Go Nagai Net

Votes taken by josomeda

view post Posted: 1/8/2018, 09:01     +401/08/2018 .... E sono 14 .... - Benvenuti & Compleanni
Ciao Boss! sai che il giovanotto in questione a breve ti chiederà il motorino, vero? qui si vede un ambiente in cui si chiacchiera e ci si diverte e si sta tutto sommato benissimo. Peccato per quel (troppo ....) che hai detto tu stesso!
view post Posted: 23/7/2018, 16:46     +1Buon compleanno Riccardue! - Benvenuti & Compleanni
ero in periodo alquanto complicato ed ho saltato clamorosamente, quindi mi cospargo il capo di cenere (dopo aver bruciato eretici vari, si intende) e mi unisco tardivamente al coro degli auguri!
buon non-compleanno rick!
view post Posted: 13/7/2018, 14:02     +1Daisuke_Umon FF Gallery - solo commenti - Fan Fictions
daisuchan, grazie mille. Finalmente e solo oggi ho scoperto cosa era il casino sotto il mio albergo quella sera e quel via vai di facce familiari, mezzi parzialmente improbabili e urla totalmente improbabili.
A parte le battute (e sperando che daisuchan sia sdoganabile), posso solo complimentarmi per il favoloso epilogo e per l'opera tutta.
A questo punto devi solamente preoccuparti di una cosa, ovvero del fatto che in molti (altro che 7) te ne chiederemo ancora.
Personalmente voto per il finale 2, ma direi che entrambi sono ottimi come spunti per proseguire ancora!
:clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :dribble:
view post Posted: 4/7/2018, 14:38     +2YAMATO VIDEO: HABEMUS BOX ROBOTTONI VINTAGE EDITION - Go Nagai World - Discussioni miste
aggiungo anche che la mancata nomina di getter robot indica che nemmeno questa volta vedremo remodel o come lo si voglia chiamare. alla faccia degli annunci passati
view post Posted: 4/7/2018, 14:36     +1YAMATO VIDEO: HABEMUS BOX ROBOTTONI VINTAGE EDITION - Go Nagai World - Discussioni miste
personalmente dico solamente una cosa, cioè che SE e sottolineo SE da novembre si iniziano a vedere i bluray dei robottoni valuterò un riacquisto del solo Goldrake per aver una edizione come si deve ed eventualmente lo zeta se con un ridoppiaggio integrale come si deve (e qui so che sto rischiando di scatenare l'inferno), ma fino a quando non vedo il preordine e le caratteristiche tecniche non trattengo il fiato.
Gli annunci di yamato li abbiamo già visti e letti tutti, le risposte le ho sentite direttamente con le mie orecchie allo shop ed a Lucca 2016 e se finalmente avremo il materiale con il livello che ci si augura ringrazierò e sarò contento. Se per caso anche questa volta gli annunci restano disattesi, altrettanto me ne farò una ragione.
Ma sinceramente non mi sento di dare torto a chi sul web come in un negozio fisico fa notare ad un editore che siamo al terzo annuncio degli stessi prodotti ed i primi due sono rimasti lettera morta, purchè ci si comporti con educazione in qualunque contesto.
view post Posted: 29/6/2018, 08:35     +1H. ASTER's FICTION GALLERY - Commenti - Fan Fictions
le giornate caotiche han fatto sì che leggessi ora tutto d'un fiato, e come sempre con estremo gaudio e gusto! Da sempre considero la barba una enorme seccatura che impone perdite di tempo considerevoli quotidianamente, il tema è quindi particolarmente gradito ed interessante. Ormai i quadretti familiari cui ci hai abituati nella casa dei cattivi sono sempre più spassosi e dettagliati, con vizi e virtù degli amati nemici usati magistralmente e risate garantite.
Attendo con curiosità di capire se mai un giorno il sire, che data la presenza di Rubina e non volendo mancar di rispetto alla di lei madre immagino abbia qualche volta apprezzato anche altri passatempi diversi dal genocidio, troverà una favorita diversa da Himika e cosa penserà Pucci di costei, godendomi nel frattempo ogni scenetta che decidi di regalarci.
Troppe i passaggi spassosi per elencarli tutti, posso concludere solo come si fa al termine delle migliori rappresentazioni teatrali:
:clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap:
view post Posted: 28/5/2018, 10:27     +1Auguri Tigermay - Benvenuti & Compleanni
come sempre nel weekend latito alla grandissima ed arrivo in ritardo a fare gli auguri di compleanno, ma valgono lo stesso no? Millemila auguroni di gioia, serenità e soddisfazioni per tutto l'anno. e visto che sono in ritardo, diciamo 36425 di questi giorni!
view post Posted: 13/4/2018, 07:48     +1Mazinga Z Infinity - Nuovo Mazinger in arrivo. - Mazinger Saga
CITAZIONE (T.C. the Punisher @ 13/4/2018, 08:41) 
Ah però, grazie Simone, interessanti considerazioni, ottimi i risultati dal Messico e anche l'home video sembra essere partito con il piede giusto! Cavolo, non pensavo che in Messico avessero questa passione per Mazinga, mi viene da pensare che qualche emittente in passato abbia trasmesso la versione dell'anime doppiata in spagnolo, possibile?

Più che possibile, posso confermare. Ho cugini in Messico e durante un giro insieme in Italia qualche anno fa passai con uno di loro davanti ad una fumetteria. Quando vide in vetrina il soc dello Z shin lo ha riconosciuto subito e mi ha detto che era uno dei suoi cartoni preferiti da bambino, e che lì è famoso come Goldrake da noi. Considerando che il cugino in questione ha una dozzina di anni meno di me, devono averlo passato verso la fine degli anni '80.
view post Posted: 11/4/2018, 15:20     +1Mazinga Z Infinity - Nuovo Mazinger in arrivo. - Mazinger Saga
CITAZIONE (T.C. the Punisher @ 11/4/2018, 16:16) 
Per curiosità, quanto avete speso per il blu ray?

15,80 euro su amazon
view post Posted: 11/4/2018, 10:40     +1Daisuke_Umon FF Gallery - solo commenti - Fan Fictions
latito nei commenti dal secondo incontro con colui che è indubbiamente il personaggio preferito di Julio Iglesias, e cerco di rimettermi in pari andando in ordine.
Partendo dal secondo salvataggio, posso solo dire una cosa: grazie a te ho finalmente capito la vera psicologia di Harlock. Da allergico, posso capire non solo il suo odio per le mazoniane, ma soprattutto l'idea di andare a vivere in una nave spaziale con atmosfera rigorosamente filtrata e controllata.
Passo poi al test #3, quello per cui mi sento in colpa e chiamato direttamente in causa. Il nostro pilota alternativo dimostra di non essere effemminato, ma le voci continuano ad avere delle solide basi. Del resto chiedete a qualunque maschio che abbia affrontato i tre giorni di visita di leva cosa implicava la domanda "ti piacciono i fiori", e quello che si mette a discutere con Flora (senza peraltro provarci) non sono certo io, no?
Restano anche le sue indiscusse capacità acrobatiche e la vena pacifista, oltre ad un talento musicale che mal si sposa con il suo gusto nel vestire... ma su quello io sono un autentico personaggio da fumetto vestito sempre uguale, quindi meglio che taccia.

