Bene, ora io tornerei di là, a parlare coi pompieri...
- Racconta che l’incendio è partito dal barbecue appiccando al mucchio delle foglie secche, perché così è stato - lo sconosciuto allora aveva istruito.
- Intesi… Ma quindi... Hai dato tu fuoco al mio giardino?!
- Sa com’è, con quattro avversari armati di mitra, come diversivo è riuscito benone, mi sembra.

Incendio domato, vigili del fuoco con mille scuse e mille grazie congedati, davanti a un tè caldo nel salotto seduti al tavolo in centro al tappeto persiano, con più calma ora si sarebbe potuto discutere. Frattanto lo sconosciuto si era liberato del passamontagna, oltre agli occhi dal colore chiaramente poco giapponese mostrando anche il resto del volto, così confermando l’ipotesi che si trattasse di un ragazzo sui diciott’anni a dir tanto. Vestito di una speciale tuta rinforzata e assai spettinato, prima di tutto l’aitante ospite aveva chiesto di poter sciacquare la robusta lama con cui in giardino aveva agito, ché lorda di sangue adesso in casa avrebbe sporcato; quindi al tavolo del salotto il giovane si era sistemato, di lena prendendo a tuffare biscottini uno dopo l'altro nella tazza del tè, senza sosta...
- Adesso posso chiederti come ti chiami, giovanotto? - ... Ma non rammentando con certezza né cognome né nome dall’altro prontamente dichiarati: - Toglimi una curiosità, ragazzo: quanti anni hai?
E alla risposta tornandogli i conti, l’ingegnere possedeva ora tutti gli elementi per concludere che no, suo figlio con l’orfano, in quegli anni, non era affatto rimasto mani in mano.


Radice della penisola Izu, costa ovest, porto di Numazu, 7 ore prima.

L’attesa per l’imbarco sarebbe stata ancora lunga e di sicuro noiosa, almeno quanto il sudoku nel quale il suo compagno di viaggio sulla panchina all’ultimo sole lì, al molo d’attracco accanto al bagaglio, continuava a restare immerso...
- All’arrivo della nave manca ancora parecchio tempo: ora che abbiamo sistemato coi documenti, io andrei a farmi un giretto qui attorno.
Senza distrarre lo sguardo dal suo rompicapo: - Certo, va’ pure, ma tieni d’occhio l’orologio.

I porti e i loro dintorni da sempre gli risultavano tra i luoghi più attraenti, con l’andirivieni di variegata umanità e le attività ferventi, nell’apparente loro isolamento sempre pronti a riservare dietro l’angolo qualche sorpresa, come ad esempio l’ambulante venditore di fritture cui assolutamente non aveva inteso resistere... Quindi sgranocchiando squisite seppioline in pastella aveva assecondato il richiamo delle onde, che a un solitario porticciolo per barche l’aveva condotto, seduto sulla scogliera nel vento a godersi lo spettacolo che ben conosceva e che mai deludeva: quello del sole che maturo come un’arancia enorme all’orizzonte stava per toccare l’acqua di mare, in quel modo dando l’impressione di intiepidirla per la notte, e al ritmico e profondo respiro della risacca era già sera. Allora aveva controllato l’orologio, calcolando che nel giro di un quarto d’ora al molo d’imbarco sarebbe stato di ritorno, ampiamente in tempo per la partenza. Se non che, nel rialzarsi dal grande scoglio artificiale che tra gli infiniti altri gli era servito da sedile, all’udire voci provenire proprio dal mare si era meravigliato, perché la superficie dell’acqua là davanti fino a quel momento si era presentata assolutamente deserta... Dunque, quel natante che là sotto il suo sguardo nel crepuscolo mostrava la prua alla costa era forse sbucato dal nulla? Né a quelle voci aveva potuto evitare di prestare orecchio, anche perché più nel silenzio si avvicinavano alla riva e meglio le distingueva, come amplificate in stereofonia... Finché la barchetta a remi si era accostata al punto che gli enormi frangiflutti in primo piano l’avevano nascosta alla vista, ma ugualmente stando là in cima i suoni come a teatro dal basso del molo giungevano chiari, mentre lui dall’alto tra gli scogli si era sporto a curiosare... E nei circa due minuti di ascolto e osservazione intercorsi, quel che aveva visto e sentito era stato sufficiente per indurlo a tornare immediatamente al punto d’imbarco, stavolta non passeggiando bensì correndo a più non posso per le viuzze che a quell’ora si erano spopolate...
Giunto a destinazione, però, il compagno di viaggio sulla panchina a fronte del molo non c’era più, ma per fortuna al primo tentativo l’aveva ritrovato dov'era più logico cercarlo, cioè nel caffè là nei pressi, nel quale trafelato aveva fatto ingresso, trovandosi ad insistere non poco per convincere l’altro ad uscire, ché certi discorsi non sono da bar. E una volta all’esterno, a bassa voce prima d’un fiato gli aveva riferito e poi aveva dovuto ripetergli tutto daccapo, dato che alle sue parole si stentava a credere:
- Li ho sentiti bene, ti dico: parlavano di “energia fotonica” e sono tipi molto strani, tutti vestiti uguali, come soldati ma col gonnellino, tranne uno che ha addosso un pastrano lungo fino ai piedi...
Nell’ascoltarlo per la seconda volta da incredulo l’altro si era fatto sempre più scuro in volto e, alla fine, per entrambi aveva stabilito il da farsi…

