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Votes taken by pianetaazzurro

view post Posted: 18/4/2019, 06:33     +2Cerottini (per l'anima) - Deliri Girellari
mah... io di gatti neri ne ho avuti diversi, mi sono sposata di venerdì 13 e sono ancora viva e vegeta e il matrimonio é ancora in piedi...
:innocent.gif: :innocent.gif: :innocent.gif: :innocent.gif: :innocent.gif:

Le credenze popolari servono a far parlare di qualcosa quando non c'é più niente da dire, una sorta di scaramanzia o di insinuazione del dubbio che ha il tempo che trova...

Io amo i gatti neri... guarda che bel musetto in quella foto... :wub:
view post Posted: 16/4/2019, 22:00     +2Prima foto di un buco nero - Scienza e Conoscentia
Pochissimo tempo per commentare, e comunque straordinario.
Fotografare il mistero che mistero rimane, e come tale affascinante oltre che angosciante ...

Quando leggo notizie come queste mi riappacifico con il genere umano, a mio modo di vedere amputato di buona parte dei suoi neuroni (soprattutto quelli frontali), e mi dico che non é ancora tutto perso. Queste scoperte rendono grande l'uomo e, indirettamente, sono utili a tutti...
view post Posted: 15/4/2019, 17:41     +2Actarus ARF! e non solo (ex Actarus il lercio) - Goldrake Saga
Ragazze... dai, torniamo al bel Capitano (si trovassero in giro Fan art del principe come queste...o le abbiamo già consumate tutte :asd:
view post Posted: 11/4/2019, 16:26     +1Actarus ARF! e non solo (ex Actarus il lercio) - Goldrake Saga
A me lo scambio delle figurine...

nasino francese
sguardo assassino
broncio sexy
view post Posted: 11/4/2019, 14:47     +1Actarus ARF! e non solo (ex Actarus il lercio) - Goldrake Saga
Mi sembra che l'harlockite sia alquanto perniciosa... quasi più dell'actarussite...

Mi chiedo se vi sia mai rimedio :rotfl: :rotfl: :rotfl:

Comunque straccio spaziale anche lui!
(Il pirata intendo...)
view post Posted: 5/4/2019, 14:22     +1brindiamo insieme! - Benvenuti & Compleanni
Ritardassimo....
ma eccome che ci ho pensato!

GOLDTAKE FOREVER!

:spacer1: :spacer1: :ruota: :ruota: :wub: :wub: :wub:
view post Posted: 29/3/2019, 14:03     +1TsurugiTetsuya FF Gallery - solo commenti - Fan Fictions
Ciao Tez... credo di essere stata una delle prime a leggere (avevi postato da pochi minuti che io m'ero connessa al sito)... e...

1) ho intuito qualcosa ma non capito un granché e l'incertezza ha regnato (e tutt'ora regna) sovrana, per cui mi son detta che era senz'altro per colpa della mia ignoranza riguardo alla materia di riferimento... per fortuna ho atteso (più che altro per dolentissima mancanza di tempo, e non solo per girovagare sul forum...): le tue spiegazioni qui sopra hanno permesso di dissipare la nebbia, per quanto da nebbione sia diventata nebbiolina :asd: ... affaire à suivre, come dicono i francesi!

2) sono stata felicissima di rileggerti e concordo pienamente con quanto detto qui sopra da Annushka: il tuo particolarissimo stile é divenuto schietto, stridente ma non per niente incomprensibile. A differenza di scritti precedenti, questo era meno "scanzonato" (o "burlone") e quindi più inquietante se mi consenti il termine: la storia, il ritmo, le parole utilizzate e la loro disposizione hanno conferito al racconto una sorta di staticità metallica un po' sinistra, e penso che era un effetto voluto, almeno spero, altrimenti é dal tuo stato d'animo durante la stesura che é scaturito un racconto sui generis ma non troppo...