Battute e scherzi a parte, umorismo meraviglioso, atmosfera surreale, battute fulminanti e situazioni incredibili. Nella mia testa vedo le tue storie con un mondo al contrario, con i nostri beniamini trasformati in live action (qualcuno sarebbe contento di vedere anche Koji...) e tu unico personaggio cartone, novella Roger Rabbit che fa finta di essere Alice in un paese delle meraviglie che buca il muro della 4a dimensione. Apprezzo, rido e aspetto con gusto il seguito, invitandoti a continuare anche dopo i tre test drive.
Nota tecnica: a questo punto ti conviene inserire in firma il link alla tua gallery, direi.
view post Posted: 4/4/2018, 13:51     +1Daisuke_Umon FF Gallery - solo commenti - Fan Fictions
Eccomi qui. Ovviamente, seguendo la vera ed unica legge dell'universo, il passaggio è arrivato mentre ero in bagno ed ho solo potuto correr dietro senza fiato (per le risate) all'astronave di Harlock. Giuro che non avevo un vestitino rosso ed i capelli blu.
Non faccio in tempo a smettere di ridere per la strepitosa Gigliola che parti a massacrare quella coppia spettacolare costituita da Beauty e Reika, che mai avrei paragonato nemmeno a Paola e Chiara e che tu trasformi nei ben più femminili Enzo e Carla!
Sembra di vivere nel mondo di Harry Potter e di vederti con la bacchetta magica ad incantare con riddikulus i nostri beniamini, così Haran Banjo (che mi son appena reso conto deve essere parente di Mayu, almeno a guardare i capelli) si trasforma da James Bond in Maxwell Smart!
E per finire la trasformazione del Daitarn, così eterna da far immaginare i megaborg spazientiti che devastano tutto battendo il piedino.
Alla faccia di Char, di Banjo, di noi maschietti che ci lasciamo distrarre dalla bellezza e dalla reichità delle assistenti, persino del Casino di Montecarlo. Mi inchino, (sperando magari di non prendermi qualcosa in testa).
view post Posted: 4/4/2018, 01:25     +36th Concorso di Gonagainet: Fan fiction - Archivio Concorsi del Nostro Forum

Terra 2018



Il telefono sul comodino squillò all’improvviso, svegliando Koji di soprassalto. Gli anni non avevano cancellato i riflessi da pilota e le antiche abitudini, e Koji, immediatamente lucido, impiegò solo pochi istanti per aprire gli occhi, individuare il tenue bagliore dello schermo, leggere il numero del chiamante ed attivare il telefono cordless. Temeva che la chiamata da casa del professor Procton nel cuore della notte americana portasse cattive notizie, e ripensò rapidamente agli attacchi di tosse che continuavano a costringere quell’uomo ormai novantenne ad interrompersi, ma quando sentì la voce del professore al telefono si tranquillizzò immediatamente.
“Koji, perdonami se ti disturbo a quest’ora ma non era il caso di aspettare. Pochi minuti fa mi ha chiamato Yamada dal laboratorio; devi unirti alla conference cui ti abbiamo invitato. Il professor Yumi, Sayaka e tuo fratello sono già in linea e non volevano svegliarti a quest’ora, ma ho deciso che non era il caso di rimandare.” “Arrivo tra un minuto professore, il tempo di rendermi presentabile.”
Gabriela, svegliata a sua volta dal telefono, guardò perplessa suo marito che si affrettava ad infilarsi una vestaglia da camera senza nemmeno tentare di dare una parvenza d’ordine alla zazzera ingrigita.
“Scusami tesoro – le disse Koji – il professore dal Giappone mi ha chiamato per una call urgente con tutto il gruppo. Tu torna pure a dormire, io vado in studio a scoprire cosa succede.”
Senza aspettare una risposta il magnate dell’industria aerospaziale si affrettò per il corridoio, improvvisamente ritrasformatosi nel coraggioso giovane combattente di quattro decadi prima.
Erano passati meno di tre minuti dal primo squillo del telefono e Koji era già seduto nella sua poltrona; le dita volarono veloci sulla tastiera per digitare la password e risvegliare il suo computer, che in pochi secondi presentò sui monitor la schermata del desktop, immediatamente sostituita dall’invito ad una call protetta. Attivò la connessione ed in rapida successione vide comparire nei tre monitor attorno a lui i volti familiari dei suoi amici.
Il professor Procton, nello schermo di sinistra, era collegato dal suo studio nella casa sulle montagne; accanto a lui, nella seconda finestra, il volto di Yamada da quello che un tempo era stato l’ufficio del suo mentore nel Centro di Ricerche Spaziali. Lo schermo centrale era occupato da Sayaka, seduta nel suo ufficio alla sede centrale giapponese della Kabuto-Yumi; dietro di lei le luci di Tokyo iniziavano a brillare nel crepuscolo. Suo padre, nello schermo a destra, era a sua volta chiuso nel suo ufficio, che però si trovava nella sede al Fuji, costruita intorno al vecchio Centro Ricerche per l’Energia Fotonica. Tetsuya condivideva con il professor Yumi lo schermo di sinistra sulla scrivania di Koji, ma il quadro alle spalle del fratello rivelò a Koji che condivideva in quel momento anche l’ufficio del professore.
L’arrivo di Koji nella call fu salutato da tutti in modo sbrigativo, segno che la questione era quanto meno di grande importanza. Fu Yamada a riassumergli in poche parole la situazione: “Buona sera Koji-san, anzi buona notte. Il professor Procton non ha voluto aspettare per informarla, quindi lasci che la inviti ad osservare lo schermo che ho condiviso; nel quadrante che ho appena evidenziato è comparso un oggetto volante in rapido avvicinamento verso la Terra. Dopo la prima segnalazione del sistema Hubble abbiamo estrapolato i dati dal nostro telescopio a terra e dai telescopi orbitali che ci avete fornito: l’oggetto è in realtà uno sciame di oggetti di piccole dimensioni che si stanno avvicinando a velocità superiore a quella della luce, apparentemente con una serie di microsalti in rapida successione dall’orbita di Plutone verso il Sole. L’unica conclusione logica è che si tratti di uno stormo di UFO in avvicinamento, ma non abbiamo ancora alcun contatto. Secondo i nostri calcoli, si tratta di una ventina di astronavi di dimensioni diverse, le più grandi sono confrontabili con l’ammiraglia di Vega e le più piccole con i dischi-mostro. Per ora sembra che siamo gli unici ad averli individuati, ma riteniamo probabile che a breve anche il personale della NASA noterà la formazione.”
Il professor Procton si schiarì la voce ed il suo antico assistente si affrettò a lasciargli la parola. “Koji, credo sia il caso che tu disturbi il presidente lì da voi, mentre io contatto il primo ministro. Gennosuke, potresti provare a contattare il segretario delle Nazioni Unite?”
Tetsuya, visibilmente preoccupato, non attese la risposta del professor Yumi: “Io ordino alla sezione sicurezza di preparare il Grande Mazinga e gli altri robot; potrebbe essere necessario preparare al decollo anche i mezzi di appoggio di Goldrake. I ragazzi devono tenersi pronti per ogni eventualità, spero che sia chiaro a tutti che questa non è una esercitazione.”
Il professor Yumi lo lasciò terminare, prima di rispondere a sua volta: “Genzo: lo chiamo tra pochi minuti; Tetsuya: hai ragione, avvisiamo immediatamente il personale dello stabilimento ed i ragazzi.”
Si salutarono poco dopo ed ognuno si affrettò a svolgere i compiti assegnatigli in quello che a tutti era sembrato uno degli antichi briefing prima della battaglia.

