GRANDE MAZINGA TERZA USCITAGRANDE MAZINGA: MANGA DI GOSAKU OTA (Articolo di Joe7)Il manga "Grande Mazinga" di
Gosaku Ota sviluppa meglio il carattere dei personaggi e si rende assai autonomo dalle vicende dell'anime. Inizio qui il riassunto. Più tardi seguiranno delle considerazioni. Innanzitutto, presento qui le tre edizioni italiane del manga.
EDIZIONI FABBRIIl fumetto del Grande Mazinga di Ota della Fabbri Editore è stato il primo fumetto giapponese in assoluto pubblicato in Italia, tra il 1979 e il 1980, in pieno boom dei cartoni giapponesi. Sono 25 numeri. Successivamente, la Fabbri avrebbe pubblicato Candy Candy e altre serie shojo come comprimari del fumetto di Candy, riscuotendo un enorme successo, ancora superiore a quello del manga di Mazinga. Questa edizione è tutta colorata e ha la lettura occidentale. Alcune pagine sono state tagliate o rimaneggiate.
EDIZIONE GRANATA PRESS E’ stata pubblicata nella collana Manga Classic dal n. 12 al n. 18. 7 numeri, lettura occidentale, pagine in bianco e nero.
EDIZIONE D/BOOKS4 numeri, lettura orientale; bianco e nero, alcune pagine sono a colori. Copertine nuove di Kazuhiro Ochi. Qui il Grande Mazinga è chiamato Grande Mazinger.
GRANDE MAZINGA: MANGA DI OTA - EPISODI: (Articolo di Joe7)(in blu i titoli dell’Edizione Fabbri)
1) “ARRIVA IL GRANDE MAZINGA!”“Arriva il Grande Mazinga!” (titolo GRANATA PRESS)
“Arriva il Grande Mazinger!” (titolo D/Books)
E’ l’episodio di presentazione: i protagonisti vengono mostrati uno dopo l’altro: per primi i Mikenes, poi il Grande Mazinga e i personaggi della Fortezza della Scienza, infine Boss e compagni.
Grazie ad uno stratagemma del Ministro Argos e del Duca Gorgon, usando Shiro come esca riescono a scoprire la base del Mazinga: la Fortezza della Scienza. Dopo uno scontro difficile e quasi confusionario, alla fine la squadra di Mazinga vince, e si conclude in modo drammatico, con l’omicidio, quasi a sangue freddo, di una donna di Mikene, una spia, da parte di Tetsuya. In questo modo, si presenta quindi la spietatezza della guerra in corso.
2) “ATTENTO, TETSUYA!”“Attento, Tetsuya Tsurugi!!” (titolo GRANATA PRESS)
“Tetsuya in pericolo!” (titolo D/Books)
Da qui in avanti le idee di Ota si susseguono a grande velocità, ignorando quasi completamente la serie animata. In questa storia, Tetsuya sembra addirittura che sia morto in un’esercitazione in un’area montuosa tra i soldati dell’esercito. Invece Tetsuya è vivo, ed è finito in un ambiente ostile, perché quell’area è sotto il dominio dei Mikenes. Le difficoltà che affronta sono innumerevoli: da ricordare il momento in cui il Generale Nero in persona interviene per eliminarlo.
Quando alla fine, quasi per miracolo, riesce a contattare la Fortezza della Scienza, alla fine interviene con Mazinga, distruggendo la base di Mikene. Una storia ben raccontata e piena di tensione.
3) “LA GRANDE OFFENSIVA”“Micene al contrattacco!” (titolo GRANATA PRESS)
“La grande controffensiva” (titolo D/Books)
Questa storia è un classico del grande Mazinga: il personaggio qui è Jun, tormentata per il colore della sua pelle. La storia colpì a tal punto gli sceneggiatori dell’anime che la usarono per fare un episodio della serie. La trama è nota: Jun, a causa del suo complesso di inferiorità per via del colore scuro della sua pelle, entra in crisi e mette in difficoltà Mazinga e la Fortezza della Scienza, rifiutando di combattere. Successivamente, decide di intervenire, salvando la situazione. La storia merita un paio di approfondimenti: rimando a quello che ho scritto su Jun e sul confronto tra l’anime e il manga che ho fatto.
4) “IGUANUS, IL MOSTRO DEL TERRORE”“Il terribile mostro Iguanas” (titolo GRANATA PRESS)
“Il mostro guerriero Iguanas” (titolo D/Books)
La prima storia breve di Ota, in cui si approfondisce anche il rapporto tra Tetsuya, Jun e il Professor Kabuto. Dopo un terremoto, viene scoperto un dinosauro, e Venus Alfa viene mandata a recuperarlo. Ma il dinosauro in realtà è un mostro guerriero, che assale Tetsuya. Ma il ragazzo alla fine raggiunge il Grande Mazinga e sconfigge il mostro in modo spettacolare, con una gigantesca tromba marina. La discussione tra Kabuto e Jun è da antologia per comprendere la profondità psicologica dei personaggi di Ota.
