Postiamo di seguito l'intero racconto a quattro mani di Amon114 e Isotta72VEGATRON
AMON114 E ISOTTA72 PER GONAGAINETPer i commenti: https://gonagai.forumfree.it/?t=47146364Prima parte:Il Patto del CentauroFleed
Costellazione della Croce del Sud
Nebulosa del Centauro
Anno Fleediano 104Mancava poco ad Altair2: entro qualche minuto la navetta sarebbe atterrata accanto al Palazzo Reale del pianeta alleato, il Consiglio si sarebbe riunito nel pomeriggio, e forse entro sera tutto sarebbe finito.
Alcaesar , Re di Fleed, sapeva di essere uno dei maggiori candidati alla carica di Imperatore, ed ora man mano che si avvicinava all'atmosfera di Altair2, si sentiva sempre più sotto pressione.
Da anni la nebulosa viveva in un clima di pace e prosperità.
La rivalità tra i vari pianeti che nei secoli precedenti ne aveva incrinato la crescita e lo sviluppo era stata completamente annullata grazie al patto interstellare scritto un secolo prima dal suo bisnonno Sigurur di Fleed.
Il patto chiamato Primo Statuto del Centauro venne sottoscritto da tutti i sovrani della nebulosa e da allora nessuno lo aveva mai infranto.
Questo Statuto sanciva regole di collaborazione e convivenza tra le genti, oltre a definire organi governativi trasversali ai vari pianeti che avevano il compito di legiferare in tal senso.
Il Grande Consiglio Centrale, formato dai rappresentati di tutti i governi della nebulosa, aveva il compito di scegliere un Imperatore che per un periodo di cinque anni si impegnava a garantire la pace e l'uguaglianza tra i popoli, mantenendo l’equilibrio e la stabilità, e garantendo la collaborazione tra le genti della nebulosa, evitando pericolose prevaricazioni.
L’imperatore doveva fare in modo che tutti i popoli avessero le stesse possibilità di sviluppo, organizzando un mutuo scambio di risorse e conoscenze, e aveva quindi la funzione di organo governativo interplanetario, ma non poteva interferire nelle questioni interne di ogni singolo pianeta, che era libero di amministrarsi in totale autonomia.
La Galassia del Centauro era vastissima, e ci volevano mesi di viaggio per spostarsi da un capo all’altro.
La Costellazione della Croce del Sud, posta al centro della Galassia, era la culla delle due civiltà più avanzate dell’intera nebulosa: Fleed ed Altair 2, poste su orbite concentriche attorno ad Acrux, la stella bianca della Costellazione.
Al di fuori di essa, numerosi pianeti abitati avevano sviluppato in maniera indipendente le loro economie e le loro organizzazioni politiche.
I primi viaggi intergalattici, all’epoca di Sigurur, avevano dato enorme impulso alle comunicazioni ed ai collegamenti tra le genti, complicando inevitabilmente il tessuto delle relazioni.
Lo Statuto aveva permesso di sfruttare l’enorme potenzialità di questa situazione, eliminandone d’altro canto i rischi, e diventando un evento di tale importanza, che su Fleed l’anno di sottoscrizione dell’accordo divenne l’”Anno Fleediano Zero”, a partire dal quale si ricominciò in tutta la nebulosa a misurare lo scorrere del tempo.
Il Re di Fleed era assorto nei suoi pensieri.
Sarebbe stato all'altezza di quel gravoso compito?
Un cicalio lo fece trasalire, un uomo in uniforme gli si avvicinò, annunciando con un inchino:
“ Siamo arrivati Sire. Tra due minuti entreremo nell'atmosfera”
Alcaesar ringraziò con un gesto della mano, si adagiò meglio sul sedile e si allacciò la cintura.
Strinse la mano di Lenia, che non gli staccava gli occhi di dosso dal momento della partenza.. chissà quanto gli aveva frugato nei pensieri.. e svegliò Duke con una carezza, si era addormentato con il capo sulle sue ginocchia.
"Ci siamo" pensò tra sé e sé.
Anno fleediano 105Osservava il mare in burrasca dalla vetrata del suo studio.
Il retro del Palazzo Reale si affacciava direttamente sull’Oceano Meridionale.
L’altra facciata dava sulla più grande e trafficata piazza della Capitale, che brulicava di vita.
Sorrise.
Il Palazzo sembrava la metafora del pianeta, che aveva raggiunto un equilibrio invidiabile tra progresso e rispetto dell’ambiente.
Fleed stava vivendo il decennio di maggior crescita di tutti i tempi, e la sua elezione ad Imperatore ne aveva aumentato il peso all’interno dell’intera Galassia.
Da tre generazioni ormai il Centauro non conosceva guerre, e il lungo periodo di pace aveva consentito a tutti i pianeti abitati di raggiungere un incredibile livello di sviluppo.
Il suo pianeta era stato baciato dalla fortuna: una felice combinazione tra raggio e forma dell’orbita, distanza dal sole, composizione del terreno, avevano reso quella terra incredibilmente fertile e vitale..
Le lunghe giornate di 30 ore, che permettevano un’enorme irradiazione, le due stagioni che si alternavano in maniera quasi impercettibile, lasciando un clima mite ed una temperatura costante per tutto l’anno..
Lo spirito vivace della sua gente aveva nei secoli oculatamente sfruttato tutte le potenzialità offerte da quella terra meravigliosa.
La sua era una responsabilità enorme.
A lui e alla sua discendenza il compito di far durare questo stato di grazia il più a lungo possibile.
(..)
Anno fleediano 105, un mese dopo:Sentì le sue braccia cingergli la vita.
“Come si sente, oggi, il mio sovrano?”
Lui si girò e le baciò le mani.
“Splendidamente, mia Regina..”
“Hai risolto il problema delle miniere di Vegatron?” Gli chiese accigliandosi.
Lenia era la sua migliore consigliera. Originaria del pianeta Helios, era dotata come tutti i membri della sua famiglia di poteri e.s.p. con cui aveva dovuto prendere le misure velocemente, e che erano un’incredibile risorsa per lui e per la sua gente.
A preoccuparlo erano le colonie disabitate ai limiti della nebulosa.
Il bellicoso sovrano di Vega le aveva occupate senza aspettare la delibera del Grande Consiglio Centrale.
Le colonie erano poco più che grossi asteroidi deserti, ma ricchissime di giacimenti di Vegatron, un prezioso minerale radioattivo, che poteva essere utilizzato in campo medico, energetico o bellico, anche se il suo sfruttamento era frenato dall’enorme pericolosità del minerale.
Gran parte della produzione di energia all’interno della nebulosa si basava sul suo impiego, ma l’estrazione proseguiva con lentezza a causa delle enormi precauzioni che andavano messe in campo per evitare pericolose e mortali contaminazioni.
Il suo utilizzo doveva sottostare a regole severissime, per evitare l’inquinamento dell’ambiente.
Da alcuni anni ormai Fleed ed Altair2 erano impegnate nel tentativo di realizzare una nuova forma di energia, a basso impatto ambientale e disponibile su larghissima scala, per eliminare completamente il ricorso a quella sostanza radioattiva.
Era già stato raggiunto un importantissimo risultato, che aveva avuto risonanza nell’intera Galassia: la sintesi in laboratorio di una lega metallica incredibilmente resistente, chiamata Gren. I primi esperimenti effettuati negli acceleratori di particelle di Fleed, dimostravano che in particolari condizioni e se opportunamente trattata attraverso la stimolazione fotonica questa lega diventava una potentissima fonte di energia.
Il Gren poteva essere sintetizzato in laboratorio, su larga scala e senza produzione di scorie. La ricerca in campo energetico era ormai vicina ad una svolta.
Vega si trovava ai confini meridionali del Centauro, ed era vissuto da sempre isolato dal resto della Galassia: un rigido e feroce regime militare lo poneva in aperto contrasto con le altre popolazioni. I civili vivevano nella più totale sottomissione ed erano privi di qualunque diritto: l’ignoranza e l’isolamento del suo popolo erano armi al servizio del suo potere. Gran parte delle risorse economiche del pianeta venivano destinate alla ricerca in campo bellico e all’addestramento dell’esercito.
Lo Statuto disciplinava anche la dotazione di armi all’interno della nebulosa, ed il sovrano di Vega si era sempre adeguato con riluttanza alle limitazioni imposte dal Consiglio, cercando ogni volta delle scappatoie nei cavilli regolatori.
Le sue mire espansionistiche ora preoccupavano Fleed e gli altri pianeti della Galassia: aveva occupato le miniere, inviandovi migliaia di civili per estrarre il minerale radioattivo.
Anche se Vega riusciva a mantenere il più totale segreto sulle sue attività, si sapeva per certo che i condannati al lavoro in miniera morivano come mosche dopo atroci sofferenze, e che i ricercatori militari avevano già realizzato le prime armi a base di raggi Vegatron.
Nessuno però era ancora riuscito a raccogliere delle prove che lo inchiodassero di fronte al Consiglio.
“Ora libera la testa, per un minuto soltanto”, mormorò Lenia appoggiando il capo sul suo petto.
Gli prese una mano e la appoggiò sul grembo.
“Davvero? E’ così? “ chiese Alcaesar con trepidazione.
Lei lo guardò negli occhi, ed annuì sorridendo.