Nonostante l’ora tarda il personale della Casa Bianca sapeva che le linee riservate spesso portavano notizie urgenti e Koji attese solo pochi minuti prima di essere messo in contatto con il presidente King. Preferì iniziare la conversazione senza preamboli: “Jack, abbiamo un potenziale nuovo problema in arrivo. Il Centro di Ricerche Spaziali del professor Procton ha individuato una flotta di astronavi che sembra puntare verso la Terra. Dalle prime immagini sembra si tratti di una ventina di mezzi, ma alcuni abbastanza grandi da poter contenere altri mezzi e truppe. Non abbiamo ancora avuto alcun contatto e non sappiamo se siano ostili, ma è il caso di tenere pronte tutte le forze di difesa terrestri; noi abbiamo già messo in stand-by i Mazinger e tutti i nostri mezzi e stiamo monitorando la situazione. Pensi di poter ordinare alla NASA di coordinarsi con il nostro centro? Sarebbe bene che collaborassero anche Russia e Cina.”
“Certamente – rispose l’uomo dall’altra parte – vedrò anche di tenere pronto l’esercito e l’aviazione, ma cercherò di fare in modo che non siamo noi ad attaccare per primi. Potrebbero comunque essere amichevoli, no?”
“È quello che speriamo tutti!” disse Koji, cercando di ignorare i mille ricordi che si affacciavano alla sua memoria.

Nell’hangar al monte Fuji Tetsuya osservava i robot pronti al decollo. Alle sue spalle sentì aprirsi le porte dell’ascensore, riconobbe il passo familiare di sua moglie e senza voltarsi le disse: “Non ti preoccupare, Jun. I ragazzi li ho addestrati io e sapranno cavarsela. E sinceramente sto ancora sperando che non ci sia nemmeno bisogno di farli intervenire.” Lei gli prese la mano, per tranquillizzare quell’uomo ancora non abituato al compito di allenatore, ma anche per cercare a sua volta conforto nella forza di lui. Come responsabile della gestione del personale della Kabuto-Yumi, sapeva tutto quel che si poteva sapere sui quattro piloti che in quel momento occupavano quegli abitacoli così familiari, ma come madre e come zia non riusciva a sopprimere quell’ansia che riemergeva dai tempi lontani in cui era costretta a vedere Tetsuya sul campo di battaglia, spesso costretta a non intervenire dagli ordini di quei maschi che si sforzavano di proteggerla senza capire i suoi sentimenti. “Lascia che gli dica due parole, comunque.”
Tetsuya si avvicinò alla consolle dell’hangar e, come già aveva fatto più volte quella mattina, attivò i sistemi di comunicazione: “Piloti: fate rapporto. Rapidamente, che poi la dottoressa Hono vuole dirvi qualcosa.”
Ogni monitor era collegato ad uno dei robot, mostrandone le telemetrie, i feed delle telecamere di bordo e le immagini dall’abitacolo.
“Qui Grande Mazinga: tutti i sistemi in ordine e pronto al decollo, comandante Kabuto. Kenzo Kabuto, passo.”
“Mazinga Z: luce verde per tutti i sistemi, zio. Juzo Kabuto, passo.”
“Venus Alfa: all green. Tsukiko Kabuto, passo.”
“Apollon Ace: sistemi in linea e pronta alla partenza. Hiroshi Yumi, passo.”
Sapeva di non potersi permettere distrazioni, e Tetsuya tornò ad indossare la maschera del severo istruttore che con tanta fatica aveva cercato di togliersi in quegli anni: “Hiroshi: ti ho già detto che per quanto possa sembrarti inappropriato il look del tuo robot non sei autorizzato a ribattezzarlo: è sempre Dianan Ace. E per tutti adesso sono il comandante Tetsuya Kabuto, non il papà o lo zio.”
Il tocco leggero di Jun sulla spalla lo invitò a fermarsi e lasciarle la parola. “Ragazzi – esordì lei– cercate di stare tranquilli e non preoccupatevi. Per ora si tratta solo di una precauzione e noi vecchi stiamo tutti sperando di non vedervi coinvolti in qualcosa che abbiamo già vissuto, ma se dovesse succedere sappiate che avete a disposizione la miglior squadra su cui si sia mai potuto contare. Siete addestrati, avete dei robot dieci volte più potenti di quel che avevamo noi allora e potrete affrontare qualunque cosa. Tranne il vostro istruttore infuriato se non vi comportate come si deve, ovviamente.”
La risata generale finì per coinvolgere persino Tetsuya, e tutti si prepararono all’attesa con aria più serena.

