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Daisuke_Umon FF Gallery - solo autore

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view post Posted on 28/3/2018, 12:49     +3   +1   -1
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Buongiorno a tutti.
Mi avvicino a questa sezione con un certo timore ed una certa emozione.
Già, perchè sono utente da un pò di annetti e, almeno fino ad ora, non avrei mai pensato di frequentare questi lidi come autrice.
Poi galeotto fu il sondaggio hottest boy/man, all'interno del quale mi sono cimentata, per puro divertimento, in un catalogo di piloti maschili, tutto rivolto al pubblico di pilotesse.
A seguito del catalogo e delle scelte (di piloti) da me medesima effettuate, la sottoscritta si è molto immedesimata nella sua doppia identità, creando gli episodi qui di seguito descritti.

Gli episodi (mi piace chiamarli così) consistono nella descrizione dei cosiddetti "test drive" sui piloti da me prescelti nel sondaggio di cui sopra e che richiamo alla memoria, per semplicità:
- Char (serie Gundam), nella versione adulta naturalmente (per i noti e ovvi motivi legali),
- Haran Banjo (serie Daitarn 3),
- Hiroshi Shiba (serie Jeeg Robot d'acciaio).

Naturalmente sono d'uopo alcuni ringraziamenti che rivolgo ad Annuska e a Pianetaazzurro le quali mi hanno subliminalmente incoraggiato su questa strada e alla mia beta reader Shooting Star che mi ha fatto anche da cavia (per le risate).

Buona lettura (spero...!).





TEST DRIVE N° 1. CHAR. PRIMA PARTE

Un'auto sportiva rossa parcheggia silenziosamente nel vialetto accanto a casa mia.
Quando si apre la portiera, ho giusto un momento di inquietudine per il suo possibile abbigliamento (un terribile completo yuppie o un look da rocker anni ottanta con smanicato e guanti rossi?), ma per fortuna porta una sobria uniforme, rigorosamente rossa.
Peccato per gli immancabili occhiali da sole.
Dato che è quasi sera.
"Sono fotosensibile" mi spiega.
Sono ottimista, per ora.

Mi fa accomodare in auto e poi partiamo.
"Dove andiamo?" gli chiedo.
"In un posto speciale. Per soddisfare i tuoi desideri".
Uao. Sono un pò timorosa, ma decido di non pensarci. Mi liscio meccanicamente le pieghe del vestito cercando di trovare qualcosa da dire.
Mi accorgo che una brezza leggera da un finestrino socchiuso muove appena la sua chioma. Per rompere il silenzio, sussurro: "che capelli morbidi...".
Sento la sua voce che mi risponde: "Shampoo L'Oreal. Il migliore."
L'ottimismo ha una prima, lieve increspatura.

Dopo un'oretta di viaggio, giungiamo a destinazione: palestra Inferno Training Camp 666. Lo slogan: “Con noi il fallimento non avrà il sopravvento su di te! Con noi avrai un super corpo, una mente rocciosa e una volontà di ferro!”
Sono perplessa e domando timide spiegazioni.
"Mi avevi detto di essere giù di corda. Ho pensato che ti avrebbe fatto piacere fare un po’ di ginnastica."

Si, ma io non intendevo giù di corda in quel senso e alludevo ad un altro genere di attività motoria. Sono ottimista lo stesso, le ore da trascorrere insieme sono molte e quindi accetto radiosa l'invito. Peccato, però, mi manca l'abbigliamento giusto.
"Non ti preoccupare. Qui ti forniranno tutto."
Un lieve sudore freddo mi percorre la schiena, ma, ancora pervasa dalla sindrome di Pollyanna, entro sorridente nell'infernale circuito.

Primo girone: fit walking con Lady walking Milena.
Secondo girone: fit jumping jack spinto con gli istruttori Gym&Tonic.
Terzo girone: power pump evolution con Mr. Planetfit.
Char è un mostro, ma è andato a scuola dal Dr. Hell? E poi... neanche suda mentre io sono nello stato di liquefazione.

L'inferno finisce.
Così credo.
Si esce, finalmente, a cena nel ristorante proprio accanto alla palestra "Il punto macrobiotico, Yin e Yang per una vita più zen".
No.
L'inferno non è ancora finito.
Soprattutto quando leggo il menu esposto:
ALGHE WAKAME IN UN LETTO DI HUMUS DI LENTICCHIE BIO-BIO-BIO
RISO ROSSO FUOCO CON FUNGHI SHITAKE E SALSA POCO AFRODISIACA DI CAVOLO NERO NERO
TORTA MACROBIOTICA SENZA-UOVA-SENZA-LATTE-SENZA-ZUCCHERO-SENZA-BURRO-SENZA FARINA-SENZA-LIEVITO.

.....
Devo fuggire.
Adesso lo affronto, gli dico che sono stanca e che vado a casa.

Lo guardo.
Lui mi guarda.
Come in film di Sergio Leone.
Inizia lui: "Ti vedo molto provata. Hai un pessimo aspetto," (antipatico bastardo, hai seguito un corso di psicologia con il Colonnello Fritz Harken?)" credo che dovresti riposarti. Così domani potrai affrontare il percorso 666" (percorso 666? Oh no, questo ha fatto l'università con Erode) "Andiamo: ti riaccompagno a casa."
Alla sola idea che l'agonia non termini qui, prendo la palla al balzo ed esclamo: "Oh no, non ce n'è bisogno. Mi arrangio."
Fuggo nel senso letterale del termine.

Ma adesso che faccio? È notte, ho fame e sono appiedata... E poi dove sono?
Forse non dovevo rifiutare il passaggio...
Frugo nella borsa per cercare il cellulare.
LO chiamo?
Ma no, dai, è impegnato anche LUI. Molto impegnato, da quanto ricordo...
Si, ma mica posso restare qui come un carciofo in mezzo al nulla.
In quel momento un raggio di luna fa risplendere qualcosa nella mia tasca: la afferro. E' la bussola che mi ha dato dopo il nostro primo incontro.
Se ha funzionato col ragazzino, funzionerà anche con me.
Schiaccio il bottone.
I minuti passano e non accade nulla.
La luna splende sempre luminosa e non tira una bava d'aria.



- continua -

Per i commenti, per darmi della cartonicida, per sapere chi è il mio salvatore... qui: https://gonagai.forumfree.it/?t=75511378

Edited by Daisuke_Umon - 29/3/2018, 14:45
 
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Come promesso, ecco il finale della prima puntata.


-------

TEST DRIVE N° 1. CHAR. SECONDA PARTE

Passeggio sconfortata lungo la strada quando una lunga ombra oscura la luce della luna.
Maledizione, è così buio e ci sono pochissimi lampioni: ci mancava pure questa nuvolaccia.
Alzo gli occhi al cielo.
Che nuvola strana.
Stringo gli occhi per vedere meglio.
C'è una figura lunga e magra in piedi su quella specie di nube.
Qualcosa sventola.
E non c'è vento.

"Ehilà, lo sapevo che prima o poi mi avresti chiamato! Sei pronta a salire a bordo?"

Sono senza parole.

"Harlock! Sei arrivato finalmente! È da ore che ti aspetto, maledizione!"
"Mi dispiace! C'era molto traffico ed era pieno di volanti di polizia spaziale! Dai, afferra la corda!"

La corda? Ma come, la corda?
"Santo cielo, Harlock, sei matto? Come faccio ad arrampicarmi fin lassù con la corda? Non sono mica in un cartone animato! Ma vieni giù con un lupo spaziale!"
"Come vuoi, ti mando Yuki!".

Terminate le operazioni di imbarco, finalmente salgo a bordo e suggello l'amena serata con una rocambolesca slittata su una decina di bottiglie vuote di sake e svariati inciampi in altrettanti pirati svaccati sul pavimento.

Come se non bastasse, un sinistro lamento si contorce nella mia pancia.
Yattaran, mentre scorrazza in plancia con il suo nuovo modellino, ride: "Ehi capitano, la bambina qui ha fame! Mandiamola da quella vecchiaccia in cucina!"

Così finisco nella cucina della signora Masu a trangugiare riso, ramen, aringhe, praticamente tutta la dispensa, sotto gli occhi esterrefatti di Daiba.
"È andata così male, Daisuke?" mi chiede.
"Ah se sapessi..."
Finito il racconto, Yattaran e Maji si consultano tra loro per poi dirmi: "Ma allora tutto quel vegetale... potresti aver mangiato delle Mazoniane! ".
L'ho sempre detto che il cibo macrobiotico era inquietante...

Arriviamo a casa mia.
"Non c'è molto posto per parcheggiare vicino." commenta pensieroso Harlock.
"Si può trovare una soluzione senza distruggere nulla, per favore?" chiedo umilmente.
"Ah capitano, c'è uno spazio molto grande vicino a casa sua. Possiamo parcheggiare l'Arcadia lì." risponde Daiba.
"Ma Tadashi… quello è il parcheggio dell’Ipercoop!!!" supplico.
"Meglio, esclama la signora Masu, ho giusto finito il riso e le aringhe!".
"Beh capitano, conclude il dottor Zero, noi potremmo fare la spesa mentre lei accompagna a casa la piccola Daisuke...! Ci dovrebbe essere anche un bel reparto di… vino!"

E così avviene.
Sul portone di casa Harlock ed io incontriamo la Gigliola, mia pluriottuagenaria vicina di casa, in uscita per la messa delle 7 (del mattino).
"Piccola Daisuke, hai fatto le ore piccole con questo giovanotto, eh?" mi domanda l'adorabile vecchietta squadrando il mio lungo accompagnatore e brandendo il suo tripode da passeggio.
"Beh, Gigliola..."
"Siete andati a un ballo in maschera? Ah, mi piacevano tanto, quando ero giovane! Ma noi eravamo più attenti a rispettare il costume del personaggio!"
Harlock alza il sopracciglio sinistro e mette le braccia conserte.
Lui pare divertito. Io friggo sulla graticola.
"Il tuo costume però, giovanotto, è tutto sbagliato! Si, anche lui era vestito tutto di nero ma non portava nessun teschio, nessuna pistola e nessuna benda!"
Guardandola stralunata, le chiedo con filo di voce: "Ma Gigliola cara, di chi stai parlando?"
"Ah, questi giovani d'oggi, non leggono, non si informano, non sanno più nulla! Piccola Daisuke, ovviamente sto parlando di Zorro!".


-Fine primo episodio-

Per i vostri sempre graditissimi commenti, per darmi della piratessa e della cannibale di vegetali, qui: https://gonagai.forumfree.it/?t=75511378
 
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Buon pomeriggio a tutti e ben ritrovati da queste parti.
Il dovere è dovere e la sottoscritta, terminata la fase 1 dei test, ha rigorosamente condotto un adeguato collaudo della fase 2.
Buona lettura... :innocent.gif:


TEST DRIVE N°2. HARAN BANJO. PRIMA PARTE.

