CITAZIONE (shooting_star @ 18/12/2015, 15:21)
...conto che dopo il capitolo che sto per postare saranno altri a render viva la fan section
.
Ci provo! Ultimamente si è parlato un bel po’ della scomparsa della ferita di Daisuke. Qui, due parole sulla sua comparsa, anzi
ricomparsa.
Come essere d’aiuto a una persona cara, che ha appena saputo di stare parecchio male? Se lo chiede una certa ragazza, nei giorni successivi all’episodio 30.
In cucina
Cucina deserta, tiepida. Tavola apparecchiata e colazione in caldo sul fornello. Solo la luce è spenta e tutto è immerso nel silenzio. Dietro le tendine della finestra, il cielo si tinge di rosa.
Danbei, Goro, Koji… niente di strano che non ci siano - soprattutto Koji - ma lei...
Comunque, accende la luce, si siede e fa colazione da solo. Oggi avrà molto da fare, sono giorni che lavora poco, alla fattoria. Non riesce a concentrarsi, è teso allo spasimo, in attesa del prossimo attacco. Ha poco tempo, deve riuscire! Deve!
Nella stalla i cavalli mangiano tranquilli; l’acqua è pulita, appena cambiata.
Ma, cosa…? Bene, tra poco li farà uscire, così potrà abbandonarsi alla corsa e non pensare, non pensare… In attesa del prossimo attacco. Deve far presto, deve riuscire…
“Ehi! Forza, forza! Qui si batte la fiacca! Ah! Vi ho trovato finalmente, avanti, avanti, facciamo uscire i cavalli”. Danbei sbuca di gran carriera da dietro l’angolo della stalla e infila la porta sbraitando.
“Daisuke, basta perdere tempo! Hikaru! Hikaru! Dov’è Hikaru?” Danbei si guarda intorno. “Ehi, dove ti sei cacciata, eh? Cosa stavate facendo voi due, eh?” Nessuna risposta.
Hikaru! Ma dov’è? Non è in cucina, non è nella stalla, ma ci è stata. Sì, ci è stata prima di me. Ha lasciato tutto pronto e ha fatto anche il mio lavoro con gli animali.
Colpi ritmici da dietro la casa. Un ciocco cade sulla catasta.
Ancora un paio di pezzi, poi può bastare.Hikaru si asciuga il sudore, riprende fiato un momento. In autunno inoltrato, con l’aria pungente e il buio che scende presto, accendere il camino è piacevole. Ma è meglio che se ne occupi lei, lui non deve correre rischi. Dopo l’incidente, non sopporta l’idea che per qualche sciocco motivo provi ancora dolore.
I colpi riprendono regolari, decisi.
Era lì, sul lettino dell’infermeria, stravolto, i lineamenti contratti. Il dolore così forte, da provocargli spasmi violenti. Lei è riuscita a trattenerlo, almeno quel tanto da permettere al professore di curarlo. Però…
Oh, Daisuke…Rari i momenti di confidenza tra loro, preziosi, sempre sofferti. Ogni volta, scopre ferite mai del tutto sanate. Adesso, però, è diverso: adesso la ferita è sul corpo.
… ti hanno tolto tutto! Non puoi più contare nemmeno sulle tue forze… “Ma io ti aiuterò!” Pensa ad alta voce e rialza la testa, fiera.
“Ehi, ma sei qui! Ma che diavolo stai facendo? Questo è compito di quel buono a nulla di Daisuke!”
“Papà! Non ti intromettere! So io quello che devo fare! E non ti azzardare a …”. Si ferma a metà. Da dietro l’angolo è spuntato anche lui, lo sguardo smarrito.
“Hikaru, che fai? Tuo padre ha ragione, lascia, ci penso io.”
Si fa togliere di mano l’accetta, arrendevole, mentre sorride tra sé, soddisfatta di aver quasi finito il lavoro. Però, non le sfugge il tono apparentemente leggero di lui, in contrasto col volto teso e la mente lontana.
La giornata trascorre senza sorprese. Dietro ai cavalli si godono lunghi momenti di solitudine. Danbei si è calmato. Con Hikaru alla fattoria, non ha motivo di preoccuparsi e si abbandona volentieri ai ricordi. Alterna i racconti a generose sorsate dalla fiaschetta, finché non rimane altro che un sonoro russare e il ronzio delle mosche.
Fanno ritorno all’imbrunire. Sono ancora lontani, in cima alla collina di fronte casa.
“Papà, Daisuke, venite! E’ pronto!” La figuretta si staglia esile nel rettangolo luminoso della porta della cucina, con grandi cenni di saluto. Da dentro, arriva distinta la voce squillante di Goro, che scherza con Koji. I suoni, le immagini, come un soffio di aria pulita. La morsa si allenta, per un istante riesce a sorridere.
“Daisuke! Come è andata oggi con Taro?” Il puledro neonato è la novità degli ultimi giorni.
“Bene, Goro.”
“Oh, dai, non farti pregare! Per favore, raccontami! Si è allontanato un po’ dalla madre?”
