38. DA MICENE ALL’ENERGER, I PROGRESSI DELL’UMANITÀ.L’energia ha sempre un costo: un’ovvietà che qualunque scienziato dovrebbe conoscere.
Nel vostro caso, però, il semplice concetto è risultato talmente macroscopico da averlo subito perso di vista, infatti davanti ai prodigi che a Bardos vi si sono svelati uno dopo l’altro siete caduti, un’intera
equipe di luminari avendo inciampato innanzi tutto nell’eccessiva priorità attribuita alla scienza, e poi qualcuno anche nella cupidigia.
Degli errori commessi tuttavia solo oggi riesci a prendere coscienza, ora che ti trovi di fronte alle conseguenze che non del tutto sono da imputare alla pazzia di Hell, perché in quanto a sete di sapere né tu né Tsubasa né Kenzo siete da meno del folle biologo, col difetto che tuo figlio manca dell’esperienza della vecchia volpe presso cui ha inteso recarsi a prendere lezioni private.
Di conseguenza, ecco appreso in cosa le nuove scoperte del collega a Bardos consistono: forme di vita inclassificabili in quanto totalmente sconosciute alla tassonomia, voraci, aggressive, a crescita rapida e indefinita, capaci di infettare oltre al fisico anche la mente, con cui tranquillamente condurre esperimenti usando come cavia un ospite.
In seguito a tale iniziazione sull’isola egea tuo figlio ha accolto il vostro arrivo, in vece di Hell arrivando a puntarti un’arma, con l’inaudita proposta di collaborare ai fanatici progetti partoriti dal collega chiaramente affetto da megalomania.
E così, ostaggi nella terra perduta, circondati non solo dal mare vi siete trovati in scacco, se non che, sfruttando un miracoloso attimo di distrazione una pedina del pericoloso gioco ha pensato di rompere gli schemi, un orfano devoto non avendo esitato a opporsi al mentore cui avrebbe dovuto tutto, a partire dalla riconoscenza per essere stato riscattato dalla miserevole condizione di nascita -
Che proprio questa condizione abbia mantenuto il ragazzo impermeabile al fascino del male e del potere? - Fatto sta che, gettandosi addosso al genitore completamente uscito di senno, il coraggioso giovanotto ha aperto la scappatoia per te, per tua nuora e anche per tuo figlio. Peccato che l’atto di eroismo abbia condotto a fine prematura un pilota eccezionale. Giusto il tempo di apprezzarne le doti e il collaudatore del prototipo di Mazinga è andato incontro a una sorte orribile: stretto nell’abbraccio tentacolare, le protuberanze ad artiglio del mostro annidato in Kenzo impietose sono evaginate a trapassare il giovane, che nonostante ciò ha conservato la forza di mantenere inchiodato alla scogliera un padre irriconoscibile. Perciò un’unica pallottola è bastata, a neutralizzare l’uno e ad evitare ulteriori sofferenze all’altro. Il ragazzo stesso ha chiesto di fare fuoco, urlando che Kenzo andava fermato, senza preoccuparsi di chi fosse nel mezzo.
Dopo di che, al posto del pilota dedicato Tsubasa in qualche modo è riuscita a comandare i movimenti dell’Energer, le grandi mani robotiche ad afferrare chi stava a terra e per la scarpata impervia siete rovinati sino alla costa, ove la vostra nave avvisata via radio stava pronta a salpare, per un soffio scampando al bombardamento di lunga gittata, sul Mar Egeo riuscendo a guadagnare il largo, dall’isola maledetta prendendo per sempre le distanze.
Nel cargo solcante i mari verso la salvezza, ferito a morte, imbrattato di sangue, il corpo del giovane pilota ancora conserva un alito di vita, ma...
Nulla di ciò che accade può essere confessato, nulla dovrà saperne il mondo della scienza né tantomeno l’opinione pubblica. Il - per così dire - “incidente” di Kenzo e di Tetsuya occorso a Bardos resterà un segreto, motivo per cui affidare il ragazzo alle cure urgenti di un ospedale è assolutamente fuori discussione.
