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WARLORD8 : Solar, solo autore

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warlord8
view post Posted on 1/9/2010, 13:39     +1   -1




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Project Solar by Stefano Robert Rebessi is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported License.




Prefazione

Il professor Satoru dell'Università di Tokio scopre una nave di provenienza aliena durante l'esecuzione di alcuni scavi nel sottosuolo del Giappone. Entrandovi viene direttamente a conoscenza di parte della storia della Terra e del fatto che una razza aliena ostile giungerà per conquistare l'intero pianeta. La nave è di una razza che ha difeso il pianeta Terra, lasciando la stessa interrata in quanto non potevano ripararla. La nave viene recuperata e con un'azione congiunta delle Nazioni Unite viene creato il progetto Solar, ovvero l'utilizzo della tecnologia della nave per combattere l'invasione aliena.

La nave viene riesumata e impiegata come base mobile. Grazie alle conoscenze ottenute dal vascello Darknyr, vengono fatte addizioni e miglioramenti rendendola operativa sui mari, permettendo così d'impiegarla come effettiva base per intervenire in giro per il mondo durante l'invasione aliena.

2012 avvento presunto dell'Apocalisse come descritto dai Maya e da molte altre leggende del genere umano

L'invasione avviene gradualmente con l'avvento di alcune macchine da combattimento meccaniche che accompagnano gli eserciti regolari. Le Nazioni Unite riescono a contenere gli eserciti regolari, ma l'avvento dei giganti meccanici provoca numerose perdite fra i militari.

Il professor Satoru a capo del progetto Solar, realizza la risposta per le necessità dell'umanità. Il Mobile Adaptive Mech SOLAR, un veicolo da combattimento robotico pilotato da esseri umani che avrebbe potuto affrontare e distruggere gli invasori.

Veicoli

Imbarcati sulla Portaerei "Solar"

F-4 Phantom
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Ruolo = Intercettore / Bombardiere
Gli F-4 Phantom sono aerei entrati in servizio durante gli anni '60. Sebbene datati, sono assegnati alla Portaerei "Solar" come scorta e complemento all'organico generale. Aggiornati durante il tardo 20°secolo, questi aerei sono ancora utili sebbene considerati ormai di terza linea dalle Nazioni Unite.



F-14 Tomcat
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Ruolo = Intercettore / Caccia Multi Ruolo
Gli F-14 Tomcat sono stati ritirati dal servizio attivo nel 2006. L'ultima operazione militare fu in Iraq per missioni di ricognizione, nel tentativo di sopperire alla temporanea mancanza di ricognitori efficienti imbarcati per la US Navy. A causa dell'esoso costo di riparazione, i Tomcat sono stati richiamati in servizio per l'invasione, ma assegnati come caccia di seconda linea e impiegati solo in caso di bisogno. Sulla Portaerei "Solar" fanno coppia con gli F-4 Phantom e non è raro vedere voli misti per i pattugliamenti o missioni d'attacco.



A-6 Intruder
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Ruolo = Aereo d'attacco
Gli A-6 Intruder sono stati ritirati dal servizio attivo nel 1997 e sostituiti da velivoli più avanzati tecnologicamente. A causa della mancanza di un effettivo aereo assegnato puramente per le missioni d'attacco al suolo e disturbo dell'elettronica, le Nazioni Unite hanno dato il consenso al richiamo degli Intruder e assegnarne una parte alla Portaerei "Solar". Sebbene possa portare un notevole carico di bombe per un singolo aereo di quella stazza, non ha nessuna arma da difesa aerea.



SH-3 Sea King
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Ruolo = Elicottero di salvataggio / Guerra sottomarina / Vari utilizzi
Sebbene introdotto inizialmente nel 1961, il Sikorosky SH-3 Sea King è ancora in servizio attivo, agendo come schermo con le boe sonar e piattaforma d'attacco contro eventuali sottomarini che dovessero avvicinarsi alla Task Force della portaerei a cui è assegnato. Impiegato anche come elicottero da trasporto e di vario utilizzo all'occorrenza, il Sea King ha sempre dato un ottimo contributo alle navi a cui è stato assegnato. La sua presenza sulla Portaerei "Solar" era quindi fuori discussione.



Squadroni assegnati alla Portaerei "Solar"

-- Work in progress --

Defence Squadron 01 (DS-01) "Lizard Leapers"
Defence Squadron 02 (DS-02) "Star Fighters"
Defence Squadron 03 (DS-03) "Ghosts"

Personaggi in ordine Alfabetico

Abraham Custer, Sergente = sergente dell'US Army assegnato al progetto Solar.

Alain Varrero, Soldato = recluta dell'esercito spagnolo assegnato al progetto Solar per le proprie capacità.

Linda White, Dottoressa = dottoressa inglese, assegnata al team del Dottor Soisson del centro simulazioni.

Satoru Kiyokawa, Professore = capo del Progetto Solar, burbero e diretto.

Xavier Soisson, Dottore = capo del centro simulazioni sulla portaerei "Solar".

-- Work in progress --

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Project Solar è da prendersi come un omaggio ai Super Robots Nagaiani cercando però di metterli in un contesto quasi più da Real Robot. E' un'impresa difficile soprattutto per la mia incapacità di concentrarmi a lungo su un progetto, ma spero di riuscirci ^_^
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Prima parte


“Non c'è tempo, bisogna riuscire a ultimare gli ultimi test e mandare il Solar in combattimento se non lo facciamo rischiamo di perdere troppo terreno e di permettere ai Vaygir delle teste di ponte effettive sulla Terra” la voce seria e concentrata del Professor Satoru riecheggiò nell'ufficio dalle pareti metalliche, mentre attorno al tavolo vi erano alcuni dei suoi collaboratori che lo osservavano preoccupati. “se non dovessimo riuscire ad attivare le navette e ad eseguire un agganciamento funzionante, dovremo inventarci un altro modo per affrontare i Vaygir” fece una breve pausa, che sfruttò per guardare la lavagna luminosa ove erano segnati gli avanzamenti delle forze aliene sul pianeta. Sempre più rapidamente stavano riuscendo a sfondare le linee degli eserciti terrestri e a conquistare terreno.
“Sempre che le Nazioni Unite ce lo permettano” concluse mentre aggrottava lievemente la fronte.

“Professore, teme che ci possano bloccare il progetto ?” un'altra voce, più profonda, proruppe da uno dei lati del tavolo in direzione di Satoru, che si voltò per osservarlo anche se non ne aveva bisogno. Il Sergente Abraham Custer, con i suoi due metri d'altezza, la possanza muscolare e la pelle nera come la notte più profonda, era una di quelle persone che non si poteva non notare. Il militare continuò notando d'aver catturato l'attenzione del professore.
“Sanno benissimo che senza il progetto Solar molte delle cose che hanno fatto durante gli ultimi mesi non sarebbero state possibili”
“Sì è vero” rispose il Professore focalizzando l'attenzione sul Sergente.

“Ma è altrettanto vera la loro presunzione per cui il Progetto stia nascondendo tecnologie agli occhi dell'Alleanza e che stiamo aspettando il momento opportuno per scatenarle contro il mondo per prenderne il controllo” Custer alzò il sopracciglio destro a quest'affermazione prima di sorridere lievemente
“Professore sa benissimo anche lei che queste sono solo voci di corridoio messe in giro per farci fare qualche azione stupida e compromettere tutto il Progetto. Le Nazioni Unite vogliono avere l'ultima tecnologia disponibile, le migliori risorse per poter affrontare questo nemico alieno e noi gliele stiamo fornendo anche se lentamente.” Satoru continuò a fissare Custer chiedendosi se sapesse qualcosa di più di ciò che stava dicendo. Aveva collegamenti personali alle alte sfere? Oppure erano solo supposizioni derivanti da qualche chiacchiera di troppo di qualche funzionario con la lingua lunga ?

“Ciò non toglie che il Progetto Solar ha necessità di raggiungere uno stadio più avanzato, se non otterremo ciò, saremo costretti a chiudere la baracca e a lasciare ad altri ciò che abbiamo iniziato, solo che a quel punto non ci sarà alcuna possibilità di vittoria... saremo schiacciati come insetti dai Vaygir.. è per questo” guardò tutti facendo un ampio gesto con le braccia prima d'appoggiarle sul tavolo e protendersi in avanti “che dobbiamo riuscire. I leader delle nazioni, le popolazioni.. anzi l'intera Terra ci osserva attendendo risposte. Le due unità devono riuscire ad agganciarsi a tutti i costi.” fece nuovamente una breve pausa per rialzare lentamente il busto, mentre con la coda dell'occhio parve notare un leggero sorriso sul volto di Abraham. Trovava forse divertente ciò che aveva appena detto ?

“Sergente Custer, provveda a iniziare i test per il prossimo agganciamento, necessitiamo di un altro degli uomini preposti per la guida della Wing. Abbiamo notizie in merito?” Voltò il capo per osservare gli assistenti con fare interrogativo.
“Sì Professore” disse uno degli assistenti estraendo una serie di cartelle dal faldone e consegnandolo all'uomo che le prese con un gesto rapido per consultarle.
“Abbiamo identificato alcuni soggetti ma non raggiungono un livello soddisfacente di sincronia con la macchina, risultano sempre valori inferiori ai livelli di sufficienza”

“E mi faccia indovinare” Satoru abbassò di colpo le cartelle e guardò il collaboratore “Sono tutti militari o piloti da quattro soldi?” l'uomo parve esser colpito dalla franchezza del proprio superiore
“Ma Professore... sono uomini scelti dai corpi di volo migliori dell'intero pianeta, sono professionisti che...”
“Che non raggiungono il livello minimo soddisfacente di sincronizzazione con le macchine, ovvero” diede una pacca sui documenti col dorso della mano destra, secca senza spostare lo sguardo “una volta agganciati, i movimenti sono rallentati e meno efficienti che con due persone completamente sincronizzate. Sa benissimo anche lei che non voglio nessuna di quelle scimmie volanti nei miei laboratori.”

“Ma il Sergente Custer” disse provando a controbattere, la voce ebbe un picco acuto. “Il Sergente Custer era un soldato nell'esercito degli Stati Uniti e l'unica volta che ha messo piede su un mezzo volante era quando gli hanno dato l'ordine di mettere il suo grosso sedere su uno di quei seggiolini per godersi il viaggio” la voce del Professore era tagliente, adirata anche se manteneva il volume a un'intensità media.
“Quindi non mi venga a dire che abbiamo bisogno di quei cowboy mal cresciuti che pensano d'essere dei novelli Maverick!” L'assistente riprese le proprie cartelle e piegò il capo verso il basso sistemandosi gli occhiali non sapendo cosa rispondere, era ben visibile l'imbarazzo. Il professore inspirò lievemente come per raccogliere le idee, sapeva che non c'erano altre novità e che semplicemente doveva aspettare, attendere come aveva fatto negli ultimi anni.

“Hakase” la voce di Custer lo richiamò alla realtà. Quando sentiva la pronuncia giapponese di Abraham aveva l'impressione che lo prendesse in giro, masticava e dilaniava la pronuncia come pochi altri avrebbero potuto fare.
“Se non vi è altro direi che è meglio aggiornarci, è inutile rimuginare ulteriormente su cose in cui non abbiamo un controllo diretto” e si alzò risistemando rapidamente la sedia, qualunque fosse stata la risposta del professore, per lui la riunione era finita definitivamente. Satoru approvò con un lento movimento del capo e fece cenno ai presenti che potevano lasciare la stanza. Quando fu l'unico attorno al tavolo, sentì la solitudine avvolgerlo come un pesante mantello, era abituato a quella sensazione che lo opprimeva e sapeva come combatterla anche se le ultime notizie ricevute dai comunicati del reparto d'informazione, facevano lentamente scomparire la speranza dal cuore. Sapeva d'avere una grande responsabilità sulle spalle e a volte pensava d'essere ormai troppo vecchio per poter effettivamente fare la differenza che serviva per poter vincere quella guerra. Lentamente si portò a una delle grandi vetrate che davano sul mare osservando l'increspare delle onde direttamente sotto di lui. In maniera violenta, l'acqua veniva colpita dallo scafo esterno della nave, mentre lo stesso generava una larga scia bianca che si disperdeva all'orizzonte.

“Solar” disse con tono greve, quasi roco osservando la lunghezza della nave intera “sei l'unica speranza che mi è rimasta” la voce si disperse, coperta dal rombo di un caccia che s'avvicinava. Il sibilo acuto delle turbine passò rapidamente sulla sua testa per poi fermarsi con uno stridio rapido e improvviso delle gomme e del tendersi di cavi, mentre l'aereo frenava fermandosi sul ponte d'atterraggio.

Il Professor Satoru Kiyokawa inspirò e si allontanò uscendo dalla sala, le cui luci si spensero automaticamente.