- Dunque io sono salvo quasi per miracolo, - ascoltato il racconto del ragazzo, davanti alle tazze da tè ormai vuote il professore aveva compreso - visto che chi intendeva farmi una sorpresa per qualche motivo ha preferito sbarcare alla costa di là, mentre Kenzo per Bardos si è già imbarcato, da solo...
- Proprio così - il ragazzo aveva confermato, passando a indagare - Hai un’idea di chi fossero gli incursori e di che cosa esattamente cercassero qui alla villa?
- Mmh... No, “esattamente” non ne ho idea, ma a giudicare dall’aspetto di quei quattro soldati...
- Difatti: elmi, spade, gonnellini, tolti i loro mitra sembravano saltati fuori dalle pagine di un libro di storia, dai primi capitoli intendo. Per non dire del tizio o tizia che li comandava, che parlava con una voce incredibile, come fosse due persone insieme, ma sta di fatto che alla mal parata dal giardino se l’è data a gambe. Allora per sicurezza l’ho seguito di nuovo, finché sono stato certo che stesse davvero scappando verso il molo, e chissà poi dove sarà andato a cacciarsi quel bizzarro individuo... Professore, ma proprio non si sa cosa quel dottor Hell stia combinando su quell’isola in Grecia?
- Ah, ecco il vero quesito, giovanotto! Quando due mesi fa all’improvviso Hell, dopo tre anni che non ci si vedeva né ci si sentiva più, si è ripresentato all’istituto del Fuji chiedendo di me, non sapendo dove trovarmi, Yumi si è premurato di recapitare la lettera del collega alla mia residenza in Tokyo, da dove la busta è stata reindirizzata qui. In quella lettera Hell accenna alle nuove e più recenti scoperte che avrebbe fatto a Bardos, invitandomi a tornare sull’isola per illustrarmele, tuttavia... Tuttavia non ho ritenuto opportuno accettare la proposta, dato che qui in Giappone al momento ho già abbastanza da fare... Comunque, della novità ho pensato di informare mio figlio, così gli ho telefonato e allora Kenzo, come sai, si è offerto di recarsi a Bardos per andare a verificare coi suoi occhi ciò che tu mi hai appena chiesto.
- Però, professore, mi sembra di capire che di questo Hell non vi fidiate granché, o sbaglio?
- A dire il vero, Hell come persona non mi è mai piaciuto, già da quando frequentavamo insieme l’università, ma a quei tempi si trattava unicamente di questioni personali, appunto. Come scienziato invece si tratta indiscutibilmente di un genio, motivo per cui, quando in seguito si cominciò a collaborare per ricerche che si prospettavano importanti, finii per convincermi che il sodalizio professionale tra noi fosse ideale: un bioingegnere e un ingegnere robotico che insieme rischiavano di compiere la più grande scoperta che si potesse concepire, in campi che i nostri rispettivi saperi coniugavano in modo impensato, sorprendente addirittura...
- Sono molto preoccupato, professore - a quel punto il giovane aveva interrotto.
- Anch’io, e non te lo nascondo. Se all’idea di Kenzo di tornare senza di me a Bardos non mi sono opposto è stato solo perché mio figlio mi ha tranquillizzato, dicendo che qualcuno di fidato e capace l’avrebbe accompagnato, parlando di te, come del resto potevo immaginare. Quel che invece non potevo immaginare è la velocità con cui gli eventi sembra stiano precipitando...
- Allora dobbiamo raggiungere il Dottor Kabuto su quell’isola, subito!
- “Subito” è una parola grossa, ragazzo, almeno quanto ciò che converrebbe portare con noi sin là.
- E cioè??
Alla domanda, il professore dalla sedia s’era levato, guardandosi attorno con fare circospetto prima di rispondere:
- Spostiamoci da questo tappeto, così vedrai.