Studi di sociologia dimostrano che nella maggioranza dei casi fare qualcosa di adrenalinico insieme rende le persone intorno a noi più vicine e più eccitate nei nostri confronti... insomma, si è sulla giusta via per destare più interesse.

Peccato che con il bel colonnello Char questo sistema non abbia funzionato.

Ci provo allora con Banjo, che mi propone, subito e senza mistero, una serata al Casinò.
Di Montecarlo, naturalmente.
E con il suo carrozzone composto dalle due super sexy assistenti, dal maggiordomo imperturbabile e dal ragazzino rompiballe.
Beh, nessuno è perfetto.
Soprattutto quando il tuo cavaliere della serata ha i capelli blu e il suo parrucchiere è custodito in un carcere di massima sicurezza.

Se la destinazione è Montecarlo, è inevitabilmente indispensabile un giusto dresscode.
"Piccola Daisuke, MA COME TI VESTI?? Meno male che ci siamo noi due ad aiutarti!".
Chi meglio di Beauty e Reika può donare misericordia ad una piccola ragazza di provincia come me?
Non so chi delle due è Enzo Miccio e Carla Gozzi, fatto sta che le super sexy assistenti di Banjo si mettono subito al lavoro su di me.

Primo dresscode.
"Tesoro, con questo tocco di animalier, dalle sfumature total brown che tendono al color mauve, sarai incantevole. Metti anche un punto luce sul décolleté, non ti sembra ovvio??!", cinguetta Beauty.
Mi guardo allo specchio e mi spavento istantaneamente: sembro la pronipote di Moira Orfei, noto esempio di sobrietà e buongusto.
"Direi che NON ci siamo", affermo con grande aplomb.

Secondo dresscode.
"Mia cara, per una serata così elegante e glamour, devi assolutamente indossare un look total black, con un giro di perle total white (un giro solo, mi raccomando!) e una mini-mini-mini-pochette con una chiusura gioiello total silver (il total gold non va assolutamente più di moda!)", proclama Reika.
Mi guardo allo specchio e mi allontano con disgusto: sembro la cugina di quarto grado di Crudelia De Mon, giusto senza pelliccia.
"Direi che NON ci siamo neanche questa volta", sospiro con calma zen.

Terzo dresscode.
"Piccola Daisuke, anzi cherie!, questo color champagne total brut si intona perfettamente con la tua jolie joie de vivre! Aggiungi una stola in satin patchwork color crème brulèe e sarai me-ra-vi-glio-sa!", gridano all'unisono.
Mi guardo allo specchio e mi rassegno ad essere decorata come un cioccolatino Ferrero Rocher.


Garrison, non appena mi vede, mi compatisce scuotendo la testa.
Il suo aitante padrone, con un fantastico smoking alla James Bond e i soliti capelli da sconvolto, esclama con l’eleganza e la raffinatezza imparati alla scuola di galateo di nonna Papera: “Uao, Piccola Daisuke, ma cosa ti e’ successo? Sei luccicante come un Ferrero Rocher!”.

Così agghindata, parto, mio malgrado, per un giro turistico alle slot machines e un cocktail fashion nel salone glamour, per poi passare al tavolo della roulette americana al poker.
Tutti insieme, ovviamente.
Al tavolo, quattro uomini: Banjo, un cowboy texano, un Englishman e un russo col colbacco in testa.
Inizia il gioco e la fortuna arride subito a Banjo, come da prassi.
Questo fa imbufalire il texano che si rivela essere un pericoloso meganoide, come anche gli altri due giocatori.
Parte una clamorosa scazzottata da Old West Saloon.
Il mio James Bond del sol levante mi tira da parte, facendomi l’occhiolino: “Ehi piccolo Ferrero Rocher, sono Banjo, Haran Banjo! Adesso stai a guardare: per la pace nel mondo sconfiggerò questi meganoidi e con l'aiuto del sole vincerò!”

Banjo richiama la Mach Patrol mentre io cerco di defilarmi al più presto da questo film spaghetti-cyborg-casinò royale.
Intanto i tre meganoidi si sono trasformati in altrettanti megaborg.
Quando esco dal casinò, l'imbattibile Daitarn 3 ha appena iniziato la trasformazione.

Mi fermo in un angolo tranquillo. Non ho nessuna intenzione di rimanere qui a guardare.
Voglio scappare.
LO chiamo? No, è inutile, è molto impegnato.
Dai, richiamo l'ALTRO ma stavolta gli chiedo di venirmi a prendere con qualcosa di meno invasivo e di più facile da parcheggiare.

Per ora le gambe di Daitarn 3 non si sono ancora orientate correttamente.
I megaborg stanno distruggendo tutto, intanto io aspetto il mio "cavaliere per il rientro" al Cafè de Paris mangiando popcorn e salatini, alla faccia di Char.

Esce la testa di Daitarn 3.
Serafica, ordino qualcosa da bere mentre intorno a me tutto crolla come nel film Independence day.

Le antenne di Daitarn si divaricano quando ormai ho già bevuto due bicchieri di champagne. Sempre alla faccia di Char.

Finalmente si attivano le braccia di Daitarn.


-continua-

Per i vostri sempre graditissimi commenti oppure per mandarmi a scuola di galateo da Nonna Papera, qui: https://gonagai.forumfree.it/?t=75511378
 
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Concludiamo la seconda parte del test drive n°2, così finiamo in bellezza in previsione del fine settimana...
Buon proseguimento!

------

TEST DRIVE N°2. HARAN BANJO. SECONDA PARTE.

In mezzo alla polvere sollevata dalle macerie, distinguo a malapena una figura lunga e magra che cammina con calma verso di me.
"HARLOCK, quanto tempo ci hai messo! Vedi che Daitarn non ha ancora finito la sequenza di trasformazione? Ehi ma, come mai ti sei vestito da cowboy? (*)"
"Era più consono con il mezzo di trasporto di questa occasione, bambina!"
Oh no. Non credo ai miei occhi.
"Harlock, ma sei venuto... a cavallo?", esclamo esterrefatta.
"Certo, non me l'hai chiesto tu di venirti a prendere con qualcosa di più piccolo e meno invasivo dell'Arcadia?", replica il pirata mentre si calca il cappello da cowboy sul viso, "Dai, piccola Daisuke, monta su!".
Con la grazia di John Wayne mi carica sul suo destriero.
In quel momento Daitarn viene inondato da una sfolgorante energia: Banjo è finalmente pronto a combattere ma io ormai sto cavalcando verso casa.
Che tempismo.

La marcia a cavallo è lunga.
Per far passare il tempo, tento di fare quattro chiacchiere con il mio cavaliere, non noto peraltro per la sua loquacia.

"Harlock, toglimi una curiosità. Come mai hai un vento personalizzato tutto tuo, anche quando l'afa si taglia col coltello? Hai per caso un ventilatore portatile invisibile?"
"No. (Mezzo sorriso). A'kira (**) mi ha disegnato così.”
“Posso farti un’altra domanda?”.
“Spara.”
“Emmh... circolano certe voci su di te e su Raflesia…, sono vere?” azzardo.
Sospira e solleva leggermente il cappello.
“No. Sarebbe impossibile, anche volendo. Sono ALLERGICO alle graminacee.”
“Accidenti, Harlock! Allora come hai fatto a baciare la mazoniana Namino?”
“Erano insindacabili esigenze di copione di A’kira! Per girare quella scena, ho dovuto prendere una scatola intera di antistaminici.”

Sto ancora rielaborando mentalmente questa spiazzante rivelazione quando ormai arriviamo sul portone di casa mia, dove incontriamo nuovamente la mia pluriottuagenaria vicina di casa, la Gigliola, che sta andando alla messa delle 7 (del mattino).
Ho un pessimo aspetto, come si può ben immaginare. I capelli sono così in disordine che sembra mi sia pettinata con il tuono spaziale.
"Eh, piccola Daisuke, te la spassi con questo ragazzone! Ma come sei magro giovanotto, non ti dà mangiare questa signorina, vero?" dichiara mentre mi strizza l'occhietto… "Ah, ma vedo che le mascherate vi piacciono proprio! Piccola Daisuke, tu sembri proprio un Ferrero Rocher! Ma tu figliolo, ancora una volta non ci siamo. Il foulard non va, lui portava un fazzoletto legato al collo. Il cappello potrebbe andare, ma la tuta intera no! E poi, ancora questa benda, non ci azzecca per nulla! Sei proprio fissato con la benda sull’occhio..."
"Ma Gigliola cara, di chi stai parlando questa volta?" chiedo timidamente.
"Piccola Daisuke, siete proprio impreparati! Ma di Tex Willer, no?"



(*) NdA
Trattasi della tuta intera, di colore azzurro, che il pirata spaziale indossa nell’episodio 30 della serie storica “Amico mio, mia giovinezza”. Con questa mise, indossa anche un lungo foulard bianco, svolazzante (ovviamente), e un bel cappello da cowboy di colore scuro.

(**) NdA
È il vero nome di battesimo del creatore di Harlock, Matsumoto.

-Fine secondo episodio-

Per i vostri graditissimi commenti o per darmi consiglio sui migliori antistaminici sul mercato... qui: https://gonagai.forumfree.it/?t=75511378
 
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Buongiorno a tutti!
E' lunedì, purtroppo, ma cerchiamo di sopravvivere facendoci quattro risate (almeno spero).
In onore del raduno girellaro di ieri in quel di Bologna, ecco che vi pubblico le mie nuove (dis)avventure alle prese con Hiroshi...
Buona lettura ( :innocent.gif: )!



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TEST DRIVE N°3. HIROSHI SHIBA. PRIMA PARTE.

Un meccanico.
Un meccanico che ascolta Elvis e si veste da Elvis.
Sul quale gira pure una voce.
Dopo le esperienze ai confini della realtà con Char e Banjo cosa altro può accadermi?

Decido di incontrarlo direttamente in officina.
Lo trovo sdraiato sotto un'auto da corsa.
Mi dò un'occhiata intorno: ha una quantità inquietante di motociclette da riparare. Ho anche l'impressione di riconoscerne qualcuna. Soprattutto quella con tre ruote. Si vede che stasera LUI ha preso la jeep. Mistero!

Chibi sta rimettendo in ordine le fatture e i documenti d'ufficio: mi saluta attraverso una porta di vetro. Intanto la signora Shiba arriva con un vassoio stracolmo di dolci nutellosi e di thè al gelsomino.
Mangio e bevo alla faccia di Char.
"Grazie signora Kikue, non si doveva disturbare! Com'è cara!"
Dopo un gentile scambio di convenevoli da onorevole gineceo nipponico, mi commiato dalla signora Kikue e cerco di attirare l'attenzione di Hiroshi.
Mi rendo subito conto se sarebbe più facile se mi trasformassi in uno spinterogeno o in una sonda lambda.