5) “L'ARMA MICIDIALE”“GMFA-1, l’arma superavanzata” (titolo GRANATA PRESS)
“La super arma GMFA 1” (titolo D/Books)
LOTTA MORTALE“Battaglia 9 contro 4” (titolo GRANATA PRESS)
“9 contro 4, battaglia all’ultimo sangue!” (titolo D/Books)
ALL’ATTACCO!“I Grandi Mazinga all’attacco!” (titolo GRANATA PRESS)
“L’armata dei Grandi Mazinger” (titolo D/Books)
Qui inizia la prima lunga saga di Ota. I Mikenes, nella prima parte della storia, non compaiono, spiazzando momentaneamente il lettore: invece, si fa la conoscenza dell’industriale Fujido, uomo potente ed abietto, che ha fatto rubare i piani del Grande Mazinga grazie ad un funzionario corrotto della Fortezza della Scienza, che successivamente viene messo a tacere in modo atroce dagli uomini di Fujido, in perfetto stile mafioso. I progetti, successivamente, vengono usati dall’industriale per produrre molti Grandi Mazinga, che saranno venduti a paesi diversi, interessati ad avere un’arma così potente. Da notare poi il prototipo del Grande Mazinga costruito da Fujido: somiglia vagamente al Mazinga Z ed è chiamato GMFA1: “Grande Mazinga di Fujido A1” (A1 è come dire “il primo”). Lo scontro tra il GMFA1 e il Grande Mazinga è quasi lo scontro tra il Grande Mazinga e Mazinga Z, con la morte dello “Zetto”…
Inoltre, il nuovo modello di Fujido, un Grande Mazinga tutto nero, sarà poi trasformato in un modellino diversi anni dopo (insieme ad un modellino di Goldrake tutto nero). Ma questa è un’altra storia.
Comunque, in questo modo, Ota fa intervenire la vita reale e spietata del mondo della finanza e degli affari nell’ambiente fantascientifico del Mazinga, riuscendo abilmente a rendere convincente il tutto. Infatti, alla fine, il Duca Gorgon, interessato a questi sviluppi, elimina i “clienti” ed acquista da Fujido i Grandi Mazinga che produce. Una perfetta transizione commerciale, a prescindere da ogni senso morale.
Il piano del Duca Gorgon fallisce a causa di un difetto dei Mazinga (una critica di Ota sui prodotti in serie?) e viene ucciso a sangue freddo da Tetsuya a bordo del vero Grande Mazinga. Lo scontro finale tra i Mazinga e i mostri guerrieri è particolarmente feroce: diversi Mazinga vengono distrutti, persino quello di Tetsuya, che viene sostituito con uno dei Mazinga in serie: un colpo di scena inaspettato di Ota. Infatti, da ora in poi, il Mazinga che farà le battaglie successive, sarà un prodotto delle Industrie Fujido…
La morte violenta di Kaori, la figlia di Fujido, porta alla conversione dell’uomo d’affari e la storia si conclude con l’immersione in fondo al mare di tutti i Mazinga “extra” prodotti da Fujido.
Mi sono sempre chiesto che effetto avrebbe fatto raccontare con l’anime una storia simile.
6) “LA SFIDA MORTALE”“Getta Robot e il Grande Mazinga” (titolo GRANATA PRESS)
“Il Grande Mazinger contro Getter Robot” (titolo D/Books)
Questa storia è la versione manga del film “Il Grande Mazinga contro Getter Robot”. Il termine usato in questi casi è “comicalize”. La storia, grossomodo, segue quella del film: il Grande Mazinga e Getter Robot combattono contro il misterioso e gigantesco mostro Ghirgan e alla fine vincono. Ma Ota ha fatto alcune variazioni: innanzitutto, lo scontro tra Tetsuya e la squadra Getter è più diretto, con una scazzottata gigantesca dove intervengono anche Jun contro Michiru e persino Shiro contro Genki, il ragazzo della squadra Getter.
Inoltre, lo scontro finisce con il Grande Mazinga che usa tutta la sua energia dentro il Ghirgan, facendolo esplodere e rischiando lui stesso la vita: un’espressione della generosità di Tetsuya verso gli altri: infatti, prima di usare la sua energia, Tetsuya pensa a Jun, Shiro, Kabuto e gli altri chiamandoli “miei cari”. Da notare come gag Boss che ci prova anche con Michiru.
7) “LA MARCHESA YANUS”“La Marchesa Yanus” (titolo GRANATA PRESS)
“La Marchesa Yanus” (titolo D/Books)
In questo episodio, piuttosto breve, avvengono due cose molto importanti: l’arrivo della Marchesa Yanus e dell’Isola Vulcano, insieme con la morte del Generale Nero in un duello contro Mazinga.
La storia del Grande Mazinga qui volta pagina, e Ota fa concentrare in poche pagine uno scontro epico: prima l’inganno della Marchesa, venuta alla Fortezza sotto le sembianze di una bella donna, per avvelenare i piloti – un tentativo fallito – e l’attacco improvviso del generale Nero, disegnato con grande drammaticità.
8) “IL GRAN MARESCIALLO INFERNO”“Il condottiero venuto dall’inferno” (titolo GRANATA PRESS)
“Il Gran Maresciallo Inferno” (titolo D/Books)
L’ESERCITO GATTO(nessun’altra versione)
L’ISOLA VULCANO“La distruzione dell’Isola Vulcano” (titolo GRANATA PRESS)
“La fine dell’Isola Vulcanica” (titolo D/Books)
Questa lunga saga si divide in due parti: nella prima viene presentato il Gran Maresciallo Inferno, cioè il Dottor Hell redivivo, che prende il posto del Generale Nero. Da notare che, a differenza dell’anime, il Gran Maresciallo cambia le sue espressioni facciali, rendendo la sua presenza più drammatica.
