Go Nagai Net

Votes taken by TsurugiTetsuya

view post Posted: 16/2/2020, 22:11     +1Non solo anime... La magia dei cartoni animati! - Cartoons & Sci-Fi
01- "La famiglia Mezil", per me da premio Oscar.
02- "Vicky il vichingo" (che se ho capito bene, fu una coproduzione nippo-europea?). Mitico, in tutti i sensi.
03- "Grisù il draghetto" (adoravo soprattutto suo padre, Fumè :wub:). Dialoghi e doppiaggio fantastici.
04- "Capitan Cavey (e le teen angels)", 'sta creatura è ancor oggi uno dei miei più grandi eroi - "Unga, munga!".
05- "I gatti di Cattanooga", troppo avanti.
06- "George della Giungla", concordo con Shooting, era uno spasso già dalla sigla d'apertura.
07- "The Wacky Races", geniale.
08- "Gli Antenati" e i "I Pronipoti" (si possono mettere insieme come ha fatto Calatea :)?), due scuole di vita.
09- "Lupo de Lupis", il lupo tanto buonino!
10- "Svicolone", con l'accento emiliano del doppiaggio IT, irresistibile.

I "Thundercats" mi affascinavano parecchio, l'unica serie di supereroi americana che mi sia mai piaciuta davvero (e per forza, mi sa che è una coproduzione col Giappone...)
view post Posted: 15/2/2020, 20:13     +1TsurugiTetsuya FF Gallery - solo commenti - Fan Fictions
@Micchi
CITAZIONE
Cara Tez, è evidente che hai a che fare con una lettrice poco arguta (spero sia solo lo stress da lavoro eh eh)

Guarda, direi tutto il contrario :wub:, piuttosto sono io che ti sto confondendo le idee :D
Intanto però abbiamo centrato la questione... :via:
view post Posted: 13/2/2020, 13:55     +3Profilo psicologico di Tetsuya - Go Nagai Overviews : i pensieri degli utenti
Per puro caso ho scovato questo topic, e dai meandri del Forum prontamente lo riesumo...

@Aster
CITAZIONE
Ha una sensibilità molto forte che lo unita alla sua ruvidezza lo spinge a dire le cose giuste nel modo più sbagliato, ottenendo a volte effetti contrari a quelli che si sarebbe augurato.

Questa mi sembra una delle osservazioni più azzeccate sul carattere del personaggio, perchè, se l'inadeguatezza di Tetsuya al di fuori della battaglia salta facilmente all'occhio, non altrettanto avviene riguardo la sua forte sensibilità, come Aster la chiama. Sensibilità che ai miei occhi appare evidente, ad esempio, nei sinceri, diretti rapporti che il ragazzo (nell'anime ormai da considerarsi un adulto) riesce a instaurare coi bambini coi quali entra in contatto, vedi la piccola Kaori di ep. 36, e il tanto giovane quanto sfortunato Joiki di ep. 46 (per non parlare della quotidiana, stoica sopportazione del fratellino acquisito, Kabuto Shiro! :asd: ).
In sostanza, coi bambini serve empatia, e non si può dire che il Tets non ne sia fornito. Motivo per cui, mi pare errato pensare al pilota del GM come ad un insensibile o ad un anaffettivo, riducendolo ad una "macchina da guerra" e punto.

@DevilSlash
CITAZIONE
... L'infanzia poco felice ha minato il rapporto con gli altri e, l'ossessione nell'essere il migliore ha ulteriormente incrinato la possibilità di rapportarsi (e, avere sincere amicizie) con dei coetanei

E anche questa sintesi di Devil mi sembra inopinabile, tant'è che scrivendo la mia ff "gran-mazinghiana", mi sono trovata nell'impossibilità effettiva di consentire al Tets di fraternizzare con coetanei, ad esempio coi "compagnucci" di scuola che pur mi immagino l'eroe abbia avuto, soprattutto nel più normale caso in cui questi coetanei appartengano alla categoria della "normalità", appunto. Ma quando nella mia fantasia (forse un po' disturbata :D) mi si è presentata l'occasione di fargli conoscere, durante la sua infanzia/pubertà, coetanei come il giovane Tetsuya Azuma a breve alias Kyashan, be', lì è nato il capitolo di flashback n° 32 - "Trasformazioni".

@amon114
CITAZIONE
L'errore più frequente (a mio avviso) che si fà di solito quando ci si riferisce a questo personaggio e quello di non considerarne la crescita durante la serie. All'inizio della serie,la spada non è ancora ultimata,metaforicamente parlando,il processo di forgiatura continua nell'arco di tutta la serie,vedi alcune puntate dove la forza e la fierezza del personaggio vengono meno,lasciando spazio a sentimenti come la paura,l'invidia,la superbia,che però a poco a poco in questo processo di forgiatura vengono eliminate,propio come le imperfezioni di una lama,fino a renderla perfetta.

Quoto anch'io, in pieno.

@Aster
CITAZIONE
Contrariamente a Koji, indeciso tra Maria e Sayaka, e ad Actarus, impenetrabile nei suoi sentimenti, Tetsuya è chiarissimo e lineare, capace di aiutare ma anche di ammettere d'aver bisogno d'un'altra persona.

Perfettamente d'accordo. Anche se la capacità di chiedere e di accettare aiuto si evolverà solo in fine della serie, si può dire che quando il Tets realizza ciò che è bene o giusto fare, perseguirà l'obiettivo con tutta la decisione e la tenacia tipiche del guerriero che è, senza un tentennamento, anche nel quotidiano.
E a distoglierlo da quel pizzico di pessimismo di fondo, ci penserà la sua indomita compagna di battaglia prima e di vita poi :).

@Onion
CITAZIONE
... non avendo avuto nulla durante la sua infanzia, Kabuto e Jun sono solo "suoi" e non accetta l'intromissione di altri soggetti.

Sacrosanto. E vi dico che nei suoi panni, avrei fatto uguale.

Oltre alle caratteristiche evidenziate nei vari interventi sopra, aggiungo l'aspetto del carattere dell'eroe che più mi conquista, ovvero il suo essere "dritto" come la sua Spada Diabolica: debolezze sì, a volte pure serie (che comunque, come dice Alias P., contribuiscono a renderlo "uno di noi"), ma nel suo pensare come nel suo agire, mai un sotterfugio, mai la tentazione di imboccare un qualsiasi genere di scorciatoia. E i fatti, guarda caso, finiscono sempre per dargli ragione (almeno nella maggior parte dei casi, vedi l'opinione che aveva di... :boss2: ).

E infine, come Onion debbo anch'io esprimermi in merito: Tetsuya Tsurugi non sarà un bellone per eccellenza come un principe di Fleed, ad esempio. Tets ha occhi di ghiaccio, modi di ferro, naso aquilino ed espressioni spesso arcigne; nel suo insieme però, posto che "non è bello ciò che è bello, ma...
CHE BELLO, CHE BELLO, CHE BELLO!" :wub: :dribble: :wub:

Edited by TsurugiTetsuya - 16/9/2020, 21:50
view post Posted: 12/2/2020, 20:59     +3Luce's fiction gallery - commenti - Fan Fictions
Ciao Luce,
ho letto la storia del figlio di Zuril, del bravo Fritz che come personaggio, per quanto di una puntata e via, credo non possa che suscitare simpatia e comprensione.
E a proposito di "un qualcosa e via"...
CITAZIONE
“Sali, ti mostrerò luoghi incantevoli.”

Zuril, questa poi, è proprio come la storiella del "Vieni da me che ti mostro la mia collezione di farfalle", neh?!! Ma non è tutto qui, eh, no:
CITAZIONE
... la degnava di un saluto veloce perché era molto impegnato con gli studi, le diceva.

