Quinto Capitolo“Che cosa diamine ti è saltato in mente ?” la voce di qualcuno tuonò nella mente di Alain mentre usciva dal cockpit della simulazione. Ebbe il tempo d'alzare lo sguardo per vedere qualcosa colpirlo in volto come un maglio. Colto alla sprovvista sbatté contro la paratia del simulatore, l'aria fuoriuscì rapidamente dai polmoni lasciandolo stordito ma cosciente. Il dolore al volto s'intensificò quando sentì la stessa mano prenderlo e sbatterlo ancora una volta contro la paratia. “Brutto idiota! Cosa pensavi di fare ? L'eroe per caso ?” gli occhi riuscirono infine a mettere a fuoco la figura e trasalì lievemente dallo stupore mentre capiva con chi aveva a che fare. Abraham Custer lo stava sovrastando e fissando in maniera minacciosa mentre lo teneva inchiodato sul posto. “Hai appena fatto la cosa più stupida che poteva venirti in mente! Questo non è un fottuto gioco!”
“No Sergente, non è un gioco” un'altra voce, più fredda e calcolata, giunse in scena. Il Professore fissava serio come suo solito Alain e Abraham. Il ragazzo non sapeva più cosa pensare, dall'ufficio lo avevano sbattuto in quell'abitacolo dicendo che doveva solamente fare una prova per vedere se poteva essere utile per il progetto. Se avesse saputo che alla fine veniva picchiato da un uomo di oltre due metri e largo come un armadio a due ante, c'avrebbe perlomeno pensato due volte. “Professore!” esclamò adirato l'uomo di colore col pugno fremente dalla tensione, mentre vedeva il cenno di lasciar andare Alain, cosa che fece a malincuore.
“Ha fatto ciò che doveva per cercare di fermarla anche se in un modo inopportuno e incosciente”
“In realtà ho calcolato male la distanza e..” cominciò Alain prima di fermarsi per lo sguardo duro inferto dal giapponese.
“Sia chiaro ragazzo” disse con le mani in tasca, il tono freddo “non ti stavo scusando, hai fatto una manovra che sarebbe costata non solo la tua vita ma anche quella del mondo intero”
“Del mondo... intero ?” Alain parve stupito da quell'affermazione, poi corrugò la fronte “Che assurdità è mai questa ? E' un aereo, cosa mai potrà fare quell'affare ? Sicuramente è l'esercito che..”
“L'esercito è un covo di idioti che aspetta solo di schiacciare chi gli si para davanti per aumentare la propria gloria o voglia di distruzione” le parole del professore attirarono l'attenzione del ragazzo che lo fissava più stupito.
“Eppure lavorate con l'esercito dando armi e modi per affrontare i Vaygir, non è forse vero ?”
“E' vero”
“E allora perché parla così di quegli uomini che combattono per trattenere un nemico meglio equipaggiato ?!” la voce di Alain si tramutò improvvisamente con vene d'ira “Cosa le interessa per caso, solo denaro ? Potere ? Cosa ?!”
Il professor Satoru inspirò brevemente, scrutando Alain da capo a fondo mentre Custer gli si avvicinava.
“Non mi interessa nulla di tutto ciò” scrollò le spalle come se avesse detto una cosa ovvia “riforniamo gli eserciti delle Nazioni Unite solo perché riescano a contenere quanto più possibile i Vaygir e farci guadagnare tempo”
“Co... come sarebbe a dire contenere..” non capiva, qualcosa non quadrava, il Progetto Solar non doveva lavorare per la salvezza della Terra ? Cosa stavano mai programmando ?
