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TsurugiTetsuya FF Gallery - solo autore, solo autore

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view post Posted on 24/1/2017, 14:33     +1   +1   -1
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Filologo della Girella

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19. L’ODIO E L’AMORE.

Isole Izu, arcipelago meridionale.

Il sole ancora scalda la pelle, il motoscafo già scompare all'orizzonte...
Eccoci, di nuovo solo, sull'isola.
Dove ti sei sentito in trappola, finché a stare in compagnia di te stesso hai imparato.
Strano stato d’animo, specie di malinconia, ora accogli quasi con piacere…
In principio, il silenzio regna e tutto resta fermo, immobile...
Poi, pian piano, una dopo l’altra, si fanno sentire le voci dell’isola!
Quella del mare, se il tempo è bello, è sempre la prima, coi richiami degli uccelli, dalla foresta...
Oppure, il fischiare del vento, con lo stormire delle cime, tra gli alberi…
In mezzo alla natura non si è mai soli: questa è la prima cosa che star lì per conto tuo insegna.
Con respiro regolare, profondo, l’oceano battendo la scogliera chiama…
L'acqua verde è salata, ma piena di vita, di creature che quando credi d'averle viste tutte, qualcuna più rara sbuca, e meraviglia ancora!
Come la tartaruga di mare quella volta a pelo d’acqua vicino a te, grossa da far spavento!
Vorresti odiarlo, il mare che tiene prigionieri.
Ma non è possibile odiare il mare, come non è possibile odiare lui.
Neanche quando ti costringe a sputare i polmoni.
Neanche ora, che hai la pelle rotta dalle sferzate impossibili da evitare.
Entrando in acqua, quelle piaghe bruceranno da morire…
Ma il mare, alla fine, le curerà.
Come un padre.
L’odio e l’amore son sentimenti curiosi, capaci anche d'andare a braccetto.

E’ tornato!
- Tetsuya-kun, tutto a posto?
I giorni che è stato via non li hai contati, anche perché hai lavorato sodo.
- Che hai, ragazzo, non stai bene?
- Ci sono riuscito: sono atterrato in piedi.
- Davvero?! – e cambia tono: - Ti avevo proibito di provarci qui da solo!
Lo odi.
- Se ti fossi fatto del male, chi ti avrebbe soccorso?
E lo ami.
- Ho rivisto la tartaruga, in acqua, vicina… - il ricordo, con l'emozione, fa piangere gli occhi!
Posata la mano sulla tua fronte… - Ma tu hai la febbre!
Accidenti...
Così adesso non potrai mostrargli di saper lanciarti dai sei metri del tetto arrivando a terra in piedi.

Finalmente hai potuto dimostrare ciò che da solo hai imparato.
In compenso, questa tua camicia ora è buona da buttare.
Perché evitare la spada da kendo da bendato è quasi impossibile!
Il tuo ultimo disegno, che fine avrà fatto??
Avendo scoperto che mentre era via hai fatto pochi compiti, l’avrà sicuramente stracciato.
Invece no, eccolo là, sulla sua scrivania, accanto a… favolosa enciclopedia degli Invertebrati!
E quando meno te lo aspetti:
- Questo disegno, l’hai fatto dal vivo? – domanda.
- Sì. Stava sul tronco del vecchio albero. E’ un cervo volante.
- Su questo non c’è alcun dubbio. Ma d’ora in avanti, prima che a disegnare sarà meglio che tu pensi alla scuola. Altrimenti, così come te le ho regalate, quelle matite e quell'enciclopedia te le brucio nella stufa. Intesi?
- Sissignore.

Per qualunque considerazione: https://gonagai.forumfree.it/?t=72981448&st=105#lastpost

Link a "Il Grande Mazinga - Doccia dopo l'allenamento" (tratto da episodio 16):
Video

Link a “Il Grande Mazinga - L’infanzia di Tetsuya sull'Isola delle Memorie” (tratto da episodio 16):
Video

Edited by TsurugiTetsuya - 26/9/2019, 09:19
 
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view post Posted on 5/2/2017, 19:22     +1   +1   -1
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20. LA BAMBINA FUORI DAL CERCHIO.
(Ispirato a “Il Grande Mazinga, episodio 19: Giovane sangue sulla neve”).

Periferia di Tokyo, residenza provvisoria di Kenzo Kabuto.

Dall'ultima seduta di addestramento sull'isola, il Dottor Kabuto rientrò armato della giusta ispirazione per riuscire finalmente a sviluppare l’ostico progetto che da mesi aveva in embrione: il “Grande Fulmine”, l’arma più potente di cui avrebbe dotato la versione definitiva della sua creatura robotica!
Dopo di che, lo scienziato si accinse ad affrontare l’altro problema che in quel periodo lo impensieriva.
Recatosi all'armadio del proprio studio, Kenzo ne estrasse la cartelletta in cui andava raccogliendo i numerosi disegni che Tetsuya realizzava nel tempo libero sull'isola…
Un’ottima mano davvero – considerò il Dottore sfogliando le produzioni del figliolo… Tuttavia, tolti i soggetti naturalistici, i temi sin troppo ricorrenti di quei disegni sembravano proprio suggerire che la preparazione fisica non fosse l’unico aspetto di cui preoccuparsi riguardo il futuro pilota…

...

Tokyo, residenza del professor Juzo Kabuto.

- E questi? Cosa sarebbero??
- I disegni di cui ti parlavo… Guardali… Che ne pensi?
… - Penso siano fastidiosamente ripetitivi.
- Infatti. Direi che rivolgersi ad uno psicologo sarebbe utile, a questo punto, io credo, …
- Tu… credi??!! Ti ha dato di volte il cervello, Kenzo?! Di quale psicologo vai blaterando?! A questo punto, deduco tu non abbia pensato minimamente all'eventualità che dalla bocca di quel bambino potrebbero sfuggire parole altamente compromettenti?!?!
- Beh, io pensavo… Se tu conoscessi qualcuno di fidato…
- Kenzo!! Anch'io pensavo tu avessi capito che non esiste più nessuno di cui poterci fidare!!
- E’ vero, ma…
- Rincresce suggerirti di smettere di pensare, e anche di credere, perlomeno quando si tratta di bambini, dato che come padre… Oh, ma che mi fai dire!? Piuttosto, d’ora in avanti, l’unica cosa a cui converrà che tu pensi sarà portare a termine i tuoi progetti, cercando di renderli al più presto esecutivi, mentre ciò in cui ti converrà credere è che tra poco potrebbe essere troppo tardi!!! - ... !!! - Ma come ti permetti, razza di screanzato!?!? Sbattere porte in casa di tuo padre?!?!

Di nuovo Tokyo periferia.

E’ scocciante ammetterlo, ma stavolta ha ragione.
Anche perché, a voler ben guardare, sarebbe assai imbarazzante, oltreché molto difficoltoso, giustificare ad uno psicologo infantile tutti i lividi e le piaghe su quella pelle… Mmh… Dunque, non resta altra scelta…
- dato che di trattati specifici in tema d’infanzia ormai ne aveva letti in numero tale da poterne estrapolare per proprio conto una strategia non solo praticabile, ma anche attuabile senza doverne portare alcun chi a conoscenza, soprattutto il vecchio! - … Resta da chiedersi quanto e come ciò possa interferire col programma formativo.

Studiato attentamente il figliolo accomodato nell'angolo del divano, sprofondato nella sua giovanile lettura, senza ragionarvi oltre l’uomo di scienza la buttò lì:
- Tetsuya, ti piacerebbe avere qui un bambino, a farti compagnia?
Interrotta la propria occupazione, l’interpellato rispose con sguardo attonito…
- Dico sul serio. Ti farebbe piacere??
Rizzatosi a sedere, libro aperto sulle ginocchia, Tsurugi Tetsuya stavolta rispose:
- A giocare a palla prigioniera da soli si vince facile. Non c’è mordente.
- Bene! – concluse prontamente Kenzo - Allora andremo a prendere questo compagno direttamente al tuo orfanotrofio, che ne dici? – ripetendosi che l’idea era perfetta: rivolgersi al medesimo istituto presso il quale un’adozione era già avvenuta, per cui una seconda domanda avrebbe richiesto il minimo investimento tra rischi, tempo e fatiche.

Osaka, Casa del Fanciullo.

- Come si chiama questo bambino?
- Non è un bambino. E’ una bambina.
- Ah… capisco… E… come si chiama??
Il ragazzino si strinse nelle spalle:
- Non so. Non la conosco bene.
La risposta confuse oltremodo lo scienziato, sfuggendogli il meccanismo che stava permettendo al figliolo di andare a colpo sicuro nella scelta d’un compagno, anzi d’una compagna con cui nemmeno era in confidenza…
Dalla cima della gradinata che scendeva al cortile dell’orfanotrofio, panoramica sui pargoli disseminati ovunque per lo spazio aperto, mani in tasca dei jeans Tetsuya volse brevemente attorno lo sguardo, quindi:
- Là. - disse sollevando il mento - Gonnellina rossa e sandaletti.
Il cenno del ragazzino portò l’uomo che gli stava accanto ad osservare da lontano un gruppo di bambini, disposti in un ampio cerchio… Accortosi però che al Dottore non riusciva d’individuare il “bersaglio”, puntando col dito Tetsuya precisò:
- Laggiù. Gonnellina a salopette troppo corta e tanti capelli lunghi.
Ecco: deve trattarsi di quella bimba dalla pelle scura là, in disparte…
- Adesso posso andare? – chiese Tetsuya scalpitante alla vista degli ex compagni che sotto il suo sguardo occupavano il campetto.
- Va’ pure – concesse Kabuto controllando la posizione della bambina indicata – Ma mi raccomando, al mio ritorno non farmi aspetta… Perbacco! – Tetsuya non era già più al suo fianco!
Cercatolo con lo sguardo, con sollievo Kenzo lo ritrovò tra i ragazzini che nel campo da gioco, tra grida e incitazioni, pieni d’animo e con gran chiasso si contendevano una palla “prigioniera”.

- Fine prima parte -

Per scommettere su quale tra le due squadre di ragazzini vincerà la partita a palla: https://gonagai.forumfree.it/?t=72981448&st=120#lastpost

Edited by TsurugiTetsuya - 19/11/2017, 11:36
 
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view post Posted on 7/2/2017, 16:42     +1   +1   -1
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LA BAMBINA FUORI DAL CERCHIO – Seconda parte -

Di qualche anno più giovane del fratellastro, iscritta alla medesima scuola, la bambina era stata la conferma di quanto già osservato nel ragazzino: estranee a vizi e a capricci creature senza pretese sanno viver con poco e di questo gioire.
Interessante.
Di sana indipendenza e di educazione rispettosa da orfanotrofio equipaggiati, con due ragazzini convivere è possibile come a obiettivi precisi tendere.
Soddisfacente.
Così, tra impegni di lavoro da una parte e doveri scolastici dall'altra, tre vite scorrevano in binari convergenti a regolare pomeridiano appuntamento…
Imprevisto!
Di dissuadere la bambina dall'imitare gli addestramenti di Tetsuya proprio non c’era stato verso!
Nel cercarne le ragioni, il Dottor Kabuto concluse che in primis la meticcia, nella paura di trovarsi emarginata, non tollerava disparità di trattamenti, nemmeno se dettati da naturali differenze di genere o d’età; in secundis, quella femminuccia all'apparenza tanto dolce era in realtà fornita d’una grinta tale da permetterle di spuntarla persino nei confronti del testardo fratello adottivo!
Perciò lo scienziato s’era trovato costretto a stendere anche per la figliola un programma di attività comprendente almeno le discipline irrinunciabili, affidando entrambi gli allievi ai migliori istruttori sulla piazza per judo, karate, atletica, ginnastica, nuoto, scherma, eccetera, eccetera, eccetera.

- Un giorno avrò anch'io un robò tutto mio da pilotare, vero Dottore?
- Ehm… ecco, Jun …
- E dato che lo costruirai tu, Dottore, apposta per me, sono sicura che sarà un robò bellissimo!
- Mh-mh… Jun, ... Vedremo, eh?!

- Dottore, ma veramente costruirai un robot anche per Jun?!?
- Tetsuya, non scherziamo: non mi pare proprio il caso.
- Ah, lo dicevo io: mica una femmina può mettersi a pilotare un robot!?