Se non altro, al rientro in patria la salma del valoroso potrà ricevere degna sepoltura.Appena rifugiati a bordo, per prima cosa hai provveduto a stivare in cella frigorifera quel poco che di tuo figlio è rimasto. Poi, una volta fuori dalla portata della milizia di cui Hell negli anni a spese dei micenei si è dotato, alla bell’e meglio ti sei medicato l’occhio che, ferito da una scheggia, quasi certamente perderai. Quindi in infermeria sei rimasto a sorvegliare il ragazzo in coma, nel timore che dalle membra in fin di vita il parassita a caccia di più vigorose vittime decida di fuoriuscire; un tipo di monitoraggio che per tuo figlio invece non è necessario, perché l’immonda creatura non può più nascondersi nel lacero mezzo busto cui Kenzo è ridotto, consumato oltre l’accettabile persino per i gusti di un mostro del genere.
Nell’attraversare l’Oceano Indiano il corpo del giovane si è andato raffreddando, purtroppo finendo anch’esso a raggiungere la cella frigorifera.
E una volta sbarcati alla costa di Atami, con un furgone in affitto da Tsubasa condotto a tutta velocità avete raggiunto il laboratorio della villa: crioconservato l’encefalo di Kenzo si mostra ancora vitale, perciò il tuo lavoro febbrile è subito iniziato, la materia grigia in meno di un minuto alloggiata nello speciale contenitore che ancora a lungo la manterrà, nutrita e integra, in attesa di un corpo di sintesi cui poterla ricollegare in via definitiva. In tal modo tuo figlio con la sua intelligenza potrà continuare a esistere, nonostante per i suoi misfatti a Bardos tu l’abbia disconosciuto; ma avendo compreso che agiva in preda ad una forza maggiore, schiavo di un male al di sopra dell’umano controllo, alla fine hai deciso di donare a Kenzo un’altra possibilità. Un tentativo che vale la pena, non solo perché si tratta del sangue del tuo sangue, ma anche perché tuo figlio ha ereditato da te tutto il talento, e ormai anche tu come Tsubasa sei padrone dell’arte che per un’umanità ancora inconsapevole è insieme tabù e speranza: la cyber-robotica, disciplina per la quale ancora disponete della fonte di energia che tu hai scoperto, o per meglio dire di cui ti sei appropriato, illudendoti fosse gratis.
Nell’altra stanza invece la salma del giovane, ripulita e ricoperta da un lenzuolo, può riposare in pace vegliata da Tsubasa, la quale dal tragico epilogo a Bardos è uscita turbata al punto da non poterti essere di alcun aiuto in laboratorio ad armeggiare su suo marito, nemmeno se lo volesse...
Finché giunta la sera la giovane madre, ora tecnicamente vedova, ha dovuto fare rientro a casa propria ad incontrare una
baby-sitter ingaggiata in pianta ormai stabile, a tentare di evitare traumi ai suoi due bimbi che sono i tuoi adorati nipoti. Allora, terminato ciò che per Kenzo oggi è stato possibile fare, chiuso il laboratorio per la notte sei passato di là per un ultimo controllo sul cadavere del ragazzo, nello sfiorarlo balzando all'indietro perché non più freddo come da un morto ci si aspetterebbe! A conferma un termometro, che strabiliandoti ha dimostrato come la temperatura del presunto cadavere si sia risollevata al punto che quelle spoglie ti sei ritrovato costretto a sorvegliare, di nuovo sospettando dell’attività del mostruoso parassita in quelle carni insinuato, tra te e te analizzando -
Vero che la pallottola sparata da Tsubasa non ha raggiunto organi vitali, e fin qui la scienza potrebbe spiegare. Ciò che però a questo corpo non dovrebbe avere lasciato scampo sarebbe appunto il mostro, le cui protuberanze hanno trafitto in diversi punti...Fatto è che, nottetempo, sotto lo sguardo vigile di uno scienziato incredulo le lacerazioni inferte dagli aculei dell’orrendo essere hanno lentamente preso a rimarginarsi, così come la ferita d’arma da fuoco... E trasferite quelle spoglie in laboratorio, avendole esaminate, radiografate, scandagliate con ogni tecnica possibile, infine hai dovuto prendere atto che l’organismo del ragazzo effettivamente non presenta traccia dell'orrido parassita, a quel punto riducendoti a tirare in ballo cause inaccettabili per un uomo di scienza -
Che una volontà superiore abbia deciso di conservare questa vita? - dato che in tema di volontà superiori, l’intera vicenda di Bardos e di Micene con annesse divinità non offre che l’imbarazzo della scelta.