E poi:
CITAZIONE
La osservò senza espressione, poi la prese per il gomito e la guidò verso l’uscita.
“Ne sei sicura?”

Ma soprattutto:
CITAZIONE
... Lui tirò fuori un biglietto con sopra un indirizzo e un numero civico: era quello di un palazzo fuori città e lì possedeva un piccolo appartamento.

Ah-haaa, ed ecco qui l'inconfutabile prova di precedenti "cacce alle farfalle": farfallone d'uno Zuril, si può sapere che ci faceva nel tuo taschino quel biglietto bell'e scritto, eh?? Confessa!!! :boss1:
Lin, però, dico io, con tutti i posti dove in quella bella mezza giornata libera ti potevano portare le gambe, proprio in università, davanti all'aula del futuro Ministro di Vega?? Ah, destino crudele :huh.gif: .
CITAZIONE
Lei si alzò lentamente ed entrò nell’atrio avvolto nella penombra. In un angolo, Zuril e una ragazza bellissima dai lunghi capelli biondi e ricci, si scambiavano effusioni e parole sussurrate. Riconobbe subito il modo suadente che aveva anche con lei, i modi gentili e accattivanti: emanava un fascino irresistibile, quel fascino torbido e pericoloso che l’aveva da subito conquistata.
Per alcuni istanti ebbe l’impressione che il suo cuore si fosse arrestato. Rimase pietrificata ad osservarli ancora, fino a quando si allontanarono a piccoli passi.
Lin uscì dal palazzo incapace di formulare un pensiero compiuto. Salì sulla prima nave pubblica senza guardare la destinazione.
Per tutto il viaggio rimase con gli occhi incollati sul vetro e quando riconobbe lo stesso fiabesco paesaggio dove un giorno era stata felice, scese a quella fermata.
Camminò a lungo su quel marmo come in una trance di sogno, rivedendo con gli occhi della mente il suo amato e non si fermò mai, finchè il vuoto cosmico la inghiottì.

Lin, non riesco a capacitarmi di dove ti abbiano condotta, i tuoi "piccoli passi".
E quanta amarezza per il tuo piccolo Fritz, che in cerca di una prova d'amore, da grande si troverà costretto a compiere gesti estremi.

Moto infelice e molto toccante nonché istruttiva, Luce, questa storia che, anche se a rovescio, per la sua conclusione me ne ricorda una fin troppo simile... :(
view post Posted: 12/2/2020, 19:38     +1TsurugiTetsuya FF Gallery - solo autore - Fan Fictions

Un capitolo di flashback al passato prossimo con aggiunta di "dietro le quinte”, che partendo da un’ideale, fantasiosa fusione tra l’epilogo dello Zeta e il mediometraggio di cross-over tra le serie dei due Mazinga, riporta all'incipit di quella dedicata al Great:



34. PRIMO SCONTRO, PRIMO INCONTRO.

Ovunque nella Fortezza l’allarme della sirena acuto si propaga, assordante, implacabile, gli altoparlanti che per voce del Direttore, grave, metallica, scandiscono comunicato prima d’ora inaudito:

- A tutto il personale: attenzione, questa non è un’esercitazione, ripeto, a tutto il personale…

E mentre nel resto della base tutti ai loro posti di sicuro stan correndo, qui non c’è che da aspettare - Maledizione...
Nell'attesa, la schiena trova la parete sotterranea fresca, da approfittarne, dopo mesi di prove sul campo già sapendo quel che là fuori, in pieno giorno di piena estate, l'aver indosso casco e tuta significhi; motivo per cui è consigliabile bere acqua a sufficienza prima di chiudersi nella cabina che, dal sole arroventata, in breve farà da sauna svedese e da bagno turco insieme...

Forse che aveva bevuto tanto anche per il nervoso? Ma no, non era nervoso, era solo impaziente: di gran lunga avrebbe preferito restare su, fino all'ultimo in sala controllo a seguire gli eventi al monitor, come al solito. Stavolta però le disposizioni erano diverse: stavolta lo si voleva già cambiato e pronto ad attendere un ordine che - Accidenti! - non arrivava mai?
- Tetsuya-kun! – puntuale, audio-diffuso il vocione di Kabuto – Perché non sei ancora a bordo del Brain Condor??
A molla scattato alla volta dell’hangar: - E tu che aspettavi a dirmelo?! - e di nuovo l’audio-diffusione:
- Tetsuya-kun, facciamo uscire il Grande Mazinga! Tetsuya-kun, facciamo uscire il Grande Mazinga!!
Correndo come il vento nel corridoio: - Ho capito, ho capito!! - balzando nel vuoto del condotto, per là sotto essere accolto dal sedile ergonomico di Brain Condor, chiedendosi: Chissà se alla sua età sarò ridotto anch’io così, a ripeter sempre le stesse cose?

Ecco laggiù il punto, praticamente a ridosso dell’Istituto per l’Energia Fotonica... – abbassandosi di quota, oltre lo Zeta contando ciò che a terra fa mossa intanto che a comando manuale, fluido come ginnasta colossale, quasi senza vibrazioni atterra il Great Mazinger.
Ritiro delle ali.
Ed ora, alla prima vera missione si scopre come di una schiera d’avversari addirittura non curarsi, ché in cima al gigante d’acciaio dal cuore per le vene già scorre il brivido, al ventre e alle braccia diretto, e al cervello, che automatismi lascia a discernere sagome per forma, per dimensione...
Quel guerriero, il più vicino, rotea tipo frusta una mazza alla catena... Gurēto immobile, dita tese a toccar comando attendi, attendi…
Finché il peso è scagliato!
Al braccio levato di Mazinga come previsto la catena s’arrotola; al suolo ben piantati i robotici piedi, strattonata la leva, l’avversario a forza è trascinato verso la Spada pronta a fendere aria, arti, il Fulmine che in cielo brilla alto...

Piovono infuocati frammenti di metallo...

Tornato presente, gli occhi ritrovano i comandi, a fuoco riportando il campo, guardia sempre alta quando via radio un grido spinge a voltarsi con tutto il robot in tempo per vedere che, ai piedi d’un mostro-guerriero nemico, malconcio resta a terra il gemello di Mazinga! Sintonizzato al suo canale:
- Usa la mia Spada!
Di precisione il lancio, pronta la presa dell’altro che in mano del suo robot adesso stringe l’elsa…

Così potrò resistere, ma per quanto ancora?
In svantaggio dall'inizio, dallo scontro di ieri già spossato, sangue che gocciola al sopracciglio, la forza nelle braccia ad ogni istante cala:
Non fosse per l’aiuto inaspettato…
- Attento!!! – all'avviso intuita accanto al sole l’ombra alata, d’istinto s’impone la lama che, eccezionale, dell’avversario come di burro fa metà!
Ma per tanto poco sforzo, la vista ora si va annebbiando, proprio mentre un nuovo assalto si prepara…

Fragore di lamiere...

- Tutto a posto?
Alla radio non risponde?!
- In ginocchio, Mazinga!
L’aliante sbalzato dalla macchina, attraverso il vetro sfondato, casco schizzato via, s'intravede il pilota, abbandonato sul sedile, ma senza tempo per spostarlo al riparo, a scudo s’erge il Great Mazinger:
- Mostri, a noi!

Indice meccanico puntato al cielo, all'energia sprigionata, sul campo di battaglia il drone aveva cessato il suo segnale.
Ma per apprezzare anche l’ultima delle esplosioni da là provenienti, lì all’Istituto non occorreva il monitor, gli occhi d’ognuno in sala controllo bastando e avanzando...
Tra tutti in quella sala, salvi, ma disorientati tra polvere e macerie, il piccolo Shiro per primo s’era riavuto:
- Mamma mia… Distruggere i mostri per quel robo’ è stato come giocare!