Il suo piano è sottile e diabolico: ingannando il governo giapponese e facendo leva sulla paura, riesce a convincerlo ad assalire la Fortezza della Scienza. Per il Dottor Kabuto questo è un tracollo: l’uomo che lui voleva difendere l’aveva tradito. La Fortezza della Scienza viene distrutta nonostante l’intervento del Grande Mazinga, che per la prima volta combatte contro la sua stessa gente. Anche Kabuto vuole morire sotto le macerie, ma l’intervento del dottor Yumi – il direttore di Mazinga Z – e l’assistente bionda Misato convincono Kabuto a fuggire per combattere nonostante tutto. La città di Tokyo, abbandonata a se stessa senza il Grande Mazinga, viene rasa al suolo dai mostri guerrieri. Qui si conclude la prima parte, che, come si vede, stravolge la storia del Grande Mazinga dell’anime ed è assai drammatica.
Nella seconda parte, interviene l’Esercito Gatto, o Cattloo Corp, della Marchesa Yanus, che cerca la nuova base segreta del Grande Mazinga: alla fine la trovano. E’un’isola dove Tetsuya e compagni cercano di sopravvivere in una vita stile Robinson Crusoe: l’attacco è massiccio, con l’azione combinata di Mikeros e dell’Isola Vulcano. Ma stavolta Kabuto e gli altri non si trovano impreparati: il Grande Mazinga e Yanus si scontrano in un duello all’ultimo sangue, Boss per la prima volta riesce ad abbattere un mostro guerriero e Venus Alfa riesce addirittura a distruggere Mikeros. Anche l’Isola Vulcano viene distrutta, e l’unica sopravvissuta è Yanus, che giura vendetta.
9) “LA LENTE DI GHIACCIO”“La lente di ghiaccio” (titolo GRANATA PRESS)
“La lente di ghiaccio” (titolo D/Books)
SALVATE LA TERRA!“Koji Kabuto entra in scena” (titolo GRANATA PRESS)
“Arriva Koji Kabuto” (titolo D/Books)
Questa è la storia finale, in cui Ota sfoga le ultime cartucce prima di convogliare tutto verso il finale, che deve coincidere con quello ufficiale dell’anime. Anche questa storia si divide in due parti. Nella prima, spiazzando ancora una volta il lettore, Ota fa vedere Tetsuya e compagni che, essendo privi di mezzi, si dirigono con camion e fucili ad una fabbrica dove rubano tutto il materiale necessario per costruire una base. E, già che ci sono, fanno rapine varie: ormai sono diventati dei veri e propri delinquenti, anche se con lo scopo di sconfiggere Mikene. Tetsuya ruba un paio di scarpe da tennis, Jun dei vestiti, Shiro dei modellini e giocattoli, persino il dottor Kabuto ruba degli scacchi in avorio…il dottor Yumi, che è con loro, resta l’unico ad essere sconcertato del loro comportamento. Da antologia la scena in cui il proprietario della fabbrica non li riconosce e Tetsuya gli dà un fumetto del Grande Mazinga da leggere…
Nel frattempo, il Gran Maresciallo ha costruito una gigantesca lente di ghiaccio nello spazio che fa convogliare la luce del sole fino a farlo diventare un gigantesco laser che distrugge le città. Il Grande Mazinga e gli altri si dirigono in America, dove alla fine costringono il Pentagono a dare dei missili a Mazinga e Venus per raggiungere la lente e distruggerla. Per difenderla ci sono Badler, il generale degli uccelli, e vari mostri guerrieri, ma alla fine Mazinga distrugge la lente e uccide Badler (tra l’altro, una curiosità: nell’anime non si vede la fine di Badler).
Nella seconda parte, si arriva alle scene finali:
dopo una festa per il successo ottenuto, in cui partecipano anche Koji e Sayaka, che hanno partecipato parzialmente all’impresa, Kabuto rivela a Koji che è suo padre e gli chiede l’aiuto di Mazinga Z. Tetsuya ne è scosso e si sente messo da parte, mentre Jun non ha questi pensieri e anzi ne è felice: qui la differenza tra Jun e Tetsuya è più netta. Nel frattempo, la nuova base del Grande Mazinga, ancora in costruzione, viene scoperta dai Mikenes che lanciano un attacco con la nuova Fortezza Volante Demonica, comandata dalla Marchesa Yanus. L’attacco è ferocissimo e la povera Misato viene squartata in due parti davanti allo stesso Tetsuya per opera di Yanus: decisamente l’atto più crudele di tutta la storia. Il Grande Mazinga è in difficoltà e il Mazinga Z non riesce ad aiutarlo: Kenzo Kabuto si sacrifica lanciandosi con un’astronave contro il mostro guerriero che bloccava il robot. I Mikenes se ne vanno, lasciando i cadaveri di Kabuto e Misato. Tetsuya, sconvolto, parte col Grande Mazinga in una missione suicida in cui, oltre a se stesso, porta con sé il Gran Maresciallo, Yanus e tutti i Generali di Mikene. La conclusione è molto affrettata (dove va Tetsuya a fare l’azione kamikaze?), con l’eliminazione istantanea di tutti i personaggi in una sola pagina. Probabilmente Ota non aveva più spazio a disposizione o non poteva finire diversamente la storia: sono quesiti ai quali non potremo mai avere una risposta.
