Un capitolo di flashback al passato prossimo con aggiunta di "dietro le quinte”, che partendo da un’ideale, fantasiosa fusione tra l’epilogo dello Zeta e il mediometraggio di cross-over tra le serie dei due Mazinga, riporta all'incipit di quella dedicata al Great:
34. PRIMO SCONTRO, PRIMO INCONTRO.Ovunque nella Fortezza l’allarme della sirena acuto si propaga, assordante, implacabile, gli altoparlanti che per voce del Direttore, grave, metallica, scandiscono comunicato prima d’ora inaudito:- A tutto il personale: attenzione, questa non è un’esercitazione, ripeto, a tutto il personale…
E mentre nel resto della base tutti ai loro posti di sicuro stan correndo, qui non c’è che da aspettare -
Maledizione...Nell'attesa, la schiena trova la parete sotterranea fresca, da approfittarne, dopo mesi di prove sul campo già sapendo quel che là fuori, in pieno giorno di piena estate, l'aver indosso casco e tuta significhi; motivo per cui è consigliabile bere acqua a sufficienza prima di chiudersi nella cabina che, dal sole arroventata, in breve farà da sauna svedese e da bagno turco insieme...
Forse che aveva bevuto tanto anche per il nervoso? Ma no, non era nervoso, era solo impaziente: di gran lunga avrebbe preferito restare su, fino all'ultimo in sala controllo a seguire gli eventi al monitor, come al solito. Stavolta però le disposizioni erano diverse: stavolta lo si voleva già cambiato e pronto ad attendere un ordine che -
Accidenti! - non arrivava mai?
- Tetsuya-kun! – puntuale, audio-diffuso il vocione di Kabuto – Perché non sei ancora a bordo del Brain Condor??
A molla scattato alla volta dell’hangar: - E tu che aspettavi a dirmelo?! - e di nuovo l’audio-diffusione:
- Tetsuya-kun, facciamo uscire il Grande Mazinga! Tetsuya-kun, facciamo uscire il Grande Mazinga!!
Correndo come il vento nel corridoio: - Ho capito, ho capito!! - balzando nel vuoto del condotto, per là sotto essere accolto dal sedile ergonomico di Brain Condor, chiedendosi:
Chissà se alla sua età sarò ridotto anch’io così, a ripeter sempre le stesse cose?Ecco laggiù il punto, praticamente a ridosso dell’Istituto per l’Energia Fotonica... – abbassandosi di quota, oltre lo Zeta contando ciò che a terra fa mossa intanto che a comando manuale, fluido come ginnasta colossale, quasi senza vibrazioni atterra il Great Mazinger.
Ritiro delle ali.
Ed ora, alla prima vera missione si scopre come di una schiera d’avversari addirittura non curarsi, ché in cima al gigante d’acciaio dal cuore per le vene già scorre il brivido, al ventre e alle braccia diretto, e al cervello, che automatismi lascia a discernere sagome per forma, per dimensione...
Quel guerriero, il più vicino, rotea tipo frusta una mazza alla catena... Gurēto immobile, dita tese a toccar comando attendi, attendi…
Finché il peso è scagliato!
Al braccio levato di Mazinga come previsto la catena s’arrotola; al suolo ben piantati i robotici piedi, strattonata la leva, l’avversario a forza è trascinato verso la Spada pronta a fendere aria, arti, il Fulmine che in cielo brilla alto...
Piovono infuocati frammenti di metallo...
Tornato presente, gli occhi ritrovano i comandi, a fuoco riportando il campo, guardia sempre alta quando via radio un grido spinge a voltarsi con tutto il robot in tempo per vedere che, ai piedi d’un mostro-guerriero nemico, malconcio resta a terra il gemello di Mazinga! Sintonizzato al suo canale:
- Usa la mia Spada!
Di precisione il lancio, pronta la presa dell’altro che in mano del suo robot adesso stringe l’elsa…
Così potrò resistere, ma per quanto ancora?In svantaggio dall'inizio, dallo scontro di ieri già spossato, sangue che gocciola al sopracciglio, la forza nelle braccia ad ogni istante cala:
Non fosse per l’aiuto inaspettato… - Attento!!! – all'avviso intuita accanto al sole l’ombra alata, d’istinto s’impone la lama che, eccezionale, dell’avversario come di burro fa metà!