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Edited by warlord8 - 29/11/2010, 13:20
 
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warlord8
view post Posted on 2/9/2010, 20:36     +1   -1




Seconda Parte

L'aria mattutina sferzava il ponte di lancio, mentre il team di meccanici e operatori stava eseguendo gli ultimi controlli sulla navetta color blu oltremare. Fumi bianchi venivano sprigionati dai sistemi di raffreddamento di alcuni dei sistemi principali della navetta, mentre a bordo, il sergente Custer finiva d'eseguire la normale procedura di controllo dopo l'atterraggio e passare la cartella con le procedure a un tecnico per le ultime verifiche. Si alzò e scese rapidamente dal velivolo tenendo il casco con la mano destra appoggiato sulla schiena.
“Sergente.. sergente Custer!” un tecnico gli si avvicinò a grandi passi mentre sistemava gli occhiali sul volto con un movimento rapido della mano. Aveva un abbigliamento che stonava con il ponte di volo, un camice bianco, capelli un poco lunghi e una barba non rasata da qualche giorno. “Avrei bisogno di un suo rapporto dettagliato se possi..”
“La reazione del mezzo è ancora inferiore, dovete sistemare gli ugelli di scarico o non potremo avere l'erogazione necessaria per mantenere in vita quel bestione” nel dirlo puntò il veicolo che veniva lentamente analizzato da cima a fondo nel parcheggio a lui adibito sul ponte in maniera provvisoria. “Non appena tolgo e rimetto potenza, piomba come nell'aria come un macigno in uno specchio d'acqua, quante volte ho detto che dovete aumentare la capacità di spinta ?” il tono era adirato. Era già la quarta volta in un mese che continuava a ripetere le stesse cose e non avevano ancora sistemato un bel niente.
“Lei... lei sa bene sergente che” la voce balbettava lievemente come se il tecnico non osasse sfidare quel colosso di due metri fatto di muscoli e una maschera ostile. “che non possiamo aumentare eccessivamente la potenza d'erogazione degli ugelli, se dovessimo farlo rischierebbe di finire schiacciato dalla forza G, non sappiamo ancora con esattezza quanto gli smorzatori possano ridurre l'effetto dei reattori” si aggiustò nuovamente gli occhiali mentre una folata di vento carico dell'odore del mare fece distrarre brevemente il giovane. “Se proprio ci tiene a finire la propria vita con gli o...organi spappolati allora vada a chiedere l'autorizzazione al Professor Satoru”
Abraham squadrò il giovane tecnico. Aveva passato abbastanza esperienze per capire che quella persona aveva bisogno di punti fermi nella vita per poter sopportare il peso delle proprie azioni. Il solo nome del vecchio professore era bastato per ridargli un poco di fiducia. “Sa bene che il Professore mi ha negato l'accesso diretto all'uso della piena potenza della Tank quindi veda di non fare tanto il furbo” alzò la mano libera facendo un cenno di no col movimento dell'indice, fu visibile per un breve attimo la paura tornare negli occhi del tecnico . “Se però vuole realmente aiutare questo progetto e non farlo affondare allora si dia una mossa ad aumentare quella dannata potenza, sempre che non voglia attendere d'avere i Vaygir sul ponte per farlo!” si voltò di scatto e ricominciò a camminare. Non voleva più parlare con gente come quella, per lui tutta la messa a punto meccanica era una perdita di tempo, doveva avere dati, usarli per migliorare il velivolo e impiegarlo quanto prima contro gli invasori. Sempre che funzionasse come l'Hakase diceva. Ormai cominciava a dubitare pure di quello col prolungarsi dell'attesa. Passò a fianco della navetta Wing soffermandosi brevemente e osservandola mentre la brezza gli accarezzava il capo completamente pelato. Il pilota adatto al suo pilotaggio non era ancora stato trovato eppure sembrava lo stesse aspettando come una ragazza innamorata al suo primo appuntamento.. ferma, immobile nella colorazione gialla. Cosa poteva mai significare riuscire a sistemare la Tank se la controparte non aveva nemmeno un pilota in grado di migliorarne l'impiego ? I test con le AI di bordo e il pilotaggio in remoto avevano dato scarsi risultati. I pensieri di Custer vennero interrotti dall'arrivo di un elicottero, il rumore delle pale lentamente cominciava a riempire l'aria e sovrastare i rumori del ponte di volo, mentre gli addetti sciamavano come formiche industriose lungo la superficie piatta della nave. Un vecchio Sea King coi colori del Progetto, s'appoggiò nella zona adibita agli elicotteri, solo gli addetti al ponte erano presenti e si avvicinò per curiosare. Qualunque cosa fosse arrivata, doveva essere più interessante della torma di tecnici che s'accalcava attorno alla Tank per carpirne i segreti.
Appena fu nei pressi, il portellone si aprì facendo scendere alcuni uomini i quali si allontanarono rapidamente come se sapessero dove dovevano andare, alcuni con materiali, altri con valigette. Fu però l'ultima persona ad attirare la sua attenzione. Un ragazzo scese dal portellone guardandosi attorno come spaesato, gli occhi verdi, i capelli di lunghezza media e una divisa militare che sembrava essere appena stata levata dalla protezione di plastica. Anche dalla distanza erano visibili le pieghe lasciate dal tempo. Ben presto venne lasciato solo, nessuno pareva interessarsi alla sua presenza, anzi, veniva invitato ad allontanarsi per l'intralcio delle operazioni di rifornimento al Sea King che sarebbe dovuto ripartire prontamente per rientrare sulla base terrestre. Abraham si avvicinò piegandosi lievemente per sicurezza. Le pale erano ancora attive e non gradiva l'idea di finire decapitato accidentalmente.
“Hey!” esclamò alzando la voce per farsi sentire oltre il rumore delle pale “Levati di torno!” il ragazzo parve accorgersi di qualcosa, ma non doveva aver sentito tutto, perché venne scansato senza tanti complimenti da uno degli addetti che gli fece un chiaro segno di dirigersi verso Custer. Quando gli diede le spalle, Abraham non poté non notare un sorrisetto dipingersi sul viso. Se ne sarebbe occupato più tardi. Fece segno al ragazzo di seguirlo e si allontanarono portandosi all'interno della nave tramite un portellone che venne chiuso non appena furono all'interno. I rumori erano attutiti grazie alla spessa paratia. Il giovane sembrava ancora più spaesato di prima, quando Custer notò che stava fissando la superficie liscia e bianca delle pareti. “Allora” cominciò con tono greve come suo solito, mentre squadrava la figura che aveva davanti a sé, più piccola di lui di almeno trenta centimetri circa e con l'espressione di un pulcino bagnato. “Chi sei e che incarico ti hanno assegnato ?”
“Io sono Alain” disse con un mezzo sorriso che poi si tramutò in terrore quando vide la reazione espressiva di Abraham, scuro in volto. “I... intendevo dire soldato semplice Alain Varrero, esercito spagnolo... o almeno credo considerando che mi hanno detto che non ne faccio più parte” sbatté i tacchi salutando militarmente, il tono cambiò rapidamente durante la frase, dall'impaurito al perplesso, cosa che non impressionò il nerboruto sergente.
“E la tua ragione per esser qui ? Avrai pure un ordine o una ragione ben valida”
“Sì mi hanno dato questo” disse estraendo dalla giacca spiegazzata in più punti della divisa, una busta aperta, anch'essa spiegazzata. “dicendo di consegnarlo all'addetto e di parlare con... con... come diamine si chiamava, ah sì, Ojisan Hakase” Alain guardò fisso il suo interlocutore, lo sguardo concentrato e sicuro, mentre Custer lo fissò e sorrise prima di ridere in maniera sguaiata per alcuni secondi, lasciando sorpreso il Varrero.
“Ah... Ojisan eh ?” rise ancora portando una mano agli occhi per asciugare una lacrima “Se desideri rimanere a bordo e non finire a sguazzare in mezzo ai pesci ti conviene riferirti al Professor Satoru con un po' più di deferenza... è evidente che quelli dell'elicottero ti hanno voluto fare uno scherzo come comitato di benvenuto sulla Solar” allungò la mano destra verso il ragazzo “Abraham Custer”
“Piacere Signor Cust....er” la frase si bloccò in gola quando la mano del ragazzo strinse quella del sergente. Era come una morsa d'acciaio e sentiva che non stava stringendo a pieno della propria forza.
“Custer o Abraham, niente Signore... comunque se devi parlare con il Professor Satoru ti conviene andare immediatamente presso il suo ufficio, solitamente si trova lì per completare gli ultimi rapporti da spedire ai nostri finanziatori”
“La ringrazio Abraham e arrivederci” prese il sacco con i propri effetti personali e salutò cordialmente con un cenno del capo, incamminandosi per il corridoio per alcuni passi.
“Hey rookie” la voce di Custer rimbombò lievemente nel corridoio, gelida, cosa che fece fermare Varrero di colpo.
“Per l'ufficio, quarto ponte, sezione 17, quarta porta” Custer sorrise, mentre vedeva il ragazzo aumentare il passo scomparendo dietro un angolo. Si portò la mano sinistra sulla testa pelata e inspirò lievemente per poi scuotere il capo “Che diamine, proprio un bamboccio di questo genere dovevano rifilarci ?" sospirò "Sarà sicuramente figlio di qualcuno... ci penserà il vecchio a metterlo in riga.”

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Ojisan Hakase = Professore Nonno
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Edited by warlord8 - 21/9/2010, 19:37
 
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warlord8
view post Posted on 6/9/2010, 19:19     +1   -1