Da notare che, nella versione della Fabbri, la storia si interrompe all’improvviso, con Tetsuya che non fa l'azione kamikaze, ma si ritira sfiduciato: forse un giorno tornerà a combattere col Grande Mazinga. Così gli italiani ebbero l’illusione che la storia continuasse…
GRANDE MAZINGA: ANALISI DEI PERSONAGGI DEL MANGA DI OTA (Articolo di Joe7)Nel "Grande Mazinga" di Gosaku Ota, i personaggi sono rappresentati in un modo più ironico e umano, senza mai trascurare l’aspetto drammatico del combattimento. A differenza del manga di Nagai, hanno uno spessore psicologico più marcato e meno automatico e prevedibile.
TETSUYA TSURUGI“Continuerò la mia missione. Qualunque cosa voi…uomini diciate, io ci riuscirò! Finché avrò vita, respingerò all’inferno quelli di Mikene!” Apparentemente, è lo stesso Tetsuya dell’anime, fissato nel combattimento e nello sconfiggere Mikene, allenato sin da piccolo per questo. Ma nel manga di Ota, appare più umano, meno monolitico, a volte disegnato in modo caricaturale. Non si prende sul serio fino in fondo: e questo non è un male, perché toglie il personaggio da una bidimensionalità che lo appiattisce.
L’allenamento che ha avuto da bambino, nel manga viene ambientato in una palestra della Fortezza della Scienza, non nell’isola solitaria descritta nell’anime: come per mostrare che il Tetsuya di Ota non ha vissuto una infanzia solitaria nel combattimento. Ha anche una vita privata, per quanto appena accennata: nei momenti di pausa, va in piscina, viaggia con la moto, guarda le stelle, guida le macchine con i compagni della Fortezza della scienza, mostrando un certo interesse per le automobili; va a pesca, va persino a rubare un paio di scarpe da tennis in una storia “fuori dalle righe”.
Anzi, in un’occasione discute col professor Kabuto riguardo al fatto di dover essere mandato ad allenarsi presso i rangers, guadagnandosi una lavata di capo dalla quale sgattaiola via prudentemente. Ma non solo: i rapporti tra Tetsuya e Kabuto sono più umani: se nell’anime Kabuto prende a sberle Tetsuya (con delle mani di metallo!), nel manga i rimproveri non sono mai fatti con percosse fisiche, ma solo verbalmente. Se nell’anime, Tetsuya è completamente sottomesso al direttore della Fortezza, nel manga invece gli ribatte contro diverse volte, e una volta addirittura lo sbatte sul pavimento in una circostanza drammatica.
Ma non è tutto: Tetsuya nel manga è meno cupo. Mangia con soddisfazione, litiga con Jun più volte, a causa dei pungenti commenti della ragazza, che lo mettono in imbarazzo. Tetsuya nel manga non dice mai a Jun il mantra ossessivo ”Non sei abbastanza forte” che si sussegue nell’anime. Il rapporto tra Tetsuya e Jun qui è più profondo, più umano: il ragazzo comprende la solitudine di lei, essendo simile alla sua, visto che sono entrambi orfani. La tratta con una confidenza piuttosto rude ma sincera, dandole ogni tanto della “stupida” senza intenzione di offendere. Un gioco che Jun sembra capire bene. Alla fine di una battaglia, Tetsuya spesso si mette a ballare di gioia abbracciando Jun: in una scena, alla fine di una battaglia addirittura scendono dai loro robot correndo l’uno verso l’altro per abbracciarsi. I battibecchi tra i due sono un punto forte della serie.
Inoltre, Tetsuya non è insensibile al fascino femminile: guarda ammirato Kaori, la figlia dell’industriale Fujido; per un attimo, ammira le forme generose della Marchesa Yanus che era giunta da loro con un travestimento; fa il furbo con Misato, (diventando tra l’altro veramente furioso quando si accorge della terribile fine della ragazza); guarda con imbarazzo Jun stessa che è finita in sottoveste dopo una rissa e addirittura tenta di aggredirla quando è vestita da Tarzan.
Questo non significa che non sappia combattere come il Tetsuya dell’anime, anzi, in certi momenti, la sua determinazione ad uccidere Mikene rasenta quasi l’ossessione. Ammazza a sangue freddo una di Mikene che stava per pugnalarlo alle spalle, i suoi occhi si infiammano appena si accorge che ci sono i Mikenes…insieme al suo aspetto quotidiano e umoristico, convive anche questa sua violenza inquietante, che lo rende un personaggio complesso. Pure nel manga la sua gelosia con Koji scoppierà, anche se in un secondo tempo, visto che all’inizio si salutano come buoni amici. Nel finale, il Tetsuya del manga non solo coincide con quello dell’anime, mostrando la sua angoscia e solitudine, ma va ben oltre, arrivando persino a suicidarsi in una mossa kamikaze contro i guerrieri di Mikene. Un finale coerente con il Tetsuya dell’anime, fin troppo, anzi, visto che nell’anime Tetsuya non si suicida. In questo finale piuttosto affrettato (in una sola vignetta muoiono tutti: da Tetsuya a bordo di Mazinga, al Gran Maresciallo, Yanus, i Generali e Demonica…un macello!), il lato oscuro di Tetsuya prevale su quello positivo che si vede ogni tanto nel manga.