Ma per tanto poco sforzo, la vista ora si va annebbiando, proprio mentre un nuovo assalto si prepara…
Fragore di lamiere...
- Tutto a posto?
Alla radio non risponde?!- In ginocchio, Mazinga!
L’aliante sbalzato dalla macchina, attraverso il vetro sfondato, casco schizzato via, s'intravede il pilota, abbandonato sul sedile, ma senza tempo per spostarlo al riparo, a scudo s’erge il Great Mazinger:
- Mostri, a noi!
Indice meccanico puntato al cielo, all'energia sprigionata, sul campo di battaglia il drone aveva cessato il suo segnale.
Ma per apprezzare anche l’ultima delle esplosioni da là provenienti, lì all’Istituto non occorreva il monitor, gli occhi d’ognuno in sala controllo bastando e avanzando...
Tra tutti in quella sala, salvi, ma disorientati tra polvere e macerie, il piccolo Shiro per primo s’era riavuto:
- Mamma mia… Distruggere i mostri per quel robo’ è stato come giocare!
Oltre il cristallo di Condor, qua e là cumuli di ferraglia ardente al suolo, e per l’aria, acre l’odore d’olio combusto…
Accostatosi all'aliante, piegati del Great ginocchio e testa era balzato dalla propria cabina a quella accanto...
Controllati del ragazzo respiro e battiti, era pronto a riferire alla propria torre, quando il ferito s’era sforzato di parlare, e lui, alla fievole richiesta, aveva prestato orecchio nonostante la radio di Condor insistesse a segnalare comunicazione in entrata…
- Presto, caricalo a bordo e rientra.
- Ricevuto.
Prima di eseguire, spento il comunicatore, al semplice quesito del semi-cosciente aveva deciso di rispondere, con la semplice verità.
...
- Tetsuya-kun, la prossima volta che agirai in prossimità di infrastrutture cerca di fare più attenzione: l’istituto del professor Yumi era già abbastanza danneggiato prima che tu arrivassi a peggiorare la situazione - Questo il commento a caldo del Direttore in merito alla prima e vittoriosa missione del Grande Mazinga, e senza spazio per le repliche - Ho fatto inviare un messaggio al professore, che tra non molto sarà qui, in auto. Ti prego di accoglierlo, insieme a chiunque lo accompagni, per condurlo da… dal suo pilota. Al momento opportuno, il professore e lui solo potrà raggiungermi in torre di comando.
- Prego, professor Yumi, da questa parte.
Formale colui che aveva accolto s’era rivolto solo a me, tuttavia, di primo acchito doveva aver inquadrato tutti, visto che prima di lasciarci entrare nella stanza preoccupantemente attrezzata come quella di un ospedale, conciso aveva avvertito: voci basse.
Ma dal piccolo Shiro scosso alla vista del fratello maggiore bendato e privo di coscienza, la regola era stata presto infranta e così, alla prima infantile esclamazione, quel giovanotto alto e prestante non s’era fatto scrupolo di strattonare il braccio del bambino, a fargli realizzare quanto serie fossero le condizioni del nostro Koji, la cui vista aveva gettato nello sconforto persino Boss...
A non lasciarci troppo tempo per i compianti però, una voce maschile, autoritaria, era scaturita da un altoparlante al soffitto del locale, facendo sobbalzare tutti, tranne la nostra taciturna guida dalle maniere invero un po’ brusche…
- Chi ha parlato, papà?
- Il responsabile di questa struttura, suppongo.... Sayaka, a nome di tutti andrò a ringraziare.
- Va bene, papà. Noi resteremo qui, con Koji... - un’occhiata timorosa allo sconosciuto - Se fosse possibile, naturalmente.
In risposta un cenno d’assenso a lei, e un nuovo ammonimento per gli altri:
- A patto che teniate a bada la voce. - E l’accompagnatore s’era avviato a scortare mio padre chissà dove in quella sorta di labirinto isolato in mezzo al mare, lasciandomi in compagnia di Boss a trattenere le lacrime, e di Shiro che:
– Avrei bisogno del bagno – altro non poteva più trattenere.