Terza Parte

Alain Varrero cominciò seriamente a pensare d'essersi perso o che quel tizio di nome Custer lo avesse preso in giro come tutti gli altri da quand'era stato messo in lista per il Progetto Solar. Ogni incrocio presentava nuovi dubbi su dove andare, le indicazioni erano risicate e i pannelli bianchi non avevano particolarità per indicare se stava girando in tondo. Era sicuro d'aver seguito le istruzioni alla lettera, eppure aveva la sensazione d'essersi inesorabilmente perso nei cunicoli di quel colosso navale. Si fermò e sbuffò mentre rimaneva nel mezzo dell'ennesimo incrocio. Voltò lo sguardo in tutte le direzioni come per trarre ispirazione su che strada seguire. Si era sempre vantato d'avere un innato senso dell'orientamento, d'essere sufficientemente in grado di cavarsela nei posti più disparati come l'esperienza gli aveva dimostrato, eppure in quel luogo non riusciva a trovare nemmeno un ufficio.
Appoggiò il sacco a terra e guardò nuovamente le opportunità che gli si profilavano. Improvvisamente sentì una vampata di caldo e decise di togliere la giacca militare, che odiava, sperando che la camicia non risultasse macchiata dal sudore. “Se succede anche questo..” commentò mentre cercava di mettere la giacca della divisa in una posizione nella quale non si stropicciasse ancora di più di quello che già era. “forse mia madre alla fine aveva ragione, dovevo rifiutare questa stupida proposta e rimanere nell'esercito... cos'accidenti mi è venuto in mente quando ho firmato quei documenti ?” si portò la mano nei capelli cercando di trovare un po' di sollievo, ma ebbe l'effetto contrario.
“Sta cercando qualcuno ?” una voce dietro di lui lo fece sobbalzare e si voltò di scatto. Davanti si parava un uomo sulla sessantina, capelli corti, una barba ingrigita dal tempo e tratti orientali che lo osservava con gli occhi ridotti quasi a fessure come se lo stesse studiando. L'espressione era dura, analizzatrice.
“Sì ma .. temo d'essermi perso Signore” disse imbarazzato sebbene tenesse un'espressione imbronciata. Stava cominciando a spazientirsi d'essere trattato come un imbecille da tutto e tutti. Gli stava bene essere una recluta ma a tutto c'era un limite. “Cercavo l'ufficio del Dottor Satoru, mi avevano detto che era da queste parti ma non ho trovato un'indicazione a riguardo, i corridoi sono tutti uguali e non ci sono nemmeno targhette identificative” inspirò ed assunse un'espressione corrucciata.
L'uomo lo continuò a squadrare mettendolo a disagio, prima che estrasse una mano dalle tasche del camice bianco “Questa è una nave particolare soldato, non ci sono certi mezzi antiquati per determinare dove si è, non glielo hanno spiegato ?” la voce risultò tagliente, quasi scocciata “Spendiamo milioni in addestramento e tecnologie e nessuno si prende la briga di dare le nozioni base d'utilizzo... il capo del personale mi sentirà” fece passare la mano sulla paratia, dove apparve improvvisamente una planimetria con recante scritto un numero e una dicitura in varie lingue. Alain sbattè le palpebre per la sorpresa, prima di tornare a guardare l'anziano signore che non aveva staccato gli occhi da lui.
“Questo è il sistema di planimetria digitale della nave, è attivo in ogni incrocio di corridoi e permette d'ottenere anche percorsi rapidi per indirizzarsi su determinati luoghi, segue chiunque e aggiorna la propria posizione a ogni incrocio segnalando errori, è comodo ma non abusarne... e ora seguimi, ti porterò all'ufficio” detto questo fece qualche passo in avanti superando il ragazzo e continuando per il corridoio. Varrero prese il proprio sacco e fu subito dietro all'uomo con passo svelto, lo stava incuriosendo e sinceramente era la prima volta che si trovava su una nave con dei sistemi tanto avanzati, forse esistevano anche nelle navi da crociera.
“Come ti chiami e qual'è il tuo ruolo ?” chiese senza voltarsi.
“Alain Varrero” disse a voce bassa prima di tossire e riprendere con un volume normale “sono un soldato dell'esercito spagnolo, appena arrivato con un elicottero, mi hanno assegnato al Progetto Solar”
“Quindi una nuova recluta... bene” il tono dell'uomo sembrava ora cambiato lievemente, come se questa notizia avesse appena salvato Alain da un destino peggiore di quello che aveva previsto fino a poco prima. “Hai qualche particolarità per la quale ti hanno scelto ? Solitamente qui al Progetto viene presa solo personale qualificata in determinati campi” mentre parlava, Alain notò che le luci del corridoio cambiavano l'intensità in base al loro passaggio, la cosa lo incuriosì ma rispose comunque
“Non saprei, non dispongo di qualificazioni, so solamente tirare di spada e dicono che ho degli elevati riflessi ma...”
“Avrai pure una cartella con i dati dei test e delle analisi presumo.. comunque siamo arrivati” l'uomo si fermò davanti a una porta anonima come le altre, la quale si aprì con un rumore leggero che ricordò molto quelli della nave interstellare Enterprise, dopodiché entrò facendo cenno al ragazzo di seguirlo. L'ufficio risultava spartano a prima vista, un paio di piante in vasi ancorati e una scrivania con un paio di sedie ancorate anche quelle, oltre che un computer portatile, una piccola teca con una fotografia e una specie di schermo che occupava buona parte della parete. Ma non c'era nessuno al suo interno.
“E' sicuro che sia questo l'ufficio del Professor Satoru ?” Alain fece qualche passo all'interno prima di guardarsi attorno “certo che è proprio un ufficio ridotto all'osso, non ci lavorerei nemmeno per tutto l'oro del...” quando tornò a guardare l'uomo, sentì il sangue gelarsi nelle vene. Lo vide seduto alla scrivania, le mani congiunte davanti al volto mentre lo fissava con occhi duri.
“Signor Varrero” disse semplicemente mentre allungava la mano sinistra facendo cenno di prendere posto, cosa che Alain fece immediatamente dopo aver lasciato cadere a terra la sacca al suo fianco. “Io sono il Professore Satoru Kiyokawa, direttore del Progetto Solar” fece una breve pausa “Le do il benvenuto a bordo della nave Alain. Considerando che la sua presenza non è dettata dal caso, sono sicuro che colui che ha provveduto al suo arruolamento ha visto in lei qualcosa di sufficientemente importante da giustificare l'arruolamento e strapparla a una vita violenta come quella che le sarebbe capitato stando nelle truppe spagnole” allungò ora il braccio sinistro “La cartella prego”. Il ragazzo estrasse la cartella personale dalla sacca il più rapidamente possibile, era sicuro ora d'essersi messo nei guai, ma cercò d'apparire sereno quando consegnò i propri dati personali al Professore, il quale l'aprì con un gesto secco e cominciò ad analizzarla muovendo i fogli che probabilmente considerava inutili. “Una moltitudine di carta inutile come al solito” commentò prima di fermarsi e aguzzare la vista “Qui dice che sei uno schermidore provetto e con dei valori reattivi superiori alla media, oltre che avere una buona mira e prestanza fisica nei valori ottimali per il progetto” chiuse la cartella e fissò il ragazzo. “Hai qualcosa da aggiungere ?”
“Non è scherma, è spada, sono cose diverse” disse risentito “io combatto con almeno trenta chilogrammi d'armatura, pratico i combattimenti medievali, non movimenti rapidi e saettanti come quelli della scherma classica” la voce era diversa, se ne accorse lui stesso. Non sopportava che le due cose si mischiassero e teneva a precisarlo non appena possibile. “Prima che accadesse l'invasione partecipavo anche a numerosi tornei, non ne ho mai vinto uno ma solo perché gli altri giocavano sporco pur di poter vincere”
“E allora perchè non giocavi sporco pure tu ?” Satoru sorrise in maniera fredda “Comunque questo ha poca importanza al momento” spostò lo sguardo sul portatile che si accese con una lieve carezza sulla superficie, apparve uno schermo trasparente “prima di poterti dare un assegnamento comunque c'è la necessità di farti fare un test aggiuntivo. In base a come andrai, ti verrà assegnato un incarico al posto di un altro”
“Sì Signore” rispose facendo un cenno d'assenso leggero
“Presentati alla sala simulazioni nel ponte 7 e rammenta d'usare il sistema di planimetria... puoi andare” detto quello, il Professore cominciò a osservare sullo schermo alcuni dati, mentre Alain prese le proprie cose e cominciò a dirigersi verso l'uscita, con la porta che s'aprì.
“Varrero” la voce di Satoru lo fece bloccare e voltare di mezzo busto “Se fallirà il test, verrà assegnato alla pulizia e manutenzione dei ponti... le conviene dare il meglio di sé glielo garantisco”

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Edited by warlord8 - 21/9/2010, 19:37
 
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Quarta Parte


Il Dottor Soisson stava studiando alcuni dati dall'ultima operazione d'addestramento di Custer e dell'AI. I dati non erano molto incoraggianti, sebbene l'americano fosse al pieno delle forze, l'AI non riusciva ad agire come un umano, nemmeno aumentando gli algoritmi e la potenza d'elaborazione, era come se si rifiutasse di migliorarsi, una cosa che al Dottore sconcertava. Il suo ufficio si trovava in un angolo della grande stanza adibita ai simulatori per il progetto, qui venivano provati nuovi sistemi elaborandoli in formato digitale prima di provarli direttamente sui velivoli reali. Sospirò mentre si sistemava gli occhiali con fare superfluo. Le mani sottili e il viso allungato insieme a dei capelli un poco lunghi, gli davano un'aria lievemente femminile. Allungò la mano prendendo il manico di una tazza di caffè semi coperta dai documenti. Al tatto risultò fredda e agrottò lievemente la fronte agitando un poco la tazza, scontento. Si alzò lentamente, con movimenti calcolati e si portò alla caffettiera inserendo una cialda e attivando il programma. Mentre il rumore della macchina cominciava a espandersi, alzò lo sguardo verso l'orologio attaccato al muro e si sorprese del fatto che erano passate già dieci ore da quando era tornato al lavoro. Non ne sentiva il peso, ma d'altronde la sua vita era costellata solo dalla scoperta e dall'applicazione dei segreti del Progetto Solar. Avrebbe preferito mettere le mani direttamente sui segreti tecnologici a piene mani, anziché ricevere le briciole dal Professor Satoru, ma d'altronde non poteva pretendere d'ottenere tutto fin da subito. Era un membro importante del progetto, senza di lui non sarebbero mai stati in grado nemmeno di mettere un'AI funzionante a bordo delle navette, in un modo o nell'altro, il programma di bordo si rifiutava d'accettare le direttive imposte dal controllo remoto e tendeva a fare come più gli pareva.
“Dottore” una voce femminile distolse la sua attenzione dall'orologio e si voltò
“Salve Dottoressa White” la guardò notando la tazza nelle sue mani “deduco che anche lei ha necessità di altri stimolanti ?”
La donna sorrise sistemandosi una ciocca dei lunghi capelli castani “Sì Dottore, d'altronde con la mole di lavoro che abbiamo da fare non possiamo permetterci di staccare nemmeno per fare un pranzo degno di questo nome”
La macchina fece un lieve suono, come di campanello, avvisando che il caffé era pronto. Soisson prese la tazza e si spostò permettendo alla donna d'avvicinarsi e ripetere l'operazione.
“I pasti sono importanti Dottoressa, spero che lei e l'equipe ve lo ricordiate.”
“Sì, ma ricordiamo anche che abbiamo delle scadenze e che”
“Il destino dell'umanità grava sulle nostre spalle” concluse per lei il Dottore che prese un breve sorso della bevanda. Era calda al punto giusto e il gusto amaro del caffè americano gli dava la giusta scrollata di cui aveva bisogno per dimenticare temporaneamente la stanchezza. Sapeva che nel giro di un'ora o meno avrebbe avuto bisogno di un'altra dose. Abbassò lo sguardo verso il liquido nero, mentre White sorrise.
“Non è ciò che il Professore continua a ripetere ?”
“Fin troppo incessantemente Dottoressa, dovrebbe capire una buona volta che siamo uomini... non macchine” appoggiò la tazza sul tavolino che ospitava il dispenser. “e che abbiamo limiti che non possiamo superare nemmeno con le nuove tecnologie a disposizione.” la scrutò. Non gli piaceva parlare molto con i suoi sottoposti, ma ogni tanto gradiva sondare gli animi per capire cosa si nascondeva dietro quei volti sorridenti, concentrati, stanchi, delusi... quanto preferiva le macchine. Erano così semplici e lineari.
“Certamente, ma se non avessimo dedicato così tanto tempo per scoprire i segreti dei database di quella nave, i nostri eserciti avrebbero subito una pesante sconfitta e chissà dove ci troveremmo adesso” la voce della donna non tradiva alcuna emozione. Prese anche lei la tazza e Soisson le indicò un tavolino a poca distanza che il gruppo aveva posizionato lì illegalmente per darsi almeno l'illusione di essere seduti ad un tavolo durante i momenti di relax. “Eppure i nostri sforzi non sono stati sufficienti a garantire il successo, stiamo ancora subendo attacchi e danni dalla loro avanzata, molte popolazioni sono sotto il loro giogo e non sappiamo cosa ne sia di loro” il volto diventò scuro e Soisson la continuava ad osservare. Dopo alcuni secondi di silenzio prese la parola.
“Ed è per questo che studiamo continuamente, per poter liberare anche queste persone da quelle lucertole troppo cresciute e ricacciarle nello spazio... ma abbiamo anche noi dei limiti. Se dovessimo studiare malamente qualcosa, potremmo mettere in pericolo l'intero progetto per una disattenzione” gli occhi brillarono di una luce viva che si dibatteva contro il viso teso e stanco. “e noi non possiamo permettercelo, non ci sarebbero seconde opportunità. Noi siamo l'unica opzione per l'umanità, sia che le Nazioni Unite lo credano o meno.”
“Già” la Dottoressa White accarezzò la propria tazza prima di prenderne un rapido sorso “A volte penso che le Nazioni Unite ci abbiano dato supporto solo perché pensavano di poter ottenere subito tutte le tecnologie senza sforzi.” Soisson la guardò come sempre ma dentro di lui si chiedeva se tutti i suoi collaboratori erano ciechi e idealisti come lei. Credevano veramente che delle nazioni avessero messo a disposizione fondi e mezzi solo per farli divertire a fare gli scienziati ? Si augurava sinceramente di no. Un conto era essere pragmatici, un conto dei sognatori.
“Anche perché” continuò la donna “recentemente ho sentito che stanno facendo pressione sul Professore per ottenere un maggior numero di tecnologie e di testarle direttamente sul campo senza studi approfonditi e...”
“Sono solo voci Dottoressa e come tali devono essere trattate non le pare ?” la voce di Soisson risultò tagliente e fredda. Odiava quei discorsi, quel modo di porsi su un problema. Non voleva che le menti del suo team fossero impegnate a pensare a dei maledetti complotti politici e di potere. Dovevano solo fare il loro dovere.
“Certamente... era... solo per parlare” abbassò gli occhi , colta di sorpresa dalla reazione del proprio direttore.
“Se non ha altro da aggiungere, penso sia meglio che ritorni ai propri doveri.” aggiunse freddamente, senza distogliere gli occhi dalla collaboratrice, che dopo un leggero cenno d'assenso col capo, si allontanò.
Soisson aggrottò la fronte per l'ennesima volta e inspirò girandosi per andare verso la propria scrivania. Non voleva perdere altro tempo, aveva del lavoro da compiere, migliorare l'AI, generare un modello d'apprendimento e soddisfare così le aspettative del Professore e...
“Mi scusi, è questo il centro d'analisi ?” una voce giovane e un poco titubante riempì la stanza bloccando Soisson che si voltò. Era un uomo poco più giovane di lui.
“Questo è il centro simulazioni” si sistemò gli occhiali “non il centro analisi... soldato”
“Ah... scusate” disse “sono Alain Varrero” fece un leggero cenno del capo e il Professor Satoru mi ha detto di recarmi in questa struttura per”
“Il Professore l'ha mandata qui ?” il tono del dottore cambiò nuovamente. Per quale ragione il vecchio aveva mandato questa recluta nella sala simulazioni ? Aveva per caso voglia di provare qualche giochetto e mettere alla prova il suo operato, oppure aveva trovato qualcuno che poteva guidare la Wing ?
“Si mi ha mandato qui per svolgere delle analisi o... prove, non rammento bene a dire il vero. So solamente che sono nelle vostre mani per poter ottenere un incarico nel Progetto.”
“A vederla non mi sembra molto dotato” gli occhi del Dottore si chiusero a fessura per brevi attimi prima di tornare normali, analizzatori.
“Come scusi ?” Alain alzò il sopracciglio destro un poco sorpreso.
“Nulla, lasci perdere e... mi segua. Dottoressa White!” cominciò a camminare dirigendosi verso quelli che erano i simulatori. Se il Professore voleva liberarsi alla svelta del soggetto lo avrebbe ringraziato.
“Sì Dottore?” la donna sporse il capo da uno scaffale in mezzo alla stanza.
“Prepari le macchine per il test 01, abbiamo una nuova cavia da mettere sotto i ferri”
“C...cavia ?” Alain era ancora più sorpreso, ancora più preoccupato. In quale gabbia di matti si era ritrovato ? Ma soprattutto... chi gli aveva detto d'andare a far parte del Progetto ? “Mamma... avevi ragione” concluse a bassa voce sperando di non farsi sentire dall'uomo che si voltò lievemente
“Troppo tardi per chiedere aiuto Signor Varrero, il suo destino è ormai segnato per i prossimi dieci minuti”
“Dieci minuti ?” il tono di Alain sembrò ritrovare un po' di fiducia in sé stesso “Dura così poco il test ?”
Soisson si fermò a fianco della macchina 01 mentre sentiva che la White cominciava ad attivare i sistemi principali. Tirò una maniglia e si aprì l'abitacolo al cui interno già stavano avendo inizio i programmi di simulazione.
“Solitamente è quella la durata media di chi ci sale” il tono era freddo e distaccato, mentre Alain controllava l'interno
“Devo... entrare qui ?”
Il Dottore lo fissò scocciato “Non ho tempo da perdere, quindi entri qui dentro e non faccia domande” nel sentire il tono, Alain sembrò piegarsi lievemente con la schiena mentre s'affrettava ad entrare nel simulatore.
“Legga attentamente ciò che verrà scritto a video. Vi sono tutte le informazioni necessarie per poter usare il simulatore e soprattutto” porse un casco “metta questo, servirà per comunicare col centro di controllo.... bouna fortuna e non si metta a vomitare come tutti gli altri”
“Hey... ma che cosa dovrei” Alain non riuscì a finire la frase che il portellone si chiuse con un rumore secco, metallico, mentre le luci interne cominciavano ad accendersi e aumentare d'intensità e un testo descriveva i comandi da impiegare.
Varrero, sorpreso ma obbligato, cominciò a leggere con l'apprensione che aumentava sempre più.

