Go Nagai Net

Posts written by TsurugiTetsuya

view post Posted: 19/4/2022, 20:23     TsurugiTetsuya FF Gallery - solo commenti - Fan Fictions
@Calatea,
CITAZIONE
Davvero simpatico come fai muovere e pensare il "vecchio" Kabuto: lo rendi vivace, arzillo e quasi comico in alcune delle sue riflessioni.

In effetti con Juzo è sempre stato più o meno così, fin dalla prima volta che l’ho tirato in causa: il nonnino traffica, parla, pensa, fa e disfa, e a me non resta che inseguirlo con la “telecamera” :?
CITAZIONE
Kenzo...Forse è un po' troppo distaccato per le condizioni di Tsubasa.

Invece KK in questa sua fase meno matura, decisamente poco equilibrata, mi è risultato ostico da seguire.
In “Mazinger Edition Z” Kenzo dà l’idea di essere stato un presuntuoso e maschilista: giusto ad esempio, al primo incontro con la futura moglie (la quale è scienziata capace quanto lui), per fare colpo si atteggia a “so tuto mi” :prof:, addirittura come biglietto da visita allungando alla giovane Tsubasa uno schiaffo (così dandomi l’impressione di tendere anche allo stereotipo del padre-padrone). Peccato che sull’isola di Bardos lo scienziatone finisca per farsi fregare da Hell, a fare a quest’ultimo da cavia da laboratorio per gli esperimenti sul Kedra. Insomma, il Kenzo di Mazinger Ed. Z nel complesso non fa una bella figura.
Poi, nella serie storica del GM, mai una volta che KK nomini o ricordi la moglie, la quale di sfuggita viene presentata solo attraverso i pensieri del piccolo Shiro a suggerire che la donna sia morta, coinvolta nel medesimo incidente di laboratorio del quale Kenzo sarebbe stato vittima...
Nella mia versione, che tra le due suddette si pone quale trait d’union, Kenzo per le giovanili sbruffonate narrate in Mazinger Ed. Z si becca una sonora batosta, meritandosi il suo “bel” corpo da cyborg (altro che fortuito incidente di laboratorio :val:). Una lezione che lo renderà l’uomo decisamente più posato e maturo della serie storica, mentre i rapporti con la (ex) moglie restano quelli tipici tra coniugi in fase di separazione...
Sta di fatto che, per un motivo o per l’altro, nessuno dei due sposini ha potuto o voluto occuparsi dei due pargoli nati da un matrimonio partito con l’incontro di fiamma che si vede in Mazinger Ed.Z. :koji: :Mizar:. Per contro, sempre per un motivo o per l'altro, i due orfani adottati per necessità continuano a catalizzare l'attenzione dell'erede di Juzo.

Grazie per lo spunto di riflessione, Calatea, e a presto!
view post Posted: 17/4/2022, 08:25     +1TsurugiTetsuya FF Gallery - solo commenti - Fan Fictions
@ Micchi, buongiorno e buona Pasqua :imageedit_94_4356718032:

CITAZIONE
Eh sì, caro dott. Juzo, con la ragazzina mulatta mani a posto e niente scherzi

Infatti, dato che il Juzo di "The Impact", come Tsubasa stessa dichiara nell'OAV, è sensibile al vizio =_=, e data la visione apparsagli alla porta di casa...
CITAZIONE
... prima il narratore si rivolge direttamente a Juzo, poi diventa onnisciente e nella parte finale si concentra su Kenzo

Proprio così, il narratore si è impersonificato prima in K. padre e poi nel figlio, attori co-protagonisti (insieme a Hell) delle vicende legate all'isola di Bardos.
CITAZIONE
... con scene credo riprese dalla serie impact (quella della presunta morte di Tetsuya e Kabuto, forse?) ed altre che vanno a completare o arricchire il background della vicenda...

Esattamente, visto che in "The Impact" si suggerisce lanciando il sasso ma poi ritirando la mano, cioè saremmo ancora qui ad aspettare di sapere cosa al pilota dell'Energer Z sia successo tra l'atto figlicida di KK e la ricomparsa dell'eroe nelle fantomatiche sembianze di "Blade", e visto che la risposta ufficiale dopo anni ancora non è arrivata...
In ogni caso, pare che Ade imperatore delle Tenebre si sia rifiutato di aprire al buon Tetsy la porta del suo Regno :f: :=/: ... Che in seguito la divinità si sia pentita di tale decisione? :gureto2:

Grazie, Micchi!
Ah, P.S. Anch'io sono serena al pensiero che nulla di abominevole abbia mai dimorato nei muscoli del ns tesoruccio *^^*
view post Posted: 15/4/2022, 20:17     H. ASTER's FICTION GALLERY - Commenti - Fan Fictions
Haha, da parte mia niente tuberi per il Sire: non vorrei che, con la scusa di fargli pelare patate in cucina, lo esonerassero dal quel perfetto tran tran quotidiano con tanto di zaino da 30 kg sulle spalle, perché, come dice anche Calatea, si fa tutto solo per il suo bene, e da Tropical 8 si tornerà in una forma fisica degna di Yabarn il Grande :innocent.gif: :D :clap:
view post Posted: 15/4/2022, 11:09     +1TsurugiTetsuya FF Gallery - solo autore - Fan Fictions
38. DA MICENE ALL’ENERGER, I PROGRESSI DELL’UMANITÀ.

L’energia ha sempre un costo: un’ovvietà che qualunque scienziato dovrebbe conoscere.
Nel vostro caso, però, il semplice concetto è risultato talmente macroscopico da averlo subito perso di vista, infatti davanti ai prodigi che a Bardos vi si sono svelati uno dopo l’altro siete caduti, un’intera equipe di luminari avendo inciampato innanzi tutto nell’eccessiva priorità attribuita alla scienza, e poi qualcuno anche nella cupidigia.
Degli errori commessi tuttavia solo oggi riesci a prendere coscienza, ora che ti trovi di fronte alle conseguenze che non del tutto sono da imputare alla pazzia di Hell, perché in quanto a sete di sapere né tu né Tsubasa né Kenzo siete da meno del folle biologo, col difetto che tuo figlio manca dell’esperienza della vecchia volpe presso cui ha inteso recarsi a prendere lezioni private.
Di conseguenza, ecco appreso in cosa le nuove scoperte del collega a Bardos consistono: forme di vita inclassificabili in quanto totalmente sconosciute alla tassonomia, voraci, aggressive, a crescita rapida e indefinita, capaci di infettare oltre al fisico anche la mente, con cui tranquillamente condurre esperimenti usando come cavia un ospite.
In seguito a tale iniziazione sull’isola egea tuo figlio ha accolto il vostro arrivo, in vece di Hell arrivando a puntarti un’arma, con l’inaudita proposta di collaborare ai fanatici progetti partoriti dal collega chiaramente affetto da megalomania.
E così, ostaggi nella terra perduta, circondati non solo dal mare vi siete trovati in scacco, se non che, sfruttando un miracoloso attimo di distrazione una pedina del pericoloso gioco ha pensato di rompere gli schemi, un orfano devoto non avendo esitato a opporsi al mentore cui avrebbe dovuto tutto, a partire dalla riconoscenza per essere stato riscattato dalla miserevole condizione di nascita - Che proprio questa condizione abbia mantenuto il ragazzo impermeabile al fascino del male e del potere? - Fatto sta che, gettandosi addosso al genitore completamente uscito di senno, il coraggioso giovanotto ha aperto la scappatoia per te, per tua nuora e anche per tuo figlio. Peccato che l’atto di eroismo abbia condotto a fine prematura un pilota eccezionale. Giusto il tempo di apprezzarne le doti e il collaudatore del prototipo di Mazinga è andato incontro a una sorte orribile: stretto nell’abbraccio tentacolare, le protuberanze ad artiglio del mostro annidato in Kenzo impietose sono evaginate a trapassare il giovane, che nonostante ciò ha conservato la forza di mantenere inchiodato alla scogliera un padre irriconoscibile. Perciò un’unica pallottola è bastata, a neutralizzare l’uno e ad evitare ulteriori sofferenze all’altro. Il ragazzo stesso ha chiesto di fare fuoco, urlando che Kenzo andava fermato, senza preoccuparsi di chi fosse nel mezzo.
Dopo di che, al posto del pilota dedicato Tsubasa in qualche modo è riuscita a comandare i movimenti dell’Energer, le grandi mani robotiche ad afferrare chi stava a terra e per la scarpata impervia siete rovinati sino alla costa, ove la vostra nave avvisata via radio stava pronta a salpare, per un soffio scampando al bombardamento di lunga gittata, sul Mar Egeo riuscendo a guadagnare il largo, dall’isola maledetta prendendo per sempre le distanze.

Nel cargo solcante i mari verso la salvezza, ferito a morte, imbrattato di sangue, il corpo del giovane pilota ancora conserva un alito di vita, ma...
Nulla di ciò che accade può essere confessato, nulla dovrà saperne il mondo della scienza né tantomeno l’opinione pubblica. Il - per così dire - “incidente” di Kenzo e di Tetsuya occorso a Bardos resterà un segreto, motivo per cui affidare il ragazzo alle cure urgenti di un ospedale è assolutamente fuori discussione.
Se non altro, al rientro in patria la salma del valoroso potrà ricevere degna sepoltura.


Appena rifugiati a bordo, per prima cosa hai provveduto a stivare in cella frigorifera quel poco che di tuo figlio è rimasto. Poi, una volta fuori dalla portata della milizia di cui Hell negli anni a spese dei micenei si è dotato, alla bell’e meglio ti sei medicato l’occhio che, ferito da una scheggia, quasi certamente perderai. Quindi in infermeria sei rimasto a sorvegliare il ragazzo in coma, nel timore che dalle membra in fin di vita il parassita a caccia di più vigorose vittime decida di fuoriuscire; un tipo di monitoraggio che per tuo figlio invece non è necessario, perché l’immonda creatura non può più nascondersi nel lacero mezzo busto cui Kenzo è ridotto, consumato oltre l’accettabile persino per i gusti di un mostro del genere.

Nell’attraversare l’Oceano Indiano il corpo del giovane si è andato raffreddando, purtroppo finendo anch’esso a raggiungere la cella frigorifera.

E una volta sbarcati alla costa di Atami, con un furgone in affitto da Tsubasa condotto a tutta velocità avete raggiunto il laboratorio della villa: crioconservato l’encefalo di Kenzo si mostra ancora vitale, perciò il tuo lavoro febbrile è subito iniziato, la materia grigia in meno di un minuto alloggiata nello speciale contenitore che ancora a lungo la manterrà, nutrita e integra, in attesa di un corpo di sintesi cui poterla ricollegare in via definitiva. In tal modo tuo figlio con la sua intelligenza potrà continuare a esistere, nonostante per i suoi misfatti a Bardos tu l’abbia disconosciuto; ma avendo compreso che agiva in preda ad una forza maggiore, schiavo di un male al di sopra dell’umano controllo, alla fine hai deciso di donare a Kenzo un’altra possibilità. Un tentativo che vale la pena, non solo perché si tratta del sangue del tuo sangue, ma anche perché tuo figlio ha ereditato da te tutto il talento, e ormai anche tu come Tsubasa sei padrone dell’arte che per un’umanità ancora inconsapevole è insieme tabù e speranza: la cyber-robotica, disciplina per la quale ancora disponete della fonte di energia che tu hai scoperto, o per meglio dire di cui ti sei appropriato, illudendoti fosse gratis.