Il Dottore annuncia che il pomeriggio seguente si assenterà da casa, per rientrare tardi. Di buon umore, vi spiega che dovrà andare da qualche parte, per lavoro, perché c’è stata una nuova scoperta…
- Cos’avete scoperto? – non puoi trattenerti dal chiedere. Il lavoro del Dottore t’incuriosisce.
Anche se lui ne parla sempre molto poco, dal confronto coi compagni di scuola hai capito che non fa un lavoro molto comune, ma tu e Jun sapete, perché lui ve l’ha ribadito, che quando vi chiedono “che mestiere fa vostro padre?”, voi dovete limitarvi a rispondere: “l’ingegnere”.
Comunque, ti piacciono gli schemi complicati che intravedi sul suo tavolo da disegno, ti piacciono gli strumenti che usa e di cui la vostra casa è piena: righe, squadre, goniometri e i bianchi fogli che anche da arrotolati restano più alti più te!
Inoltre, c’è il fatto che il suo lavoro ha strettamente a che fare col tuo futuro…
Risposta del Dottore alla tua domanda: lui e i suoi colleghi hanno messo a punto un nuovo materiale, una lega speciale che d’ora in poi permetterà di costruire roba indistruttibile…
La sola parola “lega speciale” intriga da morire!!!

Già pronto per uscire vi si presenta in salotto elegantissimo, proprio come in uno di quei film in bianco e nero…
Anche Jun lo fissa a bocca aperta… e poi:
- Oooh! - esclama - Come sei bello vestito così!
Al complimento il Dottore ride e:
- Mi riconoscete ugualmente? – domanda allargando le braccia nel suo completo scuro.
Ed effettivamente, rispetto al solito camice da laboratorio, è tutto un altro paio di maniche!
Nel congedarsi, Kabuto fa le solite raccomandazioni, comprese le istruzioni per la serata: aiutarvi a preparare la cena al solito orario, vada per un po’ di televisione ma solo fino alle “novemmezza” e poi presto a letto. Dare retta a Jun se ti chiede un favore e accertarti che s’addormenti senza problemi sono le consegne speciali per te da parte del “capo”.

Ore “novemmezza” e qualche minuto, cameretta di Jun.

Indossato il pigiama che nella vostra fantasia è una divisa da combattimento, vi fronteggiate minacciosi: balzelloni sul materasso, state per ammazzarvi di cuscinate, perde chi cade dal letto o chi si arrende! A casa da soli, potrete farlo senza prendervi una sgridata per aver rischiato di disintegrare i guanciali o di distruggere il letto…
Voce grossa: - Jun, è la tua fine! – annunci, per controllare l’effetto che farà.
Per tutta risposta, lei ti stampa la prima cuscinata in faccia… Ed è guerra!
Per assicurarti che Jun non si faccia male, devi dosare attentamente le forze, sfogando l’eccesso delle tue energie nei salti sul materasso… E vi date battaglia così, finché Jun crolla sfinita… Nel riprendere fiato, ansima che un giorno sarà moolto più forte di te e sarà lei a finirti!
- Tetsuya, è ora di dormire? – chiede quando il respiro le si è calmato.
- Sì Jun, va’ sotto le coperte.
- Tetsuya, vuoi dormire qui con me?
- No.
- Prima di andare, mi leggi una favola?
- Jun, non sei abbastanza grande per leggertele da sola, le favole?
- Ma Tetsuya, non è la stessa cosa!
- E va bene! Che cavolo – ehm - che favola vuoi?
- Prendi il libro, che decido. – ordina soddisfatta.
Fatta capanna di lenzuola e coperte, passata a lei la torcia tascabile:
- Tetsuya – ti sussurra al riparo delle coltri – dici che il Dottore, così vestito bene, stasera tornerà a casa… con…
- Con cosa?
- Con una mamma??
- Con una mamma??!! – ripeti sbigottito – Jun, cosa ti salta in testa?? – ma intanto cerchi di immaginarti la “mamma” che potrebbe entrare dalla porta durante la notte in compagnia del Dottor Kabuto… Cambiando discorso, aprendo il libro:
- Jun, avanti, dimmi che fiaba vuoi… Anzi no, - improvvisi – ti racconterò io una storia!
L’ingenua accetta l’ottima offerta e tu subito attacchi con la favola di Cenerentola, mettendoti d’impegno per farla risultare una storia di paura, così, al punto in cui la matrigna maltratta la malcapitata con le faccende domestiche, protagonista al camino tutta sporca di fuliggine, riesci a convincere l’assonnata Jun che quella sarà proprio la fine che le toccherà quando arriverà la nuova mamma: una matrigna malvagia che ha in odio le bambine!
Effetto superiore alle aspettative: Jun scoppia in lacrime, lamentando che lei non pulirà nessun camino, terrorizzata all'idea di annerirsi di fuliggine…
Accidenti, eccola di nuovo alle prese col suo complesso per avere la pelle scura!
Ed ora ti toccherà consolarla…
– Jun, piantala di frignare: noi non abbiamo un camino, ci hai mai fatto caso???

Di rientro, cauto socchiudi l’uscio, attento a non svegliare i ragazzini…
Accesa la luce… Per poco non ti piglia un colpo!
Lì nell'ingresso, piccolo fantasma dritto come un fuso nello stropicciato pigiamino rosa, Jun è in piedi a fissarti ad occhi sgranati e terribilmente arrossati…
- Jun?! Che ti succede?? – indaghi impressionato – Che ci fai in piedi a quest’ora, stai male???
- Dov'è? - domanda la bimba con fare circospetto, scrutando dietro te, verso la porta di casa.
- Dov'è chi?! – domandi costernato voltandoti in direzione delle sue occhiate.
- La matrigna cattiva!? – rivela la piccola tra i singhiozzi.
- Benedetta figliola, ma cosa dici, quale matrigna??!!
- L’ha detto Tetsuya che tornavi con una matrigna! – e Jun s’abbandona a pianti disperati!
Presa in collo la bambina, riportandola in stanzetta - Ma tu guarda! – Ora calmati Jun, ti assicuro che non c’è nessuna matrigna - Domani gliela faccio vedere io, al farabutto: dieci serie in più di piegamenti, dieci in più di scatti e di addominali… e gli appioppo pure il mio turno al lavello, così impara!

Per salutare l’arrivo della piccola Jun nelle vite di uomo e di ometto che sinora han vissuto soli e tapini anche a spartirsi le corvée domestiche… O per una parola d’incoraggiamento al nostro KK che ora, da solo con due ragazzini da tirar grandi, avrà certamente il suo bel da fare ^: https://gonagai.forumfree.it/?t=72981448&st=135#lastpost

Edited by TsurugiTetsuya - 26/9/2019, 10:15
 
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21. O GUERRA, O PACE.

Questa flash-follia è partita causa gli stupefacenti dialoghi di doppiaggio nostrano de “Il Grande Mazinga” episodio 19, di cui allego due brevi ma significativi estratti video. Perdonatemi se potete, altrimenti frustatemi.

Fortezza delle Scienze, ore 19.00, living room.

- Tetsuya, – domanda il Dottor Kabuto – come recita quel proverbio sulla guerra e sulla pace??
- Eeh? – esclama distrattamente l’ace-pilot che in quel momento sta molto impegnato a sostituire le batterie al telecomando della tivù – Di quale proverbio parli, Dottore?
- Dai, su, – esorta Kabuto - quel detto che parla di guerra e di pace…
- Intendi “Non fate la guerra, fate l’amore”? – asseconda Tetsuya scartando le batterie nuove.
- Ma noo! - insiste il Dottore – E’ un detto tipo: “Se vuoi fare la guerra, non fare la pace”…
Dal divano Tetsuya si volta, tentando di concentrarsi sul problema di Kabuto, e:
- Forse ci sono, Dottore, senti qui: “Se vuoi odiare qualcuno, odia la guerra!” - citando se stesso ispirato recita l’ace-pilot.
- Ma no, no! – controbatte Kabuto – E’ un modo di dire dal messaggio più sottile, dal concetto più profondo, tipo: “Questa guerra, questa pace…”
- Ma sei sicuro, Dottore?? – dubita l’altro – Non mi pare d’aver mai sentito un proverbio del genere!?
- Mmh… – mugugna Kenzo poco convinto – Lasciami pensare, vedrai che me lo ricordo…
- D’accordo capo! – e Tetsuya torna alla missione telecomando… il coperchietto del vano batterie non vuole più rientrare in sede - Maledetto bastardo - e all'improvviso:
- Ecco! - grida Kabuto, Tetsuya che quasi si piglia un colpo - Ci sono! – e scattando in piedi:
- QUESTA GUERRA... NON SERVE... PER MANTENERE LA PACE!!! – convinto declama il Direttore…
Eeeeh?!?! - sopracciglia inarcate, indice alle labbra, incredulo l’ace pilot:
- Dottore, ma allora… Insomma, mi vuoi spiegare a che diavolo serve ‘sta dannatissima guerra??!!

Per un messaggio di solidarietà al povero ace-pilot sacrificato alla causa, cui tocca pure sentire certe massime proprio dal Dottor Kabuto!!!: https://gonagai.forumfree.it/?t=72981448&st=150#lastpost

Edited by TsurugiTetsuya - 9/2/2017, 16:04

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Sentitevi il Dottore:

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22. DECISIONI A TAVOLINO.

Periferia di Tokyo. Residenza temporanea di Kenzo Kabuto, palestra privata.

- Uff! – sbuffò Jun sbattendo un piedino nudo sul tatami – Oggi è il mio compleanno: dovrebbe essere un giorno speciale, invece ci dobbiamo allenare come tutti i giorni normali. Non è giusto!
- Di che ti lamenti?? – scattò Tetsuya innervosito – Tu almeno conosci il giorno in cui sei nata!
Le ragioni del fratello adottivo mortificarono immediatamente la piccola, ricordandole che Tetsuya, oltre a non aver memoria dei visi dei propri genitori, neppure conosceva la propria data di nascita…
E il triste pensiero subito causò alla bimba un pianto dirompente...
- E adesso che ti prende? – ringhiò il fratellastro ancor più infastidito.
- Vorrei tanto che anche tu potessi festeggiare il tuo compleanno! – lagnò Jun.
- Stupida! – fu il commento del ragazzino – E’ una cosa impossibile, non lo capisci? Io non so in che diavolo di giorno sono nato, dunque non posso festeggiare nessun maledettissimo compleanno, perciò vedi di farla finita e cominciamo l’allenamento!

Stesso luogo, alcuni mesi dopo.

Sfinito dagli addestramenti che di recente avevano alzato ancora il ritmo, affrontata la doccia, il giovane Tetsuya dirigeva a passo anelastico verso lo studio del Dottor Kabuto, per il quotidiano report. Dopo di che – pensò il ragazzino - quella pesante giornata sarebbe finita: con la stanchezza che gli toglieva persino l’appetito, desiderava solo sprofondare nel sonno, a smaltire l’eccesso d’acido lattico che gli tagliava i muscoli come una lama.
Raggiunta la stanza in fondo al corridoio, bussato alla porta… Nessuna risposta. Bussato di nuovo… stesso risultato, Tetsuya si risolse a socchiudere l'uscio, verificando che effettivamente nello studio già oscurato non c’era anima… Fu nel ritirarsi che notò il pezzo di carta sul pavimento, proprio davanti ai suoi piedi… Raccolto il foglio:
Sbrigati o sarai in ritardo per la cena” – con quel messaggio comunicava la calligrafia del Dottore…
Tetsuya si portò di un passo nella stanza buia e, accesa la luce, consultò l’orologio da parete: le diciotto e quindici…
- Stasera si mangia con le galline?! – si stupì il giovincello, ma la lampadina che un istante dopo gli si accese nella memoria lo fece sobbalzare:
Cielo, il compleanno del Dottor Kabuto!
Quella sciroccata di Jun stavolta s’era inventata d’organizzare una festa per il compleanno del Dottore, al quale delle feste notoriamente non importava un fico secco; ma quando Jun si fissava, nessuno poteva opporsi, nemmeno Kenzo Kabuto, perciò Tetsuya, spenta la luce e richiusa la porta, prese la corsa verso la sala da pranzo con tutta la velocità che le gambe doloranti gli permettevano, rammentandosi dell’avvertimento che la sorellastra gli aveva lanciato giusto qualche giorno prima:
Sabato sera alle sei in punto. Cerca di ricordatelo e guai a te se ti addormenti prima di cena!
Giunto alla mèta, il giovane Tetsuya trovò Kabuto e la sorellastra seduti alla tavola apparecchiata con insolita cura… e proprio come si aspettava, entrambi gli si volsero mostrando sui visi l’espressione contrariata dell’attesa…
- Mi spiace, ma… - tentò di scusarsi il ritardatario.
- Non importa – intervenne Kabuto – Forza, vieni a sederti.
Tetsuya obbedì e nel silenzio dei commensali prese posto… Quindi osservò Jun alzarsi e dirigersi in cucina… per tornare reggendo a stento una zuppiera fumante più grande di lei… Arrivata ad appoggiarla in tavola, la miniatura della perfetta donna di casa pretese i piatti di tutti, per servirli…
Realizzato a quel punto il genere raro della portata:
- Ravioli di pesce!!! – esultò Tetsuya, scoprendosi improvvisamente famelico, agitandosi sulla sedia.
Jun e il Dottore si scambiarono un’occhiata.
- Esatto. – confermò Kenzo – Fatti in casa e commissionati in quantità.
- Li stai contando, Jun? – fu l’ansiosa richiesta del fratellastro che subito passò a lanciare la classica sfida a quel tipo di pietanza: - Facciamo a chi ne mangia di più!?
- Sì, ma non esagerare, che poi stai male – raccomandò coscienziosa la piccola nel riempirgli il piatto.