In pochi minuti la notizia della flotta in avvicinamento aveva fatto un vero e proprio giro del mondo: a meno di un’ora dalla chiamata che aveva svegliato Koji nel cuore della notte americana, la NASA, l’ESA e le agenzie spaziali di Russia e Cina avevano definito le loro task force per il monitoraggio e la raccolta dei dati, e tutti si coordinavano con il team del Centro Ricerche guidato da Yamada. In breve i gruppi riuscirono a calcolare la velocità di avvicinamento della flotta aliena: sarebbe arrivata all’interno dell’orbita lunare entro le successive 3 ore. Nella mente di Gabriela, ormai del tutto sveglia nel cuore della notte, si affollavano le preoccupazioni per i suoi uomini. Entrambi erano poco inclini ad attendere; vedeva Koji camminare per la casa come un animale in gabbia, e continuava a ricevere i messaggi del figlio seduto nella cabina dello Z. Le foto che Juzo mandava dalla cabina sembravano quelle dei suoi primi addestramenti con i cugini, ma le poche parole di accompagnamento trasamettevano l’ansia del ragazzo, ben più giovane dei suoi compagni. Per fortuna almeno la piccola Laura stava dormendo tranquilla; a ben pensarci non era più così piccola, visto che era riuscita a conquistarsi l’ammissione al college con un anno di anticipo. L’ennesima notifica la riportò a guardare il telefono, ma questa volta non arrivava da Juzo: era Genzo Procton che si premurava di rassicurarla e si informava sullo stato d’animo suo e degli altri Kabuto “americani”.

Tokyo brillava di miliardi di luci multicolori e Sayaka fissava la vetrata del suo ufficio lasciando correre lo sguardo su quell’incalcolabile fiume di energia che sapeva dipendere in parte anche da lei. L’energia fotonica aveva drasticamente ridotto l’inquinamento atmosferico del Giappone, ma lo splendore delle luci di Tokyo rendeva vano ogni suo tentativo di guardare le stelle; nonostante questo e l’ovvia impossibilità di scorgere ad occhio nudo ciò che aveva irretito buona parte dei suoi pensieri, il cielo continuava ad attirare il suo sguardo. Erano passati anni dall’ultima volta che aveva affrontato il campo di battaglia in prima persona; ora suo figlio occupava quel sedile in cui lei tante volte aveva versato lacrime e sangue, e lei si trovava ad aspettare alla finestra come un tempo toccava a suo padre. Suo marito Takeshi ricordava ovviamente le battaglie contro il dottor Inferno, ma le aveva vissute da lontano, seguendole in televisione come una serie tokusatsu, e non aveva mai capito fino in fondo quanto le esperienze sue e di Koji fossero state traumatiche. Aveva accettato di buon grado di prendere il cognome Yumi per la fama scientifica ed il potere economico della famiglia, ma non aveva mai pensato a Sayaka come ad un soldato o una eroina, e probabilmente quello era il vero motivo dell’antipatia di Koji nei suoi confronti. Per fortuna Koji aveva trovato Gabriela, cui era impossibile non voler bene. La sua mente tornò rapidamente ad Hiroshi ai comandi di Dianan e l’angoscia riprese a stringerle lo stomaco.

Al Centro Ricerche tutti continuavano a lavorare febbrilmente per estrapolare l’immagine degli oggetti in avvicinamento: una dozzina di occhi fissava senza sosta i monitor con le immagini, modificando in continuazione i parametri per ottenere qualche immagine decente. Yamada dalla sua postazione continuava ad esaminare le nuove fotografie per individuare gli oggetti in avvicinamento e segnarne la nuova posizione, poi le smistava ai collaboratori per la fase di estrapolazione. La progressione degli oggetti confermava la prima ipotesi: stavano avvicinandosi alla Terra con una serie di salti, aumentando la frequenza e diminuendo la distanza ad ogni successivo spostamento; in pratica si muovevano ormai all’interno del sistema solare quasi al doppio della velocità della luce. L’ultimo salto li aveva portati all’interno dell’orbita di Nettuno: mancavano circa due ore al loro arrivo sulla Terra. La serie di immagini successive arrivò in quel momento, rapidamente Yamada individuò il settore giusto dell’immagine e notò che avevano già raggiunto l’orbita di Urano, coprendo in un solo balzo un terzo della distanza che li separava dal centro del sistema solare. Sembrava un’impresa impossibile per le tecnologie terrestri: per i sistemi di calcolo e sensoristica a loro disposizione sarebbero servite ore per individuare tutti gli oggetti del sistema solare senza le mappe che il Centro Ricerche elaborava e custodiva da anni, ma a quanto pare gli alieni avevano impiegato solo pochi minuti. Il sospetto lo travolse all’improvviso ed immediatamente passò le immagini alla postazione di Yuki, si alzò ed andò da lei. “Yuki: per cortesia elabora subito l’immagine con il massimo ingrandimento e fammela vedere.” L’astronoma era la più giovane del gruppo e forse proprio questo la rendeva la più esperta utilizzatrice dei più moderni software di image processing. Lavorarono insieme per pochi minuti, ed infine un’immagine campeggiava sullo schermo; Yamada afferrò il cellulare, scattò una foto del monitor e la inviò al suo mentore ed a Koji, poi corse alla postazione nel suo ufficio per avviare una nuova call.

In appena due minuti tutto il gruppo si era di nuovo riunito online. L’immagine elaborata dal Centro Ricerche campeggiava sul monitor di Yamada, condiviso con tutti. Con un po’ di impegno, Yamada riuscì ad ottenere il silenzio necessario a spiegare la situazione: “L’immagine è di circa 20 minuti fa: la flotta si trovava in quel momento a circa 140 minuti-luce dalla Terra, entro l’orbita di Urano, ed ha impiegato un solo salto e circa 10 minuti di calcolo per arrivare lì da oltre l’orbita di Nettuno, coprendo una distanza di circa 100 minuti-luce. Probabilmente basteranno un paio di salti per arrivare ad una distanza che permetta di comunicare con la nostra tecnologia, facilmente avremo un contatto con loro entro la prossima mezz’ora. Credo a questo punto sia il caso di spiegare in dettaglio la situazione ai capi di governo.” Il professor Procton aveva ritrovato la voce e l’energia di tanti anni prima: “Hai ragione Yamada. Direi di aggiungerli a questa call, così forniremo loro tutte le spiegazioni necessarie.” Koji intervenne: “Credo che sia il caso di fare anche un’altra chiamata. Di quella mi occupo io.”

