Collezione a colori n.5 di Dylan Dog
Vivono tra noi***
Tiziano Sclavi ci conduce nel mondo dei vampiri che vivono tra noi(potrebbe essere un amico, una madre, una moglie), si nascondono dietro una maschera, lavorano come noi, provano sentimenti come noi, sono uguali a noi.
A volte si vergognano della loro razza, così come noi quando leggiamo sui giornali di certi crimini compiuti dai nostri "simili".
Un'immagine diversa dei vampiri questa descritta da Sclavi che si scosta completamente dalla classica immagine del mostro sanguinario e si avvicina molto alla nostra razza, con tutti i suoi pregi e le sue debolezze.
Finale drammatico e tra i più commoventi, purtroppo svelato dalla copertina.
Tra la vita e la morte***
Buon thriller ospedaliero in stile Robin Cook di cui viene citato anche il romanzo più famoso, “Coma profondo”, anche se il finale verte più verso l’horror cronenberghiano.
Una sceneggiatura che cattura subito il lettore grazie a un soggetto tanto “da incubo” quanto reale, un incubo che, purtroppo, per certe persone rappresenta il quotidiano.
Il dottor Hicks a mio parere è uno dei migliori antagonisti di Dylan(di gran lunga superiore a Xabaras), purtroppo poco sfruttato da Sclavi in questa sua saga.
Il finale, volutamente grottesco ed esagerato, con la visita di Dylan ai sotterranei dell'ospedale e l'entrata in scena della "creatura-patchwork" è una sequenza orrorifica indimenticabile.
Il disegnatore Piccatto un pò sottotono in questo numero, ma saprà riscattarsi più avanti.
Canale 666****
Il mondo televisivo ci seppellira', eh gia', Tiziano Sclavi non ci è andato poi così lontano in fondo visti i bassi livelli cui la televisione italiana si è oramai ridotta(chi di noi non è stato tentato, almeno una volta nella vita, durante la visione di un programma della De Filippi di prendere una pistola e di puntarsela alla testa, o meglio ancora contro il televisore ).
Scherzi a parte, l'albo mi è parso un chiaro omaggio al film "Videodrome" di Cronenberg, con la televisione che anche qui diventa in qualche modo "organica".
Sclavi ne approfitta per costruirci su una bella storia e raccontarci così il suo pensiero e le sue paure sul potere dei mass-media, della televisione in particolare.
Considero questa storia superiore ai due albi che la precedono, con quella buona dose di splatter, irrazionale e grottesco che contraddistinguono lo stile di Sclavi ma anche con una malinconia di fondo che colpisce pure Groucho, in questo albo serio e quanto mai credibile e "umano".
Finale tutto da interpretare.