- Ah, eccoti qui, Shiro. L’hai poi trovato, il bagno?
Indicando alla retrostante terrazza, oltre la vetrata:
- Sì, ho chiesto a lui e… Boss, è proprio come pensavo: Tetsuya-san, è lui il pilota di quel robo’ straordinario! Però… - l’entusiasmo s’era subito smorzato – Dice che Mazinga Zeta non è adatto a combattere contro i nuovi nemici e…
- Coosa?!? Ma come si permette quel…
- Zitto Boss, ché sta rientrando!
Lungi dal dar retta, piazzato in mezzo al corridoio, il Boss a muso duro aveva deciso di affrontare un pilota di robot-gigante fisicato e chiaramente professionista:
- Dunque eri tu alla guida di quel diavolo di robo’ che ha rapito Kabuto, eh?! Perché avete portato Koji qui?? Che posto è mai questo???
- Tanto per cominciare, – a tono il pilota del Borot era stato immediatamente ricambiato - prima di parlare del mio robot, sciacquati la bocca. Poi, altro non ti è dato di sapere, anzi, di questo posto sarà meglio tu ti dimentichi anche dell’esistenza, chiaro?
- Ehi, ma?! - e il tono di Boss s’era pericolosamente scaldato: - Si può sapere chi ti credi di essere, tu? Koji Kabuto è mio amico, e se qui trattate i feriti come trattate gli ospiti… - nell'altro provocando una grassa risata prima, e poi:
- Tutto dipende da quanto gli ospiti sono desiderati, perciò tornatene da dove sei venuto, ché qui non abbiamo tempo da perdere coi piloti della domenica - al che, il sangue era montato definitivamente alla testa del Boss:
- Brutto bastar...!
- Boss, c’è qualche problema?
Appena in tempo il ritorno del professor Yumi aveva impedito alla situazione di degenerare, permettendo a un bambino di rilassarsi, tirando un respiro di sollievo: il Capo era grande, grosso e anche deciso, ma contro il pilota del Great c’era da scommettere che se la sarebbe vista davvero brutta!
In profonda ansia per le condizioni di Koji, l'impressione era stata di un luogo tetro, per mancanza di luce naturale nei corridoi articolati da far perdere l’orientamento, e per il silenzio che là dentro regnava, come se quell'edificio, immenso, potesse fare a meno di personale!
Appreso che Koji non era da considerarsi in pericolo di vita però, riaccompagnata all'esterno, a cuor leggero rosso e arancione il tramonto aveva visto liquefarsi nell'oro della baia, nel profumo di resina che la brezza di terra portava sino al ponte di quella incredibile nave-torre, che in vista dell'approdo tranquillamente sembrava ormeggiata...
- Quella specie di gorilla buttafuori! – Boss sbraitava nel rimontare sul sedile posteriore – Ma la prossima volta,…
- Boss, piantala! - minacciando allo specchietto retrovisore - Ti sembra il caso di farci fare brutta figura con chi ci ha soccorsi? - e impegnata alla guida - Piuttosto, papà, puoi dirci a chi appartiene questa struttura?... Papà??
- Vi basti sapere, Sayaka, che Koji è in buone mani – e poi a tutti rivolgendosi nell'automobile - Perdonatemi, ma di più non posso dire. - così aveva risposto, pensieroso, il professor Gennosuke Yumi.
Non appena l’auto con a bordo i quattro visitatori aveva raggiunto il limite distale della passerella, imboccando il canyon alla terraferma, sibilando il ponte aveva principiato a ritirarsi, quindi senza alcun preavviso la Fortezza delle Scienze era entrata in fase di immersione, abbandonando una piacevole, tiepida serata estiva, a favore di un precoce incontro col crepuscolo di fondale...
E il mattino seguente per qualche motivo ancora si stazionava in profondità, infatti, causa carenza di luce solare, qualcuno nella Fortezza aveva beatamente proseguito il proprio sonno ben oltre la decenza, finché a dare il buongiorno in stanza, era squillato il telefono!
