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.Luce.
view post Posted on 22/4/2023, 15:53 by: .Luce.     +2   +1   -1
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Professore della Girella

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FATTI E MISFATTI

1_246

L’astronave guidata dal Ministro delle Scienze Zuril, atterrò silenziosamente alla base lunare Skarmoon in una fredda e grigia alba invernale, esattamente come il suo umore in quel giorno.
Quello che agli inizi doveva essere un viaggio alquanto piacevole, si era in realtà rivelato un dramma sotto ogni punto di vista.
Entrò in punta di piedi all’ingresso che portava direttamente ai suoi appartamenti, non voleva farsi notare da nessuno, desiderava stare solo e dimenticare quelle ultime ore, anche se questo desiderio si rivelava assai improbo.

Da alcuni mesi, incontrava all’insaputa di tutti, una piacevole compagnia femminile, e quella che agli inizi gli era parsa una delle sue solite avventure senza seguito, era poi diventata, col passare dei giorni e delle frequentazioni reciproche, una dolce ossessione, un pensiero costante, un alimento alle sue più audaci fantasie amalgamate da deliri di onnipotenza, la mente sempre pronta, sveglia e vivace, lunghe notti di veglia costellate da visioni e pensieri finora sconosciuti.
Il giorno prima era partito da solo lasciando credere al suo sovrano di recarsi a controllare la base sottomarina sulla Terra, sistemare meglio tutti i meccanismi, studiare sul posto nuove strategie di attacchi a sorpresa: logicamente re Vega gli aveva lasciato carta bianca, Zuril godeva da sempre della sua fiducia incondizionata.
Nella realtà invece, si era recato nella direzione opposta, verso un piccolo pianeta ancora non invaso né sottomesso ai veghiani; il suo intento iniziale era stato quello di studiare bene il sottosuolo, le materie prime e, se fosse stato conveniente, invaderlo in un battito di cigli come già avvenuto innumerevoli volte in passato.
Le cose avevano preso tutt’altra piega perché, già dalla seconda perlustrazione, si era decisamente scontrato con una ragazza dall’aspetto più strano, alieno, affascinante e sconcertante che avesse mai visto prima.
Non la si poteva definire bella nel senso classico del termine, ma aveva molto di più, un fascino incredibile, attirava come una calamita, ed entrambi si erano amalgamati a meraviglia fin dal primo istante. Lei possedeva una massa intricata e fittissima di lunghi riccioli mogano, la sua figura ricordava le leggendarie sirene ammaliatrici, occhi grandi di un ruggine intenso e brillante, un incedere lieve come non avesse peso, pareva fluttuare nell’aria e al tempo stesso lo riportava a terra, molto a terra, risvegliando in lui i suoi istinti più bassi e inconfessabili.
La loro storia era iniziata tre mesi addietro, Zuril studiava ogni momento il modo per eludere la sorveglianza del sovrano e correre da lei, si incontravano anche a metà strada; una volta erano atterrati in una stella dalla quale si vedeva tutta l’Orsa Maggiore, ed erano circondati da pianeti così luminosi e brillanti come non pensavano potessero essere.

Lo scienziato si era chiuso bene a chiave nella sua camera lasciandosi cadere di peso sulla sedia posta accanto alla scrivania, si teneva la testa tra le mani, la mente gli riportava rimbombando con forza nel cervello, le parole e le immagini viste e sentite poche ore prima come un lento, lungo e inarrestabile stillicidio.
Lo shock era stato fortissimo, ancora si domandava come avesse fatto a tornare alla base senza sbagliare, aveva guidato l’astronave per inerzia, come un automa.
Si era recato all’appuntamento qualche ora prima dell’accordo, voleva fare una sorpresa a Sharmila. Il locale prenotato doveva venire addobbato di fiori, della buona musica e tutto il resto: appena varcato l’ingresso, aveva subito riconosciuto la voce di lei, parlava con qualcuno, aveva udito una voce maschile intensa.