Duke aveva già undici anni, e ormai stavano perdendo le speranze per un secondo erede..
Anno Fleediano 109“Come hanno potuto!” un forte pugno colpì la scrivania “Quegli stolti! Come si fa ad essere cosi stupidi!”
“Calmati Julius..”
“Calmarmi? Come posso calmarmi dopo quanto è successo? Ti rendi conto Alcaesar? Ti rendi conto che abbiamo appena lasciato il governo dell’intera nebulosa nelle mani di un pazzo guerrafondaio? Hai una vaga idea delle possibili conseguenze?”
Il Re di Fleed scosse la testa: condivideva pienamente le preoccupazioni del suo amico Julius Gaalar. Certe volte l’irascibile ed istintivo Re di Altair2 tendeva ad ingigantire le cose, ma forse ora aveva ragione..
Una cosa era chiara: l’ingerenza di Vega era cresciuta a dismisura in quegli anni.
E lui gli aveva offerto il fianco.
Era riuscito a manovrare l’intera nebulosa..
La notizia dell’invasione del pacifico pianeta Baar 7, raso al suolo nel giro di una notte da un misterioso e spietato invasore, aveva turbato gli animi di tutte le popolazioni, gettando i pianeti più vicini ai confini della nebulosa, e quindi più esposti, letteralmente nel panico..
Era vero: anni di pace e di benessere li avevano resi vulnerabili.
Si erano maledettamente rammolliti.
Vega aveva continuato a soffiare sul fuoco, giocando sulla debolezza difensiva della nebulosa, sul fatto che lui fosse l’unica possibile barriera protettiva.
Ogni altra questione era passata in second’ordine, compresa la sua occupazione delle miniere di Vegatron, che anzi veniva ora vista di buon occhio da una parte del Consiglio, che premeva perché Vega completasse il proprio apparato bellico.
L’astuto sovrano aveva esplicitamente chiesto di potersi avvicinare al centro del Centauro, per poter collaborare in maniera più efficace con la Costellazione della Croce del Sud.
Era stato costretto a consentirgli l’installazione della base sulla Luna di Fleed: tirarsi indietro sarebbe stato letto come un gesto ostile nei confronti del Consiglio.
Sarebbe stato in contrasto con i principi dello Statuto.
Voleva controllarli, a lui era chiaro.
Voleva la tecnologia e le conoscenze scientifiche della Costellazione.
Da quel momento la sua influenza era aumentata senza sosta.
Aveva lavorato subdolamente su alcuni membri del Consiglio, era riuscito a far sostenere la propria candidatura, affiancandola a quella di Julius, ed alla fine aveva vinto: Vega era il nuovo Imperatore della Galassia del Centauro..rabbrividiva ancora all’idea.
“ Julius” gli disse esercitando tutto il suo autocontrollo
“Scaldarti così tanto non serve a niente. Il Consiglio ha scelto in base alle attuali esigenze della nebulosa, ed oggi purtroppo..”
“ Menzogne!” lo interruppe bruscamente “ Sono solo menzogne, amico mio. Tu lo sai benissimo. Hai guidato perfettamente il Centauro in questi anni, sei stato il miglior reggente che la nebulosa abbia mai avuto. Hai organizzato spedizioni esplorative, non hai tralasciato nessun aspetto. Sai benissimo che non c’è nessuna minaccia..”
“ La distruzione di Baar 7…”
“ No Alcaesar. Non tu. Sappiamo perfettamente che è stato tutto un piano di Vega”
Il Re di Fleed scosse la testa, si spostò con un gesto il mantello dalla spalla e si girò con espressione greve verso l’amico.
“ Julius!” gli appoggiò le mani sulle spalle “ So che potresti aver ragione, ma queste sono solo congetture, amico mio, non abbiamo nessuna prova, e se questi sospetti giungessero alle orecchie di Vega gli daremmo il pretesto per attaccarci. Non possiamo tenergli testa, almeno non ancora.”
L’amico rimase a bocca aperta.” Cos’hai in mente? Cosa intendevi con -non ancora- ?”
Sul volto del Re di Fleed si aprì un grosso sorriso: ” Finalmente ci siamo riusciti!” esclamò.
Julius lo guardava con aria sorpresa continuando a non capire.
“ Una nuova fonte di energia, estremamente più potente,e soprattutto totalmente pulita. “ ammiccò il sovrano di Fleed.
“ Il Photoquantum, Alcaesar, ci siete riusciti. Non posso crederci!” Julius era esterrefatto: il Generatore a Photoquantum era diventato realtà. In tutti quegli anni, tutti i tentativi di sviluppare e gestire questa nuova fonte energetica, ottenuta dal Gren, erano risultati vani, proprio per l’enorme instabilità di questa energia.
“ Si Julius, ce l’abbiamo fatta. Il generatore è stato ultimato. E’ stabile.”
Il Re di Fleed era gonfio di orgoglio .
“ Fantastico: il generatore, unito alla lega Gren, ci apre la strada verso il nostro progetto, il nostro sogno di sempre!” I due amici si abbracciarono.
(..)
“Ancora una notte insonne?” chiese Alcaesar, stringendola in un abbraccio, sotto le coperte.
Lenia sospirò.
“Sono anni, ormai, che questa storia va avanti..” mormorò la Regina
“C’è qualcosa, come una sensazione dolorosa. La distinguo chiaramente.. e mi disturba.”
Le baciò i capelli.
“Sono sicura che i vostri sospetti siano fondati.. “ continuò Lenia “che l’attacco a Baar7 non sia opera di invasori esterni al Centauro, che sia venuto da dentro, da Vega..”
Lui la interruppe: ”Non c’è alcuna prova di questo, Lenia, ascolta, non può essere suggestione, la tua? L’insistenza di Julius..ormai non parla d’altro, ne è ossessionato..”
“Julius non centra nulla, non sono così debole, e mi offende, questa tua considerazione. Qualcuno sta cercando di mettersi in comunicazione con me, qualcuno che soffre, che vuole disperatamente dirmi qualche cosa.. “
Sentirono strattonare le coperte. Era Maria, anche lei da qualche tempo era vittima di incubi frequenti, e si rifugiava di tanto in tanto nel grande letto dei genitori.
Seconda parte: l’ago della bilancia(...)
Gli occhi profondi e intensi del suo amico erano puntati su di lui e ne sentiva il peso, la loro luce trasmetteva ad Alcaesar un senso d’inquietudine: sapeva che il suo istintivo, sospettoso amico aveva ragione, ma lui non poteva, non voleva tenere segreta l’esistenza del Photoquantum.
In tutti quegli anni, da quando era stato sottoscritto lo Statuto del Centauro, il pianeta Fleed aveva tenuto nei confronti della nebulosa e del Consiglio un atteggiamento di massima chiarezza ed onestà.
Quel glorioso patto che aveva trasformato un’ instabile nebulosa in una federazione di popoli pacifici ed avanzati si basava soprattutto sulla correttezza e sulla trasparenza.
No. Non sarebbe venuto meno a quel principio, non lui, non lo avrebbe fatto mai..
“Ho preso la mia decisione Julius,non tradirò il patto. “ gli aveva comunicato con fermezza.
“ Pazzo, sei un irresponsabile! Se non vuoi credere a me, almeno ascolta tua moglie! Non puoi ignorare i fatti. Non puoi consegnarci tutti nelle mani di quel tiranno. Non puoi!”
“ Calmati Julius. “
Il sovrano di Altair2 lo afferrò per le spalle stringendolo con forza.
“ Dobbiamo costruire armi. Armi potentissime,che ci permetteranno di contrastare quel tiranno. Ha inscenato l’attacco per rompere il limite sulla potenza del suo arsenale, e farsi eleggere Imperatore.
In più domani arriverà sulla tua Luna, si insedierà proprio al centro della nebulosa. È chiaro come il sole, Alcaesar, sta muovendo tutte le sue pedine, presto pagheremo questi errori. Lo capisci,vero?”
In quello stesso istante il giovane Duke entrò nella stanza.
Alcaesar di Fleed posò lo sguardo sul suo primogenito.
“ Ho un piano Julius. Ho un piano..” disse con lo sguardo fisso sul ragazzo..
Il suo amico lo guardò esterrefatto, aveva già visto quella luce negli occhi del Re di Fleed, la conosceva fin troppo bene .
“ Costruirò un’arma, ma sarà lui a chiedermela.”
“ Cosa? Come intendi…ah..lascia stare, non capirò mai le tue strategie, sei troppo raffinato per me! ”
Julius poggiò di nuovo le mani sulle spalle dell’amico
“Ma fido di te, lo sai. Io mi fido di te ciecamente”
(..)
Il re di Fleed si tolse il mantello, lo piegò e lo appoggiò su una delle poltrone della Sala del Consiglio.
Tutta la tensione e lo stress accumulati in quegli ultimi giorni lo avevano messo a dura prova, ma ora tutto era finito, il suo piano aveva avuto successo,poteva finalmente rilassarsi un pò.
Si lasciò cadere sulla poltrona e con la coda dell’occhio diede uno sguardo all’uomo che aveva cambiato la sua vita e forse lo stesso destino di Fleed.
Jarn, Conte di Telja, era una delle menti più brillanti di tutto il Centauro: era stato lui a rendere possibile la realizzazione del generatore al Photoquantum, e non solo.