In pochi minuti al gruppo si aggiunsero i capi di stato della maggiori potenze mondiali e il segretario delle Nazioni Unite; il professore iniziò a spiegare l’immagine che veniva trasmessa sui loro monitor: “Signori, vi invito ad osservare l’immagine sui vostri schermi. Come previsto dalle nostre analisi, la flotta in avvicinamento è composta da 18 navi spaziali di dimensioni variabili. Al centro della formazione vi è una nave di dimensioni leggermente superiore alle altre grandi unità: quella sembra avere il ruolo di ammiraglia della flotta e su di essa abbiamo individuato un simbolo, che nella foto è stato evidenziato con alcuni colori. Anche l’immagine dell’unità in posizione di avanguardia è stata elaborata con degli schemi di colore per renderla più riconoscibile, poiché il vecchio personale del Centro Ricerche conosce bene sia il simbolo che quella nave, ma non vedevamo entrambi da molti anni.”
Dopo un sorso d’acqua, riprese: “Circa 40 anni fa il Giappone fu bersaglio di una serie di attacchi da parte di oggetti che per molti di voi sono rimasti catalogati come UFO; in base ad informazioni riservate in nostro possesso, possiamo affermare con certezza che si trattava di elementi della flotta militare di un pianeta della stella Vega, governato da un sovrano espansionista e dittatore. Gli attacchi furono fermati con l’aiuto di un robot di origine aliena di nome Goldrake, pilotato dal principe Duke Fleed. Al termine della guerra con Vega, conclusa con la morte del dittatore, il principe Duke Fleed e sua sorella la principessa Maria Grace Fleed fecero ritorno al loro pianeta di origine, che fino ad allora avevano creduto fosse stato reso inabitabile dagli attacchi portati contro di loro dalla flotta di Vega. Allora avevo ospitato personalmente i due principi, che erano diventati grandi amici della Terra e di alcuni dei presenti in particolare. Il simbolo sulla nave ammiraglia corrisponde al medaglione che portavano, con lo stemma della casa reale di Fleed, e l’unità in avanguardia sembra essere Goldrake all’interno del suo disco. Penso che possiamo preparare la Terra al primo contatto ufficiale ed amichevole con una civiltà aliena.”

Alla fattoria Betulla Bianca, Venusia sentì squillare il telefono dell’abitazione principale. Mizar e Kumiko erano impegnati in stalla con il parto ed i ragazzi stavano studiando di sopra, quindi si asciugò rapidamente le mani ed afferrò il cordless posato sul tavolo. “Pronto, qui casa Makiba. Chi parla?” “Venusia! Ciao, sono Koji.” “Ciao! Quando sei arrivato in Giappone?” “Sono a casa in California, in realtà. E sto sempre aspettando che tu venga a trovarmi come mi hai promesso.” “Accidenti se sto invecchiando, faccio anche confusione con il fuso. Non è notte fonda da voi, vero?” “Veramente sì, ma questo non poteva aspettare.” Il tono di Venusia si fece immediatamente grave: “Cosa succede?” “Probabilmente niente di brutto: Goldrake sta tornando.” Ci volle qualche secondo prima della domanda successiva: “Come lo sai?” “Il Centro Ricerche lo ha avvistato, seguito da una flotta di una ventina di astronavi varie. Non abbiamo ancora avuto contatti e non sappiamo chi lo stia pilotando, ma le immagini sono estremamente affidabili. Dovrebbero essere in grado di mettersi in contatto entro una mezz’ora, secondo i calcoli di Yamada. Penso dovresti andare al Centro. Io arriverò in Giappone appena posso.”

Pur separati da migliaia di chilometri, gli antichi compagni si mossero all’unisono senza nemmeno saperlo: Venusia si affrettò a prendere un giubbotto e la borsa, poi si lanciò fuori alla ricerca del fratello, mentre Koji preparava tre piccoli bagagli con la rapidità dell’abitudine e si precipitò a cercare la moglie. Mentre Venusia spiegava le novità al fratello e lo convinceva a raggiungere con lei il Centro Ricerche, altrettanto faceva Koji con Gabriela e Laura, e nell’esatto momento in cui Venusia prendeva il cellulare per chiamare Genzo ed offrirgli un passaggio, Koji si affrettava a chiamare l’ufficio viaggi della Kabuto Koji perché comunicasse il suo piano di volo agli enti di controllo. Paradossalmente, se fossero stati vicini il rumore del motore della piccola vettura di Venusia che lasciava la fattoria avrebbe completamente coperto il suono leggero del KFO che si preparava a prendere quota innalzandosi dall’hangar della villa. Entrambi i piloti conoscevano abbastanza bene i propri passeggeri da manovrare al limite della loro soglia di tolleranza, così Venusia affrontava le curve con decisione e Koji accelerava gradualmente fino a portare il KFO oltre i limiti delle acque territoriali statunitensi, poi lanciò il suo disco personale alla massima velocità: avrebbero impiegato circa un’ora e mezza per arrivare al Centro Ricerche.

Erano passati ventisette minuti da quando Yamada aveva formulato la sua previsione: all’improvviso la rete di sorveglianza satellitare segnalò la presenza di oggetti volanti nel raggio dei sensori e dopo pochi secondi sul video campeggiavano le sagome delle astronavi, eclissate dall’ombra della Terra. Anche Hayashi ricordava bene gli eventi di quegli anni e riconobbe Goldrake senza ombra di dubbio; a lasciarlo sbalordito non furono nemmeno le gigantesche astronavi che lo seguivano, bensì la presenza nello spazio accanto a lui di tre mezzi identici a quelli che da anni facevano parte della dotazione speciale del Centro Ricerche. Non ebbe però il tempo di attirare l’attenzione dei colleghi su quel dettaglio, perché un segnale audiovisivo si inserì nei sistemi di comunicazione della base, facendo scattare alcuni allarmi di sicurezza. Mentre un’immagine iniziava a prendere vita sullo schermo, Venusia varcò la soglia della sala controllo, seguita a pochi passi dal fratello che dava sostegno al professor Procton. La figura sullo schermo si fece più nitida, almeno per coloro che nel vederla non sentirono gli occhi bagnarsi di commozione, e finalmente prese a parlare: “Centro Ricerche Spaziali: sono l’ambasciatrice Maria Grace Fleed, principessa della casata e del regno di Fleed. Mi ricevete?” Nello stupore generale, fu solo Genzo a trovare la lucidità per prendere il microfono, fissare la telecamera e rispondere: “Qui Centro Ricerche Spaziali. Sono il professor Procton. Bentornata sulla Terra, Vostra Altezza.” Anche sul volto che campeggiava nello schermo era ben visibile la commozione, ma il tono della voce mostrò a chi dei presenti la conosceva quanto la ragazzina fosse diventata una donna capace di controllo: “Professore! Sono felice di vederla, e per favore mi chiami Maria come faceva un tempo.” “Solo se tu ti deciderai a chiamarmi Genzo.”
In pochi minuti alla flotta di Fleed vennero comunicate le indicazioni per l’atterraggio che erano state concordate con i governi del mondo. Secondo il piano di volo concordato, due ore dopo Goldrake sarebbe rientrato nell’atmosfera terrestre dopo anni di lontananza, accompagnando la sua nuova squadra ed alcune delle navi fleediane nel cielo giapponese e andando a posarsi nella gigantesca zona di atterraggio davanti ai cancelli del Centro Ricerche.

