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Votes taken by .Luce.

view post Posted: 13/12/2023, 06:45     +1Fan art di sunnyday2000 - Commenti - Fan Art
Che bella la Principessa delle nevi :clap:

Disegno in linea con la stagione attuale, anche :dio:
view post Posted: 12/12/2023, 12:24     +1Attenzione: l'onore è in arrivo/Il Grande Mazinga nel regno del terrore - Episodi Grande Mazinga
Di questo episodio ho apprezzato maggiormente la prima parte. Il combattimento non mi ha molto entusiasmato.
view post Posted: 11/12/2023, 07:26     +1Luce's fiction gallery - commenti - Fan Fictions
Primo stipendio erogato, giusto! Più gli straordinari- E non lo ha perso nell'incidente di volo ;P
Era da tempo che mi facevo domande sui minidischi e la loro reale utilità: in una puntata perfino Rigel riesce a distruggerne uno!
Sono solo carne da macello e un notevole dispendio di materie prime per i veghiani.

E anche i nostri eroi, sempre occupati in imprese belliche, hanno il diritto di godere un Natale come tutti.


Grazie :] <3 <3

Edited by .Luce. - 12/12/2023, 06:14
view post Posted: 10/12/2023, 18:36     +1H. ASTER's FICTION GALLERY - Commenti - Fan Fictions
Bel finale! Mi viene da ridere a pensare alla faccia di Procton quando deve sentire: "c'è un'altra spesa.... ancora una.... poi ci sarebbe..." :rotfl: ^U^ :clap:

Ormai tutti hanno le tasche vuote, però sono salvi. Che serva da lezione da entrambe le parti! :faccina: :prof:

Trovata geniale, bravi! :clap:
view post Posted: 10/12/2023, 08:13     +3Luce's fanfiction gallery - Fan Fictions
NATALE IN COMPAGNIA

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Da questa bellissima immagine di Handesigner, io metto la storia

Tetsuya riflette, pensa, e decide di abbandonare per sempre l’atteggiamento a tratti da duro con Jun, e le promette un futuro tutto rosa, complicità, collaborazione, comprensione e compagnia.
Lei, dopo qualche titubanza dimostra di credergli, almeno vuole, visto che nel passato si era illusa così tante volte: bè ora che la tiene tra le braccia in quel modo e con quello sguardo, può anche crederci. “Ad ogni modo, per sicurezza, eviterò di fare allenamenti in palestra insieme a lui, non si sa mai, le recidive sono sempre dietro l’angolo, ma ora voglio godermi questi istanti a tutto tondo”.
La ragazza pensa a questo, ma non può fare a meno di commuoversi ammirando il dono che lui le fa fatto: una scatola rossa a forma di cuore, con dentro un bellissimo ciondolo in oro.

Maria è tornata con la memoria a tutti quegli anni in cui passava le feste col suo nonno adottivo, quello che l’aveva salvata e portata via da Fleed in fiamme: i suoi gesti, l’innocenza, la vivacità, i nastri di seta coi quali legava le trecce, sono di quei tempi ancora spensierati in cui non ricordava niente del suo pianeta, dei genitori periti tragicamente durante l’attacco di Vega. Lei così piccola, sola e sperduta in quella sua patria ormai divenuta incandescente.
“Questo è il più bel regalo della mia vita, anche se non so ancora il contenuto, sento che si tratta di una sorpresa esplosiva!”
Così pensa la giovane, mentre sente dentro il cuore una grande voglia di ricominciare e godere ogni istante della vita.

Venusia sta assaporando lentamente un piatto tutto nuovo per lei: l’ha preparato Actarus in persona, si tratta di una ricetta molto, molto speciale, glielo cucinava personalmente sempre sua madre in occasioni particolari. Il sapore buono veniva proprio dalla cura, dall’amore, dalla disposizione d’animo che metteva e lui ha voluto ripetere il gesto per Venusia e solo per lei, si è alzato di notte in segreto per cucinarlo.
“Vorrei che questo piatto non finisse mai, questi istanti, i piccoli segreti tra noi, sono i momenti più belli della mia vita.”
Lui la osserva con uno sguardo serio e profondo: i loro occhi si incrociano e senza bisogno di parole, si dicono tutto.

