PERCORSI SCOLASTICI“Shiro! Shiro, dove sei?”
La voce alta e al tempo armoniosa di Jun, fece eco nel vasto campo di erba appena spuntata.
Il bambino era come al solito infilato dentro il suo Junior Robot e stava simulando un attacco.
“Che vuoi? Mi sto addestrando!”
“Ah, eccoti finalmente. Ti ricordo che non sei solo un pilota, ma soprattutto un bambino che ha ancora tante cose da imparare.”
La figura snella della giovane stava davanti al ragazzino. Mani sui fianchi e tono che non ammetteva scuse, aveva sul viso un’espressione non propriamente soddisfatta.
“Devi ancora fare i compiti.”
“Lo so”, le rispose con noncuranza, maneggiando il volante.
“A che punto sei? Hai fatto qualcosa o devi ancora iniziare? So che la maestra vi ha spiegato nuovi punti di grammatica.”
“Certo, e devo fare un tema. Il migliore riceverà un premio.”
“Lo so bene: ci sarà il Preside che valuterà tutti gli scritti, e quel giorno i familiari degli alunni saranno presenti. Cosa aspetti ad iniziare?”
Shiro si arrese e sgusciò fuori dall’abitacolo per dirigersi verso casa.
Dalla cartella di cuoio rosso estrasse un quaderno, una biro e una gomma. Con un colpo di mano si fece spazio sul grande tavolo che stava in mezzo alla cucina. Una bottiglia di plastica, un tegame pieno di piselli in umido e alcuni pezzi di pane, caddero a terra.
“Ma insomma, stai attento!” gridò Jun osservando quel disastro. Aveva da poco finito di rigovernare e ora un tondo lago di sugo rosso si allargava lentamente sul pavimento chiaro.
Prese scopa e straccio, in fretta pulì per terra con modi spicci e bruschi.
“Perché non fai i compiti in camera tua? Io tra poco esco, devo fare la spesa settimanale, avrò bisogno di spazio al mio rientro, e tu di silenzio se non vuoi prendere un brutto voto, o, peggio ancora, ripetere la terza.”
“Non mi prepari la merenda, mentre faccio i compiti?” le chiese mentre temperava una matita.
Vinta, Jun si buttò di peso sulla sedia impagliata; quel ragazzino le sembrava una sorta di maledizione in certi momenti, e adesso era uno di questi.
Reagì con decisione: aprì il frigo, estrasse una lattina di aranciata, un panino già pronto e li mise in un piatto.
“Non c’è la coca cola? domandò Shiro, mentre fissava con sguardo per nulla benevolo la bibita.
“No, non c’è!” ribattè la ragazza con stizza mal dissimulata.
“Non la dimenticare, dato che vai a fare la spesa” l’apostrofò con tono di comando mentre apriva il quaderno.
Jun chiuse il frigorifero con gesto energico, poi gli si piantò davanti.
“Senti bene, ragazzino; a proposito di dimenticanze, ti ricordo che il tema dell’ultima volta esibisce una serie infinita di correzioni blu e rosse, con un voto così basso che mi auguro non dover più leggere. Hai capito che devi usare la punteggiatura e non si cambia verbo in continuazione?”
Shiro annuì vigorosamente col capo.
“Bene, allora fai le valigie e fila di sopra.”
Rassegnato, Shiro scese dalla sedia e con gesti lenti prese le sue cose.
Nella sua cameretta c’era una bella scrivania piazzata davanti alla finestra. Il sole del pomeriggio filtrava tra le persiane e, dalla finestra socchiusa, la lieve brezza primaverile portava con sé gli odori dei fiori sbocciati, del fieno appena tagliato, dell’erba fresca.
Aprì il quaderno e rilesse il titolo del tema.
“Tema libero”
Ricordò le parole della maestra.
Bambini, voglio che in questo componimento non dimentichiate nulla di quanto abbiamo appena studiato:
La corretta punteggiatura, le doppie, i verbi
Comparativi e superlativi irregolari
Comparativi di maggioranza e minoranzaSi armò di penna nuova dalla sfera ben appuntita, e con rinnovata energia si mise a scrivere.
