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Luce.
icon1  view post Posted on 20/4/2016, 12:44 by: Luce.     +4   +1   -1
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Grand Pez di Girella

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COME LA VEDO IO SE DUKE E RUBINA SI FOSSERO SPOSATI
Whath if

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La porta della sala centrale del palazzo reale fleediano si aprì, e la figura slanciata e provocante di Rubina si stagliò nel rettangolo.
Aveva un abito dello stesso colore dei capelli, inguinale e aderente come una seconda pelle, trucco sapientemente studiato, capelli freschi di parrucchiera.
Lei e Duke erano sposati da pochi mesi; lui la guardò sorpreso e le chiese:
" Sei bellissima, ma dove vai così elegante, non ricordo avessimo appuntamenti."
"Per forza, IO ho un appuntamento: devo andare a trattare col Primo Ministro per delle questioni che tu trascuri, se non ci penso io qui tutto va a rotoli."
"Davvero? Ma di quali questioni parli?"
"Lascia stare, piuttosto vedi di riprendere il giardiniere che da settimane non taglia l'erba e la domestica che cucina da schifo e lascia pure i capelli nella minestra!"
"Senti Rubina, di questo possiamo parlarne domani, piuttosto quel tipo... cioè… tu sola con lui, così vestita, non so se..."
Lei lo guardò con aria di compatimento dicendo: "Come sei scemo poverino, credi che non sia in grado di farmi rispettare? Tu, piuttosto, vedi di farti intendere coi tuoi dipendenti."
Se ne andò chiudendo sgarbatamente la porta ancheggiando sui tacchi a spillo.

Pochi minuti dopo suonò il telefono.
"Duke, sei tu?"
"Naida, che piacere sentirti!"
"E' molto che non ci vediamo, quando possiamo incontrarci?"
"Anche adesso, come vedi io sono a casa, se vuoi passare di qui".
"Allora, a tra poco."
"Naida!"
"Duke!"
"Finalmente, che bella sorpresa, entra, sono solo in questo momento."
Naida entrò: era sempre molto bella, ma aveva nel viso un'ombra di sofferenza, si vedeva che aveva patito molto per la loro separazione anche se cercava di non darlo a vedere, la nostalgia del loro rapporto era evidente in tutta la sua persona. Tuttavia, mantenne sempre un regale contegno e si accomodò sul divano.
Era a disagio, voleva iniziare un discorso ma non si decideva, doveva essere qualcosa di delicato.
"Senti Duke, io... cioè volevo sapere come va la tua vita, come ti trovi da sposato, va tutto bene?"
"Beh, sì, direi di sì. Rubina è molto giovane e penso che per lei non sia semplice abituarsi a una nuova vita, addirittura un pianeta diverso, cerchiamo tutti di non farle mancare niente, i miei genitori l'adorano. Stasera è uscita, doveva incontrarsi con qualcuno per delle questioni burocratiche..."
Naida lo interruppe all'improvviso balzando in piedi.
"Lei non è andata per quello che tu dici... e non è la prima volta, lo sanno tutti..."
"Cosa vuoi dire?"
"Non capisci? Rubina fa quello che vuole, praticamente dall'inizio che vi siete sposati, lei ... ecco... conosce molti uomini..."
Duke prese le distanze da Naida, la guardò inorridito, lei abbassò lo sguardo e gli occhi le si riempirono di lacrime.
"Mi dispiace, ero venuta qui... non ero sicura di parlare del fatto, ma ti ho visto così ben disposto verso di lei... lei che non ti merita... allora non ho potuto fare a meno di dirtelo."
Silenzio nella sala per lunghi minuti.
Poi, nella mente del Principe si affollarono tanti episodi, fatti strani, apparentemente cose da niente, ma ora messi insieme alle parole di Naida acquistavano un significato ben preciso.

Durante le prime settimane di matrimonio la loro intimità era stata gradevole e faceva ben sperare per il futuro; in seguito Rubina era diventata via via sempre più insofferente e al tempo stesso ad avere un aspetto sempre più ricercato.
Se lui le si avvicinava lei si spostava dicendo: "Lasciami, non vedi che ho appena fatto la messa in piega?", oppure: "Non toccarmi, mi sono appena messa lo smalto alle unghie."
Quando cercava di coinvolgerla a sane attività sportive, corse all'aperto, lei lo guardava male, quasi dicesse: "Che razza di sovrano potrai mai diventare, se pensi a queste sciocchezze."

