TRA MARE E CIELO – Seconda parte.
Penisola Izu, “Centro Ricerche Laboratorio Fortezza delle Scienze”.Soddisfatto di come i lavori stessero procedendo, il neo insediato Direttore del Centro di Suruga si decise a consultare l’orario al display del calcolatore, per scoprire che l’ora di pranzo era passata da un pezzo; il Dottor Kabuto allora premette il pulsante che dall'hangar sotto il livello del mare lo avrebbe messo in comunicazione con la torre di controllo, in modo da concedere a tutto il personale la doverosa pausa.
Raggiunta la sala mensa, dove era intenzionato a consumare il pasto a contatto con lo staff, Kenzo si domandò dove fossero i ragazzini che lì non vedeva… Poiché la struttura era troppo vasta per andarne fisicamente in cerca, decise di chiamarli utilizzando il sistema di filodiffusione….
Non ricevuta risposta, Kenzo si recò alla piattaforma esterna dove, chieste informazioni anche agli operai, uno di questi riferì che i bambini erano stati visti calarsi a mare da un’impalcature del cantiere…
A mare!? – si ripeté lo scienziato fissando l’acqua della baia sotto di sé, calma ma assai profonda, scoprendosi in apprensione… Volgendo rapidamente lo sguardo alla distesa liquida che circondava il Centro ancorato ben al largo dalla costa, lo scienziato ragionò che Tetsuya sapeva nuotare bene, ma Jun non altrettanto: in caso di pericolo, il ragazzino sarebbe riuscito a sostenere la bambina senza affogare lui stesso?
Assalito da tremende visioni, Kenzo corse alla sala comandi dove ordinò al tecnico ancora presente di azionare immediatamente tutte le telecamere a ispezionare la superficie attorno alla Fortezza; col fiato sospeso si appostò anch'egli ad uno dei monitor, occhi incollati all'immagine che la telecamera vi inviava, avvertendo le gambe tremargli: se a quei due ragazzini fosse accaduto qualcosa...
- Direttore, eccoli. – le parole del tecnico alle sue spalle furono come una boccata d’ossigeno per lo scienziato che si precipitò al fianco del collaboratore il cui video restituiva l’immagine più rassicurante in cui avesse osato sperare: su quello scoglio affiorante tra il Centro e la costa, due bambini stavano intenti alle loro infantili occupazioni…
Sani e salvi, grazie al cielo! – appoggiandosi alla plancia dei comandi, Kenzo Kabuto tirò un profondo respiro, quindi si affrettò a scendere nell'hangar dal quale in breve salpò a bordo d’un motoscafo, diretto a recuperare i due piccoli incoscienti prima che decidessero di affrontare ancora a nuoto la distanza che li separava dal Centro!
Quando li raggiunse, come volevasi dimostrare i due avevano già intrapreso la traversata di ritorno, nuotando vicini, il ragazzino con un coltello a serramanico stretto tra i denti…
Issati a bordo entrambi i figlioli, Kenzo li osservò: coperti solo degli indumenti intimi attaccati addosso come straccetti, gocciolanti le chiome ravviate dall'acqua, la pelle di Tetsuya cotta dal riverbero che aveva solo contribuito a scurire la melanica Jun, le ginocchia di entrambi infiammate da graffi sanguinolenti…
Due selvaggi! – pensò sgomento l’ingegnere, senza capacitarsi di come un plurilaureato di rispettabile famiglia quale lui era stesse crescendo un paio di incivili al pari di quelli che aveva davanti agli occhi…
- Voi due, siete impazziti? Chi vi ha dato il permesso di allontanarvi a nuoto??
- Ecco… - provò a rispondere il ragazzino che un oltremodo agitato Dottore investì:
- Zitto, scellerato, non voglio scuse! Spiegatemi piuttosto, cosa c’era di tanto interessante su quello scoglio per rischiare di morire annegati senza che nessuno se ne accorgesse!?
- I molluschi! – confessò senza timore la piccola Jun.
- I molluschi?? – ripeté esterrefatto Kenzo.
- E anche i ricci di mare! – aggiunse entusiasta la bambina – Sai, a nuotare ci era venuta tanta fame e il mare è pieno di cose buone da mangiare, lo sapevi Dottore?!