Nell’altra stanza invece la salma del giovane, ripulita e ricoperta da un lenzuolo, può riposare in pace vegliata da Tsubasa, la quale dal tragico epilogo a Bardos è uscita turbata al punto da non poterti essere di alcun aiuto in laboratorio ad armeggiare su suo marito, nemmeno se lo volesse...

Finché giunta la sera la giovane madre, ora tecnicamente vedova, ha dovuto fare rientro a casa propria ad incontrare una baby-sitter ingaggiata in pianta ormai stabile, a tentare di evitare traumi ai suoi due bimbi che sono i tuoi adorati nipoti. Allora, terminato ciò che per Kenzo oggi è stato possibile fare, chiuso il laboratorio per la notte sei passato di là per un ultimo controllo sul cadavere del ragazzo, nello sfiorarlo balzando all'indietro perché non più freddo come da un morto ci si aspetterebbe! A conferma un termometro, che strabiliandoti ha dimostrato come la temperatura del presunto cadavere si sia risollevata al punto che quelle spoglie ti sei ritrovato costretto a sorvegliare, di nuovo sospettando dell’attività del mostruoso parassita in quelle carni insinuato, tra te e te analizzando - Vero che la pallottola sparata da Tsubasa non ha raggiunto organi vitali, e fin qui la scienza potrebbe spiegare. Ciò che però a questo corpo non dovrebbe avere lasciato scampo sarebbe appunto il mostro, le cui protuberanze hanno trafitto in diversi punti...
Fatto è che, nottetempo, sotto lo sguardo vigile di uno scienziato incredulo le lacerazioni inferte dagli aculei dell’orrendo essere hanno lentamente preso a rimarginarsi, così come la ferita d’arma da fuoco... E trasferite quelle spoglie in laboratorio, avendole esaminate, radiografate, scandagliate con ogni tecnica possibile, infine hai dovuto prendere atto che l’organismo del ragazzo effettivamente non presenta traccia dell'orrido parassita, a quel punto riducendoti a tirare in ballo cause inaccettabili per un uomo di scienza - Che una volontà superiore abbia deciso di conservare questa vita? - dato che in tema di volontà superiori, l’intera vicenda di Bardos e di Micene con annesse divinità non offre che l’imbarazzo della scelta.

Durante la giornata la sua temperatura corporea è cresciuta ancora, costantemente, sino a riportarsi a valori prossimi a quelli di un essere umano… Finché sul letto operatorio di colpo ha spalancato gli occhi, le pupille come capocchie di spillo sotto la luce accecante del faro chirurgico irrequiete a traslare da destra a sinistra, incessantemente… E d’improvviso:
- Dov’è Kenzo?! - la voce come un ringhio in crescendo, lo sguardo di brace - Dov’è mio padre?? - la sua mano scattando a serrarti rabbiosa l’avambraccio rivestito del camice fino ad affondarti i polpastrelli nel muscolo - Cosa gli avete fatto?! - con questi interrogativi l’ex deceduto digrignando i denti nell’aldiqua si è risvegliato, le sue domande ossessive a suggerire che il redivivo, alquanto alterato, non si darà facilmente pace.

Nonostante l'iniezione sedativa ancora siede nel letto, anche se non si capisce da dove tragga le energie per farlo; fisico contratto così come i lineamenti cadaverici del volto, labbra cianotiche e sguardo ora inespressivo degli occhi cerchiati di scuro, sembra guardarti, ma non sei proprio sicuro che ti veda né che ti riconosca…
Somministrandogli un ulteriore calmante - Tranquillo, ragazzo, Kenzo sta bene - nel tentativo di quietare l’anima in pena garantisci - e tra non molto potrai rivederlo - aggiungi, a fatica obbligando il corpo nudo e rigido a tornare supino mentre i suoi occhi spiritati, ansiosi, continuano a indagare i dintorni, e chissà se il miracolato è in grado di comprendere dove si trovi e se ha ricordi dell’accaduto oltre al fatto che a Kenzo è capitato qualcosa. In ogni caso, la preoccupazione che il redivivo mostra verso tuo figlio ha dell’incredibile: Kenzo lo ha assassinato - o almeno ci ha tentato - ed ora la vittima per prima cosa chiede rassicurazioni circa la salute del proprio boia... Altro fatto curioso è che il ragazzo consideri tuo figlio agli effetti come un padre, quando invece tu eri fermo al progetto dell’orfano da allevare all’unico scopo di farne il pilota perfetto, perciò l’ultima cosa che ti saresti aspettato era di ritrovarti con un nipote acquisito tanto affezionato... Qualcosa evidentemente non è andato secondo i nostri piani, ma meglio così, prima di tutto perché altrimenti nessuno di noi qui adesso sarebbe vivo. Inoltre, se Kenzo intendesse riscattarsi dagli atti riprovevoli di cui a Bardos si è macchiato, certamente troverebbe in questo giovane una valida sponda.

...


Due giorni dopo il rientro in Giappone, di pomeriggio, mentre l’anziano professore si trovava assiduamente impegnato nella fabbricazione di un corpo meccanico per l’erede, al cancello della villa qualcuno aveva suonato il campanello…
Sospeso il lavoro nel laboratorio al pianterreno, scocciato per l’interruzione Juzo Kabuto nel monitor del videocitofono con attenzione aveva esaminato la figura dell’inattesa visitatrice: una ragazzetta sconosciuta, mulatta - Una bisognosa inviata da qualche missione cristiana? - ma avendo deciso di non rispondere all’appello il professore aveva subito fatto per tornare alle sue urgenti occupazioni, se non che un nuovo squillo di citofono lo aveva trattenuto; ripromessosi di attendere che là fuori si desistesse, restando nell’ingresso il padrone di casa aveva sopportato il terzo squillo di campanello, quindi il quarto e allora esasperato l’ingegnere aveva ceduto all’insistenza con cui là fuori la giovane cocciuta agiva sul dannato pulsante, attraverso il citofono interrogando con uno stridulo, interessatissimo:
- Sìì, chi èè?
- Ehm, buonasera… - dall’altra parte in tono titubante l’estranea aveva attaccato - Mi chiamo Honoo Jun e sono qui per Tetsuya e per… - ma prima che il successivo nome fosse pronunciato il padrone di casa s’era già precipitato a disattivare l’allarme fotonico perimetrale, attraverso il comunicatore invitando a farsi avanti, svelto provvedendo a legarsi la fascia di raso cremisi a nascondere la poco presentabile orbita sinistra che nel frattempo, a perenne ricordo dell’isola di Bardos, era divenuta orfana del bulbo oculare...

Un minuto dopo dinanzi l’uscio di casa aperto l'ingegner Kabuto s'era trovato a squadrare di persona la giovinetta dalla lunga e corposa chioma color del carbone, che in piedi sullo zerbino a sua volta lo scrutava, il professore apprezzando trattarsi di un’adolescente più che graziosa, la cui minigonna ben contribuiva a metterne in mostra il fisico armonico di esotica bellezza...
- Buonasera, io sarei... Sono la figlia adottiva del Dottor Kabuto.
Vinto il legittimo stupore:
Cara, allora io sono il tuo nonnino adottivo - Juzo aveva immaginato di risponderle, invece preferendo indagare - Figliola, chi ti avrebbe detto di venire qua? - Che diamine, le mie attività in questa villa sono top secret: chi saranno mai gli informatori della ragazzina?
- Ecco, - timida la fanciulla aveva spiegato - stamattina mentre ero a scuola mi hanno telefonato da casa, cioè dalla Fortezza delle Scienze, per dirmi che il Dottore e Tetsuya nel rientrare dalla Grecia hanno avuto un contrattempo e che per vederli avrei dovuto venire qui, ma che cos’è successo, stanno bene? - l'affascinante mezzosangue aveva finito col chiedere, addosso all’interlocutore piantando un paio di nerissimi occhioni preoccupati, lì sull’uscio standosene dritta e ferma, in inevitabile attesa di riscontro…
Ah, scommetto che qui c’è lo zampino di quei due tecnici che lavorano sia all’Istituto con Yumi sia a Suruga con Kenzo - il professore aveva dedotto, prima di rispondere:
- Ehm, cara, nel tragitto dal porto i tuoi hanno avuto un piccolo incidente d’auto, niente di serio, però hanno bisogno di riposo - specialmente l’invasato del ragazzo - Ma prego, entra pure: ti porto da Tetsuya, ché il Dottor Kenzo al momento non può ricevere visite.

Sudato e teso, i tuoi neuroni han dovuto lavorare alla velocità della luce per lì su due piedi elaborare la plausibile menzogna, mentre - Mannaggia a te, Kenzo, - mentalmente recrimini a tuo figlio - si può sapere quanti ne hai adottati di ‘sti benedetti ragazzini?! - Senti, figliola, - allora con garbo ti informi - in quanti fratelli siete là, alla Fortezza delle Scienze??
Alla richiesta, stupita la fanciulla con occhi d’ebano ti fissa e:
- In due, - risponde - perché??
- Così, per sapere - simulando indifferenza, tiri un respiro di sollievo - Eccoci, Tetsuya è in questa stanza, ma è ancora un po’ debole, perciò fai piano, mi raccomando.

Presenziando alla visita, per precauzione, ma anche per curiosità verso la nipotina acquisita che proprio non sapevi di avere, con estremo interesse osservi il comportamento della giovinetta, che seduta composta sullo sgabello accanto al capezzale del resuscitato, silenziosa mani in grembo da minuti interi sta vegliando il ragazzo, il quale dal mattino ritrasferito nella stanza degli ospiti, sotto l’effetto del potente sedativo regolarmente iniettato, nel letto continua a giacere perfettamente immobile... Dunque:
- Non si sveglierà per un bel po’ - decidi di avvertire.
- Non importa, aspetterò. – con disarmante fermezza la giovinetta assicura.

E quando dopo un’ora buona il degente aveva dato i primi segnali di risveglio, premurosa la ragazzina dallo sgabello si era protesa a posare delicatamente una mano sulla sua, il professore dal proprio canto pronto a intervenire contro le reazioni violente che immancabilmente accompagnavano le riprese di coscienza del sopravvissuto, il quale nel frattempo aveva riaperto gli occhi...

- Tetsuya… - sussurrando con voce di flauto lei lo ha chiamato, e il convalescente le volge lo sguardo, con inattesa calma constatando:
- Jun... Sei qui... - mentre tu:
- Ti ha riconosciuta! - gridando hai esternato tutta la tua sorpresa, la giovinetta sullo sgabello a voltarsi per gettarti un’occhiata obliqua, ma subito dopo riportando l’attenzione a colui che teoricamente sarebbe il fratello, il tutto senza mai lasciargli la mano bianca come il lenzuolo su cui resta posata, in estremo contrasto con la carnagione al cioccolato di lei, che lo rassicura:
- Certo che sono qui.
- Sono vivo? – con un filo di voce il ragazzo le chiede, sempre conservandosi calmo.
- Direi di sì – con naturalezza lei gli conferma.
- Il Dottor Kabuto dov’è? - ecco che l’altro arriva a domandare, al che voltandosi di nuovo la ragazzina con lo sguardo ti rigira il temuto interrogativo…
- È qui anche lui - allora ti affretti a promettere ai due - E non appena starà meglio verrà a trovarvi, adesso però lasciamo riposare questo giovanotto che ha bisogno di recuperare le forze.