JUN HONOO“Voglio essere bianca! Anch’io voglio avere una pelle bianca…” Appare assai più sexy della controparte animata, con un carattere più allegro e un disegno stilizzato ed efficace. Le sue baruffe con Tetsuya sono continue per tutta la serie; inoltre, anche se è stata addestrata anche lei al combattimento, sembra sia stata trattata con particolare gentilezza dal Dottor Kabuto, mano a mano che cresceva.
Il suo problema della pelle – una storia famosa che ha fornito lo spunto per l’episodio animato – va ben oltre il razzismo. Infatti, la storia di Jun raggiunge livelli ancora più universali, quelli di ogni uomo. Coloro che la prendevano in giro, più che per il razzismo, lo facevano perché non accettavano il diverso: quello che istintivamente fa ciascuno di noi. Il colore della pelle è sì l’elemento scatenante: ma il problema di Jun non è essere accettati dagli altri: è l’accettare se stessa così come si è. Finché Jun non sarà la prima ad amare la sua pelle nera, in sostanza ad accettarsi, non uscirà mai fuori dal problema. Il problema di Jun non sono gli altri, è lei stessa. E il personaggio raggiunge così un’universalità, descrivendo un problema che c’è in tutti. Ogni persona, infatti, ha delle caratteristiche che la mettono in difficoltà nei rapporti col prossimo (la voce, o il colore dei capelli, o le anche troppo grosse, o la pancia, o mille altre cose, anche mentali) e pensa che, se non ci fosse quell'ostacolo, questa difficoltà non ci sarebbe più. In questo modo, Jun pensa che il problema sia la pelle, mentre invece è l’accettarsi così come si è, vedendo la propria differenza come una ricchezza, non una vergogna. E la storia di Jun termina con una grande finezza psicologica: solo quando si dimentica di se stessa e dei suoi problemi, e pensa a salvare gli altri (Tetsuya e la Fortezza della Scienza), torna in sé. Alla fine, conclude: “Non so se il mio complesso sia scomparso…può darsi che in futuro, qualche volta, si rifaccia vivo…ma ora…ho deciso di dimenticarlo! E di vivere con tutte le mie forze insieme a voi!”
DOTTOR KENZO KABUTO“E’ il grande momento!”L’aspetto robotico di Kabuto viene solo accennato nel manga, e il suo rapporto con Shiro non è quasi nemmeno citato, a differenza che nell’anime. Kabuto non solo addestra Jun e Tetsuya, ma insegna loro le circostanze della vita: per esempio, spiega a Jun che “combattere non è la cosa importante: lo scopo pacifico è importante”, una frase che contraddice completamente l’aspetto guerresco della serie e le dà un aspetto più umano. Inoltre, aiuta i turbamenti di Jun per il comportamento di Tetsuya. Trascura persino il lavoro della ricostruzione della fortezza per trovare Jun in stato di arresto. Spiega a Jun e Tetsuya la vera importanza del robot: non un gigante che spacca tutto, ma un aiuto prezioso per l’uomo, come il peacemaker o gli arti artificiali. Un’osservazione profonda, in un contesto guerresco.
Inoltre, il Kabuto di Ota ha una grande fiducia nell’uomo e nel governo, tanto da metterlo praticamente al posto di Dio: e la delusione dello scienziato è inevitabile, quando il governo stesso lo tradisce. La sua caduta si manifesta alla fine in una ribellione, dove accetta di comportarsi da delinquente pur di combattere contro il nemico. Anche nel manga si suicida alla fine pur di salvare Tetsuya: un finale drammatico, che coincide oscuramente col suo desiderio di morire, quando scopre di essere stato tradito dagli uomini. Alla fine, al momento della sua morte, scopre che quello che conta è il rapporto umano, la persona, in questo caso Tetsuya, anziché la guerra ossessiva e quasi fine a se stessa.
SHIRO KABUTO“Con che diritto la fai soffrire così? Sei un cretino!”Il bambino della serie animata è assai diverso dalla versione del manga: se nell’anime lo spazio dato a lui è molto (i suoi rapporti con Kabuto, alcuni episodi incentrati solo su di lui o sulla sua amica), nel manga la sua presenza è ridotta al minimo, così pure il suo Robot Junior. Essenzialmente è uno spettatore e amico di Tetsuya e Jun, e a volte si arrabbia con loro, ma con i modi tipici del bambino. Essenzialmente, ha una funzione comica nel manga, mentre nell’anime ha invece una funzione drammatica, che rende il bambino spesso poco credibile. In Ota, la presenza di Shiro è ininfluente nello sviluppo della storia e permette siparietti comici, alleggerendo la tensione della storia: quasi un mini- Boss. Tra l’altro, i rapporti tra Boss e Shiro nel manga sono inesistenti, mentre nell’anime si incontrano in tutte le puntate. Anche il rapporto tra Kabuto e Koji con Shiro non sono nemmeno accennati, a parte un momento in cui Shiro prova nostalgia di Koji. In questo modo, comunque, lo Shiro di Ota è meno pesante dello Shiro dell’anime e più godibile.
