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Bellezza e lacrime di roccia“Garrison, nessun messaggio da Reika?”
“No signor Banjo”, rispose, come sempre imperturbabile, il maggiordomo.
Banjo era molto preoccupato poiché l’apparecchio di Reika era scomparso dopo lo scontro con alcuni caccia meganoidi nella zona montuosa che circondava la città.
Toppy era zelante e pronto ad entrare in azione, mentre Beauty era restia all’idea di lasciare la compagna al proprio destino nonostante Banjo avesse più volte ribadito loro che la guerra contro i meganoidi doveva essere combattuta con risolutezza estrema, mettendo in conto anche di sacrificare la vita di un compagno se la situazione lo avesse richiesto.
Anche il ragazzo però stavolta appariva nervoso e impaziente e nei suoi occhi si poteva leggere la determinazione ad agire, accantonando ogni possibile cautela.
“Reika è lui”
“Si lo so Marine, ma…” rispose la giovane liceale castana alla sua amica con i codini e le lentiggini
“Non ti noterà mai se non ti fai avanti!” rispose con tono deciso la ragazzina tirando Reika per una manica e dirigendosi verso il gruppo di ragazzi per rompere il ghiaccio.
“Quanto invidio Marine”, pensava Reika “lei non ha mai nessun problema ad esprimere quello che prova e ha una propensione naturale a rapportarsi con la gente!”
I ricordi che ritornavano alla mente della ragazza, vennero bruscamente interrotti quando questa riprese bruscamente conoscenza, mentre veniva estratta dai soldati meganoidi dal rottame del proprio elicottero.
La voce della comandante del plotone le sembrava estremamente familiare…somigliava a quella di Marine! L’aspetto della donna cyborg però era totalmente diverso : alta, slanciata e dai lineamenti perfetti, ma con uno strano colore verdastro della pelle e dei capelli.
Ad un certo punto Reika strabuzzò gli occhi notando lo strano pendente che aveva al collo la meganoide.
“Specchio, specchio delle mie brame” ripeteva il comandante supremo della base meganoide mentre si rimirava nella tecnologica parete riflettente che adornava il muro della sala comandi.
Zeta era stata una scoperta di Lord Sandrake, che l’aveva resa una meganoide e aveva fatto in modo che la sua bellezza, che le aveva valso più volte il primo premio del concorso Miss Interbeauty, non fosse scalfita dallo scorrere del tempo. Alla morte di Sandrake, Zeta aveva assunto il suo ruolo nella gerarchia dell’impero.
“comandante Zeta, Don Zauker in video comunicazione” disse l’ancella, del tutto identica a Zeta nell’aspetto, ma dalla pelle colore di rossastro. Un’altra ancella con pelle e capelli viola se ne stava in disparte osservando la conversazione..
“Quali intenzioni ha Comandante Zeta! Domandò la glaciale Koros comparsa in videocomunicazione al fianco del trono di Don Zauker”. La gerarca stava infatti chiedendo conto a Zeta dello strano comportamento che aveva tenuto da quando era diventata comandante, prelevando numerose prigioniere e sottoponendole ad un’operazione diversa da quella dei soldati standard, operazione che rendeva i soggetti in tutto e per tutto simili a lei.
“Don Zauker, sapete che quello che ricerchiamo noi meganoidi è la perfezione.” rispose Zeta senza scomporsi “Lord Sandrake aveva riconosciuto in me questa perfezione! Quindi non c’è nulla di strano cheio mi basi sui miei parametri fisici per modellare i soldati!”
La calotta vitrea di Don Zauker si illuminò e questo emise uno strano rantolio. “Don Zauker le concede fiducia, ma ci faccia costantemente rapporto! sentenziò Koros chiudendo la videocomunicazione.
“Quella Koros è ridicola!” disse tra se e se Zeta, “si proclama la portavoce di una razza superiore e non si rende conto che non c’è nessuna superiorità della disomogeneità. Solo quando tutti saranno perfetti come me, la razza meganoide sarà superiore!” “Anzi non proprio come me” aggiunse la comandante rivolgendosi con disprezzo e derisione alle sue sottoposte “posso concedervi il mio aspetto, ma i colori ripugnanti delle vostre pelli serviranno a ricordare qual è l’unico e il solo originale!”
Comandante ZetaBanjo, Beuty e Toppy nel frattempo avevano fatto irruzione con la Match Patrol nella base meganoide e avevano ingaggiato uno scontro a fuoco con le soldatesse nemiche.
Nonostante le truppe di guardia sembrassero non finire mai e i rinforzi giungessero in continuazione attraversando come fantasmi le pareti specchiate del corridoio, alla fine il lanciamissili montato sul fucile di Banjo spianò la strada verso la sala comandi.
Avvicinandosi alla superficie riflettente, il ragazzo rimase però di sasso e altrettanto fecero Beauty e Toppy, che continuava a specchiarsi da varie posizioni sopraffatto dall’incredulità.
Non erano le loro immagini quelle riflesse dallo specchio, ma quelle di tre bellissime donne completamente nude e dai lunghi capelli.
Mentre Beauty sbraitava, lamentandosi di essere più bella, Banjo volse lo sguardo verso i resti delle soldatesse abbattute e in particolare verso di una, a cui l’esplosione aveva fatto saltare via il casco. Il suo volto era uguale a quello riflesso nello specchio!!
“Di cosa ti stupisci Haran Banjo?” disse la voce del comandante Zeta, affacciatasi dalla sala comando, che il sollevarsi di una saracinesca aveva reso ora visibile. “ben presto tutti quanti avranno una bellezza simile alla mia al posto dell’imperfezione dei loro corpi naturali!!”
Imprecando contro l’ennesima, abietta mostruosità partorita dalla mente meganoide, Banjo aprì il fuoco verso la comandante, che però trovò facilmente una via di fuga dirigendosi verso la macromacchina.
“il dispositivo per la conversione è pronto, ora lasciatemi sola con il soggetto ” disse il capitano dalla pelle verde che aveva catturato Reika congedando i suoi sottoposti che lasciarono, seppur con qualche riluttanza, la camera.
Le manette ai polsi di Reika si aprirono automaticamente lasciandola libera. Superato un primo momento di stupore, la ragazza si rivolse alla meganoide che le aveva dato le spalle esortandola a fuggire.
“Ho riconosciuto il pendente che porti al collo! È quello in cui hai conservato l’osso del tuo cane! Tu sei Marine!!” gridò Reika.
“Io sono solo un soldato scelto agli ordini del comandante Zeta” ribattè la verde “affrettati a scappare prima che cambi idea, tu non sei idonea per la conversione in cyborg!”