...


- Kenzo, svegliati.
Apre gli occhi… Ti guarda.
- Mi riconosci, Kenzo?
Un istante, e lo sguardo vacuo finalmente s’accende: il suo cervello è attivo e l’apparato visivo funziona, quindi solleciti:
- Puoi parlarmi?
Sintetica la bocca di tuo figlio si dischiude e:
- Papà? - la sua voce si ode leggermente metallica, sicuramente da aggiustare, ma anche l’impianto acustico è funzionante.
- Come ti senti, figlio mio?
Kenzo si concentra, sbatte le palpebre e poi:
- Dove siamo? - domanda.
- Nella villa di Atami.
Lo sguardo che dapprima sembra perdersi, di nuovo tuo figlio si concentra e in breve:
- Eravamo… Abbiamo lasciato Bardos? - chiede, ma subito dopo resta ad occhi sbarrati e bocca spalancata… Sta ricordando: la sua mente dunque non solo è attiva, ma ha persino conservato intatti i ricordi! Dopodiché, da sdraiato sul tavolo operatorio smuovendo un braccio trasale, d’impeto portandosi la mano davanti agli occhi, per incredulo osservarsi l’estremità che scura e robusta, non più organica, è comunque frutto di sofisticata tecnologia... Quindi:
- Il Kedra! - con voce roca esclama - Il Kedra mi ha divorato! - e scattato a sedere si strappa di dosso il lenzuolo, a controllarsi le gambe che purtroppo ancora incomplete si presentano come scarne, sottili, mere protesi… E da seduto tuo figlio ti volge uno sguardo disperato che mai prima d’ora gli avevi visto…
- Allora,… Non è stato un sogno?
- No, non hai sognato, Kenzo, ma tutto sommato possiamo dire che ci è andata bene, visti e considerati gli scempi che questo mostro, che tu mi insegni chiamarsi “Kedra”, è in grado di provocare.
- Ma dunque… - visibilmente sconvolto e bisognoso di conferme il robot dal cervello umano prosegue a ricostruire l’accaduto - Dunque Tetsuya è... ?!
- Sta’ calmo, il ragazzo è qui ed è vivo - rassicuri, controllando l’orologio - E a quest’ora avrà riattaccato a reclamare di te. Lasciami andare a controllare, torno subito.

- Nei tuoi panni, Kenzo, non ne farei una tragedia. Il tuo fisico era completamente smembrato, ma il tuo cervello era illeso ed ora hai un corpo nuovo, con cui agire e con cui poterti… riscattare.
L’aver realizzato di essere divenuto un cyborg comprensibilmente ha gettato tuo figlio nel panico, ma per indurlo a reagire, un modo potrebbe esserci:
- Andiamo, - manovrando e spingendo il lettino a rotelle - ti porto di là dal ragazzo - così, vedendo le sue, di condizioni, forse ti sarà più facile accettare la tua.

- Eccolo... Lo devo tenere sedato perché quando riprende conoscenza è roba da legarlo. Tu hai cercato di ucciderlo, Kenzo, ma nonostante i tuoi sforzi non ci sei riuscito: sembra che al Regno dei Morti questo giovanotto non abbia fatto una buona impressione, per sua e per nostra fortuna.
- Ma… Com’è possibile?? – confuso tuo figlio ti domanda, da sdraiato sulla barella ospedaliera allargando per aria il suo nuovo paio di braccia meccaniche, come a fartele presente.
- Evidentemente le forze in campo non sono tutte malvagie - allora gli suggerisci - Qualcosa o qualcuno ci ha protetti e il ragazzo ne è la prova vivente, com’è proprio il caso di dire. Capisci cosa ciò significherebbe? Che gli atti coraggiosi saranno premiati: qualsiasi gesto a rimedio dei nostri sbagli potrebbe essere assistito da una buona stella, o qualcosa del genere. E rimediare adesso è nostro dovere, contrastando ciò che di diabolico nelle profondità della terra è stato risvegliato: un segno, a suggerirci di continuare coi nostri progetti.
Ma nonostante le tue parole Kenzo esita, la testa sulla lettiga girata verso il figlio adottivo che nel letto lì accanto giace pallido e come privo di vita, dubitando:
- Dopo ciò che è successo, dopo quel che gli ho fatto, mi domando come potrà…?
- Come potrà esserti ancora fedele, intendi? Da quel che ho capito non sarà questo il problema: malgrado tutto il ragazzo ti è ancora devoto, quindi tu disponi ancora della tua bella opportunità. Abbiamo imparato che l’energia ha un prezzo e stavolta dovremo essere pronti a pagarlo.
- ... Però, Tetsuya, questo prezzo, lo ha già pagato - correttamente tuo figlio ti obietta.
- Ah, dunque è come pensavo: proprio per ciò non era il caso di affezionarsi tanto a lui. Ma se qui sta il tuo dubbio, Kenzo, dovesse il tuo pilota sopravvivere anche a ciò che probabilmente lo aspetta, troveremo il modo di ricompensarlo adeguatamente. In ogni caso ora è troppo tardi per tirarsi indietro: il confine è già stato oltrepassato e noi siamo tenuti ad affrontare qualsiasi conseguenza.

- I bambini dove sono?
- In questi giorni sono tornati a stare da Tsubasa, ma non è bene che ci restino: dopo lo shock vissuto a Bardos i nervi di tua moglie sono definitivamente crollati, tanto che quella donna avrà serio bisogno di curarsi. Inoltre le Maschere di Ferro potrebbero tornare, con Ashura che volendo sa già dove trovarmi. E la novità dei Kedra mi impensierisce: mi chiedo a quale scopo l’antico popolo di Micene si sia tanto industriato a far pervenire simili mostruosità intatte nei secoli... Comunque è solo una questione di tempo, Kenzo.
Alle tue ultime considerazioni, stavolta tuo figlio impiega più tempo a reagire…
- Allora dovrò accelerare al massimo il mio lavoro, in modo che sia pronto prima del previsto!
- Non dimentichiamoci però che le insidie potrebbero derivare non solo da Hell: sappiamo che nelle viscere della terra di cui Bardos è la porta, dorme ben altro che presto o tardi potrebbe risvegliarsi, tanto più che, come mi hai confessato poc'anzi, insieme a quel bilioso di un biologo nella sala più sacra dell’isola anche tu, ancora a mente lucida, hai infierito sui corpi dei micenei sprofondati nell’oblio, contribuendo a versare il sangue di un popolo le cui origini sarebbero ancora tutte da indagare...
- Ma in tal caso, rischiamo di trovarci a combattere su due fronti contemporaneamente?!
- Proprio per ciò, Kenzo, ritengo sia meglio che tu metta a punto la tua macchina nel rispetto delle tue capacità, senza troppa fretta e senza rinunciare all’eccellenza che ti contraddistingue, la quale alla fine ti ripagherà, ne sono convinto. Piuttosto, penserò io a puntare alla rapidità: ho già pronto il progetto dell’evoluzione del modello Zeta, che metterò immediatamente in cantiere per ultimarne la costruzione il prima possibile.
- E questa tua nuova macchina potrebbe essere pilotata da Jun.
- Sì, potrebbe essere la soluzione, dato che non abbiamo più il tempo per trovare e per addestrare un pilota così come è stato fatto con Tetsuya.
- D’accordo: il primo tra noi a terminare i lavori sarà il primo a poter scendere in campo.
- Così sia, Kenzo, e che Zeus continui a mandarcela buona.

Frattanto la temperatura corporea del redivivo era tornata a crescere, stavolta arrivando a superare il livello di guardia...

- Figliolo, che ti succede?
Nel letto il ragazzo dischiude gli occhi, lucidi di febbre, e malgrado la debolezza riesce a sorriderti, il suo torace che insieme al lenzuolo impercettibilmente si solleva e si riabbassa…
- Tetsuya, per ciò che è successo a Bardos, io…
- Non è stata colpa tua - a fatica ma interviene a interromperti - So che non volevi.
Senza parole, dalla sedia a rotelle protendi una mano artificiale alla sua guancia bollente, immaginando come il metallo della tua estremità possa trasmettergli un po’ di refrigerio, pensando che con questo figlio almeno ti sarà dato di condividere, per quanto il compito cui è chiamato sia ingrato, avendolo già portato a sacrificare infanzia e giovinezza a tutto vantaggio di una causa altrui…
- Guarisci presto, ragazzo, mi raccomando.
- Devo guarire - in risposta ti mormora - Il Grande Mazinga mi aspetta e io lo piloterò…
Davvero incredibile che le sue aspirazioni continuino a coincidere con le mie necessità... Ma qualunque cosa accada stavolta l’affronteremo insieme, e nel caso tornassero a reclamare la tua vita, figlio mio, non esiterò a offrire in cambio la mia.

Che cicatrice grande! - così un giorno di sette anni prima, in un orfanotrofio, un innocente con ammirazione aveva accolto la serie di punti di sutura che di taglio alla tua fronte è ricordo di un vecchio incidente di laboratorio; un inestetismo in bella mostra che tuttavia non era valso a respingere il bambino, anzi...

Anche incoraggiato da quel ricordo, alla successiva visita di Jun alla villa in Atami eri psicologicamente già preparato: entrambi i ragazzi, coi quali fianco a fianco ti saresti prima o poi trovato a rischiare, avevano diritto e dovere di conoscere la tua nuova condizione fisica, nella speranza che la accettassero. Un confronto che ti avrebbe messo a nudo, ma ormai avevi deciso che il segreto di pulcinella coi tuoi figli adottivi non valeva la pena di mantenere, nonostante tuo padre, col suo paziente lavoro di cesello, abbia talmente rispettato la tua esteriorità da permetterti addirittura di riconoscerti allo specchio.

Così, affrontato l’iter riabilitativo che col tuo nuovo corpo meccanico ti aveva permesso di trovare sufficiente sintonia, molto più sereno alla Fortezza delle Scienze eri tornato, per rimetterti senz’altro al lavoro.
E al prossimo meeting coi colleghi Shiba e Azuma cui senza dubbio ti saresti recato, avresti avuto la tua da raccontare, stavolta per esperienza altro che diretta.


Per disquisire sui progressi dell'umanità, o per rammentare a Juzo che con la ragazzina mulatta è consigliabile tenere a posto le mani: https://gonagai.forumfree.it/?t=72981448&st=360#lastpost

Edited by TsurugiTetsuya - 26/9/2023, 20:37
view post Posted: 15/4/2022, 11:08     TsurugiTetsuya FF Gallery - solo commenti - Fan Fictions
Buongiorno,
ecco il capitolo 38...
E avendo realizzato come certi avvenimenti lì narrati siano attinenti al periodo,
approfitto per gli auguri del caso:

Buona Pasqua a tutti!
view post Posted: 11/4/2022, 08:36     +1Fan art - by gigi la trottola (Commenti) - Fan Art
Ciao, Gigi!

Caspita, che bel lavoro hai fatto qui:
https://upload.forumfree.net/i/ff11368092/jun.gif
Una Jun animata che, già bella di suo, ammiccando con gli occhi lancia anche un bacetto... Davanti ad una visione del genere mi immagino Tetsuya, uomo conosciuto per essere "una macchina da guerra", ed ecco come mettere tale macchina fuori combattimento!
:faccina:

Complimenti, Gigi.
view post Posted: 7/4/2022, 19:57     +1TsurugiTetsuya FF Gallery - solo commenti - Fan Fictions
Ciao, Annushka, ciao, Micchi, quanto tempo, e che piacere ritrovarci qui a leggere e a scrivere dei nostri beniamini!