Tutti gli scritti relativi a "Solar" e "Project Solar" sono pubblicati su deviantArt sotto licenza Creative Commons e pubblicati per gentile concessione dell'autore. © 2010 Stefano Robert Rebessi



Edited by warlord8 - 21/9/2010, 19:38
 
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warlord8
view post Posted on 15/9/2010, 21:21     +1   -1




Quinta Parte

“Solar Nest a Solar Unit, mi ricevete ?”
“Forte e chiaro Solar Nest”
“Autorizzazione alla partenza, dirigetevi per le rotte indicate sulla strumentazione ed eseguite la pattuglia come indicato. Buona missione, Solar Nest out”
Alain si guardò attorno. Il vetro di plexiglass dava un'ottima visuale del ponte di lancio e il casco leggero ma resistente non gli dava affatto fastidio a differenza della tuta di volo che lo faceva sentire compresso peggio che in un'armatura. I fumi di vapore di caricamento della catapulta di lancio coprirono alcuni dettagli per pochi secondi, prima che uno degli operatori gli fece segno che poteva partire.
Strinse le leve dei comandi, quei sistemi a maniglia che lo avevano messo un attimo in allerta prima di pensare rapidamente ad aumentare la manetta come gli avevano detto di fare durante la propedeutica. Gli suonava assurdo che quasi tutto funzionasse tramite il pensiero, ma non aveva molto tempo da perdere. Gli avevano detto che anche il tempo impiegato avrebbe inciso sulla percentuale della performance.
“Meglio non perdere altro tempo inutilmente” disse fra sé mentre allacciava la maschera d'ossigeno sul casco e apriva il canale radio “Solar Nest qui Solar Unit... partenza!” Pensò immediatamente all'aumento di potenza e senza accorgersene sentì il rombo dei reattori dietro di sé, il sibilo della catapulta e si ritrovò in volo schiacciato sul seggiolino, il respiro che gli cominciava a mancare mentre l'indicatore della forza G sull'HUD aumentava graduale e costante. Desiderò che i reattori si spensero e così fu, in breve si ritrovò circondato solo dal sibilo del vento. Un poco spaesato, cominciò a cercare di capire come funzionavano all'atto pratico i comandi. Le leve servivano per cambiare assetto in maniera indipendente degli alettoni ed elevatori e la manetta era data dagli impulsi dati dal cervello. Un sistema strano che però cominciò ad assimilare rapidamente.
“Sembra d'essere in un videogioco, alla fine i comandi non sono così difficili... ora però dov'è l'indicatore di navigazione ?” appena finì di parlare, sullo schermo apparve un indicatore recante scritte, distanze e direzione da prendere. Alzò le sopracciglia sorpreso, funzionava tutto quindi tramite controllo mentale ? Diede un aumento di potenza per ridurre il tempo di percorrenza della distanza al punto di pattugliamento. Si rese subito conto tramite la mappa che il velivolo si spostava molto velocemente. Il terreno comparve improvvisamente fuori dall'abitacolo e lo poté scrutare per alcuni secondi mentre cominciava la pattuglia come ordinato. Aveva già provato l'agilità e i tempi di reazione, sebbene in maniera dozzinale, non sembrava affatto male a parte il fatto che doveva abituarsi ai cambi di forza impressi dal velivolo, era un'esperienza interessante diversa da quello che si riceveva tramite un videogioco e lo attirava come una falena su una fiamma. Desiderava fare altre prove, spingere la macchina al limite.
“Sembra che non ci sia nessuno è più desolato di un deserto” disse mentre si guardava attorno e inclinava la propria unità alla ricerca di contatti. “Solar Nest, qui Solar Unit, non rilevo contatti, attendo istruzioni sul proseguimento dell'operazio..” si sentì un terribile rumore di scariche nella radio che lo assordò per un paio di secondi. Stordito, Alain si guardò attorno mentre scuoteva il capo per riprendersi “Cosa diamine era ? E' come se il contatto...” un'esplosione in lontananza sul mare, colse la sua attenzione. Fece un rapido zoom, non seppe come, sapeva solamente che si ritrovò l'immagine della nave in fiamme che cominciava a inabissarsi di prua, gli uomini che si lanciavano dai parapetti per cercare rifugio. “La nave... è stata colpita come... chi diamine è stato ?” sentì l'eccitazione cominciare a pervadere le membra, i sensi erano più rapidi come quando affrontava qualcuno in un torneo. Ma capì ben presto che quella che provava non era eccitazione, ma tensione.
“Non si chiacchiera in combattimento!” una voce greve lo colse di sprovvista, mentre una raffica di proiettili verdi sibilarono vicino alla carlinga evitando l'unità per poco. Alain reagì immediatamente scartando violentemente in una virata stretta e poté vedere una sagoma bluastra schizzare rapida dall'alto verso il basso e allontanarsi a piena potenza dei reattori tornare verso di lui. Era veloce, dannatamente veloce, non si sarebbe mai aspettato una mossa del genere in così pochi secondi. I colpi sibilarono nuovamente centrando in pieno la navetta che vibrò per quelli che sembrarono interminabili secondi. Il ragazzo cabrò di colpo inseguendo il nemico. Cominciava a sentire una strana sensazione pervadere il corpo, un formicolio sulle membra, mentre cercava di seguire il contatto.
“Sei lento e prevedibile ragazzo, forse è meglio se ti arrendi invece di perdere tempo” la voce risuonò nuovamente nella radio.
“Chi diamine sei per dirmi una cosa del genere ?” tuonò Alain mentre sentiva la forza G premere con insistenza sul corpo, il formicolio aumentare. La pressione cominciava a levargli l'ossigeno dai polmoni, ogni azione risultava più pesante, ma non aveva intenzione di mollare. Non ottenendo risposta si spazientì e le armi s'attivarono. Tracce rossastre si sparsero in direzione del velivolo nemico che solo ora s'accorse essere identico al proprio. Scartò con violenza con un'agile e rapida manovra entrando in puntamento. Alain reagì senza accorgersene uscendo dal tiro dell'avversario che andò a vuoto ma ora era posizionato in coda. La forza d'accelerazione e della gravità cominciavano ad aumentare ad ogni manovra richiedendo uno sforzo sempre maggiore, la mente cercava di rimanere concentrata su quello che doveva fare, su come sopravvivere mentre manovrava per non offrire un bersaglio facile al proprio avversario. Il rumore del casco contro il seggiolino era l'unico che riconosceva.
Preso dall'adrenalina, Varrero cominciò a non controllare più la forza G, non la sentiva, non gli interessava neanche sentirla, doveva solo riuscire a uscire vivo da quella situazione, ne andava del suo incarico, di se stesso. Eppure quella voce l'aveva già sentita altrove, ma non ricordava dove e in che situazione. Era come se un tarlo gli fosse stato messo in testa che lo avvertiva di qualcosa di ben preciso ma che non riusciva a riconoscere e inquadrare bene. Pensò rapidamente a una tattica da impiegare, finché non decise di togliere di colpo manetta scartando lievemente nel contempo sulla sinistra per evitare una collisione. Il velivolo blu schizzò avanti come se si fosse accorto tardi della manovra. “Sei mio ora!” urlò nella maschera risultando attutita dalla gomma, mentre con uno scarto violento cominciò a picchiare verso il proprio obiettivo, le armi cariche e pronte a far fuoco, mentre il sibilo del vento e dei reattori cominciavano a pervadere l'aria, accarezzandolo come una guanto di seta.

“I dati sembrano essere superiori alle aspettative Professore, all'inizio il valore di sincronizzazione non era un granché ma non appena ha preso confidenza con i comandi, ha avuto un picco d'efficienza che abbiamo riscontrato in ben pochi soggetti e Custer è uno di questi ”
“Mi sta dicendo che quella recluta può essere un potenziale pilota della Wing ? Signor Varrero, ne è certo ?” la voce del Professore risultò più tagliente del solito, era come se fosse sull'orlo di una decisione importante da prendere, un passo decisivo per la sua vita. Il Professore Alexandre Varrero sistemò i dati sullo schermo mentre osservava tramite le telecamere i simulatori ove i due piloti erano stati sistemati coi relativi dati statistici. La battaglia continuava a infuriare e sembrava che Alain avesse la meglio al momento contro Custer, una cosa che non si era mai vista prima, sempre che il sergente non avesse deciso di divertirsi col topo prima di far scattare la trappola.
“Ne sono sicuro Professore, guardi i dati di sincronizzazione, stiamo raggiungendo livelli mai visti prima, è come se facesse diventare la Wing un'estensione del proprio corpo anche se... i picchi sono rari e mal gestiti. Vede questi dati ?” col dito indicò una serie continua di informazioni che venivano aggiornate di volta in volta “Indicano che la sincronizzazione è instabile, non è fluida, continua come dovrebbe essere, il ragazzo ha potenzialità ma...”
“Ma è come se fosse un diamante grezzo, non è sufficientemente concentrato o motivato per mantenere il flusso di sincronizzazione continuo” completò Satoru prima di piegarsi in avanti, il volto illuminato dalla luce dello schermo e dai dati che riportava mentre una lieve increspatura solcò la fronte.
“Più che altro Professore, penso sia normale, è la prima volta che utilizza un simulatore con questi parametri, è già un miracolo che sia riuscito a ingaggiare il nemico senza essere distrutto al primo passaggio, è riuscito a padroneggiare il sistema di controllo quasi subito, è un risultato degno di nota non crede ?”
“Non mi stavo lamentando di quello, sicuramente ha avuto più successo dei piloti blasonati delle aviazioni che sono andati in panico quando non riuscivano a gestire la navetta.” fece una breve pausa mentre controllava lo stato del combattimento e i valori. Effettivamente i picchi erano molti e continuavano ad aumentare. “Il ragazzo sta migliorando” disse con tono calmo “sembra che stia acquisendo lentamente coscienza di cosa deve fare” sorrise lievemente mentre sentiva nuovamente d'aver avuto ragione su qualcuno.
“Interrompiamo il test Professore ?” Varrero guardò il superiore, sperando che accettasse l'idea.
“Neanche per sogno” la voce giunse secca, mentre non staccava gli occhi dagli indicatori dei picchi, mentre una luce nelle pupille rendeva il suo sguardo inquietante e fiero al tempo stesso “interrompete solo quando uno dei due verrà abbattuto, non prima... sono curioso di vedere cosa succederà”

Le due unità continuarono a combattere. Custer aveva la fronte imperlata di sudore, fra tutti i piloti che aveva dovuto affrontare, questo gli stava dando più grattacapi del solito. Aveva anche l'idea che reagisse più velocemente di alcuni minuti prima, sicuramente si era adattato al sistema di pilotaggio, ma come aveva fatto a farcela in una maniera così rapida ? Il velivolo giallo schizzò oltre la sua testa rischiando la collisione mentre tornava rapidamente verso di lui. Reagì subito con una secca virata e gettandosi in picchiata. Avrebbe cercato d'usare il terreno a suo vantaggio. I reattori rombavano mentre solcava a oltre mach 2 le fronde degli alberi le cui punte si spezzavano al passaggio roboante del velivolo. Attivò lo stabilizzatore mentre si guardava rapidamente attorno, sapeva che quel ragazzino gli sarebbe giunto addosso in men che non si dica e infatti lo vide, una sagoma gialla piombò dal cielo dalla direzione del sole, come un rapace si protese verso di lui e aprì il fuoco. Non si mosse, facendo fare tutto al pilota automatico che continuava ad evitare le punte più alte degli alberi facendo lievi accorgimenti. I colpi si schiantarono tutto attorno provocando incendi a causa dell'elevata temperatura dei raggi impiegati, non subì un graffio, mentre il suo avversario impresse una forte cabrata e aumentare la potenza dei reattori.
“Come sospettavo” Custer seguì l'aereo con lo sguardo mentre sull'HUD mobile comparivano dati e informazioni generiche sull'obbiettivo “Ha impiegato il fuoco automatico” sorrise lievemente assaporando la possibilità della vittoria “Ora è tempo d'insegnargli un paio di cose.” Con un gesto rapido della mano libera deselezionò il pilota automatico e aumentò al massimo la spinta dei reattori mentre imprimeva una violenta virata in direzione di Alain. L'aereo vibrò sensibilmente ma non entrò in stallo. Lunghe scie bianche si formarono dalle ali mentre s'arrampicava per il cielo con un forte stridio. “Sei mio ragazzino!”