MarineReika però non si fece demotivare dalle parole della donna e continuò ad incalzarla ricordandole i bei tempi quanto invidiava la sua originalità e la sua schiettezza e domandandole perché avesse deciso di cambiare il proprio aspetto diventando simile ad un algida e perfetta bambola.
Tutt’un tratto, la verde si accasciò a terra, mentre il suo corpo era scosso da spasmi.
La comandante Zeta, esposta ai raggi della macromacchina si era ingigantita assumendo la propria configurazione di megaborg, una gigantesca e bellissima donna robot la cui armatura sembrava composta da pietre preziose; al contempo anche le soldatesse, formate a sua immagine e somiglianza, stavano subendo una mutazione, trasformandosi però in deformi esseri che sembravano composti da un materiale bianco simile a quello delle stalattiti.
Sotto lo sguardo sconcertato di Reika anche Marine era diventato un mostruoso essere di roccia, rinnovando però all’amica l’invito a scappare.
Megaborg Zeta
Mostro Stallattite“Daitarn Come Here!!” al richiamo di Banjo, il grande robot aveva fatto irruzione nella base assumendo la configurazione da battaglia.
Per Daitarn non fu troppo difficile avere ragione del megaborg Zeta, ben meno imponente e svantaggiato nel corpo a corpo. Proprio però quando il robot di Banjo aveva messo il nemico con le spalle al muro, su di lui si avventarono, come tanti giocatori di football, le creature rocciose perforando la corazza di Daitarn con gli aculei che spuntavano dai loro corpi.
Colpite in pieno al raggio di Zeta, le donne stalattite ne amplificarono il potere riversandolo su Daitarn.
Banjo gemeva dal dolore, ma ebbe la prontezza di azionare la trasformazione in carrarmato del robot “Change Daitank”.
Il Daitank riuscì ad aprirsi un varco tra i corpi rocciosi che lo stavano schiacciando e a sparare un colpo di cannone contro Zeta, che però riuscì agilmente ad evitarlo.
Proprio in quel momento la fronte del megaborg fu colpita da una scheggia luccicante.
“Quello..quello è l’osso del cane di Marine!!” gridò Reika sporgendosi dalla parete rocciosa dietro alla quale aveva trovato riparo.
“Tu miserabile copia cosa pensi di fare contro la perfezione del tuo originale!!” gridò Zeta.
“Sei tu ad avermi reso una tua copia! Ma io sono Marine, io ho la mia personalità, le mie caratteristiche e tu non potrai mai cancellarle” ribattè la gigante di stalattite gettandosi sulla propria creatrice e infilzandola con i suoi aculei.
“Non c’è un momento da perdere!” esclamo Banjo mentre Daitarn riassumeva la propria configurazione da robot.
“No Banjo non farlo, Marine è!!” gridò disperatamente Reika.
Il Sun Attack però centrò in pieno la schiena del mostro roccioso e la oltrepasso raggiungendo il petto di Zeta”.
“Non sono io ad ucciderti, ma la rabbia di tutte le donne vittime della tua abominevole vanità! Perdonami Marine! Daitarn Crash!!”
La base meganoide fu squassata dal fungo atomico dell’esplosione del megaborg.
Sulla pila di resti del corpo roccioso dell’amica, Reika appese mestamente il pendente con dentro l’osso dell’amato cane. Marine non era bella, era un po’ stravagante, ma era riuscita a vivere con dignità e a farsi valere rimanendo se stessa, fino a quando qualcuno si era arrogato il diritto di trasformarla in qualcosa che riteneva migliore!
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Il prezzo della vitaL’Avio Match sfrecciava velocemente nei cieli dirigendosi verso la Deathbattle dei meganoidi.
Sembrava un pomeriggio come gli altri e Banjo se ne stava pigramente sdraiato su un divano a leggere una rivista quando una notizia lo fede drizzare di colpo : Garrison aveva captato un SOS da parte di un certo Minamoto in fuga da Marte su una capsula spaziale.
Minamoto, il primo collaboratore di suo padre, l’unico che avrebbe potuto rivelargli fino in fondo la verità sulla ribellione dei cyborg e sulla nascita della civiltà meganoide. Certo i militari della colonia marziana, forti del loro nuovo corpo meccanico, avevano mosso guerra al governo terrestre, ma come aveva fatto Don Zauker, un semplice robot dotato di intelligenza artificiale costruito per scopi bellici, a diventare il loro capo? Chi o cosa si nascondeva dietro questa figura?
La capsula di Minamoto era stata però intercettata da una fortezza mobile meganoide ed era stata catturata dai suoi tentacoli. Banjo doveva essere molto abile per aggirare i sistemi di difesa della Deathbattle e penetrarvi.
L’Avio Match dopo essersi aperta un varco nel punto cieco della fortezza, vi aveva fatto irruzione e Banjo, sceso dall’abitacolo, aveva fatto fuori i soldati meganoidi nella sala di controllo.
Solo il comandante, nascosto dietro ad un vetro speciale, era uscito illeso irridendo il giovane Haran.
“Generale Jamitov” esclamò Banjo riconoscendo l’anziano uomo sotto l’elmo rotondo, ma il meganoide lo corresse affermando che il proprio nome ora era Don Haun, guardia imperiale scelta agli ordini di Don Zauker.
Le invettive di Banjo contro il traditore che aveva venduto l’anima alle macchine venne prontamente stoppata da una fredda domanda di Don Haun : e a Kasha cosa lei hai detto quando l’hai uccisa?”
Don HaunFuori di se dalla collera, Banjo montò un piccolo lanciamissili sul lato del proprio fucile e sparò in direzione della cabina di Don Haun, lasciando al suo posto solo un enorme cratere.
Sebbene la guardia imperiale fosse comunque riuscita a trovare una via di fuga, Banjo sfruttò l’enorme crepa che aveva provocato per calarsi nei meandri della Deathbattle fino a raggiungere il luogo dove era stipata la capsula di Minamoto.
Nel rivedere l’assistente del padre, Banjo rimase nuovamente scosso nel notare quanto era invecchiato e provato fisicamente. Quell’uomo, che pur aveva messo presto i capelli grigi, ora sembrava dimostrare il doppio dell’età che effettivamente aveva.
“E’ quello che succede al corpo umano al contrario di quello dei meganoidi” affermò Minamoto intuendo il perché dell’espressione stupita sul volto di Banjo.
Minamoto-----------------------------------------------------------------------------
Don Haun messosi in salvo su una navicella di fuga si mise in video contatto con Marte.
