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.Luce.
view post Posted on 22/4/2023, 15:58 by: .Luce.     +1   +1   -1
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Professore della Girella

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CONFIDENZE

1_247

Il lungo filo per stendere il bucato degli abitanti del ranch Makiba si stava lentamente riempendo di un numero interminabile di lenzuoli: Rigel e Hara lavoravano fianco a fianco, dato che avevano deciso di approfittare della bella giornata tiepida e ventosa per fare il bucato. Nel frattempo, conversavano amabilmente tra loro.

“Banta è un gran lavoratore, per questo non ha finito gli studi, vuole aiutarmi in tutto e per tutto, io insistevo perché si diplomasse al liceo insieme a Venusia, sai, intelligente com’è sarebbe potuto diventare chissà cosa, ma non voleva pesare troppo sulle mie spalle e così…” blaterava Hara spiegando bene i panni con le mani e una molletta per il bucato infilata in bocca.

“Infatti”, bofonchiò Rigel a denti stretti. “E’ vero, comunque mia figlia non ha mai trascurato i suoi lavori in casa e alla fattoria, diplomandosi col massimo dei voti; nel frattempo è diventata campionessa di ginnastica, avrai letto il giornale, no? Ha vinto lei la gara, prima campionessa assoluta”, si vantava il ranchero con aria di superiorità verso la sua vicina.
“Sì, ricordo, so che mio figlio le moriva un poco dietro, per fortuna ha fatto retromarcia in tempo; era solo una piccola cotta di passaggio, uno come lui può avere di meglio, non che io abbia niente contro Venusia, per carità, ma un bel ragazzo come il mio Banta può aspirare ad una Miss, non certo accontentarsi di una ragazza come se ne vedono tante in giro…”

“Già, infatti… Comee??? Cosaaa??!!! Come hai detto? Ripetilo, cos’è Venusia???”
Sulla faccia di Hara si stampò un’espressione totalmente stupita e interrogativa mentre lisciava un lenzuolo.
“Perché, cosa ho detto che non va?”
“Hai detto che mia figlia non è nulla, che Banta è meglio di lei, più bello più intelligente, più…”
“Certo, ma ho detto la verità, non è mica un’offesa e non capisco perché ti scaldi tanto.”
Rigel gettò a terra con rabbia una candida federa per cuscini, cominciò a sbraitare agitando le braccia arrabbiatissimo.
“Tuo figlio è un menomato mentale, un’incapace, mangia pane a tradimento, buono a nulla, ladro, infame, magari avesse accanto una che sia soltanto la pallida ombra di Venusia, potrebbe baciarsi i gomiti! Ci ho pensato bene io a tenerlo lontano da lei, sempre a ronzarle intorno, ma col fucile spianato, l’ho fatto sparire lontano tra nuvole di polvere, e tu osi…”
“Si può sapere cosa ti ho detto di così grave? I due ragazzi non erano adatti e sono andati ognuno per la loro strada, tutto qui.”
“No, tu hai detto che Banta è troppo per Venusia, che lei vale poco, ti sei permessa questi insulti…”
Hara si battè la tempia con l’indice per indicare che Rigel stava vaneggiando.
“Guarda che hai capito fischi per fiaschi, quando mai ho avuto da ridire su quella ragazza?
Lavora sodo, studia, si impegna, è carina… solo che il mio Banta la sovrasta di parecchi palmi, tutto qui. Che problema c’è?”
“Te lo dico io che problema c’è, ecco!”
Prese l’enorme secchio colmo d’acqua grigia con l’intenzione di rovesciarlo addosso a quella maleducata che aveva per vicina, ma siccome era molto pesante, gli schizzi finirono su tutto il bucato steso, oltre che sopra i due litiganti.

Da lontano, i lenzuoli così macchiati ricordavano vagamente certe pitture futuristiche molto in voga.