“La risposta è semplice novellino incompetente” la voce di Custer proruppe nella stanza rompendo il silenzio innaturale che si era generato e osservando sempre gelidamente Alain. Gli avrebbe messo le mani addosso e insegnato qualcosa in merito alla disciplina e al rispetto dei combattenti, ma col vecchio presente non se la sentiva di finire nei guai. “I Vaygir non possono essere fermati con il mero uso degli eserciti convenzionali, per poterli fermare in tutto e per tutto, abbiamo bisogno di armi e metodi innovativi, i quali riescano a ribaltare in nostro favore le sorti di questa lurida guerra.” fece una breve pausa facendo un paio di passi verso il simulatore guardandone l'interno corrugando la fronte “Rammento ancora il primo giorno che misi piede qui dentro e mi venne spiegata la situazione. Per me era diverso” la mano scorreva sulla superficie metallica come accarezzandola anche se si vedeva che stava contenendo la tensione, il tono adirato era tutt'altro che scomparso “avevo già visto cosa significava combattere il nemico, i compagni morti, le urla dei feriti... ed ero motivato a fare di tutto per porre fine alla vita di quei bastardi che ci hanno invaso senza tante pretese eppure..” tornò a guardare Alain “eppure sebbene non capissi perché il Progetto non avesse dato certe innovazioni tecniche, ora ne capisco le ragioni.”
“Perché allora ?” il ragazzo inspirò lievemente mentre cercava di capire cosa gli stessero per dire. Aveva un leggero mal di testa, gli occhi lucidi. Era stata una lunga giornata e stava cominciando ad averne abbastanza, non si sentiva in grado d'affrontare per troppo tempo dei discorsi sulla salvezza del pianeta e delle responsabilità così complesse.
“Perché stiamo lavorando all'arma che decreterà la fine di quest'invasione senza ulteriori attese... Alain Varrero” il Professore fece qualche passo avvicinandosi e poggiando una mano sulle spalle del giovane “niente più Vaygir, niente più combattimenti, niente più pericoli per la razza umana se non da se stessa...e voi due...” li osservò con un'occhiata fredda, calcolatrice ma che nascondeva un guizzo d'orgoglio e di speranza “sarete gli artefici della nostra liberazione, vincerete... o morirete nel tentativo assieme alle unità Wing e Tank che avete utilizzato durante la simulazione”
“Wing ? Tank ?” chiese Alain portando la mano sulla testa facendola passare fra i capelli sempre più confuso mentre il professore ritirava la mano e faceva un passo indietro riponendo le mani nel camice, lo sguardo sempre serio e calcolatore “Mi state dicendo che quelle due navette sarebbero la salvezza del genere umano ? Non..non capisco sinceramente.”
“Non m'aspetto che tu capisca... m'aspetto solo che tu esegua gli ordini ragazzo, né più, né meno” Satoru agitò la mano come se avesse appena detto una cosa che poteva essere messa da parte momentaneamente, priva d'interesse “considerando che sei il candidato con il più alto tasso di sincronizzazione che abbiamo avuto fino ad oggi, avrai il compito di portare la Wing in battaglia. E' un compito importante questo, spero che tu lo capisca appieno.”
Alain non poteva crederci, rimase senza parole. Di punto in bianco, in un breve periodo di tempo, era stato catapultato nella guerra, arruolato, addestrato in maniera approssimativa e gettato in pasto a un progetto che pensava si rivelasse scomodo e di seconda categoria e ora... ora si ritrovava a dover salvare l'umanità dalla distruzione con un velivolo di nuova concezione. Portò la mano sinistra sul dorso della destra e strizzò violentemente la pelle.
“AHIA!”
Il Professore e Custer si lanciarono una breve occhiata, poi l'anziano s'allontanò uscendo dalla sala e Abraham prese parola.
“Da oggi fai parte ufficiale del team a quanto pare..” lo fissò gelido “che Dio ci aiuti se per guidare la Wing abbiamo bisogno di un novellino privo d'esperienza come te.” fece una breve pausa “Da domani cominceremo addestramenti intensivi sul simulatore, dobbiamo diventare un'unità operativa al più presto. Ti conviene andare a dormire, domani sarà una lunga giornata.. te lo assicuro.” Le ultime parole risultarono taglienti, una minaccia velata fra le righe, prima di girarsi e uscire dalla stanza del simulatore lasciando Alain solo nella propria confusione. Sbatté un paio di volte le palpebre prima di darsi un paio di pacchette sulle guance poi tentò di sorridere senza riuscirci. Sebbene ora fosse riuscito a diventare parte del progetto, aveva la strana sensazione d'essersi appena fatto un nemico.
