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Delari
view post Posted on 30/12/2015, 15:17 by: Delari     +1   +1   -1
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Grand Pez di Girella

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Cambio di regali… incognito
Racconto satirico


Quando arrivai in centro il primo giorno di apertura dei negozi dopo Natale si vedeva già una fiumana di persone incamminarsi verso i grandi magazzini, tutti imbacuccati e carichi di voluminosi sacchetti e pacchetti.
Per sicurezza cercai rifugio nella tranquilla entrata di un condominio e chiamai mia zia Emilia con il cellulare.
“Ciao, zia,” cinguettai. “Bel tempo oggi, eh? Cosa stai facendo di bello?”
“Sto nel giardino d’inverno, al sole. Ammiro il vostro regalo. Che vaso bellissimo! E il mio regalo, cosa fa?”
“Oh, il tuo barboncino di porcellana si trova ancora sul nostro tavolo da salotto e si fa ammirare da tutte le parti,” mentii cercando di dare un’intonazione commossa alla mia voce. “Appena possibile gli cercheremo un bel posticino.”
“Un posto sicuro, per favore,” rispose zia Emila. “E’ stato molto costoso!”
“Certamente, zia, certamente,” le assicurai. “Un posto sicurissimo.”

Lo sportello di informazioni dei grandi magazzini era assediato da tutte le parti. “Il cambio di merce senza scontrino fiscale viene eseguito per condiscenza dei magazzini alla cassa centrale nel piano sotterraneo,” continuava a sgolarsi una donna del personale.
Con tanto di sciarpa alzata e il berretto tirato sul viso mi collocai alla fine della coda nel piano sotterraneo.
“Anche tu qui?” mi chiese uno sconosciuto. Feci un balzo per lo spavento, ma quando si levò il cappello floscio scoprii che si trattava del mio amico Oliver.
“Sì, purtroppo”, risposi, aprii il mio sacchetto e gli permisi di dare un’occhiata al barboncino di porcellana. Oliver rabbrividì. Quindi indicò la borsa che portava in mano.
“Bicchierini da grappa, con uno stemma di avvoltoio - il regalo di mio fratello.”
“Che c’entrano gli avvoltoi?” gli chiesi.
Oliver si strinse nelle spalle. “Il problema con roba come questa è che non te ne puoi liberare neanche in internet. E anche così la rischi grossa. Ti ricordi Marcel? L’altro anno la sua zia, quella da cui si aspetta di ereditare, gli ha regalato un galateo sorpassato. Lo ha messo in asta da ebay quella stessa sera e scritto che il testo è così deficiente da avere almeno un merito in quanto a rarità.”
“Ha trovato degli interessati?” chiesi.
“Sì, sua zia,” rispose Oliver e sussultò tutto a un tratto. “Mio fratello!” sibilò e scappò a grandi passi in direzione ‘Intimo per signora’.

Mentre proseguivo nella coda scoprii, più indietro, una signora che mi ricordava zia Emilia. Anche il modo in cui raddrizzava gli occhiali e si guardava intorno mi sembrava proprio quello che avrebbe adottato la cara zia se avesse tentato di beccarmi in flagranti mentre volevo liberarmi del suo regalo.
Per tranquillizzarmi la chiamai sul cellulare. La donna con gli occhiali estrasse dalla tasca un cellulare.
“Scusi, ho sbagliato numero,” bisbigliai con voce sommossa e interruppi la comunicazione.
Vidi la donna che mi ricordava zia Emilia dire qualcosa al cellulare prima di mettere giù e guardarsi intorno sospettosa.
Mi acquattai e mi nascosi dietro a un cavalletto dove si affacciava ancora qualche squinternata cartolina natalizia. Da lì vidi la donna cavare dalla borsetta un binocolo da teatro e guardarsi intorno in ricognizione.
“Posso aiutarla?” mi chiese una commessa da dietro di me e tirò da un lato il cavalletto. Mi nascosi subito dietro al prossimo.
“Sì, se può restituire questo barboncino di porcellana per me alla cassa,” risposi ed estrassi l’oggetto incriminato dal sacchetto, allo stesso tempo aggrappandomi al cavalletto come fosse l’ultima cosa salda al mondo.
La donna gettò uno sguardo al barboncino e si allontanò subito con una smorfia di disgusto, probabilmente in cerca di rinforzi.