“Se l’è lasciato sfuggire” esclamò glacialmente Koros in piedi al fianco del trono di Don Zauker “Minamoto, quell’essere disgustoso che si è rifiutato di diventare un meganoide per non rinunciare ai piaceri della carne!”
Alla domanda di Don Haun sul perché Don Zauker si interessasse così tanto di un essere così deprecabile, la teca di vetro che conteneva il cervello del sovrano si illuminò e questo emise un rantolio
“Minamoto è uno degli scienziati più validi alle nostre dipendenze” rispose Koros “inoltre quello che ha trafugato da Marte deve assolutamente tornare nelle nostre mani”.
Don Haun sull’attenti garantì che sarebbe riuscito nell’impresa, dopodiché chiuse la comunicazione.
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Banjo intanto si era interessato della sorte del fuggiasco Minamoto fino a quando non si inasprì scoprendo che per tutto quel tempo aveva lavorato come tecnico a servizio dei meganoidi. L’attempato ricercatore cercò di discolparsi affermando che se aveva servito i meganoidi lo aveva fatto solo per salvare la propria vita e aggiunse che era fuggito da Marte quando Don Zauker gli aveva chiesto di creare un nuovo modello di androide, modello che ha portato con se e che ora intendeva dare a Banjo.
Il ragazzo rimase scettico non capendo cosa intendesse Minamoto e perché volesse “portargli in dono un meganoide”, ma Minamoto precisò subito che i due prototipi che aveva realizzato, contenuti nelle due grosse capsule cilindriche alle sue spalle, non erano dei cyborg ma degli androidi costruiti con gli avanzati corpi artificiali degli attuali meganoidi, ma dotati di un cervello sintetico come quello dei primi androidi realizzati dal professor Haran.
Ad opinione di Koros, infatti, gran parte dei fallimenti riportati dai comandanti era da attribuire al loro cervello umano, ma, creando un essere evoluto dotato di un cervello sintetico che avrebbe obbedito solo a chi lo aveva programmato, si sarebbe potuto ottenere il guerriero definitivo.
Banjo non era per nulla rincuorato dalle parole di Minamoto : “se quei due esseri sono dotati del cervello sintetico creato da mio padre vuol dire che questo è un cervello di tipologia Magellan! Lo stesso di Don Zauker!”
Minamoto aveva trafugato i due modelli Special 1 e Special 2 ed era disposto a consegnarli a Banjo se questo lo avesse nascosto sulla Terra e difeso dalle ritorsioni dei meganoidi. Negli ospedali terrestri era sempre più praticato il trapianto di organi artificiali e Minamoto era un esperto in quel campo, Banjo grazie alle proprie risorse avrebbe potuto facilmente dargli una nuova identità e un nuovo lavoro permettendogli di vivere in pace.
“Tu sei un pazzo!” inveisce Banjo “prima hai tradito gli umani lavorando per i meganoidi e ora pretendi che ti protegga, ti dia una nuova vita in cambio di questi mostri?”. Il ragazzo era fuori di se e aggiunse che se i due special erano dotati dello stesso cervello di Don Zauker, il dominatore di Marte, non c’era nessuna garanzia che obbedissero a chi li avesse programmati.
“Non è così” si difese Minamoto “il caso di Don Zauker è diverso, lui è diventato tale perché nel suo cervello Magellan è stata trasferita la coscienza di tuo..”.
Lo scienziato non riuscì a finire la frase, le due capsule cilindriche si aprirono improvvisamente facendo uscire Special 1 e Special 2, due creature, una gialla e l’altra verde, totalmente glabre, prive di testa e con un gigantesco occhio al centro del corpo. I due mostri si avventarono su Banjo e Minamoto.
Special 1Special 2“Qualcuno deve aver azionato il sistema di apertura” esclamò Minamoto “con la programmazione originale loro ci vedono come loro nemici!”
Banjo dopo aver sparato inutilmente una raffica di mitra attutita dalla particolare pelle dei due Special, afferrò Minamoto dichiarando che d’ora in avanti si sarebbe dovuto considerare suo ostaggio, dopodiché si diresse di corsa con lui verso la Match Patrol.
Il velivolo di Banjo era riuscito a lasciare la Deathbattle, ma un’amara sorpresa attendeva il ragazzo : quello che riteneva essere Minamoto improvvisamente cominciò a mutare forma assumendo quella di Special 2, dalla sua pelle verde e trasparente era ora chiaramente visibile il globo meccanico che ne conteneva il cervello artifiale.
L’androide allungando le proprie braccia tentò di strangolare Banjo, ma questo riuscì a divincolarsi e infine a espellerlo dalla cabina di pilotaggio aprendo il tettuccio e azionando il sedile eiettabile.
La creatura però non precipitò nel vuoto, ingigantendo invece le proprie dimensioni come un megaborg, pur non modificando il proprio aspetto.
“Daitarn Come Here”, era venuto il momento di combattere il fuoco con il fuoco e Banjo, dopo aver chiamato tramite il controllo a distanza l’astronave Daifghter, si inserì in questa facendole assumere la configurazione robot da combattimento. “Daitarn 3!”
Lo scontro con Special 2 si rivelò più difficile del previsto : oltre ad allungare il proprio corpo a piacimento, lo strano megaborg era in grado anche di rigenerare ogni tipo di ferita, perfino gli arti tagliati.
Anche una scarica di Sun Attack fu facilmente evitata da Special 2 con un contorsionistico e gommoso movimento del corpo.
Ma non era finita : anche il giallo Special 1 si era ingigantito e aveva lasciato la Deathbattle. La caratteristica di questo Megaborg era quella di generare calore dal proprio corpo e la usò per avvinghiare Daitarn e tentare di squagliarlo.
La mossa dello special però gli si ritorse contro in quanto la distanza ravvicinata lo rese un facile bersaglio per il Sun Attack.
Colpito in pieno, Special 1 utilizzò le sue ultime forze per lanciarsi in un attacco kamikaze e disintegrarsi insieme ad una gamba del Daitarn.
Privo di arto e poggiandosi malfermo sul Daitarn Javelin, il robot di Banjo fu avvinghiato da Special 2 che allungò il proprio corpo avvolgendo l’avversario come un serpente.
Con un colpo di lancia, Daitarn tagliò in due il mebaborg riuscendo a liberarsi, ma le due parti di questo immediatamente si rincollarono tra loro.
A Banjo non restava che un’ultima disperata mossa : lanciare un doppio attacco solare. Proprio come le due palle di un biliardo, i due globi iridescenti del Sun Attack si urtarono tra loro deviando la propria traiettoria proprio in direzione della deformazione attuata da Special 2 per schivarle.