Mi é piaciuto nella sua "gotica modernità", e ora ti chiederai che cosa voglia dire... ci vedo un non so che di cospirazione poco ortodossa da parte di qualcuno per le ff che seguiranno... :asd: :asd:

Brava, bel rientro in FF! :clap:
view post Posted: 18/3/2019, 13:32     +1Actarus ARF! e non solo (ex Actarus il lercio) - Goldrake Saga
Però... anche lui avaro di sorrisi!
Quando ce ne regala uno, però, l'effetto é quello della neve che si squaglia al sole...

Il pirata sa come colpire... :dribble: :asd: :dribble: :asd: :wub: :rotfl: :wub: :rotfl:

Edited by pianetaazzurro - 18/3/2019, 14:44
view post Posted: 17/3/2019, 10:53     +3Actarus ARF! e non solo (ex Actarus il lercio) - Goldrake Saga
Per una buona domenica con i fiocchi...

un po' corrucciato e sospettoso... lo sappiamo, prende tutto di petto, ma ci piace per quello!!
E quando é allerta é proprio bello :dribble: :asd: :wub:
view post Posted: 16/3/2019, 08:44     +1Pianetaazzurro FF Gallery (solo autore) - Fan Fictions
21. (La preda)

Posò Goldrake al limitare dei campi di fiori gialli, così luminosi e allegri durante la primavera, ma tale non era il suo animo.
L’aveva incontrata proprio lì il giorno prima, eppure sembrava trascorsa un’eternità. Da quel poggio, dove già altre volte era stato per ritrovare pace e conforto, si potevano ammirare alcune cime ancora innevate e subito dietro il brillare argenteo della sottile linea blu del mare.
Com’era bella la Terra, quella che considerava la sua patria e di cui ora non si sentiva più parte: provò una struggente sensazione di estraneità che andò a serrargli la gola.

Strinse a sé Rubina, che respirava a fatica, e andò a sedersi tra i fili d’erba in attesa di quel primo raggio di sole che se la sarebbe portata via.

Posò una mano sulla fronte calda della donna.
La febbre la sta consumando…
Rubina inspirò l’aria fresca del mattino cercando di raccogliere le ultime forze; si rivolse a lui con un filo di voce:
“Duke, io ti chiedo scusa per tutto il male che mio padre ha fatto a te e al tuo popolo… - fece una pausa - … io lo so che non potrai mai dimenticare, ma non pensare a me come ad una nemica…”
“Rubina, lo so che non sei come lui e ti chiedo perdono per aver dubitato di te.”
“Non potevi immaginarlo…”
Sorrise stanca; con un gesto della mano gli fece cenno di voler continuare. Sarebbe rimasta lì ore e ore, ma quel tempo non le era più concesso.
“Duke ti prego, torna su Fleed, il pianeta può ritornare ad essere quello che era… Io non potrò venire con te, era il mio sogno, ma la mia vita sta finendo qui, adesso …”
Le parole le morirono sulle labbra, soffocate da un pianto avido di quel poco di fiato che ancora le restava.
“Rubina io…”
Lei lo interruppe.
“Duke, vorrei che su Fleed sbocciassero fiori rossi come quelli che mi avete portato e che crescono in questi campi dorati, così potrai ricordarti di me e di quando in un tempo senza guerre mi dicesti che ero come un fiore rosso… questo é il regalo più grande che puoi farmi affinché qualcosa di me continui a vivere nella memoria di Fleed…”

Ancora quel ricordo, la gita al lago, lui impacciato e invece lei già così donna!
Scosse la testa e trattenne a stento lacrime che non voleva lei vedesse.