Ciò che nel sotterraneo della villa aveva visto, confrontandolo coi progetti del Dottor Kabuto che, Brain Condor a parte, stavano ancora tutti sulla carta, l’aveva lasciato senza parole. Persino il nome di quella macchina era esaltante.

Risaliti nel salotto:
- Ora ti prego, ragazzo mio, dimmi che sai portare una motocicletta - il professore aveva tenuto a sapere.
- Certo che sì: quando ho compiuto quattordici anni il Dottor Kabuto mi ha regalato la mia prima due tempi - senza che nemmeno gliel’avessi chiesta - Poi, da due anni a questa parte siamo passati alle quattro tempi e al momento guido una seicento di cilindrata - anche se ancora non ne avrei l’età.
- Bene, sono confortato: vedo che mio figlio non ha trascurato proprio nulla - perché mentre lui in questi anni si è fatto sostanzialmente gli affaracci suoi, al contrario io, sugli sviluppi del mio lavoro, l’ho sempre tenuto aggiornato! - E adesso scusami, ho una telefonata urgente da fare.
- Ma professore, sono le tre di notte, o del mattino se preferisce, e...
- Figliolo, ascolta, il mio nome è Juzo e così “se preferisci” mi puoi chiamare - ché il tuo continuo passare dal tu al lei mi rende schizofrenico - E la telefonata che sto per fare è alla mia assistente, per avvertirla di contattare prima possibile la baby-sitter - e alla faccia perplessa del bravo giovane - Tranquillo, si tratta di persona più che fidata che in tutta questa faccenda darà una bella mano, anche se avrebbe un figlio piccolo di cui occuparsi... Ma ti assicuro che l’idea di affidarlo per partire quanto prima alla volta dell’isola di Bardos non la disturberà, anzi.

...

Trillando alle sei del mattino il campanello della villa aveva sbrandato un giovane che nell’attesa, causa pedinamento con massacro notturni, in tuta da combattimento sul sofà in salotto era stato vinto dal sonno, mentre il padrone di casa, che di dormire stavolta in particolare non avvertiva necessità, recatosi al videocitofono aveva appurato:
- Proprio come pensavo, è arrivata anche prima del previsto.