Dopo essere stato centrato da un primo proiettile luminoso, il megaborg fu facilmente raggiunto dal secondo e finito con un doppio calcio di Daitarn nelle zone già colpite.
Special 2 esplose.
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Un nuovo contingente di soldati intanto aveva ripreso il controllo della Deathbattle e ricatturato Minamoto, rimasto a bordo.
Koros dallo schermo stava dando alle truppe l’ordine di rientro su Marte quando si accorse che uno dopo l’altro i suoi soldati stavano cadendo sotto il fuoco di un mitra che Minamoto aveva strappato ad uno di essi.
I rimanenti soldati risposero al fuoco ferendo lo scienziato, ma questo continuò a sparare disperatamente bersagliando anche l’immagine di Koros sullo schermo, ignorando gli inviti di lei a calmarsi e appellandola come maledetta
Era stato sfruttato dai meganoidi, rifiutato da Banjo, a Minamoto non restava altro che la frustrazione e la vendetta. In un ultimo atto di ripicca, il ricercatore premette il pulsante di espulsione rilasciando una piccola capsula cilindrica dell’atmosfera terrestre; al suo interno c’era l’ultimo prototipo rimasto di cervello artificiale Magellan.
Koros voltò le spalle di fronte allo spettacolo della Deathbattle che lasciava l’atmosfera terrestre per disperdersi nello spazio con il morente Minamoto. Non era tanto la perdita dei modelli special il motivo del cruccio della gerarca, per lei quell’uomo rappresentava l’ultima speranza per curare Don Zauker e cercare di ridestarlo dal suo stato di catalessi.
Anche Banjo osservava con la stessa amarezza Minamoto che si allontanava per sempre dalla Terra. La scomparsa di una figura così controversa forse poteva rappresentare un bene per l’umanità, ma Banjo non riusciva a dimenticare che quell’uomo gli era stato vicino più un padre durante l’infanzia e che lo aveva protetto dai primi cyborg ribelli.
Al ragazzo però non restava che trattenere le lacrime. Finchè un modello di cervello Magellan fosse rimasto sulla Terra questo avrebbe rappresentato un grave pericolo e andava pertanto individuato e distrutto il prima possibile.
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Nel frattempo la navicella di Don Haun non aveva fatto ritorno su Marte ma aveva trovato rifugio in una base segreta nel Cross Karakorum sull’Himalaya.
Qui ad attenderlo c’era l’allampanato comandante Anton, un membro molto discusso dell’esercito meganoide che aveva una passione smodata per le macchine da guerra ed era solito fare un uso improprio dei soldati impiegandoli anche per mansioni a cui non erano destinati; per lui qualunque cosa o persona era un “ingranaggio” o un pezzo intercambiabile.
Comandante AntonAnton azionò un comando facendo aprire la vota del laboratorio sotterraneo e mostrando due robot giganteschi simili a Daitarn. Il primo aveva una sorta di maschera sul volto ed il petto privo di decorazioni, il secondo un volto umanoide come quello del robot di Banjo e una stella incastonata all’altezza dello sterno. Entrambi intorno alla sfera al centro della forte avevano una raggiera
“Inizialmente il Daitarn era stato costruito da noi meganoidi per effettuare dei test” espose Anton “successivamente Haran Banjo rubò il prototipo e lo modificò per farne il suo personale robot da guerra. Partendo dallo stesso progetto non è stato difficile anche per noi creare dei robot simili a suo”.
Don Haun si mostrò soddisfatto del lavoro svolto, con questi robot sarebbe stato possibile uccidere Banjo e occupare la Terra facendone il più grande serbatoio di umani da trasformare in soldati, ma non per Koros e Don Zauker.
“Dannata” disse tra se e se Don Haun “so che sei stata tu ad uccidere la mia piccolina, ma vedrai! Con il mio nuovo esercito arriverò su Marte e lo sottometterò dando la morte anche a te e a quel fantoccio in cui hai trasferito la coscienza del tuo amato!”
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Solo una mente viva può morireLa guerra tra umani e meganoidi aveva raggiunto la sua fase più calda e il conflitto era ormai esteso a tutto il globo.
Contrariamente ai pronostici però il conflitto volgeva favorevolmente dalla parte degli uomini, non solo per la presenza di Daitarn 3, ma anche per una serie di vittorie riportate nel pacifico dalle flotte della Nazioni Unite, grazie al genio tattico del generale James Okita che era riuscito ad abbattere ben cinque Deathbattle
Ammiraglio James Okita--------------------------------------------------------------------------------------
“Insomma papà fin quando dovremo aspettare” esclamò Beauty stizzita al genitore, un ometto grassoccio e dai folti baffi. Il facoltoso industriale invitò placidamente la figlia a calmarsi, ma un sorriso di sottecchi di Reika irritò nuovamente Beauty dando vita all’ennesimo litigio tra le due ragazze davanti ai costernati Banjo e Garrison.
Signor TachibanaBanjo era comunque molto interessato alle ultime armi varate dal Comando della Difesa e chiese informazioni a Tachibana sugli ultimi modelli di Mobil Suit realizzati. La guerra infatti non si svolgeva solo sul fronte marino o aereo e, nel caso le truppe meganoidi fossero riuscite a sbarcare, era necessario tenerle testa anche sulla terra ferma
“Wow, ma, ma quello sembra Daitarn” esclamò sorpreso Toppy nel vedere il nuovo Mobil Suit esposto nella base.
La somiglianza dell’unità, chiamata Gunboy, con il suo robot stupì anche Banjo. “Beh non è che un omaggio al nostro eroe in fondo” disse Tachibana.
GunboyUna voce anziana però invitò il gruppo a bordo facendo scendere il ponte mobile che permetteva l’accesso alla futuristica corazzata su cui erano stati stipati i robot da combattimento.
L’ammiraglio James Okita voleva conoscere di persona il famoso Haran Banjo e i suoi compagni e li guidò fino alla cabina centrale. Il giovane Haran era però molto insospettito dal fatto che il militare non si fosse vivo di persona ma comunicasse con loro attraverso dei particolari interfono sormontati da un piccolo globo simile ad occhio meccanico.
Banjo però dovette ben presto rimandare le perplessità a dopo : una Detath Battle aveva lanciato un bombardamento repentino alla corazzata proprio nel momento del varo.
“Daitarn Come Here” Banjo era pronto a combattere e, grazie alle armi del suo robot, non gli fu particolarmente difficile abbattere alcuni dei caccia bombardieri rilasciati dalla fortezza nemica. Ben più arduo si rivelò lo scontro con la Dearthbattle, sia perché era pesantemente armata, sia per l’abilità del comandante.
