35. FAMIGLIA SPERIMENTALE KABUTO.Ispirato a “Il Grande Mazinga, episodio 26: Il segreto del Dottor Kabuto”.
Suruga Bay, stanza da letto del Direttore della Fortezza delle Scienze, ore venti e trenta.Perbacco, che giornata: una di quelle in cui tra mattina e sera sembra trascorsa un’eternità...Da settimane impegnato a studiare una strategia per dichiararsi almeno a suo figlio minore, alla fine era intervenuta Micene, a ingaggiare Venus e il Grande Mazinga su due diversi fronti; allora, nella Fortezza delle Scienze bersagliata dall'incessante pioggia di fuoco della base di Yanus dal mare, e contemporaneamente dal cielo speronata dalla fortezza volante Mikeros, un’esplosione in sala comandi, improvviso un dolore alla spalla, e attraverso lo squarcio nel camice asciutta di sangue era a nudo l’intima verità, esposta allo sguardo di tutti i presenti, piccolo Shiro compreso: anziché muscoli, accumulatori, e transistori invece di nervi...
Ma tutto sommato, dato che il bambino poi aveva trovato la forza di vincere lo
shock di quella vista e di quella scoperta, c’era quasi da ringraziare il nemico e il suo efficace assalto: dopo tanti anni, risentire quella breve parola accentata pronunciata dalla voce di uno dei suoi figli era stata cosa da sovreccitare persino il suo refrattario sistema nervoso sintetico, in grado anche di sopire momentaneamente il dolore della brutta ferita, o per meglio dire, del bruciante cortocircuito cui da poco i suoi bravi tecnici in emergenza avevano saputo porre rimedio, in attesa delle parti di ricambio che definitivamente l’avrebbero rigenerato.
Intanto, accosto al capezzale, resta raggiante di gioia il piccolo Shiro...- Papà, ora corro a telefonare a Koji! T’immagini come sarà felice di sapere anche lui di te?! - e alla ferita di Kenzo: - Ah! - il dolore s’era istantaneamente riacutizzato.
- Papà mio!? Hai ancora molto male alla spalla, vero? - toccante la preoccupazione del secondogenito.
- No, non molto, ma... Shiro, perché essere così precipitosi, perché non aspettare domani?
Rassicurato e di nuovo entusiasta il bambino:
- Oh, papà, si capisce proprio che non stai bene: ti sei dimenticato del fuso orario? Se telefonassi di giorno, là in America sarebbe notte: sveglierei mio fratello nel pieno del sonno! È adesso il momento!
Reclinando il capo sul guanciale - Hai ragione, - Kenzo riconobbe al ragazzino - ma in ogni caso, ora io sento il bisogno di riposare - fissando i pannelli della controsoffittatura al di sopra del proprio letto... - Vorrà dire che domattina mi farai sapere della vostra telefonata, d’accordo figliolo? - abbozzando un sorriso, accomodante propose lo scienziato.
Manina pronta al pomolo della porta:
- Sicuro, papà! - Shiro garantì al ritrovato genitore - Penserò io a dirgli tutto, tu intanto dormi pure, così ti rimetterai presto in salute!
Due minuti dopo, nella torre di controllo della Fortezza delle Scienze avvolta dal silenzio, in turno di guardia notturno la coppia dei piloti di Suruga sistemata a due postazioni contigue, scambiandosi un’occhiata interrogativa, si pone in ascolto del ronzio dell’ascensore che inaspettatamente sta salendo al piano... - Ehi, Shiro, che ci fai qui, a quest’ora? Come sta il Dottore?
Traversando sicuro la sala comandi:
- Papà sta riposando, - informa il bambino - io invece devo telefonare subito a Koji, che là in America di nostro padre ancora non sa nulla - gongolante aggiungendo: - Chissà che sorpresa avrà!
Sorpresa?! - mentalmente all’unisono si ripetono i due fratellastri, e di conseguenza: - Shiro, dimmi, - prontamente ma con tatto Jun prova a sondare il terreno - il Dottor Kabuto ti ha dato il permesso per questa telefonata?
Intento alla plancia dei comandi, a memoria pigiando sul tastierino del telefono: - Ma certo! – quasi indignato il ragazzino assicura alla sorella adottiva, in breve - Pronto, Koji!? - senza intoppi ottenendo la linea, attaccando coi saluti: - Ciao, come stai? E Sayaka?? Lì da voi adesso è mattino presto, vero? Fratellone, tienti forte, ché ho una notizia grandiosa da darti...
- Calma, Shiro! - Jun ha deciso di interferire nella conversazione a distanza - Lascia parlare anche tuo fratello, no? - riuscendo a ottenere che il ragazzino ceda la parola...
- Sì, io sto benone, ma... - ecco che Shiro della conversazione s’è già reimpadronito -
Onichan, adesso ascoltami: ieri sera qui alla Fortezza è successo che… - ben deciso a portare al sodo la transoceanica comunicazione, e a quel punto:
- Jun, resta tu di guardia, io esco a farmi un giro in moto.
Così distratta dal
clou della conversazione:
- Tetsuya, ma proprio ora!? - più disorientata che contrariata protesta lei.