Durante la giornata la sua temperatura corporea è cresciuta ancora, costantemente, sino a riportarsi a valori prossimi a quelli di un essere umano… Finché sul letto operatorio di colpo ha spalancato gli occhi, le pupille come capocchie di spillo sotto la luce accecante del faro chirurgico irrequiete a traslare da destra a sinistra, incessantemente… E d’improvviso:
- Dov’è Kenzo?! - la voce come un ringhio in crescendo, lo sguardo di brace - Dov’è mio padre?? - la sua mano scattando a serrarti rabbiosa l’avambraccio rivestito del camice fino ad affondarti i polpastrelli nel muscolo - Cosa gli avete fatto?! - con questi interrogativi l’ex deceduto digrignando i denti nell’aldiqua si è risvegliato, le sue domande ossessive a suggerire che il redivivo, alquanto alterato, non si darà facilmente pace.
Nonostante l'iniezione sedativa ancora siede nel letto, anche se non si capisce da dove tragga le energie per farlo; fisico contratto così come i lineamenti cadaverici del volto, labbra cianotiche e sguardo ora inespressivo degli occhi cerchiati di scuro, sembra guardarti, ma non sei proprio sicuro che ti veda né che ti riconosca…
Somministrandogli un ulteriore calmante - Tranquillo, ragazzo, Kenzo sta bene - nel tentativo di quietare l’anima in pena garantisci - e tra non molto potrai rivederlo - aggiungi, a fatica obbligando il corpo nudo e rigido a tornare supino mentre i suoi occhi spiritati, ansiosi, continuano a indagare i dintorni, e chissà se il miracolato è in grado di comprendere dove si trovi e se ha ricordi dell’accaduto oltre al fatto che a Kenzo è capitato qualcosa. In ogni caso, la preoccupazione che il redivivo mostra verso tuo figlio ha dell’incredibile: Kenzo lo ha assassinato - o almeno ci ha tentato - ed ora la vittima per prima cosa chiede rassicurazioni circa la salute del proprio boia... Altro fatto curioso è che il ragazzo consideri tuo figlio agli effetti come un padre, quando invece tu eri fermo al progetto dell’orfano da allevare all’unico scopo di farne il pilota perfetto, perciò l’ultima cosa che ti saresti aspettato era di ritrovarti con un nipote acquisito tanto affezionato...
Qualcosa evidentemente non è andato secondo i nostri piani, ma meglio così, prima di tutto perché altrimenti nessuno di noi qui adesso sarebbe vivo. Inoltre, se Kenzo intendesse riscattarsi dagli atti riprovevoli di cui a Bardos si è macchiato, certamente troverebbe in questo giovane una valida sponda.
...
Due giorni dopo il rientro in Giappone, di pomeriggio, mentre l’anziano professore si trovava assiduamente impegnato nella fabbricazione di un corpo meccanico per l’erede, al cancello della villa qualcuno aveva suonato il campanello…
Sospeso il lavoro nel laboratorio al pianterreno, scocciato per l’interruzione Juzo Kabuto nel monitor del videocitofono con attenzione aveva esaminato la figura dell’inattesa visitatrice: una ragazzetta sconosciuta, mulatta -
Una bisognosa inviata da qualche missione cristiana? - ma avendo deciso di non rispondere all’appello il professore aveva subito fatto per tornare alle sue urgenti occupazioni, se non che un nuovo squillo di citofono lo aveva trattenuto; ripromessosi di attendere che là fuori si desistesse, restando nell’ingresso il padrone di casa aveva sopportato il terzo squillo di campanello, quindi il quarto e allora esasperato l’ingegnere aveva ceduto all’insistenza con cui là fuori la giovane cocciuta agiva sul dannato pulsante, attraverso il citofono interrogando con uno stridulo, interessatissimo:
- Sìì, chi èè?