Dopo un breve silenzio Rubina riprese a parlare:
“Metti fine al più presto a questa guerra e salva la Terra dall’odio di mio padre. La Terra è bellissima…”
Un colpo di tosse la interruppe, annaspò con il respiro, sentì la fine vicina. Afferrò la mano di Duke stringendola con forza, quasi volesse aggrapparvisi in quel momento di terrore.
Calmato quell’affanno mortale continuò.
“Colpisci mio padre, non ha più difese e l’esercito è allo stremo delle forze.”
“Rubina, ma cosa stai dicendo?”
“Duke, io sono dalla tua parte!”
Era un appello disperato quello che gli stava facendo Rubina, quasi volesse espiare con la morte il fatto di essere la figlia di un malvagio.
Le prese una mano non sapendo cosa dire.

Lo stridere di due rondini alte nel cielo annunciò il sorgere del sole.
Una luce dorata spense le ultime ombre della notte.
Non c’è più tempo…
Con un sussurro interrotto da lacrime e fatica, Rubina gli svelò l’ubicazione della base lunare, le postazioni di difesa e i punti dove colpire.
“… Duke… non ce la faccio più…”

Rivolse lo sguardo al sole e ne rimase accecata. Quel raggio penetrò dentro di lei trafiggendo il suo corpo e trascinando via quel poco di vita che ancora le restava. Ebbe ancora la forza di guardare in volto il suo principe, emise un gemito e si sentì risucchiare nel blu infinito dei suoi occhi.
Il soffio leggero del suo ultimo respiro si perse nella luce del mattino, accompagnato da quelle parole che non era mai riuscita a dirgli.
“… ti amo Duke…”



Il vento venuto dal mare agitò gli steli in un fruscio che sembrava voler accompagnare il suo pianto senza voce. Mille petali gialli s’innalzarono nel blu come farfalle danzanti in una vertigine di dolore, e il profumo dolce di quei piccoli fiori fu così intenso da stordirgli l’anima.
Il cuore si agitò chiudendogli la gola.
In pochi attimi il giovane corpo della donna che stringeva tra le braccia divenne sabbia, che scomparve nell’aria dorata di quel mattino di maggio, portata via dalle brezze affinché potesse tornare ad essere polvere di stelle.

Serrò forte i pugni stringendo fra le dita i ricordi del suo passato e dentro di sé avvertì aprirsi un vuoto immenso in cui avrebbe voluto lasciarsi risucchiare.
Solo, di fronte al sole di un nuovo giorno, gridò il suo dolore per i miliardi di vite innocenti che aveva visto spezzarsi ingiustamente, e il tormento della morte e della guerra tornò crudele a ricordargli chi fosse e da cosa fuggisse.

Tutto quello che avrebbe voluto dire in quel momento divenne un lungo lamento: pronunciò parole sconnesse come quelle di un folle, le sussurrò con timore, e ancora le volle trattenere per sentire quanto dolore potevano provocargli dentro.
Impietrito nel suo passato rimase lì su quel poggio irradiato di luce con l’animo travolto da antichi fantasmi.

Chi era? Era Actarus, il figlio di Procton, difensore della Terra, amante degli animali e della natura, o era Duke, Principe di Fleed, scampato all’olocausto nucleare, allo sterminio del suo popolo, ma colpevole di non aver saputo fare di più per il suo mondo?
Dov’era casa sua? Era sulla Terra che profumava di fiori, accecante nel suo brillare argenteo, o era Fleed, il piccolo pianeta verde smeraldo dai fasti imperiali e dalla tecnologia avanzatissima che sembrava sul punto di riprendersi?
E l’amore? L’amicizia?

Si abbandonò al silenzio surreale di quel poggio a picco sulle bellezze del mondo, e l’onda di sofferenza si esaurì, come già altre volte era capitato, dopo aver travolto le sue certezze.

Si passò una mano sugli occhi per togliere lacrime troppo amare, e lo sguardo fiero di un Re al ritorno dalla guerra si perse in lontananza.
Attraverso il brillare del sole che stava sorgendo gli parve di intravvedere il suo futuro attenderlo ben oltre quella meravigliosa palla di luce: quel futuro era lì, davanti a lui, oltre le stelle che ammirava durante le notti serene, ma si disse, non senza rimorsi, che non era ancora pronto ad accettarlo.