Mi chiamo Shiro Kabuto e sono gia un eroe grandissimo il mio potentissimo robot da combattimento e il più superiore di tutti e riesce ad affettare tutti i Mikenes invece di quella sciocca di Jun che ha molte pochissime armi. E’ tutavia molto bellissima e un fotografo che lha incontrata le a chiesto di posare per un calendario ma Tetsuya gli a mollato un pugno super potentissimo che lo a steso a tera.
Jun pero lo voleva fare si e mesa a piangere poi e tornata a casa in autobus non aveva voglia di cucinare ma e meglio cosi perché cucina in modo moltissimo pessimo è speso molto stanchissima anche se non fa mai niente.
Mio fratelo tetsuya a un suo robot da combatimento da solo non riesce a fare niente e lo aiuta boss nuka e muche che gli anno salvato la vita sempre ma lui dice che e il piu bravo di tuti.La forteza dela scienza è molto enorme e molto grandisima la piu belissima del mondo ce la invidiano tuti.
Kenzo Kabuto è il responsabile della forteza delle scienze che e la base opperativa per il grande Mazinga Kenzo e mio padre passa tuto il suo tempo nela fortezza dele scienze e laddestramento degli orfani Tetsuya e Jun pero vuole moltissimo piu bene a me che a loro dato che sono due piaghe molto grandissime.
Io divento il più bravissimo pilota del mondo e loro niente.
Shiro posò la penna e si stirò tutto soddisfatto. Rilesse il componimento e si persuase di aver fatto un capolavoro.
“Vincerò il premio!”
Alcuni giorni dopo, il lungo corridoio della scuola elementare era gremito di ragazzini, genitori e insegnanti. Il Preside, un uomo che incuteva soggezione anche da lontano, fissava i compiti dei bambini appesi in bacheca. Doveva assegnare il premio al più bravo alunno.
Rifece il giro più volte e lesse i compiti con attenzione, poi ad un certo punto chiamò la maestra di Shiro e le parlò sottovoce.
La donna scoppiò in lacrime e uscì dalla scuola quasi correndo.
I genitori rimasero attoniti; Jun, Tetsuya e Kabuto, elegantissimi per l’occasione, si fissavano con sguardo interrogativo.
Alla fine, il Preside salì su un gradino e con voce possente proclamò il vincitore.
“… poiché non mi è stato possibile dare un giudizio al migliore alunno, dato che qui nessuno è stato all’altezza, il premio andrà al peggiore.”
Esibì davanti ai presenti una grande medaglia dorata, prese il microfono e pronunciò le seguenti parole:
“Primo premio, peggior scolaro per aver scritto il tema più orrendo che abbia mai letto in tutta la mia carriera, è… Shiro Kabuto!”
---------------------------------------------------------
Continua il percorso scolastico ad ostacoli del nostro Shiro. Sono passati circa tre mesi dal disastroso tema che ha avuto l’onore (?) di vincere il premio.Primo premio, peggior scolaro per aver scritto il tema più orrendo che abbia mai letto in tutta la mia carriera, è… Shiro Kabuto!Che terribile umiliazione! Kabuto, Tetsuya e Jun erano dapprima ammutoliti, poi si erano guardati l’un l’altro con aria interrogativa, come dire: ho sentito bene?
Sì, osservando le espressioni molto eloquenti degli altri genitori avevano sentito giusto, nessun problema di udito, la visita dall’otorino poteva essere tranquillamente evitata.
Imbarazzati fino al midollo, avevano abbassato lo sguardo ed erano usciti dall’edificio scolastico.
Shiro aveva un’aria trionfante ed esibiva la medaglia come un trofeo. Che rabbia! Ma quanto era idiota quel bambino! C’era da scavarsi la fossa, altro che vantarsi e inorgoglirsi.
“L’appendiamo in salotto, vero?”
A quel punto, Jun non si era più trattenuta e, mani sui fianchi, voce incrinata dal disappunto, mentre il colorito bruno stava assumendo una tonalità melanzana, aveva sillabato: “In salotto appendo te! Da domani si studia per davvero e farai quello che dico io!”