Oltre il cristallo di Condor, qua e là cumuli di ferraglia ardente al suolo, e per l’aria, acre l’odore d’olio combusto…

Accostatosi all'aliante, piegati del Great ginocchio e testa era balzato dalla propria cabina a quella accanto...
Controllati del ragazzo respiro e battiti, era pronto a riferire alla propria torre, quando il ferito s’era sforzato di parlare, e lui, alla fievole richiesta, aveva prestato orecchio nonostante la radio di Condor insistesse a segnalare comunicazione in entrata…
- Presto, caricalo a bordo e rientra.
- Ricevuto.
Prima di eseguire, spento il comunicatore, al semplice quesito del semi-cosciente aveva deciso di rispondere, con la semplice verità.

...

- Tetsuya-kun, la prossima volta che agirai in prossimità di infrastrutture cerca di fare più attenzione: l’istituto del professor Yumi era già abbastanza danneggiato prima che tu arrivassi a peggiorare la situazione - Questo il commento a caldo del Direttore in merito alla prima e vittoriosa missione del Grande Mazinga, e senza spazio per le repliche - Ho fatto inviare un messaggio al professore, che tra non molto sarà qui, in auto. Ti prego di accoglierlo, insieme a chiunque lo accompagni, per condurlo da… dal suo pilota. Al momento opportuno, il professore e lui solo potrà raggiungermi in torre di comando.

- Prego, professor Yumi, da questa parte.

Formale colui che aveva accolto s’era rivolto solo a me, tuttavia, di primo acchito doveva aver inquadrato tutti, visto che prima di lasciarci entrare nella stanza preoccupantemente attrezzata come quella di un ospedale, conciso aveva avvertito: voci basse.
Ma dal piccolo Shiro scosso alla vista del fratello maggiore bendato e privo di coscienza, la regola era stata presto infranta e così, alla prima infantile esclamazione, quel giovanotto alto e prestante non s’era fatto scrupolo di strattonare il braccio del bambino, a fargli realizzare quanto serie fossero le condizioni del nostro Koji, la cui vista aveva gettato nello sconforto persino Boss...
A non lasciarci troppo tempo per i compianti però, una voce maschile, autoritaria, era scaturita da un altoparlante al soffitto del locale, facendo sobbalzare tutti, tranne la nostra taciturna guida dalle maniere invero un po’ brusche…

- Chi ha parlato, papà?
- Il responsabile di questa struttura, suppongo.... Sayaka, a nome di tutti andrò a ringraziare.
- Va bene, papà. Noi resteremo qui, con Koji... - un’occhiata timorosa allo sconosciuto - Se fosse possibile, naturalmente.
In risposta un cenno d’assenso a lei, e un nuovo ammonimento per gli altri:
- A patto che teniate a bada la voce. - E l’accompagnatore s’era avviato a scortare mio padre chissà dove in quella sorta di labirinto isolato in mezzo al mare, lasciandomi in compagnia di Boss a trattenere le lacrime, e di Shiro che:
– Avrei bisogno del bagno – altro non poteva più trattenere.

- Ah, eccoti qui, Shiro. L’hai poi trovato, il bagno?
Indicando alla retrostante terrazza, oltre la vetrata:
- Sì, ho chiesto a lui e… Boss, è proprio come pensavo: Tetsuya-san, è lui il pilota di quel robo’ straordinario! Però… - l’entusiasmo s’era subito smorzato – Dice che Mazinga Zeta non è adatto a combattere contro i nuovi nemici e…
- Coosa?!? Ma come si permette quel…
- Zitto Boss, ché sta rientrando!
Lungi dal dar retta, piazzato in mezzo al corridoio, il Boss a muso duro aveva deciso di affrontare un pilota di robot-gigante fisicato e chiaramente professionista:
- Dunque eri tu alla guida di quel diavolo di robo’ che ha rapito Kabuto, eh?! Perché avete portato Koji qui?? Che posto è mai questo???
- Tanto per cominciare, – a tono il pilota del Borot era stato immediatamente ricambiato - prima di parlare del mio robot, sciacquati la bocca. Poi, altro non ti è dato di sapere, anzi, di questo posto sarà meglio tu ti dimentichi anche dell’esistenza, chiaro?
- Ehi, ma?! - e il tono di Boss s’era pericolosamente scaldato: - Si può sapere chi ti credi di essere, tu? Koji Kabuto è mio amico, e se qui trattate i feriti come trattate gli ospiti… - nell'altro provocando una grassa risata prima, e poi:
- Tutto dipende da quanto gli ospiti sono desiderati, perciò tornatene da dove sei venuto, ché qui non abbiamo tempo da perdere coi piloti della domenica - al che, il sangue era montato definitivamente alla testa del Boss:
- Brutto bastar...!
- Boss, c’è qualche problema?
Appena in tempo il ritorno del professor Yumi aveva impedito alla situazione di degenerare, permettendo a un bambino di rilassarsi, tirando un respiro di sollievo: il Capo era grande, grosso e anche deciso, ma contro il pilota del Great c’era da scommettere che se la sarebbe vista davvero brutta!

In profonda ansia per le condizioni di Koji, l'impressione era stata di un luogo tetro, per mancanza di luce naturale nei corridoi articolati da far perdere l’orientamento, e per il silenzio che là dentro regnava, come se quell'edificio, immenso, potesse fare a meno di personale!
Appreso che Koji non era da considerarsi in pericolo di vita però, riaccompagnata all'esterno, a cuor leggero rosso e arancione il tramonto aveva visto liquefarsi nell'oro della baia, nel profumo di resina che la brezza di terra portava sino al ponte di quella incredibile nave-torre, che in vista dell'approdo tranquillamente sembrava ormeggiata...

- Quella specie di gorilla buttafuori! – Boss sbraitava nel rimontare sul sedile posteriore – Ma la prossima volta,…
- Boss, piantala! - minacciando allo specchietto retrovisore - Ti sembra il caso di farci fare brutta figura con chi ci ha soccorsi? - e impegnata alla guida - Piuttosto, papà, puoi dirci a chi appartiene questa struttura?... Papà??
- Vi basti sapere, Sayaka, che Koji è in buone mani – e poi a tutti rivolgendosi nell'automobile - Perdonatemi, ma di più non posso dire. - così aveva risposto, pensieroso, il professor Gennosuke Yumi.

Non appena l’auto con a bordo i quattro visitatori aveva raggiunto il limite distale della passerella, imboccando il canyon alla terraferma, sibilando il ponte aveva principiato a ritirarsi, quindi senza alcun preavviso la Fortezza delle Scienze era entrata in fase di immersione, abbandonando una piacevole, tiepida serata estiva, a favore di un precoce incontro col crepuscolo di fondale...


E il mattino seguente per qualche motivo ancora si stazionava in profondità, infatti, causa carenza di luce solare, qualcuno nella Fortezza aveva beatamente proseguito il proprio sonno ben oltre la decenza, finché a dare il buongiorno in stanza, era squillato il telefono!
All'altro capo, il Direttore, che dal pomeriggio precedente in giro per la base nessuno aveva più visto, né sentito…

In attesa del resoconto tecnico della prima battaglia sostenuta dal Grande Mazinga, tende tirate ad oscurarlo, seduta alla scrivania l’ufficio ospitava l’ombra del Dottore… Che c’era da chiedersi se quel resoconto avesse ascoltato, dato che, senza commenti al monologo altrui, aveva sempre tenuto lo sguardo concentrato al piano d’un tavolo su cui altro non v’era se non lucido legno.