- Ehm, buonasera… - dall’altra parte in tono titubante l’estranea aveva attaccato - Mi chiamo Honoo Jun e sono qui per Tetsuya e per… - ma prima che il successivo nome fosse pronunciato il padrone di casa s’era già precipitato a disattivare l’allarme fotonico perimetrale, attraverso il comunicatore invitando a farsi avanti, svelto provvedendo a legarsi la fascia di raso cremisi a nascondere la poco presentabile orbita sinistra che nel frattempo, a perenne ricordo dell’isola di Bardos, era divenuta orfana del bulbo oculare...
Un minuto dopo dinanzi l’uscio di casa aperto l'ingegner Kabuto s'era trovato a squadrare di persona la giovinetta dalla lunga e corposa chioma color del carbone, che in piedi sullo zerbino a sua volta lo scrutava, il professore apprezzando trattarsi di un’adolescente più che graziosa, la cui minigonna ben contribuiva a metterne in mostra il fisico armonico di esotica bellezza...
- Buonasera, io sarei... Sono la figlia adottiva del Dottor Kabuto.
Vinto il legittimo stupore:
Cara, allora io sono il tuo nonnino adottivo - Juzo aveva immaginato di risponderle, invece preferendo indagare - Figliola, chi ti avrebbe detto di venire qua? -
Che diamine, le mie attività in questa villa sono top secret: chi saranno mai gli informatori della ragazzina?- Ecco, - timida la fanciulla aveva spiegato - stamattina mentre ero a scuola mi hanno telefonato da casa, cioè dalla Fortezza delle Scienze, per dirmi che il Dottore e Tetsuya nel rientrare dalla Grecia hanno avuto un contrattempo e che per vederli avrei dovuto venire qui, ma che cos’è successo, stanno bene? - l'affascinante mezzosangue aveva finito col chiedere, addosso all’interlocutore piantando un paio di nerissimi occhioni preoccupati, lì sull’uscio standosene dritta e ferma, in inevitabile attesa di riscontro…
Ah, scommetto che qui c’è lo zampino di quei due tecnici che lavorano sia all’Istituto con Yumi sia a Suruga con Kenzo - il professore aveva dedotto, prima di rispondere:
- Ehm, cara, nel tragitto dal porto i tuoi hanno avuto un piccolo incidente d’auto, niente di serio, però hanno bisogno di riposo -
specialmente l’invasato del ragazzo - Ma prego, entra pure: ti porto da Tetsuya, ché il Dottor Kenzo al momento non può ricevere visite.
Sudato e teso, i tuoi neuroni han dovuto lavorare alla velocità della luce per lì su due piedi elaborare la plausibile menzogna, mentre -
Mannaggia a te, Kenzo, - mentalmente recrimini a tuo figlio -
si può sapere quanti ne hai adottati di ‘sti benedetti ragazzini?! - Senti, figliola, - allora con garbo ti informi - in quanti fratelli siete là, alla Fortezza delle Scienze??
Alla richiesta, stupita la fanciulla con occhi d’ebano ti fissa e:
- In due, - risponde - perché??
- Così, per sapere - simulando indifferenza, tiri un respiro di sollievo - Eccoci, Tetsuya è in questa stanza, ma è ancora un po’ debole, perciò fai piano, mi raccomando.
Presenziando alla visita, per precauzione, ma anche per curiosità verso la nipotina acquisita che proprio non sapevi di avere, con estremo interesse osservi il comportamento della giovinetta, che seduta composta sullo sgabello accanto al capezzale del resuscitato, silenziosa mani in grembo da minuti interi sta vegliando il ragazzo, il quale dal mattino ritrasferito nella stanza degli ospiti, sotto l’effetto del potente sedativo regolarmente iniettato, nel letto continua a giacere perfettamente immobile... Dunque:
- Non si sveglierà per un bel po’ - decidi di avvertire.
