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Delari
view post Posted on 15/12/2015, 23:13 by: Delari     +1   +1   -1
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Grand Pez di Girella

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Ma lascialo!
Racconto satirico


“Attento,” mi disse mia moglie mentre a colazione volevo prendere una seconda fetta di pane. “Stasera c’è il cenone di Natale dai miei genitori!”
Riposi subito il pane.
“Ma devo proprio venire?” domandai. “Proprio tutte le volte? Non posso magari... essere malato?”
Lei mi sorrise. “Parli come un bambino.”
“E’ così che mi sento quando vengo a mangiare dai tuoi,” risposi. Ma mia moglie non mi ascoltava perché era occupata a bere litri di acqua per allargare lo stomaco prima di sera.

I miei suoceri si mostrarono visibilmente contenti di vederci.
“Questa volta ho preparato una cena molto leggera,” disse mia suocera dopo il liquorino di benvenuto, mentre gettava dalla coda dell’occhio uno sguardo sofferto in mia direzione. “E per essere sicuri che vi basterà, come primo c’è una bella zuppa di gamberi.”
Sulla tavola da pranzo si trovavano quattro piatti fondi grandi come insalatiere. Mia suocera portò l’enorme pentola dalla cucina e si accinse a riempirli fino all’orlo nonostante le proteste del marito e della figlia.
“Suvvia,” disse, “questa zuppa è ottima. Una vecchia ricetta di famiglia! La preparo solo a Natale.”
“Solo poca per me,” dissi quando fu il mio turno. “Ho il mal di stomaco.”
“Deve essere la fame,” rispose mia suocera e versò la prima mestolata nel mio catino. La zuppa era così densa che in qualsiasi ristorante sarebbe passata per un gulasch.
“Grazie, basta così,” dissi dopo la secondo mestolata.
“Stai scherzando,” sorrise mia suocera e riempì la terza mestolata con un supplemento di gamberi. “Questa zuppa è leggerissima e ben digeribile. Non se ne può mangiare troppa.”
“Ma a me basta veramente,” insistii. “Altrimenti non ce la faccio a mangiare il secondo. Lo giuro, dopo questa zuppa di gamberi dovrò mettere via il cucchiaio perché sarò già pieno!”
Mia suocera mi guardò sopra il bordo degli occhiali.
“Ma dài,” disse quasi offesa e rovesciò la terza mestolata nel mio catino. “Sei così magro, ti farà bene mangiare qualcosa.”
“No, grazie,” risposi costringendomi a mantenere la calma. “Non desidero altra zuppa. Non ce la faccio, è tutto. Il mio stomaco non è un secchio da dieci litri!”
Inesorabilmente, mia suocera riempì ancora il mestolo.
“Mamma!” disse mia moglie severamente. “Non hai sentito? Ne ha abbastanza.”
“Ma sono sicura che non è vero. Un’uomo grande e grosso deve nutrirsi bene. O forse ha paura che la mia Zuppa di Gamberi Natalizia non gli piaccia?”
“Non è quello,” protestai. “Sono sicuro che la zuppa è ottima. E’ solo la quantità. Non ce la faccio a mangiare tanto!”
Ma mia suocera non ascoltava. Con un sorriso bonario agitò il quarto mestolo colmo fino all’orlo sopra al mio catino.
“Annarosa!” disse mio suocero. “Ma lascialo!”
Impassibile, mia suocera vuotò la quarta mestolata nel mio piatto.
“Ecco fatto,” disse quindi, raggiante. “Adesso vi auguro buon appetito, miei cari!”
Subito dopo il primo cucchiaio mi affrettai a dire che la zuppa era ottima, il che era perfettamente vero. Solo che il contenuto del mio catino da solo sarebbe già bastato come portata principale per quattro. Per breve tempo riflettei di mangiare quanto potevo e poi pretendere, prima della seconda portata, di dover finire qualche lavoro urgente e svignarmela a casa. In quella mi venne in mente che ci avevo già provato l’anno scorso, senza successo: mia suocera aveva messo da parte una doppia porzione del piatto principale e mi aveva costretto a mandarla giù quando eravamo venuti a prendere il caffé il giorno dopo.
Quindi tentai di mangiare piano, pianissimo, sperando in un’occasione. Ma l’occasione non si presentò. Al contrario.
“Il pane!” Mia suocerà saltò su come se stesse andando a fuoco la tovaglia. “Ho dimenticato il pane! Ma perché non dite niente? Non potete mica mangiare la zuppa senza pane, così non avete niente in bocca!”
“Sì invece,” risposi, “sì che possiamo. La zuppa è ottima anche senza pane. Io almeno non ne voglio, grazie.”
Ma lei mi tese il cestino del pane finché non ne presi un pezzo. Tentai di far sparire il pane sotto al tavolo sbriciolandolo lentamente, il che non era facile perché mia suocera mi osservava con preoccupazione.