La sua acuta e accurata illustrazione sui benefici e sul potenziale del nuovo generatore era stata fondamentale per la buona riuscita del piano. Aveva saggiamente sparso qua e là bocconcini golosissimi sulle possibili applicazioni belliche del generatore, sul recupero di efficacia e aumento della potenza di qualunque arma che lo avesse installato al posto dei tradizionali reattori al Vegatron.
L’esca era stata lanciata splendidamente. E l’Imperatore aveva abboccato alla grande!
Il giovane scienziato era ancora seduto al suo posto, attorno all’enorme tavolo ovale della Sala, curvo sul progetto consegnatogli da uno degli scienziati di Vega: un robot meccanico, una delle armi più potenti dell’arsenale veghiano.
Alcaesar di Fleed con un colpo di tosse attirò la sua attenzione.
“ Caro Jarn! So di averlo già fatto più volte, ma non potrò mai ringraziarti abbastanza per quello che hai fatto. Se Fleed e il Centauro hanno ancora una speranza di evitare la catastrofe lo devono soltanto a te.
Grazie Jarn, grazie a nome di tutti.”
“ Maestà.. non credo di aver fatto niente di eccezionale oggi: ho solo illustrato il mio lavoro,come lei mi aveva detto di fare,nulla di più. Anzi sono io che ringrazio lei per aver creduto fin dall’inizio al mio progetto, quando tutti mi davano per pazzo”
“ Genio e follia, caro Jarn, non è forse questo il connubio perfetto?” Rise il Re.
“ Scusi la mia insolenza, Sire, ma vorrei togliermi una curiosità.”
“ Chiedi pure,amico mio!”
“ Ecco…Perchè ha voluto che inducessi Vega a chiedermi di costruire un’arma, quando avrebbe potuto benissimo farlo lei?”
“ Le condizioni Jarn . Se avessi commissionato in prima persona la costruzione di un’arma ed avessi sottoposto il progetto al Consiglio per l’approvazione, sicuramente Vega avrebbe posto le sue condizioni.
In questo modo .. lui l’ha chiesta, io ho potuto porre le mie pilotando il Consiglio.“
“Politica..uhm..mi scusi Maestà, ma non la capirò mai.” Disse Jarn, passandosi una mano sui capelli.
“ Và benissimo così. Io non capisco nulla di robot, d’altro canto..So che farai un grandissimo lavoro.”
“ La ringrazio per la fiducia,Sire: costruirò il robot più potente mai realizzato. L’arma definitiva, un gigante di Gren alimentato con la più potente fonte di energia esistente. Sarà grandioso!”
“ Ne sono certo Jarn. Ne sono certo.. Ti brillano già gli occhi!” disse prendendolo sotto braccio ed accompagnandolo fuori dalla Sala.
(…)
Jarn Di Telja lavorava ormai da mesi alla realizzazione del progetto : la costruzione del robot e del disco non costituivano un grosso problema per lui.
Aveva studiato attentamente i progetti delle macchine da guerra veghiane ed era riuscito a carpirne i segreti. Unendoli al Gren ed al generatore ne sarebbero scaturiti livelli e prestazioni molto superiori.
C’era solo una cosa che lo preoccupava: la richiesta del Re.
Alcaesar voleva la realizzazione di una sorta di sinergia celebrale tra il robot ed il pilota. Quella richiesta non lo faceva dormire la notte.
Il Re aveva ottenuto dal Consiglio di poter mantenere il controllo dell’arma su Fleed, e un comando che si basasse sulla sinergia cerebrale avrebbe impedito a chiunque, se non ai piloti abilitati, di utilizzare l’arma.
In linea teorica si potevano sfruttare i poteri esp posseduti da una certa porzione della popolazione, fenomeno ormai ampiamente conosciuto, per stimolare in qualche modo i circuiti di controllo della macchina: qualche semplice prototipo già esisteva, ma tradurre le onde cerebrali in un software era l’enorme scoglio che non riusciva a superare.
Era notte fonda e nel laboratorio non c’era più nessuno ormai da diverse ore: tutti gli altri ingegneri erano tornati nelle loro case e solo lui era rimasto a meditare sul progetto.
Ebbe una strana sensazione, come di essere osservato..
Un rumore di passi nel corridoio: un ragazzino sui dodici anni, biondo con gli occhi di un rosso cupo e dal viso imbronciato si fermò sull’ingresso.
“ Dogar! “esclamò Jarn “ Cosa ci fai qui! Come mai non sei a casa? Mi hai quasi fatto venire un infarto!”
“ Ho fatto un sogno papà. un bruttissimo sogno..”
Dogar era il suo unico figlio e Jarn si sentiva in colpa nei suoi confronti: lo lasciava troppo tempo solo e dopo la morte della madre il ragazzo era diventato insicuro, fragile, e lui, con il suo lavoro, era troppo spesso occupato.
Sua moglie Giexa di Yu era morta tre anni prima, accidentalmente contaminata dal Vegatron.
Jarn aveva molto sofferto per la sua perdita, e da allora aveva messo anima e corpo nella realizzazione del generatore.
Nessuno avrebbe più fatto la fine della sua povera moglie. Nessuno.
Guardò il suo piccolo, la sua aria spaventata, sapeva che avrebbe dovuto sgridarlo,ma non ci riuscì, si avvicinò al ragazzo e lo abbracciò.
“ Tranquillo piccolo Dogar, papà è con te, torniamo a casa ora.” Disse scompigliandogli i capelli.
Il ragazzo si tranquillizzò e sprigionò uno strano calore , gli occhi divennero luminescenti: erano i suoi poteri esp che si manifestavano. Succedeva ogni volta che si emozionava profondamente.
Jarn fu pervaso da quell’energia e in quel momento ebbe un’intuizione.
Anno fleediano 111“Dove vi siete cacciati per tutto il pomeriggio! Il tutore vi ha cercato ovunque, eravamo in pensiero..santi numi.. mi farete invecchiare prima del tempo!”
I due ragazzi avevano entrambi lo sguardo fisso a terra, ma ogni tanto si scambiavano un’occhiata furtiva, e a stento si trattenevano dallo scoppiare a ridere.
Lei se ne accorgeva, e faceva finta di niente..
Quella ragazza le piaceva: era vivace, aperta, solare. Così diversa dal suo figliolo, timido ed introverso. Frequentava il palazzo fin dalla tenera età, era la figlia di uno degli ambasciatori, il Conte Barsik, e sua madre era una sua grande amica.
Ora intuiva che il loro rapporto stava cambiando.
Erano entrambi entrati nell’adolescenza, lei era molto bella e il suo corpo stava sbocciando.
Naida e Duke avevano la stessa età, ma suo figlio ora sembrava più giovane, alto ma sottile e dai lineamenti ancora acerbi.
Certe cose non le sfuggivano. Era cambiato il modo in cui lui la guardava.
(..)
“Duke, Maria, venite qui!”
Duke stava leggendo un libro alla sorella, lo appoggiò ed entrambi gli andarono incontro.
“Ho una cosa per voi”
Nella mano di Alcaesar due medaglioni agganciati ad una catenella.
“Che bello” Maria battè le manine, entusiasta.
“Che cos’è, padre?” chiese Duke
Li mise al collo di entrambi.
“Ragazzi, questi ciondoli hanno un significato particolare. Sono le chiavi di accesso alla più potente macchina della Galassia, il simbolo del progresso raggiunto dal nostro pianeta.
Quando sarete più grandi, sarà vostro il compito di garantire pace e prosperità alla vostra gente.
Imparate a leggere nei loro occhi, figli miei..sarà il vostro popolo a guidarvi nella giusta direzione.”
Duke pendeva dalle sue labbra. Quel ragazzo gli stava dando enormi soddisfazioni. Era già riconosciuto e stimato dal suo popolo.. lui e Lenia stavano indubbiamente facendo un buon lavoro. Era sempre più convinto di aver fatto la scelta giusta..
“Duke, vieni con me, dobbiamo parlare”
Si sedettero nel suo studio: di fronte a lui il figlio, Jarn e Julius.
“Duke, dobbiamo chiederti una cosa importante. Come sai, Grendizer è praticamente ultimato, stanno per iniziare le fasi di test, il simulatore è già in funzione”
Duke annuì, era molto interessato alla costruzione di quella macchina, e aveva passato diverse ore nell’hangar, a curiosare e fare domande ai progettisti.
“E’ un’arma micidiale. Abbiamo ottenuto dal Consiglio che il controllo rimanga in seno a Fleed, e la macchina è predisposta per essere controllata mentalmente.”
“Si, lo so” disse Duke, senza capire dove il padre volesse andare a parare.
“Significa che chiunque venga addestrato a pilotarla, sarà legato al robot indissolubilmente, e ne seguirà lo stesso destino.”
Duke sentiva gli sguardi di Jarn e Julius puntati addosso, e cominciava a diventare nervoso.
“Tu hai le caratteristiche fisiche e mentali adatte, i test lo hanno dimostrato”
Duke sbarrò gli occhi.
“Te la senti, ragazzo mio?”
Il ragazzo deglutì
“Certo , padre, certo che me la sento..”