@Annushka:
CITAZIONE
... il costrutto e il fraseggio che tendono... alla cadenza del poema epico.

Può darsi, visto che per poter confermare questo passaggio e la sua continuazione ho dovuto per forza rispararmi tutti i 26 episodi di Mazinger Edition Z, perciò può essere che il tono “epico” utilizzato da Imagawa per rendere le scene madri della sua rivisitazione si sia in qualche modo riflesso nello scriverne.
CITAZIONE
Alla fine ho capito (quasi) tutto! E' stata una bella soddisfazione, non conoscendo all'inizio (quasi) nulla.

Una bella soddisfazione sì, visto che la sceneggiatura ufficiale, cui il presente capitolo anche per la modalità narrativa si ispira, è del genere che “guai a distrarsi un attimo, altrimenti ti perdi l’inquadratura del particolare saliente che alla fine ti giustifica il tutto”. Mannaggia ad Imagawa!
Poi, sarebbe interessante conoscere ciò che dallo scritto "si capisce (quasi)”, perché i casi potrebbero essere due: a) non si capisce del tutto perché non ho pensato a spiegarlo o non l’ho spiegato bene, oppure b) la spiegazione potrebbe arrivare col prossimo capitolo (?)... Nel dubbio, alla prossima mi saprete dire, ci conto!
CITAZIONE
Soprattutto mi ha fatto piacere conoscere la mamma di Koji!!!

Tsubasa... La donna è tosta e di personalità complessa, ed esattamente come il Juzo di Imagawa per me è personaggio impossibile da ignorare. Doveroso quindi presentarla e permetterle di esprimersi anche in FF.

@ Micchi
CITAZIONE
...mi sembra di capire che il filone GM sia stato momentaneamente accantonato per aprirne un altro... che si ispira a Maginger Z:The Impact...

Sì, perché il semicerchio della FF dalla sua parte prequel è ora andato ad intrecciarsi con alcuni fatti narrati nel OAV di Imagawa, che coinvolgono in primis Juzo Kabuto, con le sue attività e relazioni ;P
CITAZIONE
Maginger Z:The Impact... Credo di aver perso quasi subito il filo e soprattutto la pazienza quando ho capito che sarebbe stata l'ennesima rivisitazione dello Zeta e che avrebbe lasciato poco spazio al nostro eroe e praticamente nessuno a Jun.

La stessa reazione che al primo impatto ho avuto anch’io; però, in fin dei conti, ho trovato insostituibili alcune “visioni” proposte da questa serie, la cui trama ha una caratteristica fondamentale: nulla è ciò che sembra. Tetsuya viene presentato come già morto e sepolto, ad esempio, eppure, in fine della serie, chi sarà mai il tale “Blade” che controluce alle fiamme come un’ombra per un attimo interviene ad affettare Pigman? (E da qui l‘idea di far intervenire in FF un Tetsuya in prematura versione Blade, a salvare Juzo da un primo attentato di Hell). E sempre in fin dei conti, nel riguardare questo reebot ho realizzato quanto il personaggio di Tetsuya tutto sommato ne esca inaspettamente valorizzato. Mentre per quanto riguarda Jun, anch'io trovo vergognoso che la valorosa pilota di Venus sia stata fatta letteralmente sparire, con Sayaka che bellamente si appropria persino del robot che storicamente appartiene all’altra (ma anche qui, la serie prevedeva un seguito che purtroppo non è mai arrivato: chissà mai che là il personaggio di Jun fosse contemplato?).
CITAZIONE
... Tez ... fulcro del funzionamento della nuova creatura robotica del Professore! A questo punto mi chiedo (e ti chiedo): questo suo ruolo è presente anche nell'anime originale o è una tua rivisitazione?

In questo senso il ruolo del nostro tesoruccio è assolutamente fedele al OAV di Mazinger Edition Z, e nel caso tu non sia mai arrivata a vedere l’episodio 19, ecco, ti consiglierei di iniziare a guardare quello ed il 20, che per una Tez-maniaca potrebbero essere la spinta per poi sorbirsi anche il resto del pot pourri.


Ragazzi, grazie a tutti come sempre per i vostri preziosi commenti <3 ,
e a prestissimo!
view post Posted: 7/4/2022, 19:12     +2Grisù il draghetto - Commenti - Cartoons & Sci-Fi
Mi unisco alla ola per Grisù. Ho sempre adorato quel cartone, ne andavo pazza.
Soprattutto adoravo Fumè <3 .
All'epoca non distinguevo tra cartoni italiani piuttosto che altro, ero piccina.
Però di recente sono andata a riguardarmi qualche episodio e ad oggi sono orgogliosa che si tratti di un prodotto nazionale.
Una puntata di Grisù, e ascoltando i dialoghi ti riappacifichi con la lingua italiana.
Bellissimo.
view post Posted: 6/4/2022, 11:27     +1shooting_star's fiction gallery - commenti - Fan Fictions
@shooting_star
CITAZIONE
Certo che il principe un filino di snobberia ce l'ha... umile e pronto al sacrificio finché si vuole, ma solo perché sa di essere il migliore di tutti, il più coraggioso e ovviamente il più umile e il più pronto al sacrificio di tutte. Poi, quando si è trovato tra le mani il progettino del dischetto e il curriculum di Koji con la sua foto a sorriso ganzo e criniera puntuta ha pensato, forse senza sbagliarsi del tutto, di trovarsi di fronte a un parvenu. Cosa può la la dinastia Kabuto a fronte della monarchia di Fleed?

Ooh! Questo è il livello di snobismo che nel principe Duke mi soddisfa.
Anche perché, a voler vedere, le stesse monarchie terrestri all'erede di Fleed appariranno un po' provincialotte, dato che il ragazzo in famiglia da sempre avrà resiprato di geopolitica a livelli addirittura intergalattici.
:ok: :duke:
view post Posted: 5/4/2022, 17:17     +1shooting_star's fiction gallery - commenti - Fan Fictions
"ATTESA".

CITAZIONE
... Kabuto non potrà riprendere... nemmeno il Grande Mazinga di Tsurugi Tetsuya.

Ci mancherebbe altro: -Al laaaadro!- Vai, vai pure, Koji, col tuo macinino giallo "contro-i-mostri-lanciati-da-Vee-ga!"
:TFO:
CITAZIONE
“Ma perché chiede di lavorare qui? Ci sono centri più importanti in Giappone.”

Traduzione "Padre, ma perché proprio a noi una paglia così corta??" ^U^
CITAZIONE
Uno che firma autografi!

Sia mai! :duke:
CITAZIONE
E Kabuto? Non durerà una sola battaglia…

Be', questo è tutto da vedere (l'orgoglio dei Kabuto che parla)

CITAZIONE
Kabuto sarebbe arrivato l’indomani… sapeva cosa fare.

Scherzi a parte, ecco cosa c'è dietro la poco calorosa accoglienza riservata al giovane Kabuto al ranch in prima puntata...
Anche se...
Anche se, al di là dei nobili propositi, un minimo di snobberia sotto il naso del principe secondo me resta, quel tanto che basta a giustificare il suo sangue blu, o no? :actarus:

Grazie, Shooting per questa breve ma intensa scenetta da dietro le quinte.
view post Posted: 29/3/2022, 21:39     TsurugiTetsuya FF Gallery - solo commenti - Fan Fictions
@shooting_star
CITAZIONE
... Mazinger Edition Zeta: The Impact! (che a me è piaciuto!)...

Felice che ti sia piaciuto, perché non a tutti, ed io stessa al primo “impact” mi son detta “!”, appunto, e anche “??!” (Eccheccavolo, mi piazzavano lì lo Tsurugi già bell’e che sepolto!-?, tanto per dirne una). Poi, però, mi sono resa conto che molte scene di imagawaiana immaginazione mi erano rimaste indelebilmente stampate in testa. E anche se non tutto del reboot in questione mi sconfifera, trovo che alcune visioni/soluzioni da esso proposte siano geniali, pertanto... Pertanto ho pensato di fare ad Imagawa lo stesso scherzetto che egli ha fatto a noi fan, ovvero ho preso per buone alcune sue “affermazioni” e le ho integrate alle trame di Nagai in modo che i due universi senza escludersi possano con-vivere :via: Perché anche a me i gamberetti (così come le seppioline) gustano parecchio! :D
CITAZIONE
... sono riuscita a seguire abbastanza bene la storia, che credo però abbia tutto ciò che serve per essere capita anche da chi non conosce l'OAV.

Per ciò ringrazio i non mazinger maniaci, che non conoscendo tutte le trame mi portano (quando ci riesco) a prevedere curiosità ed aspetti che invece nello scrivere io tenderei a dare troppo per scontati.
CITAZIONE
La povera Jun sembra tagliata fuori da tutto questo... ma può restarlo a lungo?

Fosse per la ragazzina, mai la tenace Jun se ne sarebbe rimasta indietro, di sicuro non avrebbe lasciato padre e fratello acquisiti ad affrontare da soli l’insidiosa spedizione mediterranea, peccato che KK la abbia momentaneamente spedita a frequentare le scuole medie in un ben preciso collegio a Yokohama.
A dire il vero, anche Tetsuya al momento sarebbe impegnato con la sua scuola superiore di stampo militare, se non fosse che il professor Maki Tomoo, che della Nazionale Accademia di Difesa è stato il primo president, da sempre è iscritto all’esclusivo circolo privato che anche i Kabuto padre e figlio frequentano (ciò nella mia fantasia, ovviamente (: ): quali giusificazioni esigere da chi per anni in tua compagnia ha passato indimenticabili serate giocando al biliardo come alle freccette?
CITAZIONE
E alle due K di Kenzo Kabuto sta per aggiungerne una terza?

Accidenti, un indovinello... La “k” di “kaput”, forse intendi??
CITAZIONE
Attendo il prossimo episodio... non ci vorrà un altro anno, vero?

Stavolta niente lungaggini: il seguito di questa vicenda è già lì che aspetta di essere postato...

Grazie, Shooting_star.
view post Posted: 29/3/2022, 12:53     Luce's fiction gallery - commenti - Fan Fictions
"TEMA":

CITAZIONE
“Primo premio, peggior scolaro per aver scritto il tema più orrendo che abbia mai letto in tutta la mia carriera, è… Shiro Kabuto!”

In quel gremito corridoio di scuola, mi immagino KK che con mani d'acciaio per la vergogna avrà iniziato a staccare le piastrelle dal pavimento, a produrre una buca in cui infilare la testa...

CITAZIONE
Mio fratelo tetsuya a un suo robot da combatimento da solo non riesce a fare niente e lo aiuta boss nuka e muche che gli anno salvato la vita sempre ma lui dice che e il piu bravo di tuti.

Mentre i palmi delle mani del "fratelo" in questione iniziano a prudere così come avevan fatto coll'impudente, incauto fotografo...

CITAZIONE
Jun... non aveva voglia di cucinare ma e meglio cosi perché cucina in modo moltissimo pessimo è speso molto stanchissima anche se non fa mai niente.

E Jun, la quale a fare la spesa settimanale andrà sì, stavolta apposta per Shiro a riempire un carrello di lattine di cola, che lanciate con forza e precisione da tutti quanti nella Fortezza di Suruga, come bersaglio cercheranno la giovane testa di legno che "ce la invidiano tuti" ^U^

Bella, Luce,
"TEMA" è davvero uno spasso!