- Non importa, aspetterò. – con disarmante fermezza la giovinetta assicura.
E quando dopo un’ora buona il degente aveva dato i primi segnali di risveglio, premurosa la ragazzina dallo sgabello si era protesa a posare delicatamente una mano sulla sua, il professore dal proprio canto pronto a intervenire contro le reazioni violente che immancabilmente accompagnavano le riprese di coscienza del sopravvissuto, il quale nel frattempo aveva riaperto gli occhi...
- Tetsuya… - sussurrando con voce di flauto lei lo ha chiamato, e il convalescente le volge lo sguardo, con inattesa calma constatando:
- Jun... Sei qui... - mentre tu:
- Ti ha riconosciuta! - gridando hai esternato tutta la tua sorpresa, la giovinetta sullo sgabello a voltarsi per gettarti un’occhiata obliqua, ma subito dopo riportando l’attenzione a colui che teoricamente sarebbe il fratello, il tutto senza mai lasciargli la mano bianca come il lenzuolo su cui resta posata, in estremo contrasto con la carnagione al cioccolato di lei, che lo rassicura:
- Certo che sono qui.
- Sono vivo? – con un filo di voce il ragazzo le chiede, sempre conservandosi calmo.
- Direi di sì – con naturalezza lei gli conferma.
- Il Dottor Kabuto dov’è? - ecco che l’altro arriva a domandare, al che voltandosi di nuovo la ragazzina con lo sguardo ti rigira il temuto interrogativo…
- È qui anche lui - allora ti affretti a promettere ai due - E non appena starà meglio verrà a trovarvi, adesso però lasciamo riposare questo giovanotto che ha bisogno di recuperare le forze.
...
- Kenzo, svegliati.
Apre gli occhi… Ti guarda.
- Mi riconosci, Kenzo?
Un istante, e lo sguardo vacuo finalmente s’accende: il suo cervello è attivo e l’apparato visivo funziona, quindi solleciti:
- Puoi parlarmi?
Sintetica la bocca di tuo figlio si dischiude e:
- Papà? - la sua voce si ode leggermente metallica, sicuramente da aggiustare, ma anche l’impianto acustico è funzionante.
- Come ti senti, figlio mio?
Kenzo si concentra, sbatte le palpebre e poi:
- Dove siamo? - domanda.
- Nella villa di Atami.
Lo sguardo che dapprima sembra perdersi, di nuovo tuo figlio si concentra e in breve:
- Eravamo… Abbiamo lasciato Bardos? - chiede, ma subito dopo resta ad occhi sbarrati e bocca spalancata… Sta ricordando: la sua mente dunque non solo è attiva, ma ha persino conservato intatti i ricordi! Dopodiché, da sdraiato sul tavolo operatorio smuovendo un braccio trasale, d’impeto portandosi la mano davanti agli occhi, per incredulo osservarsi l’estremità che scura e robusta, non più organica, è comunque frutto di sofisticata tecnologia... Quindi:
- Il Kedra! - con voce roca esclama - Il Kedra mi ha divorato! - e scattato a sedere si strappa di dosso il lenzuolo, a controllarsi le gambe che purtroppo ancora incomplete si presentano come scarne, sottili, mere protesi… E da seduto tuo figlio ti volge uno sguardo disperato che mai prima d’ora gli avevi visto…
- Allora,… Non è stato un sogno?
- No, non hai sognato, Kenzo, ma tutto sommato possiamo dire che ci è andata bene, visti e considerati gli scempi che questo mostro, che tu mi insegni chiamarsi “Kedra”, è in grado di provocare.
- Ma dunque… - visibilmente sconvolto e bisognoso di conferme il robot dal cervello umano prosegue a ricostruire l’accaduto - Dunque Tetsuya è... ?!
- Sta’ calmo, il ragazzo è qui ed è vivo - rassicuri, controllando l’orologio - E a quest’ora avrà riattaccato a reclamare di te. Lasciami andare a controllare, torno subito.
…
- Nei tuoi panni, Kenzo, non ne farei una tragedia. Il tuo fisico era completamente smembrato, ma il tuo cervello era illeso ed ora hai un corpo nuovo, con cui agire e con cui poterti… riscattare.