L'addestramento era intenso e non conosceva sosta. Era ormai da due mesi che Alain stava seguendo il rigido allenamento imposto dal Professore ed era seguito da vicino e meticolosamente da Custer quasi fosse un cane da guardia. Si sedette alla panca crollando letteralmente, il sudore che gli imperlava la fronte, i muscoli che urlavano l'odio verso il ragazzo, accusandolo d'andare oltre le sue possibilità. La tuta di volo era umida. Infilò la mano sotto la cerniera e la ritrasse interamente bagnata, madida del sudore che stava ancora emanando. L'interno del casco aveva temporaneamente cambiato colore oscurandosi, mentre la maschera evidenziava lunghe righe liquide scendere ancora dalla gomma impregnando tutto. Inspirò appoggiando la testa all'armadietto cercando di riprendersi, mentre l'oscurità e il fresco della zona di vestizione concedevano un poco di sollievo. “E per fortuna che doveva essere leggera oggi” mormorò un po' ansante. Lui e Custer si erano dedicati a intere sessioni di ingaggio, agganciamento e azioni congiunte. I caccia che li scortavano avevano dovuto fare rifornimento per due volte e darsi il cambio con pattuglie nuove. Trovava il tutto tremendamente affascinante ma cominciava a erodere la concentrazione e la pazienza. Deglutì e cominciò a svestirsi per poi fare una rapida doccia che lo rimise in sesto. Si vestì rapidamente mettendosi la tuta dell'esercito che gli avevano assegnato d'un colore grigio chiaro. Piatta, senza alcun colore distintivo che potesse identificarlo come una persona diversa dalle altre. Mentre finiva di mettersi le scarpe, Custer entrò nella stanza e lo osservò. Era ancora in tuta e lo sovrastava come suo solito. Alain si chiese per quanto tempo aveva intenzione di rimanere vestito così, lo aveva conosciuto in quegli ultimi mesi come un uomo duro che eseguiva gli ordini senza fiatare e che pretendeva sempre il massimo anche nelle situazioni più disperate. Non conosceva il significato della parola pietà, perlomeno non con lui... e non l'aveva mai dimostrata..nè s'aspettava di poterla mai sperimentare.
“Vedo che ti sei già sistemato Varrero” disse sorpassando il ragazzo e aprendo il proprio armadietto. Il portamento e i movimenti indicavano che non sentiva affatto la fatica, cosa che invece Alain continuava ad accusare. Si rese conto che improvvisamente tutto ciò che aveva fatto durante i combattimenti di spada corazzata erano valsi ben poco. Credeva d'aver formato un buon fisico, qualcosa che potesse resistere allo stress degli addestramenti, della battaglia... e invece sentiva dolori ovunque.
“Sì” rispose “considerando che era l'ultimo addestramento della giornata non avevo la minima voglia di rimanere sporco.”
Custer si tolse la tuta e la biancheria senza proferire parola prima di dirigersi alle docce. Il rumore del rubinetto aperto e il vapore acqueo uscirono dalla doccia nella quale era entrato.
“Il vecchio non è soddisfatto dei risultati ragazzo” la voce dell'uomo risuonò sopra lo scroscio dell'acqua. Cupa, profonda, come suo solito.
“Ancora ?” il tono di Alain risultò imbronciato “Non è mai contento di nessun risultato, più ci spremiamo e più pretende che ci addestriamo”
L'acqua si fermò come se fosse stata interrotta da qualcosa durante la propria caduta.
“Cosa vuole, che torniamo a casa morti per caso ?!”
“Vuole semplicemente che diamo risultati positivi e senza margini d'errore. Una volta là fuori non avremo seconde possibilità”
Alain aggrottò la fronte per l'ennesima volta. Non era concorde con questo modo di vedere le cose. Era sicuro che avevano fatto dei progressi, li aveva notati, aveva controllato le cartelle.