Tento l'approccio suggerito da Vanity Fair: abbandonare la psicologia femminile e ragionare come loro.
Sorridere.
Dosare mistero e sensualità.
Lasciare libero il loro spazio vitale.

Mi piazzo in piedi vicino alle sue gambe, in tutto lo splendore delle mie dolorosissime scarpette decolleté dal tacco sottile (ahiahiahiahi): "Ciao Hiroshi! Come va lì sotto?"
Esce di scatto e me lo ritrovo ai miei piedi.
"Oh ciao, piccola Daisuke! Non mi sono accorto che eri già arrivata! (I soliti maschi...) Ma che ore sono? (Ehi l'orologio esiste solo per noi?)".
"Caro Hiroshi, ci siamo detti alle sette di sera qui da te. E così ho fatto." Sorrido.
"Mi cambio in un attimo! Aspettami qui!"
"Ma certo, caro. Ti aspetto!"
Sorrido ancora.

Dopo un'attesa tutto sommato breve, Hiroshi torna da me fresco come una rosa e indossando il miglior outfit da degno erede del re del rock.
Viso liscio alla Elvis.
Ciuffo "banana rock" alla Elvis.
Camicia hawaiana (versione urban, grazie al cielo) leggermente sbottonata sul petto.
Pantaloni chinos casual chic.
Mocassini.
Meno male che io ho un vestito anni cinquanta con gonna a ruota a balzelloni. Potrei essere la figlia di Doris Day.
Che coppia.

Mentre usciamo da casa sua, saluto Miwa seduta in sala che sta leggendo un libro.
"Ciao Miwa! Cosa leggi di bello?"
"Ciao piccola Daisuke! È un trattato sulla costante di Planck applicata ai quark, ai superquark e antiquark, nonché agli ioni AZ control a PH neutro."
Mi sforzo di sorridere: "Oh Miwa, che brava!"
"Grazie Daisuke! Se vuoi quando l'ho finito, te lo presto!"
"Ma grazie Miwa! Come sei cara!"(perché non sto' mai zitta?).

Andiamo al Twist&Shout sfrecciando con la sua moto per una serata vintage animata da Perry Boogie Woogie e da Susy-Susy Rockabilly.
Il programma è molto allettante:
- cena a base di grigliata di carne,
- balli rock acrobatici,
- gran finale con karaoke.
Tutto pare andare per il verso giusto.
Ottimista come una novella Pollyanna, decido che niente di male mi potrà accadere.

Ripenso ai tre consigli di Vanity Fair.
Per ora ho sorriso abbastanza.
Passiamo alla fase due: mistero e sensualità.
Non facile vedendo Hiroshi che sta ingoiando chili di porchetta arrosto.
Quantunque, mi avvicino a lui e gli sussurro a fior di labbra, sfiorandogli la camicia:
"Hiroshi, parlami di quella campana di bronzo che tuo padre ti ha impiantato nel petto..."
"Mff! Ah si? (deglutisce molto rumorosamente il boccone di porchetta) Non pensavo che ti interessasse! (Brandisce la forchetta come un tridente) Allora (agguanta un altro boccone), mmff-devi sapere che glom-mio padre (altro boccone), quando ero piccolo, mmfff-mi ha miniaturizzato glom-quella roba di bronzo vicino al cuore e (altro boccone) mmff-sono diventato glom-invulnerabile! Pensa che (altro boccone) ci hanno fatto anche un film glom-italiano!".
Ho la tenue sensazione che la fase sexy non stia decollando quando poi avviene una svolta: Susy-Susy Rockabilly annuncia la gara di ballo rock and roll acrobatico.
Hiroshi è entusiasta e mi faccio trascinare da lui.
Cambio le scarpe con la velocità di un protone accelerato e scendo in pista con il mio ballerino d'acciaio.

Iniziamo con il passo base "kick ball change" sulle note di "Rock around the clock".
Poi Hiroshi passa al momento acrobatico.
"Tronco d'albero!" grida, manco dovesse sparare un'arma di Jeeg, e mi trasporta come fossi un pezzo di marmo in giro per la sala.
"Arrampicata umana!", ecco un’altra arma, così mi arrampico addosso a lui modello “zainetto in spalla”.
"Air step!" E qui inizia a farmi volteggiare per aria come se fossi un mostro haniwa.
Dopo essere stata shakerata così bene, la danza si conclude con i rilassanti saltelli iniziali.
Mi sento leggermente su di giri. Chissà perché ho anche la sensazione che la mia fase sexy sia decisamente giunta al capolinea.

Devo passare urgentemente alla fase tre: lasciargli il suo spazio vitale.
Fortunatamente Perry Boogie Woogie annuncia la gara di karaoke.
Hiroshi è oltremodo in visibilio. Mentre io sono stravolta.
“Caro, vai tu a cantare, io proprio non ce la faccio”, gli dico mentre mi trascino verso il nostro tavolo.

Sale sicuro di sé sul piccolo palco.
La musica inizia a diffondersi a basso volume.
Coinvolge il suo emisfero sinistro e destro. Penetra nel suo subconscio.
Le parole compaiono in sovraimpressione sul video.
Impugna adagio il microfono mentre esegue un cenno di mossa pelvica.
Lieve brivido del pubblico.
La sua voce, morbida e avvolgente, raggiunge la platea: "Are you lonesome tonight?"...

... platea composta prevalentemente dalle amiche ed amici della Gigliola, la mia ottuagenaria vicina di casa. La quale è in prima fila.
Hiroshi scende dal palco e continua a cantare passeggiando in mezzo ai tavoli.
Le ragazze, tutte coeve della Gigliola, si agitano, scalpitano, si strappano le parrucche, le dentiere, gridano intorno a lui.

Poi avviene una cosa sconvolgente.
La Tilde e il Vanes, i vicini di tavolo della Gigliola, si trasformano, sotto gli occhi esterrefatti di tutti, in pericolosi mostri di roccia haniwa!

Nel panico generale e malgrado i miei piedini doloranti, corro da Hiroshi: "Presto Hiroshi, trasformati in Jeeg mentre chiamo Miwa!"
"Ma piccola Daisuke, non ho ancora finito la strofa!"
"Dannazione Hiroshi! Ma non li vedi quei mostri maledetti?"
Riluttante, Hiroshi inizia la trasformazione con la tutina pseudomilanista rossonera mentre chiamo la sua assistente.
"Miwa, corri presto! Vieni qui con il Big Shooter! È urgente! Ci sono due mostr..."
"Oh Daisuke. Mi dispiace ma non posso! Sto finendo di leggere l'ultimo volume sul teletrasporto quantistico degli ioni di Maxwell! Siamo al momento finale, quando incontrano la costante di Gauss! Non posso proprio fermarmi!" Click.
"Hiroshi... Miwa ha riattaccato! E adesso cosa facciamo?"
"C'è una sola cosa da fare, piccola!"
Hiroshi si toglie la tutina da pseudomilanista ed è magicamente rivestito come prima... Guarda il Vanes e la Tilde trasformati in Haniwa e annuncia solennemente: "Ragazzi, basta fare la guerra. Io vi dichiaro marito e moglie e adesso meno chiacchiere e più baci."
Fa nuovamente la sua mossa pelvica e riattacca con "Love me tender".
La platea lo circonda in delirio.

Sono effettivamente provata da questa scoppiettante serata e decido di tornare a casa.
"Hiroshi, sono stanca morta... mi sa che me ne vado a casa, sai?"
"Va bene piccola. Io non posso abbandonare il mio pubblico. Ci sentiamo presto, va bene ?"
"Ma certo Hiroshi, come no? Salutami Miwa, mi raccomando eh."


-continua-

Per mandarmi a scuola di rock'n'roll acrobatico o spedirmi come inviata di Vanity Fair... qui: https://gonagai.forumfree.it/?t=75511378
 
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Buon pomeriggio a tutti.
Vi sono mancata?
Ho il sospetto di aver lasciato qualcosa in sospeso...
Forse è opportuno recuperare, cosa dite?
Ed ecco a voi le (dis)avventure della piccola Daisuke, che prosegue imperterrita verso la strada di casa.
Buona lettura, per chi ha voglia di leggere!


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TEST DRIVE N°3. HIROSHI SHIBA. SECONDA PARTE.

Esco dal Twist&Shout.
Ormai è quasi l'alba.
Che faccio? LUI neanche lo cerco, impegnato com'è…
Figuriamoci, la SUA moto è ancora in riparazione da Hiroshi. Chissà dove sarà andato con la Jeep...

Dai, richiamo l’ALTRO, però stavolta niente bussola.
Gli mando un bel messaggio con whatsapp sul cellulare: forse ci capiremo meglio.
Gli scrivo: "Per favore, questa volta prendi un mezzo di trasporto più piccolo e maneggevole… e magari anche un pò più comodo di un cavallo... Grazie."
"Ho quello che fa per te, piccola" è la risposta.