E per tutto il resto del tempo che il pilota dello Zeta convalescente aveva trascorso lì, sul serio ci si era chiesti se al suo interno la Fortezza delle Scienze ancora ospitasse il proprio comandante.

- Dove... dove sono?
- Sei al sicuro, sta' tranquillo.
- Mazinga Zeta... dov'è?
- Non agitarti: adesso si trova in riparazione.
- Devo andare, io…
- Non dire sciocchezze, e resta sdraiato: sei ferito, ora devi solo riposare.
- Ma i mostri meccanici…
- Non preoccuparti, li hai sconfitti, tutti quanti.

Era bastato che si riprendesse un minimo, e prima che da quel letto potesse muovere un altro passo, l’elicottero era già pronto ad accoglierlo, assicurato in barella, per condurlo altrove alla riabilitazione.

...

- Se quel che pensiamo è vero, perché ai suoi figli adesso non dovrebbe dire la verità?
- Beh, dopo esserti fatto credere morto dalla tua famiglia, avendo mentito su tutto, incidente di laboratorio compreso, arrivare dopo tanti anni a giustificare il perché possiedi un corpo meccanico non credo sia facile, sai com'è.
- Sì, però, ... con noi non ha mai fatto mistero di nulla.
- Non essere sciocca. Con noi non poteva permettersi segreti. E poi noi ci siamo abituati, ma loro...
- Sono d’accordo, ma... Credo che comunque dovrebbe parlare con loro.
- Andiamo, possibile che tu non capisca?
- Che io non capisca cosa??
- Che si vergogna, ecco cosa non capisci.
Messa a tacere, ma non per molto:
- Okay, ma resto convinta che così farà solo del male a sé stesso, oltre che a quei due ragazzi. Non lo pensi anche tu?
- Veramente… Non saprei.
- In ogni caso non possiamo fare finta di niente, dobbiamo parlargli, fargli capire che...
- Fargli capire cosa? Come pensi di affrontare un simile argomento?? Tu non lo hai visto in faccia la sera che Koji moribondo è arrivato qui, io invece sì, e ti assicuro che avrebbe impressionato pure te. È una faccenda troppo delicata, che oltretutto non ci riguarda.
- Ma come puoi dire una cosa del genere?! Ci ha cresciuti come fossimo figli suoi, glielo dobbiamo!
- Ficcare il naso nelle sue faccende private, io non lo vedo come un dovere. E poi Koji sta per partire, starà in America per anni: come pensi di risolverla, forse per telefono?!
- Certo che no! È vero che Koji sarà lontano, ma Shiro invece starà ancora all'istituto, abbastanza vicino!
- E dunque??
- E dunque potremmo preparare il terreno facendoli incontrare, semplice, no?
- No. Sei tu a farla troppo semplice.
Un attimo di riflessione, e di nuovo all'attacco:
- Senti, ma davvero tu intendi lasciare che quel bambino cresca insieme a un pastrocchio come quel Boss??
Istantaneo dagli occhi grigi un bagliore: forse stavolta aveva toccato il tasto giusto...
- Dannazione... E va bene, va bene! Ma ti avverto: l’iniziativa è tua e io non intendo metterci becco, né esserne coinvolto in alcun modo, sono stato chiaro??
Per tutta risposta, della mano leggero un tocco sulla spalla, e vivace una strizzatina d’occhio:
- Su, Tetsuya, non fare quella faccia. Vedrai, non sarà tanto difficile!

...


Per l’appunto non era stato difficile, anzi: tempo neanche un mese e senza bisogno di intermediazioni, al successivo attacco di Micene il bambino nelle peste stava invischiato fino al collo. Difatti eccolo lì, alla Fortezza delle Scienze anche lui bell'e ricoverato, anche lui disteso sul letto dell’infermeria...

- Ben svegliato. Ti senti un po’ meglio?
- Sì, ahi!
- Di’, ti è passata la paura?
- No, cioè, quale paura?! Io non ho mai paura!
- Ah, no? Eppure poco fa, mentre dormivi, mi è sembrato di sentirti chiamare aiuto… Su, avanti, confessalo: nella boccaccia di quello scimmione meccanico, chiunque se la sarebbe fatta sotto.
- È vero, ma piuttosto che fargli scoprire questo posto, io…
- Ho visto: ti saresti fatto ammazzare. Sei un piccolo pazzo, ma sei coraggioso. Ora però torna a dormire, così guarirai più in fretta.
- Vorrei, ma… Mi scappa tanto la pipì.
- Accidenti… Veramente non credo che tu possa già alzarti, ma d’altra parte… Vorrà dire che al bagno ti ci dovrò portare in braccio...

- Tetsuya-san, perché hai tolto la chiave dalla porta?
- Per evitare che tu ti senta male nel bagno chiuso.
- Ah, okay... Finito!
- Bene, allora… Op-là! Si torna a letto.

- Tetsuya-san, senti, quel dottore è il tuo papà, vero?
- Eh? Intendi il Direttore? No, ma...
- Ma??
- Ma è come se lo fosse.
- Ah, capisco. Sai, anch’io non mai conosciuto il mio papà perchè è morto quand'ero appena nato, e…
- Giusto a proposito, Shiro: il professor Yumi è molto preoccupato per te. Poco fa ha telefonato dall’Istituto del Fuji per sapere come stai. Dice però che ultimamente non ti sei più fatto vivo al suo Centro, e pare che da altrettanto tempo tu non stia più andando a scuola. È così??
- Be', sì, perché sai, io a scuola non ci andrò più: d’ora in avanti starò sempre col Boss, per imparare a pilotare un robo’, così potrò combattere contro tutti i brutti mostri che ci vogliono distruggere!
- Cosa?! Eh, già: avresti proprio bisogno di stare un po’ qui anche tu, col Dottor Kabuto. Ma adesso basta, è ora: prova a dormire, avanti!
- Mmm… Okay, ci provo… Buonanotte, Tetsuya-onichan...

- Meno male, Dottore, che hai aspettato a entrare o non si sarebbe riaddormentato mai più.
- Be’, dalla porta ho visto che mi facevi gesti, e così ho capito. Allora, che dice il nostro piccolo temerario?
- Sembra stia meglio: appena riaperti gli occhi, ha attaccato a parlare a mo’ di macchinetta dicendo che a scuola non ci andrà più perché, senti questa, Dottore: vuole stare tutto il tempo con quel Boss, per addestrarsi a pilotare un robot!
- Mmh... Temo che il professor Yumi sia un po’ troppo tenero con questo bambino, che comunque appena guarito a scuola tornerà, altro che.
- Giusto... ma, Dottore, come farai ad accertartene?
- Semplice: d’ora in poi ce lo accompagnerai quotidianamente tu. Oppure Jun, in alternativa s’intende.

E chissà se al Dottor Kabuto era sfuggita l’espressione del neo incaricato di moto-scuolabus, mentre questi si riprometteva di stanare immediatamente l’infingarda della sua compare, ovunque lei si trovasse lì nella Fortezza?



Per congratularsi col nostro buon pilota di robottone in Nuova Lega Zeta che in un attimo dal “Tetsuya-san” si è già passati al “oni-chan”: https://gonagai.forumfree.it/?t=72981448&st=315#lastpost


P.S. Per l’esclamazione del piccolo Shiro a saluto della prima discesa in campo del GM, ringrazio il mio nipotino di 7 anni, entusiasta estimatore del “cartone preferito della zia” :wub:

Edited by TsurugiTetsuya - 15/2/2022, 23:07
view post Posted: 11/2/2020, 16:12     +1GIAPPONISMO, due mostre in una (Mudec, Gennaio 2020) - Scienza e Conoscentia

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Manifattura giapponese
Portavivande
XIX secolo
Porcellana invetriata e smaltata.
Museo delle Culture, Milano


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Shiro Kasamatsu (1898-1991)
Fascio di luce puntato sulla Torre di Tokyo
1959
Xilografia
Collezione privata.