Miwa ha preparato da sola un cartoccio con qualcosa di veloce da mangiare, anche in questi istanti non dimentica di essere il personal trainer di Hiroshi, anzi, d’ora in poi gli allenamenti saranno ancora più duri, la sua espressione lascia intendere molto bene questi pensieri.
“Voglio chiedere a Miwa di venire ad abitare con me, ora o mai più! Sicuro, anno nuovo, vita nuova, sarà come sarà, ma ora desidero questo con tutte le mie forze!”.

Tutti, tranne Maria, devono ancora scartare i pacchetti a loro destinati: sentono che possono ancora aspettare, perché il loro cuore in questi momenti è già colmo di regali, i più belli e magici che possono immaginare. Essere in un periodo di pace e insieme agli amici più cari, condividere ricordi ed emozioni, trovare sempre qualcosa di bello nelle cose più semplici, ma per questo ancora più preziose che la vita regala.


FINE


Link per i commenti:
https://gonagai.forumfree.it/?t=72439545&st=495#newpost
view post Posted: 6/12/2023, 14:55     +2Jun combatte per l'umanità - Episodi Grande Mazinga
Mi piace molto il personaggio di Cleo, è una ragazza quasi unica.
Ho sperato fino alla fine che si salvasse. Molto belle le scene e i fondali.
view post Posted: 5/12/2023, 06:08     +1Fan art di sunnyday2000 - Commenti - Fan Art
:clap: :clap: :clap:

STREPITOSO!!! :dio: :dio: :dio:

Io dico che Fritz fa un pensiero per Rubina: hanno un'età più vicina e lui. nell'unica puntata in cui lo vediamo, mi dà modo di pensare sia molto meglio del padre in tutti i sensi.
view post Posted: 4/12/2023, 15:02     +1Operazione pugno atomico - Episodi Grande Mazinga
Certo che Boss, con quel nastro in testa, è tutto un programma :XD: (: :rotfl:
view post Posted: 29/11/2023, 07:36     +1Luce's fiction gallery - commenti - Fan Fictions
Era da tempo che avevo in testa questa FF, ma non avevo mai la forza di scriverla.

Grazie <3 :] <3
view post Posted: 29/11/2023, 07:35     +2Fan art di sunnyday2000 - Commenti - Fan Art
Gandal geloso? Ben gli sta :rotfl: :XD:
In effetti Haruk non è niente male... chissà <3 3_3 :rotfl:

Splendido disegno e idea spiritosa! :clap:
view post Posted: 28/11/2023, 14:09     +1Luce's fanfiction gallery - Fan Fictions
DESTINO DI UN MINIDISCO

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“Con questo mezzo appena collaudato, arriverai a tempo di record ad Athena”, disse con un largo sorriso il dott. Procton al giovane che si accingeva a partire. “Fai attenzione, tanti auguri e congratulazioni!”
“Grazie infinite dottore: a Lei e tutti i suoi collaboratori. Non so come avrei fatto senza il vostro aiuto”, gli rispose il ragazzo stringendogli la mano con calore e riconoscenza.
Agor salì svelto sul disco giallo e blu dalla forma lunga e stretta, accese i motori, mentre spegneva ogni contatto per non essere intercettato durante il viaggio.

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Athena era una stella non troppo grande e poco abitata. Molto pacifica e poteva vantare infiniti paesaggi meravigliosi, quasi fiabeschi.
Catene montuose, laghi, fiumi, ruscelli, sterminate praterie con fiori, piante, e animali di tutte le razze.
La Capitale era verso il centro-sud, e la periferia immensa.
Se questa stella poteva fregiarsi di essere una delle più belle della nebulosa, non certo si poteva dire che fosse ricca di risorse.
La maggior parte della popolazione viveva dei prodotti ricavati dalla campagna, altri erano pescatori, molti sbarcavano il lunario adeguandosi ai lavori più disparati e spesso mal retribuiti.