Mi incammino per la strada sterrata in mezza campagna.
Comincio a guardarmi intorno per vedere se sta arrivando e con che cosa.
Finalmente, in lontananza, un puntino brilla nell'alba… eccolo… si fa sempre più vicino… ancora più vicino…TROPPO VICINO!
Vrooommmm!
"Maledizione! HARLOCK!!! Che diavolo fai? Mi sei quasi atterrato in testa!" gli urlo addosso, strepitando con la mia gonnellona a balzelloni.
"Scusa piccola, Yattaran ha dimenticato di registrare i freni!" mi risponde lui mentre, agile come un gatto, sguscia fuori da un aereo da caccia della seconda guerra mondiale nella sua divisa da aviatore con foulard svolazzante, casco e occhiali da pilota. E l’immancabile Tori-san appollaiato sulla spalla.
"Harlock, stai scherzando vero? Non vorrai sul serio che salga sul quel rudere?"
"Piccola, funziona benissimo! L'ho usato solo una volta, nell'Arcadia della mia giovinezza!"
"Harlock, ma lo avevano crivellato di colpi, i freni non funzionavano più... poi non vorrai mica infilarmi nel baule di questa carcassa come hai fatto con Tochiro!!! "
"Sei sempre prevenuta! Yattaran e Maji lo hanno modificato: adesso c'è anche il posto per il passeggero!"
Mentre il fedele Tori-san continua a starnazzarmi intorno, esprimendo la sua regolarità intestinale come se stesse disegnando cerchi nel grano, il Capitano mi squadra da capo a piedi: “Complimenti, piccola, oggi sembri Doris Day! Sei per caso uscita con Elvis?”
“Do-ris-Day! Do-ris-Day! Do-ris-Day!” gli fa eco Tori-san.
“Oh Harlock, lascia stare: te lo racconterò strada facendo! E tu, Tori, potresti evitare di fare il pappagallo del tuo padrone e soprattutto di affermare la tua personalità liquida vicino alle mie scarpe?”
“Pap-pa-gal-lo! Pap-pa-gal-lo! Pap-pa-gal-lo!” è la pronta risposta del volatile.
“Tori, se non la smetti, ti faccio ARROSTO!” lo minaccio con la scarpetta tacco 12 (ahiahiahi!).
Scaccio via finalmente Tori, che mi inonda con le sue piumaccie nere, e mi avvicino all’aereo per controllarlo meglio.
Quando apro la porticina del posto passeggero, sono travolta da una cascata di bottiglie vuote di sakè.
Mi accorgo che qualcosa di peloso si muove tra queste bottiglie.
“Hic...hic…”
Rovisto tra i vetri e ci trovo Mii-kun, la gattina del dottor Zero, che mi investe con il suo alito pestilenziale e pesantemente alcoolico: “Povera Mii! Sei già ubriaca a quest’ora! Dannazione Harlock, dovreste essere tutti quanti denunciati al WWF o all’ente per la protezione animali, come fate a permetterle di alzare il gomito in questa maniera!”
“Come sei inflessibile… non te lo ricordi che l’Arcadia è una nave libera?” mi risponde mentre si toglie con nonchalance casco e occhiali.
Lo guardo atterrita: “HARLOCK! Santo cielo, che cosa ti è successo?”
Mi guarda sbigottito: “Che cosa intendi dire?”
“La tua FACCIA! Che ti è successo?”
“Non lo so! Sono sempre uguale, no?”
Gli punto l’indice contro: “No! Non sei PER NIENTE uguale! Maledizione! TU... TU... TU...HAI DUE OCCHI!!!”
Si ricompone.
Schiarisce la voce, si avvicina a me, abbassa la mia mano ancora puntata contro di lui e, con la migliore voce di Gianni Giuliani, mi dice: “Bambina mia, certo che ho DUE occhi. Come avrei potuto altrimenti guidare l’Arcadia e far fuori tutte quelle erbacce delle Mazoniane con un occhio solo?”
“Ma TU hai sempre portato una benda sulla faccia... nell’Arcadia della mia giovinezza ti hanno pure sparato nell’occhio destro... insomma è da quarant’anni che ti vedo mono-occhio... Non puoi mica distruggermi un mito così!”
Sospira: “Bambina mia, era tutta una finzione cinematografica! Beh se ti da tanto fastidio, mi rimetto la benda, ma occhio che devo guidare il biplano…”
“No, no, per carità, va bene lo stesso. Con due occhi sembri anche più simmetrico…”
“Me ne compiaccio! Allora, dai, andiamo!”
“Ehi aspettate!”, grida una vocina, “Mi date un passaggio, giovanotti?”
E’ proprio lei, la Gigliola, che, usando il deambulatore della Tilde come skateboard, ci sta raggiungendo a tutta velocità.
“Gigliola, che succede?” le chiedo con comprensibile ansia.
“Piccola Daisuke, la Tilde e il Vanes hanno deciso di partire subito in viaggio di nozze per Las Vegas e quindi mi mancava un passaggio per tornare a casa! Ti ho visto sgattaiolare via dalla festa e ti ho seguito con questo aggeggio!”, proclama gloriosamente la Gigliola, dando un buffetto al turbo - deambulatore, “Ah giovanotto, ti dona la divisa da aviatore”, aggiunge squadrando il mio cavaliere e strizzandomi l’occhietto furbo con fare complice, “e hai fatto bene a toglierti quella maledetta benda sull’occhio destro perchè ti dava un pò uno sguardo sinistro…”
Harlock alza le spalle e ci carica a bordo, insieme ai suoi simpatici animaletti.

Credevo di aver vissuto tutte le avventure possibili.
No.
Il peggio doveva ancora arrivare.
Dopo una partenza quasi normale, la carretta sobbalza pericolosamente e cade risucchiata verso il basso.
Tori esprime fisicamente tutto il suo disappunto liquido, che cerco opportunamente di evitare come i colpi di una mitragliatrice, mentre Mii si scola una bottiglia di sakè infilata in un anfratto del biplano.
“Harlock, ho ancora voglia di vivere, maledizione, non riesci a stabilizzare questo coso?” gli strillo dal posto passeggero.
“Ci sto provando, comunque manca poco!” esclama il Capitano con il suo consueto aplomb.
“Meno male... “, mi limito a replicare mentre osservo l’ottuagenaria compagna al mio fianco che, galvanizzata dalla traversata, canta a squarciagola: “Volare, oh oh, cantare, oh oh oh, nel blu dipinto di bluuu..."
Poi aggiungo: “Harlock, ricordati di non usare il parcheggio dell’Ipercoop come pista di atterraggio! Stamattina iniziano le offerte 3 X 2 e a quest’ora sarà già pieno!”
“Va bene! Allora uso il tuo terrazzo!”
“Che cosaaaaa?”

Troppo tardi.
Il biplano scende giù in picchiata, si butta a volo rovesciato, a vite, col motore spento e poi frena in modo agghiacciante.
L’impavida Gigliola, arzilla come un mandrillo, sbarca felice con il suo deambulatore rotante.
Io esco da quella carretta volante, metto i piedi a terra e bacio il pavimento del terrazzo come se fosse l’acqua santa.
Quando mi rialzo, un dubbio mi assale: “Harlock, come faccio ad entrare a casa mia? Qui ci sono solo le porte finestre e sono tutte chiuse”.
Il Capitano alza di nuovo le spalle serafico: “Non è un problema. Ho una corda nel baule.”
Per tutti i biplani, questo pirata è fissato con le corde. “Per farne cosa, di grazia?” gli domando.
“Tesoro, per scendere giù, no?”, risponde imperturbabile, agguantandomi come uno straccio.
Sradadadadan: e voilà, bungee jumping con direzione “cortile condominiale”.
Esattamente sotto di tre piani.

Ribacio il suolo non appena atterro.
In quel momento la Gigliola mi chiama dal terrazzo, con gli occhi sfavillanti come le luci neon di emergenza: “Ehi piccola Daisuke, dì al tuo Zorro che lo voglio fare anche io!”
Harlock mi guarda ridendo: “Simpatica, la tua nonnina in affido, vero?”
“Come no, Harlock…”

E così anche la passionaria Gigliola si avvinghia calorosamente al pirata spaziale per precipitare con successo nel cortiletto condominiale.
Il problema avviene dopo, per staccarla fisicamente da quell’ardente abbraccio...
“Ah piccola Daisuke”, mi confessa Gigliola, “mi sembra proprio un bravo ragazzo questo giovanotto, di sana e robusta costituzione”, aggiunge controllando con occhietti acuti il lato b del Capitano, “… senti un pò, figliolo, ma tu che cosa fai di mestiere nella vita?”
Harlock si accosta alla Gigliola, mette le braccia conserte sul petto e dichiara solennemente: “Vago per le galassie, la gente mi chiama Capitan Harlock. Vivo in libertà in questo oceano oscuro chiamato spazio, senza un domani, finché il sole non smetterà di bruciare… E sotto la mia bandiera, sotto il mio vessillo, io sarò libero.
La Gigliola si appoggia al deambulatore e lo guarda prima scettica, poi premurosa: “Giovanotto, potevi dirmelo anche subito, senza tanti preamboli…”
Harlock la guarda interrogativo: “Che cosa dovevo dirle, cara nonnina, che sono un pir…”
“Figliolo, non ti vergognare di dire che sei DISOCCUPATO!”


-continua-

Per mandare il pirata spaziale all'ufficio di collocamento o per denunciarmi per lavoro nero... qui: https://gonagai.forumfree.it/?t=75511378

Edited by Daisuke_Umon - 19/4/2018, 17:33
 
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Buonasera Forum!
Credevo di averla scampata, dopo le ultime mirabolanti (dis)avventure della piccola protagonista di questa storia...
Ma qualcosa mi ha suggerito che non poteva finire così... e difatti...


EPILOGO
Secondo un sondaggio effettuato dalla prestigiosa e raffinata redazione di Vanity Fair, se c'è una cosa gli uomini sanno fare bene è quella di tenerci il broncio.
Non incrociano i nostri sguardi, rispondono a monosillabi, evitano persino il contatto fisico con noi.
E ci soffriamo.
Anche quando non abbiamo nemmeno torto.
Se poi il nostro lui è un bellissimo principe, austero e irresistibilmente attratto da un atavico senso di responsabilità, allora tutto si complica.

Usciamo a fare due passi al parco.
Parco pubblico pienamente affollato e alla luce del sole.
Ovviamente l'ho invitato io... così, giusto per sapere com’era andata la defadigante kermesse motoria che lo ha tenuto tanto a lungo impegnato.
Le uniche parole pronunciate sono state queste:
- Ciao, al mio arrivo;
- Gusto fiordilatte e crema, per favore, al gelataio;
- Grazie e buona giornata, al gelataio di cui sopra;
- Tieni piccolo e stai attento!, al bambino che ha perso il pallone,
- Buongiorno, cara signora!, alla Gigliola a spasso con il tripode da passeggio insieme ai neo-sposi La Tilde e il Vanes.

Ci sediamo su un bel prato verde, all'ombra di un alberello frondoso, mentre finiamo il gelato.
"Allora, come sono andati i tuoi impegni?" chiedo tutta sorridente.
"Bene, grazie" risponde, senza alzare lo sguardo.
"Il professore, i ragazzi del Centro Ricerche, i Makiba alla fattoria stanno tutti bene?"
"Sì, certo."

...

Che conversazione animata.
Con grandissima innocenza, azzardo: "Emmm... si può sapere che cosa ho fatto?"
"Lo sai benissimo" replica, sempre senza alzare lo sguardo.
Peccato che non lo so.
Ci riprovo e soggiungo: "Posso sapere qual' è la mia insanabile colpa?"

Sospira.
Chiude gli occhi.
Si sdraia sul prato raccogliendo le braccia dietro la nuca.
In genere è un brutto segno.
Ci manca solo la cornacchia e poi siamo a posto.

Dopo una manciata di istanti, che mi sono sembrati lunghi come il Mesozoico, riapre gli occhi e sentenzia: "Potevi chiamarmi, se avevi bisogno di un passaggio."

Cupa nube del rimorso.
Mi arrendo e alzo le braccia: "Beh, come facevo a saperlo! Tu eri così impegnato. Non potevo certo distrarti dal tuo inderogabile dovere!"
Si mette a sedere e, ancora senza guardarmi, continua, "È un fuorilegge! Ti sei fatta riaccompagnare da un FUORILEGGE!”, poi, alzandosi di scatto, “Per TRE volte!"

Cupissima nube del rimorso.
Tento di giocare la carta del contrattacco: mi alzo anche io, sbuffando come una caffettiera, e mi piazzo davanti a lui, puntandogli l'indice contro come se fosse un maglio perforante: "Ma non è un FUORILEGGE! È solo che di mestiere fa... il pirata!”
Mi avvicino ancora di più, lo guardo dritto negli occhi e, sfoggiando una posa alla Eleonora Duse: “Ed è anche un uomo libero, cosa che tu non sei MAI" aggiungo: "... noi ACTM lo sappiamo bene, purtroppo..."