Prima che Daitarn fosse costretto a ricorrere al Sun Attack però i cannoni al plasma della corazzata terrestre si attivarono riuscendo ad aprire una falla nella nave meganoide.
A bordo della Deathbattle il comandante Katroff, impreco sotto i suoi folti baffi, invitando però nel contempo i soldati a mantenere la calma. Penetrare nella corazzata era prioritario e Katroff lo sapeva bene.
Pochi giorni prima era stato chiamato a rapporto da Koros che gli aveva affidato la missione di recuperare il cervello artificiale Magellan recuperato dall’esercito terrestre e connesso al computer centrale dell’avveniristica nave da guerra.
Katroff stupito dalla richiesta della gerarca, le domandò perché non far esplodere la nave con tutto il cervello anzicchè impiegare tempo e risorse in un’operazione meticolosa e rischiosa come il recupero del Magellan.
“La risposta la dovrebbe immaginare” rispose freddamente Koros. Fino a quel momento si erano registrati numerosi fallimenti a causa dell’indisciplina dei comandanti, pertanto dotare un corpo meganoide di un cervello artificiale preprogrammato che non si ribellasse agli ordini, avrebbe permesso ai meganoidi di perfezionarsi e diventare più forti.
“Su chi intendete montare il cervello Magellan?” chiese Katroff con un filo di preoccupazione. Il comandante sapeva infatti che per le proprie doti militari e fisiche e per il fatto di non possedere una memoria, in quanto soggetto reticente al momento della conversione, lui era il candidato ideale.
Katroff detestava l’idea di diventare una macchina a tutti gli effetti. Non aveva ricordi della propria vita da umano, questo è vero, però ne aveva accumulati ormai di numerosi nella sua nuova vita da cyborg, andava fiero della propria capacità di giudizio e della propria abilità che gli avevano permesso di assurgere al grado di comandante. L’idea di diventare un tutt’uno con il Magellan lo ripugnava e il fatto che la corazzata ora li stesse attaccando gli dava l’insperata possibilità di distruggere lei e il cervello artificiale una volta per tutte.
Gli eventi presero una piega inattesa quando l’ammiraglio Okita ordinò di cessare l’attacco e invitò anche il comandante Katroff a raggiungerlo sul ponte di comando della corazzata.
Ne Banjo ne Katroff rimasero però troppo stupiti nel vedere il cervello artificiale custodito in una teca di vetro che era collocato al centro della corazzata.
Magellan“Sapevo che c’era qualcosa di strano” disse sprezzantemente Banjo “avevo raccolto alcune informazioni secondo cui il grande ammiraglio Okita era gravemente malato”
“Sbagli” ribattè il cervello artificiale “il corpo umano è debole e transitorio, per questo prima di morire ho trasferito la mia coscienza dentro a questo computer”.
“E cosa diavolo vuoi da me?” chiese furioso Katroff, a cui il Magellan Okita rispose senza turbarsi : “voi meganoidi siete dei cyborg e vi ritenete degli esseri superiori, pertanto è necessario che io vi elimini e allontanarti dalla tua Deathbattle era il modo più sicuro di farlo. Non può esistere che un unico Dio!”
Banjo scoppiò a ridere : i meganoidi si credevano una razza superiore e ora anche Okita si paragonava ad una divinità; per lui avevano entrambi ceduto alla stessa degenerata utopia propugnata da suo padre.
Katroff però non prese bene le provocazioni di Banjo, affermando di essere diverso da un Magellan e aggiungendo che glie lo avrebbe dimostrato.
Fattosi largo tra i laser disseminati tra i corridoi della corazzata, Katroff si gettò in mare aperto azionando il proprio macro dispositivo da polso e trasformandosi in megaborg.
Megaborg KatroffLo scontro tra la corazzata Magellan e il megaborg Katroff si rivelò però impari e il comandante riuscì ad evitare la fine sganciando la testa dal proprio corpo, liquefatto da un colpo di cannone al plasma.
Katroff riconfigurò la propria testa in modo che le trivelle disposte ai lati e sulla sommità dell’elmo formassero un triangolo mortale, dopodiché si lanciò in un attacco kamikaze contro l’ammiraglia riuscendo ripetutamente squarciarne lo scafo e a trapassarla da parte a parte.
Okita però non era per niente preoccupato, la teca che conteneva il suo cervello avrebbe potuto resistere anche alla bomba h e finchè questo fosse rimasto illeso, avrebbe potuto impiantarlo su qualunque altra corazzata o mezzo futuristico.
Banjo però sapeva bene che un cervello sintetico per vivere aveva comunque bisogno di un supporto vitale, lo sapeva perchè era presente il giorno in cui suo padre montò il primo prototipo su Don Zauker, e questo supporto nel caso di Okita era la cabina centrale stessa, munita dei pannelli di comando attraverso cui il cervello Magellan poteva impartire i suoi comandi.
Banjo cominciò a bersagliare a colpi di mitra i pannelli, mentre il cervello si dimenava disperatamente all’interno della propria teca di vetro, quasi nel tentativo irrazionale di fuggire da quella che, da involucro protettivo, si era trasformata nella sua prigione.
Dopo pochi minuti era cessata ogni attività, il cervello artificiale Magellan era morto e con esso la coscienza dell’ammiraglio Okita.
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Su una spiaggia poco distante, la testa del megaborg Katroff aveva riassunto le proprie fattezze umane. Appoggiato ad uno scoglio e mentre fissava i gabbiani che volavano verso il tramonto, alla mente del meganoide riaffiorarono tutti i ricordi di infanzia che gli erano stati cancellati con l’operazione di conversione in cyborg. Un sorriso affiorò sul volto stanco e ormai arrivato al limite di Katroff che si spense felice di aver finalmente ritrovato la propria identità perduta.
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Sebbene danneggiata, la corazzata terrestre era salva e con essa i Mobil Suit che trasportava.
Il signor Tachibana aveva stretto un accordo vantaggioso con l’esercito e non poteva fare a meno di gongolare per il fruttuoso affare andato in porto.
“Mio padre non cambierà mai” sospirò Beauty ad un assorto Banjo
“Stai pensando a quel comandante, Katroff, verò?” chiese Reika
“Già” ribattè Banjo “sono stato davvero fortunato a non doverlo affrontare in battaglia!”
“Ti capisco un uomo pronto a tutto pur di vincere è…”, “no” Banjo interruppe Reika
“Un meganoide non è più e non potrà essere mai più considerato un uomo”.