“Duke, forse non ti rendi conto” lo interruppe Jarn. “Scusa se sarò diretto, ma voglio essere sicuro che tu ne comprenda tutte le implicazioni. Sarà faticoso, molto faticoso, e non escludo il dolore fisico, in una prima fase. “
“Dolore fisico?”
“Si, Duke. Ma andiamo per passi, così capirai meglio.”
Si mise a sedere di fronte a lui.
“Il cervello artificiale di Grendizer funziona in modo simile a quello umano, la trasmissione degli impulsi avviene come tra i neuroni, solo più velocemente. Chi è dotato di un’attività cerebrale superiore alla norma, di poteri extrasensoriali, è in grado di trasmettere impulsi di intensità sufficiente per far “scoccare la scintilla” nei neuroni artificiali del robot.
Duke, Grendizer possiede una forma primordiale di cognizione: analizza la situazione, ed è in grado di reagire, rispettando alcuni parametri impostati, alcune regole, e la volontà stessa di chi è in sintonia con lui”
“Mi ha detto uno dei tecnici che è predisposto per l’autodifesa” replicò Duke “che se ne occupa in autonomia, in qualche modo, così che il pilota possa concentrarsi sull’attacco.”
“Non proprio: è programmato per preservare se stesso ed il pilota, e se quest’ultimo commette degli errori, o delle azioni che possano danneggiare se stesso o il robot, interviene. Interviene esattamente come fa il corpo umano: se fai qualche cosa che danneggia il tuo corpo, esso risponde con degli stimoli dolorosi.”
“Credo di aver capito“ annuì il ragazzo.
“Grendizer è un’arma difensiva, non offensiva, Duke.” Aggiunse il padre “ E’ come se avessimo messo una specie di sigillo. La sua potenza distruttiva può scatenarsi solo se il pilota, o chi il pilota deve difendere, si trovano in immediato pericolo. Non può annientare, se non per difendere altre vite. Non è concepito per la distruzione fine a se stessa.”
“E per poter realizzare questo dovevamo dotarlo di una forma embrionale di coscienza, con tutte le implicazioni che questo comporta sulla persona che viene destinata a diventarne il pilota.” Concluse Jarn.
“Se a questo aggiungi che il tutto è in fase sperimentale..” si intromise Julius
“Esatto” aggiunse Jarn “E’ la prima macchina così complessa a controllo mentale, lo sai bene. Fino ad ora l’utilizzo delle onde cerebrali per il controllo cibernetico è stato limitato a piccole macchine utensili, senza la necessità di decodifiche in software complessi, ma qui le cose sono diverse.. “
“Non mi fa paura..” rispose Duke, risoluto.
“C’è altro.” intervenne Julius
“Per ora Grendizer è solo un elemento di equilibrio: Vega lo ha chiesto, noi lo controlliamo. E’ l’ago della bilancia. Ma se per qualche malaugurato motivo dovessimo entrare in guerra..”
“Sarei io a dover combattere..” disse Duke, chinando il capo.
“Padre, Julius, perché io, perché non Marcus?”
“Marcus è un impulsivo, Duke, tu hai un carattere diverso. Non è escluso che in una seconda fase, magari, ma non ora.” Rispose secco il Re di Altair 2.
Duke annuì. Era vero, il suo amico aveva un gran coraggio, e sarebbe sicuramente stato un guerriero migliore di lui, ma era una testa calda..lo aveva dimostrato in più di un’occasione.
Terza parte: figli(..)
Lo osservava dal portico che dava sul giardino.
Giocava con la sorellina: Maria scoppiava in una risata cristallina ogni volta che il fratello saltava fuori da un nascondiglio.
Il suo ragazzo stava diventando un uomo.
Velocemente, troppo in fretta, per lei che ancora se lo sentiva accoccolato in grembo.
Era bello, e non lo pensava solo perché era sua madre.
Ora lo osservava di spalle, due spalle larghe, che sarebbero diventate forti, come quelle del papà.
Ma le stavano già mettendo a dura prova, quelle spalle..
Erano anni che le caricavano.
Un’educazione impeccabile, severa.
Era loro figlio, ma era innanzitutto l’erede al trono, e questo era da sempre ben chiaro in mente ad entrambi.
La loro famiglia guidava il pianeta da generazioni, ed il trono su base ereditaria ancora funzionava solo perché la serietà e l’impegno erano state tramandate di generazione in generazione.
Era orgoglioso del suo ragazzo, ma nello stesso tempo soffriva per lui.
Non bastava essere al centro dell’attenzione, essere caricato di aspettative, sapere fin da bambino quale sarebbe stato il suo destino.
Ora ci si metteva anche quel robot.
Lo detestava.
Vedeva tornare Duke spossato, svuotato da quegli addestramenti.
Lui aveva accettato di buon grado di affrontare quella sfida, era una macchina affascinante che lo aveva stregato. Ma gli succhiava linfa vitale. In più di un’occasione lo aveva visto chiudersi in se stesso, incapace persino di scaricare la tensione.
(..)
“Duke, se non te la senti, troveremo qualcun altro..” disse con tono accondiscendente.
“Non mi aiuti, così” rispose il figlio, senza sollevare lo sguardo.
Lenia gli aveva chiesto di parlargli. Era preoccupata, diceva che da quando aveva iniziato gli addestramenti era cambiato.
“Mi sono preso un impegno, e lo porterò a termine. Sono solo un po’ stanco,ora.”
Si sforzò di sorridere, le labbra tremavano appena, ed il padre se ne accorse.
Si sedette accanto a lui, gli prese una mano, e distese le dita.
Anche quelle tremavano.
Duke chiuse il pugno, sfilando la mano da quella del padre.
“Ce la farò.” Disse fissando a terra.
L’addestramento di Duke era coadiuvato da un’equipe di medici, che teneva sotto costante controllo lo stato di salute del ragazzo.
Era svenuto, quel pomeriggio, durante la sperimentazione di quella nuova arma, e Lenia era andata su tutte le furie.
L’iperstimolazione a cui corpo e mente erano sottoposti poteva lasciare conseguenze.
E lui era molto giovane.
Sembrava però che un cervello di quell’età, una psiche ancora in via di formazione, potesse essere più adatta ad entrare in empatia con la macchina, anch’essa ”giovane”, in fase di apprendimento.
La capacità di immagazzinare informazioni dalle azioni compiute riversandole nella memoria del pilota automatico, da poter utilizzare poi in maniera “intelligente” ,era una dei grandi successi del team dei progettisti del robot.
Grendizer era in grado di “imparare”, alimentare il suo sistema cognitivo.
Da alcuni giorni avevano smesso di usare il simulatore, per farlo salire direttamente sul robot, e faceva ancora molti errori.
La sintonia cerebrale era buona, ma la velocità di reazione della macchina era ancora superiore a quella di Duke.
Parallelamente all’addestramento Duke veniva allenato anche nella lotta corpo a corpo, nell’uso delle armi bianche, ed al poligono di tiro.
Non poteva essere efficace in combattimento se non ne conosceva le tecniche.
Duke aveva affrontato tutto con metodo, ma il padre capiva che nonostante fosse affascinato da quella macchina, quel ragazzo provava ancora un profondo disagio.
Si era lasciato coinvolgere totalmente da Grendizer, e stava stringendo con esso un legame profondo.. “lo sento vibrare”, gli aveva detto, pochi giorni prima.
Ma nel contempo era sfinito da quel continuo misurarsi con se stesso e con le sue capacità.
A questo si univano lo studio e gli impegni di Palazzo..forse Lenia aveva ragione, stavano pretendendo troppo, da lui..
“Non è l’addestramento, che mi pesa.“ Duke interruppe i suoi pensieri
“Commetto ancora degli errori, ma ho imparato a sopportarne le conseguenze, non perdo più la concentrazione. E’ quello che succede dopo.. tutto quel tempo a controllarmi, mi fanno passare da capo a piedi, mi sembra di essere una cavia di laboratorio.”
“E’ per il tuo bene, figliolo: se si accorgessero che il tuo fisico o la mente non rispondono adeguatamente, dovremmo interrompere.. e quello che è successo oggi..”
“Non capiterà più, vedrai.” Replicò secco il ragazzo “Quella nuova arma, il tuono spaziale.. è di una potenza sconvolgente.. sentivo che la macchina immagazzinava energia elettrostatica, mi sembrava di scoppiare.. e quando l’ho riversata fuori, sul bersaglio, e ho visto come l’avevo ridotto, mi sono sentito come un sacco vuoto..e ho ceduto.
Padre.. mi auguro di non doverlo usare mai, sul serio, contro qualcosa di.. vivo..”
“Grendizer è innanzitutto un deterrente, contro fantomatiche invasioni esterne al Centauro, ma ancor di più contro l’ingordigia di Vega..ho voluto che il controllo rimanesse in capo a me, a noi, alla mia famiglia, proprio perché è un’arma spaventosa.
Nelle mani sbagliate, potrebbe.. non voglio nemmeno pensarci.”
“Non torcerebbe un capello a nessun fleediano” mormorò Duke
“C’è una sola possibilità per farglielo fare, e cioè che lo voglia anch’io, per questo è impossibile.”
Guardò suo figlio, era pallido, le occhiaia evidenti davano al suo volto un’espressione più matura, c’era poco ormai della spensieratezza dell’infanzia.
“Vai a dormire, ora, un po’ di riposo ti farà bene..”