Si rimette seduto, poggiando i gomiti sulle ginocchia raccolte.
Abbassa lo sguardo.
E’ pensieroso.
Mi sbircia con la coda dell’occhio e mi fa un mezzo sorrisino.
Allora mi accosto a lui lesta come una gatta e mi appoggio sulla sua gamba sinistra.
Siamo vis-a-vis.
Molto vicini.
Poso le dita sotto il suo mento e, mentre guadagno qualche centimetro verso di lui, continuo: ”Ehi, ragazzo mio, te la sei presa così tanto?"
"Guarda che sono preoccupato per te... quell'uomo beve troppo sakè" mi risponde tutto serio.

"PRINCIPE, il sakè non risolve i problemi ma nemmeno il latte!" esclama l'ombra lunga e magra che si staglia davanti a noi.
Sgrano gli occhi: "HARLOCK! Che cosa ci fai tu qui?"
"Ehila' piccola Daisuke, non volevo perdermi il tuo gran finale!", ridendo.
"Quale gran finale?" rispondo incredula.
"Ho la sensazione che hai qualcosa in mente di… diabolico, vero piccola?" replica il pirata.
"E tu come fai a saperlo, Harlock?" risponde, sarcastico, il principe.
“Me lo ha detto il computer centrale dell’Arcadia” prosegue con flemma bonaria il capitano.
“Ah si? Beh, si dà il caso che me lo dicano anche i miei poteri esp…” ribatte duramente il principe.
Mi intrometto tra i loro due sguardi: “Basta voi due. Sembrate due galli cedroni...” quando una motocicletta rombante si ferma all’ingresso del parco.
Il principe e il pirata si girano all’unisono verso quel tuono motorizzato.
Un centauro longilineo scende dal potente due ruote, si toglie il casco integrale e si ravviva la zazzera nera corvina.
Niente da fare.
Resta tutto spettinato.
Allora alza le spalle rassegnato, si guarda intorno con i suoi intensi occhi scuri, mi inquadra e fa un affettuoso cenno di saluto.
Volgo lo sguardo verso loro due e mi congedo senza troppi preamboli: “Adesso devo andare, ragazzi. Ciao.”

******
Poco dopo.
"Non è stato prudente lasciarla andare via da sola. Non mi fido di questa situazione..."
"Forse hai ragione. Anzi hai senz'altro ragione."
"Non credi anche tu che dovremmo fare qualcosa?"
"No. Almeno non subito”, dopo una breve pausa, ”In ogni caso penso che la piccola se la caverà benissimo anche senza di noi."
"Sarà... comunque non mi sento tranquillo..."
"Beh intanto per ingannare l'attesa potremmo bere qualcosa insieme. Tutta questa conversazione mi ha messo sete!"
"Va bene. Andiamo in quel chiosco laggiù."
Dopo una breve passeggiata, si siedono ad un tavolo.
Li raggiunge un cameriere. "Cosa posso servire ai signori?"
"Per me whisky con ghiaccio. Che cosa ti offro? Birra, vino, vodka, tequila, rum?"
"Magari dell'acqua per adesso, grazie."
"Ah, devi lavarti?"
"... Harlock, sei incorreggibile. Non sai che la vita diventa troppo breve se bevi solo alcolici?"
"E tu, Duke Fleed, non sai che la vita è troppo breve per bere solo acqua? Ok… per adesso godiamoci lo spettacolo della piccola."
"Prevedi botte da orbi?"
"No... piuttosto fuochi infernali..."
******

Facciamo una bella corsa in moto verso la riviera, passeggiamo sulla spiaggia al tramonto, prendiamo l'aperitivo in un locale intimo... niente mostri haniwa, niente meganoidi, niente palestre full metal jacket, niente diete macrobiotiche, niente dresscode fuori dalla realtà... mi sembra di essere in paradiso.
"Un mio amico ha organizzato una festa a sorpresa!" mi confida festoso il mio cavaliere, mentre ci alziamo dal nostro tavolo.
"Accidenti, sembra interessante."
"È abbastanza vicino, è una discoteca… ci andiamo?"
"Va benissimo. In marcia!"
"Ah, devo anche precisarti che il mio amico è un po' strano..."
"Oh, non ti preoccupare! Ultimamente ne ho passate di cotte e di crude! Che cosa diavolo vuoi succeda?"
"Bene, sono contento! Allora andiamo!"

La discoteca è veramente vicina.
Beh, discoteca è una parola grossa.
Più che altro sembra una specie di chiesa dismessa e abbandonata.
Molto dismessa.
Molto abbandonata.
Sostanzialmente un rudere.
TUNZ TUNZ TUNZ TUNZ TUNZ.
UN ZZ UN ZZ UNUNUN ZZ.
TUNZ TUNZ TUNZ TUNZ TUNZ.
UN ZZ UN ZZ UNUNUN ZZ.
La musica armoniosa e melodica che proviene da quelle mura mi ispira un quesito: "Scusa caro, ma qui dentro c'è una dimostrazione di resistenza di pentole contro il muro?"
"Ma no!", ride impacciato il mio cavaliere, "È musica Proto Techno House Metal Rock Jazz".
"Oh, caspita, sei un vero intenditore. Senti, come si chiama questo locale?"
"DISCO INFERNO: nome buffo, vero?"
"Certo, direi evocativo" rispondo osservando gli inquietanti fasci di luce psichedelica che si intravedono dalle grate oscure.
Il portone di ingresso si spalanca.
Improvvisamente ne esce un ragazzo biondo, paludato in una palandrana biancoangelico.
"Ryo!"
"A'kira!"
Si abbracciano, si baciano... un'apparente rimpatriata fraterna. Beh veramente sul "fraterno" avrei i miei dubbi, soprattutto da parte dell'altro.
Cerco di farmi notare. "Ehi, ci sono anche io! Salve!"
Il biondo si gira e mi viene incontro stringendomi la mano in modo glaciale: "Ciao mia cara, tu devi essere la piccola Daisuke, vero?"
"Esatto, sono proprio io. Tu invece sei Ryo, dico bene? Ma ti ho visto in televisione: non fai la pubblicità delle pentole senza coperchio Amon?"
"Mi hai riconosciuto, vedo. Sono Ryo Asuka, per la precisione. Venite: c'è la festa per il casting della trasmissione Ballando un sabba sotto le stelle".
Nella grande sala uomini e donne ballano seminudi e in evidente stato di innocente e mistica stupefacenza.
Per ravvivare l'ambiente, Ryo scende subito in campo. Rompe una bottiglia di vetro e inizia a squartare a casaccio gli aspiranti ballerini.
I quali si trasformano in simpatici diavoletti pieni di amore e di amicizia per il prossimo.
A'kira viene posseduto da uno di questi graziosi gremlins e si trasforma in Devilman, iniziando a fare a pezzi a sua volta questi adorabili animaletti da compagnia.
L’agenzia delle pulizie avrà un gran daffare, penso mentre guardo intorno il caos apocalittico.
Mi sa che è meglio che me ne vada via. E anche in fretta. Si sa mai che mi trasformi pure io.
"Ciao A'kira, vedo che qui non hai ancora finito. Volevo solo dirti che vado a casa."
Si gira verso di me con un brandello di diavoletto in bocca.
"Mmff-ma come piccola Daisuke? Vai già via? La festa è appena cominciata...sniff...sniff..."
"Oh no per favore A'kira! Non piangere! Non mi pare il momento adatto! Suvvia, ci incontreremo in un'altra occasione!", aggiungo dandogli un'amorevole pacchettina sulla spalla.

Esco.
Frugo nella borsa per cercare il telefono o la bussola quando realizzo che, per fare bella figura, prima di uscire l'ho cambiata in fretta e furia… prendendo la mini mini mini pochette di Reika...
Maledico me stessa e le sexy assistenti di Banjo.
Mi incammino a piedi.
Tanto peggio di così...

Dopo una mezz'oretta un'elegante auto sportiva rossa si ferma silenziosamente vicino a me.
Un brivido di orrore mi assale quando dalla coupé scende un bellissimo uomo biondo.
"CHAR! Guarda che sorpresa!" esclamo poco convinta.
"Piccola Daisuke, mi hanno detto che qui vicino c'è una festa. Vuoi venire con me?"
"Ti ringrazio, caro, ma sono stanca. Preferisco tornare a casa... ma comunque è qui vicino. Vai pure tu, sono certa che ne rimarrai entusiasta..."
"Grazie, cara. A presto!"
“Certo! A presto!”.

Sistemato Char, cammino ancora per un quarto d'ora quando un'altra auto supersportiva mi sorpassa, fa inversione a tutta velocità e si accosta a me.
"Piccolo Ferrero Rocher! Come stai? Vedo che sei in borghese stasera!", esclama il playboy del Daitarn 3 squadrando il mio easy outfit composto da jeans scuri e maglietta con stampa nipponica.
"Piccola, ci hanno detto che c'è una festa fantastica qui vicino! Dai, vieni con noi!"
"Ti ringrazio, Banjo, ma è meglio che me vada a casa! Voi vi divertirete senza dubbio! Direi che ci sono fuochi di artificio degni dell'inferno..."
"Ma è me-ra-vi-glio-so!" cinguettano Beauty e Reika.
E così sgommano via.

Poco dopo due moto, di cui una alata, mi sfrecciano in direzione contraria.
Fanno inversione anche quelle e si avvicinano a me.
"Piccola Daisuke! Che cosa ci fai qua?" esclama esuberante Hiroshi Shiba, il nuovo re del rock.
"Una tranquilla passeggiata, direi, al chiaro di luna" replico osservando il cielo.
"Ascolta: Miwa ed io stiamo andando ad una festa dove si canta e si balla. Non vedo l'ora di sgranchirmi le ossa! Vieni con noi!"
"Piccola Daisuke, per la precisione, io non volevo venire”, lo interrompe Miwa, molto seccata, “perché stavo finendo il trattato sul teorema della cromodinamica elettromagnetica di Avogadro applicato ai neutrini, neutroni, positroni e agli ioni AZ control a PH neutro"
"Ragazzi, andate voi. Io sto già tornando a casa. Ma sono certa che vi divertirete. Miwa, credo che per te sarà un’occasione per approfondire gli studi sulle particelle elementari... poi Hiroshi, senza di te, la festa è un vero letargo... sono sicura che li risveglierete tutti."
"Va bene, piccola. A presto!" rispondono all'unisono.
"Ciao!" li saluto mentre li guardo correre verso la meta.