Due ore dopo la notizia era rimbalzata sui media di tutto il mondo, e una piccola folla di giornalisti era assiepata ai margini della zona che la polizia aveva delimitato. Shiro anni prima aveva cominciato a raccontare le avventure dei fratelli sul giornale della scuola, e da lì era cresciuto fino a diventare uno dei più noti reporter giapponesi, così nessuno aveva sollevato obiezioni al fatto che lui fosse l’unico accreditato a superare il cordone di sicurezza. Koji aveva fatto atterrare il KFO alla fattoria Betulla Bianca con una forte sensazione di deja-vu, e Tetsuya, alla guida di una jeep del Centro Ricerche, aveva accompagnato il fratello, Gabriela e Laura alla zona d’atterraggio in tempo per assistere all’arrivo dei robot terrestri. I quattro titani di metallo si posarono a terra, i veicoli di comando si sganciarono ed i piloti uscirono dagli abitacoli, tutto con una coreografia orchestrata dal loro istruttore in maniera meticolosa. La presenza delle telecamere rendeva tutti i ragazzi un po’ impacciati, ma Koji si avvicinò al figlio e al Pilder per salutarlo: “Allora, stai trattandomi bene questi gioielli?” poi lo abbracciò con orgoglio. Il raduno divenne in breve una festa di famiglia e l’arrivo dei professori e del personale del Centro Ricerche fu accolto con caloroso affetto. Yamada aveva collegato il suo cellulare all’impianto radar del Centro per monitorare la situazione, così potè osservare i segnali della flotta fleediana comparire al di fuori dell’atmosfera terrestre: cinque unità si separarono dalla flotta principale ed iniziarono rapidamente la discesa; il direttore del Centro attirò l’attenzione generale verso il cielo e tutti poterono osservare gli oggetti che si avvicinava rapidamente, distorti dal calore accumulato sugli scudi termici. Dopo pochi istanti, a quasi 40 anni dall’ultima volta, Goldrake tornò visibile sugli schermi televisivi di tutto il mondo; dietro di lui volava un disco verde ed azzurro con quattro punte, una versione gigantesca del medaglione di Duke e Maria. A completare la formazione a croce, in corrispondenza delle altre punte, volavano tre mezzi d’appoggio quasi identici a quelli alloggiati negli hangar del Centro Ricerche, ad eccezione delle livree simili a quella del disco di Goldrake. All’improvviso ed in perfetta sincronia la pattuglia fleediana arrestò la sua corsa a pochi metri dal suolo, per poi posarsi con delicatezza al centro dello spiazzo, di fronte ai robot terrestri. I quattro abitacoli si aprirono e quattro ombre balzarono con grazia sovrumana sulle fusoliere, fermandosi in piedi davanti al disco al centro della formazione. La punta del disco rivolta verso i terrestri in attesa si aprì in tre sezioni e quella diretta verso il basso si trasformò in una rampa. Maria Grace Fleed, vestita con una tuta identica a quella con cui era partita anni prima iniziò a scendere: gli anni trascorsi non avevano offuscato il suo sguardo penetrante, che passò in rapida rassegna tutti i presenti, si avvicinò a Koji e lo colpì con un sonoro ceffone. “Vediamo se quando riparto questa volta vieni a salutarmi, stupido zuccone!” disse con la voce rotta dalla commozione, poi cercò di tornare a vestire i panni della matura ambasciatrice, ma gli abbracci di Venusia e Mizar soffocarono qualunque speranza di riportare l’incontro ad un tono più formale. Anche il professor Procton si avvicinò al gruppetto: “Maria, sono felice di vederti! È passato così tanto tempo: non sprechiamone ancora in cerimonie formali.”
L’attenzione di Venusia continuava ad essere calamitata dal pilota sceso da Goldrake, che indossava una tuta identica a quella che lei ricordava in ogni minimo dettaglio; sembrava leggermente più alto, ma con una corporatura altrettanto slanciata, e quando si tolse il casco la donna non ebbe più alcun dubbio: la somiglianza con Actarus era forte, il blu così alieno degli occhi era inconfondibile, ma invece della lunga chioma castana del padre, l’uomo aveva i capelli scuri con riflessi quasi violacei e li teneva regolati in una spazzola corta ed ordinata, che gli conferiva un’aria marziale e severa.
Alla sua destra era in piedi la ragazza che era scesa dal “Delfino fleediano”, di qualche anno più giovane; anche lei indossava una tuta rossa e nera simile a quella del pilota di Goldrake, ma il simbolo sul petto presentava qualche leggera differenza. Toltasi il casco, di un giallo più acceso, rivelò un viso dolce, gli occhi verdi e lunghi capelli castani. Alla sinistra di Maria, balzato dalla “Trivella fleediana”, un uomo dalla tuta blu, con il petto decorato da un fregio nero che come per gli altri sembrava un rapace terrestre. Anch’egli si sfilò il casco, rosso con rilievi gialli: era un ragazzo di circa 20 anni, con occhi e capelli nocciola e lineamenti che sembravano proclamare un forte legame di sangue con la donna al suo fianco. Chiudeva il gruppo la pilota del “Goldrake 3”, il cui fisico proporzionato ed aggraziato aveva attratto l’attenzione dei ragazzi terrestri: la tuta rossa e nera era evidentemente una costante per la famiglia di Duke Fleed, da cui la ragazza aveva ereditato il blu degli occhi, mentre i lineamenti affilati ed i capelli argentei potevano forse provenire dal sangue della madre.

Yamada invitò tutti ad accomodarsi all’interno del Centro, ma Mizar, con un sorriso leggermente imbarazzato, si rivolse a Maria: “Maria, perdonami ma devo tornare a controllare la situazione alla fattoria. Ma questa sera siete tutti ospiti a casa nostra, venite appena potete.” L’abbracciò di nuovo, salutò tutti e risalì sulla jeep, puntando in direzione del ranch mentre il gruppo si muoveva ordinato nella direzione opposta.
Quando tutti si furono accomodati, Maria iniziò a presentare coloro che la accompagnavano: il nuovo pilota di Goldrake era Yonus, figlio maggiore di Duke ed erede designato di Fleed. Con lui, sui mezzi di appoggio le sue sorelle minori Rosa, pilota del Delfino Cosmico, e Lily, pilota del Falco Cosmico, ed il cugino Rigel, pilota della Trivella Cosmica, unico figlio di Maria. Dopo quel nome, Maria fissò con aria interrogativa Venusia, che assentì leggermente. “Una ventina di anni fa, se n’è andato serenamente. Finchè ha potuto, ha continuato a salire sul silos a fissare il cielo, sperando di vedervi tornare. Una delle ultime cose che ha detto in ospedale è stato “Quando torneranno, dì a quel buono a nulla di Actarus che lo perdono. E abbraccia Maria.” Poco dopo si è addormentato, è entrato in coma e si è spento dopo qualche giorno.” Spinta da un presentimento, Maria chiese la data esatta e si impegnò in alcuni calcoli, per scoprire con stupore e grande gioia che coincideva con il momento della nascita di colui che su un pianeta lontano aveva ricevuto lo stesso nome.
Tetsuya e Jun avevano già provveduto per strada a presentare se stessi ed i gemelli, quindi Koji prese la parola: “Andando in rigoroso ordine cronologico: Maria, questa è Sayaka Yumi, mi chiedevi sempre di lei anni fa. Questa invece è mia moglie Gabriela, la santa donna che mi sopporta. Accanto a Sayaka c’è suo figlio Hiroshi, pilota di Dianan Ace, mentre quello più bello di tutti è ovviamente mio figlio Juzo, pilota di Mazinga Z. Questa stupenda signorina, la più giovane e quindi ultima dei presenti, è mia figlia Laura.”
“Grazie Koji, ” disse il professor Procton, “adesso sono sicuro che i ragazzi potranno far visitare il Centro Ricerche agli altri ospiti, mentre Maria può spiegarci come mai è tornata.”