“Ma tu non mangi niente!” disse. “Non ti vanno i gamberi? Ho in frigo una porzione di lasagne, se vuoi te la metto in forno prima del secondo...”
“No, grazie,” dissi affrettatamente prima che potesse alzarsi di nuovo. “Sei molto gentile, ma la zuppa mi piace moltissimo. La sto solo mangiando lentamente per... per goderla meglio.”
Il rimprovero nello sguardo di mia suocera era inconfondibile.
“Per migliorare naturalmente si può aggiungere un po’ di panna acida!” disse alzandosi e scomparendo in direzione della cucina.
Dopo pochi secondi era tornata con in mano una brocca.
“Non per me,” protestò energicamente mia moglie. “Non se ne parla!”
Mia suocera si volse verso suo marito, che senza dire una parola incrociò le mani sopra il suo catino. Quindi ella si rivolse a me.
“Anche per me non ci vuole panna,” dissi con decisione.
“Ma così la zuppa guadagna sapore,” disse e abbassò l’orlo della brocca.
Feci un debole tentativo di rimuovere il mio piatto da un lato. Lei mi guardò aggrottando la fronte e abbassò ancora la brocca.
“Annarosa!” esclamò mio suocero. “Ma lascialo!”
“Ma non può essere già sazio,” disse mia suocera. “E vedrà subito che la zuppa è molto più delicata con la panna - ho aggiunto anche burro e crema di avocado.”
Decisi che era meglio abbandonare la resistenza diretta, così invece misi a riposo il cucchiaio.
Negli occhi di mia suocera lessi delusione cocente.
“Ho da parte degli spiedini con salsa di arachidi, se li preferisci,” disse. “E delle salsicce alla griglia. Un attimo che te li metto nel forno a microonde.”
“Annarosa!” avvertì un’altra volta mio suocero.
“Mamma!” disse ora anche mia moglie.
“L’ho già detto,” dissi più gentilmente che potevo, “la zuppa è buonissima. Ma vorrei poter assaggiare anche un po’ del secondo, se possibile.”
“E’ un vero peccato che tuo marito non finisca questa ottima zuppa,” disse mia suocera alla figlia.
“Ma non ne può più! Gliene hai data troppa!” rispose mia moglie estenuata.
“Non vi capisco,” continuò mia suocera scuotendo la testa. “Dopo che avete detto per anni che la mia zuppa ai gamberi è tanto buona...”
“Annarosa!” la interruppe suo marito. “Il secondo! Sta stracuocendo!”
Mia suocerà balzò in piedi e corse in cucina dove la sentimmo armeggiare con pentole e strumenti vari.
“Cosa c’è di secondo?” osò domandare mia moglie.
“Oca al forno con contorno di cavolo rosso e canederli a base di patate e di pane”, chiamò indietro lei.
“Ma mamma...” la voce di mia moglie tremava. “Avevi parlato di una cenetta leggera!”
“Siamo a Natale, no? E la mia ricetta è davvero leggerissima per l’oca,” rispose mia suocera e tornò con due enormi piattoni stracolmi di carne e contorni che appoggiò davanti a noi due. “Niente addensanti artificiali!” spiegò mentre andava a prendere gli altri due piatti. “Niente strutto, niente grasso di oca aggiunto come lo fa zia Maria. E’ tutto naturale.”
Non aveva accennato, però, che oca, cavolo e canederli erano mezzi allagati in un mare di sugo. Su tutti i piatti a parte il suo.
“Mamma, hai dimenticato il sugo per te,” disse mia moglie.
“No, cara, ho fatto apposta. Il medico mi ha detto di stare attenta con i sughi.”
“Oh, anch’io!” esclamai subito. “Anzi, devo stare attentissimo!”
Mia moglie mi lanciò un’occhiata di avvertimento.
“Non sai cosa ti perdi,” disse mia suocera. “Quest’anno il sugo mi è venuto particolarmente bene. L’ho assaggiato mentre cucinavo.”
E rivolta a mia moglie continuò: “Spero che ora tuo marito abbandoni il suo riserbo riguardo alla mia cucina.”
Aprii la bocca per dire qualcosa ma mia moglie mi diede una lieve spinta sotto al tavolo.
“Ma, mamma,” disse quindi, “se non mangi il sugo non senti che aroma delicato ha insieme ai canederli. Devi assolutamente assaggiare! Solo un pezzettino, ecco qui.”
E spinse uno dei suoi canederli in sugo sul piatto della madre.
Capii subito cosa aveva in mente.
“Non ci crederai,” dissi a mia suocera, “con il canederlo al pane il sugo è ancora migliore. Dài, prova.”
Anche io le misi uno dei miei canederli sul piatto, per l’esattezza uno e mezzo.
Mio suocero ridacchiò sommessamente.
“Siccome parliamo di assaggi,” disse mia suocera, schizzò su e andò a prendere una terrina dalla cucina, “non ero sicura se invece del cavolo rosso non era meglio l’insalata di cavolo bianco come contorno. Ditemelo voi!”
E gettò sul mio piatto e quello di mia moglie due enormi porzioni di insalata di cavoli.