Edited by .Luce. - 29/3/2022, 14:35
view post Posted: 27/3/2022, 00:22     TsurugiTetsuya FF Gallery - solo commenti - Fan Fictions
Ciao, Luce!
Innanzi tutto grazie per il bentornato <3 .

CITAZIONE
Il momento perfetto per le pulizie di primavera!

:ok: ;)

CITAZIONE
Me lo leggo meglio e con calma, non è semplice, di certo molto pensato.

Effettivamente l'elaborare questo capitolo ed il suo seguito è stato impegnativo, per diversi motivi che solo nel riprendere in mano il racconto mi si sono del tutto chiariti (e l'interruzione nel pubblicare, guarda caso, è coincisa proprio con questa fase della FF). Un tipo di faticaccia che soltanto l'amore per i nostri eroi può giustificare, mi sa. :alcor: :rigel: :maria: :Mizar: ... E credo che il tuo approccio sia il più adatto: "leggere con calma".

CITAZIONE
... inizi il capitolo con: altrettanti anni prima: e quanti sono, a cosa sono riferiti?

La tempistica è riferita al capitolo immediamente precedente: i fatti qui narrati principiano in contemporanea con quelli del capitolo "Persy".

CITAZIONE
Ammetto di essere piuttosto "arruginita" con le puntate del GM... Urge un ripasso delle puntate...

("Ruggine"... Una parola che a pensarci potrebbe molto allarmare Juzo con la sua lega Z! ^U^ ) Fammici pensare un attimo, ché anch'io qui rischio di confondermi... Mi sa che in questo capitolo l'unico riferimento alla serie storica del GM sia la riflessione iniziale di Jun riguardo la famigerata Isola delle Memorie. Per il resto, dovrei consigliarti di guardare (o riguardare) quella grandiosa follia che è l'OAV "Mazinger Edition Zeta: The Impact!" del regista Imagawa, il quale ha preso le serie di MZ e di GM e ne ha fatto ciò che ne ha fatto... :zdance:
... Compreso l'animare, cioè fare entrare in azione, un prototipo che all'epoca Nagai aveva abbozzato, ovvero l'Energer Z.

Grazie mille, Luce!
view post Posted: 25/3/2022, 22:45     +2TsurugiTetsuya FF Gallery - solo autore - Fan Fictions
37. APPRENDISTATO.

Altrettanti anni prima, marina di Yokosuka, istituto tecnico dell’Accademia Nazionale di Difesa.

Le tue orecchie avevano registrato un battere cadenzato di tacchi sul pavimento e tu, gettato uno sguardo lungo il corridoio, a colpo d’occhio avevi valutato che chiunque stesse sopraggiungendo era decisamente più alto e più robusto dell’atteso; perciò, restando pazientemente seduta nella sala d’aspetto della scuola per militari, eri tornata a sistemarti sulle cosce la minigonna di recente acquisto. Così, solo in ultimo ti eri avveduta del paio di scarpe in lucido cuoio nero che ora stava sotto i tuoi occhi, fermo a guardare le punte dei tuoi stivali da donna… Allora, levando lo sguardo, avevi scoperto che il proprietario del paio di scarpe lustre era un giovanotto in uniforme, la cui capigliatura a dispetto del contesto si presentava indisciplinata e che in viso stranamente poteva ricordare proprio…
- Ciao ragazzo, come stai? - alzatosi dalla seduta ove vicini avevate atteso, il Dottore intanto aveva salutato.
- Non c’è male, grazie – una voce maschile estranea ma al contempo familiare al saluto del Dottore aveva risposto, mentre una spanna sopra di te un paio d’occhi color del piombo insistente ti teneva di mira, finché:
- Hey, Jun, non ti hanno insegnato che salutare è buona educazione? - l'apparente sconosciuto ti aveva apostrofata...
Tono indisponente, fare sostenuto, sguardo beffardo, solo di fronte a tutte quelle qualità messe insieme, alla fine, eri faticosamente riuscita a far combaciare l’immagine del fusto lì ben piazzato a sovrastarti con quella del quindicenne tuo fratello adottivo, il quale esattamente un anno prima aveva lasciato la Fortezza delle Scienze per entrare alla scuola superiore dell’accademia militare, quindi:
- Tetsuya, sei proprio tu!? - a scoppio ritardato avevi esclamato, al che l’altro prima con gli occhi era parso ridere e poi:
- Ma sentitela! Jun, si può sapere chi ti aspettavi di incontrare qui, forse Saburo Sakai?! - ti aveva canzonata. E mentre ancora incredula e incapace di spiccicare altre parole facevi ciò di cui al momento eri in grado, cioè fissarlo a bocca aperta - Jun, guarda che la mia era una bellissima battuta – lui serio ti aveva fatto notare – Ma davvero non sai chi è Saburo Sakai??
Di nuovo padrona di te - No, non lo so, e allora?! – voltandogli la faccia scocciata lo avevi rimbeccato.
- Buoni, ragazzi – il Dottore a quel punto era intervenuto – Spero non abbiate intenzione di mettervi a litigare proprio qui, appena incontrati?! Vi ricordo che il permesso di Tetsuya sarà di breve durata, perciò conviene sbrigarsi ad andare a pranzo... O volete dirmi che non avete fame?
- Come no! – all’idea del buon cibo il ragazzo per primo aveva reagito.
- Una fame da lupi! – a ruota anche la figliola si era pronunciata.
- Bene, vedo con piacere che l’appetito riesce sempre a mettervi d’accordo - e con queste parole Kenzo Kabuto, reindossando il suo soprabito, nel corridoio dell’accademia si era avviato, così inducendo entrambi i suoi figli adottivi a seguirlo.

Seduti al tavolo del ristorante che per l’occasione era stato prenotato, ordinato il pranzo, avevi approfittato della successiva attesa per meglio squadrare il tuo ritrovato fratello adottivo... E più l’avevi osservato, più ti eri fatta l’idea che i notevoli cambiamenti in lui non avessero interessato solo il fisico, perché d’accordo che Tetsuya di carattere non era mai stato un espansivo, ma...
Restio a intraprendere discorsi, alle domande che il Dottor Kabuto in mezza giornata gli aveva rivolto, l’altro si era sempre limitato a rispondere per monosillabi, puntualmente seguiti da intervalli silenziosi nei quali il commensale era apparso assente, lo sguardo concentrato altrove... Un modo di fare che aveva finito per rattristarti, perché sin troppo chiaramente l’atteggiamento ricordava quello del ragazzino di rientro dall’isola nell’arcipelago Izu, dove a periodi il Dottore per anni aveva condotto il bambino adottato e da dove ogni volta Tetsuya rientrava taciturno e distaccato, quasi che quell’isola avesse il potere di trasformarlo in un'altra persona; un effetto che per fortuna col passare del tempo si affievoliva, man mano che l’interessato tornava alla quotidianità, però... Per le poche ore che in quel pomeriggio avevate potuto trascorrere di nuovo insieme, l’atteggiamento in questione non era mai cambiato: a parte l’essersi preso gioco di te al primo rivederti, tra il ristorante e il rientro all’accademia la recluta era sempre rimasta seria ed impassibile, come esente da emozioni, perciò, fosse dipeso da te, Tetsuya da quella scuola militare sarebbe dovuto tornare a casa immediatamente!
Tuttavia ciò semplicemente non era possibile, dato che per volere del Dottor Kabuto, mentre nei successivi due anni tu avresti continuato a frequentare la scuola di Yokohama, tuo fratello adottivo avrebbe avuto ancora chissà quanti anni da trascorrere presso svariati corpi militari, ad imparare tutto ciò che il vostro padre acquisito riteneva utile per la formazione del suo addestrando pilota di robot gigante.

La sera stessa, Suruga Bay, Fortezza delle Scienze.

- Allora, Jun, come hai trovato Tetsuya dopo tutto questo tempo?
Alla domanda peraltro attesa del Dottore, soppesando le parole avevi risposto:
- Be’, direi… cambiato. Da non riconoscerlo.
- Già, – l’altro aveva convenuto, proseguendo – si sta facendo un uomo. Sono molto soddisfatto del suo rendimento alla scuola militare: il professor Maki mi conferma che il report del nostro futuro caporal maggiore è eccellente, mentre in fatto di prove fisiche i suoi risultati sono i migliori di tutto il corso! - così si era espresso il professore, tradendo tutto il proprio orgoglio di primo addestratore del figlio adottivo e forse anche di padre...
- ... Ne sono felice, Dottore - ma stavolta non ti era riuscito di dissimulare, infatti:
- Qualcosa non va, Jun? Mi sembri pensierosa.
Valutando meglio i pesci da pigliare:
- Ma no, Dottore, che dici, è solo che Tetsuya… Mi è sembrato un po’ sulle sue, tutto qui.
- Capisco, - Kabuto allora aveva interpretato - però ti assicuro che era molto contento di rivederti, anche se come al solito non l’ha dimostrato. Da questo lato dovresti conoscerlo, no?
- Ma certo, Dottore, hai proprio ragione! - allora ti eri affrettata a concordare, nell’avviarti all’uscita della modernissima e minimale living comunicando - Scendo in palestra ad addestrarmi.
- Jun, ora sei in vacanza, non è indispensabile - Kabuto aveva provato a consigliarti.
- Non importa, Dottore, le feste di Pasqua alla scuola cattolica sono lunghe, e quando Tetsuya tornerà, io non dovrò essergli da meno in nulla.



***




Un anno più tardi, radice della penisola Izu, costa est, stazione di soggiorno di Atami.

Alla tanto rispettabile quanto isolata villa con vista mare, i pezzi arrivavano già sbozzati.
A produrli era la fucina industriale che da anni ormai era installata nel Monte Fuji.
Laggiù, nelle profondità del vulcano sopito, associato alla miniera che rendeva la rarissima materia prima, un enorme crogiolo alla poderosa forgia continuava a fornire lingotti d’acciaio opportunamente arricchiti al japanium…

Quello dell’innovativo metodo di arricchimento del metallo era stato il primo dei brevetti depositati che uno dopo l’altro avevano contribuito ad accrescere la fortuna di un ingegnere, negli anni consentendo di reinvestire con profitto gli ingenti ricavi prodotti da una filiera che di fatto si autoalimentava.
Infatti, una volta avviata l’unica attività estrattiva del genere al mondo, alle pendici del Fuji aveva finanziato anche la costruzione di una centrale fotonica, a sostentare estrazione e lavorazione del minerale stesso. Nel frattempo il migliore dei suoi assistenti, Gennosuke Yumi, era divenuto il più diligente dei suoi collaboratori e se ad oggi la centrale di generazione fotonica era arrivata a distribuire energia pulita a tutta la prefettura di Shizuoka, ciò era stato grazie alla capacità del giovane ricercatore di lavorare in autonomia, anche in assenza del maestro.
In ultimo, prima di rendersi irreperibile, connesso alla centrale aveva fatto in tempo a fondare l’istituto di ricerca per lo sviluppo e per le applicazioni dell’energia fotonica, nominandone direttore Yumi stesso. Quest’ultimo investimento aveva già permesso all’equipe del Fuji di compiere i primi passi nella sperimentazione di macchinari che, dalle dimensioni eccezionali e dall’innovativa fonte alimentati, in un futuro non lontano avrebbero servito l’umanità per scopi dichiaratamente pacifici.
A risvolto dell’intera faccenda, comunque, restavano gli utili che da tutti quei brevetti continuavano a derivare, da soli bastando a determinare la ricchezza dell’unico titolare. E a conti fatti, se da ingegnere all’avanguardia non avesse avuto da spendere per i suoi privatissimi passatempi, di quella vera e propria montagna di guadagni effettivamente non avrebbe saputo che fare, invece...
Invece, da che negli ultimi tre anni era stabilmente rientrato in Giappone, il laboratorio al nuovo domicilio lo attendeva, ma stavolta in segreto. Un segreto di cui nemmeno il buon Yumi era a conoscenza, e idem Tsubasa: per maggiore sicurezza, infatti, persino la sua attuale nonché unica collaboratrice non avrebbe saputo di quel suo “passatempo”, almeno fino all’ultimo momento. Perché nessuno poteva dire se e quando il momento sarebbe arrivato, il che era il vero problema, perciò bisognava darsi una mossa! Quindi anche oggi era giunta l'ora di rimettersi al lavoro che sopra a tutti contava, adesso che a fine giornata Tsubasa col secondogenito aveva lasciato la villa per tornarsene a casa propria, mentre il nipote più grandicello al campeggio per tutto il mese era stato sistemato, dunque...
Via libera!