BOSS BOROT, NUKE E MUCHA“Ah, mia dolce Jun! Te ne vai via anche tu?”Il Boss di Ota ha una vaga somiglianza fisica col Boss dell’anime: ha una faccia sì tozza, ma dai lineamenti diversi. Però, come (e più) del Boss dell’anime, è innamorato perso di Jun ma non pensa solo a lei: in un secondo tempo, è attratto anche da Misato, tanto da sconfiggere persino un mostro guerriero per salvarla. La caratteristica di Boss, che si alterna da momenti di coraggio e momenti di fifa, resta inalterata, e a volte ha toni ancora più spassosi che nell’anime. Nuke e Mucha sono ottime spalle.
L'IMPERATORE DELLE TENEBRE“Il tempo concesso a noi di Mikene è scarso!” E’ una frase che dice quasi subito, all’inizio della serie, echeggiando quella riferita al diavolo dell’Apocalisse, al quale “è stato dato poco tempo”. Sottolinea così l’aspetto demoniaco dei Mikenes, rappresentato non solo dal loro aspetto deforme e mostruoso, ma anche dal fatto che il loro capo è un’entità senza corpo, simile al diavolo, che è puro spirito. In questa frase, l’Imperatore delle Tenebre di Ota appare ancora più demoniaco del corrispondente personaggio dell’anime. A parte questo, non ci sono differenze sostanziali.
IL GENERALE NERO“I cani come te devono morire!”Il Generale Nero di Ota è un personaggio ossessionato dal Grande Mazinga, mentre quello dell’anime è solo desideroso di vincere per la gloria dell’Imperatore. In una scena, rincorre addirittura di persona Tetsuya per ammazzarlo appena si accorge di lui. La battaglia finale tra lui e Mazinga nel manga è dovuta ad una sua scelta personale, sentendosi sminuito e ormai messo da parte dall’Imperatore stesso: la sua ossessione per Mazinga lo porta così a disobbedire persino agli ordini dell’Imperatore. In sostanza, il Generale Nero di Ota è assai più passionale del Generale dell’anime.
IL GRAN MARESCIALLO INFERNO“Gli uomini sono deboli, inetti, paurosi…ma a saperli usare, diventano l’arma più potente che ci sia!” Nelle due lunghe storie di Ota dove compare il Gran Maresciallo, il personaggio si comporta come fine stratega: ma le due disfatte che subisce sono enormi, come pure le vittorie che riesce ad ottenere. Infatti, nella prima storia ottiene la distruzione della Fortezza della Scienza e lo stato di fuorilegge per tutti i personaggi principali, ma nel contrattacco perde addirittura Mikeros e l’Isola Vulcano. E nella seconda storia riesce ad uccidere Kabuto, ma nel contrattacco Tetsuya, con Mazinga, porta alla distruzione di tutti i Generali, lui compreso.
Nell’anime, il Gran Maresciallo non appare particolarmente dotato di abilità particolari: i suoi attacchi, per quanto feroci, non si distaccano molto, come stile, da quelli del Generale Nero. Nel manga di Ota, invece, i suoi attacchi sono più sottili: riuscire a convincere gli uomini ad attaccare Mazinga e usare una lente di ghiaccio per ricattare il mondo non sono infatti mosse tipiche dei Mikenes. In sostanza, il Gran Maresciallo Inferno del manga di Ota ha un aspetto assai più temibile della sua controparte dell’anime: una volta morto, si ha l’impressione che sia morto un vero e proprio genio del male.
LA MARCHESA YANUS“Maledetto Tetsuya! Aspetta e vedrai! Ti cercherò anche tra i fili d’erba…non potrai sfuggire ai miei artigli!” Nel manga di Ota, Yanus è un po’ meno bella fisicamente che nell’anime (parlo ovviamente del suo aspetto “umano”); però è molto più feroce e spietata. Nel manga, è l’unico personaggio importante, oltre al Generale Nero, che affronta il Grande Mazinga in uno scontro diretto e violento, in cui però ha la peggio e si salva per miracolo. Più che intelligente e abile, come nell’anime, nel manga eccelle piuttosto per la ferocia: emblematica è la scena in cui uccide crudelmente Misato davanti a Tetsuya. Qui è un personaggio molto crudele, senza la minima ombra di umanità.
DUCA GORGON“Miei prodi Mazinga! Andate all’attacco!” Forse alla pari col Gran Maresciallo Inferno per quanto riguarda l’astuzia luciferina, agisce con grande abilità, cercando di trovare i punti deboli non del Grande Mazinga, ma della struttura sociale in cui vivono i personaggi, agendo da vero pervertitore e raggiungendo per due volte quasi il successo totale. La prima volta, durante la crisi di Jun per il colore della pelle, intuisce la debolezza nella “comunità” della Fortezza della Scienza e capisce che è il momento buono per attaccare. Nella seconda, sfrutta l’avidità dell’industriale Fujido per acquistare dei Mazinga costruiti da lui. Il successo sperato diventa un fallimento perché Gorgon non ha pensato al fatto che i robot dotati di pilota automatico non riconoscono il Grande Mazinga come nemico e quindi non lo attaccano. La sua fine avviene in modo spietato: Tetsuya lo uccide tagliandolo in due e schiacciandolo sotto i piedi del Grande Mazinga. In questo caso, la morte di Gorgon è voluta, non casuale come nell’anime, dove Gorgon si mette come scudo tra il robot e Mazinga. Anche qui si nota la spietatezza di Tetsuya, che si accende all’improvviso appena vede uno di Mikene. Gorgon, comunque, qui si rivela come un abile genio del male, e rimane impressa nella mente l’immagine di lui che ordina a sette Grandi Mazinga in fila:
“Miei prodi Mazinga! Andate all’attacco!”
