Ciao Gotan X!
Hai fatto bene ad accogliere il suggerimento di Shooting. Credo che un ritmo di pubblicazione più “umano” possa aiutare il lettore a tenerti dietro ed, eventualmente, a mettere insieme le idee, nel caso abbia voglia di commentare.
Purtroppo di Jeeg ho ricordi vaghissimi. Quello che mi ha colpito di più nei primi cinque episodi della tua fan fiction sono le scene ambientate nella vita quotidiana dei due bambini, a casa di Kamui, a scuola, le baruffe tra lui e Mika. Sono simpatiche e divertenti. La domanda d’obbligo, per me che non ho punti di riferimento nella serie originale, è: ma le hai inventate tutte tu? In questo caso, complimenti! O forse le hai “rilette” a modo tuo? I protagonisti dell’anime erano giovani adulti, non bambini, quindi di sicuro qui c’è un tuo primo, notevole, cambiamento. In ogni caso, mi hanno fatto molto sorridere!
Seconda cosa, mi sono piaciuti mooolto i due “camei” di sapore “Goldrake”: il sogno della madre di Kamui che si vede “Rubina” e l’apparizione di Danbei in veste di samurai, come nell’ep. 28, quello in cui compare per la prima volta Zuril. Non siamo proprio al cross over, ma è una strizzata d’occhio che ho molto gradito!
Infine, un’osservazione sul modo di scrivere. Spero che tu la prenda per quello che è, cioè una mia opinione assolutamente personale, anzi, più che un’opinione, una sensazione, quindi qualcosa di ancora più soggettivo e relativo di un’opinione. La sensazione che ho provato leggendo è che la scelta di scrivere “tipo sceneggiatura” mortifichi un po’ le idee e la vivacità del racconto. Ad esempio, proprio le scene di cui ti parlavo sopra, che pure ho molto apprezzato, secondo me avrebbero ancora maggiore risalto con una resa, diciamo così, “tradizionale” dei dialoghi e delle situazioni. Forse questo tipo di esposizione ti richiederebbe più tempo, più cura, ma credo che renderebbe molto meglio ragione del contenuto. La mia impressione, leggendo, è che il racconto fluisca un po’ meccanicamente, come dalle labbra di un volto di pietra, impassibile, impenetrabile, alla fine monotono. Insomma, lì dove un “botta e risposta” azzeccato provocherebbe una bella risata, un’esposizione esclusivamente “narrativa” riesce a strappare magari un sorriso; lì dove l’ansia o la paura in una battaglia potrebbero attanagliare il lettore, se i protagonisti potessero, almeno un pochino, prendere la parola, invece l’occhio scivola senza sussulti sulla distesa liscia di una lista di azioni e momenti… Io ti incoraggerei a tentare questa strada: come lettore ne sarei molto più attratta e appagata e magari pure trascinata a “farmi una cultura” su Jeeg
! Rispetto la tua scelta di autore, ma non posso dire che soddisfi pienamente i miei gusti. Non è una pura questione di forma. Credo che non basti pensare una cosa, bisogna anche dirla. E il
come la si dice non è indifferente. Ma tutto questo, è solamente e strettamente secondo me,
of course !