L’occhio cadde su di un papavero rosso, i petali tremuli rivolti al sole; era lì dov’era stata lei prima di scomparire. Rubina, una donna dai capelli rossi come la corolla di quel fiore, una donna che aveva conosciuto solo la guerra voluta da un padre in cui non si era mai riconosciuta. Una donna coraggiosa e disperata che per amore aveva sfidato tutti e che in punto di morte gli aveva rivelato come per porre fine al conflitto.

“… e allora sia!”

Si mise ai comandi di Goldrake che in pochi istanti divenne un punto brillante prima di scomparire inghiottito da quel cielo di cui solo lui, principe venuto da un mondo lontano, poteva conoscere l’immensa infinità.



Epilogo:

Il profumo della campagna nel mese di maggio era inebriante e a lui piaceva lavorare alla fattoria in giornate assolate come quelle. Si asciugò la fronte sudata guardandosi attorno: c’erano solo prati, tanti prati, un po’ verdi e un po’ gialli, e poi c’era il ronzio delle api, così avide di nettare da azzuffarsi per un pistillo. Avvertì in lontananza il muggito e lo scampanio delle vacche al pascolo e sulle colline antistanti intravvide correre una mandria di cavalli selvaggi.
Questa era diventata la sua vita, fatta di piccoli piaceri semplici e genuini che gli consentivano di tenere a bada l’irrequietezza che lo agitava dentro di continuo.
Scrutò il cielo e pensò che il momento della battaglia finale era oramai arrivato.

E poi?

In realtà sapeva già quello che l’ultimo Re di Fleed avrebbe fatto un giorno, quando anche sulla Terra avrebbe regnato la pace: Duke era tornato più prepotente che mai perché finalmente sapeva che il desiderio di rivedere Fleed si sarebbe potuto avverare.
Eppure, nonostante quell’emozione insperata, non era felice.
Qualcosa di inatteso gli stava dicendo che lui non era più solo Duke ma era anche Actarus, e che l’uno avrebbe dovuto soccombere all’altro.

Guardò lontano nel silenzio avvolgente di quella natura dalla bellezza delicata come quella di lei, minuta ragazza terrestre dagli occhi color del miele che era entrata in punta di piedi nella sua vita.

Scosse la testa inghiottendo lacrime e rabbia, e senza voler più pensare niente intonò una melodia appresa da bambino.
Le parole, quelle, vennero alle labbra senza chiedere alcun permesso e con l’ambivalenza nel cuore affidò al vento il suo futuro, affinché per qualche istante se lo portasse via lontano…

E verrà quel giorno in cui fra le dita stringerò solo ricordi,
che come granelli di sabbia s’alzeranno nel vento d’estate.

E allora non avrò più lacrime per piangere il tuo amore,
poiché l’abbandono fu figlio del dovere.

Non vedrò più quest’alba colorare il nascere del giorno,
e non sarà più questo tramonto ad annunciare la sera.

Osserverò le stelle di un cielo a te sconosciuto,
e saranno notti lunghe di ghiaccio e cristalli.

Sarò lontano da te, piccolo e discreto amore mio,
e nelle notti agitate invocherò il nome tuo.

Il principe deve tornare al suo mondo che lo attende,
ma nel suo cuore d’uomo serberà il ricordo del paradiso.

Chiuse gli occhi per un istante trattenendo il fiato.

Era pronto per affrontare l’ultima battaglia.

-FINE-

Care lettrici, cari lettori, un grande grazie per avermi seguita fino alla fine di questa ff che mi ha appassionata e che spero abbia fatto altrettanto con voi.
Grazie ancora e per gli ultimi commenti vi aspetto qui...
https://gonagai.forumfree.it/?t=70414904&st=975#lastpost
view post Posted: 13/3/2019, 21:55     +1Pianetaazzurro FF Gallery (solo autore) - Fan Fictions
20. (La preda)

“Batte! Il cuore batte!”
Il cuore era lento, molto lento, ma Venusia era viva!