- Aah! Non ce la faccio più! – ammise Tetsuya posando le bacchette e abbandonandosi allo schienale della sedia, satollo oltre il limite ma comunque soddisfatto d’aver vinto una gara dall’esito scontato…
Seconda occhiata tra Jun e il Dottor Kabuto…
- Non hai tenuto spazio per il dolce?! – rimproverò Jun sorridente al fratellastro.
- Accidenti, non sapevo ci fosse! – boccheggiò l’altro tenendosi lo stomaco – Vorrà dire che ne mangerete anche per me.
- Oh, impossibile che tu non ne mangi! – affermò la piccola Jun scoprendo la portata finale che fece sgranare gli occhi al ragazzo: una montagna di profiteroles grondante un’irresistibile crema alla cioccolata da ogni versante…
Terza occhiata tra il patrigno e la figliola…
- Cinque palline, posso farcela! – dichiarò il giovincello porgendo il piatto.
- Tetsuya, non esagerare – ribadì Kenzo – O domani sarai a letto col mal di stomaco.
- Ma Dottore, – replicò l’irriducibile – devo approfittarne: quando mi ricapiterà un’occasione simile?!
- Beh, - considerò la bimba guardando il padre adottivo con occhioni dolci – ha ragione, no??
- E va bene. – cedette Kenzo – Vorrà dire, Tetsuya, che domani avrai giornata libera per vedertela col tuo mal di pancia, ma senza lamentartene, intesi?!

Finito il dolce, che Tetsuya un po’ a fatica era riuscito a terminare:
- Adesso il brindisi! – sollecitò Jun saltellando festosa sui piedini.
Obbedendo agli ordini, Kenzo Kabuto procedette a stappare una bottiglia di spumante dolce, versandone due dita anche per i figlioli; quindi levò il calice augurando:
- Alle feste di compleanno.
I cristalli tintinnarono a centro tavola, Tetsuya e il Dottore sorseggiarono l’alcolico mentre Jun lo buttò giù d’un fiato perché:
- E’ così dolce! - e - Com'è buono! … Ed ora… - senza perder tempo annunciò la piccola birthday planner dalle gote arrossate - i regali! – ondeggiando a prelevare qualcosa da un armadietto per poi posare un pacchetto dinnanzi al Dottore e, inciampando nella gamba della sedia, una busta sotto il naso di Tetsuya…
- Jun, lo spumante ti ha dato alla testa!? – derise il fratellastro – Non è mica il mio compleanno!
- Ti… sbagli - colta da un singhiozzo rivelò la bimba, che euforica continuò – Oggi è il vostro compleanno, tuo e del Dottore: d’ora in avanti li festeggeremo sempre nello stesso giorno!
A quelle parole Tetsuya si volse a Kabuto, convinto di ricevere conferma che l’ubriaca stesse agendo di propria iniziativa, ma il Dottore in quel momento era tutto intento a scartare il proprio regalo - Che meraviglia! – esclamando alla vista del fazzoletto personalizzato dalle iniziali “K.K.” – Lo hai ricamato tu, vero Jun? Sei stata bravissima! E tu, figliolo – invitò Kenzo – non vuoi aprire il tuo presente?
Con la testa che gli girava, a Tetsuya non riuscì di reagire: la grande stanchezza, l’abbuffata esagerata, nonché i fumi dell’alcol cui non era avvezzo gli stavano facendo sembrare tutto così irreale… Una festa per il suo compleanno… La prima conosciuta in circa undici anni di vita… celebrata insieme a quella del Dottor Kabuto, con tanto di piatti preferiti, di brindisi e anche di regalo…
E il festeggiato a sorpresa si ritrovò con le lacrime a pizzicargli gli occhi! Fregatosi il viso con la manica, nel tentativo di dissimulare l’emozione Tetsuya si concentrò ad aprire la busta… Quanto ne emerse gli fece istantaneamente dimenticare persino la commozione:
ECCO IL TUO BOLIDE”, dichiarava la scrittura rotonda di Jun sul biglietto che accompagnava una stampa dell’ultimo modello di bicicletta da cross, color rosso fuoco, dotata di marce e di super ammortizzatori…
- E’ parcheggiata in giardino. – anticipò Kenzo al figliolo, guardandolo indietreggiare e poi voltarsi per correre fuori…
Scambiatisi la definitiva occhiata d’intesa, l’uomo e la bambina s’alzarono da tavola per rigovernare, lasciando l’omaggiato a prendere confidenza col suo nuovo e potente mezzo.
Sbrigate le faccende domestiche, dopo circa mezz'ora i due complici s’avviarono all'esterno, preparati a convincere un giovane ciclista scatenato a posare il “bolide” per andare a riposare.
La quiete statica che all'uscio li accolse risultò allarmante… così i due, scambiatisi l’ennesima occhiata della serata, di tacito accordo mossero passi incerti alla fioca luce dal lampioncino da esterno…
Finché in un angolo semibuio del piccolo giardino, s’avvidero della sagoma distesa accanto alla bicicletta abbandonata a terra! L’esame della situazione presto rivelò che Tetsuya era gravemente addormentato, abbracciato al sellino imbottito cui beatamente poggiava una guancia… E per portarlo a dormire, al Dottor Kabuto stavolta toccò di caricarsi il figliolo in spalla!

Per commentare l’associazione a delinquere formata da Jun e KK, in cui la bambina è la mente e lo scienziato il braccio (!): https://gonagai.forumfree.it/?t=72981448&st=150#lastpost

Edited by TsurugiTetsuya - 25/2/2020, 23:08
 
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23. IL CENSORE.
(Ispirato a: “Il Grande Mazinga, episodio 22: La morte di Gorgon”).

Fortezza delle Scienze, tardo pomeriggio, cameretta di Shiro; orario dei compiti per il bambino, ad aiutarlo c’è Tetsuya.
Ad un certo punto, reggendo un vassoio con generi di conforto, Jun entra in stanza e…


- Sai Jun, - accoglie il commilitone - stamane ho seguito il tuo consiglio: ho approfittato del po’ di pace che crepando il Duca Gorgon ci ha concesso per fare un giretto a trovare Boss e combriccola…
- Oh, bene Tetsuya! – si compiace lei – Sono proprio contenta che tu e Boss stiate facendo pian piano amicizia.
- Oh, sì! – è la deliziata conferma – Gli ho fatto davvero una bella sorpresa… Jun, tu sapevi che Boss ha una tua foto nel suo capannone? – rovescia improvvisamente l’ace-pilot.
- Cosa?? - trasecola lei - Dici davvero??
- L’ho vista coi miei occhi, - afferma lui - appesa accanto a uno di quegli allegri calendari da officina meccanica: hai presente quel che intendo, o devo specificare?
- Ma come ti permetti??!! – s’infiamma lei tra l’incollerito e l’imbarazzato.
- Come si permette Boss, vorrai dire. – precisa sereno l’altro – Ma non hai risposto alla mia domanda.
- Senti, - sbraita adesso Jun - io non so proprio come Boss possa avere una mia foto, chiaro?!?!
La solita bugiarda – sospetta Tetsuya, insinuando: - Strano, visto che in quella foto manca poco a leggerti la marca della culotte sotto la minigonna.
- Dici sul serio?? – stupisce lei.
- Dico sul serio. – riconferma lui che imperturbato nell'esaminarsi le unghie prosegue: – E non è tutto, cara la mia Junette. Perquisendo la cabina di Borot, ho scovato un’altra tua foto che è praticamente uno zoom da documentario naturalistico al tuo petto… Boss la teneva appesa al filo d’una canna da pesca, ma ho evitato di chiedergli il perché.
- Santo cielo! - commenta Jun svagata - Che dissoluto quel Boss! – e poi, agguerrita: - Vado subito da lui, stavolta mi sentirà!
- Non è necessario – interviene Tetsuya glaciale – Ci ho già pensato io.
- Che vuoi dire?? Cosa gli hai fatto?? – si preoccupa lei - Non del male, spero!
- Si rifiutava di consegnarmi le foto – si giustifica l’irreprensibile, mentre Jun riflette a voce alta:
- Non riesco proprio a capire quando potrebbe avermele fatte, quelle foto...
- A questo punto, io un’idea l’avrei – e lo sguardo indagatore di Tetsuya si concentra sullo scolaretto seduto al suo fianco, alla scrivania: - Shiro, senti…
- Che-che c’è, che-che vuoi? – balbetta teso il presunto innocente ritraendosi di scatto.
- E’ da un po’ che ti vedo gironzolare per la Fortezza con la macchina fotografica… – è il velato capo d’accusa formulato dal “fratellone”.
- M-ma-ma-ma… Era per un compito di scuola! – si difende il bambino, tremante come una foglia.
- Capisco – e l’inquisitore passa ad aprire il cassetto della scrivania, estraendone la fotocamera, minacciando: - Ora controlliamo i tuoi compiti.
Messo alle strette, il piccolo Shiro tenta la fuga ma Tetsuya, riflessi impeccabili, con una mano lo acchiappa per la maglietta mentre con l’altra, tenendo la macchina tra le ginocchia, ne estrae il rullino, svolgendolo, sollevandolo in controluce e… Osservando il corpo del reato (Gran bel corpo!), interroga il ragazzino:
- Shiro, confessa: cosa ti ha dato Boss in cambio di queste foto? Ancora caramelle, scommetto. - e la prova del reato passa in mano di Jun, Shiro che tenta disperatamente di divincolarsi strillando come un maialino.
Esaminando le immagini che sul negativo in varie pose la ritraggono, sul viso dell’oltraggiata s’ammirano cangiare tutte le sfumature del rosso… infine un ringhio vibra in gola all'offesa…
- Te lo lascio, Jun. – è l’implacabile sentenza, al che la parte lesa furibonda branca il colpevole per la collottola mentre il giustiziere, prelevata la giacca dalla sedia, abbandona la stanza richiudendosi la porta alle spalle, strilli in crescendo di Shiro a suggerire ciò che il baby-paparazzo stia passando tra le grinfie dell’indiavolata…
- Ma che succede là dentro? – incrociando Tetsuya nel corridoio domanda esterrefatto il Dottore.
- Alle solite, – riceve in risposta - Shiro sta facendo storie per i compiti.
- Mmh, quel bambino è un po’ troppo viziato – commenta il direttore allontanandosi in direzione opposta a quella del pilota…

Poco dopo, un ace-pilot dal grave e composto cipiglio raggiunge il proprio alloggio, vi fa ingresso, con scrupolo richiude la porta… a chiave, più sicuro… mentre un sorriso soddisfatto gli schiude le labbra all'incontrovertibile verità dei fatti: lì dentro… tra pigiami ben piegati in quel comodino… il suo comodino… la refurtiva confiscata al capannone è gelosamente custodita a sua unica, completa disposizione!!!