All'altro capo, il Direttore, che dal pomeriggio precedente in giro per la base nessuno aveva più visto, né sentito…
In attesa del resoconto tecnico della prima battaglia sostenuta dal Grande Mazinga, tende tirate ad oscurarlo, seduta alla scrivania l’ufficio ospitava l’ombra del Dottore… Che c’era da chiedersi se quel resoconto avesse ascoltato, dato che, senza commenti al monologo altrui, aveva sempre tenuto lo sguardo concentrato al piano d’un tavolo su cui altro non v’era se non lucido legno.
E per tutto il resto del tempo che il pilota dello Zeta convalescente aveva trascorso lì, sul serio ci si era chiesti se al suo interno la Fortezza delle Scienze ancora ospitasse il proprio comandante.
- Dove... dove sono?
- Sei al sicuro, sta' tranquillo.
- Mazinga Zeta... dov'è?
- Non agitarti: adesso si trova in riparazione.
- Devo andare, io…
- Non dire sciocchezze, e resta sdraiato: sei ferito, ora devi solo riposare.
- Ma i mostri meccanici…
- Non preoccuparti, li hai sconfitti, tutti quanti.
Era bastato che si riprendesse un minimo, e prima che da quel letto potesse muovere un altro passo, l’elicottero era già pronto ad accoglierlo, assicurato in barella, per condurlo altrove alla riabilitazione.
...
- Se quel che pensiamo è vero, perché ai suoi figli adesso non dovrebbe dire la verità?
- Beh, dopo esserti fatto credere morto dalla tua famiglia, avendo mentito su tutto, incidente di laboratorio compreso, arrivare dopo tanti anni a giustificare il perché possiedi un corpo meccanico non credo sia facile, sai com'è.
- Sì, però, ... con noi non ha mai fatto mistero di nulla.
- Non essere sciocca. Con noi non poteva permettersi segreti. E poi noi ci siamo abituati, ma loro...
- Sono d’accordo, ma... Credo che comunque dovrebbe parlare con loro.
- Andiamo, possibile che tu non capisca?
- Che io non capisca cosa??
- Che si vergogna, ecco cosa non capisci.
Messa a tacere, ma non per molto:
- Okay, ma resto convinta che così farà solo del male a sé stesso, oltre che a quei due ragazzi. Non lo pensi anche tu?
- Veramente… Non saprei.
- In ogni caso non possiamo fare finta di niente, dobbiamo parlargli, fargli capire che...
- Fargli capire cosa? Come pensi di affrontare un simile argomento?? Tu non lo hai visto in faccia la sera che Koji moribondo è arrivato qui, io invece sì, e ti assicuro che avrebbe impressionato pure te. È una faccenda troppo delicata, che oltretutto non ci riguarda.
- Ma come puoi dire una cosa del genere?! Ci ha cresciuti come fossimo figli suoi, glielo dobbiamo!
- Ficcare il naso nelle sue faccende private, io non lo vedo come un dovere. E poi Koji sta per partire, starà in America per anni: come pensi di risolverla, forse per telefono?!
- Certo che no! È vero che Koji sarà lontano, ma Shiro invece starà ancora all'istituto, abbastanza vicino!
- E dunque??
- E dunque potremmo preparare il terreno facendoli incontrare, semplice, no?
- No. Sei tu a farla troppo semplice.
Un attimo di riflessione, e di nuovo all'attacco:
- Senti, ma davvero tu intendi lasciare che quel bambino cresca insieme a un pastrocchio come quel Boss??
Istantaneo dagli occhi grigi un bagliore: forse stavolta aveva toccato il tasto giusto...
- Dannazione... E va bene, va bene! Ma ti avverto: l’iniziativa è tua e io non intendo metterci becco, né esserne coinvolto in alcun modo, sono stato chiaro??
Per tutta risposta, della mano leggero un tocco sulla spalla, e vivace una strizzatina d’occhio:
- Su, Tetsuya, non fare quella faccia. Vedrai, non sarà tanto difficile!
...