Alcor e Maria si avvicinarono a lui trascinandosi sul pavimento, ancora intorpiditi ma del tutto coscienti della gravità in cui versava la ragazza.
Misero in atto tutte le manovre per riportarla tra di loro, lavorando come automi, increduli che potessero essere arrivati a quel punto.
Insieme avevano provato di tutto: la paura, il dolore, il pianto e il terrore, ma mai erano arrivati a pensare che uno di loro potesse non farcela. C’erano sempre stati uno spiraglio di vita, la speranza oppure la disperazione che lasciavano intuire che non fosse tutto perduto. Invece in quel momento si sentirono svuotati di tutto, anche del coraggio di andare avanti.

Furono minuti eterni, ma alla fine Venusia si riprese.

La ragazza tossì a più riprese faticando a trovare un respiro regolare, ma lentamente si calmò e le sue guance ripresero colore. Incrociò gli occhi preoccupati di Actarus e per tranquillizzare lui e i suoi amici accennò debolmente ad un sorriso sebbene in realtà fosse sotto shock.
“Actarus… Credevo di morire… Dov’è quel veghiano?”
Il filo di voce rotta tradiva il dolore e la paura che doveva aver provato.
“Non preoccuparti, non potrà più farci del male. Zuril è morto.”

Nel pronunciare quelle parole rivide l’attimo in cui il ministro era caduto a terra privo di vita e si ricordò del fatto che non poteva essere stato lui ad ucciderlo…
Turbato da quel flash back strinse forte a sé Venusia e la baciò sulla fronte accarezzandole il capo, felice di poterla avere tra le sue braccia.

Vennero raggiunti da Procton e dal medico del centro, pure loro sofferenti per i postumi lasciati da quella strana paralisi causata da Zuril.
Venusia venne condotta in una stanza dove fu fatta coricare; premurose due infermiere si occuparono dei vari controlli mentre Procton invitò i ragazzi a raggiungere il dottor Tadashi in un’altra sala affinché potesse visitarli.
Actarus seguì il gruppetto taciturno.
Sulla soglia dello studio medico una vertigine lo obbligò ad appoggiarsi allo stipite della porta. Trasse a fatica un profondo respiro e la fitta per le costole rotte fu come un colpo di pugnale. Deglutì con forza portando una mano al torace per lenire il dolore. Cercò di non farci caso e con l’altra mano si massaggiò all’altezza della coscia dove i pantaloni erano chiazzati di sangue fresco.
Devo andare da Rubina…
Fece per ritornare sui suoi passi quando suo padre lo trattenne mettendogli una mano sulla spalla.
“Actarus ma dove vai? Resta, il dottor Tadashi deve visitare anche te, non è prudente che tu te ne vada prima che ti abbia dato un’occhiata, sei ferito…”
Actarus si voltò verso di lui, lo sguardo determinato di chi aveva tutt’altre intenzioni che starsene lì.
Ebbe un colpo di tosse e un tremore profondo gli salì lungo la schiena. Suo padre aveva ragione ma aveva un dubbio che non gli permetteva di trattenersi oltre.


Dal suo letto l’aveva visto chinarsi sulla ragazza terrestre, aveva notato come si era preoccupato per lei e come poco dopo l’aveva abbracciata con dolcezza; anche Maria e il giovane dai capelli scuri si erano stretti attorno a loro due con premura.
Tutte cose che non aveva mai visto fare nel suo mondo!
Provò una profonda tristezza: forse che si fosse illusa di ritrovare lo stesso Duke che aveva conosciuto su Fleed? Forse che Duke si fosse rifatto una vita sulla Terra, avesse nuovi amici e trovato l’amore? Possibile che nutrisse dei sentimenti per quella donna?
Duke, tu sei il Re dei superstiti Fleediani, ti stanno aspettando, ed io ti porterò da loro… Faremo ritorno al tuo mondo insieme… Io diventerò l’unica donna del tuo cuore e insieme ridoneremo i fasti a Fleed…
Stava sognando… No, era delirio, quello che precede l’oblio…
Rabbrividì.
Devo parlarti Duke, dove sei?