“Quindi, sei sicura? Hai tutti i dati, quell’alieno ti ha svelato tutti i segreti della sua base, i codici di ingresso, le strategie, ogni cosa?”
“Mai stata così sicura, ti ho fatto venire ora che ho la certezza di avere tutto in pugno, non ci sono più segreti: brindiamo al cretino del pianeta Vega!” aveva detto lei, alzando in alto un calice pieno di liquido dorato con bollicine. Lui le aveva rivolto un sorriso complice, mentre le prendeva la mano portandola alle labbra.

Zuril l’aveva vista solo di sfuggita, ma aveva riconosciuto subito quella massa inconfondibile di riccioli ribelli, quindi era fuggito a gambe levate, salito sulla sua astronave e senza rendersi conto della meta, era comunque atterrato alla base lunare Skarmoon col cuore in gola, le voci gli bombardavano il cervello e la disperazione andava tramutandosi in panico col trascorrere delle ore.
Passavano davanti ai suoi occhi come in un film tutte le immagini dei loro incontri; ricordava molto bene che, dopo essersi amati, rimanevano vicini a lungo, lei teneva il capo sopra il petto di lui. Nell’ammirare quella massa di capelli sparsi, si chiedeva come un pettine potesse entrarci senza perdersi, lei non parlava, aveva il raro e prezioso dono di saper ascoltare: lui si sentiva capito, accettato, compreso, amato dai suoi devoti silenzi carichi di interesse, mai gli aveva dato l’impressione di annoiarsi con lui in qualunque cosa facessero o parlassero.
Lei conversava molto poco; era gentile, accogliente, sempre ben disposta… e ora che ci pensava, lui non sapeva praticamente niente della sua vita. Ecco allora il motivo, lo scopo, quella era, era… una spia, un’infiltrata, una copia di Mata Hari! Quante cose le aveva svelato, c’era cascato come un pollo, con lei vicino era come cadere in una trance ipnotica, più che naturale col tempo svelarsi, rivelare l’esatta collocazione delle basi installate sul pianeta Terra, i particolari sulle sue scoperte scientifiche, il modo in cui intendeva attuarle, le prossime conquiste, i moderni robot da combattimento che nascevano dalla sua fertile natura di scienziato, gli studi intrapresi fin dalla giovinezza.
Era arrivato a parlarle con dovizia di particolari della sua vita privata, del figlio Fritz, amatissimo, ma col quale faticava ad instaurare un vero rapporto, la nostalgia per le sue prolungate assenze, le delusioni sentimentali: a tal proposito, da quando frequentava Sharmila, si era reso conto ben presto dell’inconsistenza della passione che aveva provato da sempre per la principessa Rubina.
Come si fosse tolto improvvisamente un velo dagli occhi, aveva visto quanto fosse sciocca quella ragazza che lo snobbava apertamente e anche volgarmente: alcune settimane addietro era arrivata alla base coi capelli tinti di uno scialbo color lavanda, un miniabito coloratissimo che emetteva scintille. Appena lo aveva incrociato, aveva tirato fuori la lingua per quanto era lunga diretta a lui, sulla quale aveva infilato un brillante da molti carati, almeno così sembrava a tutta prima, viste le luminosità che emetteva.
Si era così addobbata per andare alle feste del Carnevale imminente, aveva un seguito di corteggiatori, ma stranamente, questa volta a lui non aveva dato per niente fastidio.
Zuril si scosse all’improvviso dal torrente dei ricordi e, tenendo gli occhi fissi a terra, percorse a lunghi passi almeno una decina di volte il perimetro della sua camera.
“Devo subito trovare una soluzione, non c’è tempo da perdere, se Re Vega si accorge di questo fatto sarà una tragedia, perderò tutto, allontanato, forse condannato a morte, devo assolutamente venir fuori da questo incubo.”
Uscito dalla stanza incrociò immediatamente il comandante Gandal: gli parve che un lieve sorriso ironico increspasse le sue labbra. Decise di non dargli importanza, lo salutò con un breve cenno del capo e si allontanò a passo celere, mentre la sua mente confusa continuava a pensare.
“Per la prima volta invidiò Gandal e la sua consorte: due menti in un corpo solo, quello che fa l’uno, non lo può certo nascondere all’altro, nemmeno tradirlo… già, lui non può avere storie con altre donne nè lei cornificarlo con un uomo. Un tempo li compativo, ora invece… fossi al loro posto non mi troverei certo in questo labirinto senza via d’uscita: poi… non oso pensarci, ma se sapessero in che guaio mi sono cacciato… che goduria per entrambi, che soddisfazione per loro vedermi finito, strisciare come un verme, mi schiaccerebbero proprio come un verme, sicuro.”