- Buongiorno, Juzo.
- Buongiorno a te, se di buon giorno vogliamo parlare: scommetto che nemmeno la tua baby-sitter lo considera tanto buono, visto l’orario a cui l’avrai buttata giù dal letto. Comunque, Tsubasa, questo è Tsurugi Tetsuya e, Tetsuya, questa è la mia collaboratrice, la biotecnologa Nishikiori Tsubasa.
- Ah, ecco qui il favorito di Kenzo, dunque. Mi chiedevo quando mai avremmo avuto il piacere di fare la tua conoscenza - posando un grosso zaino da trekking su una sedia l’assistente del professore, una bella donna sulla trentina, un carrè di folti capelli castano caldo e vividi occhi verdi, con un sogghigno aveva salutato.
- Be’, mia cara, come ti dicevo prima al telefono, questo ragazzo stanotte mi ha salvato la pellaccia, perciò direi che si tratta del benvenuto. E tu, figliolo, bada di non lasciarti intimorire dalle maniere di questa donna che controbilancia l’iperfunzionalità dei suoi neuroni con un carattere che te lo raccomando. Ed ora mettiamoci al lavoro, ché non abbiamo tempo da perdere.

Entro il mezzogiorno, dal professor Juzo Kabuto senza badare a spese era già stato affittato un mercantile adatto, che salpando direttamente dalle coste di Atami con un carico che anche al capitano della nave sarebbe rimasto ignoto, trasportando carburante di scorta senza scali avrebbe fatto rotta per una certa isola greca, incrociando sui mari al massimo della velocità possibile per un cargo. Quindi nei pressi della medesima isola la nave sarebbe rimasta a disposizione in rada, nell’attesa di un rientro in patria in cui, data la situazione, più che altro si sperava. Durata della traversata: tre settimane di navigazione, un tempo che ai loro occhi di gente con una fretta del diavolo pareva infinito, ma per trasferire a destinazione quel loro speciale carico, un sistema più rapido purtroppo non esisteva...

- Ad aver immaginato di dover un giorno andare noi fino in Grecia a stanare Hell, - ad un certo punto della giornata Tsubasa aveva considerato - avresti fatto bene a progettare e costruire anche una nave a energia fotonica, eh, Juzo?
- Già, - seriamente l’altro aveva commentato, con la sua voce roca e stridula che era quella della massima autorità nel campo in questione - a pensarci, potremmo tenere questa nave in darsena, a modificarla, smontandole il motore per sostituirglielo con uno di mia fabbricazione: arriveremmo prima lo stesso.
- Dite davvero? - uno speranzoso Tetsuya allora aveva chiesto, ma chissà perché gli altri due non gli avevano dato retta, calmi e metodici al tavolino del salotto riprendendo a programmare ogni passo che fosse programmabile... Ma interrompendosi di nuovo dal pianificare:
- Ah, nel frattempo, figliolo, - Juzo improvvisamente aveva realizzato - anziché startene lì impalato, sarà meglio che tu con quella motocicletta vada a fare un po’ di pratica, a provarne l’agganciamento. E se oltre a quella tuta possiedi anche un casco protettivo, conviene che in qualche modo tu lo vada immediatamente a recuperare.

La notte stessa, alle ore 01:00 in punto, ufficialmente a causa di un guasto parziale la centrale fotonica alle pendici del Fuji aveva di colpo lasciato la cittadina costiera di Atami completamente al buio. Al momento del blackout nel sotterraneo della villa, al lume elettronico d’una cloche sotto il portellone spalancato alla costa:
- Juzo, per piacere, fatti più in là, ché in questo abitacolo c’è poco spazio.
- Ah, se la metti così, d'accordo: so io dove andare a sistemarmi... Ecco fatto, e adesso via, ragazzo, di corsa!
- Sono pronto, ma mi raccomando lì fuori, professore, si tenga forte!
- Non preoccuparti, figliolo, ché questa è la mia creatura: ENERGER ZETA, AVANTI TUTTAAA!!!