Non era raro che alcuni giovani decidessero di fare esperienze presso altri pianeti, sia di studio che di lavoro. Solitamente, nell’arco di un anno, lavorando fuori, riuscivano a mettere da parte un bel gruzzolo e permettere una certa stabilità economica alla famiglia, oppure decidere di farsi una casa propria e sposarsi. Altri, non avendo nessuno, decidevano di vivere per sempre all’estero.

Agor aveva quasi ventisei anni, una figura alta e slanciata, i tratti del viso marcati, gli occhi fondi e scuri, nei quali si indovinava innocenza, onestà e determinazione ad un tempo. Era il primo di cinque figli. Fidanzato dai tempi della scuola con una ragazza di qualche anno più giovane di lui, erano ormai giunti alla conclusione che anche per loro era tempo di mettere su famiglia.

“… ma non abbiamo una casa nostra, né i mezzi per costruirla…” mormorò Shira in un assolato pomeriggio di settembre mentre discutevano animatamente dei loro progetti.
Camminavano nella campagna, uno di fianco all’altra tenendosi per mano, e pensavano al loro futuro incerto con lo sguardo fisso a terra.
Stanchi e accaldati, sedettero all’ombra di una grande quercia. Lui arrotolò nell’indice una lunga ciocca dei biondi capelli della giovane, poi le disse che per caso, proprio il giorno prima, aveva saputo che sul pianeta Vega, cercavano operai addetti alla costruzione di minidischi.
“Che cosa sono i minidischi?” gli chiese stupita.
“Mezzi di trasporto volanti di piccole dimensioni… da quanto ho letto, ne usano moltissimi. E’ un lavoro molto ben retribuito, nell’arco di un paio di mesi diventerò ricco”, concluse sorridendo.
“Ricco è una parola grossa, ma da quanto ho capito riceverai una bella somma, che sarà a noi preziosa. Hai già preso contatti?” gli chiese con un sorriso.
“Finora ho solo chiesto informazioni, ma non mi sono impegnato, volevo prima parlarne con te.”
“Due mesi passano veloci, io dico che devi andare; ma sei sicuro che quel lavoro sia fattibile e alla tua portata?” chiese pensosa, mentre un velo di malinconia offuscava il suo sguardo azzurro perso in un punto lontano.
“Sì, con i miei studi e la pratica che ho fatto, so di potermela cavare; comunque prima c’è un addestramento della durata di sette giorni.”

In capo ad una settimana, Agor era in mezzo ai tanti addetti della catena di montaggio per la fabbricazione di minidischi. In tuta da lavoro lavorava alacremente, era uno dei più veloci, e spesso rimaneva anche quando il suo turno era finito. Voleva tornare a casa presto e guadagnare il più possibile.
Era giunto su Vega con una nave pubblica, il mezzo più economico, quindi il viaggio era stato piuttosto lungo, pieno di soste e stancante. Gente di ogni età stipata dappertutto e con molti bagagli.

Hydargos compariva nel reparto una volta al giorno, di solito a metà mattina. Faceva il suo giro, controllava tutto, poi riferiva a Gandal ogni cosa nel dettaglio.

Nell’enorme magazzino dove si producevano mostri, il disco alato Bun Bun era appena stato ultimato.
Era giunto il momento di farlo scendere su Tokio per eliminare Goldrake. Anche il numero di minidischi era perfetto: dovevano precederlo in tutte le formazioni. Si trattava solo di assegnare il pilota a ciascun UFO.
Lady Gandal si recò di persona dentro la fabbrica, e decise che Agor avrebbe fatto parte della seconda formazione.