Nella sala rimasero solo gli adulti, e Maria cominciò a raccontare: “Quando siamo arrivati su Fleed il pianeta era gravemente inquinato, i pochi sopravvissuti erano stremati e ressegnati. Ma quando la notizia della sconfitta di Vega per mano di Duke si diffuse, dai pianeti vicini arrivarono aiuti e risorse che permisero di iniziare la ricostruzione. Duke fu incoronato re e dopo qualche anno e qualche piccola scaramuccia la pace tornò in quello che un tempo era l’impero di Vega.”
Prese fiato, sforzandosi di trovare le parole per proseguire: “Purtroppo nei primi anni riuscimmo a sistemare soltanto parte dei danni che il vegatron aveva causato all’ambiente, ma l’esposizione alle radiazioni aveva causato gravi mutazioni negli animali, e le riserve idriche rimanevano pesantemente contaminate dal materiale radiottivo presente nel sottosuolo. Alla fine per fortuna i progetti di bonifica hanno dato ottimi risultati per l’ambiente, ma i danni genetici sulle specie animali e vegetali sono irreversibili.”
Il ricordo della sete di quei giorni la spinse in cerca di un bicchier d’acqua, poi continuò: “Pur sapendo quanto già eravamo in debito con la Terra, che riteneva di aver coinvolto ingiustamente nella guerra con Vega, Duke ha deciso di mandarmi in missione diplomatica per cercare di aprire un canale di scambio commerciale: vorremmo offrire la nostra tecnologia in cambio delle vostre risorse naturali. Ho una lista di quel che vorremmo portare su Fleed, ed i progetti per nuove tecnologie a partire da quella per il viaggio interstellare.”
La riunione formale continuò ancora per un po’ e tutti si impegnarono per aiutare Maria, esaminando e modificando la lista delle richieste per tenere conto di tutti gli anni di cambiamenti a lei sconosciuti. Alla fine tutti si trasferirono alla fattoria, dove Mizar aveva allestito una grande festa in cui gli alieni ebbero modo di godere dell’ospitalità terrestre.

Il giorno successivo, tutti si affrettarono a mettere in moto le proprie conoscenze, e due giorni dopo fu organizzata una assemblea pubblica straordinaria delle Nazioni Unite al Palazzo di Vetro. La delegazione fleediana era composta ufficialmente da Maria e da alcuni dignitari fleediani, ma con la scusa di garantire la sicurezza dell’ambasciatrice Koji riuscì ad ottenere l’accesso anche per Yonus e Venusia ad una delle sale riservate al personale, sistemandosi a sua volta nel pubblico dell’assemblea. Con fastidioso ritardo, l’assemblea ebbe inizio e Maria avanzò la proposta, in cui aveva integrato le modifiche suggerite dagli amici più esperti nei giorni precedenti. Al termine del suo intervento, i più svelti ad accaparrarsi la parola furono i delegati dei vari stati membri del Consiglio di Sicurezza.
Mentre il dibattito continuava sterile sotto di loro, Venusia vide Maria alzare gli occhi, incrociare lo sguardo del nipote e fargli un leggero cenno di assenso. Memore delle capacità dell’amica, la terrestre si voltò a fronteggiare lo sguardo di quell’uomo, quasi con una sensazone di deja-vu: “Principe, c’è qualcosa che vuole dirmi?” La somiglianza con il padre era accentuata dall’espressione seria con cui la fissava in silenzio, mentre cercava le parole. Finalmente riuscì a trovare lo spunto: “Lei sa dei poteri di mia zia. Anche io ho un certo talento psichico, ma non avrei nemmeno bisogno di quello per notare come mi guarda: continua a confrontarmi con mio padre e con il ricordo che ha di lui.” Venusia arrossì imbarazzata: “Non si preoccupi principe, non intendo certo creare un incidente diplomatico al primo contatto ufficiale del nostro pianeta con una specie aliena amichevole.” La risata leggera di lui la colse di sorpresa, e sentì l’imbarazzo cedere il passo all’ira. Ma Yonus si affrettò a spiegare: “Mi perdoni, non volevo offenderla. Sono solo rimasto sorpreso dalla sua reazione, ma ha frainteso le mie intenzioni. Vede, mio padre è un ottimo sovrano, un padre amorevole e con mia madre è stato un marito premuroso. Fino al giorno in cui lei è morta, lui non ha mai smesso di accudirla ed aiutarla. Sa bene quanto me come il dovere e l’onore siano pilastri fondamentali nella vita di mio padre, e quei pilastri sono stati la base del suo matrimonio. Ma non l’amore.”
Venusia lo fissava impacciata come la ragazzina di tanti anni prima, senza il coraggio di dire una parola. Continuò: “Le mie sorelle ed io siamo cresciuti ormai, siamo indipendenti e crediamo tutti che sia ora per nostro padre di cercare la propria felicità, ma sappiamo che lui non potrà mai lasciare il nostro pianeta fino a quando sentirà di non aver esaurito il suo compito.”
Gettò una occhiata verso la sala dell’assemblea, seguendo il filo dei pensieri. “Zia Maria e io non abbiamo potuto ignorare i sentimenti che abbiamo sentito in te in questi giorni, e abbiamo pensato di fare noi ciò che mio padre non potè fare molti anni fa. Tu non hai mai trovato la felicità in questo mondo, e mio padre non l’ha mai nemmeno cercata su Fleed. Pensiamo sia ora di aiutarvi a raggiungere quel che entrambi meritate, e vorremmo che tu partissi con noi.”
Venusia, spogliata delle sue difese da quello che in un’altra vita avrebbe potuto essere suo figlio, lasciò sgorgare le lacrime trattenute per troppi anni e si lasciò afferrare in un abbraccio, che riecheggiava di una forza lontana mai dimenticata. Impiegò lunghi secondi per riuscire a trovare la forza di pronunciare una risposta di una sola sillaba.