DA ORIENTE A OCCIDENTE: IL REVIVAL DELLO UKIYO-E.

All'inizio del ‘900, con una quantità esorbitante di opere ukiyo-e esportate in Occidente in parallelo al declino della loro qualità e popolarità in patria, il futuro dell’arte xilografica giapponese appariva incerto. Tuttavia l’editore e mercante di stampe Watanabe Shozaburo (1885-1962) si impegnò strenuamente per mantenere viva questa antica tradizione.
Nel 1915 Watanabe iniziò a commissionare nuove stampe originali ad artisti sia giapponesi sia occidentali.
Tali stampe recuperavano tutta la bellezza e la nostalgia del Giappone tradizionale, mescolando tecniche artistiche nipponiche e occidentali, rivolgendosi principalmente a una clientela internazionale.
Watanabe le chiamò Shin hanga (“stampe nuove”), alla cui realizzazione negli anni collaborarono numerosi artisti quali Fritz Capelari, Elizabeth Keith, Kawase Hasui, Yoshida Hiroshi, Ohara Koson (Shouson)...


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Kawase Hasui (1883-1957)
Neve a Mukōjima
1931
Xilografia
Scholten collection


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Itō Shinsui (Itō Hajime), (1898-1972)
In pieno giorno
1917
Xilografia
Collezione privata.


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Itō Shinsui (Itō Hajime (1898-1972)
Notte di neve
(dalla serie “Dodici immagini di bellezze moderne”)
1923
Xilografia
Collezione Scholten.


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Francesco Paolo Michetti (1851-1929)***
Idillio di primavera
1878
Olio su tela
Collezione privata.

***Francesco Paolo Michetti, prestigioso pittore e fotografo influenzato dall'impressionismo, per la resa dei suoi paesaggi abruzzesi si ispirò anche alla ripresa di quelli giapponesi, attingendone le sfumature e il vivacismo.

P.S.1: nel documentarmi su questo artista, proprio questo suo quadro ho trovato sul web all'asta, al prezzo di svariate decine di migliaia di euro... Ve lo segnalo, nel caso siate interessati all'acquisto :).
P.S.2: Per soddisfare la curiosità di Annushka circa gli scambi culturali diretti Italia-Giappone sul finire dell’800, Michetti fu tra gli artisti che avrebbero voluto essere parte della commissione artistica da inviare in Giappone per là occuparsi di tali scambi, ma dato il lustro che in ambito europeo egli stava recando al nostro Paese, a differenza ad esempio che a Vincenzo Ragusa, a Michetti il Re d’Italia negò il permesso di allontanarsi per andare a insegnare all'Accademia di Tokyo.


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Giovanni Segantini (1858-1899)
L’amore alla fonte della vita
1896
Olio su tela
Galleria d’Arte Moderna, Milano.

Negli anni ‘90 i paesaggi del Segantini, dipinti con tecnica divisionista a filamenti di colore, mantengono l’impronta naturalista degli anni precedenti, ma vengono attraversati da misteriose figure allegoriche, come in quest’opera, capolavoro della sua fase simbolista. Introdotto da Grubicy all'arte giapponese, ma anche lettore di riviste quali “Ver sacrum” e “Pan”, l’artista fa proprie suggestioni provenienti da diverse fonti.
Influssi dall'arte nipponica qui sono ancora una volta la linea d’orizzonte elevata e l’appiattimento degli spazi, oltre all'assenza di prospettiva, coi personaggi che appaiono come ritagliati e applicati sullo sfondo.



Ed ora, un titoletto che a un girellaro, specialmente se goldrakkofilo, risulterà sicuramente evocativo:

SHIRAKABA.

La Shirakaba (“Associazione Betulla Bianca", che dal 1910 al 1923 pubblicò omonima rivista) era un sodalizio di artisti e di intellettuali nipponici con sede a Tokyo, i cui componenti nei confronti di Van Gogh, di Cézanne e di Rodin nutrivano una venerazione (a Rodin l’Associazione regalò sei xilografie, una delle quali qui di seguito riportata), venerazione alimentata dalla fervida lettura di volumi di autori occidentali contemporanei riguardanti gli “eroi del modernismo”.
Il mito dell’artista come outsider individuale si mescolò così ai valori tradizionali giapponesi di cui l’Associazione era portatrice, e questa visione progressista dell’arte influenzò, talvolta anche in modo conflittuale, le ufficialmente neonate scuole d’arte giapponesi, anch’esse in larga misura importate dagli occidentali.


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Utagawa Toyoshige (Toyokuni II, 1777-1835)
Pioggia a Oyama, di notte
(dalla serie “Otto famose vedute di Kanagawa")
1830 circa
Xilografia
Musée Rodin, Paris



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Auguste Rodin (1840-1917)
Maschera di Hanako
1911
Pasta vitrea
Musée Rodin, Paris.

Rodin vide per la prima volta la danzatrice e attrice Hanako (Hisa Ōta, 1868-1945) all’Exposition Coloniale a Marsiglia nel 1906. L’artista si stava già interessando a elementi “orientali” quando rimase soggiogato dall'aspetto e dal talento di questa bellezza “in miniatura”, che gli fece da modella a partire dal 1907. In alcune maschere Rodin la ritrae con una smorfia, come se dovesse mantenersi “fedele al personaggio”; qui invece, il volto della donna appare più sereno ed etereo.
L’antica tecnica egiziana della pasta di vetro, incentivata dal gusto Art Nouveau, era tornata di gran moda intorno al 1900.



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Galileo Chini (19873-1956)
Paravento “Turandot”
1926
Olio su tela
Collezione privata, Parma.

Su invito di Puccini, Chini collaborò alla realizzazione delle scenografie per la sua ultima opera, la favola cinese della Turandot.
Chini dipinse scene a rievocazione fantastica dell’Estremo Oriente, mescolata all’esperienza diretta vissuta dall'artista.
Questo paravento proviene dalla Turandot allestita nella Sala Moresca del Grand Hotel et de Milan di Salsomaggiore Terme.


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E col richiamo alle opere pucciniane ispirate all'Estremo Oriente (opere cui nel Mudec era destinato l’intero spazio d’intermezzo tra le due mostre: un’unica, altissima ed ondulata vetrina a doppio fronte, ospitante una ricca esposizione degli orientaleggianti abiti e manufatti impiegati per le messe in scena), termina questa rassegna dedicata al giapponismo, ovvero a una suggestione che a distanza di secoli, come anche qui sul GNN possiamo verificare, sembra ben lungi dall'essersi sopita...


:girella:
Motta, 1973
Girella
Farina, zucchero, uova, cacao in polvere, latte scremato, ...
Molto più che una merendina.



Per associarsi alla Shirakaba, qui: https://gonagai.forumfree.it/?t=77298156&st=15#lastpost



Edited by TsurugiTetsuya - 5/3/2020, 20:00
view post Posted: 11/2/2020, 09:24     +2Gettinger's FF Gallery - solo commenti - Fan Fictions
Prova con lo spirito del "l'appetito vien scrivendo"...
Oppure, riguardati un po' di episodi della serie in oggetto alla tua FF...
Con me funzionano entrambe le strategie ;)
view post Posted: 9/2/2020, 10:39     +1GIAPPONISMO, due mostre in una (Mudec, Gennaio 2020) - Scienza e Conoscentia

Fu così che un italiano il viaggio decise di intraprendere, per puro diporto.
Si trattava di Giovanni Battista Lucini Passalacqua (1845-1890), un conte di Como ultimo erede maschio della sua aristocratica famiglia...