Alain sentiva una strana sensazione, mentre osservava il velivolo blu sotto di lui aumentare improvvisamente la potenza d'erogazione dei reattori e salire bruscamente nella sua direzione. Il ragazzo reagì d'istinto virando seccamente a destra, mentre una strisciata di scie verdi passava là dove si trovava fino a poco tempo prima. Il tempo sembrò fermarsi mentre osservava l'aereo che ora sfrecciava ad alta velocità vicino a lui. Vide un uomo che lo osservava, un uomo di colore con un ghigno stampato dietro la maschera d'ossigeno, gli occhi che emanavano divertimento puro e semplice. “Custer!?” esclamò mentre usciva dal suo raggio visivo e imprimeva un nuovo cambio di direzione. Ebbe ancora un'altra sensazione strana, stavolta gli pervase il braccio della cloche, sentì come una brezza elettrica che lo obbligò ad abbassare la cloche in una ripida picchiata. Quando il ragazzo si guardò attorno, vide altre scie verdi sopra di lui completamente fuori bersaglio, mentre il velivolo blu era in una buona posizione di fuoco per lui. Sentiva l'adrenalina scorrere nelle vene, cominciava a capire qualcosa di più di come funzionava l'intero sistema e ora voleva abbattere l'avversario, sicuramente non gliela avrebbe data vinta facilmente.
Cabrò violentemente togliendo potenza ai reattori e aprì il fuoco ancor prima d'aver messo in collimazione l'obiettivo che aveva già cominciato a muoversi con la sua tipica velocità. Quando s'incrociarono nuovamente sfiorandosi, sentì qualcosa scuotere l'intero mezzo e una serie di luci rossi riempirono la plancia comando. Due scie di fumo s'incrociarono nuovamente.
“Dannazione!” esclamò mentre uno dei motori si spegneva e le armi si disattivarono. Sentì la paura aumentare dentro di sé mentre si guardava attorno. La scia di fumo saliva ponendosi sopra la sua posizione, del fuoco cominciava a divorare parte della fusoliera ma si spense quasi subito, poi il velivolo blu fece una manovra rapida e si posizionò dietro di lui senza che ebbe il tempo di poter reagire. Il sangue gli si gelò nelle vene mentre vedeva le canne delle armi nemiche mirare esattamente verso la sua carlinga. Capì che i giochi erano finiti. Qualsiasi cosa avesse tentato, sarebbe stato abbattuto, distrutto.
“Mi dispiace ragazzo, non sei stato abbastanza bravo" la voce di Custer risuonò nella radio, mentre il suo viso coperto dall'elmetto appariva nell'apposito visore sulla plancia.
“Custer! Dunque è veramente lei!” la voce di Alain era sorpresa, tutto dipendeva da questo test se non lo passava cosa poteva mai succedergli ? Come avrebbe potuto reagire il professor Satoru ? Perché quell'uomo era stato messo contro di lui ? Perché! Perché!?! Non poteva trovare un dannato posto in cui stare e fare la propria parte in santa pace per questa guerra d'invasione ?
“E' semplice ragazzino, me l'hanno ordinato. Devo ammettere una cosa però, ti sei comportato meglio della maggioranza dei piloti che ci hanno propinato mesi fa” sorrise deliziato “Ma la tua avventura finisce qui” a fine comunicazione, raggi verdi uscirono dalle canne dell'aereo blu dirigendosi rapide e voraci verso la carlinga di Alain che osservava teso e incapace di reagire l'evolversi degli eventi.

“Professore temo che la battaglia sia giunta al termine” Varrero si voltò osservando Satoru che guardava alcuni dati rilevati precedentemente. Il vecchio alzò il capo e si sistemò gli occhiali con un gesto secco. “Il bambino ha abbattuto quella vecchia ciabatta tutto muscoli e niente cervello ?”
“In realtà Professore, sta avvenendo il contrario, venga a vedere” Satoru s'avvicinò con passi grevi inclinandosi quel tanto che bastava per togliere il riflesso dallo schermo. Vide entrambi i velivoli danneggiati e perdere fumo, anche se quello messo peggio sembrava proprio essere quello di Alain. Rimase silente mentre sentiva la conversazione di Custer rimbombare nella sala analisi e aggrottò la fronte.
“Cosa pensa, d'essere un asso del Solar per caso ?”
“Professore con tutto il rispetto, questo Alain non ha nessuna possibilità di battere Custer, non ha più armi e il reattore perde potenza, è solo questione di attimi.” Varrero inspirò lievemente mentre vedeva la reazione emotiva del vecchio dipingersi sul volto. L'aveva vista già altre volte e sapeva che era meglio non continuare con la propria teoria, sempre che non avesse voluto trovarsi un nuovo posto di lavoro come era successo al altri.
“Non servono le armi per vincere una battaglia Professor Varrero, a volte basta avere se stessi”.
“Che cosa intende con que..” stava per finire la frase quando vide il velivolo giallo frenare bruscamente con l'intento di schiantarsi contro quello blu. Custer reagì lentamente dando troppo tardi potenza ai reattori e cabrando. In pochi attimi, i due velivoli s'accartocciarono su loro stessi esplodendo con grande potenza, diventando due lamiere che si separarono a un certo punto della discesa, costellandosi d'esplosioni e divisione di materiale.
“Come vede Professore, le armi sono equipaggiamenti dei quali possiamo fare anche a meno se vogliamo” Satoru si rialzò girandosi verso i due simulatori “Simulazione finita! Provvedete immediatamente a far uscire i piloti dalle capsule di simulazione, e vedete di non metterci un'eternità come al solito ci siamo capiti ?” e s'allontanò dalla zona senza rivolgere più lo sguardo a Varrero, il quale inspirò e digrignò lievemente i denti prima di dare i primi ordini per cominciare a scollegare i simulatori e far uscire i due piloti.

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Edited by warlord8 - 26/11/2010, 23:32
 
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warlord8
view post Posted on 27/11/2010, 00:34     +1   -1




Quinto Capitolo

“Che cosa diamine ti è saltato in mente ?” la voce di qualcuno tuonò nella mente di Alain mentre usciva dal cockpit della simulazione. Ebbe il tempo d'alzare lo sguardo per vedere qualcosa colpirlo in volto come un maglio. Colto alla sprovvista sbatté contro la paratia del simulatore, l'aria fuoriuscì rapidamente dai polmoni lasciandolo stordito ma cosciente. Il dolore al volto s'intensificò quando sentì la stessa mano prenderlo e sbatterlo ancora una volta contro la paratia. “Brutto idiota! Cosa pensavi di fare ? L'eroe per caso ?” gli occhi riuscirono infine a mettere a fuoco la figura e trasalì lievemente dallo stupore mentre capiva con chi aveva a che fare. Abraham Custer lo stava sovrastando e fissando in maniera minacciosa mentre lo teneva inchiodato sul posto. “Hai appena fatto la cosa più stupida che poteva venirti in mente! Questo non è un fottuto gioco!”
“No Sergente, non è un gioco” un'altra voce, più fredda e calcolata, giunse in scena. Il Professore fissava serio come suo solito Alain e Abraham. Il ragazzo non sapeva più cosa pensare, dall'ufficio lo avevano sbattuto in quell'abitacolo dicendo che doveva solamente fare una prova per vedere se poteva essere utile per il progetto. Se avesse saputo che alla fine veniva picchiato da un uomo di oltre due metri e largo come un armadio a due ante, c'avrebbe perlomeno pensato due volte. “Professore!” esclamò adirato l'uomo di colore col pugno fremente dalla tensione, mentre vedeva il cenno di lasciar andare Alain, cosa che fece a malincuore.
“Ha fatto ciò che doveva per cercare di fermarla anche se in un modo inopportuno e incosciente”
“In realtà ho calcolato male la distanza e..” cominciò Alain prima di fermarsi per lo sguardo duro inferto dal giapponese.
“Sia chiaro ragazzo” disse con le mani in tasca, il tono freddo “non ti stavo scusando, hai fatto una manovra che sarebbe costata non solo la tua vita ma anche quella del mondo intero”
“Del mondo... intero ?” Alain parve stupito da quell'affermazione, poi corrugò la fronte “Che assurdità è mai questa ? E' un aereo, cosa mai potrà fare quell'affare ? Sicuramente è l'esercito che..”
“L'esercito è un covo di idioti che aspetta solo di schiacciare chi gli si para davanti per aumentare la propria gloria o voglia di distruzione” le parole del professore attirarono l'attenzione del ragazzo che lo fissava più stupito.
“Eppure lavorate con l'esercito dando armi e modi per affrontare i Vaygir, non è forse vero ?”
“E' vero”
“E allora perché parla così di quegli uomini che combattono per trattenere un nemico meglio equipaggiato ?!” la voce di Alain si tramutò improvvisamente con vene d'ira “Cosa le interessa per caso, solo denaro ? Potere ? Cosa ?!”
Il professor Satoru inspirò brevemente, scrutando Alain da capo a fondo mentre Custer gli si avvicinava.
“Non mi interessa nulla di tutto ciò” scrollò le spalle come se avesse detto una cosa ovvia “riforniamo gli eserciti delle Nazioni Unite solo perché riescano a contenere quanto più possibile i Vaygir e farci guadagnare tempo”
“Co... come sarebbe a dire contenere..” non capiva, qualcosa non quadrava, il Progetto Solar non doveva lavorare per la salvezza della Terra ? Cosa stavano mai programmando ?
“La risposta è semplice novellino incompetente” la voce di Custer proruppe nella stanza rompendo il silenzio innaturale che si era generato e osservando sempre gelidamente Alain. Gli avrebbe messo le mani addosso e insegnato qualcosa in merito alla disciplina e al rispetto dei combattenti, ma col vecchio presente non se la sentiva di finire nei guai. “I Vaygir non possono essere fermati con il mero uso degli eserciti convenzionali, per poterli fermare in tutto e per tutto, abbiamo bisogno di armi e metodi innovativi, i quali riescano a ribaltare in nostro favore le sorti di questa lurida guerra.” fece una breve pausa facendo un paio di passi verso il simulatore guardandone l'interno corrugando la fronte “Rammento ancora il primo giorno che misi piede qui dentro e mi venne spiegata la situazione. Per me era diverso” la mano scorreva sulla superficie metallica come accarezzandola anche se si vedeva che stava contenendo la tensione, il tono adirato era tutt'altro che scomparso “avevo già visto cosa significava combattere il nemico, i compagni morti, le urla dei feriti... ed ero motivato a fare di tutto per porre fine alla vita di quei bastardi che ci hanno invaso senza tante pretese eppure..” tornò a guardare Alain “eppure sebbene non capissi perché il Progetto non avesse dato certe innovazioni tecniche, ora ne capisco le ragioni.”
“Perché allora ?” il ragazzo inspirò lievemente mentre cercava di capire cosa gli stessero per dire. Aveva un leggero mal di testa, gli occhi lucidi. Era stata una lunga giornata e stava cominciando ad averne abbastanza, non si sentiva in grado d'affrontare per troppo tempo dei discorsi sulla salvezza del pianeta e delle responsabilità così complesse.
“Perché stiamo lavorando all'arma che decreterà la fine di quest'invasione senza ulteriori attese... Alain Varrero” il Professore fece qualche passo avvicinandosi e poggiando una mano sulle spalle del giovane “niente più Vaygir, niente più combattimenti, niente più pericoli per la razza umana se non da se stessa...e voi due...” li osservò con un'occhiata fredda, calcolatrice ma che nascondeva un guizzo d'orgoglio e di speranza “sarete gli artefici della nostra liberazione, vincerete... o morirete nel tentativo assieme alle unità Wing e Tank che avete utilizzato durante la simulazione”
“Wing ? Tank ?” chiese Alain portando la mano sulla testa facendola passare fra i capelli sempre più confuso mentre il professore ritirava la mano e faceva un passo indietro riponendo le mani nel camice, lo sguardo sempre serio e calcolatore “Mi state dicendo che quelle due navette sarebbero la salvezza del genere umano ? Non..non capisco sinceramente.”
“Non m'aspetto che tu capisca... m'aspetto solo che tu esegua gli ordini ragazzo, né più, né meno” Satoru agitò la mano come se avesse appena detto una cosa che poteva essere messa da parte momentaneamente, priva d'interesse “considerando che sei il candidato con il più alto tasso di sincronizzazione che abbiamo avuto fino ad oggi, avrai il compito di portare la Wing in battaglia. E' un compito importante questo, spero che tu lo capisca appieno.”
Alain non poteva crederci, rimase senza parole. Di punto in bianco, in un breve periodo di tempo, era stato catapultato nella guerra, arruolato, addestrato in maniera approssimativa e gettato in pasto a un progetto che pensava si rivelasse scomodo e di seconda categoria e ora... ora si ritrovava a dover salvare l'umanità dalla distruzione con un velivolo di nuova concezione. Portò la mano sinistra sul dorso della destra e strizzò violentemente la pelle.
“AHIA!”
Il Professore e Custer si lanciarono una breve occhiata, poi l'anziano s'allontanò uscendo dalla sala e Abraham prese parola.
“Da oggi fai parte ufficiale del team a quanto pare..” lo fissò gelido “che Dio ci aiuti se per guidare la Wing abbiamo bisogno di un novellino privo d'esperienza come te.” fece una breve pausa “Da domani cominceremo addestramenti intensivi sul simulatore, dobbiamo diventare un'unità operativa al più presto. Ti conviene andare a dormire, domani sarà una lunga giornata.. te lo assicuro.” Le ultime parole risultarono taglienti, una minaccia velata fra le righe, prima di girarsi e uscire dalla stanza del simulatore lasciando Alain solo nella propria confusione. Sbatté un paio di volte le palpebre prima di darsi un paio di pacchette sulle guance poi tentò di sorridere senza riuscirci. Sebbene ora fosse riuscito a diventare parte del progetto, aveva la strana sensazione d'essersi appena fatto un nemico.