“Quindi ?” concluse inspirando un poco rassegnato. Ormai era abituato alle brutte notizie dell'ultimo minuto. L'acqua nel frattempo fermò la propria caduta e il grande afroamericano uscì dalla doccia con un asciugamano attorno alla vita. Non era la prima volta che vedeva il corpo nudo del compagno e ogni volta gli incuteva timore. I muscoli sviluppati indicavano la sua possanza, mentre alcune cicatrici più o meno vistose facevano intendere che Custer non era avvezzo a incontri ravvicinati con il nemico... o con qualsiasi cosa potesse essere preso a pugni.
“Vuole che facciamo un altro agganciamento in volo domani mattina all'alba e continuare finché non abbiamo trovato il giusto assetto con la giusta tempistica... dice che siamo ancora troppo lenti nell'eseguirlo... e non guardarmi così ragazzo” volse lo sguardo verso l'armadietto tirando fuori una tuta simile a quella di Alain che era rimasto imbambolato vicino alla porta, con un'espressione fra lo sconcertato e l'arrabbiato. “Gli ordini del vecchio professore non si discutono e lo sai, domani mattina avremo i velivoli pronti ad attenderci quindi non far troppa baldoria stasera”
“Al diavolo” esclamò. Custer si fermò e piegò la testa per osservare il giovane compagno. Era serio ma incuriosito. “Che cosa cazzo ha per la testa ? Abbiamo bisogno di riposo! Oppure ha voglia di farci morire come cani per un errore ? Sono stufo, ora gli vado a parlare!” si voltò e sbatté la porta alle sue spalle cominciando ad allontanarsi con passi pesanti. Custer rimase fermo per qualche secondo prima di scuotere la testa lentamente e tornare a vestirsi con calma e precisione come suo solito. “Ho idea che subirò una ramanzina entro domani mattina... maledetti giovani.”
Alain non riusciva a vederci dalla rabbia. Era stanco, affannato, non voleva saperne di tornare ancora una volta dopo poche ore di sonno e riposo su quel maledetto abitacolo e svolgere altri lavori di routine per l'agganciamento solo per migliorare le tempistiche. Ci doveva essere un momento nel quale bisognava mettere un freno e tirare un sospiro per poter tirare le somme del lavoro fatto. Erano da giorni, settimane che si continuavano ad addestrare senza sosta, adesso non ne poteva più. Gli era stato detto che avrebbe fatto parte di qualcosa d'importante, ma non aveva visto nessun combattimento, niente di niente... lo stavano prendendo in giro ? Mentre camminava a passo svelto, svoltò di colpo un angolo e andò a sbattere contro una persona. Entrambi caddero a terra con un sonoro tonfo. “Ahia ma guarda dove metti i piedi accidenti a te brutto idio..” Alain si fermò di colpo mentre osservava la figura che lo fissava da terra con un'aria poco rassicurante. Una ragazza, in tuta da pilota, capelli corti neri, occhi scuri e un'espressione poco rassicurante “Idiota a chi ?” chiese mentre si rialzava affrontando il ragazzo di petto senza cedere lo sguardo “Stai per caso insinuando che sia colpa mia se mi sei venuto a sbatter contro ?”
“No non intendevo quello è ...”
“A me pareva invece che fosse proprio quello che volevi dire” concluse seccamente mentre si chinava per raccogliere dei fogli che le erano caduti. Ignorò temporaneamente il ragazzo che la osservava come rapito. Aveva delle belle curve, e un seno prospero ma non esagerato. Deglutì. Da quanto tempo non aveva visto una ragazza, o pensato semplicemente ad una ragazza ?