- Sì, proprio ora - il pilota di Suruga conferma, con le dita frugando nel taschino al petto della giubba, riuscendo a estrarne le chiavi del mezzo, mentre accanto alla commilitona:
- Koji?? - il giovane Shiro adesso va interrogando la cornetta anche con lo sguardo, dubbioso insistendo -
Onichan, mi senti ancora?
Onichan?? Accidenti, che disdetta, è caduta la linea! - concludendo, e rassegnato riagganciando il telefono, l’espressione del musetto assai delusa per non aver fatto in tempo a ricevere dal fratello maggiore il tanto agognato
feedback.
New York City, ad un pianerottolo nel pensionato universitario del Politecnico...- Koji?! -
Alle solite, che nervoso! - Sono le otto passate, sbrigati o farai anche oggi tardi a lezione! - senza più attendere risposta facendo leva sulla maniglia, irrompendo nell'appartamento dagli avvolgibili ancora abbassati; un rapido sguardo di ricognizione nella semioscurità, e spedita s’era diretta al fondo della
living, esclamando: - Koji?! Si può sapere che ci fai in poltrona?? - soltanto da vicino notando la cera del suo viso... - Non stai bene? - e al debole cenno dell’interessato - Oh, povero Koji-kun!
A braccetto accompagnato in camera l’ammalato perché tornasse subito a riposare, dall'armadietto dei medicinali del bagno premurosa gli aveva recuperato al volo un analgesico, allungandoglielo insieme a un bicchier d’acqua...
Osservandolo assumere il farmaco:
- Senti, ora io scappo a lezione, tu intanto riguardati, ché appena finita l’ora di matematica tornerò a vedere come stai, okay?
Stesso luogo, circa un’ora e mezza dopo.
Di ritorno dall'aula universitaria, fatto ingresso nell'alloggio sempre in penombra dell’indisposto... Verso il centro della saletta stavolta s’era precipitata, accucciandosi al pavimento:
- Koji!? - di tra le mani sfilandogli la bottiglia del sakè da meditazione che lui aveva sempre sostenuto di voler conservare per al caso offrirne al professor Watson, e che invece quasi vuota le aveva appena ceduto, senza opporre resistenza, ma senza rispondere alle domande:
- Da quando bevi?? Di prima mattina poi?! - E di fronte al suo sguardo vacuo: - Santo cielo, Koji, che ti prende??
Finalmente mostrando reazioni, come riemergendo da un sogno:
- Succede, Sayaka,… - bocca impastata, strascicando le parole - che ho ritrovato mio padre.
- … Koji Kabuto, sei ubriaco?! Si può sapere di chi parli??
Sguardo improvvisamente concentrato, lui: - Del direttore della Fortezza di Suruga Bay. E di chi sennò?
- Ma-ma che dici?! - anche lei attaccando a balbettare, confusa cercando di far mente locale... - Non capisco, Koji... Tuo padre non è..., non era...?
- Morto, volevi dire? - un moto del labbro superiore, e: - Oh, no. No, perché sai... Il Dottor Kenzo Kabuto, cioè mio padre, all'incidente di laboratorio è sopravvissuto, dato che mio nonno - singulto - è riuscito a conservarne il cervello - preoccupante inflessione nella voce - dentro un corpo meccanico, pensa! - sempre da seduto a terra, le spalle stranamente curve sotto la camicia del pigiama leggero...
- Koji, ti prego, fammi capire: chi ti avrebbe detto tutto questo?
Tentando scoordinato di alzarsi dal pavimento:
- Shiro... Stamattina presto... Per telefono... - finché l’analgesico, allo stomaco vuoto ben innaffiato con eccellente vino di riso, diede spiacevole ma liberatorio effetto.
Riuscita senza sapere come nell'impresa di ricondurre a letto un Koji a malapena in grado di reggersi sulle gambe, adesso era suo il turno di brandire la cornetta del telefono, rapidamente componendo il numero di casa propria in Giappone, cioè del Centro delle Ricerche per l’Energia Fotonica…
- Papà? Ciao,… Insomma, “tutto bene” non direi. Senti, ho bisogno di chiederti certe cose di cui penso tu sia al corrente…
Avvicinati...
Osserva coi tuoi stessi occhi le incredibili risorse che dal lontano passato giungono direttamente nelle nostre mani,
affinché le nostre menti ne possano disporre...
Menti superiori, la mia, e la tua...
Oh, sono sicuro che anche tu, come me, hai realizzato questo aspetto che ci accomuna...
Mi chiedo però se tu abbia riflettuto sulle infinite opportunità che qui ci vengono offerte...
In caso contrario, io ti invito a farlo adesso.
Perché tu ed io insieme saremo capaci di grandi cose...
Non lo credi anche tu, Kenzo?All'interno del cranio artificiale, nel riposo da convalescente, irrequieto il cervello di uno scienziato stentava ad abbandonarsi al sonno.
Per dire quel che ne pensate, del giovane Shiro compreso, da questa parte: https://gonagai.forumfree.it/?t=72981448&st=330#lastpostEdited by TsurugiTetsuya - 26/3/2022, 13:40