Duke cercò un abbraccio e prese commiato.
(..)
“Quei due ragazzi mi preoccupano, Julius.”
Il pranzo si era da poco concluso, Duke e Marcus erano usciti a fare una passeggiata in città, mentre Maria ed il fratello minore di Marcus, Lion, giocavano sotto al grande tavolo con un paio di Gary Gary, graziosi animaletti che venivano dal pianeta omonimo.
“Marcus mi somiglia, per tanti versi, è un istintivo, si scalda con poco, ma mi sembra che siano diventati grandi amici, nonostante siano così diversi.” Disse Julius, sorseggiando il suo liquore.
“Si, lo sono.” Replicò Alcaesar, pensieroso.
Alcaesar sentiva che i due ragazzi gli avrebbero dato dei grattacapi, prima o poi.
Nel bel mezzo del pranzo, mentre lui e Julius discutevano di questioni legate all’ultimo Consiglio, esprimendo alcune delle loro preoccupazioni, Marcus li aveva interrotti con la sua solita irruenza, accusandoli di essere dei codardi, anche se non aveva usato esattamente quel termine, e di essere succubi del potente tiranno, proprio come gran parte dei sovrani che loro stessi criticavano.
Sapeva che Duke la pensava allo stesso modo: in più di un’occasione gli aveva palesato la sua antipatia nei confronti di Vega.
Duke però aveva un carattere diverso, sapeva stare un passo indietro, sulle questioni che non lo coinvolgevano in prima persona, e non si sarebbe mai permesso di contrastarlo in quel modo davanti a tutti.
Però.. però..le parole di Marcus gli bruciavano dentro.
“Ha ragione, in fondo” Julius interruppe i suoi pensieri.
“Marcus ha sbagliato nei modi, ma quello che ha detto è la sacrosanta verità! Ho la sensazione che la situazione ci stia per sfuggire di mano, Alcaesar.. che qualche cosa si stia muovendo a nostra insaputa, che qualche colpo di coda ci possa cogliere impreparati.
Abbiamo Grendizer, è vero, ed un ragazzino imberbe che lo può pilotare. Nient’altro.
La rete delle nostre alleanze si sta sfaldando, Vega cresce di giorno in giorno i suoi consensi, ho come la sensazione di essere sul filo di un baratro.
Ho visto anche Lenia, incupirsi, ultimamente, e sai benissimo che i suoi malumori non sono da prendere sotto gamba..”
“Non abbiamo trascurato niente, Julius”
“Tu sei il cervello, Alcaesar, io il cuore.. mi auguro che tu abbia ragione.”
(..)
Quella vista gli faceva sempre lo stesso effetto.
Da sempre i tramonti di Fleed gli toglievano il fiato. Aveva aperto il grande finestrone, per lasciar entrare quella brezza salmastra carica di umidità. Acrux si immergeva lentamente come un’enorme sfera infuocata nella superficie cristallina dell’Oceano, appena increspata.
Poco più in là, Duke osservava lo spettacolo sulla battigia, lasciando che la schiuma bianca delle onde gli lambisse le caviglie.
Quello spettacolo li aveva sempre stregati entrambi.
Lo vide togliersi la tunica rossa, e tuffarsi tra le onde, ad ampie bracciate.
Mai come in quel momento sentiva il peso delle sue responsabilità.
(..)
Quarta parte: InganniLuna di Fleed , Base veghianaNon amava le riunioni plenarie, spesso e volentieri non scaturivano dai suoi sottoposti brillanti idee. Erano bravi esecutori, ma di fantasia poca, nessun valido stratega, nessun fidato consigliere.
Ma la situazione si stava complicando, si sentiva davanti ad un bivio, e voleva che ogni decisione venisse presa con il massimo consenso.. e chissà, magari, qualcuno dei suoi avrebbe avuto qualche lampo di genio.
“Qual è lo stato d’avanzamento della realizzazione del condizionatore cerebrale?”
Chiese brusco al Ministro delle Scienze.
Per il momento le cavie non sopravvivono, mio Sire, disse Zuryl, con evidente imbarazzo.
“Incapaci”, sbottò alzandosi in piedi. “Sono circondato da incapaci! Cosa me ne faccio di un cervello bruciato? Io ho bisogno di preservare le facoltà mentali, siamo anni luce da un risultato accettabile!”
“Sire..”
“Ti lascio ancora due settimane, dopodiché sarai tu una delle vittime dei tuoi esperimenti!
Ed ora passiamo alla questione di quel maledetto robot..” Si mise a sedere, cercando di recuperare un po’ di calma.
“Ho lasciato il cappio largo attorno al loro collo, fino ad ora, adesso dobbiamo giungere rapidamente ad una conclusione!”
“Sire, hanno il controllo del robot..” disse cauto Gandal.
“Lo so! Risparmiatemi le ovvietà! E’ l’unica condizione che quell’ingenuo del Re di Fleed ha posto per la costruzione di quella macchina. Che illuso! “
Cambiò tono, come per scimmiottarne la voce “Accettiamo di realizzare la più potente macchina bellica che la nebulosa abbia mai avuto a patto che il controllo venga lasciato in mano ai fleediani.. Stolto!”
Scoppiò in una lunga risata. Attorno al tavolo tutti lo imitarono..
“Silenzio!”
Li guardò ad uno ad uno negli occhi.
“Fino ad ora ho giocato, come il gatto con il topo. Ma è arrivato il momento di fare sul serio, o non riusciremo mai a dare la svolta.
Dobbiamo impossessarci del robot, e del suo pilota, quel ragazzino, quel Duke Fleed. Per questo voglio il condizionatore cerebrale! Piegheremo il suo cervello al nostro volere, diventerà la nostra arma più potente, che useremo per annientare Fleed ed Altair2.
Colpiremo il cuore stesso della nebulosa, non potranno reagire in alcun modo, e con quella macchina nelle nostre mani, nessuno oserà contrastarci!”
“E ci impossesseremo del generatore al Photoquantum!”
“Esatto, Gandal. Nessuno deve minare il nostro potere, in nessun modo. Abbiamo occupato le maggiori fonti di Vegatron della nebulosa. Gran parte dei pianeti dipendono da noi per gli approvvigionamenti energetici.. se la tecnologia di Grendizer si diffondesse a macchia d’olio, perderemmo potere..”
“Dobbiamo catturare Duke Fleed!” eslamò Gorman
“A cosa pensi, Gorman? Ad una incursione armata?” disse Vega, con voce flautata.
Gorman rimase immobile, sicuro che qualunque risposta gli si sarebbe rivoltata contro.
“Idiota! Si ucciderebbe dopo un secondo, sono ingenui, ma è gente tosta, non dobbiamo sottovalutarli..”
“Cosa avete in mente, Re Vega?” chiese Zuryl.
Il sovrano sorrise, lasciando tutti in sospensione per qualche secondo.
“Un matrimonio!” esclamò
Nessuno osò proferire parola. Nessuno capiva se stesse scherzando o no.
Ma di una cosa erano tutti sicuri: il primo che fiatava rischiava la pelle.
Vega sospirò, pensando che in fondo non poteva pretendere di più, da quella platea, e si rassegnò a spiegare il proprio piano, per filo e per segno.
Era sicuro che il Consiglio avrebbe accettato la sua proposta, che sarebbe stata vista, dai membri più intelligenti, come l’unica possibilità per riequilibrare le forze in campo, per costringerlo a starsene buono, in pace ed armonia con tutti.
Ed era altrettanto sicuro che il Re di Fleed non si sarebbe tirato indietro davanti ad una delibera del Consiglio.
Rubina e Duke Fleed, e vissero tutti felici e contenti!
E mentre il Consiglio ed il Re di Fleed si illudevano di avergli messo il bavaglio, lui avrebbe attirato quel ragazzino su Vega, e ne avrebbe fatto quello che voleva.
Si abbandonò soddisfatto sul suo scranno, lisciandosi i riccioli della barba.
La panoramica degli sguardi smarriti che gli si paravano davanti gli fece capire perché era lui, il Re.
Sentì uno strano sfarfallio allo stomaco..stava per schiacciare quelle zecche schifose, stava per realizzare il suo sogno, non un Imperatore qualunque, ma il monarca assoluto della più grande nebulosa mai conosciuta!
(..)
Era furiosa, bruciava di rabbia. Per la prima volta in vita sua era entrata in aperto contrasto con suo marito.
Si era confrontata con lui in privato, dopo quella penosissima seduta del Consiglio.
La sfortuna aveva voluto che quella fosse una delle prime sedute a cui aveva partecipato anche il futuro Re di Fleed, appena diventato maggiorenne.
Ancora vivo nella sua mente lo sguardo attonito e smarrito di Duke, quando di fronte a lui avevano discusso della possibile unione in matrimonio con Rubina, la figlia di Re Vega.
Ne avevano parlato con una freddezza spaventosa, esattamente come se fosse una delle tante questioni politiche.
Capiva tutte le ragioni, capiva che era l’unica strada per evitare una guerra devastante.
Ma suo marito non avrebbe dovuto trattare Duke come una qualunque pedina della scacchiera.
E per rincarare la dose, avevano stabilito nella stessa seduta l’allontanamento del Conte Barsik con l’intera famiglia, destinati a svolgere un’importante missione diplomatica al di fuori della costellazione. Non poteva fare a meno di pensare che si trattasse di una curiosa coincidenza..