Lei voltò lo sguardo fissandolo. “Beh, hai intenzione di stare lì a fissarmi il fondoschiena, oppure vuoi darmi una mano a raccogliere le carte ?” Alain sembrò riprendersi di colpo mentre sentiva le guance arrossarsi e si piegò immediatamente dando una mano a quella che le sembrava un pilota, almeno dal vestiario. Insieme raccolsero I fogli in poco tempo. “Beh, ecco fatto” disse il ragazzo porgendo l'ultimo foglio “spero che basti per … hem “
“Farsi perdonare ? Forse” disse secca ma con una vena ironica. Teneva ben salda la cartella con i documenti e lo guardava.
“Mi chiamo Alain... Alain Varrero” disse di colpo porgendole la mano destra. Lei ricambiò stringendola “Capitano Gabrielle Montard...” Il ragazzo non fece una piega anche se capì di trovarsi di fronte al comandante della squadriglia di F-4 Phantom imbarcati. Certo non era il CAG, certo non era nemmeno una di prima categoria considerando che l'avevano relegata su una nave secondaria con compiti altrettanto secondari eppure gli faceva impressione lo stesso “così tu saresti uno di quei due pazzi psicopatici che si divertono a farci tirare il collo per scortarli ?” Alain si sentì improvvisamente in colpa e sorrise lievemente per cercare coraggio.
“In realtà è il Professore che ci impone questi ritmi vertiginosi, noi ne faremmo sinceramente a meno”
“Considerando i risultati che avete ottenuto direi che invece fa veramente bene a mettervi sotto pressione” inspirò brevemente “da quel che ho visto siete lenti e impacciati e reagite agli attacchi come se foste in preda a una rabbia inaudita” scosse il capo “se foste finiti in un addestramento come si deve non vi avrebbero neanche fatto avvicinare a quelle navette dai colori pastello. Alcuni degli uomini nelle squadriglie imbarcate sono stati contattati per sostituirvi nel caso dobbiate fare cilecca all'ennesima uscita. Il Comando pare essere abbastanza indignato dai rapporti sinora ricevuti e credimi... ne vedo di rapporti passare sotto il naso.” Di colpo Varrero si sentì il mondo crollare addosso. Allora era solo lui che vedeva dei miglioramenti in ciò che facevano ? Nel notare il suo volto incupito e preoccupato Gabrielle ridacchiò brevemente. “Ci sei cascato” continuò a ridere stavolta a un timbro leggermente più elevato “così impari a correre senza guardarti attorno a dovere”.
“Questa poi....” mormorò Varrero “è una questione abbastanza delicata veda di non renderla una cosa di scarso valore!” il tono era a metà fra l'arrabbiato e il risentimento d'essersi fatto cogliere in castagna così rapidamente. Non era da lui.
“Suvvia Signor Varrero, se non si ride non si riuscirà mai a godere appieno della vita no ? Piuttosto dove stava andando così di fretta ?”
“Dal Vecchio, dovevo parlargli del fatto che ci sta tirando il collo a tutti quanti con questi addestramenti intensivi”
Gabrielle lo fissò per qualche breve attimo “Se pensava d'andare al suo ufficio non lo troverà, so che è stato chiamato al ponte di comando quindi lo troverà là” Alain fece un cenno d'assenso col capo e passò la mano sul mento. “Ho capito, allora vorrà dire che mi dirigerò là, la ringrazio Capitano ora mi scusi ma devo andare” si voltò e affrettò il passo per andarsene.
“Di nulla Signor Varrero e mi raccomando solo una cosa” il ragazzo si voltò “La prossima volta che ci vediamo, tenga il viso più a contatto coi miei occhi anziché sul petto” Varrero affrettò il passo quasi correndo via, completamente rosso in volto.
“Non ammetto ritardi!” la voce del professore rimbombò minacciosa nella plancia accompagnata da un sordo rumore del pugno scagliato sulla paratia. Il tremitio dei motori e il rumore delle comunicazioni interne rompevano il silenzio che circondava il ponte. “Se non siete in grado di gestire le truppe nemiche significa che non siete all'altezza del compito assegnatovi e nemmeno degli ufficiali! E io che pensavo d'aver scelto solo persone degne d'esser chiamate tali!” squadrò i presenti minacciosamente. “Avete ricevuto l'ordine d'attaccare delle truppe a terra e mi dite che i nostri mezzi non possono farcela, cosa pretendete che faccia ? Vi ho fornito di migliorie che gli altri paesi delle Nazioni Unite si sognano e mi venite a dire che NON POTETE ATTACCARE ?”