“Sì, certo… vedrai, imparerà presto…”
“Goro, mangia! E non essere insistente!” L’intervento di Hikaru gli evita di continuare.
A tavola piomba il silenzio. La compagnia degli altri gli pesa: fingere la serenità di prima è superiore alle sue forze, ma con lei è più penoso ancora. Si sente scoperto. Anche senza guardarla, percepisce la sua domanda muta.
Dovrei parlarle, ma per dire che? Non saprebbe mentire e, del resto, il futuro è avvolto nella nebbia. Sa solo di avere poco tempo; vive in attesa del prossimo attacco. E poi, lei è già al corrente di tutto. Di quasi tutto.
Già, quasi…Meglio andar via.
Finisce di cenare senza una parola, borbotta una scusa ed esce di corsa. E’ allora che lo sconforto lo assale, duro, improvviso. Inforca la moto e parte rombando.
“Ehi! Che maleducato! Andarsene senza neanche salutare!” Hikaru e Koji si riscuotono alla voce del vecchio. Incrociano un rapido sguardo, poi ognuno ricade nei propri pensieri.
***
Notte limpida, aria frizzante, il sangue affluisce alle guance e schiarisce le idee. Daisuke guida a lungo tra i boschi e arriva al lago, in cima alla scogliera. Smonta dalla moto, si guarda intorno, respira a pieni polmoni. Uno scenario stupendo! Per questo deve combattere, è questo che deve proteggere… Quando alza gli occhi, la visione gli mozza il respiro: miriadi di stelle, come granelli di sabbia! Le ha viste migliaia di volte, di molte conosce i segreti, ma ora gli parlano d’altro. Gli ricordano la sua debolezza. Improvvisamente si sente piccolo, di fronte all’immensità... E immenso è il compito sulle sue spalle.
Devo farcela! Per questo cielo, devo farcela! Devo sconfiggere Vega.Rientra alla fattoria a notte fonda, quietato. Da domani riprenderà in mano il lavoro; nei giorni passati ha vissuto come un sonnambulo, non si è accorto che ha fatto quasi tutto Hikaru.
Così non va. Posso ancora vivere una vita normale, sono ancora forte abbastanza.La fragilità è nella mente, torturata da un pensiero ossessivo: il tempo che passa, in attesa del prossimo attacco…
Che vengano, che vengano presto, quando ancora posso combatterli! Devo fare in fretta, devo sconfiggere Vega.
Ha avuto cura di spegnere il motore ad una certa distanza e di condurre a mano la moto nella rimessa, ma lei lo sente arrivare, perché lo ha aspettato.
Sei tornato. Un sospiro di sollievo. Ad occhi chiusi appoggia la fronte sul vetro della finestra.
La ferita ti ha sconvolto,lo so, ma… migliorerà! Vedrai che migliorerà. Intanto non devi stancarti. E che questi maledetti allarmi ti lascino in pace! …almeno per un po’, almeno il tempo di rimetterti.Sente i passi nel corridoio ed è tentata di aprire la porta, ma si trattiene. Qualcosa le sfugge, lo intuisce, però non vuole forzarlo, teme di fargli del male.
Eppure… Che devo fare? Non posso andare avanti così!Di colpo, capisce che fare. Ora può andare a letto.
“Ciao Hikaru! Hai dormito bene?”
“Sì, grazie! E tu?” Non riesce a mascherare un moto di sorpresa: l’ha preceduta!
Mangiano in silenzio, guardando nei piatti. Alla fine, lui alza gli occhi per primo:
“Perché ti sei messa a fare tutto senza di me?”
“Che intendi?”
“I lavori pesanti.”
Risponde decisa: “Non voglio che ti stanchi, non voglio che ti succeda qualcosa, mentre ti occupi di quelle sciocchezze.”
“Non sono sciocchezze. E’ la mia vita.”
Quello che rimane della mia vita.“Non voglio perdere anche questo prima del tempo.”
Non voglio perdere i momenti con te.Mentre lo pensa, le accarezza una mano.
“Prima del tempo? Ma… Daisuke! Perché?” Prende la mano di lui tra le sue, se la porta al volto e vi appoggia dolcemente la guancia.
Lui continua, fissandola: “Devi smettere, io posso farcela. Me lo prometti?”
La risposta si perde, sommersa da un diluvio di voci:
“Ritardatario! L’autobus sta per passare! O ti vuoi far superare da quel bestione di Banta? Sei o non sei un Makiba?!? Ah! Questi giovani! … Ai miei tempi! …”
“Ma papà, ho fame! La colazione!!!” Goro sfreccia verso la porta di casa, inseguito dal padre. Ai due giovani sfugge un sorriso. Uno sguardo d’intesa e Hikaru scatta per dare al fratello il pacchetto della merenda. Il tempo di un bacio, di sistemargli la sciarpa e torna in cucina, ma Daisuke è scomparso. E’ già nella stalla, insieme a suo padre.