Là, sotto la strategica botola metallica a parecchie mandate sopra la testa ben richiusa, al totale riparo da occhi e da orecchie indiscreti come in qualunque altro sotterraneo si scendeva, non prima d’aver acceso la fonte di luce manco a dirlo fornita da un generatore al japanium, che qui in versione poco più che domestica a ciascun dispositivo trasmetteva energia.
Poi c’era da attivare il computer, che collegato a un grande tornio di fotonica precisione ogni pezzo come da progetto era in grado di scolpire, alla perfezione.
Così rifinita una nuova parte era pronta ed allora, grazie all’impianto che il cantiere ipogeo con studiati raggi radenti come a giorno rischiarava, al pari che sotto le migliori condizioni di luce naturale si passava a testare, compreso a vista, il prodotto in lega Zeta.
E superato anche l’ultimo controllo di qualità, altro non restava che procedere all’assemblaggio, sempre in base al progetto ogni parte posizionando nello spazio grazie al comodo paranco.
Infine, arrampicato sull’impalcatura che toccava i dodici metri d’altezza, collegati gli eventuali cavi d’alimentazione, una bella stretta a viti e bulloni et voilà: il gioco da ingegnere robotico anche oggi era fatto.

Disceso dall’impalcatura al pavimento dell’enorme officina scavata nel basalto del promontorio, l’anzianotto professore prima aveva tirato il fiato e poi, mani ai fianchi del camice da laboratorio ora unto come quello d’un meccanico, critico aveva alzato lo sguardo al soffitto del sotterraneo, ovvero alla cima della sua opera, considerando che ormai di quella fatica si stava quasi guardando la fine. E così, da costruttore del primo prototipo di un super robot da pilotare, finalmente si sarebbe tolto la curiosità di mettere alla prova quel pulcino bagnato che un giorno suo figlio era giunto a presentargli, augurandosi che nel frattempo con quell’orfanello non si fosse restati mani in mano, bando agli scarabocchi dell’infante e all’assurda pretesa di psicanalizzarli. In seguito a quella piccola discussione occorsa sette anni prima, capriccioso il suo unico erede se n’era andato sbattendo porte in casa paterna e, da allora, più nessuna notizia Kenzo si era degnato di comunicare riguardo gli sviluppi di un progetto partito con un’adozione concertata. Adesso però era davvero il caso che qualcosa in merito suo figlio gli rendicontasse, altrimenti...
L’improvviso suono emesso dall’allarme istantaneamente aveva distratto l’ingegnere dai suoi eventuali propositi, per chiedersi - Cosa sarà finito fulminato stavolta dal sistema anti intruso là fuori? La solita volpe o il solito cane randagio?
Riemerso dal sotterraneo al piano terra, richiusa la botola mimetica al pavimento senza tralasciare di celarla sotto il pesante tappeto, il professore era ormai rassegnato all’idea di gestire i resti semicarbonizzati di chissà quale bestia di una certa dimensione, dato che di simpatici passerotti in piena notte certamente non poteva trattarsi.
Da là gli eventi si erano succeduti con tale rapidità da non consentirgli all’inizio di provare paura: un passo fuori dalla porta sul giardino e nel buio s’era sentito serrare forte alla gola, da qualcuno che gli stava alle spalle, perciò non era mai riuscito a gridare, una mano a premergli sulla bocca e una mezza voce all’orecchio a intimare - Sta’ zitto! - mentre nelle fauci qualcosa gli era stato introdotto, una stoffa, che ben stretta alla nuca impediva di articolare parola. Quindi saldamente afferrato per la collottola attraverso il giardino era stato sospinto da energiche braccia fin dentro il vecchio pollaio dismesso, dov’era stato rinchiuso.
Lì dentro, nell’oscurità dell’angusto gabbiotto basso da obbligare a mantenersi a capo chino, dall’ampia fessura tra muri e tegole un po’ di luce pallida di luna dall’alto filtrava, nell’aria satura di polvere permettendo agli occhi di abituarsi, pian piano rivelando l’accozzaglia di attrezzi agricoli che alle strette insieme alle ragnatele costringeva. Intanto, del fastidioso foulard alla bocca si era già sbarazzato, mentre un’altra fonte di luce era andata rischiarando sempre meglio l’ambiente, più calda e instabile di quella della luna, ballerina, e allora aveva pensato - Del fuoco?! - Al che d’istinto all’interno della porticina si era addossato, scoprendo che per le incongruenze tra le assi si poteva sbirciare, così appurando che là fuori nella notte il suo splendido giardino era in fiamme, ma nemmeno di ciò si era potuto disperare, ché nel silenzio notturno una raffica secca era esplosa! Avendo vissuto l’ultimo conflitto mondiale, senza dubbio aveva riconosciuto nel rumore la scarica d’una mitragliatrice, accompagnata da concitate esclamazioni, presto seguita da un’altra mitragliata e poi da altre ancora! Così, come catapultato indietro nel tempo si era ritrovato sullo scenario di una guerriglia dove però, anziché esposto, tra muri di cemento rannicchiato stava al riparo, e certo che gridare non gli conveniva, almeno finché l’incendio non avesse insidiato il suo rifugio o qualcuno non fosse sopraggiunto alla porticina, che chiusa al pericolo per ora lo manteneva prigioniero forse, ma se non altro al sicuro. In ogni caso, le ripetute scariche d’arma da fuoco l’avevano subito indotto ad allontanarsi dall’uscio in legno per tornare all’angolo tra le più protettive mura, a cercare ulteriore nascondiglio nella rinfusa catasta d’oggetti. E lì accovacciato e muto era rimasto, ma ad orecchie ben aperte...
Poi, dopo un tempo che non avrebbe saputo quantificare era tornato alle feritoie della porta, che seppure dalla limitata inquadratura gli avrebbero permesso di accertare la situazione esterna: da un bel po’ infatti non si erano più uditi spari, né alcun altro suono al di fuori del crepitio del fuoco, e anche se l’incendio là fuori restava in corso, dopo avere per sicurezza atteso e atteso ancora, alla fine si era azzardato a toccare la porticina, per provare a spingerla, con sorpresa scoprendo che l’uscio era tutt’altro che sprangato... Allora, per primo aveva cautamente cacciato fuori il naso aquilino, seguito dal mento, quindi dai baffi e infine da tutta la canuta zazzera di scienziato, controluce alle fiamme per la nera figura umana lì fuori sfiorando l’infarto!
- Mi serve una mano - così il tizio dal volto celato da un passamontagna alla soglia del pollaio aveva accolto la sua uscita allo scoperto, il battito cardiaco d’un povero vecchio che a stento resisteva... - Tutto bene? - a quel punto l’altro si era informato.
- … Sì... Tutto bene - con un filo di voce il professore si era udito rispondere, senza il minimo spirito per chiedere delucidazioni.
- Presto allora, ché a momenti arriveranno i pompieri!
- Pompieri? - Pompieri, certo, ché in lontananza le sirene dei vigili del fuoco si udivano sempre più distintamente, con tutta probabilità chiamati a estinguere l’incendio nel suo adorato giardino...
- Avanti, dobbiamo farli sparire tutti - e al rinnovato sprone il proprietario della villa ancora frastornato s'era guardato attorno, là a pochi passi sul tappeto erboso effettivamente scorgendo nel buio una persona riversa, la quale in tutto e per tutto aveva l’aspetto di un soldato... - Ho già ammucchiato gli altri, - lo sconosciuto intanto era andato comunicando nel dirigersi là nei pressi ad una discreta pila di corpi - ma adesso aiutami a portarli via da qui - afferrando per i piedi uno dei trapassati, atletico apprestandosi all’urgente suo lavoro...
- D’accordo... - a furia di sollecitazioni si era convinto, finalmente intuendo il motivo di quell’urgenza, e brancato a propria volta un paio di stivalacci, pronto a tirarli - Ma tu chi saresti, di grazia?
- Non c’è tempo adesso, portiamoli al pozzo e buttiamoli giù.
- Nel pozzo? E come farei poi a cavarli da là sotto?? Inquineranno acqua buona per anni! - così l’anziano dimostrando di essersi definitivamente riavuto dalla disavventura.
- Allora dove?
- ... Di là, vieni! - e sul prato trascinando a fatica il suo fardello, tra il chiaro e lo scuro della notte di mezzaluna l’ingegnere, attraverso il parco di sua proprietà, aveva indicato la strada.

Tutti i cadaveri trasferiti al punto di raccolta, via telecomando dal padrone di casa avviata l’apertura del portellone sul giardino, i corpi lungo il piano inclinato erano in breve rotolati di sotto ed ora l’enorme lastra metallica, sempre a comando, sul sotterraneo s'era già richiusa, con l’erba del prato tornando a mimetizzarsi completamente.
Mani alla schiena dolente per l’insolito sforzo, il professore: - Bene, ora io tornerei di là, a parlare coi pompieri...
- Racconta che l’incendio è partito dal barbecue appiccando al mucchio delle foglie secche, perché così è stato - lo sconosciuto allora aveva istruito.
- Intesi… Ma quindi... Hai dato tu fuoco al mio giardino?!
- Sa com’è, con quattro avversari armati di mitra, come diversivo è riuscito benone, mi sembra.

Incendio domato, vigili del fuoco con mille scuse e mille grazie congedati, davanti a un tè caldo nel salotto seduti al tavolo in centro al tappeto persiano, con più calma ora si sarebbe potuto discutere. Frattanto lo sconosciuto si era liberato del passamontagna, oltre agli occhi dal colore chiaramente poco giapponese mostrando anche il resto del volto, così confermando l’ipotesi che si trattasse di un ragazzo sui diciott’anni a dir tanto. Vestito di una speciale tuta rinforzata e assai spettinato, prima di tutto l’aitante ospite aveva chiesto di poter sciacquare la robusta lama con cui in giardino aveva agito, ché lorda di sangue adesso in casa avrebbe sporcato; quindi al tavolo del salotto il giovane si era sistemato, di lena prendendo a tuffare biscottini uno dopo l'altro nella tazza del tè, senza sosta...
- Adesso posso chiederti come ti chiami, giovanotto? - ... Ma non rammentando con certezza né cognome né nome dall’altro prontamente dichiarati: - Toglimi una curiosità, ragazzo: quanti anni hai?
E alla risposta tornandogli i conti, l’ingegnere possedeva ora tutti gli elementi per concludere che no, suo figlio con l’orfano, in quegli anni, non era affatto rimasto mani in mano.