L'addestramento era intenso e non conosceva sosta. Era ormai da due mesi che Alain stava seguendo il rigido allenamento imposto dal Professore ed era seguito da vicino e meticolosamente da Custer quasi fosse un cane da guardia. Si sedette alla panca crollando letteralmente, il sudore che gli imperlava la fronte, i muscoli che urlavano l'odio verso il ragazzo, accusandolo d'andare oltre le sue possibilità. La tuta di volo era umida. Infilò la mano sotto la cerniera e la ritrasse interamente bagnata, madida del sudore che stava ancora emanando. L'interno del casco aveva temporaneamente cambiato colore oscurandosi, mentre la maschera evidenziava lunghe righe liquide scendere ancora dalla gomma impregnando tutto. Inspirò appoggiando la testa all'armadietto cercando di riprendersi, mentre l'oscurità e il fresco della zona di vestizione concedevano un poco di sollievo. “E per fortuna che doveva essere leggera oggi” mormorò un po' ansante. Lui e Custer si erano dedicati a intere sessioni di ingaggio, agganciamento e azioni congiunte. I caccia che li scortavano avevano dovuto fare rifornimento per due volte e darsi il cambio con pattuglie nuove. Trovava il tutto tremendamente affascinante ma cominciava a erodere la concentrazione e la pazienza. Deglutì e cominciò a svestirsi per poi fare una rapida doccia che lo rimise in sesto. Si vestì rapidamente mettendosi la tuta dell'esercito che gli avevano assegnato d'un colore grigio chiaro. Piatta, senza alcun colore distintivo che potesse identificarlo come una persona diversa dalle altre. Mentre finiva di mettersi le scarpe, Custer entrò nella stanza e lo osservò. Era ancora in tuta e lo sovrastava come suo solito. Alain si chiese per quanto tempo aveva intenzione di rimanere vestito così, lo aveva conosciuto in quegli ultimi mesi come un uomo duro che eseguiva gli ordini senza fiatare e che pretendeva sempre il massimo anche nelle situazioni più disperate. Non conosceva il significato della parola pietà, perlomeno non con lui... e non l'aveva mai dimostrata..nè s'aspettava di poterla mai sperimentare.
“Vedo che ti sei già sistemato Varrero” disse sorpassando il ragazzo e aprendo il proprio armadietto. Il portamento e i movimenti indicavano che non sentiva affatto la fatica, cosa che invece Alain continuava ad accusare. Si rese conto che improvvisamente tutto ciò che aveva fatto durante i combattimenti di spada corazzata erano valsi ben poco. Credeva d'aver formato un buon fisico, qualcosa che potesse resistere allo stress degli addestramenti, della battaglia... e invece sentiva dolori ovunque.
“Sì” rispose “considerando che era l'ultimo addestramento della giornata non avevo la minima voglia di rimanere sporco.”
Custer si tolse la tuta e la biancheria senza proferire parola prima di dirigersi alle docce. Il rumore del rubinetto aperto e il vapore acqueo uscirono dalla doccia nella quale era entrato.
“Il vecchio non è soddisfatto dei risultati ragazzo” la voce dell'uomo risuonò sopra lo scroscio dell'acqua. Cupa, profonda, come suo solito.
“Ancora ?” il tono di Alain risultò imbronciato “Non è mai contento di nessun risultato, più ci spremiamo e più pretende che ci addestriamo”
L'acqua si fermò come se fosse stata interrotta da qualcosa durante la propria caduta.
“Cosa vuole, che torniamo a casa morti per caso ?!”
“Vuole semplicemente che diamo risultati positivi e senza margini d'errore. Una volta là fuori non avremo seconde possibilità”
Alain aggrottò la fronte per l'ennesima volta. Non era concorde con questo modo di vedere le cose. Era sicuro che avevano fatto dei progressi, li aveva notati, aveva controllato le cartelle.
“Quindi ?” concluse inspirando un poco rassegnato. Ormai era abituato alle brutte notizie dell'ultimo minuto. L'acqua nel frattempo fermò la propria caduta e il grande afroamericano uscì dalla doccia con un asciugamano attorno alla vita. Non era la prima volta che vedeva il corpo nudo del compagno e ogni volta gli incuteva timore. I muscoli sviluppati indicavano la sua possanza, mentre alcune cicatrici più o meno vistose facevano intendere che Custer non era avvezzo a incontri ravvicinati con il nemico... o con qualsiasi cosa potesse essere preso a pugni.
“Vuole che facciamo un altro agganciamento in volo domani mattina all'alba e continuare finché non abbiamo trovato il giusto assetto con la giusta tempistica... dice che siamo ancora troppo lenti nell'eseguirlo... e non guardarmi così ragazzo” volse lo sguardo verso l'armadietto tirando fuori una tuta simile a quella di Alain che era rimasto imbambolato vicino alla porta, con un'espressione fra lo sconcertato e l'arrabbiato. “Gli ordini del vecchio professore non si discutono e lo sai, domani mattina avremo i velivoli pronti ad attenderci quindi non far troppa baldoria stasera”
“Al diavolo” esclamò. Custer si fermò e piegò la testa per osservare il giovane compagno. Era serio ma incuriosito. “Che cosa cazzo ha per la testa ? Abbiamo bisogno di riposo! Oppure ha voglia di farci morire come cani per un errore ? Sono stufo, ora gli vado a parlare!” si voltò e sbatté la porta alle sue spalle cominciando ad allontanarsi con passi pesanti. Custer rimase fermo per qualche secondo prima di scuotere la testa lentamente e tornare a vestirsi con calma e precisione come suo solito. “Ho idea che subirò una ramanzina entro domani mattina... maledetti giovani.”
Alain non riusciva a vederci dalla rabbia. Era stanco, affannato, non voleva saperne di tornare ancora una volta dopo poche ore di sonno e riposo su quel maledetto abitacolo e svolgere altri lavori di routine per l'agganciamento solo per migliorare le tempistiche. Ci doveva essere un momento nel quale bisognava mettere un freno e tirare un sospiro per poter tirare le somme del lavoro fatto. Erano da giorni, settimane che si continuavano ad addestrare senza sosta, adesso non ne poteva più. Gli era stato detto che avrebbe fatto parte di qualcosa d'importante, ma non aveva visto nessun combattimento, niente di niente... lo stavano prendendo in giro ? Mentre camminava a passo svelto, svoltò di colpo un angolo e andò a sbattere contro una persona. Entrambi caddero a terra con un sonoro tonfo. “Ahia ma guarda dove metti i piedi accidenti a te brutto idio..” Alain si fermò di colpo mentre osservava la figura che lo fissava da terra con un'aria poco rassicurante. Una ragazza, in tuta da pilota, capelli corti neri, occhi scuri e un'espressione poco rassicurante “Idiota a chi ?” chiese mentre si rialzava affrontando il ragazzo di petto senza cedere lo sguardo “Stai per caso insinuando che sia colpa mia se mi sei venuto a sbatter contro ?”
“No non intendevo quello è ...”
“A me pareva invece che fosse proprio quello che volevi dire” concluse seccamente mentre si chinava per raccogliere dei fogli che le erano caduti. Ignorò temporaneamente il ragazzo che la osservava come rapito. Aveva delle belle curve, e un seno prospero ma non esagerato. Deglutì. Da quanto tempo non aveva visto una ragazza, o pensato semplicemente ad una ragazza ?
Lei voltò lo sguardo fissandolo. “Beh, hai intenzione di stare lì a fissarmi il fondoschiena, oppure vuoi darmi una mano a raccogliere le carte ?” Alain sembrò riprendersi di colpo mentre sentiva le guance arrossarsi e si piegò immediatamente dando una mano a quella che le sembrava un pilota, almeno dal vestiario. Insieme raccolsero I fogli in poco tempo. “Beh, ecco fatto” disse il ragazzo porgendo l'ultimo foglio “spero che basti per … hem “
“Farsi perdonare ? Forse” disse secca ma con una vena ironica. Teneva ben salda la cartella con i documenti e lo guardava.
“Mi chiamo Alain... Alain Varrero” disse di colpo porgendole la mano destra. Lei ricambiò stringendola “Capitano Gabrielle Montard...” Il ragazzo non fece una piega anche se capì di trovarsi di fronte al comandante della squadriglia di F-4 Phantom imbarcati. Certo non era il CAG, certo non era nemmeno una di prima categoria considerando che l'avevano relegata su una nave secondaria con compiti altrettanto secondari eppure gli faceva impressione lo stesso “così tu saresti uno di quei due pazzi psicopatici che si divertono a farci tirare il collo per scortarli ?” Alain si sentì improvvisamente in colpa e sorrise lievemente per cercare coraggio.
“In realtà è il Professore che ci impone questi ritmi vertiginosi, noi ne faremmo sinceramente a meno”
“Considerando i risultati che avete ottenuto direi che invece fa veramente bene a mettervi sotto pressione” inspirò brevemente “da quel che ho visto siete lenti e impacciati e reagite agli attacchi come se foste in preda a una rabbia inaudita” scosse il capo “se foste finiti in un addestramento come si deve non vi avrebbero neanche fatto avvicinare a quelle navette dai colori pastello. Alcuni degli uomini nelle squadriglie imbarcate sono stati contattati per sostituirvi nel caso dobbiate fare cilecca all'ennesima uscita. Il Comando pare essere abbastanza indignato dai rapporti sinora ricevuti e credimi... ne vedo di rapporti passare sotto il naso.” Di colpo Varrero si sentì il mondo crollare addosso. Allora era solo lui che vedeva dei miglioramenti in ciò che facevano ? Nel notare il suo volto incupito e preoccupato Gabrielle ridacchiò brevemente. “Ci sei cascato” continuò a ridere stavolta a un timbro leggermente più elevato “così impari a correre senza guardarti attorno a dovere”.
“Questa poi....” mormorò Varrero “è una questione abbastanza delicata veda di non renderla una cosa di scarso valore!” il tono era a metà fra l'arrabbiato e il risentimento d'essersi fatto cogliere in castagna così rapidamente. Non era da lui.
“Suvvia Signor Varrero, se non si ride non si riuscirà mai a godere appieno della vita no ? Piuttosto dove stava andando così di fretta ?”
“Dal Vecchio, dovevo parlargli del fatto che ci sta tirando il collo a tutti quanti con questi addestramenti intensivi”
Gabrielle lo fissò per qualche breve attimo “Se pensava d'andare al suo ufficio non lo troverà, so che è stato chiamato al ponte di comando quindi lo troverà là” Alain fece un cenno d'assenso col capo e passò la mano sul mento. “Ho capito, allora vorrà dire che mi dirigerò là, la ringrazio Capitano ora mi scusi ma devo andare” si voltò e affrettò il passo per andarsene.
“Di nulla Signor Varrero e mi raccomando solo una cosa” il ragazzo si voltò “La prossima volta che ci vediamo, tenga il viso più a contatto coi miei occhi anziché sul petto” Varrero affrettò il passo quasi correndo via, completamente rosso in volto.