“Mmmh,” disse mia moglie masticando,” non è male. Però credo che insalata di cavoli mista al cavolo rosso, magari anche con un po’ di pancetta e mela fritta, sarebbe ancora meglio.”
Con un movimento fulmineo accumulò la metà della sua insalata di cavoli insieme alla metà del cavolo rosso sul piatto della madre.
Prima che questa si fosse ripresa dalla sorpresa, rincarai la dose: “Questo petto d’oca...” mi entusiasmai. “Mia cara, questo pezzo è particolarmente buono. Deve essere il leggendario touchée, il pezzo più delicato del volatile, come lo chiamano i cuochi - devi assolutamente provare!”
Con l’aiuto di coltello e forchetta spinsi il mio intero quarto di oca sul suo piatto.
In un attimo capii che avevo esagerato.
“I canederli!” esclamò mia suocera e saltò su. “Santo cielo, perchè non dite niente, non avete più canederli sul piatto!”
“Grazie, ho ancora tutti i miei canederli e mi bastano,” protestai.
“Ma hai ancora tanto buon sugo,” rispose e mi mise ancora due grossi canederli sul piatto. “Sarebbe un peccato non finirlo!”
Con un gesto agile aggiunse altri due canederli ai primi due.
“Oh,” disse quindi, “adesso quasi non ti basta il sugo.”
“Ti do volentieri uno dei miei canederli, o anche due o tre,” risposi in fretta. “Tanto non ce la faccio.”
“Ma non ti preoccupare,” rise mia suocera e afferrò il pentolino pieno di sugo, “in pentola ce ne sono ancora tanti. E ti dò anche un’altro po’ di sugo. Non puoi mica mangiare i canederli secchi!”
“Sì che posso, non m’importa. Adoro i canederli secchi. E non voglio più sugo. Per favore, niente sugo! Ferma! Stop!!”
“Annarosa!” disse mio suocero. “Ma lascialo!”
Ma mia suocera versò una profusione di sugo sul mio piatto, ignorando la mano che avevo tenuto sopra come scudo.
Mentre mi pulivo la mano con il tovagliolo mi contorsi e riuscii a fare sparire due dei canederli nella tasca della mia giacca, che avevo provvidentemente rivestito di plastica. Un terzo canederlo lo lasciai cadere sotto al tavolo mentre mia suocera versava un’altra porzione di salsa al burro sul piatto di mia moglie nonostante le sue accese proteste. (Mi ricordai troppo tardi che il cane di casa era morto poco dopo l’ultimo cenone natalizio.) Un’altro canederlo lo presi in mano e lo portai in entrata quando suonò il mio telefonino - avevo attivato la sveglia -, e lo feci sparire in bagno.
Quindi distribuii il resto della mia insalata di cavoli in maniera discreta sul piatto dando l’impressione di avere davvero mangiato molto, e spinsi via il piatto con un sospiro di soddisfazione.
“Pancia mia fatti capanna! E’ stato tutto ottimo,” dissi con grandissima convinzione. “Ma adesso non ce la faccio veramente più. Nessuno vuole finire il mio sugo?”
“Be’,” disse mia suocera, evidentemente ammansita, “per qualcosa di dolce si trova sempre un posticino nello stomaco. Vi ho fatto lo strudel di mele.”
Quando arrivò dalla cucina con il dolce mio suocero fuggì sul balcone pretendendo che voleva fumare la pipa. Mia moglie non aveva più la forza per reagire.
“Che delizia!” esultai dopo avere assaggiato un pezzettino di strudel e nascosto segretamente il resto nel cestino del pane. “E’ un finale magnifico.”
“Ma no,” disse mia suocera, “dimenticavo che ci vuole il liquore all’uovo. E i croccanti!”
Ammucchiò sul mio piatto e quello della mia disperatamente masticante consorte un secchio di panna montata, diversi grossi cucchiai di croccante e mezza bottiglia di liquore.
Il telefono in corridoio suonò all’ultimo momento. Saltai su.
“Scusi, ho sbagliato numero,” disse una voce con la tipica depressione natalizia.
“Un attimo,” gridai, “vado a prenderla!”
Non appena mia suocera fu sparita in corridoio corsi sul balcone con il mio piatto e gettai lo strudel, la panna, i croccantini e il liquore dalla ringhiera, mentre mio suocero si spostava da un lato.
Da sotto venivano esclamazioni di indignazione.

“Mi sento gonfia come un pallone,” ansimò mia moglie mentre andavamo a casa. “Se non mi passa dovrai portarmi a fare una lavanda gastrica.”
Anch’io sentivo una strana sensazione nello stomaco. Una che si faceva via via più intensa.
Avevo fame.


Traduzione: dicembre 2015.
Disclaimer: eseguita senza fini commerciali, solo per uso privato.



Per i commenti: https://gonagai.forumfree.it/?t=71738486

Edited by Delari - 30/12/2015, 15:11
 
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