Esattamente venti minuti più tardi, altrettanto ufficialmente il guasto alla centrale del Fuji era stato riparato, ma due minuti prima che le luci di Atami nella notte tornassero a brillare, nel mercantile che al punto concordato della costa li aveva attesi tutti e tre contemporaneamente col loro deambulante mezzo d’eccezione si trovavano già imbarcati, puntuali come da cronoprogramma, con tutto l’equipaggio che momentaneamente come da contratto stava ritirato sottocoperta col divieto permanente di scendere allo scafo.
Viaggiando appollaiato sulla spalla della sua meccanica creatura antropomorfa che nella pancia della nave adesso era stivata supina, l’ingegner Kabuto aveva forse un po’ sofferto i contraccolpi del trasferimento in corsa sostenuta, ma decisamente ancora in gamba, asciutto e nervoso lo scienziato dalla sua postazione come un grillo era saltato al fondo del cargo che intanto era salpato, lentamente prendendo il largo dalle coste giapponesi...
- Tutto a posto, professore?
Rassettandosi la giacca del completo sahariano - Benissimo, ragazzo. - Juzo aveva tagliato corto, ché la preoccupazione sul suo volto come nella sua voce non era minimamente dovuta agli acciacchi dell’età, bensì al pensiero dell’imminente soggiorno mediterraneo il quale stavolta più che mai si presentava carico di sorprese... Allora:
- Avanti, saliamo in cabina a recuperare quasi due notti insonni - decisa come sempre Tsubasa aveva risolto per tutti e tre.


Il giorno precedente la partenza, nel laboratorio al pianterreno della villa, al pensiero di - Ah, ferraccio scadente e pure di dubbia provenienza - a piè pari aveva scartato l’idea di reimpiegare quel metallo per renderlo parte d’un prossimo robot gigante. Che fare dunque dei giunti e delle piastre ferrosi che senza sorpresa, dissezionando, aveva scoperto integrare ossa e derma dei soldati le cui carcasse insieme a un mucchio di elmi e spade d’epoca protostorica gli stavano ingombrando casa?

Così, una settimana dopo la partenza per Bardos, mentre una squadra di giardinieri rimediava ai danni di un incendio, nel parco della villa di un ingegnere col pallino dell’archeologia l’idraulico montava una statuetta brunita, nuova di zecca in stile neoclassico riproducente la Nike di Samotracia, alata e zampillante in centro alla vasca dei pesci a fare adesso bella mostra di sé.


Il tempo del lungo viaggio per mare era stato trascorso quasi esclusivamente a prefigurarsi ogni possibile scenario che all’approdo in Grecia avrebbe potuto accogliere, intanto che il giovane pilota al robot sdraiato nella pancia della nave almeno una volta al giorno scendeva, meticoloso a riprovare la manovra con cui la potente due ruote inserendosi nella macchina diveniva per quest’ultima la postazione di comando.
Recatisi ad assistere a una di tali acrobatiche, rombanti esercitazioni...
- Ma davvero, Juzo, credevi di poter costruire tutto ciò sotto il mio naso senza che io sospettassi di qualcosa?
- Be’, a tenere segreto il cantiere di sotto io ci ho provato, convinto che le nostre ricerche al laboratorio del piano di sopra, insieme al bimbo, ti tenessero impegnata abbastanza per non accorgerti di nulla. Comunque, a onor del vero, il progetto di questa macchina è di Kenzo.
- Bene, ma a proposito del laboratorio di sopra, Juzo: che ne pensi del modo con cui le parti meccaniche in quei quattro corpi sono state integrate con la base biologica?
- Mi è sembrato un sistema sbrigativo. Efficace magari, ma rudimentale.
- È l’idea che mi sono fatta anch’io... Però, se davvero si trattasse dell’opera del mio primo insegnante, la sua tecnica negli anni dovrebbe essersi raffinata, invece...
- Invece, potrebbe darsi che il tuo ex maestro non stia puntando tanto alla qualità...
- Quanto alla quantità, è questo che intendi?
- Precisamente, Tsubasa, è proprio ciò che intendo.
- Accidenti, in tal caso saremmo in guai ancora più seri di quel che pensavamo: Hell starebbe costruendosi addirittura un esercito...
- A maggior ragione, starà a noi fare il possibile perché simili piani non conoscano un seguito.
- Allora, Juzo, sarà meglio che mettiamo al corrente questo ragazzo di ciò che sull’isola potrebbe trovarsi di fronte, almeno per quel che ne sappiamo.
- Mmh... Anche tu temi che Hell sia riuscito a rimettere in funzione i giganti meccanici di Bardos?
- No, altrimenti ci avrebbe attaccati direttamente con quelli, immagino. Piuttosto parlavo di Hell stesso e di Ashura, che non sono propriamente i personaggi più affabili cui fare visita, e anche di un po’ di storia dell’isola di Bardos, di modo che il nostro giovane pilota, per quanto abile, non rischi di trovarsi là totalmente spiazzato.
- D’accordo, ma... Giusto per capirci, Tsubasa, tu avresti intenzione di rivelare a questo ragazzo anche la storia di Ashura, compresa la sua natura e come abbia fatto a tornare in vita?
- Direi che a questo punto sia indispensabile, ovviamente lasciando che Hell risulti l’unico responsabile della faccenda: molto meglio che Tetsuya a quei comandi stia il più sereno possibile, senza pensieri che rischino di turbarlo o di confonderlo troppo, considerato che si tratta di poco più che d’un ragazzino.
- Parlando di turbamenti, Tsubasa, dimmi un po’: come ti senti al pensiero di rivedere Kenzo?
All’ultima domanda, tutt’altro che serena la nuora si era istantaneamente avvalsa della facoltà di non rispondere nient’altro che - Salgo sul ponte a prendere un po’ d’aria.