Il Capitano, che gli stava davanti, era impassibile. Osservava il professore con un'aria di sufficienza da sotto il cappello e l'uniforme impeccabile e sobria che ostentava solo il simbolo della marina. I corti baffi ben curati facevano da ottimo contorno del volto.
“Può urlare e sbraitare quanto vuole Professor Kiyokawa ma si ricordi che è sul ponte di una nave di cui IO” calcò il timbro della voce “sono il Comandante e non lei, può anche essere il coordinatore dell'intero Progetto ma la sua voce per quanto riguarda gli interessi militari non ha alcun peso” allungò la mano sulla destra prendendo uno schedario dalla mano di un ufficiale minore, un po' scombussolato dalle urla del vecchio. Il Capitano alzò un foglio con l'altra mano “Decisamente, non è possibile ingaggiare il nemico con questi livelli di protezione, qualsiasi cosa dovesse entrare nello spazio aereo verrebbe fatto a pezzi dalla contraerea e non ho intenzione di perdere uomini per confermare dati che già conosco.”
“Lei si sta facendo guidare dalla paura più che dal buonsenso!!” rimarcò Kiyokawa aggrottando la fronte e facendo un passo in avanti “I velivoli su questa portaerei possono ingaggiare qualsiasi cosa si pari loro contro, quindi perché esita ?” calò il silenzio per qualche secondo mentre gli ufficiali e marinai sul ponte si guardavano increduli di ciò che avevano appena sentito. C'era un clima d'attesa e tensione, mentre l'alto ufficiale non cedeva lo sguardo del vecchio, sembrava uno scontro fra volontà. Il Professore rincarò la dose “Perché esita Comandate ?” sbraitò quasi con astio.
“Perché ho idea di credere che sia solamente una mera trappola nella quale i nostri superiori hanno intenzione di farci cadere appositamente, ecco perché” fissò il Professore con un misto di rancore e preoccupazione, il tono aspro “hanno ignorato ogni dato inerente il nemico e hanno deciso di tentare nuovamente con un assalto sfruttando il numero piuttosto che la qualità degli equipaggiamenti. Dopo quello che è successo qualche giorno fa con l'avvento del Colosso, temo proprio che si siano bevuti il cervello per la paura”
“Quale...Colosso?” la voce del Professore risultò tagliente in maniera improvvisa. L'ufficiale s'accorse d'aver fatto un errore a parlare troppo facendosi trascinare dalle emozioni. Si sistemò il cappello rapidamente come per riacquistare un po' di serietà con un movimento lento e calcolato.
“Il Comando ci ha informato che qualche giorno fa una delle nostre armate si è scontrata con quello che inizialmente sembrava un'armata nemica in rifornimento e recupero. Erano riusciti a spingerli e a conquistare delle posizioni, ma poi improvvisamente è apparsa questa....cosa.” s'interruppe un attimo, mentre il Professore lo osservava senza distogliere lo sguardo. “Quale ..cosa.. Comandante ?” l'ufficiale scosse il capo prima di femarlo e osservare l'entrata agrottando le sopracciglia e tenendo un'espressione vagamente misteriosa e incredula. “Lei cosa sta facendo qui ?” il tono risultò secco e di comando, completamente diverso da quello che aveva tenuto con il Professore. Non voleva personale non autorizzato sul ponte di comando, soprattutto non quando stava parlando di cose importati che potevano provocare problemi se messi in mano alle persone sbagliate. Si fidava del suo equipaggio, ma non al punto di distribuire i segreti militari a chichessia.
“Comandante” la voce di Varrero fece capolino mentre scattava sugli attenti “Mi scusi ma ero venuto a parlare con il Profes”
“Lei stava origliando e stava entrando senza permesso in plancia per caso Signor ….Varrero ?!”