******
A questo punto, cari i miei sette lettori, potete scegliere il vostro finale preferito...
******

FINALE 1
E così ho liquidato tutti e tre i miei test drive.
Potrei essere assoldata come problem solver da Mr. Wolf di Pulp Fiction.
Mi siedo soddisfatta su una panchina, distendo le gambe e intanto penso mentalmente alle forniture per la mia dispensa alimentare, quando una moto a tre ruote parcheggia silenziosamente sul ciglio della strada.
Osservo il motociclista che scende austero e sicuro di sé e mi raggiunge, sedendosi accanto a me.
"Il mio sesto senso mi dice che hai sistemato la situazione da sola!" mi confida.
"È proprio così. Mi sono arrangiata..." rispondo guardandolo di sottecchi.
"Mi stai accusando di qualcosa?", replica innocentemente.
"No... solo che... non eri tu il mio amichevole Duke Fleed di quartiere?".
Sospira e ride: "La verità è che tu hai talento per metterti nei guai!"
"E tu invece hai talento per non venirmi a salvare!" confermo.
Per tutta risposta, appoggia con delicatezza le mani sulle mie spalle e, guardandomi intensamente negli occhi: "Senti, piccola, dobbiamo chiarire una questione. Da un grande potere derivano grandi responsabilità."
Lo osservo perplessa: "Ehi Principe, non sei mica Superman. Nel tuo vocabolario la parola responsabilità è sinonimo di stalla, recinti, cavalli, mucche, alabarda spaziale, centro ricerche, veghiani..."
"Non posso farci niente. È il mio talento, è la mia maledizione. Comunque, piccola, non era Superman, ma Spider-Man."
E' troppo precisino, questo ragazzo...
Nel cielo notturno inizia a splendere una meravigliosa luna rossa.
"Maledizione! Principe, guarda in cielo!"
"Che cosa hai visto? Il simbolo di Batman?".
"Ma no, per la miseria! Non vedi che la luna è ROSSA?"
"Stai tranquilla. Non lo sapevi che la luna rossa, in astronomia, è un fenomeno ottico di rifrazione e discattering di Rayleigh che si attua durante le eclissi di Luna?" e, con fare ispirato e didattico, continua la sua spiegazione: "Devi sapere anche che la luce solare attraversa l'atmosfera terrestre e subisce una rifrazione differenziale (dal viola cupo al rosso scuro)..."
"Oh Principe, è molto interessante questo momento superquark e mi dispiace interromperlo, ma credo sia meglio andare a prendere Goldrake..."
"Non posso"
"... e perché?"
"È uscito con i due Mazinghi a bere una pinta di olio lubrificante."
"...e adesso? Come faremo?”
Alza gli occhi al cielo, distende le gambe, accende una sigaretta e, dopo aver aspirato con pacatezza, emette il suo verdetto: "Piccola, francamente me ne infischio!"

FINALE 2
E così ho liquidato tutti e tre i miei test drive.
Potrei essere assoldata come problem solver da Mr. Wolf di Pulp Fiction.
Mi siedo soddisfatta su una panchina, distendo le gambe e intanto penso mentalmente alle forniture per la mia dispensa alimentare, quando gli inconfondibili passi lenti e cadenzati di un paio di stivali risuonano poco lontano.
Il padrone di quei passi appare poco dopo e la sua figura lunga e magra si siede sulla panchina vicino a me.
"Harlock, alla buon'ora!"
"Potevi chiamarmi, se volevi..." risponde sornione.
"Già peccato che la tua bussola e il cellulare li ho lasciati a casa..."
Si mette di profilo, dalla parte della benda: "Come sei smemorata..."
"Lascia perdere! Qual buon vento ti porta?"
"O forse dovresti chiedermi quale diavolo mi porta?" dice ridendo.
"Non sei spiritoso... in ogni caso li ho sistemati tutti..."
"Non avevo dubbi, piccola. Piuttosto dobbiamo chiarire una questione."
Lo guardo interrogativa: "E cioè? "
"Sono tre volte che ci incontriamo in situazioni quantomeno curiose... sono modi strani per chiedermi un appuntamento galante, non trovi signorina?"
"Non sei mica un tipo facile..."
"Senti piccola, voglio essere leale con te. Non credo che possa funzionare tra noi."
"Perché no?"
"Beh, in primo luogo ho due adolescenti orfani e una bambina dai capelli blu a carico. Senza contare l'aliena senza bocca, gli altri trentasette pirati, un computer senziente, un uccello che soffre di dissenteria e una gatta alcolizzata."
"Non mi importa."
"E poi bevo, bevo come una spugna."
"Non mi interessa."
"Ho un passato burrascoso: non vedi le cicatrici che ho sulla faccia e sulle braccia?"
"Ti perdono."
"Non potrò mai avere una casa fissa..."
"Mi piace viaggiare."
"Non capisci proprio niente, piccola! Sono un pirata!"
"Beh, nessuno è perfetto, Harlock!"

- fine -

Per dirmi il vs. finale preferito oppure per mandarmi in orbita sulla luna rossa in compagnia di qualche supereroe marvel o dc... qui: https://gonagai.forumfree.it/?t=75511378

Edited by Daisuke_Umon - 30/4/2018, 07:23
 
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Buonasera.
E' da un po' che non ci sentiamo, vero?
Eh già... chissà che cosa ha combinato piccola Daisuke insieme ai suoi eroi in questo periodo...
Potrebbe raccontarvelo lei stessa, che ne dite?
Le diamo la parola?

Detto fatto, ecco a voi il racconto di una semplice GIORNATA TRANQUILLA...


*****************


UNA GIORNATA TRANQUILLA (prima parte)


Meno male che doveva essere una giornata tranquilla.
Una di quelle belle giornate con le amiche e gli amici in cui ti diverti, fai quello che ti piace, ti rilassi, ridi.
Il trucco mi è colato sulla faccia con un terribile effetto panda.
Il mio vestito si è vistosamente macchiato con l'olio motore della moto.
Non trovo più nemmeno le chiavi di casa.

Decido di sedermi sullo scalino di ingresso di casa mia.
Ploff, la lampadina sopra di me si fulmina.
Evviva, sono al buio: hello darkness, my old friend.

"Giornata difficile, a quanto pare."
Una voce maschile esce dall'oscurità con un fruscio sottile: si siede accanto a me, posando la chitarra al muro.
Mi svacco sul gradino del portone: “Non me ne parlare, sono stravolta”.
Osserva il mio aspetto: “Fatti guardare… eh sì, hai avuto decisamente una giornata lunga e difficile!”, sedendosi, “Ma non dovevi andare a quella mostra di quadri con i ragazzi? Dai, vieni qui, piccola: raccontami tutto”.
Non me lo faccio ripetere due volte: mi catapulto tra le sue gambe, gli metto il braccio destro intorno al collo e inizio il racconto.
“Devi sapere che il ritrovo era alla stazione del treno. Io ero pure in ritardo. Per fortuna che lavoro vicino. Lui mi stava già aspettando. Pensa: era completamente vestito di nero...”


Prima tappa. Il ritrovo.
Il suo abbigliamento mi lascia di stucco: “Hiroshi, sembri Johnny Cash. E’ per caso un barbatrucco?”
“Piccola, guarda che mi manca la chitarra…”
Allenta leggermente il colletto e prosegue con sollecitudine: “Senti, piccola, qual'è il titolo del film?"
"Hiroshi, te l'avrò detto almeno cento volte! Non andiamo al cinema: andiamo a vedere un’esposizione di quadri! QUADRI!"
"Sgrunt, avevi detto che era una storia di amore e guerra ambientata in Giappone."
"Dannazione, Hiroshi, quello è il sottotitolo della mostra. La mostra! Che si chiama "Giappone: storia d’amore e guerra"!"
"Ah. E non si canta e non si balla?"
"No. Coraggio, ti divertirai lo stesso."
"Hai detto che é una mostra… allora ci sono gli haniwa donne?"
"No. Ci sono prestanti samurai e belle ragazze. Tutti disegnati ovviamente."
"Ah."
Camminiamo per qualche minuto in religioso silenzio; poi Hiroshi si ferma e mi chiede: "Ci sono i fumetti sopra i disegni?"
"No."
"Allora come faccio a capire quello che dicono?"
Scuoto la testa sconsolata: ci rinuncio.


“Povero Hiroshi, lo sai com'è fatto. Gliele devi raccontare semplici”, sentenzia mentre accorda la chitarra.
“Oh insomma, ti ci metti anche tu? Dai non interrompermi, che perdo il filo del discorso”.



Finalmente arriviamo al punto d’incontro ma degli altri non c'è ancora traccia.
Esattamente in quel mentre due moto ci sfrecciano ad alta velocità sotto il naso: i loro motociclisti si stanno poco giovialmente mandando a quel paese.
Al terzo passaggio consecutivo, si fermano davanti a noi.
Il primo si toglie un casco aerodinamico e ne sbuca fuori una foltissima capigliatura puntuta con vistose basette nere: "Dannazione, non c'è posto per parcheggiare le moto".
"È solo colpa tua. Se fossi stato puntuale, saremmo arrivati prima e avremmo trovato posto" replica aspro il secondo, mentre solleva la visiera "Koji, sei il solito irresponsabile figlio di papà".
"Tetsuya, essere in ritardo è comunque sinonimo di stile, no? Che tu non hai fratellone..." lo addita il primo.
"Koji, non é certo colpa mia se non trovavi le chiavi del triciclo..."
"Maledizione Tetsuya, lo sai benissimo che Shiro è rimasto chiuso nell'autolavaggio di Mazinga, potevi almeno aiutarmi a tirarlo fuori, non credi?"
"Ti ho lasciato volentieri questo compito. É soprattutto tuo fratello!" lo rincalza l'altro con grinta.
Koji ringhia pronto all'attacco ma interviene prontamente lo stomaco d’acciaio di Hiroshi reclamando allarmato cibo al più presto.

Seconda tappa. Il pranzo.
Nella speranza di velocizzare il pranzo, entriamo nel più vicino ristorante asian fusion quasi self service.
“Ordiniamo, presto, ho fame!”, reclama Hiroshi.
Ci precipitiamo su un tavolo.
Con un'agile mossa pelvica Hiroshi guadagna l’attenzione della cameriera che fluttua verso di noi con i menù.
Cominciamo con le bevande.
“Due di naturale, non fredde, e due di gasata, fresche”, proclamo io.
"Come sarebbe a dire acqua naturale e gasata?" interrompe Koji.
"Sei sempre il solito guastafeste, Koji, guidiamo la moto e non possiamo bere", lo zittisce Tetsuya.
"Ma Tetsuya, non voglio fare il salutista proprio oggi, io..." continua Koji.
"Non fare il bambino. Lo sai benissimo che qualche millilitro di alcool nel sangue ti rende inadatto alla vita sociale" incalza il pilota del Gureto.
"Non è vero!" respinge Koji.
"Hai la memoria corta, fratellastro... L’ultima volta che hai bevuto ti eri messo in testa di essere il dottor Nowzaradan e volevi fare un by-pass gastrico a Boss usando i raggi fotoatomici dello Zetto."
Koji sta per replicare ma li zittisce nuovamente lo stomaco d'acciaio di Hiroshi che tuona rovinosamente e ci invita ad ordinare le pietanze con la massima celerità possibile.