Appoggiò una mano sul ventre, laddove l’aveva colpita il raggio Vegatron di Zuril e la rabbia per la sua vita che stava per finire acuì il suo desiderio di vendetta.
Maledetto, mi hai colpita… Hai fatto di tutto per uccidermi ma alla fine ho vinto io… E non è finita qui!
Sorrise compiaciuta di sé, stringendo i denti per trattenere un gemito di dolore: uccidere Zuril era stato quanto di meglio fosse riuscita a fare fino a quel momento.


Non aveva più tempo e ne diventava sempre più cosciente: la realtà attorno a lei non era più nitida, la mente faticava a mantenersi vigile e un senso di estraneità si stava appropriando del suo corpo. Sorrise fra sè ancora una volta, convulsa e febbrile, poi pianse per mantenersi viva il tempo necessario affinché potesse rivedere per l’ultima volta il suo principe, colui che quel tiranno di suo padre le aveva sottratto per realizzare terrore e morte.
Quel despota aveva reso la sua vita grottesca e assurda, aveva distrutto la vita di Duke e di mondi interi e in un certo qual modo lei era stata sua complice…
Intere popolazioni e mondi bellissimi sono stati distrutti per soddisfare la tua malvagità… Ma io non sono come te e non ti permetterò di proseguire con questo scempio…
Inspirò con fatica: ora doveva solo aspettare che lui tornasse da lei così da potergli raccontare tutto affinché il sacrificio di quella sua vita piena di contraddizioni non fosse stato inutile…
Di nuovo un brivido; chiuse gli occhi per qualche istante per far fronte ad un’ondata di nausea.

Una mano prese la sua, riaprì gli occhi e vide quelli di lui, blu come le notti di Fleed illuminate dalle sue lune. Il viso del Re era stanco.
Troppo stanco…
Osservò il suo corpo asciutto e muscoloso, la sua mano bianca e magra appoggiata sulla sua e si disse che quell’uomo meraviglioso doveva portare un gran peso nel cuore. Senza dire niente tolse il lenzuolo rivelando la ferita mortale all’addome.
“Portami via da qui Duke, voglio morire guardando sorgere il sole, non c’è più niente da fare per me…”
“No Rubina, noi possiamo curarti…”
“Non insistere Duke, un veghiano sa quando sta per morire e non c’è rimedio per quel che sto provando, lo sai anche tu che siamo fatti così…”
Era vero, ma non voleva accettarlo.
Come già altre volte il passato era tornato da lui con il suo carico di dolore e ora se ne stava andando via. Scosse la testa e guardò l’esile figura che giaceva in quel letto d’ospedale. Senza dire una parola le passò un braccio attorno al collo e un altro sotto le ginocchia. La sollevò stringendola a sé e si diresse verso l’uscita.
Bruciava per la febbre e le mani che si erano strette a lui erano gelide come la morte.

“Actarus…!”
Alcor corse verso di lui senza capire cosa stesse facendo, ma Maria lo trattenne per un braccio.
“Lasciali andare, Actarus sa quello che fa!”
Alcor guardò interrogativo negli occhi color indaco della giovane, in quel momento più aliena che mai; lei gli fece cenno di non parlare e lo prese per mano riconducendolo nell’altra stanza.
“Stiamo con Venusia, ha bisogno di noi in questo momento…”
Actarus fece un cenno di gratitudine a sua sorella e scomparve attraverso la porta a vetri con in braccio Rubina.

Pochi istanti più tardi Goldrake svettò nel cielo limpido di quell’alba di maggio.
Quella lunga notte volgeva al termine e niente sarebbe più stato come prima.