Per l’appunto non era stato difficile, anzi: tempo neanche un mese e senza bisogno di intermediazioni, al successivo attacco di Micene il bambino nelle peste stava invischiato fino al collo. Difatti eccolo lì, alla Fortezza delle Scienze anche lui bell'e ricoverato, anche lui disteso sul letto dell’infermeria...- Ben svegliato. Ti senti un po’ meglio?
- Sì, ahi!
- Di’, ti è passata la paura?
- No, cioè, quale paura?! Io non ho mai paura!
- Ah, no? Eppure poco fa, mentre dormivi, mi è sembrato di sentirti chiamare aiuto… Su, avanti, confessalo: nella boccaccia di quello scimmione meccanico, chiunque se la sarebbe fatta sotto.
- È vero, ma piuttosto che fargli scoprire questo posto, io…
- Ho visto: ti saresti fatto ammazzare. Sei un piccolo pazzo, ma sei coraggioso. Ora però torna a dormire, così guarirai più in fretta.
- Vorrei, ma… Mi scappa tanto la pipì.
- Accidenti… Veramente non credo che tu possa già alzarti, ma d’altra parte… Vorrà dire che al bagno ti ci dovrò portare in braccio...
- Tetsuya-san, perché hai tolto la chiave dalla porta?
- Per evitare che tu ti senta male nel bagno chiuso.
- Ah, okay... Finito!
- Bene, allora… Op-là! Si torna a letto.
- Tetsuya-san, senti, quel dottore è il tuo papà, vero?
- Eh? Intendi il Direttore? No, ma...
- Ma??
- Ma è come se lo fosse.
- Ah, capisco. Sai, anch’io non mai conosciuto il mio papà perchè è morto quand'ero appena nato, e…
- Giusto a proposito, Shiro: il professor Yumi è molto preoccupato per te. Poco fa ha telefonato dall’Istituto del Fuji per sapere come stai. Dice però che ultimamente non ti sei più fatto vivo al suo Centro, e pare che da altrettanto tempo tu non stia più andando a scuola. È così??
- Be', sì, perché sai, io a scuola non ci andrò più: d’ora in avanti starò sempre col Boss, per imparare a pilotare un robo’, così potrò combattere contro tutti i brutti mostri che ci vogliono distruggere!
- Cosa?! Eh, già: avresti proprio bisogno di stare un po’ qui anche tu, col Dottor Kabuto. Ma adesso basta, è ora: prova a dormire, avanti!
- Mmm… Okay, ci provo… Buonanotte, Tetsuya-onichan...
- Meno male, Dottore, che hai aspettato a entrare o non si sarebbe riaddormentato mai più.
- Be’, dalla porta ho visto che mi facevi gesti, e così ho capito. Allora, che dice il nostro piccolo temerario?
- Sembra stia meglio: appena riaperti gli occhi, ha attaccato a parlare a mo’ di macchinetta dicendo che a scuola non ci andrà più perché, senti questa, Dottore: vuole stare tutto il tempo con quel Boss, per addestrarsi a pilotare un robot!
- Mmh... Temo che il professor Yumi sia un po’ troppo tenero con questo bambino, che comunque appena guarito a scuola tornerà, altro che.
- Giusto... ma, Dottore, come farai ad accertartene?
- Semplice: d’ora in poi ce lo accompagnerai quotidianamente tu. Oppure Jun, in alternativa s’intende.
E chissà se al Dottor Kabuto era sfuggita l’espressione del neo incaricato di moto-scuolabus, mentre questi si riprometteva di stanare immediatamente l’infingarda della sua compare, ovunque lei si trovasse lì nella Fortezza?
Per congratularsi col nostro buon pilota di robottone in Nuova Lega Zeta che in un attimo dal “Tetsuya-san” si è già passati al “oni-chan”: https://gonagai.forumfree.it/?t=72981448&st=315#lastpostP.S. Per l’esclamazione del piccolo Shiro a saluto della prima discesa in campo del GM, ringrazio il mio nipotino di 7 anni, entusiasta estimatore del “cartone preferito della zia” Edited by TsurugiTetsuya - 15/2/2022, 23:07