Strimpellando senza impegno “Blowin'in the wind”, mi guarda stupefatto: “Certo che Koji non si smentisce mai, vero piccola?”
“Ah non me lo dire. Senti poi che cosa mi è successo dopo”.



Arrivano i piatti.
Arrivano anche le bacchette di legno.
Hiroshi, alle prese con una porzione immane di spaghetti in brodo, mi guarda serioso: ”Piccola, gnam, stai attenta, le BACCHETTE le devi tenere, gnam, così” afferma con competenza mentre impugna le bacchettine facendole sbattere tra loro rumorosamente.
"Non ti preoccupare. Sono bravissima".
Con impareggiabile destrezza cerco di afferrare un riottoso boccone di salmone marinato che purtroppo sfugge alla presa delle bacchette di legno.
Il bocconcino, grondante di salsa agrodolce, compie un’iperbole rovesciata e atterra sugli spaghetti in brodo di Hiroshi, generando un'inondazione monsonica sul tavolo, mentre una delle due bacchette si esibisce in una pericolosa manovra acrobatica aerea per poi conficcarsi con un triplo salto carpiato nel riso di Tetsuya.
Il pilota del Gureto mi grunisce indispettito perché il tuffo della bacchetta ha provocato l'esplosione del riso sul suo vassoio e sul suo foulard viola.

Mi riapproprio della lignea posata con un candido sorriso mentre Koji cerca di rimediare tamponando l'immacolata tovaglia con svariati rotoli di carta da cucina.
Il pranzo termina senza ulteriori incidenti di percorso e, pertanto, satolli e idratati, ci dirigiamo verso la tappa successiva.


Faccio una pausa.
Lui mi sorride pacifico mentre continua ad armeggiare con la chitarra.
“Ma mi stai ascoltando?”
“Certo, piccola, mi hai appena raccontato che hai fatto un disastro sul tavolo e hai sporcato la sciarpina di Tetsuya… Ma non ti avevo insegnato ad usare le bacchette?”
“Lascia perdere…”
Accenna “Knockin' on heaven's door” mentre la Gigliola sta rientrando proprio in quel momento.
Ci guarda, sospira e allunga una monetina: “Figliolo, ma non è che, per caso, in passato hai suonato con i Byrds?”



Terza tappa. Accettazione.
Dopo una piacevole passeggiata sotto i portici ombrosi della città, intenti ad osservare le varie umanità che nella fascia diurna postprandiale imperversano per strada, raggiungiamo il museo.
Il ritiro dei biglietti avviene stranamente senza intoppi, ci vengono consegnate le audioguide e ci viene anche chiesto educatamente di depositare zaini, valigie, ecc... nell'apposito camerino.
Koji e Tetsuya lasciano i caschi, io lo zaino.
Bene, siamo pronti.
Passiamo attraverso il metal detector: tutto a posto.
Ora è il turno di Hiroshi.

Mi guarda come se stesse entrando a Guantanamo.
“Devo proprio fare il check-in?”
“Lo abbiamo fatto tutti” lo rassicuro.
“Se perdono la valigia?”
“Hiroshi, non hai nessuna valigia, non siamo in aeroporto. Su, vai.”

Non appena varca la soglia, l'allarme squilla imperioso e a squarciagola.
La guardia giurata lo squadra da terra a piedi: “Qualcosa da dichiarare?”
Hiroshi, indifferente, fruga nella camicia e ne tira fuori il ciondolo di Jeeg.
La guardia giurata strabuzza gli occhi.
“Non ci posso credere… tu… tu sei JEEG! Ho visto tutte le tue puntate, avevo anche io la catenina di JEEG, avevo addirittura il completino di Elvis… JEEG, fammi un autografo!”
Seguono venti minuti di commozione e lagrime durante i quali giochiamo un doppio torneo di bocce che vince Tetsuya, con somma disapprovazione di Koji.

Terminato il supplizio alla Carramba che sorpresa, infilo confidenzialmente il braccio intorno alla schiena del mio cavaliere: “Senti, Hiroshi dovrei fare una sosta tecnica…”
Cerco affannosamente il bagno.
Apro la porta con una certa fretta e mi rendo conto che non si chiude come dovrebbe, ma dato il carattere d’urgenza, mi disinteresso della questione e procedo con rapidità.
Ultimata l’operazione, ovviamente senza MAI toccare la tavoletta del water perché potrei morire istantaneamente per autocombustione, mi dirigo soddisfatta verso il lavabo, quando leggo un messaggio cartaceo affisso sulla porta: “Porta rotta. Non chiudere”.
Ops.
Sono chiusa dentro un gabinetto.
Con un discreto imbarazzo, azzardo a chiamare i soccorsi: “Ehi, c’è nessuno lì fuori?”
Mi raggiunge la voce di Koji: “Finalmente, piccola Daisuke! Ma quanto ci metti?”
“Koji, c’è un problema… sono chiusa dentro…”
“Maledizione. Dai, io tiro e tu spingi”.
Niente da fare.
“Piccola, stai tranquilla. Chiamo anche Tetsuya.”
Sento confabulare al di là della porta, poi la voce risoluta del pilota del Grande Mazinga mi rassicura: “Coraggio, piccola Daisuke. Noi tiriamo e tu spingi. Forte, mi raccomando”.
Nulla si muove.
In cambio inizia un diverbio tra i due piloti.
“Ci vorrebbero i raggi fotonici dello Zetto” sentenzia Koji.
“No. Con quelli fonderai tutto. Non hai idea dei danni erariali che ti chiederà il museo. È più preciso il missile centrale del Grande Mazinga” conclude con tono scientifico Tetsuya.
“Fratellastro, mi stai dicendo che lo Zetto è inadeguato?”
“Più che altro è antiquato…”
Quale momento migliore per sfidare a duello il fratellastro... Koji si rimbocca le maniche: “Te lo faccio vedere io, adesso chi è antiquato.”
Koji, approfittando della sua superiorità culinaria, simula un duello alla Cuochi e fiamme: cucina frittelle di caciocavallo e baccalà davanti ai compagni (Tetsuya incluso) che attratti dal promettente odorino decretano che le frittelle sono eccellenti.
Mentre gli altri mangiano, io sono ancora chiusa dentro il bagno.
Fortunatamente passa lì vicino la guardia giurata che, usando il potere della Forza di Coriolis, detta anche il lato B della Forza, gira semplicemente la maniglia dall'esterno e la sottoscritta guadagna di nuovo la libertà.

*****************
Come andrà a finire la visita al Museo?
Chi è il misterioso interlocutore di piccola Daisuke?
Lo scoprirete solo alla prossima puntata...

... per utilizzare la Forza di Coriolis contro la miseranda autrice, l'indirizzo è qui...

Edited by Daisuke_Umon - 5/5/2019, 23:28
 
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Buonasera, rieccomi qua.
Dove eravamo rimasti l'ultima volta?
Ah sì, Piccola Daisuke era rimasta chiusa in bagno mentre i suoi eroi stavano mangiando avidamente le frittelle improvvisate dal prode Koji Kabuto... chissà se la nostra fanciulla riuscirà a proseguire nella visita al Museo.
Facciamocelo raccontare in prima persona.


*****************

UNA GIORNATA TRANQUILLA (seconda parte)


“Che brutta avventura, piccola! A proposito… vuoi che ti aiuti ad entrare in casa? Fa freschino qui fuori. Forse riesco ad aprirla, la porta.”
“Non ce n'è bisogno. Mi basta suonare.”
“Ah. Ti presto la chitarra?”
“Il campanello, Duke, basta suonare il campanello… ma su Fleed non ce li avete?”
Mi avvicino al citofono.
Premo il pulsante.
Nulla.
Riprovo con insistente disappunto.
Dopo un'eternità risponde la voce assonnata di un uomo di mezza età: “Chi è?”
“Buonasera dottore, sono Piccola Daisuke. Mi faccia entrare che ho scordato le chiavi.”
“Piccola, eri uscita di casa?”
Sospiro, scuotendo la testa: nemmeno si accorgono della mia assenza. “Su, dottore, mi apra”.
Mentre entriamo in cortile, continuo il racconto.



Quarta tappa. La mostra. Piano terra.
Finalmente inizia la nostra visita.
Nella prima sala proiettano un documentario.
Ci sono alcune sedute scomodissime a disposizione.
Hiroshi si appropria di una di queste, apre una confezione di pop-corn e si mette a sgranocchiare rumorosamente.
"Danno un film? Che bello”, gongola Koji mentre allunga la mano nel sacchetto.
"Koji, guarda che è un documentario sulla mostra. Adesso ti siedi qui vicino a me, stai in silenzio e ascolta attentamente perchè dopo ti interrogo", lo ammonisce Tetsuya con un sonoro scappellotto.
Al termine del filmato, iniziamo il percorso.
Nella prima sala troviamo esposti ritratti di donne.
"Questa col binocolo in mano mi ricorda Sayaka, quando è in fase di gelosia, pronta a scagliartelo in testa" ridacchia Tetsuya.
"Molto spiritoso, fratellastro" sogghigna Koji "e questa che si tira su le maniche sembra Jun pronta a darti una sana lezione di pugilato".
"Sei il solito bamboccione. Adesso ti sistemo io".
Mi frappongo tra i due piloti: "Insomma: siete proprio due bambini dell'asilo. Alla prossima zuffa, lo dico subito al Professor Shiba.”
Hiroshi, rifocillandosi con un sacchetto di patatine, si avvicina ai due colleghi sussurrando: "Se fossi in voi, le darei ascolto. Mio padre è peggio di vostro padre: una volta per punizione mi ha costretto a guardare tutte le edizioni della serie di Masterchef..."
Koji e Tetsuya si scambiano uno sguardo allarmato di intesa e così procediamo verso la stanza successiva.