-continua-

Mah... vedete un po' voi. Alla fine Rubina e Zuril si sono fatti fuori a vicenda e Actarus é da attacco actarussitico...
Per i vostri graditissimi commenti, qui:
https://gonagai.forumfree.it/?t=70414904&st=975#lastpost
view post Posted: 10/3/2019, 13:21     +1Pianetaazzurro FF Gallery (solo autore) - Fan Fictions
19. (La preda)

Le luci principali si spensero e una fitta nebbia invase la stanza.
Si udì un rumore di vetri rotti e il tonfo a terra di corpi senza vita.
In pochi attimi l’area medica del Centro Spaziale era rimasta al buio e solo la luce fioca delle lampade d’emergenza consentiva un minimo d’orientamento.

Actarus si girò di scatto e intravvide Alcor e Maria a terra paralizzati. Non ebbe il tempo di realizzare cosa stesse accadendo che su di loro si avventò una figura enorme che li scaraventò in fondo alla stanza.
Poi, veloce, l’intruso strattonò a sé Venusia e iniziò a stringerle il collo con il braccio.

Venusia tentò un grido, ma una mano viscida le chiuse la bocca. Allora agitò le gambe con forza e quell’ombra la strinse ancora più forte; la pressione negli occhi divenne insopportabile e il respirare difficile. La testa cominciò a girare, o forse era lui che la faceva roteare come voleva. Ora veniva sollevata e ora si ritrovava in fronte a lui, e fu in uno di quei momenti che notò con orrore il volto sfigurato del suo assalitore. Lui le strinse ancora di più il collo, lei boccheggiò, inspirò a fatica e annaspò, poi la vertigine divenne buio e non avvertì più niente.
Zuril rise sguaiatamente e con disprezzo la lasciò cadere a terra.

Actarus lo colpì con il raggio della sua pistola laser ma il ministro di Vega rimase indenne e anzi, rise ancora più forte mentre risollevava il corpo privo di forze della giovane donna.
“Mi fai il solletico Principe di Fleed…! Senza Goldrake non sei nulla e nulla potrai contro di me!”
“Bastardo! Lasciala andare, tu vuoi me, lei non ti ha fatto niente!”
“Ti sbagli! Saresti già morto da tempo senza di lei e quegli altri due in fondo alla stanza. Tu senza di loro non sei nessuno… Hai capito? Nessuno! Non sei stato capace fare niente per Fleed, eri già nessuno allora, e ora sarà così anche per la Terra… è giunto il momento per Vega di trionfare!”

L’aria era diventata satura di Vegatron; gli penetrava nelle narici per trasformarsi in veleno al contatto con il suo sangue.
Devo muovermi!
Contrasse al massimo i muscoli, balzò in avanti e colpì Zuril al mento con il calcio del fucile; il ministro barcollò stordito lasciando la presa su Venusia. Actarus impedì che il corpo della ragazza cadesse trattenendola per un braccio; con la mano libera fece in modo di bloccare il fucile contro la spalla e riversò una nuova raffica di raggi verso il suo assalitore: questa volta Zuril cadde pesantemente a ridosso di una sedia.
Actarus, adagiata Venusia accanto ai corpi immobili di Alcor e Maria, scattò nuovamente in avanti avventandosi sul nemico. Lo colpì all’addome, ma Zuril parò il colpo e fu veloce ad estrarre un coltello da sotto la manica della tunica e a pugnalare Actarus ad una coscia.