Per gioire delle sorti di Shiro, come al solito vendutosi per qualche caramella (o per dubitare dell’immacolatezza del nostro eroe): https://gonagai.forumfree.it/?t=72981448&st=165#lastpost
Allego corpo del reato.

Edited by TsurugiTetsuya - 25/2/2020, 23:09

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24. LA CASA-TORRE.

Periferia di Tokyo.

Chiuso anche lo zaino con dentro l’indispensabile, ormai quasi tutto era pronto.
Si guardò attorno: senza più nemmeno i posters alle pareti, quella stanza appariva così diversa…
Come ancora diversa sarebbe stata tra poco la vita.
Da meno di due anni l’aveva lasciato e già l’orfanotrofio era un ricordo sempre più sbiadito, man mano che passava il tempo… E ora si traslocava di nuovo: a breve avrebbe frequentato un’altra scuola, e altri marmocchi tra i banchi… Da tempo era stato allertato, ed ora era il momento.
- Tetsuya, vieni a aiutarmi??
- Jun, insomma, quando imparerai a cavartela da sola?
La piccoletta era impaziente del trasferimento quasi quanto il Dottor Kabuto, che appena due giorni prima, da sotto la scala li aveva chiamati durante l’orario dei compiti… Fuoriusciti dalle loro stanzette nel corridoio, lui e Jun si erano guardati sorpresi… ma al secondo richiamo, un’occhiata di sfida e via, giù per la scala, Jun di corsa, lui scivolando di pancia sul corrimano della balaustra che in un rapido volteggio lo aveva scaricato ai piedi dell’ultimo gradino…

Stesso luogo, due giorni prima.

- Ecco fatto, ho vinto!
Ancora a metà scala, la perdente - Non vale! – avrebbe dovuto protestare, invece zitta lo fissava strabuzzando gli occhi… Voltatosi d’istinto, Tetsuya si trovò a faccia d’un camice bianco, sotto lo sguardo d’un accigliato Dottor Kabuto…
- Quante volte devo dirti di non lanciarti dalla scala in quel modo?!
- Non preoccuparti, Dottore, non è pericoloso!
- Non è per te che mi preoccupo, disgraziato! – mise in chiaro Kenzo, che alla base della scala per un soffio aveva evitato una seria collisione con l’acrobatico figliolo – Ma adesso non state lì impalati, – imbracciando il suo tubo porta-disegni il Dottore apostrofò i ragazzini – Seguitemi, voglio mostrarvi qualcosa.

Al tavolino del salotto, in modo che anche la piccola Jun potesse visionare, il Dottor Kabuto srotolò un incartamento chiedendo:
- Che ne pensate della nostra nuova casa?!
Due paia di occhi incuriositi si affacciarono sul disegno illustrante…
- La torre di un castello!? – propose Jun, vocina intonata al dubbio.
Visionata nel complesso l’assonometria, il dodicenne prontamente corresse:
- Più che un castello, Jun, direi una fortezza.
- E che cos’è una fortezza?? – chiese lumi la bimba.
- E’ roba da soldati – delucidò sintetico il fratellastro.
- Soldati?!? – ripetè perplessa la piccola – Ma… nella torre dei castelli ci possono stare le principesse… Anche in una fortezza?
- No. – deluse prontamente il maschio – In una fortezza niente principi, solo guerrieri, guardie, e al limite un capitano. E una principessa nella torre ci sta rinchiusa da qualche brutta strega.
Vedendo il disincanto trasformare il volto della bambina, Kenzo pensò di intervenire:
- Ma sai Jun, nella storia ci sono state anche guerriere donne, e anche molto valorose!
- Davvero? – stupì la bimba – E come si chiamavano?
Alla fatidica domanda, con gli occhi lo scienziato cercò aiuto nell’unico che forse avrebbe potuto aiutarlo, scoprendo però che il figliolo lo stava già contraccambiando con sguardo assai scettico…
- Beh, a dire il vero, ora non ne ricordo i nomi – ammise allora l’ingegnere robotico.
- Se non esistono donne guerriere - ragionò seriamente la bimba – che cosa ci vado a fare io in una fortezza??
- Beh, potresti cucinare, no? – suggerì il disgraziato del fratellastro.
- Ma io non voglio restare a cucinare! - si inalberò la piccola.
- Jun, rassegnati, le donne non sanno combattere, – spietato infierì l’altro – non ho mai sentito di nessuna guerriera donna.
- Ti sbagli, Tetsuya – avvertì Kabuto.
- Allora, dicci il nome di una! – pretese Jun.
- Mmh… - seduto sul divano a gambe larghe, una mano ad accarezzarsi il mento, Kenzo Kabuto si spremette la materia grigia… finché da sotto i baffi: - Nakano… - s’udì il Dottore mormorare e subito dopo precisare: - Takeko Nakano.
- Era una guerriera? - incuriosita incalzò Jun - Racconta!
– Non ricordo granché, – rispose lo scienziato alla figliola – ma… non temere: di Takeko ci racconterà tutto il nostro Tetsuya che stasera, anziché guardare la tivù, approfondirà l’interessante argomento con una ricerca di cui ci darà pronta lettura, vero ragazzo?!

Per quella dannata ricerca, – si riassunse in breve il castigato – dopo gli allenamenti aveva dovuto cenare con l’imbuto per correre ad armarsi del tomo d’enciclopedia che il Dottore, come promesso, gli aveva fatto trovare in stanzetta. Ed ora quella dannata ricerca avrebbe dovuto recitare ai due che senza dubbio di là lo attendevano…

Gambe accavallate e braccia allargate allo schienale del divano, accomodato accanto alla figliola, di Kenzo Kabuto pareva ridessero anche i baffi quando nel salotto un dodicenne entrò mesto, reggendo un foglio manoscritto… Senza accennare a farlo accomodare:
- Siamo pronti - accolse il Dottore - possiamo cominciare.
In piedi al cospetto della committenza, chinando il capo il rassegnato attaccò a leggere…
- Nakano Takeko, nata a Edo nel 1847, fu una donna guerriera. Figlia di un potente samurai funzionario del feudo di Aizu, ben educata Takeko era una giovane di bell'aspetto… - s’interruppe: sul divano, Jun e il Dottore stavano scambiandosi sorrisi compiaciuti…
Un secondo dopo, Kabuto incoraggiava:
- Prosegui Tetsuya, ti ascoltiamo.
- Adottata dal suo stesso maestro, Takeko ricevette una formazione completa, dalle arti letterarie fino alle marziali, di queste ultime divenendo titolata insegnante… - s’interruppe di nuovo: là di fronte, il padre adottivo e la figliola si osservavano con aria di grande soddisfazione…
- Continua! - stavolta fu la sorellastra a sollecitare, e Tetsuya riprese:
- Quando nell'anno del Drago la guerra civile scoppiò tra lo shogunato Tokugawa e i fautori della dinastia Meiji, brandendo la sua naginata, Nakano Takeko si batté a difesa dello shogun, distinguendosi per valore nel duello all'arma bianca, arrivando a guidare un esercito di guerriere… - di sottecchi Tetsuya guardò la femminuccia ascoltarlo rapita, ignara del fatto che ora il manipolo di Takeko avrebbe affrontato le truppe imperiali, le quali non combattevano certo all'arma bianca: un inatteso bagno di sangue si sarebbe presto mescolato alle lacrime dell’illusa spettatrice…
Pregustando la propria rivincita, il lettore si concentrò… se non che:
- Bene. – sul più bello giudicò il Dottore – Hai fatto un ottimo lavoro, Tetsuya.
- Ma… - tentò di protestare il ragazzino – Non ho ancora finito!
- Non importa – risolse Kabuto, che evidentemente la vicenda di Takeko ben conosceva – Si è fatto tardi, e domani dovremo essere tutti in forma per affrontare il nostro dovere con lo spirito dei nobili guerrieri e guerriere che hanno reso grande il Giappone, giusto Jun??
- Giusto! – concordò energica la bambina.
- Allora forza, a dormire – spronò il Dottore, al che la bimba perfettamente immedesimata nella parte prese ad allontanarsi spostandosi con tecniche d’arte marziale, eseguendo mosse in stile di navigata karateka…
Rimasti soli:
- Tetsuya, - Kabuto comunicò al figlio adottivo – domattina inizieremo i preparativi per la partenza, fissata per dopodomani all'alba. Portate con voi il minimo indispensabile, al resto penseremo poi.
- Capito. – assentì il ragazzino.
- Bene. – approvò il Dottore - Ora però, figliolo, dovresti togliermi una curiosità…
- Eh?
- La storia di Takeko… Si può sapere come va a finire??

Non era tanto entusiasta del trasferimento in sé, quanto di vedere la base.
Il Dottore gli aveva anticipato che si trattava di una costruzione altamente all'avanguardia, alimentata ad energia fotonica, un vero portento d’ingegneria civile e militare… L’unica informazione mancante era la posizione, che comunque l’indomani si sarebbe svelata… In quel luogo segreto il prototipo del robot gigante in progetto del Dottore sarebbe finalmente andato in cantiere.

Per congratularsi del primo 0 a 1 secco tra Tetsuya e Jun: https://gonagai.forumfree.it/?t=72981448&st=180#lastpost

Edited by TsurugiTetsuya - 19/1/2018, 13:20
 
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25. TRA MARE E CIELO. – Prima parte.

Il sorgere del sole man mano scaldava l’alba illuminando un giorno d’estate sereno, come da previsioni...
In lontananza ecco Yokohama e dietro il Pacifico, il mare più grande del mondo.
Complice l’impercettibile vibrare dell’auto che regolare procedeva in autostrada, conducente silenzioso alla guida, sul sedile posteriore Jun non aveva tardato a ritrovare il sonno troppo presto interrotto… Oltre il finestrino costante il paesaggio sfilava mentre cullato dal dormiveglia, il pensiero tornava all'annuncio che qualcuno lo avrebbe adottato lasciandolo a immaginare una famiglia di americani, occidentali, che oltre il legame di sangue volentieri prendon con loro i figli di sconosciuti.
Quel signore giapponese invece, per portarlo a casa con sé, doveva per forza avere un motivo…
Mare sempre più prossimo alla strada che sempre dritti verso sud porterebbe all'Isola...
Ciò che quell'uomo in cambio voleva era stato subito detto, ma quel che significava in realtà l’aveva spiegato l’Isola che faceva rimpiangere l’orfanotrofio cui volendo poteva tornare, al sicuro, ma non per sempre.
Proprio di fronte al mare dell’Isola dentro di sé aveva deciso…
Matsuda: da qui, per un po’ la strada dal mare si allontana.
Tra i due mali preferiva quello di cui aveva già fatto conoscenza; per l’altro infatti avrebbe dovuto aspettare d’essere maggiorenne, quando dall'orfanotrofio ti buttano fuori e allora, anche sulla faccia del più deciso, leggi la paura del mukosekiji dall'oggi al domani a spasso senza nessuno a garantire per te: senza lo ‘stato di famiglia’ - si sentiva dire - non ti danno neanche la patente…
Nagaizumi: tra poco la strada entra in Penisola, dove il mare lo vedi a destra e anche a sinistra.
Così invece almeno la patente un giorno l’avrebbe presa: avrebbe guidato le auto, le moto e, stando a quello che il Dottore diceva, persino un robot - ché per guidarne uno, di sicuro la patente ci vuole…
Uscita imprevista… Direzione Numazu, dunque non è all'Isola che si va!
Era rigido, ma non cattivo e ogni tanto dava l’impressione di voler loro bene anche se lui e Jun non erano suoi figli veri...