L'INDUSTRIALE FUJIDO“Una canaglia per me è un cliente come gli altri. Basta che paghi….e bene!” In questa frase si condensa la morale e il personaggio di Fujido, il proprietario della potente struttura industriale Shin-Shuminichi. Sviluppando la sua ricchezza in modi poco chiari (eufemismo) ruba i piani del Grande Mazinga e li usa per produrre in serie i robot e venderli al miglior offerente, e Mikene non si lascia sfuggire l’occasione. Crudele e spietato al livello dei mikenes, uccide senza problemi e ha al suo servizio un’armata di assassini. Kaori, la figlia di Fujido, ha la funzione della coscienza, o “grillo parlante”, del padre, che riesce a convincere il padre solo con la sua morte.
Il personaggio di Fujido è ben caratterizzato: appare solo nel manga di Ota, e solo in un episodio, ma è difficile da dimenticare. Espressione della pura avidità di guadagno, cerca di giustificare questo con nobili intenzioni, tipo il salvataggio dell’economia giapponese, oppure la legge del più forte, o che non c’è una legge. Ma in sostanza segue il potere e la morale in cui il fine giustifica i mezzi.
La condanna di Ota su questo comportamento è più complessa di quanto sembrerebbe. Infatti, alla fine, Fujido si ritira dagli affari e avviene una crisi economica che metterà in crisi il Giappone, sottintendendo che il ritiro di Fujido porterà alla povertà. In effetti, il possesso di un’azienda di per sé non è un male, è come la si usa che conta. Quindi, secondo Ota, Fujido non avrebbe dovuto smettere il suo lavoro, ma rimanere nell’azienda, cercando di gestirla in modo giusto per il bene di tutti. Il messaggio di Ota col personaggio di Fujido è molto profondo.
Come si vede, le tematiche affrontate da Ota nel suo lavoro sul Grande Mazinga sono complesse e vanno assai oltre all’imperativo del combattimento totale e ossessivo, presente invece nel manga di Nagai.
Potete commentare qui: https://gonagai.forumfree.it/?t=57528108&st=135#lastpost GRANDE MAZINGA:
JUN E IL PROBLEMA DELLA SUA PELLE SCURA - NON SOLO RAZZISMO (Articolo di Joe7)In questo articolo, descriverò le differenza tra la versione di Ota e la versione anime della storia di Jun che ha il complesso della pelle scura. Nel manga di Ota, è il terzo episodio, intitolato
“La grande offensiva” (titolo della Fabbri): nell’anime, è il 19° episodio
“Giovane sangue sulla neve”. Metto qui a confronto le due versioni: vengono fuori delle considerazioni interessanti. E' da ricordare che il manga è la storia originaria, dalla quale presero spunto gli autori per fare il 19° episodio.
MANGA DI OTATetsuya e Shiro gareggiano a nuotare in piscina: Shiro non ce la fa e annega in acqua. Tetsuya lo salva e gli fa la respirazione artificiale.
Jun sta andando a piedi verso la piscina dove si trovano Tetsuya e Shiro, vestita con un montgomery blu; gli uomini la fissano ammirati sussurrando commenti che Jun coglie con piacere, fino a quando spunta su una persona che dice che preferisce le donne bianche.
Qui Jun (anche se non si vede nel manga) si offende e li riempie di botte. Il dottor Kabuto va al commissariato, molto seccato, perché Jun è stata di nuovo fermata dalla polizia per rissa. E’ già la quinta volta. La porta a casa rimproverandola e dicendole di non scattare in quel modo, vista la sua responsabilità del ruolo di pilota di Venus Alfa.
Jun travisa le sue parole pensando che Kabuto la veda solo come una combattente. Jun in bagno si copre di cipria fino a tossire: ma non basta per rendere chiara la pelle.
Facendo la doccia, si accorge che la sua “pelle” è incancellabile. Sulla spiaggia, davanti al mare, in mezzo alla neve che cade, Tetsuya in moto, con Shiro, va da Jun e le chiede perché non è venuta in piscina. Poi si accorge che le è arrivata di nuovo la fissazione sulla pelle scura: dice a Shiro che fa così tutti gli anni, quando nevica. Segno che Tetsuya conosce bene Jun.
Quando Jun si autocompatisce, Tetsuya la colpisce con un manrovescio, e Jun scappa via. Shiro, contrariato del comportamento di Tetsuya, lo morde ad una gamba e gli dà del cretino, mentre scappa via. Tetsuya è spiazzato.
Tetsuya pensa al suo passato di trovatello addestrato da Kabuto, che vedeva come un diavolo. La scena nell’anime manca: nel manga Tetsuya è più critico verso Kabuto.
I nemici sono Rygarn (mammiferi) e Dreidor (rettili), mentre il Duca Gorgon dà loro le informazioni sulla crisi di Jun.
Jun si ritira nel mezzo della battaglia abbandonando Boss ed andando a passeggiare da sola in città. Incontra delle sue ex-compagne di scuola che rievocano il loro passato di teppiste: Jun per la prima volta capisce che non è disprezzata da tutti.