“Non mi avrai mai Zuril - ansimò serrando i denti e tenendosi in piedi a fatica - … non avrete mai la Terra!”
Con un piede colpì la mano che brandiva il pugnale e con il peso del proprio corpo spinse Zuril via dalla sedia facendolo cadere a terra lungo e disteso. Si mise in piedi accanto a lui, un piede sul suo petto e il fucile laser puntato al mento…

Non aveva mai amato battersi corpo a corpo, sentiva l’odore della paura e del sangue tutt’attorno e questo gli dava ribrezzo. Riprese fiato e tanto bastò perché Zuril ne approfittasse: il ministro impugnò la sua arma e sparò vegatron a raffica.
Un raggio violaceo sfiorò sibilando il mento di Actarus, rimbalzò sul soffitto in alluminio e ricadde incontrollato sul pavimento.
Ci fu un urlo, una voce di donna.
Actarus si voltò per capire da dove provenisse ma nella luce fioca e fredda di quella stanza non vedeva che ombre informi oltre a quella grossa e imponente di Zuril che in un attimo gli fu nuovamente addosso.
Cadde pesantemente a terra e il piede del ministro prese a pesare sul cuore.
I ruoli si erano invertiti…
Actarus tentò di divincolarsi ma s’immobilizzò quando sulla fronte avvertì appoggiarsi la canna fredda di un fucile.
Zuril, sopra di lui, gongolava e rideva, sul volto il ghigno crudele di chi ha in pugno la vittoria.
“Sei finito Duke Fleed… avrò la Terra, avrò Rubina e avrò Fleed! Sarò io il nuovo imperatore della galassia… alla fine hai perso, Principe di Fleed…”
Zuril si tolse la soddisfazione di sputare in faccia al suo nemico, gioendo dell’umiliazione che gli stava infliggendo.
“Nessuno può sconfiggere Zuril…”

Rise ancora… per l’ultima volta!

Actarus con uno scatto fulmineo scartò di lato rannicchiandosi in posizione fetale, impugnò la sua arma, prese la mira e...
Zuril, sorpreso, perse l’equilibrio barcollando in avanti e in quell’istante sibilò nella stanza un raggio che gli trapassò il cranio.
Immediato un odore acre di carne bruciata si diffuse nell’aria, la luce ritornò e la nebbia radioattiva si dissolse all’istante.

Actarus si mise a sedere premendo una mano sul petto e tossendo sangue; non era stato lui a sparare.
Si guardò attorno frastornato; disteso poco più in là vide il cadavere di Zuril con un buco fumante nella fronte, riverso in una pozza di liquido violaceo dall’odore rivoltante.
Nel silenzio surreale di quel momento qualcosa di metallico cadde a terra e rotolò verso di lui. Con orrore notò che si trattava dell’occhio elettronico del ministro.
La visione del volto di Zuril fu raccapricciante. Trattenne un urto allo stomaco e in quel mentre si rese conto che doveva avere delle costole rotte.

Crepitando il gigantesco corpo del ministro delle scienze si accartocciò trasformandosi in una massa collosa che sibilando evaporò nell’aria.

Poco lontano, al lato opposto della grande stanza, Alcor e Maria si stavano riprendendo dalla paralisi… ma non Venusia, che giaceva esanime accanto a loro.
Si alzò e si precipitò da lei.
"No, no, noooo!"
Il volto della ragazza era d’un pallore mortale come pure le sue labbra, serrate ed esangui.
Appoggiò una mano al lato del collo e trattenne il fiato…

- Continua -

Per le esquie di Zuril, per soccorrere i nostri eroi e per tutto il resto...
Qui, come sempre:
https://gonagai.forumfree.it/?t=70414904&st=960#lastpost
view post Posted: 9/3/2019, 14:16     +2L'angolo delle belle arti - Scienza e Conoscentia
Madama Butterfly, qui nella locandina della "Prima" del 17 febbraio del 1904 al teatro "Alla Scala" di Milano.
Un'epoca in cui il Giappone ispirava ed era idealizzato con un' aurea evanescente tipica di un'epoca in cui si cominciava a parlare di quel paese d'Oriente di sublimata bellezza e delicatezza (Japonisme).
Puccini ha composto un capolavoro con pagine di una bellezza struggente, le cui melodie vibrano nel cuore come il volteggiare fugace e leggiadro di petali di ciliegi in fiore in un giorno di primavera.
500 replies since 20/9/2014