Al porto di Numazu, l’auto si era fermata svegliando Jun che aveva mugolato:
- Siamo arrivati? – Ancora intontita, il Dottore se l’era infilata sotto braccio per trasferirla, insieme al poco bagaglio, a bordo del piccolo cabinato che beccheggiando li aspettava all'ormeggio, identico a quello che usavano per andare sull’Isola…
Mollata la cima, il Dottore aveva diretto la prua a sud, tenendosi sotto costa…
A questo punto era curioso di sapere dove alla fine avrebbero attraccato!
Dato che una barca a motore la sapeva guidare, finché erano lontano dagli scogli il Dottore aveva acconsentito a lasciargli il timone per un po’…
Continuando a ripeterselo, forse sarebbe riuscito a considerare il Dottor Kabuto un padre: a conti fatti glielo doveva, anche se sull’Isola finiva sempre per odiarlo…
- Vai a svegliare Jun, siamo quasi arrivati.
Dalla cabina Jun era uscita assonnata, rendendosi conto solo allora di stare su una barca in mezzo a ciò che mai aveva visto, e per qualche istante l’emozione le aveva tolto l’uso della parola: la più grande massa d’acqua che la piccoletta conosceva era la piscina dove aveva imparato a nuotare! Rapidamente però Jun si era ripresa e aveva attaccato a correre e a saltare per il ponte viscido di salsedine, rischiando continuamente di sgusciare fuori bordo nel tentativo di arrivare a toccare l’acqua del mare, sporgendosi tanto pericolosamente che il Dottore gli assegnò l’ingrato compito di sorvegliare l’elettrizzata che di star ferma non aveva la minima intenzione!
Era tanto impegnato a seguire la sorellastra che non si sarebbe accorto di nulla se la virata a manca non l’avesse spinto a girarsi alla costa, rivelando l’ampia insenatura nel cui centro sostenuta dal mare una costruzione brillante di perla nel blu s’ergeva imponente innalzandosi strato su strato sino a portare la rossa torretta alta contro un cielo carico d’azzurro…
E stavolta fu lui a trovarsi senza parole, mentre la voce argentina di Jun nelle orecchie gli squillava:
- La Fortezza, la Fortezza!
A quella vista, un ex orfano osservò meglio le mani che il timone ferme dirigevano alla realtà scaturita dal disegno mostrato a due bambini in un luogo e in un tempo appartenuti ad un’altra vita, o forse ad un sogno. Scoprendo di cosa quelle mani insieme a quel cervello fossero capaci:
Ecco chi è – si disse – il Dottor Kenzo Kabuto. Ecco chi è davvero mio padre.

Per i commenti, graditissimi: https://gonagai.forumfree.it/?t=72981448&st=180#lastpost

Edited by TsurugiTetsuya - 19/11/2017, 11:48
 
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TRA MARE E CIELO – Seconda parte.

Penisola Izu, “Centro Ricerche Laboratorio Fortezza delle Scienze”.


Soddisfatto di come i lavori stessero procedendo, il neo insediato Direttore del Centro di Suruga si decise a consultare l’orario al display del calcolatore, per scoprire che l’ora di pranzo era passata da un pezzo; il Dottor Kabuto allora premette il pulsante che dall'hangar sotto il livello del mare lo avrebbe messo in comunicazione con la torre di controllo, in modo da concedere a tutto il personale la doverosa pausa.
Raggiunta la sala mensa, dove era intenzionato a consumare il pasto a contatto con lo staff, Kenzo si domandò dove fossero i ragazzini che lì non vedeva… Poiché la struttura era troppo vasta per andarne fisicamente in cerca, decise di chiamarli utilizzando il sistema di filodiffusione….
Non ricevuta risposta, Kenzo si recò alla piattaforma esterna dove, chieste informazioni anche agli operai, uno di questi riferì che i bambini erano stati visti calarsi a mare da un’impalcature del cantiere…
A mare!? – si ripeté lo scienziato fissando l’acqua della baia sotto di sé, calma ma assai profonda, scoprendosi in apprensione… Volgendo rapidamente lo sguardo alla distesa liquida che circondava il Centro ancorato ben al largo dalla costa, lo scienziato ragionò che Tetsuya sapeva nuotare bene, ma Jun non altrettanto: in caso di pericolo, il ragazzino sarebbe riuscito a sostenere la bambina senza affogare lui stesso?
Assalito da tremende visioni, Kenzo corse alla sala comandi dove ordinò al tecnico ancora presente di azionare immediatamente tutte le telecamere a ispezionare la superficie attorno alla Fortezza; col fiato sospeso si appostò anch'egli ad uno dei monitor, occhi incollati all'immagine che la telecamera vi inviava, avvertendo le gambe tremargli: se a quei due ragazzini fosse accaduto qualcosa...
- Direttore, eccoli. – le parole del tecnico alle sue spalle furono come una boccata d’ossigeno per lo scienziato che si precipitò al fianco del collaboratore il cui video restituiva l’immagine più rassicurante in cui avesse osato sperare: su quello scoglio affiorante tra il Centro e la costa, due bambini stavano intenti alle loro infantili occupazioni…
Sani e salvi, grazie al cielo! – appoggiandosi alla plancia dei comandi, Kenzo Kabuto tirò un profondo respiro, quindi si affrettò a scendere nell'hangar dal quale in breve salpò a bordo d’un motoscafo, diretto a recuperare i due piccoli incoscienti prima che decidessero di affrontare ancora a nuoto la distanza che li separava dal Centro!
Quando li raggiunse, come volevasi dimostrare i due avevano già intrapreso la traversata di ritorno, nuotando vicini, il ragazzino con un coltello a serramanico stretto tra i denti…
Issati a bordo entrambi i figlioli, Kenzo li osservò: coperti solo degli indumenti intimi attaccati addosso come straccetti, gocciolanti le chiome ravviate dall'acqua, la pelle di Tetsuya cotta dal riverbero che aveva solo contribuito a scurire la melanica Jun, le ginocchia di entrambi infiammate da graffi sanguinolenti…
Due selvaggi! – pensò sgomento l’ingegnere, senza capacitarsi di come un plurilaureato di rispettabile famiglia quale lui era stesse crescendo un paio di incivili al pari di quelli che aveva davanti agli occhi…
- Voi due, siete impazziti? Chi vi ha dato il permesso di allontanarvi a nuoto??
- Ecco… - provò a rispondere il ragazzino che un oltremodo agitato Dottore investì:
- Zitto, scellerato, non voglio scuse! Spiegatemi piuttosto, cosa c’era di tanto interessante su quello scoglio per rischiare di morire annegati senza che nessuno se ne accorgesse!?
- I molluschi! – confessò senza timore la piccola Jun.
- I molluschi?? – ripeté esterrefatto Kenzo.
- E anche i ricci di mare! – aggiunse entusiasta la bambina – Sai, a nuotare ci era venuta tanta fame e il mare è pieno di cose buone da mangiare, lo sapevi Dottore?!
Di fronte alle spontanee dichiarazioni della bimba come alla dimestichezza col mare dimostrata dal ragazzino, Kenzo Kabuto ristette, realizzando improvvisamente tutta la propria responsabilità: totalmente assorbito dal lavoro, per oltre mezza giornata si era completamente disinteressato dei ragazzini, cui non aveva mai pensato di fornire istruzioni circa come comportarsi nella nuova “casa” che di fatto era un grande cantiere ancora aperto, arrivando a lasciare che due bambini affamati ricorressero ad espedienti per procurarsi il cibo!
Ricondotti al Centro i figlioli, di persona Kenzo volle assicurarsi che i due piccoli profughi si asciugassero e si vestissero per poi alimentarsi correttamente, sperando che i molluschi ingeriti crudi non provocassero loro disturbi gastrointestinali o peggio.
Aperti gli zainetti con cui i due avevano affrontato il recente trasferimento però, il luminare di scienza restò a bocca aperta nel rendersi conto di cosa, per due ragazzini, fosse da considerarsi “indispensabile”: un orsacchiotto di peluche, un diario dei segreti, un’ocarina e una bambola con relativo corredo completo di accessori per Jun… mentre, per Tetsuya, un set di coltelli di diversa foggia, un’intera collana di fumetti, un modellino d’auto da corsa e l’immancabile blocco da disegno, pastelli inclusi…
Entrambi i due però – poté consolarsi Kenzo - non avevano affatto tralasciato di portarsi appresso i loro karategi da allenamento.

Il mattino seguente nella sua nuova stanza Tetsuya aprì gli occhi nella convinzione che il tempo fosse brutto. Scostata la tenda, il cielo di piombo e il mare su tutte le furie confermarono, nonostante lo scenario fosse muto: non un fischio del vento che di sicuro là fuori urlava si poteva udire da lì dentro…
Una rinfrescata sommaria, pronto per fare colazione il giovincello si tuffò nell'intrico dei corridoi lungo cui le stanze si aprivano numerose rivelando che all'interno, nonostante le condizioni meteo, le attività degli operai fervevano…

Consumata la colazione in una sala mensa deserta, alla ricerca del padre adottivo il ragazzino si immerse di nuovo in quel labirinto che era la Fortezza delle Scienze, dove qualcuno gli disse che il Direttore lo attendeva in sala controllo, cioè sulla torretta in cima a tutto, spiegandogli come arrivarci. Seguendo le istruzioni, il giovincello restò affascinato dal moderno ascensore la cui cabina era un cilindro trasparente che di ogni piano mostrava l’interno e di ogni intramezzo la trabecolare struttura portante...
Raggiunto il piano, subito riconobbe il Dottore seduto ad una delle postazioni della sala poligonale che da ogni lato al panorama concedeva vista; ruotando sulla poltroncina, il Dottore gli diede il buongiorno mentre i due uomini in sua compagnia, anche loro infilati in bianchi camici, si alzavano salutandolo con leggeri inchini...
In due parole, il Dottore sbrigò le presentazioni:
- Tetsuya, i tecnici di sala.
Restituito il saluto, il ragazzino osservò i due signori: di corporatura normale il primo, che portava occhiali dalle lenti azzurrine, decisamente in sovrappeso l’altro, che aveva un aspetto trasandato ma simpatico.
Un’occhiata critica alla maglietta malconcia indosso al figliolo, Kenzo sorvolò sul fatto che il terzo dei suoi più stretti collaboratori in quel momento si trovava a Tokyo, spedito a recuperare il vestiario poco diligentemente dimenticato dai figlioli…
- Le persone che vedrai in questa sala – continuò il Dottore - sono estremamente fidate, ma con il resto del personale converrà mantenere la massima riservatezza riguardo questo Centro e i relativi progetti.
Tetsuya guardò i due uomini e annuì al Dottore, il quale riprese:
- Per i prossimi due giorni circa, le condizioni meteo non permetteranno di raggiungere la scuola. Tu e Jun perciò approfitterete di questa giornata per ambientarvi al Centro. Ti raccomando la massima responsabilità. In ogni caso, domani riprenderai il tuo programma di allenamento. Tutto chiaro?
- Sì, Dottore.
- Bene. – concluse Kabuto - Allora, a stasera. – e di nuovo ruotando sulla poltroncina il Direttore tornò al lavoro. Prima di imitarlo, i due tecnici osservarono il ragazzetto che senza nulla aggiungere rientrava in ascensore per gradualmente scomparire dal piano.