“All’alba di domani il nuovo mostro attaccherà i terrestri, e questo sarà il disco che guiderai.”
Il giovane rimase per molti secondi senza parole. Ma come? Lui era venuto lì come operaio, e una volta terminato il lavoro, sarebbe tornato a casa. Aveva letto bene il contratto: lo aveva firmato e ricevuto il primo mese di salario.
Nelle settimane in cui aveva sostato presso la catena di montaggio, sentendo i discorsi dei compagni, sapeva che i mini ufo venivano sistematicamente distrutti da Goldrake. Pilotarli, era andare incontro a morte certa.
Tentò di spiegare qualcosa a quella strana minuscola creatura dalla voce stridula e dai modi imperiosi, ma lei lo zittì subito e ordinò a Hydargos di insegnarli ad usare i comandi.
“Chi non segue gli ordini di Vega, viene giustiziato”, così lo liquidò mentre scompariva dentro il cranio turchino del consorte.

Agor si mise il capo tra le mani e iniziò a pensare. Non voleva avvertire la sua famiglia e farli preoccupare, però doveva assolutamente trovare il modo per salvarsi, e in fretta.
La sera prima aveva parlato a lungo con Shira, ma non aveva accennato al prossimo combattimento, lei gli aveva chiesto quando sarebbe tornato a casa, perché aveva una cosa molto importante da dirgli.

Ogni minidisco possedeva un piccolo pulsante, il quale sparava nebbia per mimetizzarsi.
“Mentre sono in volo, prima di arrivare verso la Terra, potrei tentare di fuggire… ma poi i veghiani sarebbero in grado di localizzarmi…” pensò il giovane in preda allo sconforto più totale.

Suonò l’allarme: era il segnale che la Nave Madre sarebbe decollata entro pochi minuti, quindi il mostro e gli ufo dovevano entrare e scendere in combattimento appena giunti in prossimità della Terra.
Il ragazzo infilò la tuta spaziale, il casco ed entrò nel disco. Sapeva di avere un po’ di tempo a disposizione, dato che lui faceva parte della seconda formazione, quindi, appena gli altri ufo uscirono, con mani tremanti, staccò il contatto che permetteva ai Comandanti di rintracciarlo.
Una volta uscito dalla Nave, seguì gli altri, ma in prossimità dell’atmosfera terrestre, sparse molta nebbia per confondere le tracce, e cambiò rotta.

Ad un certo punto, l’ufo iniziò a perdere quota, Agor capì che non obbediva più ai suoi comandi, senza dubbio era difettoso, oppure durante il viaggio aveva subito danni: un odore acre e fumoso si sparse nell’abitacolo, fece quindi in modo di allontanarsi in fretta e riuscì ad atterrare malamente in un campo deserto.
L’atterraggio fu piuttosto brusco, il ragazzo quasi perse i sensi, poi, riavutosi, comprese che doveva subito allontanarsi perché il disco sarebbe esploso da un momento all’altro.
Camminava in fretta, ma spesso inciampava, aveva contusioni e ferite, doveva chiedere aiuto, ma non sapeva come.


“Mizar, smettila di mangiare fragole, o non ce ne saranno più da portare a casa per la torta.”
“Ma sono buonissime, mai viste così grandi e succose”, rispose il ragazzino a Venusia con la bocca piena.
In fretta riempirono due panieri, poi montarono a cavallo per rientrare alla fattoria.
Ad un tratto, in un punto lontano, videro in mezzo ad un prato una sagoma stesa a terra che non si muoveva. Si avvicinarono cauti, e subito capirono che si trattava di un giovane ferito e privo di sensi.
Venusia contattò Procton, il quale partì col furgone insieme ad Actarus e Alcor.
Lo portarono in infermeria e fecero venire un dottore; non era grave, ma non si svegliava e di tanto in tanto mormorava frasi spezzate, sembrava agitato e in preda a delirio.
Alcune ore dopo aprì lentamente gli occhi: era molto debole anche per stupirsi. La stanza era tutta bianca, davanti a lui c’era un uomo che lo fissava.
“Buongiorno. Sono il dottor Procton. Come si sente?”
“Dove sono? Che ci faccio qui?” chiese Agor con voce spezzata.
“Si trovava ferito e privo di sensi in un campo non molto distante da questo centro.”
“Ah… ora ricordo…” mormorò chiudendo le palpebre pesanti.