“Cosa?” aveva chiesto il fanciullo con un’aria che stava tra l’innocente e il trionfante, ma che in fondo celava una certa strafottenza.
Di comune accordo con Kabuto e Tetsuya, avevano deciso di insegnargli a parlare correttamente. Ogni qualvolta pronunciava una parola mancante di una doppia lo correggevano, e così coi verbi sbagliati, gli aggettivi e le consonanti. Doveva scrivere in un quaderno le parole più difficili, qualche pensiero, fare l’analisi grammaticale.
In capo a poco più di un mese, il ragazzino era notevolmente migliorato, anche se qualche errore di ortografia gli scappava sempre, però non era più a rischio di ricevere il primo premio con tanto di medaglia dorata per il peggior tema.
“Domani ho il compito in classe. E’ tempo di scrutini, per alcuni giorni avremo una prova scritta.”
Jun stava stirando una pila di camicie da uomo, lo guardò di striscio.
“Molto bene, vediamo se il nostro lavoro ti ha giovato.”
“E ne dubiti? Mi avete massacrato e rotto le…”
“Shiro! Vogliamo evitare certi vocaboli, vero?” lo riprese Tetsuya appena entrato dalla porta di servizio. Fissava il bambino con piglio severo e aria poco amichevole.
“Vogliamo anche evitare di cambiare la camicia tre volte al giorno?” gli chiese Jun seccata e l’aria stanca. Erano ore che stirava col ferro a vapore, aveva un caldo pazzesco e non ne poteva più.
“Tetsuya durante gli allenamenti suda almeno sette camicie, e se non si cambia puzza!” finì la frase Shiro, mentre saliva al piano di sopra ed entrava nella sua cameretta.
“Quel bambino diventa ogni giorno più maleducato” brontolò il grande pilota.
“Eh già. Chissà da chi ha preso”, aggiunse Jun con tono ironico, mentre staccava la presa del ferro da stiro. Per quel giorno aveva finito, l’indomani l’aspettava una pila di lenzuoli e tovaglie che non finiva più.
Ore 8 del mattino. La classe al completo, la maestra era appena salita in cattedra e dettava il titolo del tema:
“Animali in casa mia.”
Parlate di quali bestiole hanno fatto parte o ancora fanno parte della vostra vita, il loro nome, quanti sono e descrivete il loro aspetto.
Shiro afferrò con decisione la stilografica e si accinse a scrivere pieno di entusiasmo.
“Nella mia casa ci sono molti animali: alcuni hanno stabile dimora, altri vanno e vengono.
Boss è un immondo topo di fogna che va e viene. L’ha detto Jun che è quell’animale lì, io credevo che i topi fosero fatti in un altro modo, però mi hanno detto che esistono molte razze.
Una moltitudine di formiche invade la cucina dalla tarda primavera all’estate, poi se ne vanno.
Un nido di blatte nere e rossastre aveva invaso il garage, anno deposto qualche centinaio di uova. Mio fratello li ha sterminati col flit.
Alcune api operaie avevano creato una loro casetta sopra al lampadario della sala e quando Jun se ne è accorta ha distrutto la dimora, sparso veleno con lo spray e le parole.
Per un giorno sono venuti da noi due pidocchi rifatti. Credevo fossero piccoli e quasi invisibili, ma erano invece una coppia di sposi con anelli d’oro per ogni dito, ricchi abiti firmati, un macchinone che a fatica è entrato nel cortile. Ho capito allora che i pidocchi stanno in testa, quelli rifatti sembrano persone, sono sgarbati, non ringraziano e non chiedono permesso.
Tetsuya è un leone che rimane in casa, un genere di bestia che ha stabile dimora.
Jun è una bella cavalla, anche lei non si schioda mai.
Il prof. Kabuto è una belva, mai se ne è andato per i fatti suoi.
Ecco, ho molti animali e il mio tema sarà il più belo di tutti.”
Quando suonò la campanella che annunciava la fine delle lezioni, Shiro mise la cartella coi libri in spalla e si avviò verso casa tutto contento.