E l’aria che soffiava sul ponte della nave, ove il suocero in breve l’aveva raggiunta, era parecchia...
Collo incassato nel bavero e mani affondate nelle tasche della giacca, a ripararsi dall’insopportabile ventaccio:
- Solo perché tu ne sia al corrente, Tsubasa, prima di partire ho telefonato al campeggio.
- … Scusami, quale campeggio?
- Quello dove si trova il nostro Koji, ad avvisare di prolungare il suo soggiorno là per tutto il mese prossimo.
Seduta su un cassone in ferro verniciato, il caschetto dei capelli sferzati dal vento a scoprirle del tutto la nuca, l'ancor giovane schiena di Tsubasa stava curva, come a sopportare un peso per lei evidentemente troppo gravoso...
- Grazie, Juzo, per prenderti cura tu di quel bambino...
- Oh, di nulla. Si tratta di mio nipote e l’occuparmi di lui è solo che un piacere.


Nel pieno dell'ultima settimana di traversata, con l’ingresso nel Mare Arabico le coste del Medio Oriente sulle acque si erano delineate sempre più nitide e quindi sempre più avvolgenti man mano che la nave si addentrava nel grande Golfo di Aden, in previsione di infilarsi nella stretta artificiale del Canale di Suez... E allo sbocco di quello, da Porto Said spingendo di nuovo i motori della nave al massimo, meno di un giorno di navigazione li avrebbe separati dalla meta.



- Su, avvicinati...
Osserva coi tuoi occhi le incredibili risorse
che dal lontano passato giungono direttamente nelle nostre mani,
affinché le nostre menti ne possano disporre...
Menti superiori, la mia, e la tua...
Oh, sono sicuro che anche tu, come me, hai realizzato questo aspetto che ci accomuna...
Mi chiedo però se tu abbia riflettuto sulle infinite opportunità che qui ci vengono offerte...
In caso contrario ti invito a farlo adesso,
perché tu ed io insieme saremo capaci di grandi cose...
Non lo credi anche tu, Kenzo??