Banjo però era ignaro dei patimenti di Katroff, del suo desiderio di mantenere una propria coscienza e dei ricordi che aveva ritrovato poco prima di morire.
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Il cadavere di Katroff, intorno a cui si erano appollaiati diversi gabbiani, fu ritrovato sulla spiaggia dalla diletta Mazzony che come lui era stata privata della memoria e che proprio lui aveva forgiato rendendola un’abile guerriera e un comandante.
“Di solito disprezzo gli uomini e la loro vanagloria, così come disprezzo le macchine come quella che sono stata costretta a diventare” affermò la comandante con un filo di voce “ma tu eri diverso…tu per me eri come un padre!.
Poi Mazzony si rivolse alla giovane ragazza bionda che la accompagnava : “guarda bene come è morto e vissuto quest’uomo, non un meganoide, non un umano, ma prima di tutto un guerriero, perché la vita di ognuno è una battaglia. Rammentalo affinchè anche tu possa trovare il coraggio per combattere la tua Russian”
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La Guerra dei Daitarn
Il conflitto aveva raggiunto delle dimensioni e un’estensione preoccupanti. Il piano delle Nazioni Unite di tenere lontane le Deathbattle dalla terra ferma per mezzo della marina aveva funzionato per un po’, ma poi i meganoidi erano riusciti a sbarcare in più punti.
Nella guerra i Mobil Suit avevano avuto sempre più spazio, nonostante il grande impiego della guerriglia e dei servizi segreti per colpire il nemico dentro la sua tana. Le città spesso venivano devastante dagli scontri tra i giganti di metallo e aumentarono gli sfollati, ma il fenomeno più preoccupante riguardava il comportamento che entrambe le fazioni avevano tenuto nelle zone occupate : se i meganoidi erano soliti convertire gli abitanti in soldati cyborg all’interno dei loro laboratori, l’esercito terrestre aveva cominciato a reclutare, a volte forzatamente, a volte attraverso un’abile propaganda, i civili come piloti di mezzi bellici.
Per gli sfollati entrare a far parte dell’esercito significava avere un riparo e da mangiare, ma si era diffusa anche una profonda ostilità verso le forze armate con tanto di manifestazioni in piazza e vari atti di vandalismo.
Sebbene le Nazioni Unite continuassero a mantenere il proprio vantaggio, molte parti del globo si erano trasformate in colonie meganoidi e altre in terra di nessuno dominate dalla delinquenza e dall’anarchia.
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Sempre più preoccupazione destava un gruppo di meganoidi, composto unicamente da cyborg donne e solite utilizzare cavalli veri e armi rudimentali come archi, frecce e lance, nei loro assedi.
Il comandante Mazzony, era riuscita ad addestrare un esercito esemplare, ma le sue idee anticonvenzionali le avevano provocato diversi richiami da parte di Koros che tuttavia, visti i successi ottenuti in battaglia, aveva preferito non rimuovere la comandante dal suo ruolo.
L’errore che però decretò la sconfitta di Mazzony fu la sua iniziativa di guidare un attacco verso il Giappone, attacco volto a vendicare il proprio mentore, Katroff e far uscire Haran Banjo allo scoperto.
Questa manovra si rivelò vantaggiosa anche per l’esercito terrestre e per la sua propaganda di arruolamento : ai ragazzi serviva un simbolo che li motivasse ad entrare nell’esercito e quale miglior simbolo di Daitarn 3 che affronta i meganoidi per difendere la propria patria?
In verità i mezzi di Banjo si rivelarono decisamente superiori a quelli di Mazzony e il Daitarn fu utilizzato solo per fronteggiare i vascelli a forma di cavallo in forza alle meganoidi e successivamente la stessa Mazzony trasformatasi in megaborg.
Megaborg MazzonyLa donna però, vedendo di avere la peggio con il possente robot, riassunse le fattezze umane e chiese di poter affrontare Banjo in un duello corpo a corpo, utilizzando soltanto una lancia e i cavalli.
“Non farlo Banjo, vuole solo tenderti una trappola!” lo ammonì Beauty
“Già la forza di un uomo è nettamente inferiore a quella di un meganoide!” esclamò Reika.
Il giovane Haran però sembrava deciso ad accettare le condizioni dell’avversaria.
I cavalli si lanciarono uno contro l’altro come in una giostra medioevale, Banjo evitò la carica di Mazzony saltando dal cavallo con un balzo acrobatico e trafiggendola con un colpo di lancia in mezzo alle scapole.
“Sei un bastardo Haran Banjo ma ti ringrazio di avermi permesso di morire come un essere umano” disse Mazzony con un filo di voce prima di spirare.
Tra le fila di Mazzony, una giovane soldatessa bionda corse incontro alla sua comandante.
Russian“Perché, perché lo hai fatto” chiese disperatamente Russian “sapevi bene che il comandante Mazzony aveva riportato un grave danno al fianco durante lo scontro con Daitarn, perché le hai permesso di combattere sciogliendo la trasformazione?”
“E’ quello che mi ha chiesto lei” ribatteè freddamente Banjo “una lurida meganoide che sceglie di morire come un essere umano e tu mi accusi essere stato scorretto verso una creatura il cui corpo, anche se ferito, era comunque molto più forte del mio?
Detto questo, Banjo piantò la lancia nel terreno e diede le spalle a Russian che era rimasta senza parole. Il feroce spettacolo aveva lasciato ammutoliti anche Beauty, Reika e Toppy.
“Perché” si chiese Banjo tra se e se “perché questi dannati cyborg non fanno altro che parlare dei loro sentimenti, mentre io non riesco più a provarne? E’ come se si divertissero a ricordarmi che nonostante i circuiti che hanno nel loro corpo sono più umani di me!”
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Intanto Koros su Marte era fortemente preoccupata per lo svolgimento degli eventi : le risorse stavano diventando insufficienti e inoltre il fatto che il conflitto si fosse spostato interamente sulla Terra e fosse diventato così serrato aveva dato troppo potere decisionale a Don Haun.
“Quel maledetto conosce il segreto che mi lega a Don Zauker..inoltre non mi fido affatto di lui”.
Certo sarebbe stato possibile mandare nuove truppe da Marte e da Zion e riprendere il controllo della situazione, ma nello stato attuale sarebbe stato troppo dispendioso e avrebbe indebolito Marte esponendolo al rischio di possibili attacchi.