Duke si era alzato abbandonando la sala.
Non poteva ammetterlo. Non da suo figlio. Lo aveva reso ridicolo di fronte a tutti, andandosene in quel modo.
Non era passato inosservato: era calato un silenzio imbarazzante nella sala in cui il Consiglio era riunito. Si era comportato come un ragazzino capriccioso.
Percorreva il lungo corridoio del palazzo con ampie falcate. Tanto sapeva dove trovarlo.
Era appoggiato con le mani ad una delle colonne del portico che circondava il giardino, i pugni stretti, lo sguardo fisso sul terreno.
Gli aveva afferrato una spalla, e lui si era voltato di scatto, un gesto carico di rabbia.
Nei suoi occhi un’espressione che non riconosceva.
“Padre, è inaccettabile, mi hai umiliato davanti a tutti!” tremava per la tensione.
“Duke, è nostro preciso dovere..”
“Non cominciare, non ricominciare con le tue prediche! Sono con te, sono con il mio popolo, sai benissimo che non mi tirerei indietro di fronte a nulla, ma questo..” la voce si ruppe per l’emozione “questo non ti autorizza a mancarmi di rispetto!” disse a denti stretti.
“Noi ti abbiamo solo chiesto..”
“Non mi avete chiesto un bel niente! Non ti sei nemmeno degnato di parlarmene, prima, in privato, di chiedermi cosa ne pensassi..”
Non aveva mai visto Duke sconvolto in quel modo. Gli aveva riversato addosso tutta la sua rabbia ed il suo rancore.
D’un tratto, sentiva di aver spezzato qualche cosa, irreparabilmente.
Che prezzo avrebbe dovuto pagare, ancora, per evitare quella maledetta guerra?
(..)
Naida se n’era andata, era stata costretta a salutarlo velocemente, sradicata in tutta fretta dal palazzo, dal suo pianeta, dalla vita di quel ragazzo.
Ora doveva cercare di parlare con suo figlio. E non sarebbe stata questione da poco..
Lo trovò in giardino, seduto sotto quel vecchio albero a cui era tanto affezionato. L’espressione contratta, gli occhi gonfi.
L’immagine rubata di loro due, proprio sotto quell’albero, Naida con la testa appoggiata alla sua spalla, mentre ascoltava le sue note suonate lentamente.
Quel modo di scambiarsi gli sguardi, specchio della complicità di due giovani anime che stavano crescendo insieme.
Una carezza, un buffetto sulla guancia..l’amore a quell’età è fusione completa, simbiosi, annullamento nell’altro..percepiva chiaramente lo strazio di suo figlio.
Si sedette accanto a lui e lo attirò a sé, accarezzandogli i capelli.
Duke lasciò finalmente che le lacrime scorressero sulle guance.
“Cosa ci sta succedendo, mamma?”
Lei non poteva rispondere, era una domanda troppo grande per chiunque.
Si limitò a stringerlo al seno, dondolandolo leggermente e canticchiando quella vecchia nenia, proprio come quando era bambino.
Quinta parte: Rubina(..)
“Non vedo cosa tu possa pretendere..” lo sguardo della Regina era glaciale.
“Pretendo che si comporti da quello che è..”
“Merce di scambio, quindi..”
“Ti prego, ti prego! Ne abbiamo già parlato a lungo..è un momento delicato, estremamente delicato, e dobbiamo far quadrato. Non possiamo far percepire a Vega che il promesso sposo recalcitra. Questo accordo è frutto di settimane di intenso lavoro diplomatico..”
“Ha solo rifiutato di vestirsi con gli abiti di gala, non mi sembra che..”
“Lenia, forse non ti rendi conto, nessuno qui sembra rendersene conto.. siamo come un agnello in mezzo ad un branco di lupi. Siamo indifesi, terribilmente indifesi. Ci giochiamo tutto su questo accordo. Se fallisce, niente e nessuno impedirà a Vega di attaccarci, forse nemmeno Grendizer! Non possiamo tralasciare nulla, nessuna alternativa! Ha solo due strade per colpire Fleed, il centro della nebulosa: manovrarlo ..o distruggerlo! Quest’accordo rinsalderebbe la nostra posizione, è un’occasione importante, una possibilità in più!
“E’ una resa” replicò Lenia, con freddezza.
Il Re scrollò il capo.
“E’ questione di punti di vista.”
Sentirono bussare alla porta.
“Maestà, la figlia di Re Vega è appena atterrata allo spazioporto.”
Le era andato incontro con naturalezza. Il suo ragazzo era sensibile e intelligente e capiva che anche Rubina era fondamentalmente un ostaggio.
Era stato gentile e cordiale.
Forse non gli costava più di tanto: era molto bella, dal fare deciso e delicato al contempo.
Avevano seguito il protocollo.
Antiche usanze tramandate dai cerimonieri di corte scandivano le fasi di importanti eventi diplomatici con la precisione di un metronomo.
Duke era all’altezza della situazione. Non portava quegli abiti, ed era un aperto gesto di sfida nei confronti del padre, ma per il resto non lo stava certo facendo sfigurare.
Sorrise tra sé e sé: gli stava dimostrando che era capace di comportarsi da uomo, affermando nel contempo la sua autonomia.
Condussero Rubina al Palazzo Reale.
Era visibilmente affascinata dalla città, e provò tenerezza per quel fiore gentile, cresciuto in una serra di cactus.
I Fleediani erano sempre stati molto attenti ad ogni aspetto legato all’urbanistica: le strade erano ampie e scorrevoli, attraversate per lo più da mezzi pubblici, che costituivano oltre la metà dei veicoli circolanti in città.
I motori elettrici a levitazione magnetica avevano quasi completamente eliminato l’inquinamento acustico, e i rumori prevalenti erano il chiacchiericcio della gente per strada o i segnalatori acustici di posizione.
Le costruzioni, mai eccessivamente alte, dai colori chiari e dalle fogge slanciate e tondeggianti, esprimevano leggerezza ed eleganza.
E verde, tanto verde e tanta acqua, sotto forma di fontane e di canali che attraversavano la città.
Rubina si guardava intorno curiosa, rivolgeva domande alternativamente a lei, al Re e a Duke, senza dimenticarsi, di tanto in tanto, di sorridere a Maria.
Doveva aver ricevuto una buona educazione, nonostante tutto.
Anno fleediano 112Maria era ancora scossa, e lui lo era ancor di più.
Stava per avere in mano le prove, ma forse avrebbe preferito non sapere.
Era una bella giornata di sole, e aveva deciso di chiudere tutto, per un paio d’ore, e cercare di godersi la sua famiglia.. erano così rari, ormai, i momenti in cui potevano comportarsi come fleediani qualunque.
Erano scesi in spiaggia. L’aria era tersa, lo stridio degli uccelli marini si confondeva con i rumori ovattati della città, che rimanevano in gradevole sottofondo. I suoi ragazzi si rincorrevano, le loro risate si sovrapponevano allo sciabordio delle onde.
Rubina osservava la scena seduta sulla battigia, i suoi capelli vermigli splendevano illuminati dal sole, così come il suo sorriso.
All’improvviso Maria era caduta a terra, in preda alle convulsioni.
Impietriti, l’avevano presa in braccio, sembrava sprofondata in uno stato catatonico.
Poi, d’un tratto, aveva cominciato a parlare, gli occhi fissi nel vuoto, completamente inespressivi: era la sua voce, ma le parole le uscivano di bocca come un fiume in piena, pronunciate con uno strano accento, ed un linguaggio troppo complesso per una bambina piccola. Non era lei, a parlare.. era diventato man mano sempre più chiaro.
L’avevano di nuovo adagiata sulla sabbia, agghiacciati dal racconto che chiunque possedesse la bambina, in quel momento, le stava facendo narrare.
Lenia aveva collegato tutto in un attimo.. per anni lo spirito di Baar7, del popolo sterminato, aveva cercato di mettersi in contatto con lei, senza riuscire a fare breccia, a entrare in comunicazione. Per anni le avevano cercate nel sonno.
La mente candida ed innocente della figlia era più permeabile. Ed attraverso di lei era finalmente riuscito a far affiorare la verità.
Baar7 era stato raso al suolo da Vega. La prova, inconfutabile, era custodita nella memoria degli archivi centrali del pianeta, dove il Re , pochi minuti prima di morire, aveva registrato la testimonianza di quanto accaduto.
Alcaesar si precipitò nella Sala delle Comunicazioni, cercando contatto con Julius.
Decisero di recarsi immediatamente su Baar7, per recuperare la registrazione.
Dovevano essere cauti, e gestire al meglio la situazione.
Sulla Luna di Fleed, qualcun altro chiudeva il comunicatore.
“Non possiamo più aspettare. Dobbiamo cambiare strategia. In un secondo tutti ne verranno a conoscenza. Ogni cosa si basa su quella menzogna.
E’ ora di schiacciare quell’insetto fastidioso.
Hydargos, ti occuperai di tutto: Rubina deve rientrare immediatamente, spediscila dall’altro capo della nebulosa, inventati una missione diplomatica sul pianeta Rubi. Occupate l’hangar dove è custodito Grendizer !”