Alcune ore prima, il geniale inventore Koji Kabuto aveva ascoltato con attento interesse l’ambasciatrice Maria Grace del pianeta Fleed che salutava l’assemblea delle Nazioni Unite e raccontava le meraviglie che poteva offrire in cambio dell’aiuto che chiedeva.
Subito dopo, il maturo magnate Koji Kabuto aveva prestato tutta l’attenzione di cui era capace dopo anni di difficili trattative per cogliere ogni sottigliezza nascosta nelle risposte melliflue dei politici, desiderosi di accaparrarsi anche un minimo vantaggio nelle trattative.
Nelle ore successive, Koji Kabuto aveva dato prova di grande valore sopportando stoicamente gli scontri e le accuse reciproche che miopi politicanti terrestri intrisi di pregiudizi continuavano a scambiarsi, fuorviati dalla loro incapacità nel vedere il radioso futuro che quel giorno veniva offerto all’umanità.
Alla fine, il coraggioso combattente decise di farsi ancora una volta carico del futuro dell’umanità e fece ricorso all’arma che il destino gli aveva messo a disposizione: afferrò il cellulare ed inviò due brevi messaggi, poi si alzò e si recò a passo spedito alla Caffetteria, dove si sedette ad un tavolino. Due uomini lo raggiunsero poco dopo, attirando l’attenzione di un fotografo che colse al volo l’occasione: Bill Gates, Elon Musk e Koji Kabuto seduti ad un tavolino al Palazzo di Vetro in una giornata storica come quella potevano significare una fotografia da premio Pulitzer.

Una settimana più tardi le navi fleediane avevano quasi ultimato il carico. I tre uomini d’affari avevano acquistato in tempi rapidi tutte le risorse che Maria aveva chiesto per il pianeta Fleed, e si erano impegnati a mettere a disposizione di tutti le nuove tecnologie ottenute in cambio; quel pomeriggio erano in programma gli ultimi voli e la cerimonia ufficiale di commiato.
Per un misterioso disguido ai sistemi di posta elettronica della Kabuto-Yumi, le varie personalità politiche avevano ricevuto l’invito solo all’ultimo istante, con mille scuse della segreteria di Koji e soci. Goldrake ed i suoi mezzi d’appoggio erano pronti a scortare la navicella reale, ma nessuno dei piloti riusciva a percorrere quei pochi passi che li separavano dagli abitacoli. Maria e Yonus incrociarono gli sguardi: “Pensi che abbia cambiato idea?” pensò il nipote. “Se non è cambiata in questi anni, lo escludo.” rispose la zia.
Poco dopo Juzo, in volo di pattuglia con Mazinga Z sopra alla pista di decollo, contattò il padre su una linea privata. Koji ascoltò il messaggio e fissò Maria con aria interrogativa. Un paio di minuti dopo, una jeep della fattoria si fermò al limite della zona delimitata e Koji andò incontro a Mizar e Venusia che ne stavano scendendo. Fissò prima lei, che lo guardava con espressione indecifrabile, poi lui, che strizzò l’occhio. Senza una parola, i due uomini scaricarono la jeep ed unirono il carico a quello già pronto per essere imbarcato sul disco di Maria.
Koji prese la mano di sua moglie e la trascinò di fronte a Venusia, la cui espressione si fece più dura: “Sai che non cambierò idea, vero Koji? Ne ho parlato con Mizar e non intendo discuterne ancora, con te o nessun altro.” Ridendo, l’amico la abbracciò: “Non ho nessuna intenzione di provare a farti cambiare idea: a parte che so bene da anni quanto sia impossibile, è da quando sono partiti che mi auguro di vedere questo momento. E tra l’altro ora sappiamo che potrete tornare quando volete.”
La risata di Koji fu il segnale d’inizio per la girandola dei saluti, che continuò fino a quando dal Centro Ricerche furono costretti a segnalare che l’ente di controllo aereo del Giappone stava sollecitando la partenza. Dopo pochi minuti, le unità aliene si sollevarono e puntarono verso il cielo a velocità di fuga. Sul maxischermo i presenti videro le astronavi trasformarsi in scie di luce e lasciare l’atmosfera terrestre.
A terra e nelle astronavi appena decollate tutti sorridevano, sapendo che questa volta la partenza di Goldrake non era un possibile addio, ma di certo solo un arrivederci.

Edited by josomeda - 4/4/2018, 17:44
view post Posted: 28/3/2018, 13:27     +1Daisuke_Umon FF Gallery - solo commenti - Fan Fictions
ebbene: c'è qualcosa di peggio dell'allenamento all'Inferno Camping Training 666 e conseguente cena. E' iniziare a leggere questo racconto in un open space affollatto. Impossibile smettere, mostruoso il dover resistere per non sbellicarsi dal ridere a voce alta.
A questo punto non posso che restare al tuo fianco ed attendere fiducioso l'aiuto della magica bussola.
:asd: :asd: :asd: :asd: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap:
view post Posted: 28/2/2018, 16:15     +1Mazinga Z clip doppiaggio perduto - Mazinger Saga
CITAZIONE (Balrog01 @ 28/2/2018, 16:03) 
Shooting tu prendi a caso le mie risposte ma erano risposte ad attacchi verso di me, quando io ho solo detto che in generale trovo una ingratitudine generica nel tormentone internettiano dell’attacco verso gli errori dei doppiaggi storici, e ho anche spiegato bene il perché.
Ora, se vedo attacchi o pregiudizi personali dopo questo mio parere, quando io non ho attaccato nessuno degli interlocutori...direi che mi sono soltanto difeso, ne più ne meno, e per me non c’è molto altro da aggiungere rispetto a quel che si legge nel botta e risposta. Fondamentali entrambi, e non solo le mie risposte...

@balrog: tu hai chiesto perché vieni attaccato e s_s ha risposto con motivazioni ed esempi, spiegando che non c'è l'idea di attaccare nessuno e che se tu leggi aggressione nei tuoi confronti, spesso altri si sentono aggrediti da te. In risposta a questo tu hai attaccato dicendo che erano risposte prese a caso. Stiamo cercando tutti semplicemente di stabilire una comunicazione pacifica, e credo sinceramente che lo voglia anche tu. Prova a leggere quello di s_s come un suggerimento costruttivo e a fermarti a riflettere anche sul tuo modo di porti. Io credo che tu sia una persona intelligente e con molto da dire, proviamo a sforzarci tutti di capirci meglio, no?
180 replies since 27/10/2010