Il giorno dopo ci sarebbe stata la prova di grammatica, corse quindi nella sua stanza per ripassare.
Aprì il quaderno con gli appunti che aveva dettato la maestra.
ANALISI GRAMMATICALE DEL VERBO
la coniugazione cui la voce appartiene: voce del verbo… della 1ª, 2ª, 3ª coniugazione;
il modo: indicativo, congiuntivo, condizionale…;
il tempo: presente, imperfetto, futuro…;
Il mattino seguente, la maestra dettò agli alunni le seguenti frasi:
Ritorneremo qui domani.
La ragazza entrò nella stanza per aiutarlo, ma combinò soltanto guai.
Shiro scrisse:
Ritorneremo: i mostri di Micene non ne hanno avuto abbastanza, non arrendono e ritornano.
Domani: e io sarò in pista per combatterli col mio super robot.
Tempo: eterno e imperfetto sempre.
La ragazza: quella rompi di Jun. Articolo femminile e di bella presenza.
Entrò nella stanza: voce del verbo entrare - nella mia cameretta a fare danni. Dare la polvere, spazzare sotto il letto i miei giocattoli, arieggiare la camera, così i poster dei miei cartoni preferiti si sono involati.
Ma combinò soltanto guai: mi ha insegnato male a scrivere e fare di conto. E’ tonta, insistente e somara. Però ha fatto una buona torta.
Torta: voce del verbo cuocere. Se non la levi dal forno in tempo si brucia.
Intortare: non è una torta, ma voce del verbo “adescare le ragazze”. Koji ha quel vizio, un giorno Sayaka se ne è accorta e l’ha fatto nero.
Oltremodo soddisfatto, il ragazzino consegnò il compito e se ne andò a fare ricreazione.
Terzo giorno: problemi di aritmetica.
Problema n° 1
Nuke compera un computer portatile che costa 645 yen e una stampante laser che costa 218 yen.
Se paga con 1000 yen, quanto riceve di resto?
Risposta: niente, perché i negozianti sono dei furbastri.
Problema n° 2
Kaori sistema su ogni scaffale del suo negozio 4 magliette a maniche corte e 7 a maniche lunghe.
Se gli scaffali sono 23, quante magliette sistema in tutto?
Risposta: 150 magliette, perché vanno sommate anche quelle che ha avuto dalla nascita.
Problema n° 3
Yuki ha una collezione di 172 monete. Quando compie 12 anni, riceve in dono 25 monete dalle sue 5 amiche. Quante monete ha ora Yuki?
Risposta: nemmeno una, perché ha speso tutto in dolci e gelati.
“Ooohhh, e con oggi sono terminati gli scrutini. Vado a casa, mi prendo un mega gelato e penso solo a divertirmi. Per quest’anno ho dato, fino a settembre niente compiti” esclamò Shiro stirandosi e sbadigliando a bocca spalancata.
Appena a casa, Jun gli domandò com’era andata.
“Benissimo!”
“Hai già i risultati?”
“No, la settimana prossima verranno appesi in bacheca fuori dalla scuola, poi verranno consegnate le pagelle ai familiari degli alunni.”
“Speriamo bene” sospirò la ragazza fissandolo con apprensione.
I giorni passarono in fretta, anche perché Jun e Tetsuya si sottoposero a duri allenamenti. Il nemico era sempre in agguato e loro non potevano certo permettersi di essere colti alla sprovvista.
In un assolato lunedì di giugno, Kabuto, Tetsuya e Jun si recarono presso la scuola elementare di Shiro. Sul muro esterno dell’edificio, facevano bella mostra gli elenchi degli alunni, le classi, le votazioni. I tre osservarono a lungo, ma il nome del bambino non appariva. Alla fine, decisero di chiedere in segreteria, anche perché comunque dovevano ritirare la sua pagella.
“Permesso?” chiese Kabuto alla segretaria tutta intenta a battere a macchina.
“Avanti”, rispose la giovane senza alzare lo sguardo.
“Ci scusi signorina… siamo qui per Shiro Kabuto… la sua pagella… ha finito la quarta” balbettò Jun.