Tali considerazioni erano le stesse che stava facendo, con ben altro spirito, Don Haun. La guardia imperiale era pronta a dare il via al proprio piano e per questo chiamò a rapporto i comandanti meganoidi che controllavano le zone da lui occupate : Tors, Brudle, Daston e Gal, ordinando loro di tenersi pronti al momento opportuno; dopodiché si rivolse ad Anton dicendogli che era giunto il momento do far scendere i Daitarn sul campo di battaglia
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Le incursioni dei due Daitarn meganoidi avvennero in diverse città : arrivati sul luogo in modalità astronave come il Daifighter, avevano assunto la configurazione di robot e avevano cominciato a portare il proprio attacco indiscriminato. Possedevano tutte le armi dell’originale e uno si differenziava da questo per i ventagli argentati anzicchè gialli, l’altro per la stella sul petto più piccola, in grado però di essere utilizzata come boomerang o arma da lancio.
La maggior parte della popolazione, che non aveva mai visto Daitarn 3 di persona e lo conosceva solo dalle notizie dei media o dalle sequenze di battaglia riprese dal telegiornale, in un primo momento pensò che si trattasse davvero del robot di Banjo, magari assoldato in una guerra tra due paesi industrializzati.
Comunque l’operazione psicologica era riuscita e Daitarn, da protettore del genere umano, cominciò a essere visto da molti come un nemico, accusandolo, se non direttamente degli attacchi, almeno dei numerosi danni collaterali provocati alle città durante le sue battaglie.
Numerosi furono i cortei di protesta e anche la villa di Banjo fu oggetto di alcuni atti vandalici.
Banjo in preda alla furia stritolò il bicchiere da cockail che teneva in mano ferendosi e sanguinando vistosamente sul tappeto.
“Visto che Daitarn è un derivato di un prototipo in dotazione ai meganoidi non era da escludere che potessero costruirne uno anche loro” affermò con tono turbato ma sempre professionale Garrison “l’unica cosa che mi stupisce è che ci abbiano messo così poco tempo”.
Daitarn restava comunque più potente di ogni imitazione per un qualcosa di unico : il Sun Attack. “I meganoidi non possono aver replicato anche quello?” chiese veementemente Banjo al professor Hisaemon Kamikita, convocato con urgenza alla villa.
“Non lo escludo” rispose lo scienziato “Gli unici ad aver portato avanti studi di questo tipo siamo stati io e Sunder e ora che lui è morto…”
Professor Hisaemon KamikitaProprio in quel momento i due malefici Daitarn atterrarono sul suolo giapponese, mentre un messaggio video invitava Banjo a scontrarsi con loro.
Questa era l’unica occasione per distruggere le copie e riaffermare definitivamente il proprio ruolo di salvatore e Banjo non era certo disposto a tirarsi indietro nonostante l’apprensione di Beauty, Reika e Toppy.
“Ma signore, Daitarn 3 potrà anche possedere il Sun Attack, però per il resto..” osservò Garrison
“Già quei due robot sono dotati della stessa potenza e delle stesse armi del tuo robot e prima di poter usare l’attacco solare ti troveresti ad affrontare una lotta impari” precisò Kamikita.
“Non ha importanza” ribattè Banjo lasciando la sala comando e dirigendosi all’hangar del proprio robot.
“Mother aggiornami sullo stato attuale del Daitarn, poi forniscimi informazioni dettagliate sui due robot nemici” chiese Banjo al compuer. In realtà queste informazioni erano superflue, poichè il ragazzo conosceva benissimo la situazione, ma sentire il resoconto del cervello elettronico programmato con la voce della madre gli dava un senso di serenità mentre stava andando incontro ad un concreo pericolo di morte.
“Mamma l’ultima volta che ho sentito la tua voce, mi invitavi a scappare e a vivere senza problemi una vita pacifica con loro che mi avevi donato. Perdonami se ho scelto di combattere fino all’ultimo!”
Purtroppo lo scontro prese la piega prevista da Garrison e Kamikita e dopo uno scontro serrato Banjo fu sopraffatto dal sovrannumero del nemico. Privato di un braccio e trafitto e inchiodato al suolo dalla lancia di un dei due Daitarn, il robot di Banjo fu bombardato dagli attacchi al plasma, che i due automi scagliavano dal centro del loro diadema al posto dell’attacco solare, sotto lo sguardo sghignazzante di Anton che osservava la sena in piedi su una specie di carrarmato hovercraft
Anche Don Haun stava assistendo alla battaglia con godimento “Kasha il ragazzo che ti ha fatto tanto soffrire sta finalmente per essere ucciso e dopo toccherà anche a Koros e Don Zauker!”
Nel frattempo i comandanti attivarono la macromutazione.
La popolazione fuggì in preda al panico dalla città costiera sottoposta all’attacco di ben quattro megaborg!
Proprio mentre Banjo era ormai rassegnato a ricevere il colpo di grazia, un boomerang a forma di stella colpì alla mano uno dei due Daitarn nemici disarmandolo della spada che stava per affondare nell’avversario.
Banjo incredulo alzò lo sguardo per vedere chi lo aveva salvato; quello che aveva davanti non era un Mobil Suit ne un Daitarn ma sembrava riunire le caratteristiche di entrambi.
Red Comet“Penso che tu abbia fatto l’eroe a sufficienza e poi se ti facessi ammazzare ora per me sarebbe una seccatura”.
Banjo riconobbe la voce del pilota del robot : Char Aznable.
Quindi anche Char in segreto aveva costruito un robot basato sul Daitarn, ma furbo com’era, aveva aspettato il momento giusto per entrare in azione.
Anche se sospettoso verso il suo ambiguo alleato, Banjo trovò conveniente unire le forze contro il comune nemico e azionò la trasformazione in Daitank in modo da ridurre al minimo l’handicap dovuto al danni subiti.
Mentre il carrarmato di Banjo bombardava uno dei due Daitarn, il robot di Char, il Red Comet, intraprese uno scontro corpo a corpo con l’altro.
“Sono sicuro che a pilotare i robot sono comuni soldati meganoidi” affermò Char. Banjo restò sorpreso da quanto aveva sentito, ma capì benissimo cosa fare : dopo aver fatto incagliare il Daitarn nemico contro le rocce, il ragazzo scese dal proprio mecha e, utilizzando un rampino, si agganciò a quello meganoide, scalandolo e raggiungendo la sala di comando, dopodichè freddò prontamente il pilota con un colpo di pistola.
La situazione ora si era invertita, Banjo aveva preso il comando di uno dei due Daitarn e lui e Char tenevano sotto scacco quello rimanente.
In preda al panico,il soldato che ne era ai comandi si gettò fuori dall’abitacolo, facendo un paio di bracciate a rana nel vuoto prima di precipitare.
“Idiota che cosa hai fatto” sbraitò Anton che però venne squassato e gettato al suolo da un missile che colpì il suo velivolo.
