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Ryo Asuka & Amon114: i racconti per la Cronologia

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amon114
view post Posted on 25/2/2011, 15:16     +1   -1




Ciao a tutti.
Ecco a voi la prima parte di una racconto scritto a più mani da me e Ryo ...
Il racconto nasce seguendo la falsariga di un'altra fiction ,Grenizer contro il Generale Nero,ed è di esso una sorta di sequel...Nella cronologia mazinghiana si colloca all'inizio e durante e nel mezzo ai due oav Grande Mazinger vs Getter Robot e Grande Mazinger vs Getter Robot G.,tutto ovviamente visto e raccontato in chiave Goldrake...La fiction non ha ancora un titolo, presto dicuteremo con Ryo su un titolo appropriato ...Abbiamo veramente pochissimo tempo e non so quanto ci metteremo a finirla per ora eccovi la prima parte ...

Parte 1

«Sono Dambei Makiba! Rappresentante del circolo Amici degli Spaziali e... EHI, FERMATEVI!».

Hikaru poggiò bruscamente i due secchi di latte a terra, nel breve tragitto tra la stalla e la fattoria. Suo padre era lì, in piedi sulla lunga torretta di legno che si agitava saltellando sulla piattaforma, appena finita di inchiodare di nuovo solo una settimana prima. Vedere suo padre che, fin dalle prime luci dell'alba, rischiava di rompersi l'osso del collo non era il miglior modo di iniziare la giornata.
«Papà, la vuoi smettere? Finirai per cadere!», strillò.
Adesso lo vedeva mentre agitava il pugno contro il cielo. «Tornate indietro!», continuava a urlare.
Una delle finestre della fattoria Shirakaba si aprì. Goro, con l'espressione ancora assonnata spalancò la bocca in uno sbadiglio e si rivolse alla sorella.
«Ma con chi ce l'ha?».
Hikaru si strinse nelle spalle, continuando a guardare Dambei con aria stizzita.
Suo padre si voltò verso i due, indicando il cielo come un ossesso.
«Li avete visti anche voi, vero? Ora la smetterete di darmi del pazzo!».
Goro e Hikaru si guardarono. Goro si picchiettò la tempia con l'indice, con aria rassegnata.
«Papà, ma di che diavolo stai parlando?», sbuffò Hikaru.
«Sto parlando di quelle tre astronavi! Le ho viste prima col cannocchiale, ce n'era una rossa, una bianca e una gialla e andavano velocissime... è IMPOSSIBILE che non le abbiate viste».
«Papà, perché non provi una volta tanto a renderti utile? Scendi subito da lì, il fienile è ridotto un disastro ed è una settimana che prometti di pulirlo!».
Dambei pestò i piedi per l'irritazione. Poi, di malavoglia, cominciò a scendere la lunga scala a pioli della sua torretta.
«Un giorno vi accorgerete che quello che dico è vero», continuava a brontolare.
Diede di sfuggita un'ultima occhiata a quel cielo cristallino, senza nuvole. Ne era sicuro, sicuro al cento per cento di aver visto quelle astronavi.