Ma cosa spinse a quei tempi il nobiluomo lombardo sino in Giappone?
Be’, prima di tutto il Passalacqua era un amante dei viaggi e dell’arte, della quale era appassionato collezionista così come suo padre prima di lui, e poi era un possidente terriero, che ad un certo punto, mentre si trovava in soggiorno a Vienna, dal curatore dei suoi affari venne informato della difficoltà contingente di reperire “cartoni di seme-bachi dal Giappone”...
Già, perché su tutte le risorse del Sol Levante, per gli europei ve ne furono due di davvero insostituibili: la da sempre ineguagliata qualità delle lacche e, ad un certo punto, anche le forniture di bachi da seta, esenti da pebrina** ...??


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Paravento con fenicotteri, particolare.


Ed ecco, associata alla bachicoltura, chiarirmisi l’etimologia di quella parola che sul pannello della mostra leggevo interpretandola come un termine giapponese dal significato oscuro (che però mica era scritta come le altre in corsivetto!?): “semai”...
“Semai” è il plurale italiano per “semaio”, ovvero colui che procurava le uova del baco da seta per la bachicoltura (o sericoltura), appunto. E indovinate un po’ a seguito di chi il Passalacqua organizzò la propria personale spedizione in Giappone?
Per il suo “giro attorno al mondo”, tenendo un diario di viaggio il conte nel 1871 partì, e proprio accompagnando i semai lombardi raggiunse il Giappone da dove, pensato di fare acquisti, un insieme di variegate manifatture nipponiche prese il largo diretta in Italia, per andare a costituire il nucleo del “museo giapponese” privato del nobile estimatore giapponista (nonché precursore girellaro :)).

Dalla storica collezione Passalacqua, approfonditamente studiata solo di recente, giudicata limitata per quantità di oggetti ma esemplare per loro qualità, proviene la gran parte dell’oggettistica esposta in “Quando il Giappone scoprì l’Italia”, tra cui la rara bardatura per cavallo e l’enorme bruciaprofumi a foggia di Fenice, nonché la lussuosa portantina per dama (solo per ricordare qualche esempio tra quelli visti più sopra).


**Pebrina: malattia del baco da seta che tra gli anni ‘40 e la metà degli anni ‘70 del XIX secolo si diffuse a livello epidemico dall'Europa sino all'Asia occidentale, compromettendo gli allevamenti alla base dell’importante industria della seta. Per contrastare la pebrina, dagli anni ‘60 dell’Ottocento i semai dell’Europa mediterranea trovarono nel Giappone un fidato fornitore di uova di baco da seta sane.

La collezione Passalacqua è oggi permanentemente custodita presso il Museo del Mudec.
Per questa “Impressioni d’Oriente” invece, la gran parte dei pezzi esposti come vedremo appartiene a collezioni private, oppure conservate presso altri musei d’Europa.


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Utagawa Hiroshige (1797-1858)
Il traghetto di Haneda e il santuario di Benten
dalla serie "Cento famose vedute di Edo", 1856-58
Xilografia
Collezione privata.


Sempre più l’arte giapponese andava ispirando quella occidentale.
La serie di Hiroshige dedicata agli scorci della capitale shogunale, ritratta nei diversi momenti dell’anno, fu una delle più apprezzate espressioni dell’arte nipponica dello ukiyo-e, che a fine dell'Ottocento in Giappone stava rifiorendo.
Copie di queste stampe erano già nelle mani di artisti-collezionisti europei come Riviére, Monet, Van Gogh, lo sguardo dell’osservatore fermo agli elementi posti in primissimo piano dai maestri del “mondo fluttuante”...


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Questa installazione che in trasparenza accosta una serie di ritratti d’epoca ingigantiti, mostra che non solo il mondo dell’arte subì il fascino dell’Estremo Oriente: a circa vent'anni dalla riapertura dei porti nipponici, ecco diffondersi in Occidente la moda del giapponismo “indossato”, col trionfo dei kimono.
Tale suggestione era reciproca: contemporaneamente in Giappone, alle moga (“modern girls”) e ai mobo (“modern boys”) l’abito occidentale risultava irresistibilmente contemporaneo e funzionale.


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Anonimo giapponese
Katagami
(primo periodo Meiji)
Stencil, carta di gelso, lacca.
Collezione privata, Copenhagen.

I katagami sono stencil composti da sottili strati di carta washi impermeabilizzata con polpa di cachi, utili a imprimere sui tessuti un motivo ornamentale.


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Lèon-Franҫois Comerre (1850-1916)
Ritratto della signorina Achille Fould in abito giapponese
1885 circa, olio su tela.
Collezione privata.

Pittore e scultore accademico orientalista, cultore della bellezza femminile, l’artista francese qui ritrae un’allieva non a caso presentata in kimono, in un’epoca in cui gli oggetti giapponesi erano entrati in numerosi atelier d’artista, ed erano delizia di ogni signora.


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Henri de Toulouse-Lautrec (1864-1901)
Il fantino
1899, litografia
Stetens Museum for Kunst, Copenhagen.

L’irruzione dei soggetti nel foglio dal primissimo piano genera il momento impressionista, contemporaneamente richiamando il “punto di vista” alla Hiroshige.


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Henri Rivière (1864-1951)
14 Luglio
(tavola XII delle 36 vedute della Tour Eiffel), 1902.
Litografia.
Collezione privata.

L’artista fu attento collezionista di stampe giapponesi, per la maggior parte di paesaggi, e la sua serie dedicata alla torre Eiffel è preciso omaggio a Hokusai e a Hiroshige.
Sessant'anni dopo, di questa veduta di Rivière potrebbe essersi ricordato Shiro Kasamatsu per il suo “Fascio di luce puntato sulla Torre di Tokyo”.


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Paul Sérusier (1864-1927)
Ragazza bretone con brocca
1892, olio su tela.
Musée des Beaux-Arts, Quimper

In Bretagna, negli anni ‘80 del secolo XIX, nel lavoro degli artisti emergono superfici piatte e campiture di colore delimitate da contorni netti. Allusioni all'Estremo Oriente anche nella linea alta dell’orizzonte e nell'accostamento di piani sovrapposti invece della profondità tridimensionale; persino la contadina è resa col taglio degli occhi a mandorla.


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Katsushika Hokusai (1760-1849)
Cento vedute del Monte Fuji
1834-35, xilografie.
Musée Marmottan Monet, Paris.


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Vincenzo Ragusa (1841-1927)
Conducente di risciò
1883, terracotta.
Galleria d’Arte Moderna “Empedocle Restivo”, Palermo.

Ragusa fece parte del gruppo di artisti consulenti segnalati dal governo italiano per essere inviati a Tokio.
Oltre che alla ritrattistica, in Giappone si dedicò alla sperimentazione, come questa terracotta, dove si manifesta l’attenzione che caratterizzò questo artista per le diverse realtà sociali e per la gente comune.



[continua...]



Per commentare (ma anche per segnalare eventuali sviste o strafalcioni non solo artistici): https://gonagai.forumfree.it/?t=77298156&st=15#lastpost



Edited by TsurugiTetsuya - 12/2/2020, 08:14
view post Posted: 6/2/2020, 00:00     +3Ape Magà - episodi vecchia edizione - Anime
Ragazzi, all'ovazione per l'Ape Magà, adesso che ho scoperto questo topic mi unisco anch'io con entusiasmo.

A differenza dell'odiosissima ape Maia, che un rospo se la 'chiappi, Magà l'ho sempre adorata (lei/lui, l'ape che poi ho scoperto essere un fuco - infatti alla fine di tutto, quando si ricongiunge con la madre e con... la sorella?? - ho ricordi confusi in merito - rimasi molto perplessa, sorgendomi il dubbio che qualche strana "inversione" fosse stata operata :rolleyes:), e ho adorato le sue incredibili avventure, super-coinvolgenti; un anime estremamente moderno, precursore di uscite quali "Microcosmos" in tema di storie del Popolo dell'Erba (quella del prato, s'intende :D).