Siamo davanti alla mia porta, interrompo il racconto e lo guardo severa: “Stai attento a dove metti i piedi”.
Aggrotta pericolosamente le sopracciglia: “Perché?”
“Ti fidi di me?”
“Ehi Piccola Daisuke, non siamo mica sul Titanic”.
“Beh, tu comunque stai attento”.
Quando spalanco la porta, il panorama è a dir poco agghiacciante, tanto che il principe strabuzza gli occhi per l'incredulità: “Piccola, che cosa è successo?”.
Ci passa davanti un uomo di bassa statura ed età imprecisata, in mano una bottiglia semivuota: “ ‘sera, signorina Daisuke”.
Dopo aver scavalcato alcune montagnole di bottiglie vuote nell’ingresso, entriamo in sala: due adolescenti, un ragazzo e una ragazza, dormono su brandine per terra.
Un uomo mi sta aspettando seduto sul divano: “Buonasera, piccola Daisuke. Non ci eravamo accorti che eri uscita. Ma chi è questo giovanotto?” mi chiede, pulendosi gli occhialini.
“Dottor Zero, le presento il principe di Fleed. La ringrazio per aver aperto la porta di casa MIA, adesso la lascio dormire tranquillo.”
Andiamo in cucina.
Nel lavello l’entropia e la teoria del caos hanno preso il sopravvento.
Duke si volta di scatto verso di me: “Piccola, dovresti darmi delle spiegazioni... li hai ospitati tutti?”
“Beh... si…” rispondo con indifferenza, disegnando col piedino un cerchio sul pavimento coperto da tracce di birra.
“Tutti e quaranta?”
“Quarantuno, per la precisione. Poi ci aggiungi il corvo, la gatta e forse una decina di pulci e zecche.”
“Dove sono?”
Mi controllo lo smalto sulle unghie: “Ah guarda, si sono sistemati in terrazza con brandine. Sono uomini senza pretese.”
“E l'astronave?”
“Oh sai...il computer centrale ha deciso di prendersi una vacanza. Così lui mi ha chiesto un po’ di... ospitalitŔ
Si accende una sigaretta: “Quindi c'è anche lui…”
“E’ di là “, accenno alla mia camera.
Mi osserva grave: “Capisco..."
Si dà un'occhiata intorno.
Con la sigaretta a spenzolo sulle labbra, apre il sottolavello e intanto mi punta il dito contro: “Piccola, diamoci da fare o qui non ne esci”.
Spalanca la finestra di cucina, aspira forte la sigaretta, sposta le pentole sul tavolo.
“Non mi racconti come è andata a finire?” mentre carica la lavastoviglie.
“Dopo siamo entrati nella stanza rossa! Ah i piatti stanno meglio in quell'altro scomparto…”
“Va bene, li sposto… la stanza rossa? Quella con le stampe osè?”
“Si chiamano shunga, principe… non ti dovrò mica spiegare tutto, vero?”
“No, tranquilla… piuttosto lo avevi detto a Hiroshi?



Quinta tappa. Piano terra. Cinquanta sfumature di Shunga.
I piloti dei due Mazinghi scrutano severamente un artistico groviglio di corpi in stampa policroma.
“Senti, Tetsuya, come sono messi?”
“Bella domanda, Koji. Aspetta che guardo meglio…”
Tetsuya si avvicina al pannello, si gratta la chioma con frustrazione, si stropiccia la sciarpina viola, mette le mani in tasca, si allontana, poi si riavvicina: “No, non ci capisco nulla. È inutile.”
Koji insiste: “Ma queste gambe di chi sono?”
“Di lui.”
“Dai. Non è possibile. Sono depilate. Sono della donna. Sicuro.”
Accostandosi con un terzo sacchetto di noccioline salate, esordisce il pilota di casa Shiba: “Secondo me, è uno spinterogeno.”
Devo proprio intervenire io: ”Ragazzi, state diventando ciechi? Adesso andiamo al secondo piano che ci sono i samurai.”
Mentre saliamo le scale, Koji e Tetsuya continuano a disquisire matematicamente sulle posizioni geometriche delle illustrazioni di cui sopra, con il sottofondo delle mandibole d'acciaio di Hiroshi, intento a sgranocchiare le prelibate noccioline.



*****************
Ce la faranno i nostri eroi a salire al secondo piano?
Piccola Daisuke riuscirà a pulire la cucina?
Ma soprattutto... quante sigarette fumerà il Principe di Fleed?
Tutto questo e molto altro ancora lo scoprirete solo nella terza puntata...

... per fornire consigli sul più ecologico detersivo per lavastoviglie, l'indirizzo è qui...

Edited by Daisuke_Umon - 6/5/2019, 07:03
 
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Buon giorno, sono tornata.
Innanzitutto vi ringrazio, anche a nome del Principe di Fleed, per i preziosi consigli sul miglior detersivo (ecologico, naturalmente) attualmente sul mercato.
Adesso vi sedete comodi, vi rilassate e, se avete voglia e tempo, potete leggere il terzo atto della vicenda...


*****************

UNA GIORNATA TRANQUILLA (terza parte)


Mi tiene aperto il sacco per i rifiuti mentre vi introduco non meno di 82 bottiglie di vetro vuote.
“Cosa ci hai fatto con tutte queste bottiglie di Alchermes?”, mi chiede mentre stacca con scrupolosa precisione chirurgica l'ultima etichetta.
La quale va gettata rigorosamente nell'altro sacco, quello della carta.
“Volevo fare la zuppa inglese… ma ogni volta che ci provavo, si scolavano la materia prima”.
Alza le sopracciglia e, ridendo: “Poi con i samurai al secondo piano come è andata?”
“È stato atroce. Hanno iniziato a piangere davanti all'illustrazione del grande guerriero Musashi… poi hanno litigato sui loro cognomi… poi non volevano più uscire… ho anche perso pure un treno…”
“Musashi? Quello del Trio Getter? Strano... ma non era morto nella prima serie?”


Sesta tappa. Banzai. Secondo piano.
“Finalmente una stanza degna di noi”, prorompe il pilota del Gureto, “finalmente si respira aria di codice d’onore, di veri uomini, di disciplina, di bushido.”
Hiroshi apre una bottiglietta di Coca Cola: “Che cosa sarebbe (fizzz) questo buscido?”
Per Tetsuya è un affronto: “Hiroshi, proprio tu! Dovresti saperlo: il bushido è la via del guerriero.”
Faccio capolino io, cercando di semplificare le spiegazioni: “Tranquillo, Hiroshi, niente di che. E’ il manuale delle giovani marmotte in versione nippo-bellicosa.”
Il mio meccanico di fiducia mi guarda stranito e mi sussurra: “Ma questa via del guerriero… è quella strada nuova che hanno fatto vicino al super-centro-iper-commerciale da casa tua?”
Scuoto la testa doppiamente sconsolata e invito i miei compagni d’arme a dirigersi verso alla prossima stanza.
In una bella teca trasparente sono esposti alcuni cimeli originali.
Ammaliato, Koji ne ammira il contenuto: “Che bella katana”.
“Guarda, Koji, che niente è come la spada diabolica del Grande Mazinga”.
“Risparmia il fiato, fratello. Noi ci chiamiamo “Kabuto” come il casco del samurai, il grande guerriero.”
“E io mi chiamo Tsurugi, come l'inseparabile spada del samurai. E comunque non si dice casco, si dice elmo.”
“Fa lo stesso.”
“Però mancano le spade laser…” persevera Hiroshi, aprendo un sacchetto di anacardi tostati.

E' l'alba.
Sto sonnecchiando su una poltroncina vicino alla porta finestra, in cucina.
Apro un occhio e ammiro il principe che, affacciato al balcone sovraffollato di brandine da campeggio, guarda assorto e contemplativo il sole nascente mentre nuvolette di fumo azzurrino svolacchiano dalla sua settantasettesima sigaretta.
Poi alcuni passi strascicati.
Giriamo entrambi la testa nella direzione di questo fruscio.
Un uomo alto, magro, particolarmente spettinato e in desabillè, appare sulla porta.
Ci guarda, fermandosi accanto allo stipite, poi avanza lentamente verso di noi.
“Buongiorno, Harlock, dormito bene?”
Mi risponde accennando un debole sorriso e, sistemandosi la benda sull’occhio destro: “Si piccola…, ma LUI che ci fa qui?”.
Il principe aggrotta le folte sopracciglia e gli pianta gli occhi addosso, aspirando l’ultima parte della sigaretta: “Stavo per farti la stessa domanda, Harlock…”
Percepisco una leggera tensione che decido di smorzare preparando per tutti un caffè equosolidale.
Ci sediamo tutti e tre sul tavolo della cucina e mentre distribuisco le tazzine, mi sovviene di non aver finito il racconto: “… All’uscita dalla mostra eravamo in clamoroso ritardo: rischiavo di perdere il treno...”


Settima tappa. Ritorno.
Usciamo precipitosamente dalla mostra.
Sono le 17.05.
Sono preoccupata… forse perderò il treno.
Stando alle indicazioni del sito internet delle Galaxy Railways, il materiale rotabile parte dalla stazione P4 alle ore 16:37, arriva alla mia stazione alle ore 17:41 e poi riparte dalla medesima alle ore 17:45.
Camminiamo con passo sostenuto: Tetsuya ovviamente ci precede, tonico come una molla, Hiroshi gli tiene testa, ma si distrae con qualche mossa pelvica rivolta alle ammiratrici, io e Koji sbuffiamo come caffettiere.
Riusciamo a raggiungere la stazione in anticipo, alle ore 17:36.
Il treno è già fermo al binario 1, mi reco all’obliteratrice che segna le ore 17:39.
Nel frangente in cui inserisco il biglietto nella bocchetta vedo con la coda dell’occhio il treno partire...

Guardo affranta i miei compagni: Hiroshi sta tenendo un concerto folk per la gita dei pensionati del binario 2; Tetsuya mi guarda serio e mi confessa che il dovere lo chiama (“Piccola, ho appena ricevuto un messaggio del prof. Kabuto: una nuova minaccia grava sulla Fortezza.” “E quale sarebbe?” “Gli scarichi dei bagni sono intasati. E’ tempo per il Grande Mazinga di intervenire.”).
Mi rivolgo a Koji, che si lamenta di essere considerato sempre l’ultima spiaggia.
Così ci catapultiamo sulla sua moto e ci dirigiamo alla stazione successiva (rischiando i venti autovelox nella tratta P8- Beta7), ma la performance da Tazio Nuvolari non è sufficiente perché il treno è già quasi entrato nella stazione di Alfa9, pertanto decidiamo di dirigerci direttamente a Gamma18, per non rischiare di perderlo una seconda volta.

Riesco a comprare un biglietto e finalmente salgo sul treno, salutando con copiose lacrime l’amico Koji, nella migliore tradizione lagrimosa stile Remì.


“E’ stato bello ascoltarti, piccola, ma adesso devo proprio andare… il recinto è rotto, Bianchina e le sue compagne potrebbero fuggire, è troppo pericoloso...”
“Oh Duke… di già”, non faccio in tempo a terminare la frase che con un fischio poderoso richiama Goldrake, fa un salto nel vuoto dal mio balcone e si tuffa nel robot.
Mi sto chiedendo che cosa c’entrano Bianchina e le caprette di Heidi, ma sono interrotta dalla Gigliola, la quale, avendo trovato aperta la porta di casa,non si è fatta scrupolo di entrare.
Squadra rapidamente e nei punti salienti il Capitano, in condizioni ancora decisamente poco vestite, poi si avvicina a me con tenerezza: “Piccina, ho bisogno di un favore. Tra una settimana organizzo una festa a casa mia e mi piace tanto la musica dal vivo… Quel ragazzo coi capelli lunghi e la chitarra che era con te ieri sera sarebbe disponibile?”


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... per i vs. graditissimi commenti equosolidali, l'indirizzo è qui...
 
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