L’aver realizzato di essere divenuto un
cyborg comprensibilmente ha gettato tuo figlio nel panico, ma per indurlo a reagire, un modo potrebbe esserci:
- Andiamo, - manovrando e spingendo il lettino a rotelle - ti porto di là dal ragazzo -
così, vedendo le sue, di condizioni, forse ti sarà più facile accettare la tua.- Eccolo... Lo devo tenere sedato perché quando riprende conoscenza è roba da legarlo. Tu hai cercato di ucciderlo, Kenzo, ma nonostante i tuoi sforzi non ci sei riuscito: sembra che al Regno dei Morti questo giovanotto non abbia fatto una buona impressione, per sua e per nostra fortuna.
- Ma… Com’è possibile?? – confuso tuo figlio ti domanda, da sdraiato sulla barella ospedaliera allargando per aria il suo nuovo paio di braccia meccaniche, come a fartele presente.
- Evidentemente le forze in campo non sono tutte malvagie - allora gli suggerisci - Qualcosa o qualcuno ci ha protetti e il ragazzo ne è la prova vivente, com’è proprio il caso di dire. Capisci cosa ciò significherebbe? Che gli atti coraggiosi saranno premiati: qualsiasi gesto a rimedio dei nostri sbagli potrebbe essere assistito da una buona stella, o qualcosa del genere. E rimediare adesso è nostro dovere, contrastando ciò che di diabolico nelle profondità della terra è stato risvegliato: un segno, a suggerirci di continuare coi nostri progetti.
Ma nonostante le tue parole Kenzo esita, la testa sulla lettiga girata verso il figlio adottivo che nel letto lì accanto giace pallido e come privo di vita, dubitando:
- Dopo ciò che è successo, dopo quel che gli ho fatto, mi domando come potrà…?
- Come potrà esserti ancora fedele, intendi? Da quel che ho capito non sarà questo il problema: malgrado tutto il ragazzo ti è ancora devoto, quindi tu disponi ancora della tua bella opportunità. Abbiamo imparato che l’energia ha un prezzo e stavolta dovremo essere pronti a pagarlo.
- ... Però, Tetsuya, questo prezzo, lo ha già pagato - correttamente tuo figlio ti obietta.
- Ah, dunque è come pensavo: proprio per ciò non era il caso di affezionarsi tanto a lui. Ma se qui sta il tuo dubbio, Kenzo, dovesse il tuo pilota sopravvivere anche a ciò che probabilmente lo aspetta, troveremo il modo di ricompensarlo adeguatamente. In ogni caso ora è troppo tardi per tirarsi indietro: il confine è già stato oltrepassato e noi siamo tenuti ad affrontare qualsiasi conseguenza.
- I bambini dove sono?
- In questi giorni sono tornati a stare da Tsubasa, ma non è bene che ci restino: dopo lo
shock vissuto a Bardos i nervi di tua moglie sono definitivamente crollati, tanto che quella donna avrà serio bisogno di curarsi. Inoltre le Maschere di Ferro potrebbero tornare, con Ashura che volendo sa già dove trovarmi. E la novità dei Kedra mi impensierisce: mi chiedo a quale scopo l’antico popolo di Micene si sia tanto industriato a far pervenire simili mostruosità intatte nei secoli... Comunque è solo una questione di tempo, Kenzo.
Alle tue ultime considerazioni, stavolta tuo figlio impiega più tempo a reagire…
- Allora dovrò accelerare al massimo il mio lavoro, in modo che sia pronto prima del previsto!
- Non dimentichiamoci però che le insidie potrebbero derivare non solo da Hell: sappiamo che nelle viscere della terra di cui Bardos è la porta, dorme ben altro che presto o tardi potrebbe risvegliarsi, tanto più che, come mi hai confessato poc'anzi, insieme a quel bilioso di un biologo nella sala più sacra dell’isola anche tu, ancora a mente lucida, hai infierito sui corpi dei micenei sprofondati nell’oblio, contribuendo a versare il sangue di un popolo le cui origini sarebbero ancora tutte da indagare...