“E questo è l’ultimo. Quattro bidoni da dieci litri ciascuno. Dovreste essere a posto per i prossimi giorni”. La consegna del latte alla mensa del Centro è completata. Ora può cercare il professore. Lungo la strada è stata assillata dall’incertezza, ma alla fine ha deciso. Per nulla al mondo vorrebbe disturbare il professore, tantomeno per motivi banali. Tuttavia non ha scelta. C’è qualcosa di grave che non è riuscita a capire da sola, o forse, non ha voluto. Un’eventualità che la sua mente ha respinto, prima ancora di contemplarla.
“Professore… mi scusi.”
“Buon giorno Hikaru, ben arrivata. Sei venuta da sola?”
“Ero qui per la consegna del latte. –Esita appena un istante – Se non la disturbo, avrei una cosa da chiederle…”
Sguardo a terra, voce bassa, mentre parla tormenta l’orlo della camicetta. Si vede che è in ansia.
“Tu non disturbi mai, Hikaru. Vieni, prendiamo un caffè.” La accompagna nello studio privato.
Attende che si trovi a suo agio, poi con un lieve sorriso, si mette in ascolto.
“Dì pure.”
“Si tratta di Daisuke!”
Lo immaginavo.La ragazza prende un respiro profondo, si sforza di mettere ordine nel caos dei pensieri.
“Professore, dopo l’incidente è cambiato! Si è chiuso in sé stesso. Si sente… – cerca la parola giusta – si sente minacciato.”
Umon la lascia parlare.
“Non ha paura, no. Sembra piuttosto che un pensiero fisso si sia impossessato di lui. Professore, devo aiutarlo! Ma lui non vuole, dice che è forte abbastanza e che non vuole perdere nulla prima del tempo.”
Continua a sfogarsi e a tratti si torce le mani, per poi abbandonarle inerti nel grembo. Sembra così piccola, seduta davanti a lui a testa china, le spalle curve. Infine, alza lo sguardo, lo scruta con quei grandi occhi tristi e allarmati.
“Che significa, professore? Che devo fare?”
Brevemente, considera le alternative: lasciare che il segreto di Daisuke rimanga tra loro, tra padre e figlio? Forse sarebbe la cosa migliore. Di sicuro lo sarebbe per lei. Ma per lui? Il dubbio si insinua. Sa bene che suo figlio ha bisogno della forza tranquilla di questa ragazza minuta e tenace. La sua vicinanza lo ha rasserenato, lo ha reso più stabile… Ma ora non riesce a parlarle.
Lo capisco. Anche per me sarebbe lo stesso.Decide di essere franco.
Si alza, gira intorno alla scrivania, le si avvicina. La giovane si alza a sua volta.
Sceglie con cura le parole, non vuole nasconderle nulla, ma nemmeno ferirla inutilmente. Una mano sulla spalla, l’altra a sollevarle leggermente il mento, la guarda negli occhi: “Hikaru, Daisuke sarà con noi ancora per poco. La ferita lo porterà via in pochi mesi.”
E’ come uno schiaffo violento, che le strappa un grido. Ma il grido, feroce, lacera il cuore e la mente. Dalla bocca esce appena un filo di voce, un singhiozzo strozzato.
“Non è giusto! Professore, non è giusto! E’ così giovane!”
Siamo così giovani!Deglutisce a fatica. Avvampa a quel pensiero meschino. Il dolore è di Daisuke, la condanna è di Daisuke! Di nessun altro. Ed è lui che bisogna compiangere. Nessun altro.
“Professore, com’è possibile? Che cosa possiamo fare?”
La abbraccia paterno e in attesa che si acquieti il tremito che la scuote, le spiega pazientemente che quel tipo di contaminazione sulla Terra non esiste; non esistono studi riguardo agli effetti sugli organismi viventi e di conseguenza, purtroppo, non esistono nemmeno rimedi. Lui se ne sta occupando giorno e notte, ha coinvolto i suoi amici medici, gli stessi che hanno curato Daisuke al suo arrivo… Tutto quello che si può fare, al momento, è sfiammare la zona e lenire il dolore; ma la lesione progredirà…
La stacca da sé e la fissa, turbato a sua volta. Parla a voce bassa, precipitosa.
“Hikaru, stagli vicina. Ora il suo unico desiderio è sconfiggere Vega, finché ne ha le forze. Vive in attesa del prossimo attacco. Teme solo di non avere più tempo. Aiutalo a vivere il tempo che resta, lasciagli fare le cose che ama, le cose di sempre.”
“Sì, professore. Lo aiuterò.”
Sulla via del ritorno, gli zoccoli al passo la cullano a un ritmo che anestetizza il dolore. Ha tempo di meditare.
La vita tornerà come prima, Daisuke. Te lo prometto. E il tempo che resta, ti basterà.Le brillano gli occhi, mentre si fa strada un nuovo pensiero:
Vega sarà sconfitto. E anche io farò la mia parte.***
Dalla porta accostata filtra una lama di luce e rischiara debolmente le scale. Scendendo, sente il lieve rumore dei preparativi, poi tutto tace. Si ferma un momento prima di entrare; ad occhi socchiusi, la immagina. Seduta in cucina, Hikaru lo aspetta per colazione.
Per i vostri commenti:
https://gonagai.forumfree.it/?t=71687755Edited by Annushka18 - 22/12/2015, 12:49