“No Signore veramente io...” Alain era stato preso in contropiede, sentiva il nodo alla gola stringersi sempre più. Era certo d'aver fatto il passo più lungo della gamba. A chi importava lamentarsi ora degli addestramenti quando si profilava all'orizzonte la possibilità di dover pulire qualcosa per le prossime ore prima di un ulteriore e massacrante addestramento ? Al sol pensiero deglutì quasi senza pensarci.
“Lo lasci stare Comandante, tanto è meglio che venga a sapere cosa deve affrontare... prima lo sa, prima eviteremo di dovergli dare spiegazioni sul perché deve allenarsi costantemente per completare il proprio lavoro” il Professore lo fulminò con lo sguardo, Varrero si rese piccolo, si sentì colpito da delle lame taglienti che lo inchiodavano alle paratie. Kiyokawa non era assolutamente contento di vederlo lì, che sapesse la ragione per la quale si era presentato sul ponte di comando ? Il Comandante osservò il capo progetto e inspirò riacquistando la sua solita compostezza prima di porgere la cartella contenente un disco contenenti immagini.
“Il Colosso si è presentato in azione e ha cominciato a sbaragliare le unità di fanteria e corazzati.” il video sull'apposito lettore portatile del Professore cominciò a trasmettere delle immagini che lui e Varrero osservarono. L'uno meno sorpreso dell'altro. “Ha distrutto tutto ciò che gli si parava davanti e non si fermava... le armi a disposizione dell'armata non sono state sufficienti nemmeno a scalfirlo.” scene di distruzione e morte cominciarono a vedersi da varie angolazioni, mentre soldati venivano schiacciati, carri distrutti dalla mole del Colosso che seppure colpito da numerosi armamenti, continuava ad avanzare imperterrito, incurante di ciò che gli veniva lanciato contro.
“Che...che cosa diamine è quell'affare ?” Alain tremò leggermente, non aveva mai visto nulla di simile in vita sua. Il Professore lo guardò, lo sguardo un misto fra il paterno e l'imperioso, gli occhi duri che non facevano trapelare alcuna emozione tranne la concentrazione.e la determinazione.
“Quello... ragazzo, è ciò per cui tu e Abraham vi state addestrando” fece una breve pausa mentre l'immagine continuava a stagliarsi nel fermo immagine “ciò per cui vi state preparando. Siete l'unica speranza per poter vincere questa guerra.”
“L'unica... speranza ?” proferì il ragazzo osservando il professore. Un misto di paura e di trepidazione percorsero il suo corpo. Si sentiva elettrizzato per l'occasione che gli si presentava, di far parte della storia, d'essere la storia stessa, ma ciò avrebbe comportato dolori e sacrifici.
“Se voi fallirete, l'umanità è condannata alla sconfitta...”
“Ma, l'esercito, il mondo intero... non possono nulla contro gli invasori ?” Alain si protese in avanti, incredulo. Come poteva essere che l'umanità non riuscisse a contrastare gli invasori con l'intera potenza industriale e la popolazione, unita per un unico scopo ?
“non avremo altre possibilità Alain Varrero, nessuna...possibilità. E' per questo che voglio solo il meglio, è per questo” calcò la voce squadrando il giovane pilota con fermezza “che pretendo i massimi risultati dai vostri addestramenti... niente e nessuno potrà impedire all'umanità d'avere il suo asso nella manica. Se ciò significa che devo spezzarvi, lo farò. Spero d'essere stato sufficientemente chiaro.”
Gli ufficiali si rabbuiarono diventando ombrosi. Alcuni alzarono la mano per sistemarsi il cappello in segno d'insicurezza. Sul ponte di comando calò il gelo, rotto solamente dal rumore della strumentazione e della vita sul ponte di lancio. Il Professore si voltò verso il Comandante. “Dia l'ordine di prepararsi all'attacco, bisogna colpire quanto prima... quei bastardi non s'aspettano un attacco a così breve distanza da un altro.”
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Edited by warlord8 - 25/1/2011, 22:01