Doveva al più presto rimediare il disastro, cancellare tutti i dati segreti che ora non lo erano più, altrimenti quell’onta di tragedia e disonore lo avrebbe travolto come la marea con conseguenze che non si potevano nemmeno pensare per scherzo, da tanto sarebbero state terribili.
“Speriamo solo che non sia troppo tardi.”

Si recò svelto in sala di comando, chiuse bene a chiave l’ingresso e accese il computer. Modificò molte tracce, cancellò dati importanti, decise di scendere presto sulla Terra a spostare la base sottomarina e dopo alcune ore di alacre lavoro, cominciò a sentirsi meglio e il futuro gli apparve in un’ottica cautamente ottimistica.

Re Vega stava regalmente e superbamente assiso sul suo trono, mentre il Comandante Gorman raccontava per filo e per segno ogni particolare del suo recente colloquio con Sharmila.
“A quanto pare, i suoi sospetti erano ben fondati, sire, il suo… diciamo… collaboratore sta facendo uno sporco e inqualificabile doppio gioco. Si tratta di tradimento vero e proprio, Lesa Maestà, sabotaggio…”

Accanto al sovrano, con la corona e il lungo abito da principessa stava Rubina, l’aria seria e severa, regalmente austera, immobile, le braccia incrociate e assentiva con lievi cenni del capo.
“Vi ringrazio Comandante, il vostro aiuto è stato fondamentale e tempistico, vi garantisco fin da ora che, una volta tolto di mezzo Zuril con la fine che si merita, sarete voi a prendere il suo posto. Ora potete andare, grazie ancora e a presto.”

Completamente ignaro di questi drammatici retroscena, il Ministro delle Scienze cominciò a sfregarsi le mani molto soddisfatto dei risultati ottenuti col suo alacre lavoro.
“Con questo sono a posto! Mi rimane soltanto scendere sulla Terra per spostare la base sottomarina e non ci sarà più traccia di nulla: anzi, dirò a Vega che ho trovato uno spazio migliore, più adatto per respingere le difese dei terrestri, dove il Delfino Spaziale finirà sotto il livello del mare, non tornerà più a galla e noi, soprattutto io, vittoria piena, evviva!” gridò lo scienziato facendo una piroetta per la gioia.

Nel lungo corridoio intravide una figura dall’epidermide turchina. Chi poteva essere?
Uno nuovo, un probabile collaboratore di Vega… “Sarà venuto qui a chiedere un lavoro, certo, ma da come se ne sta andando con la coda tra le gambe l’avrà avuta buca, guarda che faccia da cane bastonato”, ragionava tra sé Zuril. Poi, gonfiandosi come un pavone: “Non è un brutto uomo e sarà anche in gamba, ma io sono meglio. Il mio colore è verde speranza intanto, ora che sono appena docciato e depilato, brillo come l’erba a primavera, faccio un gran figurone, che bell’uomo che sono, intelligente non ho bisogno di dirmelo ancora, tanto lo sanno anche i muri… aspetta, manca solo una spruzzata di profumo e sono a posto.
Vado subito a mostrare al sire questi nuovi progetti, sono robot invincibili e mai visti a memoria di veghiano. Sarà così contento che si fiderà solo di me, sarò ancora più invidiato da quell’antipatico di Gandal e da quella insopportabile brutta strega di moglie che si trova sempre appresso, sarò il top dei top, il numero uno, l’invincibile, il…”

Così pensava pieno di boria, mentre a lunghi passi si dirigeva in prossimità della Sala del Trono, preparandosi a bussare con discrezione alla porta.
“E’ permesso? Si può entrare? Disturbo?” Un sorriso inarrestabile gli stendeva le labbra illuminandogli lo sguardo stupidamente sicuro e altero.

“AVANTI!” Tuonò la voce possente di Vega facendo tremare al contempo tutta la stanza.


FINE
 
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113 replies since 20/4/2016, 12:44   1873 views
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