- il seguito al prossimo capitolo -



Per lamentarsi del mal di mare, da questa parte, prego: https://gonagai.forumfree.it/?t=72981448&st=345#lastpost

Edited by TsurugiTetsuya - 25/9/2023, 20:41
view post Posted: 25/3/2022, 22:45     +1TsurugiTetsuya FF Gallery - solo commenti - Fan Fictions
Ragazzi, in questa gallery altro che rovi: qui è ricresciuta la foresta primaria!
Per rimediare, anziché a soluzioni poco ecologiche ricorrerei alla classica cesoia, per farci strada con metodo a riprendere il filo delle vicende dal punto al quale erano rimaste, con un grazie di cuore a Luce per essere di recente arrivata a darmi una svegliata :thx:

P.S.
Per i lettori non proprio maziger maniaci, anticipo cosa in questo capitolo 37 e nel successivo troverete di Nagai: del maestro troverete i personaggi, oltre che le storiche trame a lungo termine.
Gli avvenimenti qui narrati sono invece frutto di mia fantasia, ispirati dal regista Imagawa ovvero dal reboot “Mazinger Edition Z”.
E da questo momento nella FF le visioni dei due maestri si trovano parzialmente intrecciate.

Un saluto a tutti :wub: ,
a presto.
view post Posted: 27/12/2021, 14:12     +1"Mascherine Robotiche": chi ne ha? - Deliri Girellari
jpg

Mascherine Robotiche pervenute!

Oltre che belle, le trovo molto morbide e ben traspiranti. :ok:

Ed ora, tenendo indosso quella del GM, proverò a gridare: "Gureto Typhoooon"... !?! :gmaz:
view post Posted: 23/12/2021, 20:05     +1H. ASTER's FICTION GALLERY - Commenti - Fan Fictions
CITAZIONE
Tez: la signora Luisa è citazione voluta...

Ah, ok, non ne ero certa. E nel dubbio, ero andata a riguardarmi questa vetusta pubblicità (che mi è risultata nel complesso terrificante, e difatti la padrona di casa all'uscio di fronte alla signora Luisa non appare granché serena): ebbene, direi che stando al carattere, la Luisa di cognome potrebbe tranquillamente fare Tsurugi ^U^
view post Posted: 23/12/2021, 18:14     +1"Mascherine Robotiche": chi ne ha? - Deliri Girellari
Micchi, ciao, tra botta e risposta qui non ci siamo incociate per un soffio :double: :gureto1:
CITAZIONE
... ho latitato parecchio in quest'ultimo periodo, speriamo che le vacanze ci aiutino a ritrovare un po' di tempo ed inspirazione...

Dai, dai che ce la possiamo fare! gif
CITAZIONE
La mia amica le acquistò nel 2020...

Grazie della info: lo scopo primario di questo topic è di tenerci informati anche su eventuali problematiche riscontrate con girellari ordini sul web, in modo che al caso uno sappia a cosa va incontro (ma continuo a sperare che non sia questo il caso)... Stiamo a vedere, vi farò sapere come va a finire la faccenda con Mascherine Robotiche...

Intanto, per non limitarci ai problemi ma guardando ai lati positivi, allego l'immagine della mascherina girellara che da un altro sito lo stesso giorno ho ordinato come regalo per mio fratello, che da ragazzino tanto s'è appassionato alle vicende di questo signore (e già che ci sono, visto che in questo caso l'articolo è stato prontamente consegnato nonostante si fosse già sotto il Natale, approfitto per nominare questa efficiente realtà che è Il Villaggio degli Sposi):

jpg

Grazie, Micchi!!
view post Posted: 22/12/2021, 20:43     +1"Mascherine Robotiche": chi ne ha? - Deliri Girellari
Ciao, Micchi!

Che bello ritrovarci (anche se in un topic diverso da quello che più amiamo, cioè i commenti alle ff ... Prima o poi spero di farcela a tornare in quei lidi <3 )!