“Li spazzeremo via!” esclamò Hydargos, in preda all’eccitazione.
“Voglio Duke Fleed, lo voglio vivo..senza di lui il robot è inutilizzabile. Potremmo smontarlo pezzettino per pezzettino, certo, e studiarne la tecnologia.. ma io voglio di più, maledizione.. voglio usarlo!” fece una pausa, per raccogliere le idee.
“Non attacchiamoli in massa, non subito.
Isolate Fleed ed Altair 2 dal resto della nebulosa, togliete loro ogni possibilità di comunicare, ogni possibile approvvigionamento di energia.
Bloccate i collegamenti attorno alla Costellazione: sequestrate ogni mezzo, ogni singola astronave che transiti nei pressi della Croce del Sud, e fatene prigioniero l’equipaggio. In questo modo a nessun altro verrà voglia di correre in aiuto dei due pianeti.
Dobbiamo fare come con le api..sai come si comportano le api, Hydargos?” chiese Vega, lisciandosi la barba..
Il comandante fece un timido cenno con la testa. Non aveva nemmeno idea di cosa fossero, le api..
“Se riempi l’arnia di fumo, si spaventano, e sciamano, lasciando a disposizione il miele..
Faremo la stessa cosa.. li spaventeremo, ed usciranno allo scoperto. Non rimarranno con le mani in mano, offriranno il fianco e ci daranno l’occasione per catturare quel moccioso.”
(..)
“Se n’è andata?”
Duke annuì, Il nodo in gola gli impediva di parlare.
Marcus lo abbracciò, dispensandogli un paio di vigorose pacche sulla schiena.
Rubina aveva indossato di nuovo l’abito del suo arrivo.
Aveva sempre pensato che le tuniche fleediane le stessero meglio, lasciando molto meno all’immaginazione.
Lo sguardo triste, ma fermo. Che avesse una gran forza, lo aveva capito da subito.
Non voleva salutarla così, l’ambasciatore veghiano dietro le sue spalle.
L’aveva afferrata per un polso , trascinandola fuori dal palazzo.
“ Principe, la prego, non..” le parole del veghiano erano sfumate sotto il rumore dei loro passi di corsa nel corridoio.
Pioveva.
Erano arrivati sul retro del palazzo, davanti all’Oceano arrabbiato.
Incuranti di quel diluvio, completamente bagnati, l’aveva cercata con le labbra, in un bacio profondo e disperato.
Forse non l’aveva mai baciata così, ma il tempo era finito, per questo era diverso.
“Stai rendendo tutto più difficile” gli aveva detto, prendendogli i polsi ed allontanandolo con fermezza.
“Non devi andare per forza, non è un’imposizione”
“Lo è, Duke, conosco mio padre”
“Ho paura di non vederti più, ho paura della guerra..” le aveva detto scostandole i capelli vermigli appiccicati sulla fronte.
Doveva diventare sua moglie.
Una parola amara come l’imposizione, inizialmente, strana, incomprensibile.
Una parola adulta a cui si era abituato, come all’idea che essa conteneva.
Una parola dolce come l’amore che aveva scoperto per lei, alla fine.
Marcus si staccò dall’abbraccio, appoggiandogli le mani sulle spalle.
“Duke, guardami.. cosa abbiamo intenzione di fare? Vega ci sta manovrando come dei burattini. Tuo padre è convinto di averlo in pugno, ma non è così..”
“Stanno solo cercando di evitare una guerra, a tutti i costi. Useranno la registrazione per inchiodarlo davanti al Consiglio. Non aspettavano altro. “ disse Duke, distrattamente.
“Dobbiamo dargli una dimostrazione di forza, dobbiamo fargli vedere di cosa è capace Grendizer. Non hanno paura di noi, maledizione!” replicò Marcus, con foga.
“Grendizer è uno strumento di difesa. E non è solo al servizio di Fleed, ma dell’equilibrio dell’intera Nebulosa. Utilizzarlo, anche solo a scopo dimostrativo, come dici tu, verrebbe letto come un gesto ostile, accenderemmo la miccia.
Non ci hanno ancora attaccato, fino a prova contraria” rispose il fleediano.
“Ah, mi sembra di sentire parlare tuo padre! Puoi fare di meglio, Duke! O rischiamo che sia tardi! Secondo te perché ha richiamato Rubina? Per farle fare una gita? Sveglia! Ha distrutto un intero pianeta!” Marcus cominciava a scaldarsi, Duke non sapeva se aveva voglia di sostenere quella conversazione.
“C’era bisogno di lei, è sempre stata impegnata in questioni diplomatiche.. “ disse, senza convinzione.
“Appunto, in gita! Apri gli occhi, santo cielo! Si è ripreso il suo giocattolo! Non lo capisci? E’ un manovratore attento, qualche cosa deve avergli fatto capire che questa non era la strada giusta per ottenere quello che voleva, e non si è fatto nessuno scrupolo.
Duke, continuiamo a stare al gioco di uno che non ci pensa un minuto ad usare anche la propria figlia!”
Duke gli voltò le spalle. Aveva un rispetto infinito per il padre, lo stimava. Ma ora le cose erano troppe. Aveva raso al suolo Baar7, cosa gli impediva di fare la stessa cosa con Fleed, con Altair2? La presenza di Grendizer? Forse..
“Prepariamoci, Marcus, ma escludi Grendizer dai tuoi piani, almeno in questa fase.”
“Dai
nostri piani, Duke.”, rispose Marcus, stringendogli una mano.
Sesta parte: Guerra!(..)
Era notte fonda, il capitano della guardia reale lo aveva svegliato di soprassalto, si era precipitato nella Sala del Consiglio.
“Maestà, le truppe di Vega hanno occupato l’hangar di Grendizer! Una strage, nessun sopravvissuto!”
“Siamo in guerra..” aveva mormorato tra sé e sé.
Duke lo aveva raggiunto poco dopo, visibilmente agitato.
Ora tutto cambiava, i suoi figli erano in serio pericolo. Erano le chiavi d’accesso al robot.
“Duke, devi andartene da qui, ti rifugerai su Altair2, chiederò a Julius di nasconderti.
Finché non ti trovano, non possono usare Grendizer .”
“Maledizione! Ma cosa credi? Appena si accorgeranno di non poterlo nemmeno far uscire da lì scateneranno tutta loro furia.. sono delle belve, senza regole, senza..”
Lo colpì con uno schiaffo.
Era la prima volta che faceva una cosa simile in vita sua.
Duke riuscì a malapena a frenare le lacrime, nel suo sguardo rabbia e delusione, che lo ferirono più di ogni altra parola.
“Tu non capisci..” gli disse affranto il padre.
“Capisco molto più di quanto tu creda..non sono più un bambino, e non mi nasconderò. Non è questo che vuole la nostra gente”
“La nostra gente vuole sopravvivere, Duke, e noi abbiamo il dovere di proteggerla!”
Gli mise le mani sulle spalle, fissandolo negli occhi.
In quel momento capì. Aveva di fronte un uomo, un giovane uomo.
Aveva di fronte esattamente il Re che lui e sua moglie avevano sempre desiderato per il loro popolo.
Non poteva fare molto per impedirgli di seguire la sua strada, e di andare incontro a tutte le conseguenze che questa avrebbe comportato.
“Duke, non devi farti catturare”
Non aveva altre raccomandazioni da fargli.
(..)
“Non mi piace questa calma, Duke, non è da loro. Mi sento some un insetto sulla tela del ragno. Dobbiamo agire più in fretta” Marcus era teso.
“Stiamo agendo secondo le nostre possibilità. Non potevamo tralasciare nulla. Il piano così congeniato funziona, e sarà per questa notte.” Replicò Duke
“Tuo padre andrà su tutte le furie” disse Marcus, in tono scherzoso, cercando di stemperare la tensione
“Cerchiamo di portare a casa la pelle, la nostra e quella degli altri ragazzi. Ogni fase è delicata. Il deposito è ben sorvegliato, non sarà facile attirare la loro attenzione lasciando sguarnito l’ingresso.”
“Se solo avessimo reagito prima, quando avevamo ancora Grendizer.. quel tiranno andava arginato da subito, maledizione! Ora non possiamo far altro che azioni di guerriglia!”
“Marcus, io non posso farmi catturare, non vivo, per lo meno” disse Duke, toccando il medaglione che portava al collo.
Marcus piegò il capo:
“Lo so, Duke.E’ il motivo per il quale non volevo che ti esponessi in prima persona”
“Tu non vai da nessuna parte senza di me!” gli rispose il fleediano, sorridendogli
(..)
“Julius, dobbiamo impedire a quei ragazzi di rischiare la vita inutilmente! Sono ridicoli.. le loro possibilità sono meno di zero! Moriranno come mosche..Santi numi, sono pazzi!”
“Hanno più coraggio di noi, Alcaesar. Non li posso biasimare. Stanno reagendo. Mentre noi siamo qui, storditi, incapaci di qualunque iniziativa, quei ragazzi ci stanno dimostrando di avere fegato. Ci stanno dando una bella lezione..”
“E’ un suicidio! Vogliono far saltare il deposito di armi che i veghiani hanno installato nell’Università!”
Julius sgranò gli occhi “Come fai a saperlo?”
“Ho sentito una conversazione tra Duke e Marcus..”