Radice della penisola Izu, costa ovest, porto di Numazu, 7 ore prima.

L’attesa per l’imbarco sarebbe stata ancora lunga e di sicuro noiosa, almeno quanto il sudoku nel quale il suo compagno di viaggio sulla panchina all’ultimo sole lì, al molo d’attracco accanto al bagaglio, continuava a restare immerso...
- All’arrivo della nave manca ancora parecchio tempo: ora che abbiamo sistemato coi documenti, io andrei a farmi un giretto qui attorno.
Senza distrarre lo sguardo dal suo rompicapo: - Certo, va’ pure, ma tieni d’occhio l’orologio.

I porti e i loro dintorni da sempre gli risultavano tra i luoghi più attraenti, con l’andirivieni di variegata umanità e le attività ferventi, nell’apparente loro isolamento sempre pronti a riservare dietro l’angolo qualche sorpresa, come ad esempio l’ambulante venditore di fritture cui assolutamente non aveva inteso resistere... Quindi sgranocchiando squisite seppioline in pastella aveva assecondato il richiamo delle onde, che a un solitario porticciolo per barche l’aveva condotto, seduto sulla scogliera nel vento a godersi lo spettacolo che ben conosceva e che mai deludeva: quello del sole che maturo come un’arancia enorme all’orizzonte stava per toccare l’acqua di mare, in quel modo dando l’impressione di intiepidirla per la notte, e al ritmico e profondo respiro della risacca era già sera. Allora aveva controllato l’orologio, calcolando che nel giro di un quarto d’ora al molo d’imbarco sarebbe stato di ritorno, ampiamente in tempo per la partenza. Se non che, nel rialzarsi dal grande scoglio artificiale che tra gli infiniti altri gli era servito da sedile, all’udire voci provenire proprio dal mare si era meravigliato, perché la superficie dell’acqua là davanti fino a quel momento si era presentata assolutamente deserta... Dunque, quel natante che là sotto il suo sguardo nel crepuscolo mostrava la prua alla costa era forse sbucato dal nulla? Né a quelle voci aveva potuto evitare di prestare orecchio, anche perché più nel silenzio si avvicinavano alla riva e meglio le distingueva, come amplificate in stereofonia... Finché la barchetta a remi si era accostata al punto che gli enormi frangiflutti in primo piano l’avevano nascosta alla vista, ma ugualmente stando là in cima i suoni come a teatro dal basso del molo giungevano chiari, mentre lui dall’alto tra gli scogli si era sporto a curiosare... E nei circa due minuti di ascolto e osservazione intercorsi, quel che aveva visto e sentito era stato sufficiente per indurlo a tornare immediatamente al punto d’imbarco, stavolta non passeggiando bensì correndo a più non posso per le viuzze che a quell’ora si erano spopolate...
Giunto a destinazione, però, il compagno di viaggio sulla panchina a fronte del molo non c’era più, ma per fortuna al primo tentativo l’aveva ritrovato dov'era più logico cercarlo, cioè nel caffè là nei pressi, nel quale trafelato aveva fatto ingresso, trovandosi ad insistere non poco per convincere l’altro ad uscire, ché certi discorsi non sono da bar. E una volta all’esterno, a bassa voce prima d’un fiato gli aveva riferito e poi aveva dovuto ripetergli tutto daccapo, dato che alle sue parole si stentava a credere:
- Li ho sentiti bene, ti dico: parlavano di “energia fotonica” e sono tipi molto strani, tutti vestiti uguali, come soldati ma col gonnellino, tranne uno che ha addosso un pastrano lungo fino ai piedi...
Nell’ascoltarlo per la seconda volta da incredulo l’altro si era fatto sempre più scuro in volto e, alla fine, per entrambi aveva stabilito il da farsi…

- Dunque io sono salvo quasi per miracolo, - ascoltato il racconto del ragazzo, davanti alle tazze da tè ormai vuote il professore aveva compreso - visto che chi intendeva farmi una sorpresa per qualche motivo ha preferito sbarcare alla costa di là, mentre Kenzo per Bardos si è già imbarcato, da solo...
- Proprio così - il ragazzo aveva confermato, passando a indagare - Hai un’idea di chi fossero gli incursori e di che cosa esattamente cercassero qui alla villa?
- Mmh... No, “esattamente” non ne ho idea, ma a giudicare dall’aspetto di quei quattro soldati...
- Difatti: elmi, spade, gonnellini, tolti i loro mitra sembravano saltati fuori dalle pagine di un libro di storia, dai primi capitoli intendo. Per non dire del tizio o tizia che li comandava, che parlava con una voce incredibile, come fosse due persone insieme, ma sta di fatto che alla mal parata dal giardino se l’è data a gambe. Allora per sicurezza l’ho seguito di nuovo, finché sono stato certo che stesse davvero scappando verso il molo, e chissà poi dove sarà andato a cacciarsi quel bizzarro individuo... Professore, ma proprio non si sa cosa quel dottor Hell stia combinando su quell’isola in Grecia?
- Ah, ecco il vero quesito, giovanotto! Quando due mesi fa all’improvviso Hell, dopo tre anni che non ci si vedeva né ci si sentiva più, si è ripresentato all’istituto del Fuji chiedendo di me, non sapendo dove trovarmi, Yumi si è premurato di recapitare la lettera del collega alla mia residenza in Tokyo, da dove la busta è stata reindirizzata qui. In quella lettera Hell accenna alle nuove e più recenti scoperte che avrebbe fatto a Bardos, invitandomi a tornare sull’isola per illustrarmele, tuttavia... Tuttavia non ho ritenuto opportuno accettare la proposta, dato che qui in Giappone al momento ho già abbastanza da fare... Comunque, della novità ho pensato di informare mio figlio, così gli ho telefonato e allora Kenzo, come sai, si è offerto di recarsi a Bardos per andare a verificare coi suoi occhi ciò che tu mi hai appena chiesto.
- Però, professore, mi sembra di capire che di questo Hell non vi fidiate granché, o sbaglio?
- A dire il vero, Hell come persona non mi è mai piaciuto, già da quando frequentavamo insieme l’università, ma a quei tempi si trattava unicamente di questioni personali, appunto. Come scienziato invece si tratta indiscutibilmente di un genio, motivo per cui, quando in seguito si cominciò a collaborare per ricerche che si prospettavano importanti, finii per convincermi che il sodalizio professionale tra noi fosse ideale: un bioingegnere e un ingegnere robotico che insieme rischiavano di compiere la più grande scoperta che si potesse concepire, in campi che i nostri rispettivi saperi coniugavano in modo impensato, sorprendente addirittura...
- Sono molto preoccupato, professore - a quel punto il giovane aveva interrotto.
- Anch’io, e non te lo nascondo. Se all’idea di Kenzo di tornare senza di me a Bardos non mi sono opposto è stato solo perché mio figlio mi ha tranquillizzato, dicendo che qualcuno di fidato e capace l’avrebbe accompagnato, parlando di te, come del resto potevo immaginare. Quel che invece non potevo immaginare è la velocità con cui gli eventi sembra stiano precipitando...
- Allora dobbiamo raggiungere il Dottor Kabuto su quell’isola, subito!
- “Subito” è una parola grossa, ragazzo, almeno quanto ciò che converrebbe portare con noi sin là.
- E cioè??
Alla domanda, il professore dalla sedia s’era levato, guardandosi attorno con fare circospetto prima di rispondere:
- Spostiamoci da questo tappeto, così vedrai.

Ciò che nel sotterraneo della villa aveva visto, confrontandolo coi progetti del Dottor Kabuto che, Brain Condor a parte, stavano ancora tutti sulla carta, l’aveva lasciato senza parole. Persino il nome di quella macchina era esaltante.

Risaliti nel salotto:
- Ora ti prego, ragazzo mio, dimmi che sai portare una motocicletta - il professore aveva tenuto a sapere.
- Certo che sì: quando ho compiuto quattordici anni il Dottor Kabuto mi ha regalato la mia prima due tempi - senza che nemmeno gliel’avessi chiesta - Poi, da due anni a questa parte siamo passati alle quattro tempi e al momento guido una seicento di cilindrata - anche se ancora non ne avrei l’età.
- Bene, sono confortato: vedo che mio figlio non ha trascurato proprio nulla - perché mentre lui in questi anni si è fatto sostanzialmente gli affaracci suoi, al contrario io, sugli sviluppi del mio lavoro, l’ho sempre tenuto aggiornato! - E adesso scusami, ho una telefonata urgente da fare.
- Ma professore, sono le tre di notte, o del mattino se preferisce, e...
- Figliolo, ascolta, il mio nome è Juzo e così “se preferisci” mi puoi chiamare - ché il tuo continuo passare dal tu al lei mi rende schizofrenico - E la telefonata che sto per fare è alla mia assistente, per avvertirla di contattare prima possibile la baby-sitter - e alla faccia perplessa del bravo giovane - Tranquillo, si tratta di persona più che fidata che in tutta questa faccenda darà una bella mano, anche se avrebbe un figlio piccolo di cui occuparsi... Ma ti assicuro che l’idea di affidarlo per partire quanto prima alla volta dell’isola di Bardos non la disturberà, anzi.

...

Trillando alle sei del mattino il campanello della villa aveva sbrandato un giovane che nell’attesa, causa pedinamento con massacro notturni, in tuta da combattimento sul sofà in salotto era stato vinto dal sonno, mentre il padrone di casa, che di dormire stavolta in particolare non avvertiva necessità, recatosi al videocitofono aveva appurato:
- Proprio come pensavo, è arrivata anche prima del previsto.

- Buongiorno, Juzo.
- Buongiorno a te, se di buon giorno vogliamo parlare: scommetto che nemmeno la tua baby-sitter lo considera tanto buono, visto l’orario a cui l’avrai buttata giù dal letto. Comunque, Tsubasa, questo è Tsurugi Tetsuya e, Tetsuya, questa è la mia collaboratrice, la biotecnologa Nishikiori Tsubasa.
- Ah, ecco qui il favorito di Kenzo, dunque. Mi chiedevo quando mai avremmo avuto il piacere di fare la tua conoscenza - posando un grosso zaino da trekking su una sedia l’assistente del professore, una bella donna sulla trentina, un carrè di folti capelli castano caldo e vividi occhi verdi, con un sogghigno aveva salutato.
- Be’, mia cara, come ti dicevo prima al telefono, questo ragazzo stanotte mi ha salvato la pellaccia, perciò direi che si tratta del benvenuto. E tu, figliolo, bada di non lasciarti intimorire dalle maniere di questa donna che controbilancia l’iperfunzionalità dei suoi neuroni con un carattere che te lo raccomando. Ed ora mettiamoci al lavoro, ché non abbiamo tempo da perdere.