Non si era sbagliato: nella base strategica che era la loro nuova casa, il Dottor Kabuto sarebbe stato più che mai preso dal suo lavoro.
Ridisceso al piano degli alloggi trovò la sorellastra arrampicata su una sedia, intenta all'impresa di sciacquarsi ad un lavello decisamente troppo alto per lei; alla notizia che per giorni non sarebbero andati a scuola, Jun fece i salti di gioia:
- Fantastico, staremo tutto il giorno al mare!
- Come no! – ironizzò il fratellastro spalancando la tenda a rivelare le proibitive condizioni del tempo. Sulle prime delusa, Jun non impiegò molto a reagire:
- Va be’, allora vorrà dire che giocheremo tutto il giorno insieme!
- Fossi pazzo! – rispose l’altro, angosciato al ricordo di un peluche e di una bambola di pezza a combattere contro il suo esercito di miniature fedelmente ispirate alla prima guerra mondiale! Sperando di cavarsela, ordinò alla sorellastra:
- Jun, resta qui a vestire la tua bambola, io ho da fare – pensando allo spettacolo della tempesta che si sarebbe goduto appena trovato un posto adatto…
La vibrazione alle piante dei piedi distolse Jun dal protestare e in silenzio i due ragazzini restarono in ascolto d'un ronzio insistente finché il pavimento trasmise loro un sussulto…
- C’è il terremoto? – chiese preoccupata Jun vedendo il fratellastro corrugare la fronte.
Quando un secondo e più deciso sussulto li obbligò a mantenere l’equilibrio, Tetsuya guardò alla finestra dove il paesaggio, come unici punti di riferimento, offrì mutevoli contorni di nuvoloni scuri che dal mare si sollevavano in cielo… Osservandoli bene, si sarebbe detto che non erano i soli a muoversi, mentre attraverso i condotti di areazione lo strano ronzio aumentava d’intensità, unendosi ad un sordo rumore di fondo, il pavimento che ancora vibrava mentre la superficie del mare dava l’impressione di sollevarsi, sempre più… e improvvisamente Tetsuya realizzò:
La Fortezza del Dottor Kabuto sta colando a picco!
Afferrata la bambina per un polso:
- Presto Jun, andiamo! – trascinandola verso la porta e poi lungo i corridoi, attaccando le scale di corsa evitando i rischi dell’ascensore per tenersi vicini alla superficie dove avrebbe cercato di sfondare una finestra, per fortuna anche Jun era allenata a muoversi in fretta, prima che qualche boccaporto cedesse sotto la pressione di una colonna d’acqua di chissà quante centinaia o migliaia di metri in zona di fossa oceanica!
- Corri Jun, corri! – dovevano sbrigarsi ad uscire da lì per tuffarsi nel mare che, anche se agitato, avrebbe regalato più probabilità di salvezza rispetto alle profondità marine dove, se non per annegamento, all'esaurirsi delle scorte d’ossigeno la morte li avrebbe colti per soffocamento!
Raggiunto il piano superiore, al loro avvicinarsi la porta automatica non si aprì, sbarrando la strada per la mensa dalla quale aveva calcolato di gettarsi in acqua e Tetsuya si guardò attorno pensando al modo di forzarla, senza avvedersi della spia luminosa allo stipite che da rossa cambiava in verde… ed ora nella luce liberata dagli scorrevoli il Dottor Kabuto, uno stecchino tra le labbra, li osservava quasi più sorpreso di loro…
- Ah, siete qui?! Stavo giusto scendendo a cercarvi… – disse lo scienziato, che insospettito dal silenzio dei figlioli come da altri particolari, aggiunse:
- Stiamo perfezionando la manovra di immersione ma… Non pensavo che la cosa ti avrebbe messo tanta paura, Tetsuya.
Ansimante per la corsa e per l’agitazione avrebbe lo stesso provato a negare, se non che lo sguardo del Dottore si abbassò e il giovane Tetsuya capì che era troppo tardi per abbandonare la morsa con cui ancora stringeva il braccio di Jun…
Avvertendo i battiti del cuore rallentare, il ragazzino si consolò dicendosi che tutto sommato in quella Fortezza la presenza del padre adottivo, per quanto impegnato, non sarebbe comunque loro mancata, sorgendogli il sospetto che tempo per annoiarsi non ne avrebbero avuto poi così tanto.

Per prenotare un soggiorno-relax alla Fortezza delle Scienze: https://gonagai.forumfree.it/?t=72981448&st=195#lastpost

Edited by TsurugiTetsuya - 9/3/2018, 20:33

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Una lunga, obbligata pausa narrativa nella ff e l’uscita del film “Mazinga Z Infinity” è alle porte!
Per ingannare l’attesa agli sgoccioli, dato che ne ho il tempo possiamo approfittare per rituffarci a bomba nelle avventure del Gureto… Dunque… Avevamo lasciato due giovanissimi Tetsuya e Jun appena trasferiti ad una Fortezza delle Scienze ancora in costruzione, ad affrontare le prime esperienze all'interno della loro nuova e molto “cool” sistemazione nei pressi della costa di Suruga Bay, ed è da lì che il racconto riprende...


26. SIMULAZIONI.

Suruga Bay, Fortezza delle Scienze.

Tra livelli di difficoltà crescente combinati random per quantità e tipo di situazioni, in quell'abitacolo trascorreva volontariamente ben più tempo di quanto richiesto: per essere un addestramento, si trattava di un gioco molto appassionante!
Per rispondere alle proposte visualizzate dagli schermi in 3D che la tappezzavano anche sul soffitto, la cabina era fornita di leve, di pedali e di pulsanti però, se era pronto a utilizzarlo, il comando vocale si rivelava sempre il più efficace. Tutto si giocava su prontezza di riflessi e capacità di visione periferica, ma quando la velocità degli oggetti in movimento toccava il massimo, eseguire diventava praticamente impossibile… A meno di disporsi in quel particolare stato mentale che aveva scoperto, che gli permetteva di anticipare le mosse riuscendo anche nell'impensabile!
Alla fine di ogni sessione sullo schermo appariva il punteggio che a forza d’esercizio sempre migliorava ma, finché non arrivava ad ottenere il massimo dello score, lui non s’accontentava e attraverso il comunicatore chiedeva di replicare la sfida.
Per convincerlo a smettere, da là fuori il tecnico assistente doveva insistere parecchio.

...


- Dottore, ecco i risultati di Tetsuya al simulatore… Ha riflessi e resistenza incredibili!
Il Dottor Kabuto prese lo stampato dalle mani del collaboratore, in una rapida occhiata lo scorse, quindi rispose porgendo un altro cartaceo, dicendo:
- Bene. Allora queste sono le prossime modifiche da apportare alla macchina.
Per stimare il lavoro, l’incaricato esaminò un progetto che lo lasciò incredulo…
- Ci sono dubbi? - interpretò Kenzo.
Il tecnico tentennò, poi:
- Dottore, ma… lo ritiene proprio necessario?
- Lo ritengo indispensabile. – precisò Kabuto.
Il collaboratore insistette:
- Ma capo, con un bambino…?
Il Direttore della Fortezza aggrottò la fronte, quindi:
- A parte il fatto che Tetsuya non è più esattamente un bambino, – ribatté seccamente - vi ricordo che di piloti per il Grande Mazinga ne è previsto uno solo ed è nostro compito prepararlo al meglio, – lo sguardo acuto dello scienziato si fissò in quello dell’interlocutore – semplicemente, ditemi se dovrò tornare ad occuparmene di persona.
Dietro le lenti spesse, gli occhi del collaboratore si abbassarono.

...


Quando da piccolo aveva scoperto l’elettricità, ne era stato così incuriosito che più volte aveva spinto le dita sui fori delle prese di corrente, a indagare la forza invisibile che da solletico istantaneamente si tramuta in qualcosa di simile a un doloroso pizzicotto… All’incirca questa era l’intensità della scarica che al primo sbaglio lo aveva attraversato, breve, sopportabile ma concentrarsi così diventava difficile… Infatti, il display ora non ostentava che punteggi da vergogna!
Si sistemò sul sedile, e si concentrò: doveva impegnarsi di più.

Sforzandosi di non pensare alla scossa, era riuscito a superare il primo livello con un punteggio accettabile.

Iniziato il livello successivo, l’intensità della nuova scarica lo aveva colto completamente impreparato.
Al suo grido, il tecnico immediatamente aveva proposto di interrompere la seduta.
- No! – s’era imposto immaginandosi che altrimenti sarebbe stato difficile ricominciare, ragionando che i dosaggi di corrente erano ovviamente calcolati.

Focalizzato su questo pensiero, sopportando le scariche aveva portato a termine anche il secondo livello. Allora l’assistente aveva comunicato che per quel giorno era finita.
Saltato fuori dal simulatore, le estremità fastidiosamente pulsanti, s’era subito accorto di come l’adulto al pannello di controllo evitasse lo sguardo d’un ragazzino.

Il pomeriggio successivo, era entrato in abitacolo e aveva preso posto dicendosi che ormai sapeva cosa aspettarsi e cosa fare: dopo ogni scarica, bastava ripetersi che per nessuna ragione al mondo sarebbe stato riferito al Dottore che il suo prescelto non era in grado di sostenere il programma stabilito, per nessuna ragio…!

Le fibre dei muscoli in fiamme, sul lettino dell’infermeria s’era risvegliato senza dapprima ricordarne il perché, attaccato alla macchina dell’elettrocardiogramma...

Dopo un po’, il medico aveva sentenziato che il suo cuore era a posto e che era libero di andare…

Nel rivestirsi s’accorse che quella maglietta ormai non andava più: s’era fatta troppo stretta.

***


Sbarcati dal motoscafo che, meteo permettendo, quotidianamente li trasferisce avanti e indietro dalla terraferma, cartelle in spalla, dall'hangar si percorre il lungo corridoio che senza finestre né oblò conduce all'ascensore… Di punto in bianco:

- Ho sentito il personale parlare della nuova strada.
- Quale strada?
- Quella per collegare la Fortezza alla costa, con una passerella! – spiega lei, tutta contenta.
- E allora? Non dirmi che sei felice di poter andare a scuola anche col brutto tempo?!
- No, ma… - all’osservazione s’è fatta esitante - Quando si potrà arrivare qui in macchina, potremo anche noi invitare i nostri amici a casa, no?
Squadrata la sorellastra con sufficienza, praticamente ghignandole in faccia:
- Sei proprio un’ingenua! Veramente pensi che il Dottor Kabuto permetterebbe a degli estranei di venire a ficcare il naso nella sua Fortezza?!
Cambiata l’espressione s’è fermata, nel bel mezzo del corridoio, la criniera dei lunghi capelli a nasconderle il viso mentre sembra esaminarsi le scarpette… - Jun, dai, muoviti ché ho fame… E poi, quali amici?? – si va chiedendo, dato che tra gli smidollati, i frignoni e gli attaccabrighe dei compagni di scuola, neanche sforzandosi riuscirebbe a trovarne di degni.

Per regalare a Tetsuya una maglietta nuova: https://gonagai.forumfree.it/?t=72981448&st=210

Edited by TsurugiTetsuya - 7/1/2021, 00:30
 
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27. EFFETTI COLLATERALI – I parte.

Il giorno in cui l’addestramento di Tetsuya spontaneamente aveva dato i primi frutti era stato degno d’essere annotato in calendario.
Quel giorno, Jun era rientrata da scuola insolitamente silenziosa e, stranamente, da sola…

- Bentornata Jun, tutto bene?
In risposta silenzio, e alla conseguente domanda:
- Tetsuya dov'è? - un titubante, ingiustificato:
- Non so…
Occhi lucidi e arrossati, c’era da scommettere che la bambina avesse pianto, ma prima di poter indagare:
- Dottore, una chiamata per lei dall'esterno. – da sala controllo era giunta comunicazione dell’addetto alla radio.

La direzione scolastica?!?

In fretta e furia t’eri precipitato, senza nemmeno sfilarti il camice.

Disabituato al contatto con la gente, la piccola folla radunata nell'atrio col suo insistente brusio ti aveva inchiodato sull'ingresso: alcune frasi aleggianti non contribuivano certo a rassicurare mentre, uno dopo l’altro, tutti gli sguardi ti si puntavano addosso…
- E’ arrivato? – qualcuno chiedeva.
- Chi, il padre? Sì, dev’essere lui…
Finalmente il preside attraversando la sala t’era venuto incontro, per senza preamboli portarti al corrente di come da poco “tuo figlio” nel cortile della scuola avesse malmenato alcuni compagni, un paio dei quali erano adesso al pronto soccorso, arrivando poi ad opporre resistenza alle sopraggiunte forze dell’ordine!
- E ora, dove si trova?

Un poliziotto aveva rapidamente scortato all’ufficio della presidenza dove, piantonato da un secondo agente, seduto nei pressi della scrivania al tuo ingresso aveva alzato la testa rivelando un occhio pesto…
In quella stanza, in religioso silenzio e con attenzione avevi ascoltato il resoconto dell’agente, il quale in fine s’era premurato d’informarti che i due ragazzini in ospedale - Grazie al cielo! - non avevano niente di rotto.

Rassegnate le tue infinite scuse, prostratoti ripetutamente ai genitori delle vittime, assicurato loro che avresti ovviamente risposto dei danni così come avresti preso provvedimenti nei confronti del colpevole (che era sospeso da lezione per una settimana), avevi guadagnato l’uscita dall'edificio scolastico in compagnia di “tuo figlio”, al quale era bastata un’occhiata per intimare:
“Sali in macchina.” – e, giunti a destinazione, un’altra per:
“Scendi!” – mentre “Preparati a fare i conti” era sottinteso.

