Ci sono diverse figure femminili che possono aver ispirato Tomino oltre a Iside, madre per antonomasia ( le prime immagini di donna con bambino ( horus bambino) riferite a lei molto prima dell'iconografia cristiana. Pertanto se Tomino ha tratteggiato il suo personaggio principale come Iside, è per stessa definizione "la madre" ( di horus, quindi di banjo).
Ma ripeto, oltre a iside ci sono altre figure che sono chiare fonti di ispirazione:
La prima è naturalmente Giocasta, moglie fedele che fa di tutto perché il marito possa avere un erede. Questo nonostante la maledizione che gravava sul marito il cui destino sarebbe stato quello di essere ucciso dal figlio. Ma il desiderio di Laio era troppo forte e quindi Giocasta per accontentare il marito lo fa dormire, lo pone in una sorta di catalessi e genera così Edipo.
L'altra figura è persefone. Persefone si chiama anche kore che significa fanciulla. Da qui potrebbe derivare il nome koros. Che però ha attinenza anche con Iside/Hathor e cioè casa di horus, ovvero madre di horus. Infatti koros è spesso scritta khoros oppure choros con chiara attinenza al nome horus ( oppure horos, oro ecc..).
Potrebbe anche esserci il termine cor ( dal latino Cor Cordis che significa cuore). Chissà quanto ci abbia giocato l'autore...
Fatto sta che persefone viene rapita da Ade ( il corrispettivo di Osiride) e ne diventa la moglie. Infatti persefone e Iside sono stati associati in un sincretismo religioso.
Persefone rappresenta la primavera, ma anche la terribile regina degli inferi. Ha in comune con Venere Afrodite il simbolo del melograno ed è in pratica il suo alter ego.
Persefone/Afrodite in pratica si scambiano i ruoli.
Un mito che presenta molte analogie è il mito di Orione che è sempre raffigurato dalla costellazione di Orione che rappresenta anche Osiride.
Il mito di Orione è estremamente interessante perché lui combatte contro il toro e deve guardarsi dallo scorpione e dal serpente.
È singolare che il toro abbia come Stella principale il suo occhio. Aldebaran, l'occhio del toro. Aldebaran è anche l'occhio del sole horus. In pratica è il figlio di Osiride.
Il mito si ripete, sebbene sotto altre forme.
Tornando a persefone, la sua natura virginale e mansueta è un forte contrasto con la natura terribile da sovrana degli inferi. È la metamorfosi della madre di banjo.
Persefone, in latino Proserpina, era sua figlia, chiamata dai greci anche Kore: ‘fanciulla’.
Le tre dee vulnerabili rappresentano i ruoli tradizionali di moglie, madre e figlia. Sono archetipi dell’orientamento al rapporto, quelle dee, cioè, la cui identità e il cui benessere dipendono dalla presenza, nella loro vita, di un rapporto significativo; esprimono il bisogno di appartenenza e di legame tipico delle donne; sono sintonizzate sugli altri e sono vulnerabili.
Vennero tutte e tre violentate, rapite e dominate o umiliate da divinità maschili. La fine di koros non a caso è veramente tragica.
La dea Persefone, che i romani chiamavano Proserpina o Cora, era venerata in due modi, come fanciulla, o Kore (che significa 'giovinetta') e come regina degli Inferi.
Kore era una giovane dea slanciata e bellissima, associata ai simboli della fertilità: il melograno, il grano, i cereali e il narciso, il fiore che la adescò.
Come regina degli Inferi, Persefone è una donna matura, che regna sulle anime dei morti, guida i viventi agli Inferi e pretende per sé ciò che vuole.
In Giappone, ancor più che in Occidente, la donna ideale assomiglia a Persefone. È tranquilla, riservata, compiacente; impara che non deve mai dire di no in maniera diretta: viene educata a evitare di disturbare l’armonia esprimendo dissenso o con atteggiamenti sgradevoli. La donna giapponese ideale rimane graziosamente presente, ma sullo sfondo, anticipa le necessità degli uomini e apparentemente accetta il proprio destino.
È questa la presentazione di donna che Tomino descrive con koros, personaggio straordinario e tragico allo stesso tempo.
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