- Ma in tal caso, rischiamo di trovarci a combattere su due fronti contemporaneamente?!
- Proprio per ciò, Kenzo, ritengo sia meglio che tu metta a punto la tua macchina nel rispetto delle tue capacità, senza troppa fretta e senza rinunciare all’eccellenza che ti contraddistingue, la quale alla fine ti ripagherà, ne sono convinto. Piuttosto, penserò io a puntare alla rapidità: ho già pronto il progetto dell’evoluzione del modello Zeta, che metterò immediatamente in cantiere per ultimarne la costruzione il prima possibile.
- E questa tua nuova macchina potrebbe essere pilotata da Jun.
- Sì, potrebbe essere la soluzione, dato che non abbiamo più il tempo per trovare e per addestrare un pilota così come è stato fatto con Tetsuya.
- D’accordo: il primo tra noi a terminare i lavori sarà il primo a poter scendere in campo.
- Così sia, Kenzo, e che Zeus continui a mandarcela buona.
Frattanto la temperatura corporea del redivivo era tornata a crescere, stavolta arrivando a superare il livello di guardia...
- Figliolo, che ti succede?
Nel letto il ragazzo dischiude gli occhi, lucidi di febbre, e malgrado la debolezza riesce a sorriderti, il suo torace che insieme al lenzuolo impercettibilmente si solleva e si riabbassa…
- Tetsuya, per ciò che è successo a Bardos, io…
- Non è stata colpa tua - a fatica ma interviene a interromperti - So che non volevi.
Senza parole, dalla sedia a rotelle protendi una mano artificiale alla sua guancia bollente, immaginando come il metallo della tua estremità possa trasmettergli un po’ di refrigerio, pensando che con questo figlio almeno ti sarà dato di condividere, per quanto il compito cui è chiamato sia ingrato, avendolo già portato a sacrificare infanzia e giovinezza a tutto vantaggio di una causa altrui…
- Guarisci presto, ragazzo, mi raccomando.
-
Devo guarire - in risposta ti mormora - Il Grande Mazinga mi aspetta e io lo piloterò…
Davvero incredibile che le sue aspirazioni continuino a coincidere con le mie necessità... Ma qualunque cosa accada stavolta l’affronteremo insieme, e nel caso tornassero a reclamare la tua vita, figlio mio, non esiterò a offrire in cambio la mia.Che cicatrice grande! - così un giorno di sette anni prima, in un orfanotrofio, un innocente con ammirazione aveva accolto la serie di punti di sutura che di taglio alla tua fronte è ricordo di un vecchio incidente di laboratorio; un inestetismo in bella mostra che tuttavia non era valso a respingere il bambino, anzi...
Anche incoraggiato da quel ricordo, alla successiva visita di Jun alla villa in Atami eri psicologicamente già preparato: entrambi i ragazzi, coi quali fianco a fianco ti saresti prima o poi trovato a rischiare, avevano diritto e dovere di conoscere la tua nuova condizione fisica, nella speranza che la accettassero. Un confronto che ti avrebbe messo a nudo, ma ormai avevi deciso che il segreto di pulcinella coi tuoi figli adottivi non valeva la pena di mantenere, nonostante tuo padre, col suo paziente lavoro di cesello, abbia talmente rispettato la tua esteriorità da permetterti addirittura di riconoscerti allo specchio.
Così, affrontato l’iter riabilitativo che col tuo nuovo corpo meccanico ti aveva permesso di trovare sufficiente sintonia, molto più sereno alla Fortezza delle Scienze eri tornato, per rimetterti senz’altro al lavoro.
E al prossimo
meeting coi colleghi Shiba e Azuma cui senza dubbio ti saresti recato, avresti avuto la tua da raccontare, stavolta per esperienza altro che diretta.
Per disquisire sui progressi dell'umanità, o per rammentare a Juzo che con la ragazzina mulatta è consigliabile tenere a posto le mani: https://gonagai.forumfree.it/?t=72981448&st=360#lastpostEdited by TsurugiTetsuya - 26/9/2023, 20:37