“Questo è quello ti meriti per aver dato in mano un robot tanto potente ad un semplice soldato” disse Banjo prima di spiaccicare il comandante meganoide sotto il piede del Daitarn.
Lo scontro con i due Daitarn meganoidi era finito, ma la minaccia incombeva ancora : i quattro Megaborg stavano radendo al suolo la città!
Non c’era un minuto da perdere e bisognava mettere in atto un piano di emergenza.
Seguendo le indicazioni via radio di Banjo, Beauty e Reika raggiunsero la costa con i loro elicotteri e balzarono ai comandi dei due Daitarn. A Toppy invece fu affidato il Gunnboy, ma con esso anche l’incarico più rischioso : quello di fare da esca e di attirare i Megaborg verso l’anfratto roccioso uno alla volta in modo che potessero essere abbattuti dal fuoco congiunto del team.
Il piccolo Mobil Suit, dotato di due propulsori dietro la schiena e equipaggiato solo con un fucile e uno scudo, balzò davanti ad uno dei mostri che stavano devastando il centro abitato e cominciò a sparargli addosso e a burlarsi di lui in modo da farsi seguire.
Ma se l’operazione ebbe successo con il longilineo megaborg Daston, che cadde subito sotto i proiettili di plasma dei due Daitarn e il cannone a ioni del Red Comet, ben più problemi li riservò il secondo avversario, Brundle, in grado di staccarsi la testa e usarla come una palla da bowling.
Mentre la squadra stava ancora finendo l’avversario, un altro megaborg arrivò da solo alla scogliera, il verde Gal che attaccò i robot con le sue spore, presto raggiunto dal compagno Tors.
Gli equilibri della battaglia si erano spostati in favore dei megaborg : i Daitarn delle ragazze vennero gravemente danneggiati e sbattuti al suolo, mentre Tors si caricò sulla schiena il Gunboy di Toppy cercando di spaccarlo in due.
Per fortuna l’attacco congiunto di Banjo e Char evitò il peggio : Il Red Comet fece saltare la testa a Tors salvando Toppy, mentre Daitarn 3, sebbene privo di un braccio, riuscì a respingere le spore di Gal con il ventaglio per poi finirlo con il Sun Attack.
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Approfittando dei robot impegnati in battaglia però, Don Haun raggiunse la villa di Banjo grazie ad una corazzata di medie dimensioni in grado di muoversi nel sottosuolo e occupò la sala comandi prendendo in ostaggio Garrison e il professor Kamikita.
Un ultimo modello di cervello artificiale Magellan era rimasto e non si trattava di un cervello comune ma del computer Mother che sovraintendeva a tutte le funzioni della base e su cui erano caricati gli aggiornamenti del Daitarn. Se Don Haun fosse riuscito ad impossessarsene sarebbe stato in grado di riprodurre anche il Sun Attack!
Grazie ad una microspia nascosta nel taschino, Garrison riuscì a mandare il segnale di sos a Banjo prima di essere disarmato e poi, grazie all’abilità conservata nonostante gli anni, a mettere fuori combattimento il soldato che lo stava perquisendo e a rientrare in possesso della propria pistola.
Mentre Banjo, sganciata la Match Patrol dal Daitarn, raggiunse la villa utilizzando lo stesso tunnel scavato da Don Haun, Garrison era riuscito a impossessarsi del proprio fucile e, grazie alla sua mira infallibile, a fare fuori diversi soldati.
Infine Banjo fece irruzione nella sala comandi finendo i soldati restanti a colpi di mitra.
Banjo e Don Haun erano ora faccia a faccia.
“Non posso credere che tu sia diventato un tale mostro, da bambino ti chiamavo zio, ho trascorso tanto tempo a casa tua!” inveii Banjo.
“Però hai provocato la morte di mia nipote, tu e la tua famiglia per me siete stati una piaga!” rispose Don Haun.
“Non avrei mai voluto la morte di Kasha, non so chi sia stato a” disse Banjo tra i denti.
“Koros, la cara assistente di tuo padre per salvare la sua reputazione!” sentenziò Don Haun
Banjo rimase sbigottito, quindi Koros il braccio destro di Don Zauker era stata l’assistente di suo padre Haran Sozo? Perché servire quei mostri che l’avevano ucciso, perché diventare una meganoide.
Lei come Minamoto erano rimasti su Marte con Don Zauker, ma chi era in realtà Don Zauker?
“So cosa ti stai domandando Banjo” disse Don Haun ridendo maleficamente”vuoi sapere chi è in realtà Don Zauker? Quale coscienza credi sia stata trasferita nel suo cervello Magellan? Don Zauker in realtà è…”
Don Haun non fece in tempo a finire la frase perché Banjo gli sparò un colpo di pistola in mezzo alla fronte
“Don Zauker è l’assassino della mia famiglia” concluse Banjo.
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La salma di Don Haun fu riportata su Marte dove ricevette un funerale di stato con tutti gli onori.
Alla fine gli unici a conoscere il segreto di Don Zauker, Minamoto e Don Haun, erano morti, però Koros mentre assisteva alle esequie non era affatto tranquilla. Chi poteva assicurarle che Don Haun prima di morire non avesse detto a Banjo tutta la verità?
Lo sguardo della donna si rivolse malinconico verso il trono su cui sedeva il grande sovrano dei meganoidi, chiuso del suo muto silenzio e nel suo segreto, forse senza più nessuno che potesse rivelarlo, ma anche senza più nessuno che potesse ridestarlo.
“Se Haran Banjo sapesse che sei privo di coscienza, se sapesse che sei l’uomo che gli ha dato la vita…” penso Koros.
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Banjo fece visita alla tomba della famiglia Jamitov, certo Kasha, dato era morta su Marte non si trovava li, ma portarvi dei fiori sembrò comunque al ragazzo un modo di dire addio alla propria amica di infanzia, sentendosi quasi rasserenato dalle lacrime che gli scendevano sulle guance….lui che ogni giorno uccideva degli esseri abominevoli che rivendicavano di avere dei sentimenti, era ancora capace di provarne di veri.
Poi Banjo rivolse il suo pensiero a Koros : “adesso ho capito, Don Zauker non è il vero capo dei meganoidi. Chi possiede un cervello Magellan non può provare emozioni, ma obbedire soltanto a chi lo ha programmato…Koros! Padre hai avuto il destino ingrato che meritavi, perfino la tua più fidata collaboratrice ti ha tradito. Ma un giorno ritornerò fino a Marte e ripulirò il pianeta rosso da questi esseri abominevoli che si credono superiori agli umani!”
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