Bello è anche sapere che qualcun altro oltre a me sfoggia le mascherine dei nostri eroi (ma qui sul GNN, non è che avessi molti dubbi circa questa possibilità =) )

La notizia invece che qualcuno abbia effettivamente acquisito "mascherinerobotiche" p.d., ciò mi conforta, perché dal mio acquisto su quel sito sono trascorsi ormai dieci giorni senza che il venditore mi abbia mai fornito nessuna novità, mentre l'ordine figura sempre "in lavorazione"... - Forse che queste belle mascherine le stiano, oltre che cucendo, persino dipingendo a mano??

Scherzi a parte, la mia preoccupazione deriva anche fatto che sul sito menzionato non compare alcun genere di "contatto": niente numeri di telefono, niente indirizzo mail per comunicare, nemmeno un'indicazione sulla sede o la ragione sociale, per dire (e ciò da nessun'altra parte in tutto il web), e nemmeno all'atto dell'acquisto sono stati ventilati tempi di consegna... Insomma, dopo avermi prodotto al momento la ricevuta e testé confermato la presa in carico dell'ordine, nessuno più s'è fatto vivo...

Comunque, le mascherine proposte sono (o sarebbero??) una più entusiasmante dell'altra, per chi non le avesse mai viste allego qualche esempio, oltre a quella del Great postata più sopra:
Ikima-Jeeg-Robot-450x338
Kyashan-450x338

Vabbe', cara ditta "mascherinerobotiche", dita incrociate io aspetto il mio dpi con fiducia, eh... (anche perché alternative non ne trovo)...

Cara Micchi, certo che se mai la mia mascherina arriverà farò sapere come mi ci trovo, a respirare attraverso la griglia mandibolare meccanica del Gureeto :), piuttosto, tu che la mascherima robotica l'hai già provata, raccontaci come ci si sente ad essere "Jeeeeeeg!? (In abbinamento con la mascherina del Robot d'Acciaio sarebbe forte trovare anche i guanti di Hiroshi :?).

A prestissimo,
Buon Natale anche a te e a tutti quanti qui :]

Edited by TsurugiTetsuya - 23/12/2021, 00:17
view post Posted: 22/12/2021, 16:34     +2"Mascherine Robotiche": chi ne ha? - Deliri Girellari
Ciao a tutti,

con questo topic sono a chiedere il vostro supporto girellaro :girella:

Per questo Natale infatti ho deciso di regalarmi (e anche di regalare) una comoda mascherina lavabile. E già che c'ero, indovinate un po' verso quale tipologia mi sono orientata?
Su mascherine di questo genere, ovviamente:
Il-Grande-Mazinger-450x338

Nello specifico ho scelto il brand "Mascherine Robotiche": in cotone, cucite a mano - Che belle! - mi son detta - E ce n'è per tutti i gusti - e così attraverso il sito www.mascherinerobotiche.it ho portato a termine il mio ordine...

Ora, la mia domanda per cominciare è questa: qualcuno di voi ha mai acquistato una mascherina di questa specifica marca attraverso l'omonimo sito?

Edited by TsurugiTetsuya - 23/12/2021, 09:37
view post Posted: 16/11/2021, 12:47     +4Doni per il Sire - Deliri Girellari
Al Sire regalerei il semplice ma geniale dispositivo "Your Moonlight": un mega proiettore con lenti intercambiabili dai numerosi filtri variamente colorati, utili a fornire alla visione del satellite terrestre aloni dalle colorazioni più impensate, dotato di modalità manuale (ogni mattina ti svegli e inserisci tu il colore voluto, a tuo piacimento, magari a seconda del tuo umore) e anche programmabile con colori in successione assolutamente random... E quel fastidioso svantaggio dato dalla luna rossa in grado di pre-allertare i difensori della Terra sarebbe risolto! Oggi viola, domani amaranto, dopodomani damascata, poi leopardata, e così via.
Ah, e il filtro rosso naturalmente è presente nella tavolozza, rigorosamente da montare proprio quando non hai la benché minima intenzione di attaccare, così, per il puro gusto di procurare allarme.

Edited by TsurugiTetsuya - 16/11/2021, 16:33
507 replies since 7/9/2016