*

Le navicella rossa sfondò le nuvole e il muro del suono, quando si innalzò sopra le altre due e ruppe la formazione.
Si spinse più in alto che poté, poi diede la massima spinta ai post bruciatori e si calò in una picchiata rapidissima. Assomigliava a una specie di caccia, solo molto più compatto nella struttura; una serie di placche verdi, lungo il suo scafo, si illuminarono di una luce verde, molto intensa, poco prima dell'accelerazione.
Le altre due navicelle rimasero indietro. Quella gialla cercò di starle dietro per qualche momento, per rinunciare appena poco dopo.
Il ragazzo alla guida sbuffò di disappunto. Coperto da un'armatura finta da samurai, che teneva compresso il suo corpo decisamente in carne, e con un casco da motociclista della seconda guerra mondiale, era quanto di più lontano ci fosse dall'idea di pilota.
Uno schermo vicino alla sua console di comando, a sinistra, si accese. Sul monitor comparve l'immagine di un uomo coi capelli neri, giovane quanto lui, con un ghigno di sfida sul volto.
«Attento! Se acceleri troppo, finirà per esploderti quella pancia!».
L'altro diede un pugno allo schermo. «Ah, andiamo, Ryoma! Ancora con questa storia? Non sono grasso, ho le ossa grosse!»
Un altro schermo, a destra, si illuminò, trasmettendo il volto di un altro ragazzo con i lineamenti sottili che intravedevano appena dietro il casco integrale.
«Ryoma, Musashi... piantatela di fare gli imbecilli e tornate in formazione. Tra pochi minuti dovremo essere al Centro Ricerche Spaziali».
Ryoma alzò gli occhi al cielo, sprofondando sul sedile con le mani dietro la nuca. «Perfetto, adesso che il capoclasse ha parlato...».
Musashi incrociò le braccia. «Io ancora non capisco cosa ci stiamo andando a fare, in un Centro sugli Ufo... Hayato, il professore non ti ha ancora detto niente?»
Il terzo pilota scosse la testa. «Oh, certo. Quello che ha detto a tutti e tre... una volta arrivati vi spiegherò tutto. Un grande classico».
«Già – Ryoma fece un sorriso sprezzante – la specialità del vecchio, no? Mandarti avanti senza dirti il perché».

Si irrigidì quando una spia intermittente si illuminò accanto al monitor centrale, appena sopra i comandi.
«Fa piacere vedere che ho sempre la vostra fiducia».
Sullo schermo, la faccia del professor Saotome, direttore del Laboratorio Getter del Monte Asama, sembrava ancora più terribile che dal vivo: la sua faccia era resa ancora più larga dalla vicinanza alla telecamera. Con quel pizzo da capra che si ostinava a non tagliare mai e il sorrisetto divertito, sembrava davvero simile allo stereotipo di un diavolo occidentale.
«Vecchio, sarebbe ora di spiegarci il motivo per cui ci mandi a parlare di dischi volanti e stronzate simili, quando dovremmo stare attenti a che non tornino quelle fottute lucertole», sbottò Ryoma.
Hayato alzò un sopracciglio con aria imperturbabile. «Ha ragione. Anche se quel bastardo di Ghawl è andato, nessuno ci assicura che qualcun altro non voglia riorganizzare l'Impero dei Dinosauri».
Saotome aggrottò la fronte. Come ogni volta, sembrava soppesare attentamente le parole da dire ai suoi piloti. «I Dinosauri, al momento, sono la nostra preoccupazione minore. Il motivo per cui vi ho detto di andare al Centro Ricerche Spaziali è che stiamo per coordinare un'operazione congiunta».
«Un'operazione congiunta con un centro ufologico?», ribatté Hayato, incredulo.
La risposta del professore lasciò zittiti tutti e tre.

«Un'operazione congiunta con il centro e con la Fortezza delle Scienze».