“Per le pagelle dovete parlare con la maestra. Usciti di qui, andate sempre dritto in fondo al corridoio, l’ultima porta a destra.”
I tre si avviarono con passo spedito. Non ebbero bisogno di bussare, l’uscio era spalancato e la donna era sola nella stanza.
“B…. buongiorno signora… dunque noi… noi… ecco, siamo i parenti di Shiro… non abbiamo visto il suo nome nei cartelloni…” domandò Jun con un filo di voce.
La donna alzò lo sguardo, fissò i tre con uno sguardo piuttosto riprovevole.
“Certo, i bocciati non vengono indicati!”
“BOCCIATI?!” urlò Tetsuya.
“Intanto moderi i toni, poi mi faccia il favore di leggere i compiti di quel bambino impossibile. Non solo ha scritto schifezze, mi ha anche presa in giro. Forza, leggete qui! Siete o non siete la sua famiglia?”
La donna porse loro i fogli compilati dal ragazzino e se non svennero fu perché erano molto temprati dalla vita e dai mostri di Micene.
“Non è possibile!” disse Kabuto allargando le braccia.
“Ma come? L’ho fatto studiare molto in questi mesi, non capisco” mormorò Jun imbarazzatissima.
“Senta signorina; si vede che lei non è capace di insegnare, oppure pensava ad altre cose, come ai ragazzi, o a farsi la messa in piega” l’apostrofò la maestra fissandola con disprezzo.
“Ma come si permette?” si intromise Tetsuya.
“Giovanotto, già alcuni mesi orsono mi avete fatto fare una meschina figura davanti al Preside, quando il vostro marmocchio ha vinto il primo premio come peggior tema in assoluto, mi faccia il piacere di andarsene e non farsi vedere mai più. Sono stata chiara?”
I tre uscirono barcollando e lo sguardo fisso al pavimento. E adesso cosa avrebbero fatto? Come prima cosa, iscrivere Shiro in un altro Istituto, fargli passare un’estate rovente con almeno otto ore di studio forzato, un maestro di supporto e…
Mentre si recavano al parcheggio, videro da lontano Venusia e Mizar tutti trionfanti. Fecero loro un cenno di saluto e si avvicinarono.
“Buongiorno, che bella sorpresa!” esclamò Venusia.
“Mizar ha ritirato oggi la pagella, ha avuto il massimo dei voti.”
“E ho pure vinto la gara di baseball” aggiunse il ragazzino con orgoglio.
“La tua scuola è Yatsugatake, vero?” gli chiese Kabuto.
“Esatto, e vado in quinta.”
“Mmm… si potrebbe prendere in considerazione di iscriverci Shiro l’anno prossimo” considerò il dottore.
O mandarlo a lavorare in miniera pensò il fratello masticando rabbia feroce.
“Beh, è stato un piacere incontrarvi, ora andiamo a fare spese. Una bella vacanza al mare non ce la toglie nessuno” li informò Venusia estasiata.
“Ciao… e complimenti” rispose Jun con un filo di voce e lo sguardo assente.
A piccoli passi si avviarono verso la loro macchina.
“Si potrebbe pensare di clonare il ragazzino, mandare lui a scuola…” propose Tetsuya.
“Se penso alle brutte figure che può fare alla scuola di Mizar mi sento svenire” si lamentò Jun.
Il dottore stette in silenzio, ma nella sua mente qualcosa stava prendendo forma.
“Inserirgli un microchip nella testa, teleguidarlo da casa. Ragazzi, parliamoci chiaro: qui non si tratta di farlo studiare, il suo cervello segue un’altra direzione, non c’è niente da fare. Avete letto le cose che ha avuto il coraggio di scrivere? Io non lo so, mai vista una cosa simile…” disse allargando le braccia.
“Vedremo il da farsi. Ci fermiamo un momento al bar a bere un goccio?”
E la proposta di Tetsuya, fu l’unica cosa gradevole di quella giornata infernale.
FINE
Link per i commenti:
https://gonagai.forumfree.it/?t=72439545&st=450