Giunti al tuo studio però, la presenza sulla porta di Jun, occhi ansiosi in un visino addirittura pallido, era lì a ricordarti che nella bambina qualcosa non andava…
Tono autoritario, al ragazzo:
- Tu aspetta qui, e non t’azzardare a muoverti. – E poi, conciliante: - Vieni Jun, entra pure.
Fatta accomodare la bambina:
- Allora Jun, che c’è che non va? – Tre secondi di silenzio… ed era scoppiata in un pianto convulso, irrefrenabile! Osservandola: – Cos'hai fatto a quel braccio? – ché forse quell'escoriazione era la causa di tanta disperazione, ma aggredita dai singhiozzi Jun non era al momento in grado di rispondere… E anche quando aveva ritrovato fiato per esprimersi, anziché fornire spiegazioni aveva stupito col seguente lamento:
- È tutta colpa mia!
- Cosa?! Jun, ma che dici??

Così, con grande pazienza, tra sospiri, reticenze e mezze confessioni, t’era finalmente riuscito di ricostruire gli antefatti ed anche il perché Jun si reputasse responsabile di quanto avvenuto dopo che Tetsuya l'aveva sospinta sullo scuolabus del ritorno: nel corso della mattina, alcuni compagni di scuola l’avevano schernita per motivi che la bambina si rifiutava di confessare, ma che erano facilmente intuibili… Il colore scuro della sua pelle era e restava per la meticcia un argomento tabù… Comunque, giunto in qualche modo l’affronto all'orecchio del fratellastro, questi aveva atteso l’uscita da scuola per intercettare i responsabili, al fine di impartir loro un genere molto specifico di lezione… Ma era impensabile far passare a Tetsuya il messaggio che potesse approfittarsi in quel modo della propria preparazione atletica perciò, congedata la bambina, avevi chiamato a rapporto il giovanotto…

- Tetsuya, io credo di sapere cosa ti abbia spinto ad agire in quel modo, - l’impulsivo sorpreso ti fissa… - tuttavia, il tuo gesto resta di una gravità estrema – all'aggiunta, con una smorfia volta il viso di lato… - Aggredire le persone è un crimine: in qualità di tuo genitore adottivo, il sottoscritto è responsabile delle tue azioni e sai questo cosa significa? Che la prossima volta, io passerò guai seri con la legge mentre tu ti ritroverai in un istituto, o peggio in un carcere per minori. Perciò, ti prego di assicurarmi che un fatto del genere non si ripeterà più.
Per tutta risposta, faccia di cera non abbassa lo sguardo…
- Se le cose stanno così, preparati a dedicare interamente la tua settimana di sospensione dalle lezioni al tuo programma d’addestramento, mattine incluse. Svolgerai i compiti di scuola a fine giornata. Stasera cenerai in camera tua dove resterai, da solo, sino a domattina. Spero che questo ti aiuti a riflettere sull'accaduto, mentre io rifletterò sugli ulteriori provvedimenti da adottare a salvaguardia tua, mia e del progetto che ti vede coinvolto. Ed ora, - additando la porta Kabuto aveva concluso - fai il piacere di sparirmi dalla vista.

Continua …

Per fare anche voi la ramanzina al facinoroso (o per dire due paroline ai compagni di scuola che hanno offeso la piccola Jun), avanti: https://gonagai.forumfree.it/?t=72981448&st=210#lastpost

Edited by TsurugiTetsuya - 11/3/2022, 13:17
 
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EFFETTI COLLATERALI – II parte.

Nella toilette, nuove macchie d’una colpa inesistente ma da lavar via, strofinando con impegno una pelle giudicata troppo di colore…

L’episodio di violenza perpetrato da Tetsuya, se non altro, aveva evidenziato due criticità.
La prima riguardava direttamente Jun, che andava tenuta d’occhio perché, a discriminazioni, la mezzosangue stava rispondendo con comportamenti preoccupanti.
La seconda criticità invece riguardava il rapporto tra i due fratellastri, che ora come ora si prospettava controproducente: troppo facilmente il ragazzino si sarebbe di nuovo trovato a difendere la bambina, difficilmente senza ricorrere ancora alle mani.
In altri termini i guai non erano finiti anzi, crescendo i ragazzi, simili problemi sarebbero cresciuti con loro.
E anche data la missione che attendeva…

In pochi giorni, ecco organizzato il prossimo trasferimento dei figlioli presso due istituti diversi: Jun ad una scuola internazionale, nella speranza di aiutare la meticcia a superare il suo complesso razziale, e Tetsuya presso un istituto privato, a garantirgli educazione e istruzione impeccabili almeno per la scuola dell’obbligo. Grazie a questa soluzione poi, i due avrebbero trascorso molto meno tempo insieme, abbattendo così la probabilità di risse, di denunce e di quant'altro.

***

Avvertita dopo cena la Fortezza intraprendere manovre d’immersione, afferrato il necessario, rapido era corso in postazione.
Aggiustato il sedile alla vetrata, dentro la saletta solitaria aveva preso posto appena in tempo per lo spettacolo che andava a cominciare…

A fondo lanterna gigante nel liquido scuro si cala, stendendo effimere strade di luce attraenti nel mare, esperti natanti inducendo rotte sicure a variare e molto in anticipo altri sorpresi di casa ad uscire, dal nulla giungendo a tenere discorsi accesi di mute parole, in bioluminescente e in multicolore!

Fiore raggiante d’acqua, pulsante, strascico in fili da pesca, paziente, al traino, ondeggiando (Medusa)…
Insetti antennuti sul dorso voltati di zampe remando e mangiando si va (Crostacei planctonici)…
Caleidoscopio in voluttuosa continua attività -improvvisa propulsione!- di tentacoli voracità (Calama…

- Non dovresti essere nella tua stanza a studiare?

Sorpresolo nella scappatella serale, nel sottrargli di mano matita e album da disegno il Dottore s’era mostrato molto calmo…
Ma da quella sera, né album né colori si sarebbero più rivisti.

***

Preoccupante era pure l’andazzo del ragazzino che alle soglie dell’adolescenza si presentava insubordinato, proprio come la pagella di scuola era a confermare.
Preso atto del documento, assai contrariato Kenzo si dispose a spiegare a un indisciplinato figliolo come nella famiglia Kabuto non fossero tollerabili i somari, nemmeno se adottivi!

Secchi, regolarmente intervallati, i colpi di pistola si udivano distintamente sin dal corridoio; anche intenzionato a verificare che l’addestrando utilizzasse i dispositivi prescrittigli il Direttore della Fortezza spalancò la porta del poligono, ma di rallegrarsi che il tiratore indossasse cuffie e occhiali non ebbe modo, avendolo l’istinto portato ad alzare le mani ben in vista, sospendendogli il fiato… Bollo rosso del mirino centrato al petto sul bianco del camice:
- Tetsuya, per cortesia, abbasseresti quell’arma??

Rigido in piedi al di là della scrivania, levando lo sguardo dalla pagella, il Dottore:
- Sentiamo: come commenteresti questi voti?
Occhi bassi e aria smarrita, lo scolaro pareva non essere in possesso di giustificazioni…
- Potrebbe essere che dopo gli addestramenti tu sia troppo stanco per svolgere i compiti?
Una mano alla nuca ad arruffarsi i capelli:
- Veramente… No, cioè, non credo…
- E dunque? Vedi Tetsuya, il fatto che tu debba addestrarti duramente non significa che lo studio possa passare del tutto in secondo piano. Sei sempre andato bene a scuola, perciò è evidente che qualcosa è cambiato e…. anziché startene lì impalato, parla!
- Sì, ehm, il fatto è che… Accidenti, chi l’avrebbe mai detto che il Dottore fosse così interessato al suo rendimento scolastico? Mai una volta che avesse domandato dei suoi voti, né che si fosse degnato di presentarsi a un colloquio con gli insegnanti…
- Noto che alcune materie in particolare fanno acqua: aritmetica e geometria per esempio… Come mai??
- Ehm… In quelle materie, vede, io….
Come sempre quando era insicuro, Tetsuya passava dal “tu” a dargli del “lei”…
- Tu cosa?!
- Io non ci capisco più dentro un cavolo! - ecco, l’aveva detto: le materie di cui il Dottor Kabuto era professore, per lui s’erano trasformate in un grattacapo tale da rifiutarsi di affrontarle!
- Mmh, capisco. Forse non ci crederai, ma alla tua età anch'io pensavo di non essere portato per i numeri… Beh, se non altro, ora sappiamo a cosa destinare le nostre serate.

***

- “Meno sette” più “tre”: quanto fa?
- Ehmm… Fa… “Meno dieci”??
- Tetsuya, mi pare che stiamo tirando a caso, allora non hai capito proprio niente di questi numeri relativi!? Ascoltami: ho un debito in banca di sette yen…
- Davvero?! Mi dispiace molto…
- Come non detto, Tetsuya, lasciamo perdere il paragone coi conti correnti e passami quel righello... Ecco, guarda, questa è la riga dei numeri, e qui c’è lo zero. Adesso, spostiamoci sotto lo zero di sette unità…

***

- Dimmi: che cos’è un punto?
- Un punto è un ente geometrico senza dimensioni.
- Molto bene. E che cos’è una retta?
- La retta è un insieme di punti, però, Dottore, se i punti non hanno dimensione, come fa la retta ad averne??
- Beh… Sarebbe bello chiedere a Euclide… ma questa è matematica, Tetsuya, non filosofia.

Testardo, tenace come agli addestramenti insisteva, pestando pugni alla scrivania, fino a sera tarda, finché non arrivava a capire.
Così facendo, nel giro di non molto era giunto a colmare le proprie lacune, superando le proprie incertezze e persino sé stesso nei voti, meritandosi il telescopio che ebbe in regalo e che tanto aveva desiderato… A quel punto, di assistenza non avrebbe più avuto molto bisogno, se non che affiancarlo per uno scienziato restava interessante: formulando domande all'apparenza ingenue, il figliolo poneva in realtà questioni complesse, tanto da far sospettare che, impedendogli di proseguire gli studi, si sarebbe commesso peccato… E chissà, potendo permetterselo, per quali discipline avrebbe optato?? In ogni caso, in materia di fisica e di elettronica, così come di energia fotonica e suoi derivati, nessuna scuola avrebbe mai potuto insegnare a Tetsuya più di ciò che dal Professor Kenzo Kabuto avrebbe potuto imparare!

- Allora, che compiti abbiamo di matematica stasera?
- Stasera niente matematica, domani devo consegnare un tema.
- Ah… Capisco… Nei temi, però, te la sei sempre cavata, no?
- Sì, ma senti la traccia: “Racconta le tue vacanze”.
- Mmmh… Temo che qui si tratti di fare ricorso alla fantasia, Tetsuya…
- Già, speriamo tu ne abbia abbastanza, Dottore.


Per suggerire bugie (plausibili) di cui farcire l’insidioso componimento, oppure per misurare di quanto il naso del prof. si stia allungando nell’inventarsele: https://gonagai.forumfree.it/?t=72981448&st=225#lastpost

Edited by TsurugiTetsuya - 8/11/2020, 10:47
 
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28. PSICHE

... Anche se, a voler ricordare, una volta in vacanza lo aveva mandato.

Si erano conosciuti al maneggio tra la costa e le colline, dove regolarmente transitava nel recarsi al cantiere di Suruga e dove lasciava il ragazzino a equitazione, per poi riprenderlo sulla strada del ritorno…

Nominandolo spesso, da tempo domandava il permesso di invitarlo a casa…
Mmh…
Nei molti mesi trascorsi dall'adozione, Tetsuya aveva dimostrato di saper custodire con cura i propri segreti... E la casa di Tokyo non poteva destare sospetti.


D’accordo, che venisse pure.

***


A singolare riprova di come gli opposti si attraggano, il contrasto tra le due giovani personalità era notevole, visto il carattere calmo, dolce e socievole del coetaneo che in Tetsuya suscitava tanta simpatia; un sentimento reciproco, dal momento che i genitori dell’altro si stavano offrendo d’ospitare per un periodo il compagno di giochi preferito del loro figliolo...

Dalle ricerche condotte, si trattava di una rispettabile famiglia che in Penisola Izu possedeva una villa e dei terreni.

Alla fine dei conti, permesso accordato e al settimo cielo Tetsuya era partito per trascorrere qualche giorno di vacanza presso l’amico.