• *

“ Il Grande Mazinger non ha bisogno dell’alleanza di quegli stronzi della squadra Getter!”
Tetsuya stava protestando con la sua consueta veemenza . Il dottor Kabuto era intento a consultare i dati del radar,il volto accigliato,sembrava quasi non percepire neanche la presenza e le proteste di un irritatissimo Tetsuya.
“ Poi cosa avrebbe di così diverso questa nuova minaccia? La potenza del Grande Mazinger non teme nessuno” Tetsuya strinse forte i pugni.
Kenzo Kabuto si girò lentamente verso il ragazzo,lo sguardo severo .
“ Taci stupido!Non ho tempo di discutere con te. Limitati ad eseguire gli ordini e smettila di blaterare.”
Il pilota del Grande Mazinger strinse forte i denti,era furioso. “ Obbedisco Signore” Girò di scatto e si avviò furioso verso l’ascensore di vetro della torre,urtando fortemente contro la ragazza che intanto era scesa dall’ascensore.
“ Ma che modi?...” reagì la ragazza.
Tetsuya non rispose e premette il pulsante d’avvio dell’ascensore.
“ ma cosa ha quello stronzo?” Rivolta al professore.
“ Ah Jun! “ Le disse il professore “ Lascia stare quell’immaturo. Alle volte mi pento di averlo scelto come pilota del Grande Mazinger,il suo carattere impulsivo potrebbe compromettere l’esito della guerra. “
“ Dottore non esageri . Lo sa Tetsuya è …” rispose la ragazza con tono di chi vuol scusare l’errore di una persona cara.
“ Lo so Jun. Tetsuya è un ottimo pilota ed un bravissimo ragazzo,ma alle volte vorrei solo che si comportasse in modo più maturo. Una grande responsabilità grava sulle spalle di tutti noi,e non possiamo permetterci di cedere a stupide rivalità o ad antipatie”
“ Se è per questo anche a me Mikiru Saotome sta molto antipatica “ disse Jun sorridendo facendo l’occhiolino.
Kenzo Kabuto si sciolse. Quella ragazza aveva in se una dolcezza ed una gioia di vivere che tutte le volte riusciva a distenderlo anche dai problemi più difficili. Era un toccasana per il personale della fortezza,e soprattutto per il giovane Tetsuya.
Le sorrise “ Jun ti ho fatto chiamare perché voglio che tu e Tetsuya mi accompagnate…”
“ Lo so ,lo so,vuole che la accompagniamo sul monte Asama. Finalmente conosceremo di persona quello strambo dottor Saotome dal vivo. Quell’uomo mette i brividi,sa direttore?!.”
“ No Jun. Non andremo sul monte Asama. Voglio che mi accompagnate al Centro ricerche Spaziali del Dottor Umon.”
“ Dottor Umon?” Rispose sorpresa la ragazza.” Mai sentito.”
“ Era un mio vecchio compagno di università ,ora dirige il Centro di Ricerche Spaziali. Credo che si sorprenderà moltissimo quando mi vedrà”. Quella di Kenzo sembrò quasi una riflessione a voce alta.
“ Solo un altro da aggiungere alla lista di coloro che la credono morto . “ Scherzò Jun.
“ Già “ sorrise il dottore.



***
“ Non siamo sicuri Daisuke.” Cercò di tranquillizzarlo Umon
Il giovane Daisuke Umon era pallido,nei suoi occhi il terrore e l’ansia di un animale che si sentiva braccato. Aveva provato con tutte le sue forze a starle lontano,ma la guerra sembrava non dargli tregua,sembrava seguirlo ovunque andasse. I Mikenes stavano flagellando da mesi il Giappone. Il centro ricerche spaziali seguiva l’andamento passo passo. Il robot che aveva preso il posto di Mazinger Z ,sembrava riuscire a tener testa a quegli orribili mostri,ma ogni volta gli attacchi si facevano più violenti e non si sapeva quanto il Great Mazinger avrebbe ancora retto. Ad ogni battaglia aveva pensato di intervenire,ma non era ancora pronto a pilotare di nuovo Grendizer,non era ancora pronto ad affrontare una nuova guerra. Guerra quella parola lo faceva sobbalzare,immagini di corpi carbonizzati sotto i laser dei dischi di Vega,gli edifici distrutti,le urla ,il sangue ,l’odore della morte,poi quella sensazione di terrore,la paura di un ragazzo rimasto improvvisamente solo,questo provava ogni volta quando pensava alla guerra.
“ Daisuke ! “ la voce del padre lo fece tornare al presente.
“ Non è detto che sia Vega figlio mio. Comunque anche se fosse,ci stiamo preparando ad affrontarli.” Continuò Umon con tono determinato.
“ Cosa intendi padre?” Chiese meravigliato il giovane alieno
“ Non siamo stati gli unici ad intercettare quel segnale .”
Daisuke guardò l’uomo che considerava come un padre con sguardo interrogativo.
“ Ora lo vedrai. Stanno arrivando” In quello stesso momento sullo schermo comparvero tre jet che stavano preparandosi ad atterrare nei pressi del centro.
“ Chi sono quelli?” chiese
“ Quella è la squadra Getter”
“ La squadra Getter?”
Umon mandò un'occhiata in tralice al figlio, poi si rivolse verso i tecnici insieme a lui, nella torre di controllo.
“Yamada, per piacere, faccia approntare la sala riunioni. Credo che stiamo per iniziare”