Mò, pian piano andrò a leggermi tutto 'sto 3D, e a divorarmi tutti gli episodi che fin qui sono stati recuperati.

Grazie!
view post Posted: 5/2/2020, 22:19     +1GIAPPONISMO, due mostre in una- SOLO COMMENTI. - Scienza e Conoscentia
CITAZIONE (MicchiUzuki @ 5/2/2020, 20:36) 
In effetti è lo stesso anche per le dinastie cinesi, ad esempio i Qing che governarono il paese dal 1644 e il 1912, o i Ming (i precedenti), che furono ancora più longevi... In pratica per quei duecento anni i Tokugawa si piazzarono al potere e non si scollarono più...

A quei tempi, evidentemente, si producevano "colle" per poltrone extra-strong più che oggi :rolleyes:
CITAZIONE
... sto imparando davvero moltissimo...

@Micchi, non dirlo a me! :thx: :thx: :thx:
view post Posted: 5/2/2020, 22:12     +1GIAPPONISMO, due mostre in una (Mudec, Gennaio 2020) - Scienza e Conoscentia

Con le idee un po' più chiare circa origine e sviluppi sia dei rapporti Europa-Giappone, sia della connessa arte nanban, usciti dalla mostra a carattere più "materiale", fondamentalmente basata su documenti, oggetti e manifatture che è stata "Quando il Giappone scoprì l'Italia", siamo pronti per tuffarci nell'esposizione a fronte:

Impressioni d’Oriente - Arte e collezionismo tra Europa e Giappone.


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Esposizione che di fatto, con un salto temporale solo apparente, riapre il discorso da quanto ad un certo punto dell’Ottocento accadde...

... Era dall'inizio del suo isolamento nazionale che, anche grazie alla politica autarchica, il Giappone al suo interno vedeva la classe intermedia affermarsi, e la situazione dei contadini nelle campagne migliorare, ma alla necessità sempre più urgente di un riassetto socio-economico, il governo centrale continuava a rispondere con un sostanziale immobilismo, mentre il sakoku nei secoli sembrava interminabile...

Quando un giorno di inizio Luglio, all'imboccatura della baia di Tokio una nera nave fece apparizione.
Al suo comando il commodoro Matthew Perry della Marina degli Stati Uniti, e al suo seguito, altre tre navi da guerra.


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Correva l’anno 1853.


Di fronte alla minaccia della Marina militare statunitense, il cui comandante era autorizzato ad utilizzare i cannoni pur di indurre dopo oltre 200 anni porti e scali nipponici alla riapertura, Perry fu accolto dai rappresentanti dello Shōgun, cui consegnò una lettera contenente una proposta di accordo, con l’invito a valutarla entro un anno.


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Anonimo giapponese:
Bruciaprofumi a forma di gatto.
XVIII - XIX secc.
Bronzo.
Museo Cernuschi, Parigi.


Dopo che il commodoro ebbe lasciato il paese, lo Shōgun Tokugawa Ieyoshi morì; il suo successore nel Marzo 1854 firmò la convenzione di Kanagawa, sancendo il trattato di collaborazione tra Giappone e U.S.A., cui seguirono ulteriori accordi internazionali (compreso il trattato di amicizia e commercio con l’Italia, del 1866).


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Anonimo giapponese:
Bruciaprofumi a forma di aragosta.
XVIII - XIX secc.
Bronzo.
Museo Cernuschi, Parigi.


I porti del Giappone dunque riaprivano, e un primo raggio di luce dal Sol Levante tornò a illuminare il pensiero occidentale, questa volta sempre più intensamente...


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Tama Kiyohara Ragusa*
(1861-1939)
Paravento con fenicotteri
(data sconosciuta)
Legno.
Collezione privata, Roma.


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*Artista giapponese nata a Tokyo, a seguito del maestro scultore siciliano Vincenzo Ragusa, del quale poi divenne moglie, Tama Kiyohara si trasferì in giovane età a Palermo, ove visse sino alla morte del marito.
Fu la prima modella giapponese a posare per un occidentale.


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Paravento con fenicotteri, particolare.


E se nei secoli precedenti un viaggio in Giappone che fosse di piacere era praticamente impensabile, da questo momento in avanti, per chi ne aveva i mezzi, la cosa divenne possibile.



[continua...]



Per i vs interventi, qui: https://gonagai.forumfree.it/?t=77298156&st=15#lastpost



Edited by TsurugiTetsuya - 11/2/2020, 16:19
view post Posted: 4/2/2020, 22:58     +2GIAPPONISMO, due mostre in una (Mudec, Gennaio 2020) - Scienza e Conoscentia

In contemporanea alla prima serata di Sanremo, tra un'esibizione e l'altra (in questo momento sta cantando Irene Grandi... e sta andando forte, mi pare, la ragazza...), posto le ultime immagini tratte da "Quando il Giappone scoprì l'Italia", dove subito dopo la mozzafiato armatura per cavallo, svoltato un altro angolo...!?



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Un incredibile, enorme pennuto, lungo circa un paio di metri coda compresa, che di familiare credo abbia ben poco per chiunque (almeno in Occidente)...



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Manifattura giapponese
Bruciaprofumi (kouro) a forma di fenice (hōō)
Periodo Edo (1603-1868) o Meiji (1868-1912), ante 1874.
Bronzo fuso a cera persa e dorato.
Coll. G.B. Lucini Passalacqua (Museo delle Culture, Milano).

Impressionante per dimensioni e cura del dettaglio, questo manufatto è modellato a forma di uno degli animali fantastici più presenti nella mitologia prima cinese e poi giapponese. Concepito come una miscela di elementi del corpo di vari pennuti (testa di fagiano, becco di pappagallo, corpo di anatra mandarina, coda di pavone e zampe di gru), la fenice è emblema di eleganza e di grazia, la cui apparizione si fa coincidere con l’avvento di periodi di prosperità. Inoltre, come il drago è associato all'imperatore, la fenice si lega alla figura dell’imperatrice.


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Della Fenice, aggiungo anche il particolare delle zampe, grandi più delle mie mani:


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Tra le manifatture esposte, in gran numero e preziosissime ovviamente non mancavano le porcellane, e tra queste, due in particolare mi hanno incuriosita.
La prima:


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Manifattura giapponese
Statuetta di Daruma
Periodo Edo (1603-1868), XIX secolo.
Porcellana invetriata e a biscuit.
Coll. G.B. Lucini Passalacqua (Museo delle Culture, Milano).

Le statuine o bambole di Daruma (o Dharma) sono figurine votive che rappresentano il Bodhidharma (Daruma in giapponese), il fondatore del Buddhismo Zen. La particolarità della statuina riguarda i suoi occhi, costituiti da due cerchi di colore bianco; colorando uno dei due occhi si esprime un desiderio, che se avverato, permetterà di colorare anche l’altro occhio, completando così la statuina...
Per confronto, stavo cercando altri esempi di questi oggetti e... Guardate un po’ a chi è ispirato uno di questi Daruma moderni :)

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La seconda porcellana "buffa":


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Manifattura giapponese
Statuetta di Hotei con sacco e fanciulli
Periodo Meiji (1868-1912), ultimo quarto del XIX secolo.
Porcellana a stampo.
Coll. G.B. Lucini Passalacqua (Museo delle Culture, Milano).