***


- Lei non ha alcuna responsabilità, e men che meno ne ha suo figlio… Lo sbaglio è stato nostro, ché non abbiamo saputo valutare la situazione, ma… Come potevamo immaginare che succedesse una disgrazia simile?
Nel parlare, la donna disperata si teneva una mano premuta a una tempia, come a contenere un dolore che per un genitore doveva essere insopportabile... Nonostante ciò, riusciva ad interessarsi del prossimo:
- Tetsuya invece come sta, è un po’ più tranquillo?
- Sì, grazie, sta un po’ meglio.

Non era vero, ma al dramma che quella famiglia aveva travolto non era il caso di aggiungere il proprio, nonostante la magnanimità d’una madre, una tragedia di cui era come minimo corresponsabile: leggero nell'assecondare il bisogno d’un ragazzino di sentirsi più forte di quel che fosse, incompetente nel concedergli un passatempo tutt'altro che innocente, obbediente a regole più ferree di quelle della semplice meccanica.

Ma di somme tirate col senno di poi, due bambini adesso stavano pagando molto caro il risultato.


Durante la notte, quasi sempre destandosi urlava: allora si poteva balzare dal letto e correre di là, nella sua stanza.
Se però in perfetto silenzio si trovava da solo, si correva il rischio di arrivare troppo tardi!

...


- Dal giorno dell’incidente non ha più detto una parola…
- Il mutismo acquisito di solito è passeggero, non è di questo che ora si deve preoccupare.

Provvidenziale era stato il ricorso alla psicologa dell’orfanotrofio che privatamente aveva accettato di occuparsi del figliolo, per curarne il grave stato di shock.

Dietro consiglio quindi gli era stato accanto, prima ad aiutarlo a trovare il sonno, poi a tentare di tranquillizzarlo quando il sistema nervoso decidendo di addormentargli il respiro lo obbligava a svegliarsi per tirare il fiato di colpo, lasciandolo preda del panico che, opprimendogli il petto senza tregua, gli alterava i battiti, ma soprattutto a impedire che il "mostro” piombasse improvviso ad agguantargli la mano, rapace tornando a guidarne i gesti…

In quel periodo non aveva potuto permettersi di abbandonarlo, se non per brevi momenti, e mai prima d'aver preso tutte le precauzioni a evitare che si procurasse offese molto peggiori dei tagli ai polpastrelli che tanto avevano sanguinato, ma che rapidamente avevano cicatrizzato.

Contro la scelta d’un salto nel vuoto, ogni finestra al piano di sopra era stata sbarrata, ma quel che più era da temere era che in un attimo tornasse a concentrarsi su arterie, o vene...

Per quanto tempo quel calvario si sarebbe protratto non era dato sapere, né erano prevedibili gli strascichi che avrebbe potuto lasciare.

***

- Calma, è tutto a posto.
- S-s-soffoco!

Da che aveva ripreso a far udire la propria voce, farfugliava, come se il meccanismo della parola si fosse nel frattempo arrugginito…
- Ma no che non soffocherai, fino a oggi non è mai successo, no? Tieni, bevi un sorso d’acqua.

Beveva, poi restava seduto nel letto a inghiottire, come un pesce, piccole boccate d’ossigeno...

- Hai fatto un brutto sogno?
- Non mi rir-ricordo… m-m-ma, adesso te ne v-vai via?
- Che dici, dove vuoi che vada, questo è il mio letto!
Per la prima volta dopo più di un mese, aveva sorriso, divertito nel riconoscere:
- Ah già, è vero!

- Forza adesso, torniamo a dormire.
- N-non c-ci riesco, s-se m-mi sdraio ho pa-pa-paura che m-mi scoppia il cuore.
- Hai un cuore sanissimo, ti garantisco che non succederà proprio niente al tuo cuore. Ti ricordi come devi respirare?
- S-sì, con la pancia.
- Bene, allora stenditi, e sentiamo come fai.

Esercitando il suo potere calmante, la respirazione stimolante il nervo vago era valsa ad alleviare, per entrambi, il pesante carico di ulteriori interminabili veglie…

Poi, una notte incredibilmente era trascorsa per intero senza alcun disturbo, e altrettanto la successiva, in una serie mai più interrotta né da incubi, né da apnee, né da ansie...

Così com'era arrivato, quel castigo sembrava essere finito!

Svelta senza dubbio era intervenuta Psiche a catturare un senso di colpa mostruoso, lesta a costringerlo in un cassetto tra i più reconditi nella coscienza per restituire un bambino a sonni normali, di fretta, privandolo del ricordo persino di aver avuto un amico del cuore.
E nemmeno nella furia di arpia rostro e artigli c’era stato tempo di addomesticare, così che un giorno vitale dal cassetto il mostro avrebbe potuto liberarsi; ma per affrontarlo, “sentirsi” forte non gli sarebbe bastato.

Per ciò era ancora troppo presto, per azzardarsi a risvegliare la memoria di quando una volta era stato in vacanza.


Per osservarmi che avrei anche potuto evitare di infilare il dito in questa piaga: https://gonagai.forumfree.it/?t=72981448&st=240#lastpost

Edited by TsurugiTetsuya - 7/1/2021, 00:46
 
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view post Posted on 8/2/2018, 13:35     +1   +1   -1
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Filologo della Girella

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Capostipite dei robottoni nagaiani, Mazinga Z è caratterizzato da un’arma frutto per eccellenza dell’Energia Fotonica: il Koushiryoku Beam o raggio fotonico, appunto. Erede dello Zeta, il Grande Mazinga è fornito di armi simili ma potenziate tra le quali però i raggi fotonici non figurano. In compenso, nell'armamentario del Great che va fino al Thunder Break, spunta qualcosa di “nuovo”...


29. TSURUGI.

Sabato mattina, piattaforma del Centro Ricerche Fortezza delle Scienze.

Un pacco dall'Italia?

Cercando di rammentare cosa di recente avesse richiesto ai colleghi del Bel Paese, il professore decifrò il resto delle scritte sul plico e:
Ancora?! – si vietò di protestare poichè il postino come tutti gli ambasciatori non aveva colpa, dunque lo ringraziò e l’uomo in bicicletta pedalando ritrovò l’abbrivio lungo il ponte, che ora consentiva di recapitare posta anche a residenti tra le acque ma… Era mai possibile – si chiese il Dottor Kabuto – che la corrispondenza in ingresso a un baluardo dell’umanità consistesse in larga parte di manga e di riviste d'approfondimento, sempre sul tema? E come se non bastasse, l'edizione che aveva per le mani era la prova di come quell'interesse fosse sconfinato, avendo già raggiunto le culture popolari più distanti del globo… Comunque:
Nessun problema. – si garantì Kenzo, lo sguardo via via più affilato ad ogni passo che tra i corridoi lo ricongiungeva al tecnigrafo, perché al prossimo brutto voto così come alla prima mancanza in addestramento, quei giornaletti tanto ricchi in illustrazioni quanto poveri di testo avrebbero fatto la stessa fine di pastelli e album da disegno, confiscati all'immaturo.


Domenica mattina, Fortezza delle Scienze, poligono di tiro.

- Basta così per oggi. Sali.
Alla voce emessa dall'altoparlante, nel poligono un adolescente corrugò la fronte: era consapevole che i bersagli mobili ancora lo mettevano in difficoltà, ma accidenti, per portare il Dottore a interrompere una seduta d’addestramento significava che la prestazione era stata veramente scarsa…

Su in cabina di regia un Kabuto scuro in volto:
- Che ne dici di andare a bere qualcosa? – in totale contropiede prese l'addestrando pronto alla strigliata.

Nella quiete solare della mensa, ermetico il professore tornava a servirsi tè dal thermos intanto che alla vetrata con una bibita, ginocchia sul divanetto un ragazzino guardava al fondo della baia, dove dal cielo terso in nitide acque maestoso s'ammirava, il Monte Fuji…

- Tetsuya, - infine il Dottore parlò ad un figliolo ormai pronto a tutto – conosci abbastanza il progetto del Grande Mazinga, dunque vorrei sapere secondo te, cosa manca al nostro robot?
Aggettivo tentatore - intuì il ragazzino… ma conoscendo anche lo stile con cui alle riunioni il Dottore – Mmh – accoglieva i pareri dei collaboratori per poi procedere a cassarli tutti:
- Ecco, io… non saprei.– scantonò l’interpellato – Che cosa dicono i tecnici??
- Se mi occorresse un parere tecnico non domanderei a te. – con logica di ferro ribatté lo scienziato prima di spiegarsi: - Vedi, potrei considerare definitivo quel progetto se non che, ogni volta che lo ricontrollo qualcosa mi frena dal portarlo in cantiere, quindi… - interrompendosi il Dottore esortò – Avanti ragazzo, il pilota sarai tu perciò di’: cosa manca al tuo Grande Mazinga??
Al nuovo e più seducente aggettivo, obbediente il ragazzino chiuse per un momento gli occhi e…
- Una spada. – rispose.
Interessato a quel che una mente giovane ed elastica avesse da suggerire, Kenzo Kabuto - Ma come, con tutte le strade aperte dall'energia fotonica? - volle sincerarsi:
- Quale genere di spada intendi?
- Una spada… normale. - precisò chi, a dispetto della vasta cultura fantastica, evidentemente neanche per sbaglio contemplava spade di tipo laser o altro… e al pensiero di dotare la propria avveniristica creatura di un’anticaglia senza pari, brillante lo scienziato:
- E sentiamo, per quale motivo proprio una spada “normale”?
- Beh, perché tutti i più valorosi guerrieri ne avevano una, - giustificò il semplice, passando ad elencare: - i Samurai, i Ninja, i Vichinghi, i Cavalieri di Re Artù, …
- Mmh. – fredda si mantenne la reazione d’un luminare di cibernetica.


- Forte invece l’idea della spada. Perché non insisti? Dovresti fargli un disegno, al Dottore.

Una potenza la piccola Jun in tutta la sua naturalezza.


Dopo pranzo, living-room della Fortezza.

- Dottore, vieni a vedere! – reclamava il giovane Tetsuya al cospetto del televisore, che al sopraggiunto Direttore propose le immagini di un incontro di??
- Di scherma storica! – delucidò il figliolo, lo sguardo rapito dall'arte fluida e possente degli schermidori in gara…
Distolta l’attenzione dalla tivù, restò male l’entusiasta nell'accorgersi d’essere stato abbandonato davanti al piccolo schermo, su due piedi e senza nemmeno un mugugno.

Micidiale, versatile, esente da tecnologia sofisticata e dunque da tempi di riparazione, ancor meglio d’immediata sostituzione, ecco finalmente la soluzione di cui era in cerca, altro che sogni di menti infantili letteralmente campati tra le nuvole!

In meno di un’ora il laboratorio aveva restituito il Dottore, che nella stanza d’un futuro pilota era arrivato a srotolare, sopra un giornaletto da ragazzi, l'incartamento appena sfornato per subito mettere in chiaro che il Grande Mazinga non sarebbe stato affatto munito di una spada bensì d’un set di doppie lame "normali", cioè diritte, affilatissime in Nuova Lega Zeta, estraibili a comando da entrambe le gambe del robot…

S’addensavano le nubi in capo al Monte Fuji.

Vulcanico genio della robotica: - Che ne pensi?
Sottile intenditore del fumetto: - Diabolico.


E così l’arma più classica del Grande Mazinga finì, al brevetto ufficialmente a registrarsi mentre una scuola di scherma storica spalancava le porte a un nuovo, giovane adepto.


Se le meraviglie dell’arte della spada ti eludono, ritorna alla mente del principiante, che non è un tipo qualunque di mentalità: colpire come unica intenzione senza pensare al movimento del corpo e muovere in avanti con forza è la prova di avere dimenticato se stesso. I tecnici sono intralciati da pensieri analitici. […] Risveglia la tua irresistibile forza, pratica senza sosta finché il tuo cuore sia inamovibile, e allora capirai.
(Yamaoka Tesshū)


[…] Questa è la porta dell’inferno, con questa spada, con questa collera, con questo ego si apre quella porta.[…]
(estratto di storia zen).



Per iscrizioni al corso base di Spada Diabolica: https://gonagai.forumfree.it/?t=72981448&st=255#lastpost

Edited by TsurugiTetsuya - 9/2/2018, 13:56
 
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