“Allora vi aspetto, a tra poco!”
Alcor aveva appena finito di conversare con Boss, il quale gli aveva promesso di venire prestissimo a fargli visita. Dopo appena un’ora infatti, eccolo al ranch in compagnia dei suoi inseparabili aiutanti Nuke e Mucha.
“Ben arrivati, da quanto tempo non ci si vedeva, entrate, ho tante cose da raccontarvi!”
“Anche noi!” risposero i tre in coro “è un periodo di noia totale, per fortuna esistono gli amici.”
Si accomodarono in veranda, e mentre erano intenti a sorseggiare tè verde e bevande fresche, iniziarono a parlare delle solite cose: i robot da progettare e costruire, idee brillanti, azzardare qualche ipotesi di vacanza.
“A proposito” esordì il capo ingoiando in un solo boccone tre piccoli panini farciti “Sai Alcor, l’altra notte ho avuto un’idea strepitosa per adescare qualche ragazza togliendole di torno tutti i soliti mosconi ronzanti; sai che brillante idea mi è venuta?”
“No, non so” gli rispose Alcor, mentre Nuke e Mucha atteggiavano la loro espressione a disgusto.
“L’altro giorno ho preso dall’orto qualche chilo di ortaggi per il minestrone, ho abbondato con estratto di cipolla freschissima, poi ho fatto una gigantesca spremuta di aglio da bere a piccoli sorsi: era tutto buonissimo, quindi la sera stessa mi sono recato in un locale dove non mancano mai bellezze mozzafiato. Dopo un lungo respiro ho soffiato sopra tutti i maschi presenti, facendoli scappare all’istante.”
“Lo credo bene, ma le ragazze come ci sono rimaste?” gli domandò Alcor trattenendo il respiro, mentre i due aiutanti avevano tirato fuori il fazzoletto e lo tenevano premuto sopra il naso.
“Ora che ci penso.. non so, mah! Si era fatto tardi e se ne stavano andando, ma un’altra volta andrò là molto prima e ti assicuro che le farò cadere tutte ai miei piedi.”
“Su questo non ho dubbi… potrebbe essere un’idea geniale per allontanare i mostri di Vega, è un progetto da applicare al tuo robot; mettiti all’opera e vediamo se funziona.”
“No, per carità” gridò Mucha allarmato “Per due notti abbiamo dormito fuori, in casa l’aria era irrespirabile anche con le finestre aperte.”
Aggiunse Nuke sottovoce ad Alcor: “Abbiamo messo il diserbante su tutte le colture di porri e affini e speriamo basti, perché sai come dice il proverbio: l’erba cattiva non muore mai.”
“Bene ragazzi, si è fatto tardi, andiamo: ciao, Alcor, stammi bene e alla prossima!”
“Che matti quei tre, però avere degli amici così è bellissimo.”

Da molte settimane Hydargos non sentiva più quella vocetta stridula della moglie di Gandal, anzi, a pensarci bene, era un bel pezzo che il suo cranio rimaneva ben sigillato e non gli compariva più davanti quell’essere portatore di sciagure. Ogni volta che lui falliva immancabilmente nel tentativo di distruggere Goldrake, lei lo faceva veramente a pezzi moralmente parlando, molto più di tutti gli altri suoi superiori, i quali, non erano certo mai stati teneri con lui, Vega soprattutto, ma lei era un vero mostro: antipatica, sadica, ignorante, cattiva, brutta, impicciona, supponente, iettatrice… “Poi, quale altro aggettivo posso affibbiarle?” si domandava il veghiano confuso.
“Mah, non saprei, però so per certo che, da quanto non la vedo sono più sicuro di me, il prossimo attacco sarà quello definitivo, me lo sento, vincerò con tutti gli onori. Il problema è che non so quanto potrà durare questo stato di grazia, visto che non ho più notizie di quella donna. Proverò a indagare con discrezione, almeno fosse sparita per sempre… che abbiano divorziato? Potrebbe anche essere, però qui il clima è stato tranquillo: Gandal è sempre lo stesso, non si è assentato a lungo, notule di avvocati non ne ho viste, quindi, dove può essere finita? Forse è andata in ferie da sola o con le amiche? No, impossibile, per una come lei una vacanza sarebbe una sofferenza, con chi se la prenderebbe? Avere delle amiche neanche a pensarci, chi la sopporta?”
Improvvisamente, sul monitor apparve l’immagine del suo sovrano, quindi Hydargos si mise prontamente in orecchio e sull’attenti.
“Sei pronto a sferrare l’attacco col nuovo mostro?”
“Sicuro!”
“Allora muoviti, svelto, non perdere tempo!”
“Subito sire.”
Il veghiano si diresse prontamente verso la Terra col suo disco, intanto ragionava ad alta voce:
“Questo è il giorno della mia vittoria, diventerò Comandante Supremo, quindi, la prima volta che spunterà dalla testa aperta di Gandal quell’odiosa vipera che mi ha sempre ostacolato nei miei successi, non me ha fatta passare una liscia, mi ha sempre infamato davanti a tutti; con la mano la prenderò al volo in una frazione di secondo prima che lei rientri e la butterò nello spazio infinito… anzi, negli abissi di fuoco e ghiaccio. Sparirà per sempre quell’essere diabolico, se ne pentirà di avermi mandato un intero mese nelle miniere di Giove: sempre a sghignazzare, trattarmi come un idiota, un verme! E come si divertiva, lo faceva con un gusto, ma la sistemo io, adesso.”