Duke si avvicinò a Naida e aspirò il profumo semplice e discreto dei suoi capelli e subito gli comparvero davanti agli occhi le loro corse nei prati, le nuotate al lago, le soste lungo le spiagge assolate. Il suo sguardo trovò riposo in quel viso senza trucco, si accorse di non ne poterne più di colori chiassosi, atteggiamenti troppo sofisticati.
D'impulso corse ad aprire la portafinestra: il profumo che Rubina aveva lasciato nella sala era insopportabile, lui cercava di farselo piacere, ignorando i mal di testa e il penoso senso di nausea che gli procurava.
Si soprese addirittura a ricordare con nostalgia gli scherzi di Sirius... e anche alle volte che li aveva sorpresi in atteggiamenti ai quali un bambino di quell'età è opportuno passino inosservati.
Lui e Naida sedettero sul divano vicini in modo discreto: avevano entrambi delle ferite aperte, visibili, volevano consolarsi a vicenda e temevano di farsi altro male, così poco alla volta si presero le mani, lievi carezze, baci delicati, casti e amichevoli, non c'era passione, ma molto di più, incapaci di staccarsi l'un l'altro. Rimasero a lungo uniti in abbraccio delicato ma molto profondo e alla fine si addormentarono.

Sulla Nave Madre, a guardare sul grande schermo sintonizzato col Palazzo Reale sul quale erano state collocate una miriade di micro telecamere, c'erano Rubina e la sua ultima conquista, Zuril, Gandal e Hydargos. Re Vega era visibile dal video gigante davanti a loro.

Rubina sorrideva soddisfatta: era stata una dura lotta, ma ora il traguardo era raggiunto, questa immagine dei due abbracciati sul divano era la prova del tradimento da lei voluto e provocato, ora il motivo di attaccare il Pianeta e ammazzarli tutti, c'era.
Avevano già disposto delle bombe ovunque, bastava schiacciare un pulsante e in un secondo tutti sterminati, soprattutto avevano portato Goldrake in un posto sicuro.
Non era stato per niente semplice: il suo regale consorte era un osso duro, aveva pazienza, per non parlare poi dei suoi suoceri. La veneravano, la vedevano perfetta, una specie di dea.
Ricordò le parole che le diceva spesso la Regina:
"Cara, tu per noi sei come una figlia lo sai, poi da tempo non hai la mamma, io per te sono come una madre, quando senti nostalgia della tua casa, di tuo padre, delle tue amicizie, puoi andarci per qualche giorno quando vuoi, sentiti libera, mi raccomando, sei tanto giovane, hai diritto a divertirti: sai mio figlio è spesso impegnato coi suoi doveri, ma tu fai come fossi a casa tua, lo sai vero che questa è la tua casa?"
"Certo che lo so!" disse Rubina con voce aspra e lievemente tremula verso tutti i presenti nella sala.
"Questa è davvero casa mia, e lo sarà per sempre, mia e basta, non puoi credere quanto io la consideri mia."
Cominciò a parlare di tutti i fatti avvenuti nei mesi del suo matrimonio, quello che per lei era stato tutto orribile e insopportabile: gente buona, mai un'invidia, un pettegolezzo, tutti che si aiutavano.
I Re di Fleed non erano per niente altezzosi o superbi e si preoccupavano per tutti anche in prima persona; trattavano i dipendenti quasi a loro pari, si preoccupavano per la loro salute, dei loro familiari. Il giorno in cui aveva scoperto che tutti ricevevano ben quattordici mensilità e avevano dato un alloggio gratis ad una famiglia in difficoltà le erano venuti i conati di vomito.
Via via che raccontava, la sua voce diventava a tratti alta, poi isterica e tremante, a volte si sentiva il pianto a fatica trattenuto, si era repressa per tutti quei mesi e adesso aveva bisogno di sfogarsi.
Nel suo sguardo non c'era nemmeno un'ombra di innocenza, c'era odio, risentimento, volontà di distruggere; sparita la voce di Candy, anzi non si sa come somigliava sempre di più a quella di Lady Gandal e la sua espressione facciale era in forte competizione con Crudelia Demon.
Doveva apparire davvero fuori dalle righe, visto che Hydargos le porse la coppa del suo pregiato cognac gran riserva di un'annata molto speciale, ottenuto con non poca fatica.
Re Vega intervenne dicendo di andarci piano con i liquori ai quali lei non era abituata.
Allora Rubina esplose in un atto violento stringendo con veemenza i piccoli pugni:
"Bevo quello che voglio e quanto voglio! Sono stanca di roba sana, delle salutari spremute del mattino ingollate a tavola tutti insieme a colazione nel giardino di casa con la bianca tovaglia di fiandra, o della tisana della sera che il mio amato consorte mi portava con tanta premura quando ero già a letto, che schifo! Basta con le manie salutiste, con il depuratore anti-inquinamento che i miei adorati suoceri avevano fatto costruire, se poi questo portava in rosso i conti delle Casse Reali, chi se ne frega, per loro contava la salute e non solo la loro, beninteso, ma di tutto il pianeta e dei suoi abitanti!"
Ormai era un fiume in piena non si tratteneva più e infatti aggiunse:
"Basta anche col bacio della buonanotte che mi toccava subire dai due sovrani a da quella mocciosa di Maria, che neanche farlo apposta aveva sempre la bocca sporca di latte e briciole.
Una marmocchia rompiscatole che mi seguiva ovunque con sguardo sognante, voleva sempre giocare, le dovevo raccontare delle storielle, ficcava le sue sudice mani nella mia roba.
La sera passavo almeno mezz'ora a sfregarmi la faccia con la carta vetrata per cancellare tutte le loro tracce."
Per concludere la sfuriata, con un calcio lanciò in aria una alla volta con violenza le sue preziose scarpe con tacco alto di vernice rosso rubino; la prima finì incastonata tra i cristalli del lampadario e la seconda fuori dalla finestra polverizzandosi nella stratosfera.