Passarono alcuni giorni, e il ragazzo si riprese in fretta. Si alzò in piedi e fece qualche passo senza aiuto, gli tornò l’appetito e l’entusiasmo. Nella sua mente, i ricordi degli eventi di quell’ultimo periodo formarono un quadro ben chiaro, ora sapeva cosa doveva fare.

Procton aveva ascoltato la sua vicenda e spiegato che lui stesso si occupava di Astronomia, sapeva molto bene della ferocia di Vega e aveva il supporto dei suoi collaboratori per prevenire gli attacchi. Actarus e Alcor vennero presentati il primo come suo figlio che si occupava a tempo pieno della fattoria e fidanzato con Venusia, il secondo un amico venuto dall’America, che si trovava lì come ospite. Non accennò niente di Goldrake e del suo pilota, né del TFO.

Un giorno, Agor chiese se poteva essere messo in contatto con la sua famiglia, e Hayashi si offrì subito di aiutarlo. La linea era disturbata, ma dopo un’ora, sul grande schermo vide i suoi genitori e parlò con loro. Ne furono tutti molto felici, poi apparvero i fratelli.
“Shira è lì con voi?” chiese.
“In questo momento non è in casa, ma domani a questa ora ha promesso che sarà qui, e vi vedrete.”
“Che sollievo! A presto, allora.”

I tecnici del Centro avevano quasi ultimato una navetta per permettere al ragazzo di navigare nello spazio e fare ritorno al suo pianeta.
Nemmeno 24 ore dopo, nello studio del dottore ci fu il collegamento con Athena. La prima che vide fu la sorella minore, che lo fissava in modo strano, tra il divertito e l’impaziente. E subito dopo vide una cosa che emozionò tutti i presenti, e che per poco non fece prendere un colpo ad Agor.
Avanzava lentamente una figura di giovane donna che teneva tra le braccia un minuscolo fagotto di lana celeste dalla quale emerse una piccolissima testa di bambino dal viso rubizzo e rugoso, gli occhi semichiusi e la bocca spalancata in un enorme sbadiglio.
Shira era raggiante, la felicità fatta donna, un sorriso dolcissimo le illuminava il viso.
“Ciao!” poi prese la mano del piccolo, la mosse in segno di saluto, e disse: “fai ciao a papà.”
Agor era senza parole, lei sapeva che gli doveva molte spiegazioni.
“Bè, che sei sorpreso è dir poco, ma il fatto è che ha avuto una gran fretta di venire al mondo.”
“Ho… ho capito… io…. io… non sapevo niente… ma perché?”
Lei rise col viso, gli occhi, la bocca, rovesciò la testa indietro, poi lo fissò con quel suo sguardo azzurro che brillava di amore e di vita.
“Quando decidesti di partire per lavoro, questo piccolino era già da alcuni mesi dentro di me, e se non te ne ho parlato è stato per via della nostra situazione economica incerta. E’ nato prematuro di almeno otto settimane, ma ora scoppia di vita e salute. Non vediamo l’ora di abbracciarti.”

Shira vide che il giovane aveva il viso stanco e provato, segnato da profonde occhiaie, di certo non aveva passato bei momenti, ma sapeva che il peggio era passato.
E nemmeno lui avrebbe mai saputo che per lunghi giorni e interminabili notti, lei e il suo piccolino erano stati in pericolo di vita.
Non aveva senso parlare di cose brutte, quando ormai sono passate e sai che non torneranno più. La vita era un dono meraviglioso, anche se fossero rimasti poveri; erano talmente ricchi dentro, da poter dispensare i loro doni a tutto il pianeta.


FINE

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