Poco più tardi scoprii che da uno dei cavalletti circolari, che metteva in bella mostra négligés per signora, avevo una vista migliore in direzione coda, se mi rassegnavo a stare sempre mezzo inginocchiato. Insieme a me c’erano una giovane donna che osservava in lacrime il fidanzato, e un’anziana coppia che aveva appena deciso che a quest’ingrato di un nipote (si trovava in fila con un assortimento di cravatte) non avrebbe ereditato un bel niente.
Incominciarono a farmi male le ginocchia.
Quando tentai di raddrizzare le mie gambe piegate mi trovai di fronte una donna che stava ispezionando una camicia da notte tutta pizzi. La donna mi guardò con gli occhi sgranati.
“Sono solo qui a causa di mia zia!” tentai di spiegarle. La donna fu presa dal panico e cominciò a picchiarmi con la crocetta.
Riuscii a svignarmela in un’altro cavalletto circolare, ma zia Emilia ora sembrava insospettirsi seriamente. Peggio ancora: vidi che cominciava a guardare proprio nella mia direzione con il suo binocoletto. Quindi tirò fuori il cellulare e sentii una suoneria nel mio taschino interno.
Zia Emilia si avvicinava a grandi passi al mio nascondiglio.
Mi rifugiai affrettatamente nella cabina di prova più vicina. Vi trovai dentro tre altre persone, una donna e due uomini, uno di cui era Oliver.
“Mio fratello se ne è appena andato,” bisbigliò lui e spiò la coda dalla fessura della tenda. “Che sfiga però, ora mi toccherà fare tutta la coda un’altra volta.”
“Non è necessario,” sussurrò l’altro uomo con voce roca. Aveva la barba e portava un berretto e una cuffia auricolare. “I nostri sono posizionati in tutta la coda.”
“Chi sarebbero ‘i nostri’?” chiesi io.
“Non importa,” rispose il barbuto. “Posso solo dirle che viviamo di persone che non vogliono tenere in casa regali orrendi. Lei potrebbe per esempio prendere il posto della signora con il cappotto bianco. O quello del ragazzo con la giacca jeans, che è già quasi arrivato alla cassa.”
Mi venne un’idea. “Si può magari anche dare il mio regalo a uno dei suoi colleghi perchè esegua lui il cambio? Perchè sa, mia zia...”
“Certo che si può,” rispose il barbuto. Quindi sussurrò il prezzo della transazione.
La donna estrasse sospirando una manciata di banconote dalla borsa e le consegnò al barbuto insieme a un’enorme e bruttissimo orologio a cucù.
L’uomo fissò l’orologio, quindi la donna, si strappò di dosso berretto e barba finta e gridò: “Giulia! Come puoi farmi questo?!”
“Ramon!” strillò la donna. “Tu mi spii! Mi dici le bugie! E se tu mi amassi veramente, lo sapresti che quest’orologio è di pessimo gusto!!”
Nel battibecco che seguì mi impossessai di berretto e barba finta e abbandonai la cabina di prova appena in tempo prima che il personale dei magazzini la prendesse d’assalto.
Zia Emilia non si vedeva da nessuna parte, ma comunque mi sentii molto meglio nella fila dopo essermi travestito con berretto e barba.
La cassiera accettò dalle mie mani il barboncino di porcellana con un sorriso compassionevole.
Fischiettando, mi liberai dal mio travestimento, mi girai - e guardai direttamente in volto a zia Emilia.
“Tu?” mi fece lei. “Allora... eri davvero tu,” balbettò. “Volevo solo... pensavo... insomma, io ne ho già tanti di vasi...”
Solo adesso vidi quello che aveva in mano.
Il vaso. Il nostro vaso. Il bellissimo vaso che io e mia moglie avevamo faticosamente scelto e le avevamo amorevolmente regalato!



Traduzione: dicembre 2015
Disclaimer: eseguita senza fini commerciali, solo per uso privato.


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