A quel punto, Re Vega cominciò a chiedersi preoccupato se non avesse esagerato a mandare la sua unica figlia così allo sbaraglio. Si sarebbe mai più ripresa?
E' anche vero che l'idea era partita dalla stessa e tutti avevano concordato come una trovata eccellente.

In un noioso e grigio pomeriggio di fine inverno, Rubina era sola in casa e, stanca di vagare da una stanza all'altra senza sapere cosa fare, aveva buttato una mano dentro uno scatolone pieno di videocassette ordinate via etere. Ne aveva scelta una a caso, senza neanche guardare di cosa si trattasse. Tra uno sbadiglio e una rosicchiata alle unghie, poco alla volta si era interessata al video. Si trattava di un film straniero dal titolo "Divorzio all'italiana" e da lì era stata ispirata a mettere in atto la sua azione diabolica per invadere il pianeta Fleed e intanto che c'era, perchè no, tutto l'Universo.
Le invasioni sono come le ciliegie, una tira l'altra.

Alla fine del film era tutta pimpante e piena di entusiasmo. Telefonò alla sarta, alla parrucchiera, all'estetista, poi buttò dalla finestra le scarpe da tennis, le tute da ginnastica informi, capi sportivi o troppo infantili, anche l'orsetto di peluche col quale dormiva da quando era piccola e tutta la serie di anatroccoli di gomma coi quali si divertiva a fare il bagno.
Con quegli oggetti in circolo non poteva certo pensare di conquistare il Principe di Fleed.
Via ogni residuo d'infanzia e quello stile Lolita finto ingenuo, cioè all'inizio poteva anche servire, poi l'opera di seduzione doveva essere più intelligente e studiata.
In seguito, c'era stato il fidanzamento ufficiale e il matrimonio.

A onor del vero, quando un mese prima Re Vega l'aveva convocata nella Sala del Trono per prospettarle il fidanzamento con questo Duke Fleed, lei pareva aver snobbato l’idea e si era limitata a risponderli con enormi palloni con le gomme da masticare rosa che si era infilata in bocca con indolenza una dietro l'altra, ed era uscita piano dalla stanza e nemmeno nei giorni successivi c’era stato verso di convincerla. Ma ora... ora tutto era diverso e l'idea meravigliosa.
Adesso era il momento di ammazzarli tutti, il filmato con la prova del tradimento c'era.
Bisognava essere sicuri che dei fleediani non ne rimanesse vivo nemmeno uno, perchè se si fossero riprodotti, il pericolo della loro bontà d'animo e altruismo era grave, essendo forse un fatto ereditario; con la speranza che poi si trattasse solo di un fatto di cromosomi e non un virus contagioso, altrimenti avendo convissuto con loro per tutto quel tempo... un brivido la scosse tutta... meglio non pensarci.

Rubina rigirò a lungo con lo sguardo la scatola della videocassetta col film ispiratore: da dove proveniva?
Boh, sembrava dall'Italia, ma di che pianeta si trattava? Mai sentito nominare!
Passò un'ora buona al computer e, dopo tanto cercare, scoprì che l'Italia era solo una penisola dalla strana forma di stivale appartenente al Pianeta Terra.
“Pianeta Terra: grande, azzurro, rigoglioso, subito dopo Fleed sarà mio", pensò Rubina fissando un punto lontano con gli occhi stretti in due fessure. "E dopo quello... una cosa alla volta, ho tanto tempo davanti e nessun ostacolo."



FINE

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Edited by .Luce. - 31/7/2023, 14:28
 
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