Hotei (lett.: “borsa di stoffa”, “Budai” in cinese) è il nome giapponese del Buddha “felice”, anche detto “sorridente” o “grasso”.
Figura ricorrente nell'iconografia buddhista, mutuata da shintoismo e taoismo, Budai/Hotei è sempre raffigurato con un sacco di cibarie col cui inesauribile contenuto i deboli, i poveri e i bambini possono sfamarsi.


Infine, della suggestiva serie di maschere da teatro, vi propongo quella che più mi ha attratta, anche qui accompagnando l’oggetto con la sua descrizione “da cartellino”:


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Manifattura giapponese.
Maschera Hanaboku Hakujou
Periodo Edo (1603-1868), XVII-XVIII secc.
Legno di cipresso, gesso, crine, metallo dorato.
Coll. G.B. Lucini Passalacqua (Museo delle Culture, Milano).


Ignorando perfettamente quel che le due parole giapponesi qui associate a “maschera” significhino, posso solo sperare che qualcuno arrivi a illuminarmi in merito.



[continua...]



Per le vs impressioni (d'Oriente), qui: https://gonagai.forumfree.it/?t=77298156#lastpost



Edited by TsurugiTetsuya - 9/2/2020, 20:20
view post Posted: 2/2/2020, 15:32     +1GIAPPONISMO, due mostre in una (Mudec, Gennaio 2020) - Scienza e Conoscentia

Per onorare la domenica sul Forum, ecco una carrellata di oggetti che a un girellaro dovrebbero risultare abbastanza familiari anche a livello di terminologia in lingua originale ;)...


Questo genere di elmo appartiene al tipo “straordinario”, utile ad incutere timore nell'avversario o, in tempo di pace, ad attrarre l’attenzione degli astanti nel corso delle parate dimostrative tipiche del periodo Edo, durante il quale la pace duratura aveva reso rare le occasioni di combattimento.


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Manifattura giapponese
Elmo stravagante (kawari kabuto) e maschera
Periodo Edo (1603-1868)
Acciaio, cartapesta laccata, seta, crine.
Coll. G.B. Lucini Passalacqua (Museo delle Culture, Milano).



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Manifattura giapponese
Elmo
Periodo Edo (1603-1868), XVIII-XIX secc.
Ferro fuso e ripiegato, garza di seta.
Coll. G.B. Lucini Passalacqua (Museo delle Culture, Milano).



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Manifattura giapponese
Elmo kabuto
Periodo Edo (1603-1868), XVII-XVIII secc.
Ferro, feltro, cuoio.
Coll. G.B. Lucini Passalacqua (Museo delle Culture, Milano).



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Manifattura giapponese
Spada (katana) con fodero
Periodo Edo (1603-1868), XVIII-XIX secc.
Acciaio, legno laccato e dorato, seta, bronzo dorato, pelle di pesce, cuoio, ferro con intarsi in oro.
Coll. G.B. Lucini Passalacqua (Museo delle Culture, Milano).



Oggetti del tipo che segue, di solito sono esposti in modo che li si osservi di fronte; ma a questo era possibile girare tutt'attorno, e così, eccone il lato “nascosto”! :)



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Manifattura giapponese
Armatura moderna (tousei gusoku) con maschera (myouchin ki munesuke)
Periodo Edo (1603-1868)
Acciaio, ferro, pelle, lacca, bronzo, seta.
Coll. G.B. Lucini Passalacqua (Museo delle Culture, Milano).



Adesso, vi anticipo che con le ultime immagini di questa "puntata" resteremo in ambito bellico, ma...
Dopo kabuto, katana e armature da samurai, ecco quel che svoltato l'angolo, di ben più alto di me, mi si è improvvisamente parato davanti:



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Manifattura giapponese
Bardatura da cavallo (umayoroi)
Periodo Edo (1603-1868), XIX secolo.
Cuoio, seta, cartapesta, legno, lacca, rame dorato, ferro, argento.
Firma “Nagamichi” sulle staffe.
Coll. G.B. Lucini Passalacqua (Museo delle Culture, Milano).

In auge nei turbolenti periodi precedenti, le protezioni per cavalli nel periodo Edo restarono in uso esclusivamente a scopo di parata.
Un manufatto raro e straordinario per l’impatto visivo, che sicuramente dovette impressionare anche i visitatori dell’Esposizione Storica d’Arte Industriale tenutasi a Milano nel 1874, ove questa bardatura era esposta in pezzi separati.


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[continua...]


Per le vs idee, impressioni, considerazioni, qui: https://gonagai.forumfree.it/?t=77298156



Edited by TsurugiTetsuya - 3/2/2020, 14:29
view post Posted: 2/2/2020, 14:19     +1GIAPPONISMO, due mostre in una- SOLO COMMENTI. - Scienza e Conoscentia
Gigi, doppio grazie!!

Se prima ero affetta da girellismo, da quella mostra son tornata con l'aggravante del giapponismo, ad un livello ben più consapevole :D...

PS: oggi dovrei riuscire a postare il seguito della prima mostra, tanto c'era da vedere a da realizzare là dentro dove ho passato più di 3 ore e dove, tra l'altro, faceva un caldo per me oltre ogni eco-limite :sob:
view post Posted: 1/2/2020, 11:02     +1GIAPPONISMO, due mostre in una (Mudec, Gennaio 2020) - Scienza e Conoscentia

Di incontri e di viaggi si sta trattando.
E mentre in Giappone le nobildonne si trasferivano in portantina, in Europa già nel 1600 si era interessati ad oggetti "made in Japan", come questo:


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Un manufatto del quale, per tipologia, epoca e qualità, in Italia non esistono eguali, appartenente alla collezione Koelliker (Milano): un grande baule a due corpi in stile nanban (ovvero fabbricato in Giappone ma riflettente il gusto occidentale); in legno laccato con rinforzi in ottone, argentato e dorato, intarsiato in madreperla, risalente al periodo Momoyama (1573-1603), si tratterebbe di uno dei bauli da viaggio appartenuti alla regina Cristina di Svezia (il cui ingombro in larghezza, andando a memoria e ad occhio, potrebbe essere intorno al metro abbondante).


Dunque, lo stile nanban nacque dalla crescente domanda da parte degli occidentali di oggetti di fabbricazione orientale, secondo un gusto originatosi proprio a partire dai primi incontri avvenuti tra i due mondi (alla prima missione giapponese in Europa, quella dell’era Tenshou, prima del sakoku aveva fatto in tempo a seguirne una seconda, anche se quest’ultima, per motivi squisitamente di politica internazionale, non era affatto riuscita ad eguagliare il successo della prima)...
Fatto restava che dopo i primi fugaci incontri l’Europa, dall'estremo oriente in generale e dal paese del sol levante in particolare, era rimasta non solo incuriosita, ma addirittura sedotta, e del desiderio di nuovi incontri l’arte nanban divenne espressione.


(Be’..., a dirla tutta, il significato letterale di “nanban” sarebbe “barbari del sud”, che era l’appellativo nipponico per gli stranieri che in Giappone arrivarono provenendo dal sud-est asiatico, cioè dalla rotta portoghese...).


Ed ora, da un'altra storica collezione italiana, altri due oggetti di produzione nipponica utili al trasferimento, ma non di persone:


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Manifattura giapponese
Mesciacqua (mizutsugu)
Periodo Edo (1603-1868) - XIX secolo.
Legno laccato e decorato
Coll. G.B. Lucini Passalacqua (Museo delle Culture, Milano).


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Manifattura giapponese
Contenitore portatile per vivande (hokai)
Periodo Edo (1603-1868) - XVIII secolo
Legno laccato e dorato, metallo, seta.
Coll. G.B. Lucini Passalacqua (Museo delle Culture, Milano).



[continua...]

Per i vs commenti: https://gonagai.forumfree.it/?t=77298156

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