Entro il mezzogiorno, dal professor Juzo Kabuto senza badare a spese era già stato affittato un mercantile adatto, che salpando direttamente dalle coste di Atami con un carico che anche al capitano della nave sarebbe rimasto ignoto, trasportando carburante di scorta senza scali avrebbe fatto rotta per una certa isola greca, incrociando sui mari al massimo della velocità possibile per un cargo. Quindi nei pressi della medesima isola la nave sarebbe rimasta a disposizione in rada, nell’attesa di un rientro in patria in cui, data la situazione, più che altro si sperava. Durata della traversata: tre settimane di navigazione, un tempo che ai loro occhi di gente con una fretta del diavolo pareva infinito, ma per trasferire a destinazione quel loro speciale carico, un sistema più rapido purtroppo non esisteva...

- Ad aver immaginato di dover un giorno andare noi fino in Grecia a stanare Hell, - ad un certo punto della giornata Tsubasa aveva considerato - avresti fatto bene a progettare e costruire anche una nave a energia fotonica, eh, Juzo?
- Già, - seriamente l’altro aveva commentato, con la sua voce roca e stridula che era quella della massima autorità nel campo in questione - a pensarci, potremmo tenere questa nave in darsena, a modificarla, smontandole il motore per sostituirglielo con uno di mia fabbricazione: arriveremmo prima lo stesso.
- Dite davvero? - uno speranzoso Tetsuya allora aveva chiesto, ma chissà perché gli altri due non gli avevano dato retta, calmi e metodici al tavolino del salotto riprendendo a programmare ogni passo che fosse programmabile... Ma interrompendosi di nuovo dal pianificare:
- Ah, nel frattempo, figliolo, - Juzo improvvisamente aveva realizzato - anziché startene lì impalato, sarà meglio che tu con quella motocicletta vada a fare un po’ di pratica, a provarne l’agganciamento. E se oltre a quella tuta possiedi anche un casco protettivo, conviene che in qualche modo tu lo vada immediatamente a recuperare.

La notte stessa, alle ore 01:00 in punto, ufficialmente a causa di un guasto parziale la centrale fotonica alle pendici del Fuji aveva di colpo lasciato la cittadina costiera di Atami completamente al buio. Al momento del blackout nel sotterraneo della villa, al lume elettronico d’una cloche sotto il portellone spalancato alla costa:
- Juzo, per piacere, fatti più in là, ché in questo abitacolo c’è poco spazio.
- Ah, se la metti così, d'accordo: so io dove andare a sistemarmi... Ecco fatto, e adesso via, ragazzo, di corsa!
- Sono pronto, ma mi raccomando lì fuori, professore, si tenga forte!
- Non preoccuparti, figliolo, ché questa è la mia creatura: ENERGER ZETA, AVANTI TUTTAAA!!!

Esattamente venti minuti più tardi, altrettanto ufficialmente il guasto alla centrale del Fuji era stato riparato, ma due minuti prima che le luci di Atami nella notte tornassero a brillare, nel mercantile che al punto concordato della costa li aveva attesi tutti e tre contemporaneamente col loro deambulante mezzo d’eccezione si trovavano già imbarcati, puntuali come da cronoprogramma, con tutto l’equipaggio che momentaneamente come da contratto stava ritirato sottocoperta col divieto permanente di scendere allo scafo.
Viaggiando appollaiato sulla spalla della sua meccanica creatura antropomorfa che nella pancia della nave adesso era stivata supina, l’ingegner Kabuto aveva forse un po’ sofferto i contraccolpi del trasferimento in corsa sostenuta, ma decisamente ancora in gamba, asciutto e nervoso lo scienziato dalla sua postazione come un grillo era saltato al fondo del cargo che intanto era salpato, lentamente prendendo il largo dalle coste giapponesi...
- Tutto a posto, professore?
Rassettandosi la giacca del completo sahariano - Benissimo, ragazzo. - Juzo aveva tagliato corto, ché la preoccupazione sul suo volto come nella sua voce non era minimamente dovuta agli acciacchi dell’età, bensì al pensiero dell’imminente soggiorno mediterraneo il quale stavolta più che mai si presentava carico di sorprese... Allora:
- Avanti, saliamo in cabina a recuperare quasi due notti insonni - decisa come sempre Tsubasa aveva risolto per tutti e tre.


Il giorno precedente la partenza, nel laboratorio al pianterreno della villa, al pensiero di - Ah, ferraccio scadente e pure di dubbia provenienza - a piè pari aveva scartato l’idea di reimpiegare quel metallo per renderlo parte d’un prossimo robot gigante. Che fare dunque dei giunti e delle piastre ferrosi che senza sorpresa, dissezionando, aveva scoperto integrare ossa e derma dei soldati le cui carcasse insieme a un mucchio di elmi e spade d’epoca protostorica gli stavano ingombrando casa?

Così, una settimana dopo la partenza per Bardos, mentre una squadra di giardinieri rimediava ai danni di un incendio, nel parco della villa di un ingegnere col pallino dell’archeologia l’idraulico montava una statuetta brunita, nuova di zecca in stile neoclassico riproducente la Nike di Samotracia, alata e zampillante in centro alla vasca dei pesci a fare adesso bella mostra di sé.


Il tempo del lungo viaggio per mare era stato trascorso quasi esclusivamente a prefigurarsi ogni possibile scenario che all’approdo in Grecia avrebbe potuto accogliere, intanto che il giovane pilota al robot sdraiato nella pancia della nave almeno una volta al giorno scendeva, meticoloso a riprovare la manovra con cui la potente due ruote inserendosi nella macchina diveniva per quest’ultima la postazione di comando.
Recatisi ad assistere a una di tali acrobatiche, rombanti esercitazioni...
- Ma davvero, Juzo, credevi di poter costruire tutto ciò sotto il mio naso senza che io sospettassi di qualcosa?
- Be’, a tenere segreto il cantiere di sotto io ci ho provato, convinto che le nostre ricerche al laboratorio del piano di sopra, insieme al bimbo, ti tenessero impegnata abbastanza per non accorgerti di nulla. Comunque, a onor del vero, il progetto di questa macchina è di Kenzo.
- Bene, ma a proposito del laboratorio di sopra, Juzo: che ne pensi del modo con cui le parti meccaniche in quei quattro corpi sono state integrate con la base biologica?
- Mi è sembrato un sistema sbrigativo. Efficace magari, ma rudimentale.
- È l’idea che mi sono fatta anch’io... Però, se davvero si trattasse dell’opera del mio primo insegnante, la sua tecnica negli anni dovrebbe essersi raffinata, invece...
- Invece, potrebbe darsi che il tuo ex maestro non stia puntando tanto alla qualità...
- Quanto alla quantità, è questo che intendi?
- Precisamente, Tsubasa, è proprio ciò che intendo.
- Accidenti, in tal caso saremmo in guai ancora più seri di quel che pensavamo: Hell starebbe costruendosi addirittura un esercito...
- A maggior ragione, starà a noi fare il possibile perché simili piani non conoscano un seguito.
- Allora, Juzo, sarà meglio che mettiamo al corrente questo ragazzo di ciò che sull’isola potrebbe trovarsi di fronte, almeno per quel che ne sappiamo.
- Mmh... Anche tu temi che Hell sia riuscito a rimettere in funzione i giganti meccanici di Bardos?
- No, altrimenti ci avrebbe attaccati direttamente con quelli, immagino. Piuttosto parlavo di Hell stesso e di Ashura, che non sono propriamente i personaggi più affabili cui fare visita, e anche di un po’ di storia dell’isola di Bardos, di modo che il nostro giovane pilota, per quanto abile, non rischi di trovarsi là totalmente spiazzato.
- D’accordo, ma... Giusto per capirci, Tsubasa, tu avresti intenzione di rivelare a questo ragazzo anche la storia di Ashura, compresa la sua natura e come abbia fatto a tornare in vita?
- Direi che a questo punto sia indispensabile, ovviamente lasciando che Hell risulti l’unico responsabile della faccenda: molto meglio che Tetsuya a quei comandi stia il più sereno possibile, senza pensieri che rischino di turbarlo o di confonderlo troppo, considerato che si tratta di poco più che d’un ragazzino.
- Parlando di turbamenti, Tsubasa, dimmi un po’: come ti senti al pensiero di rivedere Kenzo?
All’ultima domanda, tutt’altro che serena la nuora si era istantaneamente avvalsa della facoltà di non rispondere nient’altro che - Salgo sul ponte a prendere un po’ d’aria.

E l’aria che soffiava sul ponte della nave, ove il suocero in breve l’aveva raggiunta, era parecchia...
Collo incassato nel bavero e mani affondate nelle tasche della giacca, a ripararsi dall’insopportabile ventaccio:
- Solo perché tu ne sia al corrente, Tsubasa, prima di partire ho telefonato al campeggio.
- … Scusami, quale campeggio?
- Quello dove si trova il nostro Koji, ad avvisare di prolungare il suo soggiorno là per tutto il mese prossimo.
Seduta su un cassone in ferro verniciato, il caschetto dei capelli sferzati dal vento a scoprirle del tutto la nuca, l'ancor giovane schiena di Tsubasa stava curva, come a sopportare un peso per lei evidentemente troppo gravoso...
- Grazie, Juzo, per prenderti cura tu di quel bambino...
- Oh, di nulla. Si tratta di mio nipote e l’occuparmi di lui è solo che un piacere.


Nel pieno dell'ultima settimana di traversata, con l’ingresso nel Mare Arabico le coste del Medio Oriente sulle acque si erano delineate sempre più nitide e quindi sempre più avvolgenti man mano che la nave si addentrava nel grande Golfo di Aden, in previsione di infilarsi nella stretta artificiale del Canale di Suez... E allo sbocco di quello, da Porto Said spingendo di nuovo i motori della nave al massimo, meno di un giorno di navigazione li avrebbe separati dalla meta.



- Su, avvicinati...
Osserva coi tuoi occhi le incredibili risorse
che dal lontano passato giungono direttamente nelle nostre mani,
affinché le nostre menti ne possano disporre...
Menti superiori, la mia, e la tua...
Oh, sono sicuro che anche tu, come me, hai realizzato questo aspetto che ci accomuna...
Mi chiedo però se tu abbia riflettuto sulle infinite opportunità che qui ci vengono offerte...
In caso contrario ti invito a farlo adesso,
perché tu ed io insieme saremo capaci di grandi cose...
Non lo credi anche tu, Kenzo??


- il seguito al prossimo capitolo -



Per lamentarsi del mal di mare, da questa parte, prego: https://gonagai.forumfree.it/?t=72981448&st=345#lastpost

Edited by TsurugiTetsuya - 25/9/2023, 20:41
view post Posted: 25/3/2022, 22:45     +1TsurugiTetsuya FF Gallery - solo commenti - Fan Fictions
Ragazzi, in questa gallery altro che rovi: qui è ricresciuta la foresta primaria!
Per rimediare, anziché a soluzioni poco ecologiche ricorrerei alla classica cesoia, per farci strada con metodo a riprendere il filo delle vicende dal punto al quale erano rimaste, con un grazie di cuore a Luce per essere di recente arrivata a darmi una svegliata :thx:

P.S.
Per i lettori non proprio maziger maniaci, anticipo cosa in questo capitolo 37 e nel successivo troverete di Nagai: del maestro troverete i personaggi, oltre che le storiche trame a lungo termine.
Gli avvenimenti qui narrati sono invece frutto di mia fantasia, ispirati dal regista Imagawa ovvero dal reboot “Mazinger Edition Z”.
E da questo momento nella FF le visioni dei due maestri si trovano parzialmente intrecciate.

Un saluto a tutti :wub: ,
a presto.
2062 replies since 7/9/2016