*

“Perdonatemi se ho risparmiato in convenevoli... tuttavia, come saprete, l'emergenza è tale da limitarmi alle sole presentazioni”, disse Umon, stringendo la mano a ognuno dei tre. Appoggiato alla parete della sala riunioni, Daisuke studiò a lungo ognuno dei tre piloti che erano arrivati, per giungere a una velcoe conclusione: a pelle, non aveva una particolare simpatia per nessuno dei tre. Non di certo per quel ragazzo dai lineamenti affilati che stava stringendo proprio in quel momento la mano a suo padre. Sembrava educato, certo, ma non lo guardava mai negli occhi, come se avesse qualcosa da tener nascosto. Sicuramente, nemmeno per l'altro, che aveva già buttato il casco sul tavolo, davanti alla sedia su cui si sarebbe sistemato.
Forse si riconosceva un po' più nel terzo pilota, quello più grosso dei tre. Era l'unico il cui sorriso non apparisse né di sfida né di fredda educazione.
“Io sono Hayato Jin. E questi sono i miei due compagni: Ryoma Nagare...” Ryoma fece un cenno con la testa “e Musashi Tomoe”.
Musashi fece un passo in avanti stringendo con entrambe le mani quella del dottor Umon e scuotendola vigorosamente. “Lei è davvero un ufologo, allora? Esistono davvero i dischi volanti?”.
“Esistono eccome”.
La voce bassa di Daisuke raggelò per un momento l'atmosfera. I tre piloti guardarono verso di lui, mentre si staccava con indolenza dalla parete.
Umon si schiarì la voce, approfittando per separarsi dalla stretta di Musashi. “Direi che abbiamo alcuni motivi per credere di sì, ma ogni cosa al suo tempo. Intanto vorrei presentarvi mio figlio Daisuke”
Ryoma fece un sogghigno. “A me non dispiacerebbe credere che esista qualcos'altro, in arrivo dallo spazio. Ultimamente, siamo abbastanza a corto di nemici da prendere a calci nel culo”.
L'espressione del figlio di Umon rimase serissima. “Quei nemici potrebbero essere molto oltre le tue capacità”.
Per un momento, gli occhi di Ryoma sembrarono brillare di una luce che buttò una brutta sensazione di disagio, su Daisuke. L'aveva già vista, molto tempo fa: gli occhi del comandante Blakki, del generale Gandal, di Dantus, nei pochi scambi di comunicazione che avevano preceduto il grande attacco di Vega su Fleed. Quella rabbia incandescente che ribolliva dietro alla freddezza di una dichiarazione di guerra o di un ultimatum.
Si accorse che i suoi muscoli si erano irrigiditi e contratti, come se si aspettasse un attacco da un momento all'altro.
Ryoma fece un sogghigno, allentando di colpo la tensione.
“Beh, vedremo quando arriveranno”.
“Ma dobbiamo aspettarci davvero qualcosa?”. La voce di Hayato ruppe l'imbarazzo in cui sembrava sprofondata la discussione.
“Forse”, rispose Daisuke, più impulsivamente di quanto non avesse voluto. Era ancora accalorato dallo scambio di battute con l'altro pilota e si accorse troppo tardi di avere tutti gli sguardi puntati addosso. Quello di Jin lo stava sezionando.
“Che cosa sapete in proposito, che non sappiamo?”, chiese.
Umon, padre e figlio, si guardarono in tralice.
Il ragazzo stava per rispondere, quando il comunicatore da polso del professore suonò.
«Hayashi – fece l'ufologo – Dimmi”.
“Professore, è appena arrivata la delegazione dalla Fortezza delle Scienze”.
Umon corrugò la fronte.
“Molto bene, falli entrare”.

Per commenti : https://gonagai.forumfree.it/?t=54151021

Edited by isotta72 - 25/2/2011, 15:34
 
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