“Non ammetto ritardi!” la voce del professore rimbombò minacciosa nella plancia accompagnata da un sordo rumore del pugno scagliato sulla paratia. Il tremitio dei motori e il rumore delle comunicazioni interne rompevano il silenzio che circondava il ponte. “Se non siete in grado di gestire le truppe nemiche significa che non siete all'altezza del compito assegnatovi e nemmeno degli ufficiali! E io che pensavo d'aver scelto solo persone degne d'esser chiamate tali!” squadrò i presenti minacciosamente. “Avete ricevuto l'ordine d'attaccare delle truppe a terra e mi dite che i nostri mezzi non possono farcela, cosa pretendete che faccia ? Vi ho fornito di migliorie che gli altri paesi delle Nazioni Unite si sognano e mi venite a dire che NON POTETE ATTACCARE ?”
Il Capitano, che gli stava davanti, era impassibile. Osservava il professore con un'aria di sufficienza da sotto il cappello e l'uniforme impeccabile e sobria che ostentava solo il simbolo della marina. I corti baffi ben curati facevano da ottimo contorno del volto.
“Può urlare e sbraitare quanto vuole Professor Kiyokawa ma si ricordi che è sul ponte di una nave di cui IO” calcò il timbro della voce “sono il Comandante e non lei, può anche essere il coordinatore dell'intero Progetto ma la sua voce per quanto riguarda gli interessi militari non ha alcun peso” allungò la mano sulla destra prendendo uno schedario dalla mano di un ufficiale minore, un po' scombussolato dalle urla del vecchio. Il Capitano alzò un foglio con l'altra mano “Decisamente, non è possibile ingaggiare il nemico con questi livelli di protezione, qualsiasi cosa dovesse entrare nello spazio aereo verrebbe fatto a pezzi dalla contraerea e non ho intenzione di perdere uomini per confermare dati che già conosco.”
“Lei si sta facendo guidare dalla paura più che dal buonsenso!!” rimarcò Kiyokawa aggrottando la fronte e facendo un passo in avanti “I velivoli su questa portaerei possono ingaggiare qualsiasi cosa si pari loro contro, quindi perché esita ?” calò il silenzio per qualche secondo mentre gli ufficiali e marinai sul ponte si guardavano increduli di ciò che avevano appena sentito. C'era un clima d'attesa e tensione, mentre l'alto ufficiale non cedeva lo sguardo del vecchio, sembrava uno scontro fra volontà. Il Professore rincarò la dose “Perché esita Comandate ?” sbraitò quasi con astio.
“Perché ho idea di credere che sia solamente una mera trappola nella quale i nostri superiori hanno intenzione di farci cadere appositamente, ecco perché” fissò il Professore con un misto di rancore e preoccupazione, il tono aspro “hanno ignorato ogni dato inerente il nemico e hanno deciso di tentare nuovamente con un assalto sfruttando il numero piuttosto che la qualità degli equipaggiamenti. Dopo quello che è successo qualche giorno fa con l'avvento del Colosso, temo proprio che si siano bevuti il cervello per la paura”
“Quale...Colosso?” la voce del Professore risultò tagliente in maniera improvvisa. L'ufficiale s'accorse d'aver fatto un errore a parlare troppo facendosi trascinare dalle emozioni. Si sistemò il cappello rapidamente come per riacquistare un po' di serietà con un movimento lento e calcolato.
“Il Comando ci ha informato che qualche giorno fa una delle nostre armate si è scontrata con quello che inizialmente sembrava un'armata nemica in rifornimento e recupero. Erano riusciti a spingerli e a conquistare delle posizioni, ma poi improvvisamente è apparsa questa....cosa.” s'interruppe un attimo, mentre il Professore lo osservava senza distogliere lo sguardo. “Quale ..cosa.. Comandante ?” l'ufficiale scosse il capo prima di femarlo e osservare l'entrata agrottando le sopracciglia e tenendo un'espressione vagamente misteriosa e incredula. “Lei cosa sta facendo qui ?” il tono risultò secco e di comando, completamente diverso da quello che aveva tenuto con il Professore. Non voleva personale non autorizzato sul ponte di comando, soprattutto non quando stava parlando di cose importati che potevano provocare problemi se messi in mano alle persone sbagliate. Si fidava del suo equipaggio, ma non al punto di distribuire i segreti militari a chichessia.
“Comandante” la voce di Varrero fece capolino mentre scattava sugli attenti “Mi scusi ma ero venuto a parlare con il Profes”
“Lei stava origliando e stava entrando senza permesso in plancia per caso Signor ….Varrero ?!”
“No Signore veramente io...” Alain era stato preso in contropiede, sentiva il nodo alla gola stringersi sempre più. Era certo d'aver fatto il passo più lungo della gamba. A chi importava lamentarsi ora degli addestramenti quando si profilava all'orizzonte la possibilità di dover pulire qualcosa per le prossime ore prima di un ulteriore e massacrante addestramento ? Al sol pensiero deglutì quasi senza pensarci.
“Lo lasci stare Comandante, tanto è meglio che venga a sapere cosa deve affrontare... prima lo sa, prima eviteremo di dovergli dare spiegazioni sul perché deve allenarsi costantemente per completare il proprio lavoro” il Professore lo fulminò con lo sguardo, Varrero si rese piccolo, si sentì colpito da delle lame taglienti che lo inchiodavano alle paratie. Kiyokawa non era assolutamente contento di vederlo lì, che sapesse la ragione per la quale si era presentato sul ponte di comando ? Il Comandante osservò il capo progetto e inspirò riacquistando la sua solita compostezza prima di porgere la cartella contenente un disco contenenti immagini.
“Il Colosso si è presentato in azione e ha cominciato a sbaragliare le unità di fanteria e corazzati.” il video sull'apposito lettore portatile del Professore cominciò a trasmettere delle immagini che lui e Varrero osservarono. L'uno meno sorpreso dell'altro. “Ha distrutto tutto ciò che gli si parava davanti e non si fermava... le armi a disposizione dell'armata non sono state sufficienti nemmeno a scalfirlo.” scene di distruzione e morte cominciarono a vedersi da varie angolazioni, mentre soldati venivano schiacciati, carri distrutti dalla mole del Colosso che seppure colpito da numerosi armamenti, continuava ad avanzare imperterrito, incurante di ciò che gli veniva lanciato contro.
“Che...che cosa diamine è quell'affare ?” Alain tremò leggermente, non aveva mai visto nulla di simile in vita sua. Il Professore lo guardò, lo sguardo un misto fra il paterno e l'imperioso, gli occhi duri che non facevano trapelare alcuna emozione tranne la concentrazione.e la determinazione.
“Quello... ragazzo, è ciò per cui tu e Abraham vi state addestrando” fece una breve pausa mentre l'immagine continuava a stagliarsi nel fermo immagine “ciò per cui vi state preparando. Siete l'unica speranza per poter vincere questa guerra.”
“L'unica... speranza ?” proferì il ragazzo osservando il professore. Un misto di paura e di trepidazione percorsero il suo corpo. Si sentiva elettrizzato per l'occasione che gli si presentava, di far parte della storia, d'essere la storia stessa, ma ciò avrebbe comportato dolori e sacrifici.
“Se voi fallirete, l'umanità è condannata alla sconfitta...”
“Ma, l'esercito, il mondo intero... non possono nulla contro gli invasori ?” Alain si protese in avanti, incredulo. Come poteva essere che l'umanità non riuscisse a contrastare gli invasori con l'intera potenza industriale e la popolazione, unita per un unico scopo ?
“non avremo altre possibilità Alain Varrero, nessuna...possibilità. E' per questo che voglio solo il meglio, è per questo” calcò la voce squadrando il giovane pilota con fermezza “che pretendo i massimi risultati dai vostri addestramenti... niente e nessuno potrà impedire all'umanità d'avere il suo asso nella manica. Se ciò significa che devo spezzarvi, lo farò. Spero d'essere stato sufficientemente chiaro.”
Gli ufficiali si rabbuiarono diventando ombrosi. Alcuni alzarono la mano per sistemarsi il cappello in segno d'insicurezza. Sul ponte di comando calò il gelo, rotto solamente dal rumore della strumentazione e della vita sul ponte di lancio. Il Professore si voltò verso il Comandante. “Dia l'ordine di prepararsi all'attacco, bisogna colpire quanto prima... quei bastardi non s'aspettano un attacco a così breve distanza da un altro.”

Tutti gli scritti relativi a "Solar" e "Project Solar" sono pubblicati su deviantArt sotto licenza Creative Commons e pubblicati per gentile concessione dell'autore. © 2010 Stefano Robert Rebessi