Il disco era già in prossimità della Terra. Hydargos si sentiva in forma e con una voglia matta di distruggere tutta la base di Procton, i collaboratori, spazzare via tutti gli abitanti del Giappone e non ultimo, ridurre in briciole quel dannatissimo e potentissimo robot fleediano insieme ai dannati velivoli studiati apposta per combattere e vincere sempre meglio.
“Che strano, mi sembra di sentire quell’odiosa vocetta di zanzara, a forza di pensarci ho l’impressione di averla appresso, invece…” disse ad alta voce ridendo di gusto.
Davanti al vetro dell’astronave, si materializzò improvvisamente proprio lei, Lady Gandal, rosso fuoco dalla testa ai piedi, la legittima consorte del Comandante.
“Eccomi qui, in perfetto orario!” disse articolando bene le sillabe con voce ancora più stridula del solito.
A Hydargos venne meno la parola, mentre una miriade di puntini balenanti e a vivaci colori offuscarono la sua vista.
“Ma… ma…come… cosa…?” riuscì a sillabare con un filo di voce molti secondi dopo la “magica” apparizione.
“Sono venuta con te per fare a pezzi Goldrake e compagnia, per poi tuffarci insieme negli abissi siderali, andare ai lavori forzati nelle miniere di Giove, farci a pezzettini in due: è più istruttivo e divertente no? Bella sorpresa, vero? Dimmi che sei contento! Da solo ti saresti annoiato a morte!”
Lady Gandal appariva quanto mai in forma e scattante, corde vocali molto attive, piena di voglia di fare; brillava di luce propria, luce che trafigge, brucia, consuma e disintegra.


Il ranch Makiba, verso l’imbrunire, vide raggrupparsi uno ad uno i suoi abitanti, ognuno col suo carico della giornata trascorsa.
“Ciao, papà, tutto bene col bucato di oggi? Sei sicuro di voler fare sempre tutto a mano anche domani? Non è troppo faticoso?”
“Mmmm… senti Venusia, è ancora attiva la solita lavatrice con asciugatura rapida?”
“Sì, eccome, quando vuoi…”
“Ecco, allora ricominciamo come ai vecchi tempi… il lavoro con gli animali mi lascia poco spazio per le faccende.”
Alcor si avvicinò piano ad Actarus dicendogli: “Ti ricordi Boss? Oggi è venuto qui, pare stia coltivando nell’orto qualche arma micidiale contro i mostri.”
“Davvero? Nell’orto? Ma di che si tratta?”
“Te lo spiego meglio un’altra volta e coi fatti, vedi, a parole è un po' difficile.”
“Ah, beh, sono davvero curioso di vedere.”

Il Dott. Procton arrivò silenziosamente, come sempre educato e inappuntabile.
“Questo pomeriggio stavo per chiamarvi tutti via radio, sul nostro monitor era comparsa la Nave Madre veghiana, ma all’improvviso si è allontanata; i miei collaboratori per ore e ore l’hanno cercata in tutti i modi. Mistero! Non siamo riusciti assolutamente a segnalarla, è davvero un fatto strano.”

Per un istante tutti si guardarono sorpresi, poi i loro sguardi si posarono sui monti e su Mizar che correva contento a cavallo di un nuovo e bellissimo puledro.
La luce rossastra del tramonto sottolineava coi suoi raggi questo quadro, facendolo apparire magico.



FINE
 
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