Di fronte alle spontanee dichiarazioni della bimba come alla dimestichezza col mare dimostrata dal ragazzino, Kenzo Kabuto ristette, realizzando improvvisamente tutta la propria responsabilità: totalmente assorbito dal lavoro, per oltre mezza giornata si era completamente disinteressato dei ragazzini, cui non aveva mai pensato di fornire istruzioni circa come comportarsi nella nuova “casa” che di fatto era un grande cantiere ancora aperto, arrivando a lasciare che due bambini affamati ricorressero ad espedienti per procurarsi il cibo!
Ricondotti al Centro i figlioli, di persona Kenzo volle assicurarsi che i due piccoli profughi si asciugassero e si vestissero per poi alimentarsi correttamente, sperando che i molluschi ingeriti crudi non provocassero loro disturbi gastrointestinali o peggio.
Aperti gli zainetti con cui i due avevano affrontato il recente trasferimento però, il luminare di scienza restò a bocca aperta nel rendersi conto di cosa, per due ragazzini, fosse da considerarsi “indispensabile”: un orsacchiotto di peluche, un diario dei segreti, un’ocarina e una bambola con relativo corredo completo di accessori per Jun… mentre, per Tetsuya, un set di coltelli di diversa foggia, un’intera collana di fumetti, un modellino d’auto da corsa e l’immancabile blocco da disegno, pastelli inclusi…
Entrambi i due però – poté consolarsi Kenzo - non avevano affatto tralasciato di portarsi appresso i loro
karategi da allenamento.
…
Il mattino seguente nella sua nuova stanza Tetsuya aprì gli occhi nella convinzione che il tempo fosse brutto. Scostata la tenda, il cielo di piombo e il mare su tutte le furie confermarono, nonostante lo scenario fosse muto: non un fischio del vento che di sicuro là fuori urlava si poteva udire da lì dentro…
Una rinfrescata sommaria, pronto per fare colazione il giovincello si tuffò nell'intrico dei corridoi lungo cui le stanze si aprivano numerose rivelando che all'interno, nonostante le condizioni meteo, le attività degli operai fervevano…
Consumata la colazione in una sala mensa deserta, alla ricerca del padre adottivo il ragazzino si immerse di nuovo in quel labirinto che era la Fortezza delle Scienze, dove qualcuno gli disse che il Direttore lo attendeva in sala controllo, cioè sulla torretta in cima a tutto, spiegandogli come arrivarci. Seguendo le istruzioni, il giovincello restò affascinato dal moderno ascensore la cui cabina era un cilindro trasparente che di ogni piano mostrava l’interno e di ogni intramezzo la trabecolare struttura portante...
Raggiunto il piano, subito riconobbe il Dottore seduto ad una delle postazioni della sala poligonale che da ogni lato al panorama concedeva vista; ruotando sulla poltroncina, il Dottore gli diede il buongiorno mentre i due uomini in sua compagnia, anche loro infilati in bianchi camici, si alzavano salutandolo con leggeri inchini...
In due parole, il Dottore sbrigò le presentazioni:
- Tetsuya, i tecnici di sala.
Restituito il saluto, il ragazzino osservò i due signori: di corporatura normale il primo, che portava occhiali dalle lenti azzurrine, decisamente in sovrappeso l’altro, che aveva un aspetto trasandato ma simpatico.
Un’occhiata critica alla maglietta malconcia indosso al figliolo, Kenzo sorvolò sul fatto che il terzo dei suoi più stretti collaboratori in quel momento si trovava a Tokyo, spedito a recuperare il vestiario poco diligentemente dimenticato dai figlioli…
- Le persone che vedrai in questa sala – continuò il Dottore - sono estremamente fidate, ma con il resto del personale converrà mantenere la massima riservatezza riguardo questo Centro e i relativi progetti.
Tetsuya guardò i due uomini e annuì al Dottore, il quale riprese:
- Per i prossimi due giorni circa, le condizioni meteo non permetteranno di raggiungere la scuola. Tu e Jun perciò approfitterete di questa giornata per ambientarvi al Centro. Ti raccomando la massima responsabilità. In ogni caso, domani riprenderai il tuo programma di allenamento. Tutto chiaro?
- Sì, Dottore.
- Bene. – concluse Kabuto - Allora, a stasera. – e di nuovo ruotando sulla poltroncina il Direttore tornò al lavoro. Prima di imitarlo, i due tecnici osservarono il ragazzetto che senza nulla aggiungere rientrava in ascensore per gradualmente scomparire dal piano.
…
Non si era sbagliato: nella base strategica che era la loro nuova casa, il Dottor Kabuto sarebbe stato più che mai preso dal suo lavoro.