Inoltre, ricorda i momenti passati in cui la polizia la fermava quando era una teppista di scuola e arrivava il direttore a portarla via; inoltre, ricorda i momenti di cura e tenerezza del direttore. Comincia a ricordare ciò che aveva dimenticato. Quando una trasmissione TV in diretta le fa vedere l’assalto di Mikene alla Fortezza, Jun torna a combattere.
Con Venus Alfa mette una pietra addosso al mostro guerriero, ostacolando il suo operato e permettendo così la vittoria di Mazinga. Alla fine, Jun e Tetsuya scendono dai robot e si abbracciano con gioia.
La conclusione di Jun è molto profonda psicologicamente: “Non so se il mio complesso sia scomparso…può darsi che in futuro, qualche volta, si rifaccia vivo…ma ora…ho deciso di dimenticarlo! E di vivere con tutte le mie forze insieme a voi!” Jun sa che è possibile che la storia si ripeta: ma vuole andare avanti comunque. E’ un messaggio di decisione e scelta personale contro i propri fantasmi, evidenziando il dramma umano di accettarsi personalmente così come si è.
EPISODIO DELL'ANIME L’anime inizia con Angoras (generale dei pesci) e Dreidor (generale dei rettili) che vengono mandati in missione. Non ci sono cenni su Gorgon, a differenza del manga. La scena della piscina è la stessa: solo che qui Tetsuya non salva Shiro. Praticamente, lascia che si arrangi a salvarsi da solo. Nella storia dell'anime, Tetsuya è meno "amico" e meno "umano": più "guerriero" che uomo.
Jun è dalla parrucchiera e sente i commenti delle donne sulla sua pelle: il suo volto si intristisce. Nell’anime, Jun è più “femminile” ed “educata”: non ci sono risse. Nel manga di Ota, invece, si fa addirittura cenno ad un passato di Jun da teppista.
Jun torna alla Fortezza scoraggiata ma non dice nulla a Kabuto, che avverte che qualcosa non va. La scena della cipria non c’è, e nemmeno quella della doccia: c’è invece una scena assurda, dove Jun si lava un braccio con violenza, sfregando in continuazione, come per cancellare la sua pelle, ottenendo solo il risultato di farla sanguinare. Il “farsi male” di Jun nell’anime è ancora più marcato, fino ad arrivare ad un livello di pazzia, in7vece di quello di una fissazione come nel manga.
Da notare che, nell’anime, Kabuto scopre una foto strappata da Jun: è quella del suo padre di colore. E’ l’unica volta in assoluto che si vede di sfuggita la sua figura: di lui non sappiamo nemmeno il nome. Per quanto riguarda la madre di Jun, non sappiamo né l’aspetto né il nome.
All’esterno della Fortezza, in mezzo alla neve, Tetsuya rimprovera Jun, dandole poi una bella sberla in faccia, davanti a Shiro che non interviene, un po’ spaventato. A differenza che nel manga, Shiro non interviene. Qui è spettatore passivo, mentre Tetsuya appare più "guerriero" che "persona", come ho accennato. I suoi turbamenti sul suo passato non sono neanche accennati, a differenza che nel manga. In questo modo, coinvolge di meno.
I nemici sono Angoras (pesci) e Dreidor (rettili). Non interviene il Duca Gorgon, e sembra che i Mikenes non sappiano nulla della crisi di Jun. In sostanza, un attacco come tanti. Jun si ritira dall’attacco e va in una chiesa cristiana a pregare: forse è una chiesa protestante, vista la semplicità dell’edificio (in genere, nelle chiese cattoliche ci sono affreschi e statue, cose di solito vietate per i protestanti. Da notare comunque una statuetta della Madonna accanto al sacerdote: forse è una chiesa cattolica. Comunque, non è rilevante). In ogni caso, siccome nella Fortezza della Scienza non c’è nemmeno un crocifisso, c’è da dubitare della veridicità della scena: probabilmente Jun è buddista o shintoista. Forse la scena è stata fatta per dare un tocco di “esotico” per i giapponesi: resta comunque poco convincente. La “conversione” di Jun avviene dopo l’intervento di Boss e del sacerdote. Non c’è nessun riferimento alle amiche teppiste di Jun o al suo passato turbolento. O al fatto che il Dottor Kabuto l'aveva sempre trattata bene e con tenerezza, come era spiegato nel manga: queste cose non sono accennate nell'anime.
Quando Venus Alfa ritorna ad aiutare Tetsuya, viene subito colpita in pieno e il suo braccio meccanico viene distrutto. Mazinga approfitta del momento di distrazione del mostro per vincere. Non c’è nessuna azione attiva di Venus Alfa: si è solo fatta colpire. Ha aiutato, ma non le è stata chiesta alcuna attività, a differenza della sua controparte cartacea, più combattiva. Lo stato passivo di Jun/Venus Alfa rimane.
La scena dell’abbraccio non c’è: i rapporti restano comunque “controllati”, mai espansivi. Non c’è neanche un “grazie”.
Alla fine, c’è un’osservazione sul sangue di Jun sulla neve che è come il sangue di tutti gli umani: si fa evidenziare solo l’aspetto del razzismo, non quello psicologico di Jun.
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