(..)
Quel corridoio non gli era mai sembrato tanto lungo, correva verso l’infermeria. Duke era stato ferito, non gli avevano detto in che condizioni fosse.
Quando la porta scorrevole si aprì, vide il profilo di Lenia, curva sul ragazzo, che giaceva immobile sul lettino.
Si avvicinò lentamente. La Regina alzò lo sguardo, e lui si bloccò.
I suoi occhi traboccavano di dolore, il suo viso lasciava trapelare le tensioni e le preoccupazioni di tutti quegli anni. Lo fissava senza guardarlo.
Non disse una parola. Si voltò di nuovo verso il figlio.
Gli teneva una mano, accarezzandolo lentamente.
Notò quella vistosa fasciatura al braccio.
“Vegatron” mormorò Lenia, e lui credette di morire in quell’istante.
Il mondo stava andando a pezzi, la tragedia che stava colpendo la sua gente, Marcus svanito nel nulla, forse dilaniato dall’esplosione del deposito, suo figlio condannato a morte certa dalle radiazioni.
Si lasciò cadere sulle ginocchia, e pianse, pianse senza freno, come non aveva fatto mai.
(..)
Il capo tra le mani, nella penombra, cercava di concentrarsi. Di trovare una via d’uscita.
Isolati.
Fleed ed Altair2 erano isolati dal resto della nebulosa.
Con precisione chirurgica, con una velocità che li aveva disorientati, Vega aveva tagliato tutti i collegamenti tra i due pianeti e qualunque, debole, potenziale soccorso.
Le stazioni satellitari dell’emisfero Sud, principali ponti di comunicazione al di fuori della Costellazione. Rase al suolo. Le Centrali del Polo energetico, affondate nell’Oceano.
Erano paralizzati.
Quella calma irreale era un preludio a qualche cosa di ben più terrificante.
Guardò fuori dalla finestra, erano giorni ormai che la Luna di Fleed inondava la capitale con quella inquietante luce rossastra.
Ora che la città era al buio, quel riflesso si adagiava sui profili degli edifici e sulle strade, foriero di un terribile presagio.
Luna di Fleed, base veghiana“Lo avete condizionato?”
“Non ancora, Sire..il Principe di Altair 2 è un osso duro” rispose Zuryl “ ma ci ha già rivelato una cosa che non le piacerà affatto, mio sovrano..”
Vega lo fissò in silenzio.
“Duke Fleed è morto, è stato ucciso nell’ultimo attacco alla capitale.”
“Polverizzateli. In due ore deve essere tutto finito.”
(..)
Si svegliò di soprasalto, di fianco a lui Lenia era seduta, gli occhi pieni di terrore, fissava un punto nel vuoto.
“Stanno arrivando..” mormorò, e balzò giù dal letto, uscendo di corsa dalla stanza.
In quell’istante un boato spaventoso, una vampata di calore, e la terra che cominciava a tremare.
Uscì sul ballatoio di ingresso alle camere: Lenia teneva in braccio Maria, che piangeva disperata.
“Duke, dove sei?” urlò a squarciagola. Aprì la porta della sua stanza, era affacciato alla grande finestra, impietrito da quello spettacolo terrificante. Lo raggiunse, e si sentì morire.
La capitale era in fiamme. Entravano folate d’aria rovente e l’odore acre del fumo. I mostri meccanici di Vega, decine di Cyborg e di minidischi stavano radendo al suolo ogni cosa, nel più immane attacco che si potesse immaginare.
La gente correva per le strade, uomini, donne, bambini, inseguiti dai loro persecutori, presi di mira, abbattuti come bestie.
Un colpo tremendo fece tremare il palazzo, cadde a terra insieme a Duke. Un secondo colpo, subito dopo, fece crollare l’intera ala. Precipitarono entrambi.
Non vedeva più nulla, non riusciva a muoversi, sentiva su di sé il peso delle macerie, un dolore lancinante alla schiena, nelle orecchie urla disperate.
Era la fine, questo lo capiva, si lasciò abbandonare allo sconforto.
Sentì la voce del figlio, come un’eco lontana, e due braccia sollevarlo delicatamente.
Con un enorme sforzo mise a fuoco il suo viso, era ferito e lo chiamava in preda al panico.
“Duke, ascoltami bene” disse a fatica “ devi andartene da qui, cerca di riprendere Grendizer , forse con questa confusione puoi introdurti nell’hangar. Vattene, vai via. Non c’è più nulla da fare. Devi riprenderti quel robot e portarlo lontano da qui“
“Padre, andremo insieme” Fece per sollevarlo, ma il dolore diventò insopportabile, urlò e Duke lo appoggiò di nuovo a terra.
“Ascoltami figlio mio, mi devi ubbidire, è importante. Ti ho detto di andartene, non pensare a me” disse racimolando le ultime forze.
“No, non puoi chiedermi questo..” disse Duke, gli occhi pieni di lacrime.
Un nuovo crollo li riempì di calcinacci e di polvere, sentì il ragazzo tossire, ne distingueva a malapena la sagoma.
Duke ricominciò a gridare: ”Mamma, Maria..dove siete? Mamma!”
Gli afferrò un braccio, e cercò di farsi ascoltare: “Duke, per l’amor del cielo! Riprendi il controllo!”
“La mamma, dov’ è la mamma, e Maria? Verranno con me, ce ne andremo tutti, dove sono?”
“Non lo so.. non le ho più viste..vedrai, verranno in nostro aiuto le guardie reali. Tu ora vai, ti prego.. è l’ultima cosa che puoi fare per me, per Fleed: Grendizer. Non lo devono avere.. “
Si fissarono negli occhi per un lungo istante.
La testa cominciò a girare, la vista si annebbiò.
(..)
Dentro la cella, buia ed umida, cercava di concentrarsi sul suono ritmico delle gocce che cadevano dal soffitto.
In quel modo riusciva a non sentire le urla strazianti che arrivavano dal corridoio.
Era rimasta vigile fino a quel momento, non lo aveva lasciato solo, mai.
Non lo avrebbe saputo. Solo così si sarebbe salvato.
Avevano prelevato entrambi dal Palazzo crollato, trascinandoli via.
Anche lei era priva di sensi, ma il subconscio era presente, e si accorgeva di ogni cosa.
Avevano fatto un grosso errore, a imprigionarli nelle vicinanze dell’hangar.
Quell’odiato robot, alla fine, era stato la salvezza di Duke.
La sua forma di coscienza, che era rimasta deliberatamente assopita fino a quel momento, era stata riaccesa dalla necessità, dal pericolo imminente, dalle regole che gli imponevano la protezione: di se stesso, del pilota, dalla stessa vicinanza del ciondolo.
Istinto? Per una macchina: una contraddizione, un’assurdità, eppure doveva essere così. Un confine labile, tra le regole e la loro interpretazione.
Preservare la vita. Imprinting fondamentale che lo aveva indotto a sfondare l’hangar, a prelevare Duke, ad allontanarsi a velocità fotonica, senza nemmeno cercare di combattere.
I comandi del pilota, ignorati.
Grendizer aveva calcolato le probabilità di sopravvivenza in caso di scontro, ed aveva escluso la volontà di Duke.
Volontà che avrebbe arrecato danni ad entrambi.
Protezione. Preservare la vita.
Erano salvi, i suoi figli erano salvi. Lo percepiva chiaramente, erano vivi e si stavano allontanando.
Insieme ad altri sopravvissuti alla strage: Marcus, Naida, Sirius, Dogar, Lion..sentiva le loro anime, erano spaventati, smarriti, devastati dal dolore, ma vivi.
Solo questo importava ormai.
Nella stessa notte anche Altair2 era stata rasa al suolo.
Due intere civiltà spazzate via.
Quei ragazzi costituivano le uniche, deboli spore dei due popoli sterminati.
Erano la memoria, il cuore, l’anima.
Andate, ragazzi miei, e vivete, anche per noi.
Ancora una cosa doveva fare.
Sentiva la disperazione di Duke.
L’impotenza, la rabbia, lo smarrimento, il dolore, dell’anima e del corpo.
Il suo odio, per quella macchina che fino ad un momento prima era stata parte di lui, che doveva salvare Fleed, a cui aveva sacrificato tutto se stesso negli anni dell’adolescenza.
Quella stessa macchina che ora lo estirpava dalla sua terra, che lo allontanava, solo e da codardo, che non lo lasciava combattere.
Raccolse tutte le sue forze e la sua concentrazione.
Il suo amore, la sua consolazione, fluivano nello spazio profondo.
Lo raggiunse.
Gli cantò quella nenia, accarezzandolo col pensiero.
L’abitacolo di Grendizer, come il ventre materno.
In viaggio, verso una nuova vita.
Avvertì i nervi di Duke distendersi lentamente, lo sentì scivolare con dolcezza nel buio dell’incoscienza, in un sonno senza sogni, cullato dal silenzio delle stelle.
Si lasciò cadere esausta.
Ora poteva morire.
Non l’avrebbero più umiliata. Mai più.
-Fine-Per i commenti: https://gonagai.forumfree.it/?t=47146364Edited by isotta72 - 2/6/2010, 22:55Download attachmentVEGATRON__la_Storia_di_Fleed_di_Amon114_e_Isotta72.doc ( Number of downloads: 199 )