Ridisceso al piano degli alloggi trovò la sorellastra arrampicata su una sedia, intenta all'impresa di sciacquarsi ad un lavello decisamente troppo alto per lei; alla notizia che per giorni non sarebbero andati a scuola, Jun fece i salti di gioia:
- Fantastico, staremo tutto il giorno al mare!
- Come no! – ironizzò il fratellastro spalancando la tenda a rivelare le proibitive condizioni del tempo. Sulle prime delusa, Jun non impiegò molto a reagire:
- Va be’, allora vorrà dire che giocheremo tutto il giorno insieme!
- Fossi pazzo! – rispose l’altro, angosciato al ricordo di un peluche e di una bambola di pezza a combattere contro il suo esercito di miniature fedelmente ispirate alla prima guerra mondiale! Sperando di cavarsela, ordinò alla sorellastra:
- Jun, resta qui a vestire la tua bambola, io ho da fare – pensando allo spettacolo della tempesta che si sarebbe goduto appena trovato un posto adatto…
La vibrazione alle piante dei piedi distolse Jun dal protestare e in silenzio i due ragazzini restarono in ascolto d'un ronzio insistente finché il pavimento trasmise loro un sussulto…
- C’è il terremoto? – chiese preoccupata Jun vedendo il fratellastro corrugare la fronte.
Quando un secondo e più deciso sussulto li obbligò a mantenere l’equilibrio, Tetsuya guardò alla finestra dove il paesaggio, come unici punti di riferimento, offrì mutevoli contorni di nuvoloni scuri che dal mare si sollevavano in cielo… Osservandoli bene, si sarebbe detto che non erano i soli a muoversi, mentre attraverso i condotti di areazione lo strano ronzio aumentava d’intensità, unendosi ad un sordo rumore di fondo, il pavimento che ancora vibrava mentre la superficie del mare dava l’impressione di sollevarsi, sempre più… e improvvisamente Tetsuya realizzò:
La Fortezza del Dottor Kabuto sta colando a picco!Afferrata la bambina per un polso:
- Presto Jun, andiamo! – trascinandola verso la porta e poi lungo i corridoi, attaccando le scale di corsa evitando i rischi dell’ascensore per tenersi vicini alla superficie dove avrebbe cercato di sfondare una finestra, per fortuna anche Jun era allenata a muoversi in fretta, prima che qualche boccaporto cedesse sotto la pressione di una colonna d’acqua di chissà quante centinaia o migliaia di metri in zona di fossa oceanica!
- Corri Jun, corri! – dovevano sbrigarsi ad uscire da lì per tuffarsi nel mare che, anche se agitato, avrebbe regalato più probabilità di salvezza rispetto alle profondità marine dove, se non per annegamento, all'esaurirsi delle scorte d’ossigeno la morte li avrebbe colti per soffocamento!
Raggiunto il piano superiore, al loro avvicinarsi la porta automatica non si aprì, sbarrando la strada per la mensa dalla quale aveva calcolato di gettarsi in acqua e Tetsuya si guardò attorno pensando al modo di forzarla, senza avvedersi della spia luminosa allo stipite che da rossa cambiava in verde… ed ora nella luce liberata dagli scorrevoli il Dottor Kabuto, uno stecchino tra le labbra, li osservava quasi più sorpreso di loro…
- Ah, siete qui?! Stavo giusto scendendo a cercarvi… – disse lo scienziato, che insospettito dal silenzio dei figlioli come da altri particolari, aggiunse:
- Stiamo perfezionando la manovra di immersione ma… Non pensavo che la cosa ti avrebbe messo tanta paura, Tetsuya.
Ansimante per la corsa e per l’agitazione avrebbe lo stesso provato a negare, se non che lo sguardo del Dottore si abbassò e il giovane Tetsuya capì che era troppo tardi per abbandonare la morsa con cui ancora stringeva il braccio di Jun…
Avvertendo i battiti del cuore rallentare, il ragazzino si consolò dicendosi che tutto sommato in quella Fortezza la presenza del padre adottivo, per quanto impegnato, non sarebbe comunque loro mancata, sorgendogli il sospetto che tempo per annoiarsi non ne avrebbero avuto poi così tanto.
Per prenotare un soggiorno-relax alla Fortezza delle Scienze: https://gonagai.forumfree.it/?t=72981448&st=195#lastpostEdited by TsurugiTetsuya - 9/3/2018, 20:33Attached Image: FdS_cantiere