Si tratta di due serie sicuramente cardine dell'animazione robotica (uno dei primi robot componibili, tre configurazioni) che però soffre un po' il paragone con il contemporaneo manga di Ken Ishikawa, che in tempi recenti di riscoperta e di remake è sempre stato maggiore fonte di ispirazione rispetto alla controparte animata classica. Al di la degli elementi splatter e truci del manga (debitori di Devilman) la serie soffre dell'edulcoramento dei personaggi invero eccessivo che li condanna un po' all'appiattimento. Ryo da karateka anarchico del manga diventa un protagonista perfettino e pulitino che gioca a calcio e il cui passato viene quasi totalmente ignorato. Takeru del successivo Gackeen sarebbe stato un buon compromesso per la serie tv, mantenendosi più fedeli al manga pur rendedolo fruibile per un pubblico di giovanissimi. Diversa sorte tocca ad Hayato e Musashi. I due, che qui pilotano un robot titolare a testa, sono a tutti gli effetti dei protagonisti quanto Ryo e non delle spalle e nella versione tv lo scavalcano molto a livello di pathos. Hayato non è uno studente terrorista come nel manga, ma mantiene il suo fascino tenebroso, la sua indole cinica ma malinconica e soprattutto con il suono della sua armonica diventa una delle colonne portanti della produzione audiovisiva (resta indelebile il tema di Hayato)
Musashi invece nel manga è molto sacrificato, mentre nella serie tv rappresenta la rivincita della categoria dei "ciccioni pasticcioni", reggendo in pratica l'80 per 100 delle puntate sulle sue spalle, fungendo da protagonista a molte puntate con i suoi tentativi di farsi bello, i suoi pasticci e come vi rimedia salvando la situazione (se si potesse fare una media dei mostri di puntata distrutti da Getta 3 questa sarebbe sicuramente molto alta).