Edited by warlord8 - 25/1/2011, 22:01
 
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Sesto Capitolo

I colpi d'artiglieria cominciarono a fischiare sulla postazione difensiva, costellata da trincee e buche rinforzate da sacchetti di sabbia. Al loro interno, rannicchiati, stavano dei soldati che stringevano i denti mentre shrapnel, fiamme e sibili continuavano imperterriti a cadere loro attorno. Alcuni pregavano, altri urlavano disperati, una sola cosa li accomunava... l'immobilità e la paura della morte. Nessuno di loro provava a muoversi in quell'inferno che stava continuando ormai da giorni, gli Anakim avevano cominciato a martellare le loro postazioni per stressarli emotivamente, per far saltar loro i nervi. Per alcuni erano anche riusciti nell'intento, ma la maggioranza teneva ben saldo il fucile nelle proprie mani attendendo che quell'incubo finisse, sperando che un colpo non cadesse proprio nella buca in cui stava o nel riparo improvvisato che aveva eseguito durante il rinforzo delle postazioni. Un proietto cadde all'interno di una postazione e con la deflagrazione, pezzi di corpo non identificabili s'innalzarono al cielo. Poi tutto si fermò, improvvisamente così come era iniziato poco prima. Una quiete surreale si sparse per il campo di battaglia. I militari, lentamente tentavano di sporgere il capo oltre i ripari di fortuna che si erano fatti, come marmotte che spiavano dalla propria tana prima di tornare all'esterno per mangiare. La quiete venne rotta da qualche gemito leggero e da un urlo lanciato a squarciagola da un soldato appena sbucato fuori dal proprio riparo.
“BARELLIERE!!”
Le voci cominciarono a levarsi dalle postazioni, mentre alcuni soldati, come fossero formiche, correvano verso i propri compagni controllandone la situazione usando i crateri generati dal bombardamento come protezione nel caso qualcuna di quelle maledette lucertole tentasse d'attaccarli nuovamente per coglierli di sorpresa. Una tattica sfortunatamente non nuova e con la quale molti avevano pagato con la vita. In una postazione larga abbastanza per due persone, più profonda delle altre, stavano due soldati, l'uno accanto all'altro, le armi appoggiate sul lato ma pronte all'uso, i volti stanchi ma attenti, uno di copertura più robusta, l'altro più atletico e prestante.
“Pare che l'attacco sia finito”
“Non sporgerti, non si sa mai”
“Cristo lo so, non ripetermelo ogni volta non sono mica una maledetta recluta!”
“Ci sono anche i cecchini, l'ultima volta hanno preso tre dei nostri” quello più prestante fece una pausa di qualche secondo guardandosi attorno prima di fissare il compagno “Quindi Roby, è meglio se ti metti a terra ed eviti di sporgerti troppo”
“Ah grazie per il consiglio” rispose sarcastico mentre guardava oltre il bordo alzando lievemente l'elmetto per osservare meglio la situazione. Deglutì e inspirò prima di lasciarsi scivolare un attimo e appoggiarsi con la schiena sul pendio della buca. “E' il solito schifo Enrico, né più... né meno”
“Cosa t'aspettavi, che lanciassero petardi o fuochi d'artificio per caso ?” Quello più smilzo guardò verso l'alto, il volto era completamente sporco, intriso di lerciume. Le nuvole sembravano muoversi senza curarsi di ciò che gli uomini facevano sul terreno, calme e placide continuavano il loro lento moto. Tornò a guardare il compagno che lo stava osservando come in attesa che continuasse. Abbassò lo sguardo gettando un piccolo sasso sul fondo della buca, mentre con l'altra teneva il fucile. “Mi chiedo quando si decideranno ad attaccare” disse semplicemente inspirando e tornando a guardare il compagno.
“Già... quei bastardi solitamente attaccano dopo aver lanciato uno o due sbarramenti d'artiglieria ma questo è già il quarto della giornata e nemmeno molto preciso, cosa diamine stanno aspettando ?”
“Forse lo fanno solo per stressarci, renderci pazzi... o forse stanno attendendo rinforzi”
“Rinforzi ?” Roberto ci pensò un attimo mentre guardava il proprio fucile a impulsi togliendo un poco di sporcizia dall'attacco della batteria. Sentì improvvisamente la sensazione che quell'arma potesse fare cilecca come aveva già dimostrato più di una volta. Gli attacchi della batteria dovevano essere dannatamente puliti oppure i contatti non funzionavano e allora... “Mica hanno bisogno di uomini per fare un assalto, lo sai bene che se vogliono possono sfondare la nostra linea come niente, lo hanno dimostrato più volte e anche senza l'uso dell'artiglieria”
“Già” Enrico si sistemò nuovamente mentre appoggiava la propria arma sul pendio “Ma hanno anche subito numerose perdite... non siamo una preda facile per loro, da quando poi si è venuto a sapere per cosa usano i prigionieri... chiunque preferisce morire piuttosto che finire nelle loro mani”
“Fottute lucertole” sputò per terra per poi asciugarsi la bocca con la manica. Odiava quei rettili, erano privi di cuore, non tenevano in consideraizone nemmeno i propri compagni, lasciandoli morire o gettandoli in inutili assalti... e non finivano mai. Ondate e ondate di quelle cose verdi avevano fatto cedere i nervi anche ad alcune forze speciali... nessuno aveva la mente sufficientemente sana per durare troppo in quell'inferno.
“Ma questo” continuò Enrico “può solo dimostrare che stanno aspettando qualcosa per poterci attaccare, qualcosa che non possiamo affrontare” guardò il proprio compagno.
“Mica starai pensando...” Roberto alzò lo sguardo incuriosito e impaurito al tempo stesso “... no dai, non dire cazzate, quelle sono solo idiozie sparse dal comando per spiegare una “
“Una cosa Roby ?” allungò la mano prendendogli il braccio “Una sconfitta ? Abbiamo perso il novanta percento degli uomini su quel settore, te ne rendi conto ? Cosa diamine può aver provocato una cosa simile visto che non usano armi di distruzione di massa e ogni loro arma può essere affrontata senza problemi ?”
“Mi rifiuto di credere a una cosa del genere” tirò il braccio per liberarlo “Mi stai dicendo che devo credere al fatto che usino delle specie di robot senzienti o guidati da loro, alti come un palazzo a cinque piani, pieni d'armi e che non possono essere scalfiti nemmeno dalle artiglierie di cui ci hanno equipaggiato recentemente ? Ma dai... sta bene che mi piacciono i cartoni, ma da te questa non me la sarei mai..”
“Non sto scherzando” la voce era seria, più seria del previsto, lo sguardo che non lasciava trapelare ironia, come poteva essere poi dopo ciò che stavano passando? “Ho le mie fonti al comando e mi hanno assicurato che quella.... cosa” agitò la mano in maniera decisa “ha colpito il fronte che è collassato, poi è scomparsa dopo l'azione, facendo passare l'esercito nemico a finire lo sterminio.”
“Buon Dio, Enrico... sta bene che sei il mio sergente, ma dopo le idiozie che hanno detto su queste lucertole da quando sono arrivate, mi vedo bene dal dar credito a ciò che dice il Comando... prima voglio avere una prova tangibile a meno che tu possa credere di poterli distrarre con l'impiego di un barattolo d'insetti vivi o di carne fresca sanguinolenta come hanno fatto durante i primi scontri.” Si sistemò rapidamente sullo scomodo pendio della buca, poi, la terra tremò improvvisamente sotto di loro interrompendo la conversazione. Era diverso dal colpo d'artiglieria che conoscevano. Questo era più un tonfo, un rumore di qualcosa che impattava duramente il suolo spargendo vibrazioni per centinaia di metri.
“Hey” la faccia di Roberto era cambiata dal polemico al teso “Hai sentito anche tu ?”
Enrico prese il fucile e si alzò portandosi al limitare della buca per guardarsi attorno “Non era un colpo d'artiglieria” vi fu un'altra scossa stavolta più intensa che fece cadere dei rivoli di terra nella buca, seguito poi da altri tonfi, ritmici e continui. Le voci degli altri soldati cominciarono a spargersi, come insetti, quelli che si trovavano all'esterno dai ripari si gettarono nei primi a disposizione impolverandosi e alzando piccoli veli di terriccio.
“Cosa diamine succede... Enrico !?” anche Roberto si portò al bordo della buca e imbracciò il fucile tenendolo pronto, mentre il compagno estraeva il binocolo e cominciava a scandagliare la zona davanti a sé. Era completamente oscurata dal fumo scuro dei bombardamenti delle Nazioni Unite del giorno precedente, un fumo denso che spirava verso le linee del nemico. Avevano colpito probabilmente qualcosa d'infiammabile ma nessuno aveva degnato loro di dire cosa diamine era, per ciò che sapeva poteva benissimo essere una sostanza cancerogena di qualche genere e stavano morendo tutti avvelenati.
“Non vedo un accidente” attivò il canale con le altre unità “Qui squadra A-5, avete sentito anche voi i tonfi ?”
“Dannazione Sergente, li sentiamo ancora e aumentano d'intensità” la voce di un soldato entrò nella radio di squadra, mentre effettivamente le scosse continuavano ad accadere a ritmi continui.
“Hey, lo vedete anche voi ?”
“Cosa ?” le voci erano concitate nel canale, l'agitazione era palpabile poi qualcosa squarciò il fumo nero. Un raggio rossastro e continuo si scagliò contro una postazione poco lontana dalla buca dei due facendola esplodere. L'esposizione calorica e di luce rese visibili i corpi dei soldati che sembrarono sciogliersi lentamente a contatto con l'intensa fonte di calore prima di detonare. Un buco largo, profondo e nero fu tutto ciò che rimase.
“Cristo!” Enrico abbassò di colpo il capo mentre pezzi di sacchetti e di membra umane cadevano attorno a loro, anneriti come bruciati.
“Cosa cazzo era quell'affare?!” la voce di Roberto era più agitata del solito, ma il volto era lucido. “E' sbucato dal fumo, dal fumo delle loro linee!”
Il sergente non perse tempo e controllò nuovamente con il binocolo e rimase a bocca aperta, mentre un essere lento e alto più di un edificio a cinque piani camminava nella loro direzione. Aveva un aspetto di rettile, una visione distorta di quello che poteva essere un dinosauro dei tempi andati, ma meccanico con parti evidenti che mischiavano il ferro con la carne. L'essere sparò nuovamente in un'altra direzione con delle armi montate sul petto e un'altra postazione scomparve nel nulla, mentre i soldati aprirono il fuoco con i pezzi d'artiglieria. Sul canale generale si sentiva l'ordine d'aprirei l fuoco con tutti i pezzi pesanti disponibili, mentre le richieste di copertura d'artiglieria si sovrapponevano generando un caos immane.
“Oh...cazzo” fu tutto ciò che disse Roberto prima di rimanere senza parole. Zittito dalla visione. La gola era secca, gli occhi sbarrati e dilatati.
Il sergente aprì nuovamente un canale radio “Comando, qui squadra A-5 richiediamo l'intervento dell'aviazione”
“Squadra A-5 dov'è il vostro ufficiale ?”
“Il nostro ufficiale è morto”
“Aspetti, devo chiedere confer”
“CONFERMA ?” la voce dell'uomo aumentò d'intensità “Abbiamo un affare alto più di dieci piani che ci sta attaccando e lei vuole una conferma che il nostro ufficiale è morto ? PERDIO ci dia un attacco aereo o qui crepiamo tutti!”
“Enrico stai giù!” Roberto, urlando, s'allungò prendendo il compagno e trascinandolo giù nella buca, mentre un raggio incandescente passò sopra le loro teste colpendo una postazione poco lontana. Quando si alzarono, videro che le loro divise erano striate nella parte esposta. I due si guardarono sapendo che erano giunti a un passo dalla fine, mentre dalla radio giungevano rumori striduli, fruscii di scariche elettriche continue.
“Cazzo il ponte radio è andato” esclamò il sergente chiudendo il canale e dando un pugno sul pendio della buca “Siamo completamente isolati, spero solo che quell'idiota al Comando sappia cosa stia succedendo altrimenti siamo fottuti.”
“Cosa facciamo adesso ?”
“Hai qualche idea su come abbattere un mostro alto più di dieci piani immune all'artiglieria fissa ?”
Roberto si umettò le labbra prima di guardar fuori e guardare il mezzo nemico avanzare lentamente. Si vide uno dei robot della sua infanzia arrivare, allargare le braccia ed emettere un raggio incandescente dal petto. Inspirò brevemente e tornò a guardare il compagno con un'espressione seria e credibile.
“Un'idea ce l'avrei ma non è fattibile”

“Wing Unit standby per lancio dal ponte, Tank Unit standy per lancio dal ponte, RED LIGHT”
Le operazioni sul ponte di volo erano febbrili, le due unità erano attivate e pronte al decollo. Gli addetti si muovevano rapidamente eseguendo le ultime procedure.
“Wing, Tank units, permesso d'aggancio alla catapulta, standby per il lancio”
L'unità gialla si mosse lentamente verso la propria zona di lancio agganciandosi alla catapulta, mentre sul lato sinistro della fiancata vicino al muso, l'immagine di una marmotta che lanciava una palla di neve con fare arrabbiato, si rifletteva coi colori sgargianti della luce del sole.
Gli addetti sul ponte, una volta agganciate le due unità, corsero negli alloggiamenti per non venir spazzati via dalla forza dei reattori, mentre il segnalatore di lancio cominciava a contare fino a raggiungere lo zero.
“Units take off granted. Good hunting. LAUNCH!”
Con un boato, le due unità partirono lanciandosi sul breve ponte e guadagnando la velocità sufficiente per il lancio, librandosi in volo e cominciando ad assumere la rotta di missione. Gli addetti al ponte guardarono le due unità allontanarsi all'orizzonte e scomparire rapidamente una volta attivati i reattori principali, lasciando solo il boato alle loro spalle. La prima missione del Progetto Solar era ufficialmente iniziata.

L'artiglieria aveva nuovamente aperto il fuoco contro le unità che si stavano ritirando, gli spruzzi di terra si levavano continuamente creando nuovi crateri, mentre le truppe delle Nazioni Unite scappavano senza guida, inseguite dal colosso che non accennava a desistere nella propria opera di distruzione. Colpi di vario genere costellavano con esplosioni il petto senza che ne accusasse l'impatto, avanzando come niente fosse.
Roberto ed Enrico correvano assieme ad altri sbandati come loro che non erano riusciti a trovare le proprie unità. Si gettarono dentro una buca provocata dall'artiglieria per prendere fiato. Erano stremati e agitati, alcuni tossivano, altri invece pensavano solo a rannicchiarsi più che potevano pensando di sfuggire all'incubo che li inseguiva … lento e determinato, instancabile nella sua opera di distruzione.
“Sergente... che cosa cazzo facciamo adesso ?” Roberto si avvicinò mentre ansimava. Da quando era stato arruolato ne aveva passate d'ogni, ma una cosa aveva odiato fin dall'inizio. Il suo corpo pesante e poco prestante a dispetto di molti suoi compagni. Ora si pentiva amaramente di non aver fatto esercizio fisico quando ne aveva la possibilità durante la pace. Il superiore si voltò a guardarlo, pensando che era un miracolo per uno come lui essere resistito fino a quel momento. Lo conosceva da anni, ma.. quanto effettivamente poteva ancora durare ?
“L'unica cosa che possiamo fare... andarcene e sopravvivere, non possiamo affrontare quell'affare, hai visto anche tu che fine hanno fatto i nostri aerei durante l'attacco no ?” quando ne parlò il volto degli uomini s'incupì. Due formazioni da otto aerei in totale si erano avvicinati aprendo il fuoco e sganciando bombe sull'obiettivo, creando solo un gran polverone e nient'altro. Quando virarono per eseguire un secondo passaggio, vennero colpiti da dei raggi che partirono dalle spalle del colosso, venendo recisi come tagliati con uno strumento di chirurgia. Sembrava un film, tutto sembrava irreale in quel momento, anche le esplosioni dei velivoli. Nessuno degli aviatori si salvò, non v'erano state eiezioni, erano ttuti morti.
“Eppure potremo pur far qualcosa Sergente!” esclamò uno degli uomini prima di bere dalla borraccia
“Già non è possibile che il Comando stia inerme, quell'affare ci polverizzerà come ha fatto con l'altra armata!”
Roberto socchiuse gli occhi, voleva replicare ma Enrico scosse il capo.
“Se dovessimo affrontarlo, getteremmo le nostre vite al vento, moriremo tutti come dei cani senza possibilità di ribattere. Volete veramente gettare la vostra gioventù contro un nemico impossibile da colpire ?” il tono era aspro, voleva continuare, ma venne interrotto dall'esplosione di un carro armato che stava retrocedendo continuando ad aprire il fuoco, colpito da un raggio del colosso, che costrinse tutti a gettarsi a terra mentre i rottami roventi volteggiarono nel cielo gettando caos su dell'altro caos. Della terra li ricoprì facendoli tossire mentre si alzavano.
“State tutti bene ?” chiese Roberto mentre aiutava uno ad alzarsi, tossendo nel contempo.
“Dobbiamo andarcene... e subito. Roby trovami una strada secondaria per raggiungere il Comando, forse se arriviamo e facciamo un rapporto dettagliato potremmo spiega..”
“Sergente” uno degli uomini alzò il capo verso il cielo incuriosito “Sergente c'è qualcosa che sta arrivando, degli aerei”
Enrico si voltò e vide qualcosa anche lui aguzzando la vista “Cosa diamine sono... non sembrano nostri”

Tutti gli scritti relativi a "Solar" e "Project Solar" sono pubblicati su deviantArt sotto licenza Creative Commons e pubblicati per gentile concessione dell'autore. © 2010 Stefano Robert Rebessi

 
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